I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia

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I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere

                                                       I Ghiacciai     della Lombardia
                                                            Una risorsa da conoscere
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
Premessa
               I cambiamenti climatici globali e i processi di deglaciazione
               alpina sono di estrema attualità. Tali fenomeni stanno
               infatti determinando conseguenze rilevanti in primo luogo
               sul territorio alpino, sulla sua stabilità idrogeologica, sul
               paesaggio e sulla fruibilità in sicurezza di aree a notevole
               vocazione turistica. Ma i ghiacciai alpini rappresentano
               una risorsa produttiva importantissima per tutta la nostra
               Regione, sia nel settore idrico, che nel settore energetico,
               per la produzione idroelettrica.

               La necessità di aggiornare con continuità lo stato delle
               conoscenze in questo campo è quindi di grande importanza,
               anche al fine di impostare adeguate azioni e politiche di
               adattamento ai cambiamenti in atto.

               Negli ultimi anni Regione Lombardia - Direzione Territorio
               e Urbanistica ha promosso lo sviluppo delle conoscenze
               nel campo della ricerca glaciologica applicata al territorio
               lombardo in collaborazione con diversi soggetti, quali
               il Comitato Glaciologico Italiano, il Servizio Glaciologico
               Lombardo, l’Università degli Studi di Milano - Dipartimento
               di Scienze della Terra, il Consiglio Nazionale delle Ricerche
               (CNR), l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale
               della Lombardia (ARPA) e l’Istituto di Ricerca per l’Ecologia
               e l’Economia applicate alle Aree Alpine (IREALP).

               Tali Enti e le analisi da essi condotte, hanno contribuito
               alla costruzione della banca dati “Ghiacciai di Lombardia”,
               uno dei livelli informativi presenti nell’Infrastruttura per
               l’Informazione Territoriale Lombarda (IIT) fruibile attraverso
               il Geoportale di Regione Lombardia
               (www.cartografia.regione.lombardia.it).

               La banca dati “Ghiacciai di Lombardia” contiene oggi i
               tre catasti regionali relativi agli anni 1991, 1999 e 2003 e,
               periodicamente ed accuratamente aggiornata, rappresenta
               un valido strumento per il monitoraggio dell’evoluzione
               del glacialismo lombardo e un utile supporto ai processi
               pianificatori a varia scala. Inoltre, grazie alle funzionalità
               del Geoportale, i dati in essa contenuti sono facilmente
               raggiungibili ed accessibili da parte delle molteplici
               categorie di utenti interessati (comunità scientifica, pubblica
               amministrazione, insegnanti, studenti, escursionisti,
               alpinisti).

               Con le informazioni ad oggi disponibili, coerenti con i
               dati raccolti a livello internazionale, è possibile elaborare
               alcune significative analisi sull’evoluzione in atto di questa
               risorsa, che vengono presentate sinteticamente in questa
               pubblicazione e che ci possono aiutare a prefigurare gli
               scenari futuri.

               Le analisi dimostrano ormai senza alcun dubbio che, da circa
               150 anni, con una sensibile accelerazione del fenomeno
               negli ultimi 20, è in atto un intenso regresso glaciale su
               tutta la catena alpina, che sta portando ad una vera e propria
               “disintegrazione” dei ghiacciai, con la fortissima riduzione
               o addirittura l’estinzione di quelli di minore dimensioni,
               con la frammentazione di quelli maggiori e con una rapida
               trasformazione del paesaggio dell’alta montagna.

               L’Assessore regionale al Territorio e Urbanistica

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Gran parte del territorio lombardo (circa il 41%) è        perdite di massa) e dalle nevicate invernali (che
montuoso ed ospita alcuni dei massicci più elevati         costituiscono l’alimentazione dei ghiacciai). E’ un
delle Alpi ad est del Gottardo, come il Cevedale           sistema delicato che per mantenersi vitale deve avere
(3779 m), l’Adamello (3539 m) e il Bernina, che con        un equilibrio fra perdite ed accumuli di massa; le
i suoi 4049 m rappresenta il tetto di questo settore       prime sono causate soprattutto dalla fusione e sono
della catena (seppure per pochi metri in territorio        concentrate nei settori inferiori (bacino ablatore)
elvetico). Queste montagne, ospitano le più vaste          mentre i secondi sono costituiti da nevicate e
masse glaciali delle Alpi Italiane, poca cosa di           valanghe che avvengono nelle aree superiori (bacino
fronte alle gigantesche calotte della Groenlandia          collettore). Se il sistema è in equilibrio, il ghiacciaio
e soprattutto dell’Antartide, che raccolgono la            attraverso il proprio flusso verso valle trasporta
quasi totalità del ghiaccio terrestre, ma di notevole      massa che ripristina il materiale perso per fusione
importanza a livello regionale.                            nei settori inferiori; il suo limite inferiore (chiamato
                                                           fronte glaciale), quindi, resta stabile. Se la massa
I ghiacciai lombardi sono apparati “montani”,              persa per fusione è maggiore di quanto accumulato
localizzati cioè su una catena montuosa, in valli,         (bilancio di massa negativo), il flusso glaciale non
conche, circhi, valloni, versanti, canaloni, che ne        riesce a trasportare a valle sufficiente materiale per
condizionano morfologia ed evoluzione. Diversi             pareggiare le perdite e la lunghezza del ghiacciaio,
quindi dai ghiacciai di “calotta” delle regioni polari     a testimonianza del prevalere delle perdite, si riduce
che con i loro giganteschi spessori (anche 4 km)           portando ad una retrocessione della fronte che si
coprono e nascondono completamente le morfologie           attesta a quote più elevate.
sottostanti. Diversi anche nella loro evoluzione e nelle    Il ghiacciaio è dunque un sistema naturale fortemente
caratteristiche fisiche. Mentre i ghiacciai polari sono    condizionato dall’evoluzione della temperatura e
formati da ghiaccio che è costantemente lontano            delle precipitazioni; ciò lo rende un indicatore molto
dalla pressione di fusione e il loro movimento,            attendibile delle variazioni climatiche locali e globali.
molto lento, è dovuto quasi esclusivamente alla            Lo studio delle variazioni glaciali in atto si colloca      alpino da parte di turisti, escursionisti ed alpinisti.   maggiori e con una rapida trasformazione del
deformazione interna, i ghiacciai lombardi, come           oggi fra i maggiori e più attuali temi di ricerca in        La loro riduzione areale, in atto da circa 150 anni,      paesaggio dell’alta montagna.
tutti i ghiacciai delle catene montuose al di fuori        campo ambientale e il ruolo della criosfera (ghiacciai,     ma con una sensibile accelerazione negli ultimi due       Anche i ghiacciai lombardi non sfuggono
delle aree polari, sono formati da ghiaccio che            ghiaccio marino, permafrost) è considerato ormai            decenni, è divenuta anche presso il grande pubblico       naturalmente a questa evoluzione e ben si prestano
d’estate è prossimo al punto di fusione (processo          unanimemente quello di fornire preziosi e rapidi            la manifestazione più concreta e più evidente del         ad esemplificare questo fenomeno. Essi infatti
che quindi in alcuni mesi può avvenire comportando         segnali sulla dinamica del clima.                           cosiddetto global change.                                 formano un’importante subregione glacializzata
la riduzione della loro massa) e il loro movimento,        I ghiacciai tuttavia offrono altri tipi di interesse                                                                  che può veramente considerarsi rappresentativa di
che può arrivare a decine di metri all’anno, è dovuto      applicativo anche economico; si tratta infatti              I dati raccolti a livello internazionale dimostrano       tutto il glacialismo italiano. Le Alpi Lombarde infatti
sostanzialmente allo scivolamento sul letto                di una risorsa preziosa a livello idrologico                ormai senza alcun dubbio che vi è in atto un intenso      non solo comprendono i due più vasti ghiacciai
roccioso e solo in piccola parte alla deformazione         con importanti ricadute per quanto riguarda                 regresso glaciale su tutta la catena alpina (e anche      italiani (quello dell’Adamello con circa 18 km2 di
interna del ghiaccio ed alla deformazione del letto.       l’irrigazione e la produzione di energia. I ghiacciai       sulle altre catene montuose) che sta portando ad una      superficie e quello dei Forni con circa 12 km2), ma
                                                           inoltre rappresentano un importante fattore di              vera e propria “disintegrazione” dei ghiacciai, con       raccolgono anche un numero elevato di ghiacciai
La nascita, l’evoluzione e l’estinzione di un              polarizzazione nell’ambito del turismo alpino, sono         la fortissima riduzione o addirittura l’estinzione        piccoli e di medie dimensioni con un’ampia casistica
ghiacciaio alpino sono fortemente influenzate              sicuramente il simbolo più riconosciuto dell’alta           di quelli di minori dimensioni (con superficie            di tipologie, esposizioni, morfologie, altitudini e
dalle temperature estive (che determinano le               montagna, l’oggetto più ricercato del paesaggio             inferiore a 1 km2), con la frammentazione di quelli       inclinazioni.

