TUO MARIA SANGUE AUSILIATRICE 15-23 MAGGIO

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TUO MARIA SANGUE AUSILIATRICE 15-23 MAGGIO
TUTTO
   TUO
   FINO AL
   SANGUE
   NOVENA A
   MARIA
   AUSILIATRICE
   15-23 MAGGIO
MARTIRI DELLA FAMIGLIA SALESIANA
TUO MARIA SANGUE AUSILIATRICE 15-23 MAGGIO
“Maria è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo
  cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta,
     colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando
cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei
ci consola, ci libera e ci santifica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che
ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora:
                 «Ave o Maria…». “ (Papa Francesco, Gaudete et Exsultate 176)

Come festeggiare Maria Ausiliatrice se non accostandosi a chi l’ha amata da vero
innamorato? A chi ha dato tutto per vivere insieme a Lei? A chi ha saputo vedere in
Lei l’unico appiglio per lasciarsi guidare alla visione di Dio? Nell’anno della Santità
propostaci dal Santo Padre e dal Rettor Maggiore stiamo imparando a percorrere la
via della Santità quotidiana, conoscendo tante figure che nella storia, con semplicità,
hanno compreso qual’è il “primo amore”. Chi meglio dei Martiri della Famiglia
Salesiana ha saputo testimoniare questo? Una vita tutta sua fino al sangue. Ci
lasciamo introdurre dalle parole di Don Tom, salesiano che visse un’esperienza di
sequestro per 557 giorni lo scorso 2016-17 in Yemen. La sua personale esperienza
della potenza di Maria nell’abbandono filiale fa da sfondo a tutta la Novena: metterci
sotto il manto di Maria per poter strappare una grazia per sua intercessione.
Vorremmo imparare ad osare! Ad esagerare! Mettiamoci sotto il suo manto e
impariamo ad essere tutti suoi. La testimonianza di don Tom è carne viva di ciò che
diceva spesso don Bosco: “Confidate ogni cosa in Gesù sacramentato ed in Maria
Ausiliatrice e vedrete che cosa sono i miracoli”.

Carissimi,
Eravamo: 5 suore di Madre Teresa, 12 dipendenti and circa 120 anziani, uomini e donne,
il 4 marzo del 2016 ad Aden, in una casa per anziani, quando i terroristi piombarono
dentro la struttura. In quel giorno uccisero 16 persone, incluse 4 sorelle. Mentre io
sono stato rapito. Due di queste suore, che poi furono uccise, percepirono qualcosa di
problematico e dissero alla loro superiora, suor Saly, di scappare e nascondersi. Si
nascose in una stanza di circa 5 metri quadri, nella quale vi erano cinque freezer. Suor
Saly disse che le sue mani e i suoi piedi
tremavano dalla paura, perché attraverso la
serratura della porta vedeva muoversi l'uomo
armato. Tutto ciò che poteva fare era pregare, e
allora pregò il Memorare, la preghiera alla nostra
cara mamma Maria, per l’ultima volta. Disse, finita la preghiera, che sentì come se un
bianco manto l’avesse coperta, e in quell’istante smise di tremare e stette tranquilla
dietro la porta. L’uomo armato entrò tre volte dentro la stanza aprendo ogni cella
frigo, cercando, chiudendo e uscendo dall’unica piccolo stanza, attraverso quell’unica
porta e non vide lei in piedi dietro alla porta, o i suoi occhi erano come impediti nel
vederla. Se l’avesse vista, avrebbe ucciso anche lei. Questo è come Suor Saly fu
preservata. La storia continua […] Se io sono ritornato dopo 557 giorni di prigionia,
senza alcuna lesione spirituale, fisica e mentale, è per grazia di Dio e grazie alle
preghiere che i miei fratelli e sorelle di tutto il mondo hanno fatto incessantemente,
con molto sacrificio, per me. Ore di adorazioni, rosari, sante messe; e la lista
potrebbe non finire. Confidiamo dunque in Gesù nostro Dio vivente e nel potere della
preghiera e del potere di mediazione della nostra beata Madre Maria Ausiliatrice. Ora
arrivate alle vostre conclusioni sulla potenza della preghiera e della mediazione di
Maria. Vi auguro davvero una felice festa di Maria Ausiliatrice, il 24 di Maggio, e la sua
protezione Con molto affetto e preghiere.
                                                                     Tom Uzhunnalil SDB

Per pregare in comunione meditiamo la testimonianza dal martire proposto ogni
giorno proseguendo la preghiera con la modalità suggerita da don Bosco stesso,
unendovi un atto di carità autentica per ogni giorno.

