Matteo Arcieri corno - Conservatorio della Svizzera italiana

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Matteo Arcieri corno - Conservatorio della Svizzera italiana
SABATO                              ORE

01.06.19                            17:30
Aula Magna                          Entrata libera

             Matteo Arcieri
             corno
             Recital per il conseguimento del
             Master of Arts in Music Performance

              Luca De Gregorio pianoforte

              Richard Strauss, Olivier Messiaen, Richard Bissill

              Classe di corno di David W. Johnson

Conservatorio della Svizzera italiana
Scuola universitaria di Musica
Via Soldino 9
CH-6900 Lugano

T +41 (0)91 960 23 62
eventi@conservatorio.ch
www.conservatorio.ch
Matteo Arcieri corno - Conservatorio della Svizzera italiana
Matteo Arcieri

Nasce a Palermo (Italia) nel 1996. Si diploma presso il Conservatorio “Vincenzo
Bellini” di Palermo sotto la guida del maestro T. Santangelo. Successivamente,
conosce il maestro David W. Johnson, con il quale intraprende, presso il
Conservatorio della Svizzera italiana a Lugano, il Master of Arts in Music
Performance, accompagnato anche dai docenti S. Ceccarelli e A. Kamber.
Nel 2014 vince il primo premio al Concorso Internazionale per Giovani Musicisti
“Diapason” di Canicatti’ (AG).
Nel 2016 ottiene l’idoneità presso l’Orchestra Filarmonica Campana.
Nel 2019 vince l’audizione per l’Orchesterpraktikum presso la Theater
Orchestrer Biel Solothurn di Bienna e Soletta (Svizzera) con la quale collaborerà
durante la stagione lirico - sinfonica 2019/2020.
Ha inoltre tenuto corsi di perfezionamento con i maestri: M. Hoeltzel, A. Cazalet,
C. Lampert, Ke. Turner, Kr. Turner, L. Ford, O. Darbellay, A. Allegrini, N.
Ricciardo, J. Monte de Fez, etc. Spinto da una forte passione per la musica da
camera, ha collaborato con personalità di calibro internazionale quali: J. Pons
Bolis, J.V. Monzo’, M. La Rosa, C. Hartmann, N. Ortolano, G. Mezsaros, F. Benda,
F. Moccia, A. Oliva, O. Zoboli, H. Holliger, etc. Si e’ esibito sotto la direzione, tra
gli altri, di: J. De Haan, M. Andeae, V. Verbitsky, F. Cesarini etc. Attualmente
collabora con diverse orchestre italiane e svizzere e spagnole, oltre che con la
Civica Filarmonica di Lugano. Nel Novembre del 2018 si è esibito presso la
prestigiosa Philharmonie di Berlino, eseguendo brani in prima assoluta con la
Camerata dei Castelli di Bellinzona.
Ha svolto attività musicali, oltre che in Italia, anche in Svizzera, Bulgaria, Spagna
e Germania.
Richard Strauss              Concerto n°1 in Mib Maggiore op. 11
  1864 – 1949                per corno e pianoforte (orchestra)
                               I. Allegro
                               II. Andante
                               III. Rondo. Allegro

Olivier Messiaen             Appel Interstellaire
  1908 – 1992                per corno solo

Richard Bissill              Song of a New World
  *1960                      per corno e pianoforte

Luca De Gregorio pianoforte
Classe di corno di David Johnson
«La musica vera, la musica meravigliosa puoi ascoltarla senza capirla: non devi
aver studiato armonia o orchestrazione. Devi sentirla dentro. […] Si è sopraffatti
dallo choc del suono»
(Olivier Messiaen, 1988)

R. Strauss – Horn Concerto n.ro 1 (op. 11)
Il primo concerto per Corno di Richard Strauss è
una delle opere meglio conosciute del repertorio
cornistico. Scritto quando il compositore aveva
poco più di 18 anni, venne inizialmente proposto
per corno e pianoforte (1883) e successivamente
per corno e orchestra (1885). Il lavoro è
“doppiamente dedicato”: ad Oscar Franz, cornista
molto conosciuto all’epoca, il quale oggi risulta
essere un importante pilastro nella formazione di
un cornista in quanto scrisse un metodo ancora
oggi utilizzato, la versione per corno e orchestra,
mentre quella per corno e pianoforte è dedicata
al padre, Franz Strauss, tra i suoi primi maestri.
E’ evidente, ascoltandolo, che Richard Strauss
conoscesse molto bene il Corno, le sue
dinamiche, i suoi colori, le sue potenzialità sonore
insomma. Questo perché il padre era un cornista, tra l’altro rinomato.
Il titolo del concerto indica che fu scritto per il “Waldhorn”, meglio conosciuto
come Corno a mano, ossia lo strumento che veniva utilizzato prima
dell’invenzione del corno a pistoni, l’antenato più recente dell’attuale corno. Il
fatto curioso è che quando il lavoro è stato scritto, quel tipo di corno era già
molto comune, e molti dei passaggi tecnici sarebbero stati praticamente
impossibili con il vecchio corno a mano. Alan Jefferson, a proposito, ne “La vita
di Richard Strauss”, ipotizza che tutto ciò può spiegarsi in un semplice scherzo
tra il figlio e il padre.
Il concerto è formato da tre movimenti, nel classico schema veloce – lento –
veloce, e tutti e tre i movimenti sono collegati tra di loro, senza nessuna
interruzione. Il primo movimento, non segue la normale forma Sonata-Allegro
tipica della maggior parte dei concerti in stile classico. Si tratta invece di una
serie di temi che sono tutti legati l'uno all'altro e che si susseguono in tutto il
pezzo. L’esempio lampante è la fanfara iniziale, la quale si ripete 3 volte in tutto
il pezzo. Successivamente, all’eroicità del primo tema, inserisce un secondo
tema più dolce, dove il legato fa da padrone. Questa parte del primo movimento
venne definita dal padre troppo difficile per un musicista della sua età, per via
del registro che spazia in 3 ottave. Infine ritorna ad un carattere marcato,
deciso, caratterizzandolo con scale accentate e un ritmo nuovo, terzinato.
Il secondo movimento, come detto, inizia senza pausa con il primo. Tra le linee
del pianissimo suonate dal corno, si inserisce un accompagnamento che
incredibilmente richiama al primo movimento, perché composto da terzine.
Dopo l’esposizione del tema, modula e ripete, fieramente, il tema iniziale, che fa
percepire la fine di un momento triste. La ripetizione, però, dura poco, per
ritornare al tema iniziale del secondo movimento.
Ancora una volta, senza pausa, inizia il terzo movimento, in 6/8, chiaro
riferimento ai concerti di Mozart che Richard Strauss era solito ascoltare.
Quando il solista entra, dopo l’introduzione, vi è un richiamo ai corni da caccia
nel tema. Un cambio improvviso caratterizza il secondo tema del terzo
movimento, legatissimo ed espressivo. Quest’ultimo culmina con la fanfara
iniziale. Si ritorna quindi al secondo tema, ma in un’altra tonalità. Il registro del
solista è evidentemente più basso, e ciò dona all’ascoltatore una strana ma
piacevole sensazione di pace. Essa viene interrotta dal tema dei corni da caccia
che trionfante porta l’ascoltatore ad una sorta di cadenza. La fine del terzo
movimento è più rapida e risulta essere la parte più virtuosistica del concerto.