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Per determinare le caratteristiche dei ghiacciai           di queste misure fornisce oggi curve cumulate
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                                                                                                                      utilizzate nell’arco di oltre un secolo tecniche di        ad esempio), dalle quali è possibile ricavare l’entità
                                                                                                                      rilievo di vario tipo. Fra le più antiche (a partire dal   totale degli arretramenti e degli avanzamenti delle
                                                                                                                      1895) vi sono le misure di variazione frontale. Si         fronti. I dati, che riguardano un campione variabile
                                                                                                                      tratta della variazione della distanza fra un caposaldo    fra qualche decina e un centinaio di ghiacciai, sono
                                                                                                                      esterno al ghiacciaio e il limite del ghiacciaio stesso,   stati pubblicati sulle riviste del Comitato Glaciologico
                                                                                                                      misurata ogni anno a fine estate mantenendo                Italiano (Bollettino del Comitato Glaciologico
                                                                                                                      costante la direzione o azimut del rilievo. Se la          Italiano dal 1914 al 1977, divenuto dal 1978 ad oggi
                                                                                                                      distanza aumenta il ghiacciaio si sta allontanando         Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria) e a partire
                                                                                                                      dal caposaldo di misura (ovvero sta arretrando), se        dal 1998 anche sulla rivista del Servizio Glaciologico
                                                                                                                      la distanza diminuisce il ghiacciaio si sta avvicinando    Lombardo, Terra Glacialis.
                                                                      Distribuzione dei ghiacciai nel territorio      al caposaldo (ovvero sta avanzando). La successione
                                                                                     lombardo

                                                                                                                                                                                                        Variazioni frontali cumulate del
                                                                                                                                                                                                      Ghiacciaio dei Forni (alta Valtellina,
                                                                                                                                                                                                       Lombardia) rilevate tra il 1925 ed
                                                                                                                                                                                                                     il 2003.

Quanti sono i ghiacciai in
Lombardia ?
Lo studio del glacialismo lombardo, che all’inizio
si configurò come una vera e propria esplorazione,
prese avvio fra la fine del XIX secolo e l’inizio del
XX secolo con le prime osservazioni e le prime
misurazioni alle fronti dei ghiacciai della Valfurva,
del Bernina, dell’Adamello. Numerosi studiosi se ne
occuparono, prima nell’ambito della Commissione
per lo Studio dei Ghiacciai istituita dal Club Alpino                                                                 Nel 1987 sono iniziati anche i bilanci di massa, cioè      Sforzellina e successivamente su un’altra decina di
Italiano (attiva dal 1895 al 1912) e poi nell’ambito del                                                              le misure di variazione di spessore e di volume da         ghiacciai.
Comitato Glaciologico Italiano; a questo proposito                                                                    un anno idrologico al successivo, sul Ghiacciaio della
non si può non ricordare la lunga attività di ricerca di
Giuseppe Nangeroni e Ardito Desio che si sviluppò
per buona parte del XX secolo. All’opera del Comitato
Glaciologico Italiano si unirà poi negli anni ottanta
quella intensa e capillare del Servizio Glaciologico                                                                                                                                                                   I bilanci di massa
Lombardo, integrata, negli ultimi decenni, da                                                                                                                                                                       annui del Ghiacciaio
numerosi altri enti che hanno sperimentato nuove                                                                                                                                                                    della Sforzellina (alta
                                                                                                                                                                                                                    Valtellina Lombardia)
metodologie per l’analisi dell’evoluzione (Università
                                                                                                                                                                                                                      calcolati tra l’anno
di Milano – Dipartimento di Scienze della Terra,                                                                                                                                                                     idrologico 1986/87
Politecnico di Milano, Università di Brescia, CNR,                                                                                                                                                                    e l’anno idrologico
ARPA-Lombardia, FLA, CESI).                                                                                                                                                                                              2006/2007. La
                                                                                                                                                                                                                       linea rappresenta
                                                                                                                                                                                                                     la quota della Linea
                                                                                                                                                                                                                      di Equilibrio o ELA
                                                                                                                                                                                                                       (Equilibrium Line
                                                                                                                                                                                                                     Altitude), altitudine
                                                                                                                                                                                                                    alla quale accumulo
                                                                                                                                                                                                                         ed ablazione si
                                                                                                                                                                                                                       equivalgono ed il
                                                                                                                                                                                                                     bilancio di massa è
                                                           L’evoluzione del Ghiacciaio dei Forni in alta Valtellina                                                                                                 pertanto pari a zero.
                                                                          (gruppo del Cevedale):
                                                                    a) 1890; b) 1941; c) 1997; d) 2007