NOVENA PROPOSTA DA DON BOSCO
Vergine Santa, Immacolata ed Ausiliatrice, nobile Regina dei Martiri, intercedi presso tuo
Figlio, ascoltaci ed esaudisci la grazia che umilmente ti chiediamo…

3 volte:     Pater, Ave, Gloria...
             Sia lodato e ringraziato in ogni momento
             il Santissimo e Divinissimo Sacramento
             Salve Regina...
             Maria, aiuto dei cristiani, prega per noi

Memorare: Ricordati, o piissima Vergine Maria, non essersi mai udito al mondo che
          alcuno abbia ricorso al tuo patrocinio, implorato il tuo aiuto, chiesto la tua
          protezione e sia stato abbandonato. Animato da tale confidenza, a te ricorro,
          o Madre, Vergine delle Vergini, a te vengo e, peccatore contrito, innanzi a te
          mi prostro. Non volere, o Madre del Verbo, disprezzare le mie preghiere, ma
          ascoltami propizia ed esaudiscimi. Amen.
1      TUTTO TUO FINO AL SANGUE                          DON ANTONIO FERNANDEZ
       NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                    TESTIMONE

    BREVE PROFILO
    E' morto tragicamente colpito in un agguato teso da guerriglieri armati, nel primo
    pomeriggio del 15 febbraio 2019. "L'amato confratello" apparteneva ad una ispettoria
    africana e stava tornando nella sua comunità in Burkina Faso insieme ad altri due
    salesiani, sopravvissuti all'assalto, dopo aver partecipato alla prima sessione del
    Capitolo Ispettoriale. La loro auto è stata fermata dopo la dogana al confine con il
    Ghana e il Togo. Don Antonio C. è stato separato dagli altri due confratelli e crivellato di
    colpi dai terroristi che poi sono fuggiti. Antonio, nativo di Pozoblanco, in Spagna, era
    missionario dal 1982. Il suo primo incarico era stato in Togo e attualmente era
    responsabile in una comunità salesiana del Burkina Faso. "Aveva offerto la sua vita per
    l’Africa, scrivono i confratelli, e la sua offerta è stata accettata pienamente". Il
    missionario è stato anche fondatore della parrocchia Maria Ausiliatrice e primo
    Maestro dei novizi per 10 anni.

    “L’AMORE PER MARIA”
    Padre Faustino in occasione dell’omelia funebre, parlando di don Antonio e della
    sua devozione mariana: “[Il rosario] non era solo un segno di devozione, era
    soprattutto il segno della tua figliolanza a questa Madre, che era per te modello
    nella fede e nell'ispirazione per aiutare coloro che avevano bisogno di te. È stato
    il rosario che hai tirato fuori pochi istanti prima della tua morte per sentire
    ancora più vicino la Madre, la stessa Madre che era ai piedi della Croce di suo
    Figlio. Quanti membri dell'Associazione di Maria Ausiliatrice potrebbero in questo
    momento testimoniare di questa devozione, di questo amore all'aiuto dei cristiani,
    ma un grande omaggio è ancora visibile a tutti noi: questa chiesa dedicata a Maria
    Auxiliadora, che tu hai costruito quasi 30 anni fa già”. Nelle 48 ore prima di
    morire dichiarò in un’intervista: “Ho 50 anni di salesiano, sono professo perpetuo.
    Quello che posso dirti è che vivere la vita salesiana, la vocazione salesiana, è una
    grazia del Signore, una serie di ringraziamenti concatenati. L’unica cosa che posso
    dire è che ho ricevuto molti benefici dal Signore, in contatto con i giovani. Sono i
                 giovani nei diversi luoghi in cui sono stato quelli che mi hanno
                    insegnato a essere salesiano e a essere quello che sono adesso. È
                      un’azione di ringraziamento perché non merito questa vocazione,
                       una vocazione che mi supera. Quindi, grazie mille al Signore.
                        Incoraggio coloro che sentono questa vocazione a realizzarla
                        veramente. Sebbene non sia facile, è una gioia essere in grado
                         di servire la Congregazione e i giovani. Grazie mille”.
2   TUTTO TUO FINO AL SANGUE                           DON JÓZEF KOWALSKI
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                     BEATO

