Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore: un contesto per la Madonna d'Azeglio
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Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore: un contesto per la Madonna d’Azeglio Marta Mazza* Prologo per congruenza tra misure e affinità stilisti- che8; l’attribuzione anche dei dipinti all’ambito I l Flügelaltar di Pieve di Cadore è noto da klockeriano, per avvicinamento stilistico agli tempo alla bibliografia di settore. L’ampia altari di Pinzano di Montagna e di Caldaro9. scheda compilata da Giuseppina Perusini Il rinvenimento di un prezioso e inequivocabile nel 2004, in occasione della mostra bellunese documento riconduce infine l’altare alla botte- A nord di Venezia. Scultura e pittura nelle ga di Ruprecht Potsch, a cui risultano attestati vallate alpine tra Gotico e Rinascimento, ri- pagamenti tra il 1499 e il 150010: tirando in bal- mane una premessa imprescindibile, alla qua- lo un nome fino ad allora collegato a imprese le si farà continuo riferimento1. Varrà pertan- bellunesi di cronologia posteriore e dalle diver- to la pena richiamarne i principali contenuti, se prerogative formali, il documento disorienta così da rendere più agevole la comprensione e interroga; ma in verità, lungi dall’inficiare le della sequenza dei ragionamenti che oggi vi si precedenti ipotesi attributive e i molti esercizi possono innestare, alla luce di alcune nuove di confronto svolti fino a quel momento, la nuo- consapevolezze. va certezza vale a legittimare quanto già ipotiz- Il grande altare a portelle è ampiamente docu- zato in merito all’organizzazione delle botteghe mentato da fonti antiche, che ne restituiscono altoatesine e più specificatamente brissinesi, dettagliata descrizione e lo registrano comple- per le quali sembra plausibile, nei decenni a to sino al primo decennio del XIX secolo2. Nel 1813 l’abbattimento dell’abside gotica della chiesa3 ne comporta, infatti, lo smembramen- to: alla data del 1865 le portelle dipinte del- lo scrigno e la predella – anch’essa a battenti, come d’uso, e perciò allora indicata come ‘al- tarino’ – risultano conservate in sagrestia, in un assetto musealizzato che non dà conto della loro originaria comune appartenenza. A partire dalla metà del XX secolo, contestualmente allo sviluppo di una bibliografia specifica di setto- re, prendono pertanto il via numerosi esercizi esegetici, tra i quali andranno almeno ram- mentati la corretta identificazione dell’altarino quale predella di altare altoatesino4; il ricono- scimento della stessa quale parte dell’antico 1. Altare altare maggiore e la sua attribuzione ad Hans dell’Addolorata con le sculture Klocker, essendovi ancora inseriti due dei tre degli apostoli originali busti scultorei, di lì estratti in tempi dipinte di bianco, più recenti5; l’individuazione delle quattro ta- Pozzale di Pieve vole dipinte recto e verso quali portelle d’al- di Cadore (Bl), chiesa di San tare6; l’arco temporale e il luogo di provenien- Tommaso za7; il collegamento tra le portelle e la predella, 28 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 28 04/05/21 12:24
2. San Paolo, altare dell’Addolorata, Pozzale di Pieve di Cadore (Bl), chiesa di San Tommaso 3. San Pietro, altare dell’Addolorata, Pozzale di Pieve di Cadore (Bl), chiesa di San Tommaso cavallo tra XV e XVI secolo, un’impostazione Carpaccio a impedirne, o quanto meno a non ‘aperta’ fatta di interazioni e scambi, tanto di favorirne, la congrua interpretazione (fig. 1-3). prassi operative quanto di maestranze. Un mo- Stante l’identità dei due personaggi raffigurati dello produttivo territoriale, quasi una sorta di – gli apostoli Pietro e Paolo con i loro inconfon- ‘distretto’ ante litteram, che si avrà modo di dibili attributi – l’incontro fu subito un’agnizio- approfondire più oltre nel dar conto delle pre- ne11: era alquanto probabile che si potesse trat- annunciate novità. tare delle due sculture già inserite nello scrigno del Flügelaltar dell’arcidiaconale ai lati della Il rinvenimento: gli apostoli Pietro e Paolo Vergine, come da dettagliate descrizioni anti- a Pozzale che già sopra menzionate; anche le loro misure Non molto tempo dopo lo svolgimento della – poco più di 130 centimetri di altezza per cia- ricordata mostra bellunese, recandomi nella scuna – erano perfettamente compatibili con chiesa di San Tommaso a Pozzale per verificare quelle ipotizzate in base alla dimensione delle lo stato del dipinto di Vittore Carpaccio lì con- parti già note. Restava da capire se sotto l’ot- servato riscontrai la presenza di due sculture tundente cromia bianca, che aveva grossolana- che, pur dipinte di bianco, a finto marmo, era- mente saturato il modellato, ci fossero davvero no palesemente lignee. Non erano più cave in le due “opere bellissime e di gran prezzo tanto quel momento, poiché tamponate sul retro per espressive che paiono vive” descritte da Gio. una visione a tutto tondo; ma la loro corretta Antonio Barnabò intorno al 1730 e se vi si po- identità materica rimaneva intuibile da talune tessero ancora rinvenire le “moltissime decora- prerogative del modellato, da quanto traspa- zioni alla greca” annotate dall’abate Giuseppe riva in corrispondenza ad alcune sfogliature Sampieri trent’anni dopo12. delle pellicole pittoriche bianche e, più decisa- Il restauro delle due sculture fu pertanto im- mente, dal ‘suono’ rilevato al controllo tattile. mediatamente inserito nella programmazione Le sculture, infatti, semplicemente poggiate triennale dei lavori del Ministero per i beni e sulla mensa dell’altare laterale di sinistra de- le attività culturali e, grazie alla specifica sensi- dicato alla Madonna addolorata, erano in real- bilità della soprintendente Anna Maria Spiazzi, tà, certamente da tempo, a portata di mano: è che ne caldeggiò con convinzione l’esecuzione, verosimile ipotizzare che sia stata la presenza fu anche rapidamente finanziato e intrapreso13. di un forte catalizzatore d’attenzione come il Il lavoro fu eseguito da Milena Dean con compe- 29 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 29 04/05/21 12:24