                                                                                                                                                                                                                                               5
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
Per avere informazioni sul numero dei ghiacciai          113 km2. Nel 1992 venne pubblicato dal Servizio             Per effettuare confronti attendibili sono quindi
lombardi e sulla superficie complessiva da essi          Glaciologico Lombardo (a cura di Antonio Galluccio          stati utilizzati solo i dati dei ghiacciai presenti
ricoperta, è necessario realizzare dei catasti o         e Guido Catasta) un pregevole catasto regionale             contemporaneamente in tutte e tre le serie, che
inventari, che identificano i vari apparati glaciali e   con l’utilizzo di cartografia, foto da terra e rilievi di   sono risultati 249. Dal confronto sono stati esclusi i
ne misurano le caratteristiche geometriche (area,        terreno del 1991; vi figurano 334 apparati per una          ghiacciai presenti nel catasto 1992 ma estinti o non
lunghezza, quota minima e massima, etc.).                superficie di 119,4 km2. Dati più recenti (1998-            ritrovati nel 1999 e/o nel 2003 (a causa ad esempio
                                                         2001) del Servizio Glaciologico Lombardo indicano           della copertura nevosa) e quelli presenti nel catasto
Il primo catasto dei ghiacciai lombardi fu realizzato    una superficie complessiva di 110 km2.                      del 1999 e/o in quello del 2003, ma non in quello
dal Comitato Glaciologico Italiano nel 1961 a cura       I confronti fra i vari catasti non sono agevoli a           precedente (ad esempio a causa del frazionamento
di Giuseppe Nangeroni nell’ambito del catasto            causa delle diverse metodologie utilizzate. Si              di un ghiacciaio in più parti). Il confronto è apparso
nazionale con l’utilizzo di cartografia e rilievi di     constata comunque che dalla metà del XX secolo il           in ogni caso significativo se si tiene conto che per
terreno. In quell’occasione vennero individuati          glacialismo lombardo avrebbe subito una riduzione           quanto riguarda ad esempio il 2003 i 249 ghiacciai
271 ghiacciai (dei quali 186 esistenti e 86 estinti o    areale di circa il 6%. L’incremento nel numero              utilizzati coprono il 98% dell’intera superficie
trasformati in glacionevati, termine quest’ultimo con    degli apparati fra il 1961 e il 1981, così come             glaciale individuata sulle ortofoto.
il quale si indica la fase finale di evoluzione di un    l’incremento di superficie del catasto 1992 rispetto
ghiacciaio) con una superficie complessiva di circa      a quelli precedenti, può essere attribuito sia ad una       Suddividendo i 249 ghiacciai in 7 classi dimensionali
117 km2. Nell’ambito della partecipazione italiana al    maggiore precisione nell’individuazione dei singoli         omogenee, è evidente l’aumento del numero
World Glacier Inventory (Catasto Internazionale dei      ghiacciai, sia (almeno per il confronto 1961-1981)          di ghiacciai della classe dimensionale inferiore,
Ghiacciai) fu poi realizzato un nuovo catasto a cura     ad un reale incremento del glacialismo (è la piccola        sottolineando la riduzione dimensionale del
di Claudio Smiraglia e Guido Catasta con l’utilizzo      fase di espansione che ha caratterizzato i ghiacciai        glacialismo lombardo (Fig. sotto).
di foto aeree del 1981-1983. In questo vennero           alpini fra il 1965 e il 1985).
individuati 305 apparati (fra ghiacciai in senso
stretto e glacionevati) per una superficie di circa

Le variazioni recenti del glacialismo lombardo
Per ottenere informazioni più precise sull’evoluzione    diversamente le ortofoto 2003 sono risultate di
in corso dei ghiacciai lombardi, nell’ambito di          eccezionale qualità e nitidezza grazie anche alle
un progetto di ricerca sostenuto dalla Regione           particolari condizioni meteorologiche dominanti
Lombardia si è proceduto alla realizzazione di due       l’estate 2003 (quasi totale assenza di neve anche nei
nuovi inventari che hanno utilizzato elaborazioni        settori superiori degli apparati glaciali) e non hanno
di ortofoto e supportate da rilievi di terreno con       richiesto verifiche di terreno dei limiti glaciali.
tecnica GPS differenziale (DGPS) in modalità fast-
statica rispetto a basi master locali.
I dati geometrici di base (aree-lunghezze-               Le variazioni areali
larghezze) sono stati rilevati per il primo nuovo
inventario da ortofoto in bianco e nero (AIMA 1997)      I ghiacciai lombardi sono risultati 340 nel 1999
e a colori (Terra Italy 89-99) e per il secondo nuovo    e 348 nel 2003, con un lieve aumento numerico
inventario da ortofoto a colori (Terra Italy 2003).      rispetto al 1991 dovuto a diverse cause fra le quali
                                                         la frammentazione di ghiacciai preesistenti.
I nuovi dati sono poi stati confrontati con quelli del
catasto 1992. Le ortofoto impiegate per la ricerca
hanno costituito il livello di riferimento di un
Sistema Geografico Informativo (GIS) allestito per
delimitare manualmente i limiti glaciali ed archiviare
in un database relazionale i caratteri morfometrici
rilevati (area, perimetro, lunghezza, larghezza e
dislivello altimetrico degli apparati). Le ortofoto
utilizzate sono prodotti commerciali restituiti dalla
Compagnia Generale Riprese Aeree – CGR- con
risoluzione planimetrica di un pixel avente lato di
1 m per le immagini 1999 e 0,5 m per le immagini
2003. L’accuratezza delle immagini garantita dal
produttore è pari a ± 2 m per le immagini 1999
e ± 1 m per quelle 2003. L’integrazione tra
dati telerilevati (da ortofoto) e dati di terreno (da                                                                                                                         Evoluzione dei ghiacciai lombardi
rilievi DGPS) si è resa necessaria per ottimizzare                                                                                                                                 per classe dimensionale
le informazioni morfometriche relative al 1999;