BREVE PROFILO
Jozef Kowalski nacque il 13 marzo 1911. Nel 1928 divenne salesiano e nel 38 sacerdote. Il
23 maggio 1941 a Cracovia, insieme ad altri salesiani, fu arrestato dai nazisti tedeschi,
perché ritenevano pericoloso per il Reich il loro impegno verso il prossimo. Furono
deportati nel Campo di Auschwitz. Nonostante la crudele realtà del campo don Kowalski
mantenne la sua umanità e impegno sostenendo e consolando gli altri prigionieri. Pur
sapendo di rischiare severe punizioni e la vita, quando possibile celebrò l’eucarestia e
somministrò sacramenti. Accompagnò i moribondi dando loro l’assoluzione verso
l’eternità. Morì martire la notte tra il 3 e il 4 luglio 1942.

“NEPPURE NELLE CATACOMBE SI PREGAVA COSÍ”
Il beato Jozef Kowalski, da buon salesiano, sull’esempio di don Bosco e di
Domenico Savio, fu sin da giovanissimo devoto alla Vergine. Lo testimoniano in
modo commovente e splendido i suoi ultimi giorni di vita. Così racconta un suo
compagno: “Una delle SS, si accorge che don Kowalski ha qualcosa nella mano:
‘Che cosa hai?’, domanda bruscamente. E senza attendere risposta gli colpisce
con la frusta la mano, da cui cade una corona del Rosario. ‘Calpestala!’, grida. Don
Jozef rimane immobile. Viene immediatamente separato dal gruppo e trasferito
alla compagnia di disciplina. Quando ormai era chiaro che l’ora della morte era
vicina, si rivolse a me dicendo: ‘Inginocchiati e prega con me per tutti questi che ci
uccidono’. Pregavamo in due, ad appello terminato, a tarda sera sulla branda.
Dopo un po’ venne da noi una guardia e chiamò don Kowalski, che scese dalla
branda con animo tranquillo, poiché era preparato a questa chiamata e alla morte
che ne sarebbe seguita. Mi diede la sua porzione di pane che aveva ricevuto per la
cena dicendo: ‘Mangialo tu, io non ne avrò più bisogno’. Poco prima di morire,
costretto per dileggio a improvvisare un’omelia davanti ai suoi compagni, don
Kowalski s’inginocchiò sulla botte e segnatosi incominciò con voce alta, quasi
ispirata, a recitare lentamente il Pater noster, l’Ave Maria, il Sub Tuum Praesidium
e la Salve Regina. Le parole eterne di verità racchiuse nelle divine strofe della
preghiera domenicale impressionarono vivamente i prigionieri. [...]
Annidato vicino a me sull’erba, un giovane studente mi sussurrò
all’orecchio: ‘Una simile preghiera, il mondo non l’ha ancora
udita...forse neppure nelle catacombe si pregava così’”.
3   TUTTO TUO FINO AL SANGUE                                  DON ELIA COMINI
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                  SERVO DI DIO