tenza e consolidata maestria, doti assolutamen- i pilastri che strutturano le campate, tra pre- te necessarie per un intervento connotato da sbiterio e navata. In ultima istanza, dunque, esiti clamorosi, ma perseguiti mediante scelte essendo gli apostoli della foto stilisticamente difficili e coraggiose, che non ammettevano esi- databili alla metà del XIX secolo, si potrebbe- tazioni; e che è pertanto doveroso, a posteriori, ro formulare le seguenti ipotesi: che quelli del argomentare. Tuttavia, prima di addentrarci Flügelaltar siano stati utilizzati per qualche nel commento degli aspetti squisitamente tec- decennio nell’ambito della ricostruenda absi- nici nonché delle analisi stilistiche e attributive de16, sull’altar maggiore o comunque in posizio- che ne discendono, non possiamo non provare ne compatibile con i lavori in corso; che vi siano a dar conto della presenza di Pietro e Paolo a stati posti con le loro cromie originali e che si Pozzale, tentando di ricostruire a ritroso le loro sia reso poi necessario “rinfrescarle” a causa peregrinazioni dell’ultimo secolo e mezzo. di una compromissione forse indotta dai lavori Come dettagliato nel contributo di Milena stessi; che siano state infine sostituite con le Dean che segue, le stratigrafie eseguite sugli due fotografate – ancora lignee, ma più grandi apostoli hanno dato conto di una sequenza di e nate monocrome – rendendosi a quel punto ben sei ridipinture, di cui la prima policroma e disponibili per una nuova, diversa collocazione. le altre interamente bianche; tutte comunque Lo spostamento in un edificio secondario, del da datarsi post 1813, ovvero dopo lo smem- resto, diventava a quel punto prassi ordinaria; bramento dell’altare conseguente alla riedifi- attestata, nella gestione del patrimonio eccle- cazione ampliata del sito architettonico. Che siastico, in ogni epoca e luogo, senza soluzione si trattasse di reimpiegare le sculture in una di continuità. Non ci sembra plausibile sostene- nuova posizione, su qualche diverso altare del- re che i pozzalini abbiano rivendicato le opere la chiesa, o di esporle in sagrestia – dove furo- in nome del contribuito economico che, tre se- no verosimilmente poste subito le portelle e la coli prima, avevano erogato per la loro realizza- predella, più difficilmente riciclabili – la prima zione17; certo è che il loro arrivo nella chiesa di ridipintura fu probabilmente pensata per risar- San Tommaso vale, nella rilettura storica, quale cire lo stato lacunoso delle cromie originali; di sorta di risarcimento morale. certo questa stessa operazione manutentiva Non essendosi a oggi rinvenuti documenti finì per compromettere ulteriormente ciò che chiarificatori, è difficile datare puntualmente ancora sussisteva, raschiando e abradendo le tale trasferimento; quasi certamente, tuttavia, finiture antiche14. possiamo affermare che gli apostoli quattro- Tale ripresa della policromia dovette durare centeschi non erano ancora arrivati a Pozzale non più di qualche decennio: i cinque stra- alla data del 4 maggio 1844, quando un rovi- ti sovrammessi – pur ipotizzandoli di durata noso incendio distrusse pressoché interamente esigua, all’incirca ventennale – si susseguono il villaggio e la sua chiesa, appena inaugurata infatti per almeno un secolo fino al settimo de- dopo la ricostruzione18. Il loro stato conserva- cennio del Novecento, data compatibile con il tivo, infatti, per quanto assai sofferto e stratifi- più recente degli strati rinvenuti. E la trasfor- cato, non ha evidenziato alcuna traccia di bru- mazione monocroma delle statue, incoerente ciatura o affumicatura; diversamente il dipinto con un’eventuale musealizzazione, si spiega di Carpaccio, documentato nell’edificio fin dalla soltanto con il reimpiego in altare marmoreo o sua realizzazione nel 1519, presenta un’irrever- simil-marmoreo, ancora a Pieve o già a Pozzale. sibile macroscopica sofferenza della pellicola Essendo Pietro e Paolo compatroni della chiesa pittorica, decisamente compatibile con l’even- dedicata alla Vergine è difficile pensare che, una to calamitoso19. Non è dunque improbabile che volta estrapolati dalla cassa quattrocentesca, Pietro e Paolo arrivino a Pozzale poco dopo il venissero lì declassati dall’altar maggiore a un 1844, nell’ambito della risistemazione dell’e- altare laterale; in effetti, una fotografia pubbli- dificio incendiato e privato delle suppellettili cata nel 1907 attesta una sistemazione dell’al- antiche, per il quale fu necessario ridisegnare tare maggiore, posteriore al 1813 e precedente integralmente i tre altari previsti. Il maggiore a quella attuale, con due apostoli campeggianti fu realizzato dallo scultore ebanista Valentino ai lati del tabernacolo15; ma le due sculture non Panciera Besarel in collaborazione con il padre sono palesemente quelle rinvenute a Pozzale, Giovanni Battista e su disegno dell’architetto bensì quelle che oggi si trovano nicchiate entro Giuseppe Segusini20: un insieme sobrio ma ele- 30 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 30 04/05/21 12:24
gante, costituito da una mensa sormontata da un tabernacolo a tempietto a pianta circolare, interamente realizzato in legno, ma nobilitato da finiture pittoriche a finto marmo nelle par- ti strutturali e a bronzo nei dettagli decorati- vi. Gli altari laterali, rispettivamente dedicati all’Addolorata e al Sacro cuore, interpretano invece il coerente neoclassicismo dell’edificio all’insegna del minimalismo: due semplicissime mense a parallelepipedo sormontate da nicchie per statue incavate nel muro, inserite in strut- ture architettoniche a semicolonne timpanate dipinte sulle pareti a trompe-l’oeil. Trovati sulla mensa dell’altare dell’Addolora- ta21, come già precisato, Pietro e Paolo potreb- bero anche essere stati prima posti sull’altare maggiore, costituendo un insieme quasi pre- ludente a quello che Besarel realizzerà nella parrocchiale de La Valle Agordina nel 188422. L’utilizzo di sculture preesistenti, peraltro, era già stato sperimentato da Giovanni Battista nell’altar maggiore della chiesa di Santa Cateri- na a Dont di Forno di Zoldo nel 1836: ai lati del tabernacolo, raccordate all’insieme architetto- nico mediante gli alti plinti di base, erano sta- te volute le sculture di santa Caterina e di san Francesco, estrapolate dal vecchio altare degli Auregne e nobilitate da una finitura monocro- ma a finto marmo23. Non sarà superfluo notare che una prassi “economica” di questo tipo sa- rebbe stata particolarmente opportuna a Poz- zale, stanti gli imprevisti oneri causati dall’in- cendio, e che l’altar maggiore, se raffrontato con gli esempi suddetti, sembrerebbe proprio chiedere un corredo scultoreo bilaterale. È a San Tommaso comunque, con ogni probabilità, La Madonna, straordinariamente bella e ben 4. Madonna che inizierà la vita bianca degli apostoli. conservata, è oggi esposta nell’interessante con il Bambino, Torino, Palazzo In chiusura di capitolo, un accento sulla presen- sezione antica dei musei civici torinesi, cui ap- Madama za cadorina di Valentino Panciera Besarel, an- partiene dal 189125. Faceva parte delle corpo- cora impegnato qualche tempo dopo a Pieve24: se collezioni del marchese Emanuele Taparelli non sarà priva di significato per altri sorpren- d’Azeglio – direttore del museo dal 1879 fino denti risvolti della vicenda, che continuiamo di alla morte, nel 1890 – ed era stata destinata in seguito a dipanare in tutta la sua complessità. eredità al nipote Emanuele Pes di Villamarina, esclusa cioè dal grosso legato testamentario a Il riconoscimento: la Madonna d’Azeglio favore del museo stesso. Tuttavia, grazie a una Nel mentre si procedeva al restauro degli apo- trattativa avviata dal Pes col Comune di Torino stoli bianchi, Giuseppina Perusini ci segnalò l’e- per lo scambio di cinque opere da lui ricevute sistenza, nelle collezioni di Palazzo Madama a con tre mobili d’ebano intarsiato in avorio avuti Torino, di una Madonna in trono con Bambi- invece dal museo, la scultura era infine conflui- no lignea, policromata e dorata, che sembrava ta, nel febbraio 1891, nel lascito a destinazione assai vicina alle nostre sculture e per la quale, pubblica. A leggere l’elenco delle cinque opere in assenza di indicazioni diverse, era legittimo suddette26, si può ipotizzare che fossero state ipotizzare una provenienza cadorina (fig. 4). ritenute da d’Azeglio pezzi unici e in qualche Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 31 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 31 04/05/21 12:33