                                                                                                                                                                                                                  7
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
Utilizzando sempre le tre serie di dati riguardanti    pari a -29%) alla contrazione, infatti, è stato fornito
lo stesso campione di ghiacciai si osserva che la      dai ghiacciai che nel catasto 1992 erano stati
superficie complessiva che assommava a 117,4           classificati nella classe dimensionale sopra indicata
km2 nel 1991 si è ridotta a 104,7 km2 nel 1999         e che rappresentavano nel 2003 circa l’11% della
e a 92,4 km2 nel 2003. La contrazione areale per       superficie glacializzata totale.
l’intero periodo è stata quindi di 25 km2 (-21%),      Se si considerano poi tutti i ghiacciai di superficie
ma è avvenuta con ritmi diversi; infatti fra il 1991   inferiore ad 1 km2 (ovvero i 233 ghiacciai che nel
e il 1999 si è registrata una riduzione di 12,7 km2    1991 afferivano alle prime tre classi dimensionali), si
(1,6 km2 per anno), mentre dal 1999 al 2003 il         osserva che questi, pur ricoprendo nel 1991 meno
glacialismo lombardo si è ridotto di altri 12,3 km2,   del 30% della superficie glacializzata lombarda,
quasi raddoppiando il tasso di regresso annuale (3,1   nel periodo 1991-2003 hanno contribuito ad oltre
km2 per anno).                                         il 50% delle perdite areali regionali. I ghiacciai
Le variazioni areali, pur interessando i ghiacciai     di dimensioni maggiori, invece, ovvero gli
di tutte le dimensioni, sono state particolarmente     apparati di area superiore ai 5 km2, che nel 1991
evidenti e intense per i ghiacciai di minori           rappresentavano oltre il 50% della superficie glaciale
dimensioni, in particolare per quelli appartenenti     regionale, hanno contribuito alla riduzione glaciale
alla classe 0,1-0,5 km2 .(Fig. 6) Su una perdita       lombarda per meno del 20%.
totale di 25 km2 il maggior contributo (-7.2 km2

                                                                                              Evoluzione
                                                                                         dell’estensione dei
                                                                                         ghiacciai per classe
                                                                                            dimensionale