BREVE PROFILO
Elia Comini nacque il 7 maggio 1910. Frequentò una scuola salesiana in Emilia dove intuì
la vocazione salesiana. Durante gli Esercizi Spirituali in preparazione all’ordinazione
scriverà «Tutti coloro che mi avvicinano dovranno incontrare non l’uomo, ma il
sacerdote, il ministro, il servo di Gesù. I giovani, tutti i giovani, saranno porzione
prediletta al mio cuore». Il 16 marzo 1935 venne ordinato a Brescia. Don Elia fu
sacerdote ed insegnante nelle scuole salesiane di Chiari e di Treviglio. È il 1944 e la
seconda guerra mondiale e la popolazione dell’Appennino si sente minacciata scontri
tra i tedeschi e partigiani. Per questo, don Elia non fa mancare a nessuno la
consolazione dell’incontro con Dio. Nel 1944, nella parrocchia di Salvaro, piena di
clandestini rifugiati, giunge la notizia che, in seguito ad uno scontro con i partigiani, le SS
hanno catturato 69 persone, tra le quali ci sono dei moribondi bisognosi di conforto.
Don Elia celebra la sua ultima messa al mattino molto presto; poi corre a soccorrere i
feriti, gli uccisi, gli arrestati. Viene incarcerato e condannato. Il giorno seguente,
sull’imbrunire, la mitraglia falcia inesorabilmente le 46 vittime. La sua salma, con
quella degli altri uccisi, venne dispersa nel fiume Reno.

“BEATO CHI TI È FIGLIO”
Maria Ausiliatrice sei la mia mamma. A te consacro questo bel mese in cui tutta
la natura si unisce agli angeli e agli uomini per lodarti e benedirti. Quanto è mai
dolce la tua immagine al mio cuore. Quando ti guardo le lusinghe del mondo
svaniscono e il mio spirito si trova contento in Te. [...] Beato chi ti conosce, e ti è
figlio! L’adempimento più esatto dei miei doveri sarà il segno del mio amore per
te. In questi giorni specialmente la mia purezza trova più ostacoli del solito, ma tu
aiutami, e non permettere che un tuo figlio, che si sforza di volerti bene abbia ad
annebbiare menomamente l’emblema che lo rende tale. [...] Maria Ausiliatrice, D.
Bosco, la parola d’ordine: sono vostro. Maria Ausiliatrice, mi raccomando fammi
umile, secondo il tuo esempio, perché Gesù, lo so, predilige l’umile, gli vuol bene,
lo protegge, lo aiuta, lo incoraggia. Ora che mi preparo a rinnovare i S. Voti e me
ne sento tanto indegno, aiutami Tu. Purifica il mio cuore, indirizza la mia mente,
                                illumina le mie idee, dammi la vera sapienza. D.
                                 Bosco, fammi un degno tuo figlio.
4   TUTTO TUO FINO AL SANGUE                          5 ORATORIANI DI POZNAŃ
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                         BEATI

BREVE PROFILO
Edoardo Klinik (23 anni, timido e tranquillo, diventò più vivace da quando entrò in
oratorio), Francesco Kęsy (22 anni, sensibile e fragile, si ammalava spesso; ma era
allegro, simpatico, ed era sempre disposto ad aiutare gli altri. Aveva l’intenzione di farsi
salesiano), Jarogniew Wojciechowski (20 anni, spiccava sugli altri: era un meditativo,
tendeva ad approfondire la visione delle cose, cercava di capire gli avvenimenti.),
Czesław Jóźwiak (22 anni, era di carattere un po’ collerico, ma spontaneo, pieno di
energia, padrone di sé, pronto al sacrificio, coerente.), Edoardo Kaźmierski (23 anni, si
caratterizzava per la sobrietà, la prudenza, la bontà d’animo. Aiutava volentieri i più
anziani e rimase libero da qualsiasi sentimento di odio verso i persecutori). Questi sono i
5 giovani martiri dell’oratorio di Poznań, in Polonia. Erano oratoriani, tutti e cinque
consapevolmente impegnati nella propria crescita umana e cristiana, tutti e cinque
coinvolti nell’animazione dei compagni, legati da interessi e progetti personali e sociali.
Arrestati quasi insieme e imprigionati in sedi diverse per un brevissimo periodo di
tempo, ebbero un percorso carcerario comune e subirono il martirio lo stesso giorno e
allo stesso modo. Così si espresse don Vecchi in occasione della loro beatificazione:
“Ciascuno ha una biografia singolare che si intreccia con quella degli altri per
appartenenza a un ambiente salesiano che li attrezzò umanamente e spiritualmente per
abbracciare il martirio”.