in primis la concezione stessa dei volumi cor- porei e della loro interazione con gli elementi esornativi, come avremo modo di chiarire più oltre; quindi, una serrata sequenza di dettagli, dal trattamento delle chiome a quello dei tratti fisionomici dei volti, dalla plastica arditamen- te assottigliata dei polsi delle vesti alla stesura delle cromie, dalle caratteristiche del Pres- sbrokat a quelle del decoro a lettere capitali che perimetra il manto dorato della Vergine28. In assenza di documenti che certifichino sen- za dubbi il luogo di partenza, del resto, di tale convinta identificazione è ottima riprova l’eccellente sforzo di contestualizzazione e attributivo svolto dallo staff dei Musei civi- ci torinesi in occasione del restauro eseguito nel 2008: senza avere allora a disposizione alcun elemento che potesse datare puntual- mente la scultura o, tantomeno, apparentarla alle statue cadorine, gli studiosi focalizzarono con grande lucidità tutto quanto oggi sembra trovare oggettivata conferma: i legami con la produzione sudtirolese, anche alla luce della vicinanza tra la Madonna d’Azeglio e quella dell’altare a portelle appartenente alle colle- zioni del Victoria & Albert Museum di Londra (fig. 5), che Egg attribuisce, mai smentito, a Ruprecht Potsch29; la maggiore qualità dell’o- pera torinese rispetto a quella delle altre scul- ture certamente riconducibili alla bottega di quel maestro; la presenza evidente di influssi svevi, intesi non in contraddizione con l’ambi- to brissinese di Klocker e Potsch, bensì quale portato di interscambi – di stilemi, ma anche concretamente di maestranze – certamente assai attivi in Sudtirolo. Alla luce dell’atten- 5. Altare a portelle, modo avulsi dal corpus coerente del suo pa- zione riservata dal collezionismo ottocente- Londra, Victoria trimonio27; che, acquistate per una fruizione sco a opere di quest’area e ai molti contatti di and Albert Museum (© Victoria and privata, dovessero, nell’intento di chi le aveva d’Azeglio con antiquari certamente in grado di Albert Museum, scelte, continuare a svolgerla. La musealizzazio- rifornirsene, magari per il mercato inglese30, il London / https: ne è stata tuttavia provvidenziale per lo svilup- quadro sembra definitivamente comporsi. //collections.vam. po della nostra storia: pur essendo in Palazzo Non scordiamoci, a tal proposito, della foto, ac.uk) Madama un unicum e palesando, come tale, i già pubblicata da Giuseppina Perusini31, rinve- bizzarri e talora distorti percorsi della conser- nuta nell’archivio di Valentino Panciera Besa- vazione e del collezionismo, la Madonna, assisa rel e raffigurante il suddetto altare di Londra, in trono, col Bimbo eretto sul ginocchio destro, formalmente acquistato dal Victoria & Albert si è lasciata riconoscere prima come altoatesina nel 1866 dall’antiquario veneziano Antonio – per prerogative stilistiche e paternità – e ora Salviati32: nell’attesa di circostanziare più oltre come cadorina – per provenienza originaria. in dettaglio alcuni risvolti di questo acquisto, Il riconoscimento non può che essere convin- possiamo intanto assumerlo come paradigma to: tutto nella Madonna d’Azeglio parla la di una moda commerciale in cui il nostro caso stessa lingua degli apostoli Pietro e Paolo già risulta perfettamente inserito. inseriti nello scrigno del Flügelaltar di Pieve: L’ottimo stato conservativo della Madonna 32 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 32 04/05/21 12:33
d’Azeglio – mai ridipinta, né policroma né mo- orario partendo in alto a sinistra (fig. 6-9). Nes- nocroma – si spiega facilmente: se dal 1891 in suna tra le fonti antiche dà infatti conto delle poi è stata la musealizzazione a preservarne quattro coppie di santi visibili a portelle chiuse l’aspetto, prima di allora sarà stato piuttosto il e identificate in dettaglio, per la prima volta, da mancato reimpiego a evitarle i trattamenti tra- monsignor Fiori nel 196634. Il riconoscimento di sformativo-manutentivi subiti invece dagli apo- sei degli otto santi raffigurati è da allora assoda- stoli Pietro e Paolo. È del tutto probabile che to: Tommaso, Bartolomeo, Candido (?), Nicola, la Madonna, pesantemente decontestualizzata Michele arcangelo e Caterina documentano con l’eliminazione del trono e dell’apparato di palesemente dedicazioni territorialmente ra- angeli reggicortina che certamente la circon- dicate e, come già notato35, più specificamente davano – analogamente a quanto accade nei riferibili a chiese succursali dell’arcidiaconale Flügelaltäre più completi e segnatamente in di Pieve, rispettivamente site a Pozzale, a Neb- quello di Pinzano – non sia stata ritenuta adatta biù, a Tai, a Perarolo, a Caralte e nella stessa a un riuso statuario autonomo e che sia stata Pieve36 (fig. 10-13). L’identità degli ultimi due pertanto conservata in sagrestia analogamente santi, quelli raffigurati davanti all’Adorazione alle portelle dello scrigno e alla predella; e che, dei Magi in basso a destra, rimane invece tutta qualche decennio dopo lo smembramento del da chiarire. Fiori li riconosce come Bernardino 1813, sia finita nel mercato antiquariale grazie e Osvaldo, dandone dettagliata descrizione; ma alla mediazione di qualcuno che aveva perfetta gli studiosi successivi trattengono solo la secon- coscienza del suo inarrivabile valore compositi- da proposta e pensano a Francesco per il santo vo e plastico, davvero unico tanto nel contesto in saio francescano con crocifisso nella mano sudtirolese di produzione quanto in quello alto sinistra. In entrambi i casi, la corrispondenza bellunese di destinazione. con eponimi indigeni viene meno. Accantonan- do per un attimo la figura del frate, è in realtà L’analisi iconografica: i santi il presunto Osvaldo a suscitare perplessità: la Con la scoperta delle tre sculture già inserite “colomba, recante nel becco l’anello nunziale, nello scrigno dell’altare di Pieve di Cadore, le che invierà alla futura sua sposa”37 è invece pa- descrizioni antiche del manufatto trovano fi- lesemente un gallo, con cresta e bargigli e sen- nalmente compiuta corrispondenza visiva. Gio. za alcunché nel becco. Il santo poi, che indica Antonio Barnabò ci conforta sull’identificazione puntualmente