                                                                                                                 9
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
Si confrontino a questo proposito le variazioni areali    aumenti areali delle classi inferiori conseguenti        TABELLA 3 - Variazioni areali medie annue (valori in km2/anno) negli intervalli di tempo considerato
presentate nella Tab. 1, che sono state calcolate         all’aumento numerico degli apparati glaciali a queste    (1991-1999, 1999-2003, 1992-2003).
confrontando le aree dei ghiacciai di ciascuna classe     afferenti). In questo modo le variazioni di superficie
dimensionale con quella degli stessi ghiacciai in         calcolate non sono affette dalle conseguenze dello       Classe                                                    INTERVALLO TEMPORALE
periodi successivi (ovvero, allo scopo di calcolare le    slittamento dei ghiacciai dalle classi maggiori a        dimensionale
variazioni di superficie si sono tenute fisse le classi   quelle inferiori.
                                                                                                                   (km2)                         1991-1999                       1999-2003                     1991-2003
dimensionali del 1991 per evitare errori quali falsi
                                                                                                                   10                           - 0.2                           - 0.4                         - 0.2
               1991          1999           2003           1991-         1999-          1991-          1999-       totale                        - 1.6                           - 3.1                         - 2.3
                                                           2003          2003           2003           2003
10            31.0          29.7           28.3           - 2.7         - 1.4          - 10.8         - 11.5      degradazione in atto. Si è quindi proceduto ad una          letto glaciale.
totale         117.4         104.7          92.4           - 25.0        - 12.3         - 100.0        - 100.0     valutazione di spessori e volumi nei tre intervalli         Ottenuto lo spessore medio glaciale questo può
                                                                                                                   di tempo, parametri questi molto meno semplici da           venire esteso all’area dell’apparato misurata nei
                                                                                                                   valutare rispetto a quelli areali. Per il calcolo degli     diversi periodi permettendo di stimare i volumi e le
                                                                                                                   spessori e dei relativi volumi si può procedere con         loro variazioni.
                                                                                                                   metodi di prospezione indiretta come quella                 Il confronto fra i dati di spessore medio stimati
A titolo di esempio nella Tab. 2 si riportano le variazioni areali di alcuni dei maggiori ghiacciai lombardi       geofisica (sondaggi sismici, elettrici, o radar che si      attraverso il metodo analitico e quelli ricavati dai
partendo dai dati del World Glacier Inventory del 1981.                                                            basano sulla diversa velocità di propagazione nel           metodi di terreno indiretti (elettrici, sismici e radar)
                                                                                                                   ghiaccio e nella roccia rispettivamente di vibrazioni       ha evidenziato un buon accordo ed ha quindi
TABELLA 2: aree dei maggiori ghiacciai lombardi negli ultimi 20 anni. I valori areali sono espressi in km2.        o impulsi sonori, elettrici, elettromagnetici) su           suggerito di estendere l’applicazione del metodo
                                                                                                                   apparati campione, tecniche che sono state utilizzate       analitico all’intero campione lombardo, almeno per
Ghiacciaio             Area (km2)             Area (km2)            Area (km2)              Area (km2)             su alcuni ghiacciai come quelli dei Forni (sulla lingua     quanto riguarda i ghiacciai di area superiore a 0,1
                       1981                   1991                  1999                    2003                   di confluenza è stato trovato uno spessore massimo,         km2.
                                                                                                                   appena a valle della seraccata centrale, di circa 90        La variazione media di spessore dei ghiacciai
Adamello               18,8                   18,1                  17,4                    16,7
                                                                                                                   m), dell’Adamello, della Sforzellina (spessore medio        lombardi nel periodo 1991-2003 (calcolata
Forni                  13,2                   12,9                  12.7                    12,0
                                                                                                                   30 m), del Dosdè Orientale (spessore medio 40 m,            rispetto alla superficie reale ricoperta nel 1991
Scerscen Sup.          5,3                    5,5                   5.4                     5,0                    spessore massimo poco più di 60 m).                         dai 116 ghiacciai considerati, pari a 112.1 km2) è
Fellaria W             5,1                    5,0                   4.8                     4,7                    La prospezione geofisica non può, per motivi                risultata di circa - 6.84 m pari ad un valore medio
Fellaria Est           5,0                    5,2                   5.0                     4,9                    logistici ed economici, venire applicata a scala            annuo di -0.57 m. Nel periodo 1991-1999 la
Dosegù                 3,4                    2,7                   2.3                     2,2                    regionale, ma può venire utilmente impiegata per            variazione di spessore glaciale medio è stata di
                                                                                                                   calibrare le valutazioni di spessore e volume glaciale      -3,4 m (pari a - 0.43 m/anno), mentre tra il 1999
                                                                                                                   ottenute attraverso l’applicazione di metodi analitici      ed il 2003 lo spessore di ghiaccio perso in media
Attraverso le analisi delle ortofoto si sono valutate     di crisi glaciale.                                       che si basano sulle relazioni non lineari esistenti         dai ghiacciai lombardi (riferito alla copertura areale
anche le variazioni di estensione altitudinale            Come si è già sottolineato, la fase di degradazione      tra alcuni parametri morfometrici glaciali (come            1999 dei ghiacciai con area maggiore di 0.1 km2,
dei ghiacciai lombardi attraverso il confronto            del glacialismo lombardo si sta acuendo, come è          il dislivello altimetrico, ovvero la differenza tra la      pari a 100.6 km2), è risultato di circa -3,9 m pari ad
delle quote minime (frontali) e massime (limite           evidenziato anche dalla Tab. 3, dove sono indicate       quota minima e la quota massima di un apparato)             un valore medio di - 0.98 m/ anno. Questi dati, che
superiore del bacino glaciale) dei 249 ghiacciai          le variazioni areali medie annue per tutte la classi     e la componente parallela al pendio dello sforzo            confermano un’accelerazione della contrazione
considerati. E’ risultato che la media delle quote        dimensionali. Come si può constatare, i ghiacciai di     conseguente alla massa glaciale stessa, ovvero              dei ghiacciai lombardi, risultano molto simili ai
minime è aumentata da 2690 m nel 1991 a 2745              tutte le classi dimensionali mostrano un incremento      lo sforzo di taglio basale (indicato in fisica con la       valori medi annui di variazione dello spessore dei
m nel 2003, mentre la media delle quote massime           della riduzione areale media annua dal primo             lettera greca τ). Più precisamente gli spessori medi        ghiacciai alpini (italiani e non) raccolti nei data base
è diminuita dai 3043 m nel 1991 ai 2985 m del             periodo al secondo. L’unica eccezione sembra quella      glaciali possono venire stimati sulla base degli sforzi     internazionali a cura del World Glacier Monitoring
2003. Si è quindi messa in evidenza, ad ulteriore         della classe minore che mostra riduzioni uguali, ma      di taglio basale (τ) calcolati in modo non lineare          Service di Zurigo (IAHS (ICSI) - UNEP – UNESCO,
dimostrazione dell’intensa fase di regresso dei           in realtà se non si arrotonda ad un solo decimale si     a partire dai dislivelli altimetrici degli apparati         1988-2005).
ghiacciai lombardi, non solo l’innalzamento delle         passa da una media annua di -0,15 km2 a -0,23            seguendo il metodo proposto da alcuni ricercatori           Per quanto riguarda i volumi, utilizzando i dati
quote frontali, che è il primo sintomo di una rottura     km2.                                                     svizzeri (Haeberli & Holzle, 1995). Conoscendo τ è          di spessore e di superficie, si è arrivati alla
dell’equilibrio del sistema glaciale con l’evoluzione                                                              quindi possibile stimare lo spessore medio glaciale,        quantificazione di un volume totale di ghiaccio per
climatica, ma anche l’abbassamento dei settori                                                                     τ infatti per un ghiacciaio medio è così definita:          l’intero campione considerato di 5.15 km3 nel 1991
superiori, fenomeno che indica una fase avanzata                                                                                                                               (corrispondenti ad una riserva idrica di 4.72 km3),
                                                                                                                   τ = ρ g h sen α                                             di 4.72 km3 nel 1999 (riserva idrica di 4.33 km3)

                                                                                                                                                                                                                                          11
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
e di 4.26 km3 nel 2003 (riserva idrica di 3.91 km3).      presenti sul territorio lombardo per la produzione        lombarda glacializzata.                                    Se si riduce il periodo di analisi all’intervello 1992-
Per avere un termine di paragone si può ricordare         di energia idroelettrica (ricordiamo a titolo di          I dati delle stazioni di Bormio e dei Forni (temperatura   1998 la temperatura media annua a Diga Avio
che l’afflusso meteorico medio annuo sulla Regione        esempio che il bacino di S. Giacomo in alta Valtellina    dell’aria e precipitazioni liquide o equivalenti)          risulta di 4.3°C, suggerendo un incremento di 0.1 °C
viene valutato in circa 27 km3 (dati ARPA Lombardia).     raggiunge un volume di 64 milioni di m3 d’acqua,          sono rilevati a cadenza oraria e registrati nel            rispetto al quarantennio di riferimento; se invece si
Tra il 1991 ed il 1999 il glacialismo lombardo ha         mentre quello di Cancano, uno delle più grandi            database generale di ARPA Lombardia; i dati di             prende in esame il periodo 1999-2003, i dati medi di
dunque subito una riduzione volumetrica di circa          della Lombardia, racchiude oltre 120 milioni di m3        Avio Diga (temperatura dell’aria, precipitazioni           Avio (+5.0 °C) permettono di quantificare l’aumento
0.379 km3 di ghiaccio, nel periodo successivo (1999       di acqua). La perdita media volumetrica è stata           liquide, spessore della neve al suolo) sono rilevati       di temperatura in circa 0.8°C. Quest’ultimo elevato
-2003) la quantità di ghiaccio persa è aumentata          stimata pari a circa - 0.05 km3/anno di ghiaccio          giornalmente e registrati a cura di Enel che gestisce      valore è in accordo con quanto ritrovato da altri
ed ha raggiunto 0.388 km3, portando la perdita            nel periodo 1991-1999, è aumentata raggiungendo           i vicini impianti idroelettrici.                           autori analizzando le variazioni termiche alpine
complessiva sull’intero periodo a 0.766 km3 di            i - 0.10 km3/anno nell’intervallo 1999-2003 ed            Per quanto riguarda le temperature medie                   degli ultimi anni che risultano molto amplificate
ghiaccio, pari ad un volume di acqua di circa 0.697       in media è risultata pari a - 0.07 km3/anno tra il        annue, se per Bormio si prende in considerazione           rispetto alle aree collinari o di pianura.
km3. Un simile valore è confrontabile con il volume       1991 ed il 2003.                                          l’intervallo temporale 1966-2006 si ottiene un             Prendendo in esame la stazione Forni nel periodo
di acqua contenuto in circa 7 grandi invasi artificiali                                                             valore sull’intero periodo di +7.5 °C. Limitando           1988-2005, i risultati sono lievemente diversi; non
                                                                                                                    l’elaborazione al periodo 1992-2003, la temperatura        emerge, infatti, un chiaro segnale dai dati annui
                                                                                                                    media è pari a +8°C, evidenziando pertanto un              che sembrano abbastanza stabili e senza alcuna
                                                                                                                    aumento di circa 0.5°C rispetto alla temperatura           tendenza evidente; sono invece i dati medi estivi