“OFFRI IL TUO DOLORE A MARIA ADDOLORATA”
“Miei Carissimi Genitori, proprio oggi, cioè il 24 agosto, nel giorno di Maria
Ausiliatrice ho ricevuto le Vostre lettere. Mi spetta di lasciare questo mondo. Vi
dico, miei cari, che con gioia me ne vado nell’aldilà, più di quanto sperimenterei la
gioia d’eventuale liberazione. So che la Madonna Ausiliatrice dei Cristiani, che per
tutta la mia vita L’ho onorata, procurerà a me il perdono da Gesù. Un momento
fa mi sono confessato e fra poco riceverò la Comunione nel cuore. Il sacerdote mi
benedirà durante l'esecuzione. Abbiamo questa gran gioia di stare insieme prima
della morte. Tutti cinque stiamo in una cella. Sono le ore 19.45.
Alle ore 20.30 me ne vado da questo mondo. Vi prego, non
piangete, non disperate, non preoccupatevi. Dio ha voluto
così. In modo particolare mi rivolgo a te, Mammina carissima,
perché tu offra il tuo dolore alla Madonna Addolorata. Lei fa
guarire il tuo cuore addolorato. Vi prego di cuore di perdonare
all'anima mia, se a qualcuno ho fatto qualche dispiacere. Io
pregherò per Voi e invocherò la benedizione di Dio perché
possiamo una volta incontrarci tutti insieme in cielo.
Arrivederci in Cielo! Vostro figlio e fratello, Czesław”.
5   TUTTO TUO FINO AL SANGUE SUOR CARMEN MARIA MORENO
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                         SUOR AMPARO CARBONELL
                                                                                  BEATA
BREVE PROFILO
Suor Carmen nasce a Villamartín nel 1885. Carmen perse il padre durante l’infanzia.
Entrò all’Istituto delle FMA nel 1905. Emise i voti perpetui a Siviglia nel 1914. Suor
Carmen, tra le varie obbedienze, fu vicaria Ispettoriale, direttrice e confidente della
Beata Suor Eusebia Palomino, la quale le profetizzò il martirio. Il 1° settembre 1936,
proprio allo scoppio della guerra civile spagnola, Suor Carmen, suor Amparo e suor
Carmen Xammar furono rapite e arrestate. All'alba del giorno dopo gli aguzzini
aprirono le porte della cella e portarono le vittime all'ippodromo della città, vicino al
mare. Partì la raffica omicida e i due corpi rimasero abbandonati sul terreno. Nel primo
pomeriggio si svolse un ultimo, macabro rito. I cadaveri vennero portati al policlinico
universitario per un esame medico. Gli aguzzini sentivano un'esigenza di legalità;
volevano che sui loro documenti si cristallizzasse una diagnosi, corredata da regolari
fotografie. La loro fama di martirio si sviluppò immediatamente e Giovanni Paolo II le
beatificò nel 2001 con altre numerose vittime della medesima persecuzione.

“MARIA DISPONI DI ME COME MEGLIO TI PIACE”
La devozione mariana di suor Carmen è sempre stata forte, ma dall’incontro con
sr Eusebia la sua divenne una devozione alla “schiavitù mariana” di Luigi de
Montfort. Suor Carmen scriverà: «Mi faccio tua schiava d’amore, o Maria, perché
tu disponga di me come meglio ti piace, nel modo che vorrai e quanto vorrai,
poiché sono decisa a non disgustarti mai con nessun peccato». Suor Eusebia
commentò: «Quando diciamo: Ecco la schiava del Signore, Maria si rallegra, ci
accoglie come figli e ci stringe al cuore. La polvere si converte in luce, la
debolezza in forza, il peccato in santità. Coloro che ti amano, Signore, hanno pace
in abbondanza e la loro anima non vedrà la morte».“Con Dio e la Vergine non si
scherza. Ciò che si è donato non si può riprenderlo indietro”, disse suor Carmen.
Un giorno, colpita da un forte mal di gola, diventa afona. Il medico dopo un mese
si arrende. Un mattino, dopo la Messa, suor Carmen ha un’idea. Si presenta al
sacerdote e gli chiede la benedizione di Maria Ausiliatrice. Lei stessa racconta:
             «Nel riceverla percepii come se qualcosa di molto lieve e soave mi
                     passasse in gola. Uscendo dalla cappella incontrai la
                         direttrice, che per scherzo mi disse “Grida forte: Viva
                           Maria Ausiliatrice!”. Allora io gridai e mi resi conto di
                                 aver recuperato la voce, forte e naturale, come se
                                  nulla mai avessi sofferto. Piansi per la grande
                                  emozione. Era stato un prodigio; lo riconoscemmo
                                tutte come un favore della Vergine Maria».
6   TUTTO TUO FINO AL SANGUE                                DON TITUS ZEMAN
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                        BEATO