l’animale, quale attributo identi- della Madonna, poiché il Bambino Gesù “ignu- tario particolarmente significativo, è privo delle do le sta ritto sulle ginocchia”; ma alimenta il vesti militari e regali usualmente indossate dal rammarico per quanto perduto, specificando re di Northumbria38. È dunque assolutamente che Maria Vergine stava seduta su un “elevato necessario pensare a un’identità alternativa, magnifico trono” e che era festeggiata “da vari per quanto tutt’altro che scontata. In aree cir- angeli pure scolpiti ed elegantemente disposti”. convicine39, il gallo identifica un santo che ha Dei santi Pietro e Paolo, che indica come posti questo nome proprio, ma si tratta in quei casi di in piedi ai lati della Vergine, in un altro mano- Gallo vescovo, con mitra e pastorale; e un orso scritto dice che sono “opere bellissime e di gran è invece l’attributo dell’omonimo santo eremi- prezzo tanto espressive che paiono vive”, men- ta. Bello sarebbe pensare a Pietro, nel tentati- tre l’abate Sampieri li specifica “con moltissime vo di riferire anche questa figura a una chiesa decorazioni alla greca”: puntualizzazioni tutte del territorio: all’apostolo era infatti dedicata la avvalorate dal commovente naturalismo delle più antica di Pieve, sul Montericco; ma certo la due figure rinvenute nonché dall’andamento fisionomia giovane e imberbe del personaggio, dei decori a lettere gotiche capitali33 che ac- nonché la presenza del Pietro scultoreo nello compagnano tutte le bordure – collo, polsi, pro- scrigno, scoraggiano definitivamente. L’unica filo basso – della veste di san Pietro. possibilità alternativa sembra essere san Vito, Le portelle, pur chiaramente dette dipinte rec- rappresentato talora con un gallo, specie nei to e verso, vengono sempre viste e descritte paesi nordici, e sempre giovane, fanciullo o an- nell’assetto festivo, con le quattro narrazioni che ragazzo, come nel nostro caso40. Tale iden- evangeliche riconosciute senza esitazioni: An- tificazione non parrebbe collegabile a siti sacri nunciazione, Nascita di Gesù, Adorazione vicini a Pieve; ma non si dovrà scordare che nel dei Magi e Circoncisione, leggibili in senso 1566 Orazio Vecellio sceglierà lo stesso perso- Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 33 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 33 04/05/21 12:33
6. Annunciazione, recto, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 7. Nascita di Gesù, recto, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 8. Adorazione dei Magi, recto, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 9. Circoncisione, recto, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente naggio per le “misteriose” portelle della chiesa to a oggi noto può in verità farci pensare che nel di San Biagio nella vicinissima Calalzo41. Sappia- 1498 Vito sostituisse Biagio, titolare a Calalzo mo del resto, per via documentaria, che i calal- già dal 1234; ma la coincidenza va comunque tini furono certamente tra coloro che presero rilevata e merita approfondimento. Intanto si parte al pagamento dell’antico altare a portelle42 potrà senz’altro ipotizzare che Biagio fosse tra i e dobbiamo quindi ipotizzare che il loro santo molti santi raffigurati nel Flügelaltar e ora non d’affezione vi fosse raffigurato. Nessun elemen- più presenti43. Se anche, infatti, la corrispon- 34 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 34 04/05/21 12:33
10. Santi Michele e Caterina, verso, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 11. Santi Bernardino (?) e Vito (?), verso, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 12. Santi Tommaso e Bartolomeo, verso, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 13. Candido (?) e Nicola vescovi, verso, sagrestia, portella, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente denza tra i santi delle portelle e i titoli delle È proprio in ragione di tali considerazioni, di chiese filiali non ci sembra oggi perfetta, ritengo conseguenza, che si ritiene di dover dubitare indiscutibile il fatto che la committenza faces- della presenza di Francesco, titolo assai raro in se esplicite richieste in merito all’iconografia di ambito cadorino: il francescano con crocifisso questo tipo di opere, indicando, se non proprio potrebbe essere tanto Antonio da Padova – cui tutti i santi, certamente quelli imprescindibili; era dedicata per esempio in antico una chiesa si tratta del resto di una prassi documentata44. votiva in Pozzale45 –, san Nicola da Tolentino Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 35 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 35 04/05/21 12:34
14. Santi Stefano, Andrea, Giacomo maggiore, Lorenzo, predella a portelle chiuse, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente 15. Santi Sebastiano, Girolamo, Giovanni Battista, Rocco, predella a portelle aperte, Pieve di Cadore, chiesa di Santa Maria Nascente – la cui devozione fu portata in Cadore, in que- Vanno infine registrati i santi della predella: i gli anni, dai capitani veneziani Nicola Malipiero quattro dipinti leggibili a portelline chiuse, i e Federico Renier46 – o anche effettivamente due intagliati a rilievo sulle portelline aperte, Bernardino, pur privo del consueto trigramma. i due scolpiti a mezzo busto inseriti all’interno Si deve per una volta dar atto a Fiori, infatti, della cassetta, essendo perduto da tempo un di rilevarne correttamente come tipici il volto terzo di cui rimane solo la sagoma risparmia- emaciato e l’acconciatura; e si rammenterà che ta dal decoro a pressgravure della paretina l’affresco sulla parete di fondo della vicina chie- di fondo (fig. 14-16). Nessuna tra le fonti set- sa titolata a Bernardino a Pelòs di Vigo di Ca- te-ottocentesche ne dà conto, non certo per dore è esattamente coevo all’altare di Pieve47. disattenzione o per implicito giudizio critico: è 36 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 36 04/05/21 12:34