Il monitoraggio dei ghiacciai con tecniche ditelerilevamento
                                                                                                                    media del quarantennio. Ad Avio Diga il valore             (Giugno-Agosto) a fornire le informazioni più
                                                                                                                    termico medio nel periodo 1966-2006 risulta pari           interessanti, evidenziando un incremento di 0.2°C
                                                                                                                    a +4.2 °C; se si considera l’intervallo 1992-2003, la      nel periodo 1992-2003 rispetto al 1988-2005 ed
Il Settore Sistemi Informativi Ambientali di ARPA         ghiacciai regionali. I principali ghiacciai analizzati    media annua risulta di +4.6°C, portando a valutare         un aumento di 0.6°C nell’intervallo 1999-2003.
Lombardia ha sviluppato metodologie operative             sono situati in alta Valtellina (in particolare il        l’incremento medio in circa 0.4°C.
di monitoraggio dei ghiacciai con l’utilizzo di           ghiacciaio dei Forni, il comprensorio del M. Confinale
immagini satellitari stereoscopiche IKONOS.               e del M. Sobretta), sul gruppo del Bernina (es., i
Le principali applicazioni di questo tipo di attività     ghiacciai Scerscen Sup. e Inf., Fellaria Est e Ovest) e
sono la valutazione degli impatti a scala locale          sul gruppo dell’Adamello (es. i ghiacciai Adamello-
del cambiamento climatico sui ghiacciai lombardi,         Mandrone, Venerocolo, Pisgana Est e Ovest).
e la stima del contributo della fusione glaciale          Dai casi in cui le analisi sono state ripetute su più
al ciclo idrologico, con un approccio parallelo e         annualità, emerge che i trend stimati di perdita di
complementare rispetto alle tradizionali metodologie      spessore e di conseguenza di volume mostrano una
di analisi glaciologica di campo.                         decisa accelerazione negli anni recenti.
Le immagini satellitari IKONOS hanno permesso,
grazie all’elevata risoluzione geometrica, un’accurata    La metodologia sviluppata è complementare e
valutazione delle variazioni planimetriche dei corpi      integrata con le tecniche tradizionali di campo
glaciali investigati. Inoltre, sfruttando le riprese      (misure frontali, bilanci di massa, bilanci energetici)
stereoscopiche, e quindi la possibilità di ricostruire    ed i due approcci potranno coesistere in un’ottica
i modelli digitali del terreno, è possibile valutare      di monitoraggio integrato e “multi-scala” dei corpi
le variazioni di spessore e stimare le variazioni         glaciali.
volumetriche, sia tramite confronto con cartografia
storica che con riprese satellitari ripetute.             Per una trattazione più esaustiva dei risultati su
Le aree investigate, con riprese estive effettuate nel    tutti i comprensori glaciali investigati, si rimanda
2003, 2004, 2006 e 2007, sono state i principali          all’articolo disponibile nel CD allegato.
comprensori glaciali glaciali lombardi, raggiungendo
la copertura di circa il 70% dell’estensione dei

Ghiacciai e clima
Se, come sottolineato più sopra, i ghiacciai              sono elaborati i dati rilevati presso alcune stazioni
sopravvivono finché persiste il delicato equilibrio       meteorologiche lombarde, calcolando le anomalie o
fra fusione nivo glaciale ed accumulo nevoso,             scarti rispetto ad un periodo di riferimento. Si tratta                                                                                          Anomalie termiche annue
i dati delle stazioni meteorologiche dovrebbero           delle stazioni di Bormio (1225 m) e dei Forni (2180                                                                                                (in °C) calcolate per le
evidenziare una recente variazione dei fenomeni           m), in alta Valtellina (Gruppo dell’Ortles-Cevedale),                                                                                            stazioni di Bormio (1225
                                                                                                                                                                                                            m) e di Diga Avio (1860
meteoclimatici che modulano distribuzione ed entità       e di quella di Diga Avio (1860 m), nel Gruppo
                                                                                                                                                                                                           m) rispetto alla media del
di questi due parametri. Considerando, seppur             dell’Adamello, che per distribuzione e altimetria                                                                                                 periodo 1966-2006. Le
in modo semplicistico, come forzanti climatiche           possono venire considerate ben rappresentative                                                                                                    due rette rappresentano
principali le temperature e le precipitazioni, si         delle condizioni meteoclimatiche dell’alta montagna                                                                                              le interpolanti lineari alle
                                                                                                                                                                                                                 due serie di dati