BREVE PROFILO
Titus Zeman nacque il 4 gennaio 1915 a Vajnory, vicino a Bratislava. A Torino, il 23
giugno 1940, divenne salesiano sacerdote. Quando il regime comunista cecoslovacco,
nell'aprile del 1950, vietò gli ordini religiosi e iniziò a deportare consacrati e consacrate
nei campi di concentramento, divenne necessario organizzare dei viaggi clandestini
verso Torino per consentire ai giovani salesiani di completare gli studi per il sacerdozio.
Don Zeman s'incaricò di realizzare questa rischiosa attività organizzando due spedizioni
per oltre 60 salesiani. Alla terza spedizione don Zeman, insieme ai salesiani fuggitivi,
venne arrestato. Subì un duro processo, durante il quale venne descritto come traditore
della patria e spia del Vaticano. Il 22 febbraio 1952 venne condannato a 25 anni di pena.
Don Zeman uscì di prigione solo dopo 12 anni di reclusione. Ormai irrimediabilmente
segnato dalle sofferenze subite in carcere, morì cinque anni dopo, l'8 gennaio 1969,
circondato da una gloriosa fama di martirio e di santità. Visse il suo calvario con grande
spirito di sacrificio e di offerta: "Anche se perdessi la vita, non la considererei sprecata,
sapendo che almeno uno di quelli che avevo aiutato è diventato sacerdote al posto
mio".

“IL ROSARIO DA 58 GRANI”
Nel 1969, a pochi mesi dalla morte, alcuni dettagli emergono in occasione del
Processo di revisione: droghe nel caffè, obbligo di stare in piedi per più giorni su
una gamba sola, fino allo svenimento, obbligo di fare flessioni di notte ogni volta
che le guardie avessero acceso la luce, privazione di sonno e cibo, e molte altre
torture. "Lui mi dava la forza", si limiterà a commentare Titus. Crede contro ogni
speranza: era persuaso, infatti, che questo sperare "non fosse senza senso".
Riesce allora a rileggere questi terribili avvenimenti alla luce della fede: "dopo i
misteri gaudiosi è il momento dei misteri del dolore". Prima, da uomo libero, don
Titus recitava ogni giorno il rosario. Ora, da uomo "in catene per Cristo”, non
dimentica questa preghiera. Crea allora per ogni tortura un granellino di pane. Li
intreccia poi con del filo e, nascosta questa testimonianza dei suoi
personalissimi "misteri del dolore" in un vestito, lo fa spedire a
casa. Dopo ogni investigazione, subita con torture, faceva una
briciola di pane così da formare un rosario quasi completo.
Raccontarono di lui: “Nei vestiti mandati dalla prigione a casa,
mia zia ha trovato nascosto un rosario di pane fatto da lui
durante la sua detenzione investigativa.” È ancora una volta
Maria, Mater Dolorosa, la Madonna dei Sette Dolori che tanto
ha marcato il suo cammino, da accompagnare Titus nel suo
personalissimo calvario.
7   TUTTO TUO FINO AL SANGUE                           MONS. LUIGI VERSIGLIA
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                      SANTO

BREVE PROFILO
Luigi Versiglia, nato il 5 giugno 1873. Nell’85 conosce don Bosco a Valdocco. Ordinato
sacerdote (1895), dopo essere stato direttore e maestro dei novizi a Genzano di Roma,
nel 1906 guidò la prima spedizione missionaria salesiana in Cina, realizzando una ripetuta
profezia di Don Bosco. Nel 1921 fu consacrato Vescovo. Durante la guerra civile si mise in
viaggio con il giovane don Callisto e altri laici per raggiungere i cristiani della piccola
missione di Lin-Chow. Furono uccisi da un gruppo di banditi il 25 febbraio 1930.