alquanto probabile che la predella fosse celata alla vista, almeno parzialmente, da quel taber- nacolo a forma di tempio con cupola, intaglia- to e dorato, ornato di statue e bassorilievi, che stava sulla mensa dell’altare maggiore, posto davanti al Flügelaltar nel 162648. Si potrebbe anche pensare che la precoce perdita di uno dei busti sia da collegare a questo fatto: non più visibile, magari perché il solo assetto a quel punto accettabile era a predella chiusa, potreb- be essere stato tolto per essere usato altrove. Tutti i santi della predella hanno identità certa: dipinti sono i martiri Stefano e Lorenzo e gli apostoli Andrea e Giacomo maggiore, rappre- sentato quest’ultimo nella sua leggendaria ve- ste di pellegrino; intagliati sono gli immancabili taumaturghi Sebastiano e Rocco, raffigurato il primo in versione abbigliata e senza frecce, come spesso nella scultura altoatesina; scolpiti sono infine Giovanni Battista e Girolamo, im- berbe quest’ultimo, ma identificabile grazie alle porzioni sopravvissute del galero cardinalizio (parte della calotta e della tesa e la nappa che chiudeva il cordone da soggolo). Visualizzano culti precoci e territorialmente radicati, fatta eccezione per il solo Girolamo, che in Cadore non ricorre quasi mai49. La posizione più im- portante, al centro del piccolo scrigno50, era del Battista, cui, nella chiesa gotica di Pieve, era dedicata una cappella che forse era stata addi- rittura una piccola chiesa a sé stante51. L’assetto preottocentesco della chiesa di San- ta Maria Nascente, ricostruibile grazie alle visite pastorali e alla descrizione dell’abate Sampieri, è foriero di informazioni preziose sulla ricorrenza dei culti: originari, e quindi pressoché coevi al nostro altare a battenti o interessante, trattandosi di un santo tra i più 16. Busto di san istituiti successivamente, vi erano cappelle e radicati nel territorio e già presente a Valcal- Giovanni Battista, predella, Pieve altari dedicati a Giovanni evangelista, a Tizia- da, nell’ospedale di Pieve, fin dal 134152. Nella di Cadore, chiesa no, alla Trinità, a Rocco e Sebastiano, a Nicola; predella o in altra posizione, il monaco eremita di Santa Maria a Michele, come già ricordato, era consacrata sarà stato certamente presente nel Flügelalt- Nascente un’intera piccola chiesa. Escludendo dunque ar realizzato da Ruprecht Potsch per Pieve di i santi già raffigurati, credo sia plausibile ipo- Cadore; e insieme a lui, quali santi ricorrenti tizzare che il busto mancante della predella nell’area cadorina e particolarmente venerati fosse Giovanni evangelista, cui era dedicata dalle genti del posto, vi saranno stati forse an- la cappella funebre della famiglia Palatini, in- che il succitato Biagio e Giorgio, Lucia, Marti- teramente affrescata con storie del santo. La no, Floriano53, Maria Maddalena. sagoma ancora leggibile nell’angolo destro – sinistro per chi guarda – della cassa della pre- L’analisi stilistica: i pittori della, suggerisce una figura con manto corre- Ricordando ancora di aver assunto la scheda di data da un attributo tenuto in mano, che ben Giuseppina Perusini quale implicita premessa54, poteva essere il calice. L’ipotesi già avanzata arriviamo dunque, finalmente, alla valutazione a favore di Antonio abate resta per altro assai degli aspetti formali del nostro grande altare, le Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 37 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 37 04/05/21 12:34
Madonna della Circoncisione, già avvicinata a figure delle portelle klockeriane di Caldaro56, appare invero condizionata dall’imitazione; e sono piuttosto i personaggi maschili, nella me- desima scena, a risultare paradigmatici dello stile dell’artista. Laddove, infatti, si esprime forse più corrivamente ma anche certo libera- mente – ed è il caso di tutte le coppie di santi, con un lieve maggior impaccio nei due vescovi – dà vita a figure naturalmente dinamiche, i cui gesti, pur trattenuti, sono enfatizzati dall’en- fiatura dei manti, dai passi accennati, dalla di- sinvolta presa degli attributi identitari; tanto da raggiungere, laddove l’iconografia lo con- sente – cioè soprattutto nella coppia Michele/ Caterina – veri picchi di vivacità. Nonostante l’impaginazione tripartita dei decori apparenti le portelle a quelle della predella e così anche l’altare di Pieve ad altri esemplari di Flügel- altäre – come avremo modo di specificare più oltre – il pittore impegnato su queste ali di scrigno ci sembra davvero un unicum, talo- ra ingenuo ma non privo di cognizioni formali desunte da ambiti diversi dal suo. È probabile che siano state tali “anomale” caratteristiche a suggerire a Valcanover una datazione più avanzata di quella della predella, prima che fosse finalmente chiarita l’appartenenza di tut- te queste parti a un unico composito oggetto; e alla Cusinato una matrice fiamminga57. Alquanto diversi si presentano invece i di- 17. Sacra cui parti dipinte erano tutte peraltro già note al pinti della predella, che più si sono prestati Conversazione con momento di quell’approfondita riflessione. ad accostamenti con altre opere e che alcuni i santi Tommaso, Floriano, Antonio Le mani da individuare sono, a mio avviso, studiosi hanno ritenuto di accoppiare a due a abate e Caterina, almeno tre. Le portelle dello scrigno, recto e due per paternità: un autore per gli scomparti Pieve di Forno verso, mi sembrano dipinte da un unico arti- laterali con i martiri Stefano e Lorenzo e un di Zoldo, chiesa sta, del quale ritengo soprattutto rilevante e altro per quelli centrali con gli apostoli Andrea di San Floriano riconoscibile il proporzionamento delle figure, e Giacomo maggiore58. In verità, l’analisi rav- con teste piccolissime su corpi esili e assai lun- vicinata delle tavolette fornisce dati formali ghi. I tratti spiccatamente tedeschi, come le che paiono mettere in discussione l’evidenza linee spezzate finalizzate alla resa a cartoccio macroscopica. Se è vero, infatti, che Stefano e delle vesti, appaiono qui del tutto accidenta- Lorenzo sono figure più esili ed eleganti delle li, come se comparissero soltanto laddove si altre, è anche indubitabile la minor qualità del attivi l’imitazione, anche fraintesa, di un mo- secondo: incerto nella raffigurazione dei line- dello. È il caso dell’Annunciazione che, sep- amenti, della capigliatura, della mano sinistra; pure iconograficamente vicina al dipinto di portatore di vesti dalle pieghe semplificate, Multscher per l’altare maggiore della parroc- prive della frastagliatura a doppio semicer- chiale di Sterzing-Vipiteno55, è incapace delle chio che si ripete più volte sulla dalmatica e morbidezze naturalistiche lì assai felicemente sulla tunica bianca di Stefano. Anche Andrea espresse: l’angelo, in particolare, è in equili- è figura ambigua: affratellato a Giacomo per brio precario e mal disposto nello spazio, quasi l’ampia volumetria del corpo, per i rapporti di- prigioniero di una veste bianca innaturalmen- mensionali tra le parti dello stesso, per le pie- te ripiegata e irrigidita tra le gambe. Anche la gature delle vesti, se ne discosta invece per 38 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 38 04/05/21 12:34