                                                                                                                                                                                                                                          13
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
Le rette interpolanti le anomalie termiche calcolate          precipitazioni solide che costituiscono la principale       nell’area alpina si verificano quindi precipitazioni di       nel periodo 1966-2006 con i valori dell’indice NAO
per Bormio e per Diga Avio rispetto al valore medio           fonte di alimentazione dei ghiacciai alpini. I dati della   minore intensità rispetto alla media con temperature          calcolati sempre nell’intervallo 1966-2006 per i mesi
del periodo 1966-2006 indicano una comune                     stazione di Bormio e dei Forni si riferiscono ai valori     invernali superiori ai valori medi stagionali.                dell’anno invernali-primaverili (Gennaio-Marzo); si
tendenza all’aumento che avviene a partire dagli              in acqua equivalenti e permettono di quantificare un        L’influenza sull’accumulo nevoso della variabilità            osserva infatti che a valori positivi dell’indice NAO
anni ’80 del secolo scorso, nonostante le differenze          decremento medio dal 1988 ad oggi di circa il               della NAO può essere apprezzata se si confrontano             corrispondono anomalie negative dello spessore
puntuali che riflettono le diverse condizioni stazionali      10%.                                                        le anomalie dei dati di spessore nivale di Avio Diga          nivale e viceversa.
(quota, esposizione, localizzazione geografica,               I dati raccolti alla stazione Diga Avio sono invece
ecc.). Questo periodo caldo, sincrono con quanto è            riferiti agli spessori nivali misurati quotidianamente
avvenuto anche a scala emisferica e globale, presenta         dal 1966 al 2006. L’analisi delle anomalie annue
maggior intensità a Diga Avio dove l’aumento supera           (calcolate rispetto alla media 1966-2006) dello
gli 0.8°C nel periodo 1999-2003, valore pari a circa          spessore nivale riportato in equivalenti in acqua
tre volte l’intensità delle variazioni termiche globali.      (m water equivalent o w.e.) evidenzia un netto
Risultati simili sono riportati da diversi autori che         decremento (circa 11.4%) nel periodo 1999-2003
hanno analizzato dati termici rilevati presso stazioni        rispetto alle media 1966-2006. Se si considera
alpine e/o montane (Beniston, 2006).                          l’intervallo temporale 1999-2006, il decremento è
Per quanto concerne le precipitazioni, i dati                 più intenso e pari a 16%.
più importanti sono sicuramente quelli delle

                                                                                                                               Anomalie annue (in m w.e.) dello spessore nevoso calcolate per la stazione di Diga Avio (1860 m) rispetto alla
                                                                                                                                         media del periodo 1966-2006 a confronto con l’indice NAO dei mesi di Gennaio-Marzo

                                                                                                                          Un paesaggio che cambia
                                                                                                                          Il confronto dei dati geometrici dei ghiacciai lombardi       Per quanto riguarda spessori e volumi, la variazione
                                                                                                                          fra il 1991 e il 2003 indica in sintesi una notevole          media di spessore stimata per il periodo 1991-
     Anomalie annue (in m w.e.) dello spessore nevoso calcolate per la stazione di Diga Avio (1860 m) rispetto alla       riduzione areale di circa 25 km2 (da 117.4 km2 nel            2003 è risultata di -6.84 m (-0,57 m/anno), anche
                      media del periodo 1966-2006. La retta rappresenta l’ interpolante lineare                           1992 a 92.4 km2 nel 2003, -21%). E’ un fenomeno               in questo caso con un’accelerazione; fra il 1991 e il
                                                                                                                          che mostra tuttavia un’accelerazione negli anni più           1999 la riduzione di spessore glaciale media annua
Questa riduzione potrebbe essere attribuita                   del XX secolo si sono spesso registrati valori              recenti; tra il 1991 ed il 1999 sono infatti andati           è stata infatti di -0.43 m, salita fra il 1999 ed il
alle variazioni dell’intensità della circolazione             positivi dell’indice barico tra Islanda ed Azzorre,         persi 1.6 km2/anno, mentre negli ultimi 4 anni il             2003 a 0.98 m/ anno. Lo stesso si può dire per le
atmosferica generale sull’area Nord Atlantica,                indice che è appunto indicato come Oscillazione             glacialismo lombardo si è ridotto di 3,1 km2/ anno            perdite volumetriche totali, risultanti di 0.766 km3
in    particolare   alla   variabilità  interannuale          Nord Atlantica o NAO. Negli anni nei quali si registra      (i valori sono calcolati tralasciando i ghiacciai minori      di ghiaccio, pari ad un volume di acqua di circa
dell’Oscillazione Nord Atlantica (NAO, North Atlantic         un valore dell’indice NAO elevato, cioè un sensibile        di 10 ettari).                                                0.697 km3 (-0.05 km3/anno tra il 1991 ed il 1999 e
Oscillation), che secondo alcuni studiosi potrebbe            scarto barico fra l’anticlone delle Azzorre e il ciclone    Il maggior contributo (-7.2 km2, pari a -29%) alla            -0.10 km3/anno fra il 1999 e il 2003).
giustificare la maggior parte delle oscillazioni              dell’Islanda, le perturbazioni invernali provenienti        contrazione è stato fornito dai ghiacciai che nel 1991        A fronte di questa intensa riduzione segnata
climatiche dell’America Settentrionale e dell’Europa          dall’Atlantico cariche di umidità tendono solamente         erano stati classificati nella classe dimensionale 0.1-       da un’accelerazione negli anni più recenti, si
Centrale ed Occidentale. Durante l’ultimo decennio            a sfiorare le Alpi e a dirigersi più a nord-est;            0.5 km2.                                                      sono misurati incrementi della temperatura media