“UNA PROMESSA ALL’AUSILIATRICE”
«Io avevo i miei bagagli alla frontiera francese a sei ore di treno da Barcellona! Era
impossibile fare in tempo... Fu allora che aggiunsi la promessa di comperare una
statua di Maria Ausiliatrice, per potere, arrivando in tempo a Macao, farvi la
processione. Fatta la promessa, in men che non si dica, tutto si appianò. In meno di
mezz'ora ottenni la firma dei Consoli sul mio passaporto e il biglietto di viaggio
per il piroscafo. Il bagaglio arrivò esattamente per la mia partenza. La Madonna
aveva fatto la parte sua; ora toccava a me fare la mia: comprare la statua. Chiedo
alla nostra Scuola Professionale se hanno pronta una statua dell’Ausiliatrice. Mi
rispondono che l’ultima l’avevano imballata da spedire pochi giorni fa. Tuttavia
andarono a vedere, se mai non l'avessero già spedita. Trovarono la cassa, che
stava per trasportarla al porto. Bastò cambiare molo: non a quello di Buenos
Aires, ma a quello delle Filippine. Pochi minuti prima che la sirena annunciasse la
partenza del piroscafo, vedemmo penzolare da una gru e dondolare nell'aria la
nostra cassa, che scese lentamente sul ponte di prua. I Confratelli, che con molta
gentilezza e cordialità mi avevano accompagnato al porto, mi dissero commossi:
“La Madonna vuole proprio accompagnarla fino a Macao». L'Ausiliatrice aveva
provveduto proprio a tutto, perché io arrivassi a Macao per la Sua festa e per la
Sua processione. La mia commozione giunse al colmo, quando, un mese dopo,
             seppi che la nave, che seguì la mia e che io avrei dovuto prendere, se
                   io non avessi ottenuto tanti imprevisti, era affondata. Conobbi
                      una volta più che debbo la mia vita a Maria Ausiliatrice, ed ho
                       promesso nuovamente di spenderla tutta a maggior gloria di
                       Dio e per la salvezza delle anime».
8   TUTTO TUO FINO AL SANGUE                            SIG. ISTVÁN SÁNDOR
    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                                       BEATO

BREVE PROFILO
Stefano Sandor nacque a Szolnok, in Ungheria, il 26 novembre 1914. Leggendo il
Bollettino Salesiano conobbe don Bosco e si sentì attratto dal carisma salesiano. Nel
1938 entrò in noviziato anche se durò pochi mesi perché ricevette la chiamata alle
armi. La trincea era per lui un oratorio festivo che animava salesianamente,
rincuorando i compagni di leva. Alla fine della guerra si impegnò nella ricostruzione
materiale e morale della società, dedicandosi in particolare ai giovani più poveri, cui
insegnava loro un mestiere. Nel 1946 emise la Professione Perpetua come coadiutore
salesiano. Iniziarono le persecuzioni nelle scuole cattoliche facendole chiudere. Stefano
fu colto sul fatto mentre stampava nella tipografia salesiana. Dovette scappare e
nascondersi, lavorando sotto falso nome in una tipografia pubblica. Nel luglio del 1952
fu catturato sul posto di lavoro subendo il martirio.