taluni tratti del volto – gli occhi soprattutto sure non dissimili da quelle della tavola zolda- – e per l’accuratezza grafica della capigliatura, na; e poiché nell’assemblaggio barocco erano quasi memori, entrambi, di Stefano. In consi- state reimpiegate anche due portelle con san- derazione del convincente accostamento pro- te, dipinte recto e verso e stilisticamente ap- posto dalla Perusini tra Andrea e il Gamaliel paiabili alla tavola più grande62, pare si possa delle portelle dell’altare di Pinzano, sembra davvero ipotizzare la diffusione, nel territorio che i quattro dipinti di Pieve documentino una bellunese, di una tipologia di altare ad ali com- prassi operativa nella quale alcuni pittori rea- posto da sole parti dipinte, con al centro sa- lizzano prototipi e altri ne traggono imitazioni, cre conversazioni pittoriche e di dimensioni o per voluto riferimento a un maestro più abile complessivamente minori di quelle degli altari ed esperto o per puntuale prescrizione del ca- con sculture; destinati, probabilmente, a po- pobottega. Nel caso in esame, il mediocre Lo- sizioni laterali, come peraltro il rinvenimento renzo sembra realizzato da mano impacciata documentario proposto da Claut non fa che a imitazione di Stefano, che è figura davvero confermare. di alta qualità; Andrea e Giacomo, invece, po- Andrà allora anche notato che, stante la foto- trebbero essere stati realizzati da uno stesso, grafia del 1910, il pittore di Chiapuzza sembra diverso, autore, più legato a modelli preesi- davvero lo stesso di una seconda tavola zolda- stenti nella prima figura – magari compresenti na, una Madonna con Bambino tra i santi in bottega al momento dell’impresa o transita- Martino, Antonio abate, Pietro, Leonardo, ti in precedenza – e più libero nella seconda. Maria Maddalena e Sebastiano che si tro- Il confronto proposto da Claut59 tra i due apo- va, come la succitata, nella Pievanale di Pieve stoli e le figure della Sacra conversazione con di Zoldo e per la quale è analogamente ipo- santi Tommaso, Floriano, Antonio abate e tizzabile l’originaria appartenenza a un altare Caterina di Pieve di Forno di Zoldo (fig. 17) mi ad ali pittorico, di dimensioni compatibili con sembra condivisibile e, nella complessa storia una collocazione laterale nella chiesa matrice dell’altare a battenti di Pieve di Cadore, viene o centrale in una chiesa del territorio di di- a costituire un primo importante collegamento mensioni minori63. con opere della Val di Zoldo. Come già l’attribu- Poiché le due tavole zoldane non sono state zione avanzata da Serenella Castri60 a un aiuto realizzate dal medesimo pittore, ma restano pittore di Hans Klocker e l’argomentazione del- comunque assai simili per tutte le loro preroga- la stessa studiosa in merito a una commessa si- tive costruttive, decorative e formali, bisognerà curamente zoldana, convincente è, infatti, nella dunque concludere che due pittori, di stretta proposta dello studioso, l’identificazione della vicinanza, avranno realizzato nello stesso no- tavola come parte dell’altare dedicato a san vero di anni, compresi tra il 1498 e il 1502, i Tommaso nella chiesa di San Floriano a Pieve di dipinti per gli altari di Chiapuzza di San Vito, Zoldo, consacrato il giorno 5 luglio 1502 dall’ar- di Pieve di Cadore e di Pieve di Zoldo; che il civescovo di Corinto Giulio Brocheto, sostituto primo, quello cioè che lavora per la predella di Bernardo Trevisan vescovo di Belluno. La di Pieve di Cadore e per la tavola di Zoldo con datazione, così prossima a quella del Flügelalt- quattro santi, lo avrà fatto, almeno nel primo ar di Pieve di Cadore, non fa che confortare in caso, alle dipendenze di Ruprecht Potsch, stan- merito all’ipotesi che uno stesso pittore lavori te la certezza documentaria di questa titolarità; alle due imprese, nell’ambito della bottega di ma che, essendogli state anche convincente- Postch o del sistema dei “subappalti” da lui at- mente attribuite le portelle dipinte dell’altare tivato. Quanto all’originaria struttura dell’altare di Pinzano di Montagna e di Caldaro64, sarà di cui la Sacra conversazione zoldana doveva stato anche attivo, probabilmente prima, nella far parte, illuminante è un rinvenimento docu- bottega di Hans Klocker; che il secondo, cioè mentario a opera di Letizia Lonzi61, che intrec- quello che lavora per Chiapuzza e per la tavola cia la nostra storia con fatti sanvitesi. di Zoldo con sei santi, si sarà distinto dal primo La Sacra conversazione alla tedesca, reim- per gli stilemi un tantino più espressionistici, piegata entro un altare ligneo secentesco nella rimanendovi tuttavia più vicino di quanto non chiesa di San Floriano a Chiapuzza di San Vito lo sia al terzo, ovvero l’autore delle portelle del- di Cadore e lì fotograficamente documentata lo scrigno di Pieve di Cadore65. E, infine, che ancora nel 1910, deve aver avuto, infatti, mi- esattamente negli stessi anni e negli stessi opi- Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 39 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 39 04/05/21 12:34
fici saranno stati realizzati anche i dipinti del- degli Erhart, già segnalata da Gentile69 e poi da la predella dell’altare a battenti del Victoria & altri per la statua torinese, è in qualche modo Albert Museum di Londra che, seppur forse di rilanciata dalla qualità e dalle caratteristiche qualità superiore nelle parti figurate, presen- degli apostoli, addirittura più anomali di quella tano l’identica impaginazione decorativa delle nel contesto tirolese conosciuto. portelle feriali della predella e anche dello scri- Il dato che ne esprime più macroscopicamente gno di Pieve di Cadore, con racemi dorati su la qualità è il naturalismo, per nulla ostentato, fondo blu nella parte alta, decorazione a pres- di volti e corpi, talmente maturo da portare a sgravure nella parte centrale, pavimentazione coincidenza l’autorevolezza e la discrezione bicolore a scacchi nella parte bassa. espressiva. È la struttura anatomica, e ancor più la sua strutturazione nello spazio, a sostan- L’analisi stilistica: gli scultori ziare le figure prima e più di qualunque corre- Per le parti scolpite, l’esercizio attributivo è più do esornativo cosicché, se anche le si potesse semplice e immediato. Fatta salva l’unica eccel- privare dei manti “a cartoccio”, continuerebbe- sa mano che opera sulle sculture dello scrigno, ro a vivere e a ostentare classicità. La lacuno- i busti e i rilievi interni della predella sono en- sità delle policromie e soprattutto la drastica trambi compatibili con l’abile esecuzione di un riduzione delle porzioni dorate, con tutta la brissinese ortodosso, di formazione klockeriana. loro capacità di trasformare la forma in luce, Li caratterizza, infatti, una maniera secca ma accentuano oggi la compattezza dei volumi; elegante, contraddistinta da un’iperdefinizio- ma la Madonna d’Azeglio, assai più integra ne degli elementi linearistici – barbe, capelli, nelle finiture pittoriche, dimostra con potenza pellicce, erba – e da una felice interazione tra che il merito non cambia. Per trovare raffronti intagli e policromie. I santi Rocco e Sebastiano plausibili vien voglia di spostarsi d’ambito, pen- sono parzialmente penalizzati dallo scorretto sando a manufatti d’altra provenienza e d’altra rapporto dimensionale tra teste e corpi, che li natura materica: alle prime sculture fiorentine intozzisce; ma i dettagli plastici e, soprattutto, la di Donatello, per esempio, che come le nostre fattura dei lineamenti dei volti, appaiono del tut- assumono il corretto proporzionamento solo e to sovrapponibili a quelli di Girolamo e Giovanni unicamente dall’originale punto di vista ribas- Battista. I nasi dritti, raccordati senza soluzione sato e scorciato70; o