O. Messiaen – “Des canyons aux étoiles…”
II Sezione, Appel Interstellaire

                                              Des canyons aux étoiles... (letteralmente
                                              dai canyon alle stelle...) è un'ampia
                                              composizione orchestrale in dodici
                                              movimenti scritta dal compositore
                                              francese Olivier Messiaen. L'opera
                                              venne commissionata nel 1971 dalla
                                              filantropa americana Alice Tully per
                                              celebrare     il    bicentenario      della
                                              dichiarazione di indipendenza degli Stati
                                              Uniti d'America. Messiaen, decise allora
di partire per gli Stati Uniti per visitare il Bryce Canyon nello Utah, al fine di trarre
ispirazione. La cosa che più lo sorprese furono i colori del luogo e il canto degli
uccelli. Il risultato fu un brano per orchestra e quattro solisti tra cui il Corno,
protagonista dell’Appello Interstellare.

Appel Interstellaire fu il primo movimento di Des canyons aux étoiles... ad
essere scritto anche se in realtà fu inserito come sesto movimento della
composizione in un secondo momento. Si tratta di un brano per corno solo
scritto in pochi giorni e terminato il 20 marzo 1971 in memoria del compositore
e allievo di Messiaen, Jean-Pierre Guézec, morto a trentasei anni. La prima
esecuzione come pezzo separato avvenne il 6 aprile 1971 al Festival de Royan
con al corno solo Daniel Bourgue.
Indicativa è la testimonianza di Richard Steinitz: “La scrittura per il corno è
spettacolare dal punto di vista tecnico e, come sempre in Messiaen, ha un
carattere simbolico: questa melodia senza accompagnamento, costellata di
pause quasi cercasse una risposta, evoca la vastità e il vuoto dello spazio in cui
i richiami solitari dello strumento rimangono senza esito».
Appel interstellaire si compone di frasi lente, arpeggi, flutter-tongued, note
trillate e - forse ispirandosi all'ampia ricerca di nuove tecniche di esecuzione
strumentale tipica degli anni sessanta - include numerose tecniche
“sperimentali” come la richiesta di suonare oscillazioni di altezze con le valvole
premute solo a metà.
R. Bissil – Song of a New World
Il compositore del brano è Richard Bissil, ex membro della Leicestershire
Schools Symphony Orchestra, della BBC Radio Leicester Big Band e della
National Youth Jazz Orchestra. Studiò corno e pianoforte alla Royal Academy of
Music prima di unirsi alla London Symphony Orchestra all'età di 22 anni. È stato
primo corno della London Philharmonic Orchestra dal 1984 al 2009.Insegna
alla Guildhall School of Music and Drama di Londra dal 1983. Da sempre
appassionato alla musica leggera, ha collaborato con Paul McCartney, Elton
John, Robbie Williams, Joni Mitchell, Peter Gabriel e Quincy Jones.
Il titolo fa già intendere il chiaro riferimento al Nuovo Mondo. Bissil, infatti,
inserisce, in maniera quasi rivoluzionaria per il mondo cornistico, sonorità
tipiche degli anni trenta statunitensi che esaltano il suono caldo del corno.
Alla cadenza iniziale segue un dialogo giocoso con il pianoforte, caratterizzato
perlopiù da passaggi che toccano quasi quattro ottave del corno. Centrale è
invece una seconda cadenza che mette in evidenza il registro grave dello
strumento. A questa segue una parte più rapida che sfocia in un finale che
richiama l’inizio ma che viene arricchito da effetti con la mano destra (interna
alla campana) poco utilizzati finora.
Il brano è dedicato a Sara Willis, una tra i più conosciuti cornisti dei nostri giorni,
quarto corno dei Berliner Philharmoniker.
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