“L’AMORE PER IL ROSARIO”
Carissimi Genitori, ricevo proprio oggi la vostra gentile lettera; L’8 settembre
per grazia del buon Dio e con la protezione della Santa Vergine mi sono
impegnato con la professione ad amare e servire Dio. Nella festa della
Vergine Madre ho fatto il mio sposalizio con Gesù e gli ho promesso col
triplice voto di essere Suo, di non staccarmi mai più da Lui e di perseverare
nella fedeltà a Lui fino alla morte. Prego pertanto tutti voi di non dimenticarmi
nelle vostre preghiere, facendo voti che io possa rimanere fedele alla mia
promessa fatta a Dio. Penso che non avrei potuto dare alla Madonna un dono
di compleanno più gradito del dono di me stesso. Ora vi mando un messaggio
spirituale in occasione della festa e del compleanno della buona Mamma
tanto amata. Anch’io sto cercando ora di manifestare in qualche modo il mio
amore filiale. Pur non essendo in grado di baciare le mani di mia Madre e di
esprimere a viva voce i miei auguri, non fa niente: vi supplirà la Vergine Madre.
Supplico la dolcissima Madonna di benedire mia Madre, di colmarla di bontà
materna e di annoverarla tra coloro che ama. Che la faccia
vivere lungamente per trascorrere ancora numerose
ricorrenze dell’onomastico, in condizioni di buona
salute e vigore, nella grazia di Dio e nell’amore della
Vergine Madre, affinché dopo la vita terrena possiamo
perpetuamente trovarci insieme nel Cielo. Affettuosi
saluti a tutti. Tuo, Pista».
TUTTO TUO FINO AL SANGUE                         DON RODOLFO LUNKENBEIN
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    NOVENA A MARIA AUSILIATRICE                          SIMÃO BORORO LAICO
                                                                  SERVI DI DIO

BREVE PROFILO
Rodolfo Lunkenbein nacque il 1° aprile 1939 a Döringstadt in Germania. Fin da
adolescente la lettura delle pubblicazioni salesiane destò in lui il desiderio di essere
missionario. Fu mandato in Brasile come missionario e fece il tirocinio pratico nella
missione di Meruri, dove rimase fino al 1965. Venne ordinato sacerdote il 29 giugno
1969. Quindi ritornò a Meruri, accolto con grande affetto dai Bororo. Il 15 luglio 1976
venne ucciso nel cortile della missione salesiana. Simão Bororo, amico di don Rodolfo,
nacque a Meruri il 27 ottobre 1937 e fu tra i primi convertiti e battezzati dal missionario.
Fu mortalmente ferito, insieme alla madre corsagli incontro per soccorrerlo, nel
tentativo di difendere la vita di don Rodolfo. Prima di morire perdonò i suoi uccisori. La
santità di don Rodolfo e Simão è una risposta semplice e autentica nel servizio
quotidiano, nel contatto fraterno con le persone, nel lavoro, nella predicazione della
Parola, nella preghiera ordinaria e nell’amore semplice e quotidiano per la Madonna.

“MORIRE PER LA CAUSA DI DIO: QUESTO SAREBBE IL MIO SOGNO”
Don Bosco sognò: “...vidi che i Missionari recitavano il santo Rosario, mentre i
selvaggi correvano da tutte le parti. […] Ed ecco uno dei Salesiani
intonare:“Lodate Maria, o lingue fedeli”, e quei selvaggi, tutti ad una voce,
continuarono il canto tutti insieme”. Questo è quello che fece Rodolfo. Il martirio
avvenne nel cortile dell’opera dove amava pregare insieme ai confratelli, e ad
alcuni laici, il Santo Rosario e altre pratiche di pietà. Andando oggi in quel luogo si
trova una croce, che indica il luogo di sepoltura, dove si presume loro si
trovassero a pregare. Il luogo della preghiera comune alla Vergine e del martirio
fino al sangue coincidono, proprio come a Valdocco, ove gli innamorati di Maria si
lasciavano consumare per e con Lei. Da sempre Rodolfo viveva così. Sin da
bambino, sapeva già come pregare il rosario e invitava i suoi fratelli a pregare
insieme ogni mattina. Non mancava alla messa e sempre si comunicava. Nei suoi
           scritti appaiono spesso allusioni alla morte: “Anche oggi, un missionario
                 deve essere disposto a morire per fare il suo dovere. L’aiuto che ci
                   darete mostra che avete capito chiaramente cosa significa oggi
                     essere cristiano: sacrificarsi con Cristo, soffrire con Cristo,
                     morire con Cristo e vincere con Cristo per la salvezza di tutto il
                     mondo, del nostro prossimo”. Nella sua ultima visita in
                     Germania, nel 1974, sua madre lo pregava di fare attenzione,
                     perché l’avevano informata dei rischi che correva suo figlio. Lui
                     rispose: “Mamma, perché ti preoccupi? Se mi vogliono spaccare
                   il dito tendo loro le mie due mani. Non c’è niente di più bello che
                 morire per la causa di Dio. Questo sarebbe il mio sogno”.
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