agli apostoli di Andrea del di continuità alle arcate sopraccigliari e alle ru- Castagno nella cappella di San Tarasio in San gosità perilabiali, sono identici nei quattro volti; Zaccaria a Venezia, dove è nettissima la dualità e così gli occhi, con le palpebre semichiuse in tra le robuste e classiche volumetrie dei corpi diagonale, e le labbra a taglio, che conferisco- e il rassodamento “minerale” dei manti che li no loro espressioni severe e quasi tristi. Qualora coprono creando decori di mera superficie. anche i rilievi sulle portelle fossero puliti e libe- Il fattore punto di vista non va assolutamente rati dall’ingrigimento che ne offusca i tratti66, il sottovalutato: per il san Pietro era tale da tra- raffronto risulterebbe palmare; non ci sembra sformare in profondità l’apparente esilità delle in ogni caso condivisibile la loro attribuzione a spalle e la grandezza delle splendide mani; per Vito da Tesido67. Dell’autore della Madonna con il san Paolo, da ricondurre a espressività e di- Bambino e dei santi Pietro e Paolo è più difficile namismo lo schiacciamento superficiale di viso dire, tale è l’incomparabilità qualitativa dei suoi e busto; per la Madonna, da ricomporre in mae- manufatti con quelli usualmente ascritti all’am- stosità lo scivolamento in avanti del corpo; per bito cronologico e geografico di pertinenza. il Bambino, da convertire l’accentuato “strabi- La contestualizzazione già ipotizzata da Mauro smo” in espressiva direzionalità di sguardo. Spina68 per la Madonna è ora assodata per tut- L’artista impegnato nelle parti più nobili dell’al- to il trio: ne riconduce la produzione alla tito- tare di Pieve di Cadore, dunque, è un vero scul- larità del giovane Potsch nel momento in cui, tore, che qui intaglia, ma che potrebbe senz’al- sullo scorcio del XV secolo, la sua attività si tro aver lavorato anche la pietra71; un plastica- andava sviluppando a Bressanone in continu- tore già del tutto consapevole delle logiche che ità con quella del già affermato Klocker. Ma la regolamentano i rapporti tra le parti costitutive dicotomia interpretativa segnalata in premes- dei corpi, tra i corpi e lo spazio, tra lo spazio e lo sa dallo studioso, anziché risolversi, rimane di spazio percepito. Un artista che si sarà, molto assoluta attualità: la vicinanza all’ambito svevo probabilmente, formato a Ulm assorbendone la 40 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 40 04/05/21 12:34
lingua sveva e che si dimostra assai vicino a Mi- 18. Madonna con il Bambino, chel, prima ancora che a Gregor, Erahrt72: nel altare a portelle, modo di costruire i volti femminili, con gli ovali Londra, Victoria pieni, il piccolo aggetto del mento, gli occhi ben and Albert Museum distanziati, le bocche vagamente triangolari; (© Victoria and Albert Museum, nel trattamento delle capigliature, ondulate e London / https:// voluminose al femminile, a boccoli generosi al collections.vam. maschile, a riccioli a rondelle sulle teste infan- ac.uk) tili; nella volumetria sostanziale e non superfi- ciale dei corpi. Un artista che avrà però anche capitalizzato il proprio Wanderzeit, spingen- dosi magari fino a terre italiane. È legittimo chiedersi, dunque, se e dove vi sia ancora retaggio di tanta bravura; se il nostro scultore, residente a Bressanone negli ultimi anni del XV secolo, vi si sia trattenuto o abbia continuato a viaggiare, come quasi certamen- te in precedenza. E sarà dunque il sistema dei confronti ad aiutarci in tale indagine. Essendo Pietro e Paolo assolutamente inediti, e quindi evidentemente mai raffrontati, si ri- partirà dalla Madonna d’Azeglio, cui è stata avvicinata, sin dal 1976, la Madonna centrale del già citato altare a battenti del Victoria & Al- bert73 (fig. 18). Le due Madonne non sembrano opera di un medesimo artista, ma sono entram- be frutto di quel naturalismo classico sopra de- scritto, declinato in particolare dalla corporei- tà piena, dalla credibilità con cui le gambe si piegano e sostengono, dalla sapiente coerenza tra la postura degli arti e l’andamento di vesti dubbio che prenda a modello gli apostoli cado- e manti. La scultura londinese è tuttavia un po’ rini, con una puntualità che nel san Pietro si fa più rigida e più secca nelle forme; così anche il davvero inequivocabile, tanto nell’iconografia Floriano e il Battista che la affiancano rispetto complessiva quanto negli elementi di detta- ai nostri apostoli: un po’ per l’esatta simmetria glio; straordinaria la somiglianza dei volti, con speculare che li lega l’uno all’altro, un po’ per il sistema delle rughe frontali e perioculari che le prerogative del modellato, più coerente con si ripete identico, seppur tradotto da morbida la tradizione lignea di quanto non lo sia quello scabrosità in segno. delle figure cadorine. Si potrebbe dunque pen- Possiamo dunque sostenere che l’altare di Lon- sare a un rapporto di derivazione, assumendo a dra sia stato eseguito subito dopo quello di prototipi le sculture di Pieve di Cadore. Pieve di Cadore, essendo ancora vivissima la Di tale rapporto, i guardiani dello scrigno di potente novità del suo apparato scultoreo? Sì, Londra forniscono del resto evidente conferma. anche perché a dircelo – ed è questa una cla- Raffiguranti anch’essi gli apostoli Pietro e Pao- morosa novità – sono le circostanze di esecu- lo, non sono oggi esposti insieme alla macchina zione dell’opera londinese, che siamo finalmen- lignea del museo londinese, bensì conservati in te in grado di argomentare superando tutte le deposito; ma li si trova pubblicati nel repertorio ipotesi avanzate fino a oggi. della scultura lignea tedesca compilato dal Vic- Il Flügelaltar, che dal 1866 fa parte delle colle- toria & Albert nel 200274. Ebbene, se è eviden- zioni londinesi75, è quello realizzato per la chiesa te che il maestro che li realizza è tutto risolto di San Floriano a Pieve di Forno di Zoldo, consa- nella tradizione altoatesina che intaglia e inci- crato il 4 luglio 1502 dall’arcivescovo di Corinto de senza attingere ai terreni alti della plastica Giulio Brocheto, colui cioè che il giorno succes- anatomicamente consapevole, non v’è tuttavia sivo avrebbe inaugurato, nella medesima chiesa, Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 41 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 41 04/05/21 12:34
19. San Pietro l’altare laterale dedicato a san Tommaso. La no- come già notato78, poteva anche esser stata ac- dopo il restauro, tizia documentaria della consacrazione è stata quisita dallo scultore come semplice documen- particolare resa nota da Sergio Claut oltre un decennio fa76, tazione di confronto; ma era assai più probabile 20. San Paolo ma è solo correlandola ad altre che si può perve- che attestasse un suo qualche rapporto diretto dopo il restauro, nire all’agnizione esatta dell’oggetto. con l’oggetto, intercorso necessariamente prima particolare Una facile considerazione di partenza era desu- del trasferimento di questo a Londra. È di tutta mibile dal dato iconografico: stante la dedicazio- evidenza come la provenienza ipotizzata basti di ne della chiesa, l’altare maggiore “cum ornamen- per sé a confermare quel rapporto: oltre a essere ta lignea germanici operis elegantis” non poteva l’area indigena della famiglia Besarel e del suo che raffigurare Floriano in posizione centrale o primo radicamento professionale, lo Zoldano è alla destra della Vergine in trono, come sistema- per lui terra di frequente attività. In particola- ticamente si riscontra; non a caso, l’assenza nel re, nel 1844 Valentino affianca il padre Giobatta complesso londinese della figura di Andrea è tra nella ricostruzione della guglia della Pieve di San le motivazioni che hanno sempre reso proble- Floriano, colpita da un incendio; nel 1856 sot- matica la tradizionale identificazione dell’altare toscrive un contratto per la realizzazione di un con quello realizzato per l’abside della chiesa altare gotico con tre statue per la chiesa dell’Ad- di Sant’Andrea a Chiusa, presso Bolzano77. Una dolorata, sempre a Pieve di Zoldo, della quale, seconda considerazione si imponeva poi d’ob- tra il 1857 e il 1862, progetta il pronao79; negli bligo alla luce della fotografia dell’altare – già stessi anni, infine, è probabilmente impegnato decontestualizzato, immortalato davanti alla nella realizzazione di un catafalco in legno dipin- facciata di un edificio civile veneziano – rinve- to per la “cripta dei ossi” di San Floriano80. nuta nell’archivio di Valentino Panciera Besarel: Serviva a questo punto un’ulteriore conferma 42 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore Palazzo Madama 2020-2021 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 42 04/05/21 12:34
documentaria che potesse regalare qualche og- Che, infine, la qualità dei manufatti di questa gettivo rimando all’opera londinese; ed erano breve aurea stagione, dovette essere chiara a infine le preziose compulsazioni archivistiche Valentino Panciera Besarel, del quale è difficile svolte da Flavio Vizzutti a fornire il necessario non ipotizzare un ruolo fattivo nell’immissione conforto81. Ricostruendo la storia della chiesa nel mercato antiquariale tanto del Flügelaltar arcipretale di Pieve di Zoldo, Vizzutti cita alme- zoldano quanto della Madonna cadorina. no due documenti che risultano probanti ai no- A tal proposito, credo si possa evitare, in nome stri fini: un diario di visita pastorale del 1619 da di quanto dichiarato in calce a questo contribu- cui si evince che “l’altar maggiore ha l’alzata li- to, un antistorico giudizio censorio. La distru- gnea adorna di statue mirabilmente scolpite” e zione, lo smembramento, la trasformazione, il attestazioni d’archivio datate 1635 in cui “viene commercio di opere d’arte sono tutti ampia- ammirato e lodato l’artistico altar maggiore im- mente documentati fino allo sviluppo di una preziosito dalle statue di Maria, di san Floriano, moderna coscienza conservativa; e in verità, di Giovanni Battista”. Non sarà superfluo nota- specie nelle aree più marginali, anche successi- re che l’altar maggiore marmoreo che sostituirà vamente. Besarel, quale protagonista assoluto quello ligneo nel 1782 è adornato lateralmente di una stagione di rinnovamento estetico del dalle statue degli apostoli Pietro e Paolo e che territorio bellunese nonché poi imprenditore la pala dipinta da Francesco Maggiotto rappre- di successo nel sistema delle esposizioni in- senta l’Assunta tra i santi Floriano e Giovanni ternazionali e per l’aristocrazia europea82, avrà Battista: nel complesso, una puntuale ripropo- certamente avuto accesso diretto a un amplis- sizione del panorama agiografico tardogotico. simo patrimonio artistico, esercitando di caso Se dunque il Flügelaltar del Victoria & Al- in caso un ruolo di conservatore, di trasforma- bert Museum è quello compiuto nel 1502 per tore, di commerciante. Non andrà taciuta la la chiesa di San Floriano a Pieve di Zoldo, se possibilità che gli fosse consentito il prelievo di ne possono inferire nuove certezze. Si sarà, opere preesistenti in pagamento delle sue pre- infatti, legittimati a pensare che tra il 1498 e stazioni, prassi puntualmente documentata in il 1502 fossero in lavorazione pressoché con- almeno un caso83; cosicché la percezione vena- temporaneamente, a Bressanone, gli altari a le delle stesse andrà ricondotta anche, in egual battenti di Pieve di Cadore e di Forno di Zoldo, misura, alla proprietà committente. in un momento in cui il sistema della disponi- Possiamo in qualche modo ritenere raro e for- bilità delle maestranze, indigene o nomadi che tunato il caso di Londra, poiché la vendita di fossero, doveva risultare funzionale tanto alle un oggetto tanto complesso e impegnativo po- commesse dell’affermato Hans Klocker quanto teva realizzarsi in toto soltanto a fronte dell’e- a quelle del giovane pittore-imprenditore Ru- sistenza di un interlocutore più unico che raro, precht Potsch. E ancora che, quale che fosse com’era appunto nel 1866 il neonato museo la titolarità contrattuale per l’altare zoldano – delle arti applicate, figlio dell’Esposizione In- probabilmente dello stesso Potsch, che si anda- ternazionale del 1851 ovvero dello stesso mon- va radicando nell’Alto Bellunese e che vi sareb- do cui Besarel aveva imparato ad appartenere; be stato massicciamente impegnato negli anni un mondo nel quale il valore degli exempla po- a venire – gli scultori che ci lavorarono ebbero teva prescindere dalla loro contestualizzazio- modo di constatare da vicino la grandezza del ne. Andrà ritenuto più consueto, invece, il caso maestro di formazione sveva impegnato nella di Torino, esito ultimo di uno smembramento realizzazione delle statue di Pieve di Cado- e di una diaspora certamente non dissimili da re, del quale, pur senza riuscire a eguagliarla, quelli subìti dalla maggior parte dei manufatti dovettero comunque cogliere la sconcertan- antichi di una qualche complessità. te novità. Che il grande ignoto – di cui non è Se è vero pertanto che i fattori circostanziali che davvero possibile individuare la felice mano in rendono oggi possibile la ricostruzione dell’an- altre opere, tra quelle conosciute, dell’ambito tico altare a battenti di Pieve di Cadore si sono cronologico e geografico che si sta indagando determinati in modo tutt’affatto peculiare, è al- – potrà aver forse lavorato ancora a sculture trettanto vero che questa paradigmatica storia documentate ma oggi disperse, o si sarà spo- conforta nel pensare che molte parti d’opera stato altrove; a meno che, ovviamente, quello possano ancora essere individuate e risignifica- di Pieve non sia stato per lui il canto del cigno. te, continuando magari a contribuire alla compi- Palazzo Madama 2020-2021 Il Flügelaltar della chiesa di Santa Maria Nascente a Pieve di Cadore 43 028-065_PALAZZO MADAMA 4_saggio 2 e 3_Mazza-Dean_RED_2801.indd 43 04/05/21 12:34
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