                                                                                                                                                                                                                                                15
I Ghiacciai della Lombardia Una risorsa da conoscere - Regione Lombardia
annua fra il 1991 e il 2003 compresi fra 0.4°C e           -emersione di “finestre rocciose” in rapido               -estinzione o pre-estinzione di numerosi                        quindi improbabile che l’attuale tendenza possa
0.5 °C, che fra il 1999 e il 2003 salgono a 0.8°C;         ampliamento che interrompono la continuità delle          ghiacciai di piccole dimensioni (ad esempio il                  concludersi o invertirsi in un prossimo futuro.
contemporaneamente si registra un decremento               colate glaciali e ne predispongono la frammentazione      Sasso Torto nel settore Dosdè-Piazzi, il Gemelli, il
medio delle precipitazioni di circa il 10% con un          in più apparati distinti (ad esempio sul Porola e sullo   Pizzo del Ferro Ovest e il Passo di Bondo Inferiore
decremento dello spessore nivale (circa -11.4%)            Scais nelle Orobie, sul Pisgana Ovest, sull’Avio Est e    nel settore Codera-Masino, il Pizzo Zembrasca nel
nel periodo 1999-2003 rispetto alle media 1966-            sul Pian di Neve in Adamello, sui Forni, sullo Scalino,   Livignasco, il Monte Torena nelle Orobie, il Cima del
2006.                                                      sullo Scerscen Inferiore, sul Pizzo Ferrè, sul Sissone,   Duca sul Monte Disgrazia).
I dati sopra presentati, nella loro freddezza              sul Caspoggio);                                           E’ uno scenario che richiama un “collasso” della
statistica, non danno tuttavia un’idea se non molto        - frammentazione di interi corpi glaciali, che talora     criosfera piuttosto che una risposta dinamica ai
indiretta delle rapide e intense trasformazioni del        generano lingue separate (ad esempio il Fellaria Est      cambiamenti climatici, una situazione che rende
paesaggio glaciale dell’alta montagna lombarda,            sul Bernina e il Sivigia Nord-Est nel settore Codera-
dove negli anni più recenti a partire dal 2003 ogni        Masino);
estate ha visto la perdita per fusione di spessori
medi di ghiaccio superiori ai 2 m. Nel 2006, ad
esempio, i bilanci di massa hanno fatto registrare
una riduzione di spessore medio di circa 2 m di                                                                              Effetti della deglaciazione sul settore destro idrografico della lingua del Ghiacciaio dei Forni (alta Valtellina,
equivalente in acqua, corrispondente ad un volume                                                                          Lombardia): si osservano il crollo di un settore del ghiacciaio a seguito dell’azione erosiva termica e meccanica
complessivo di poco meno di 200 milioni di m3 (è il                                                                        operata dal torrente subglaciale, l’emersione di finestre rocciose, fenomeni di flussi detritici presso la morena
caso di ricordare che l’afflusso totale estivo 2006 da                                                                       laterale che ne rivelano il nucleo centrale in ghiaccio di ghiacciaio anch’esso sottoposto ad intensa fusione.
giugno a settembre nel bacino dell’Adda prelacuale
è stato, secondo i dati di ARPA-Lombardia, di circa
920 milioni di m3).
Il quadro di intensa deglaciazione assume i suoi
connotati più “drammatici” quando si percorrono
le zone più elevate delle montagne lombarde e si
assiste ad una serie di rapidissime trasformazioni
morfologiche. Dove fino a pochi anni fa si
estendevano le fronti e le lingue dei ghiacciai,
oggi si trovano ammassi di detriti grossolani e fini
rimaneggiati in modo “selvaggio” dalle acque di
fusione. Le superfici glaciali che ancora negli anni
’80 apparivano anche a fine stagione in gran parte
ricoperte di neve residua e quindi con un limite
delle nevi piuttosto basso, oggi si presentano quasi
totalmente prive di alimentazione, con un limite
delle nevi molto elevato o addirittura inesistente,
come è avvenuto per tutti i ghiacciai lombardi
durante l’estate 2003, con la superficie solcata da
torrenti superficiali.

Fra le principali variazioni morfologiche si
osservano:
-aumenti della copertura detritica superficiale,
anche a causa di grandi frane (questo fenomeno
riguarda praticamente tutti i ghiacciai lombardi, ad
esempio il Porola e il Marovin nelle Orobie, il Gavia,
la Sforzellina e lo Zebrù nel Cevedale, il Bompià in
Adamello, il Campo Nord nel Livignasco, i Cassandra
Ovest e Centrale nel gruppo del Monte Disgrazia, il
Venerocolo, sempre in Adamello, che è il maggiore
ghiacciaio lombardo tipo debris covered, con la
lingua cioè completamente ricoperta di detrito);
-formazione presso le fronti di laghi di contatto
glaciale, spesso effimeri (solo per citarne alcuni fra i
numerosissimi, al Ghiacciaio dei Forni nel gruppo del
Cevedale, al Pisgana Ovest sull’Adamello, al Fellaria
Ovest e al Fellaria Est sul Bernina, al Ponciagna nel
settore Spluga-Lei);

                                                                                                                                                                                                                                                  17
E’ interessante a questo punto riportare quanto
                                                      scritto recentemente dai colleghi svizzeri coordinati
                                                      da Wilfried Haeberli, noto scienziato esperto nello
                                                      studio dei ghiacciai alpini: “Dopo un modesto e
                                                      temporaneo incremento a partire dagli anni ’60, dopo
                                                      l’inizio degli anni ’80 i bilanci di massa glaciale sono
                                                      diventati fortemente negativi. Molte lingue glaciali
                                                      hanno cominciato a rispondere a questo segnale, ma
                                                      sono ancora ben lontane dall’aver raggiunto una fase
                                                      di equilibrio. Oggi le lingue dei ghiacciai di medie
                                                      dimensioni riflettono ancora le condizioni climatiche
                                                      della fine del secolo scorso. Nello stesso tempo la
                                                      perdita media di volume dei ghiacciai alpini è cresciuta
                                                      del 2-3% ogni anno. Per un completo adeguamento
                                                      alle condizioni climatiche degli anni successivi al
                                                      2000, molte lingue e fronti glaciali dovrebbero
                                                      arretrare ulteriormente per un chilometro o più ed
                                                      è chiaro che se si ripetesse la situazione dell’estate
                                                      2003, molti ghiacciai sparirebbero completamente.
                                                      La riduzione di spessore è divenuta così veloce
                                                      che la maggior parte dei ghiacciai ha cominciato a
                                                      modificare la propria evoluzione, passando da un
                                                      “regresso attivo” per rimettersi gradualmente in
                                                      equilibrio con le condizioni climatiche ad un vero e
                                                      proprio “collasso”.
                                                      Sono parole che sembrano riecheggiare quanto scritto
                                                      da Antonio Stoppani nel Bel Paese, edizione 1876:
                                                      “Il regresso continua; continuano inesorabilmente
                                                      l’impicciolimento e la scomparsa totale o parziale
                                                      delle nevi persistenti, delle vedrette e dei ghiacciai.
                                                      All’occhio di chi li ha visti appunto circa 40 anni fa,
                                                      quando i ghiacciai erano nella massima piena, è uno
                                                      spettacolo di desolazione: è lo spettacolo che può
                                                      presentare un campo dopo la grandine, una città
                                                      dopo un terremoto, o per trovare una similitudine
                                                      più a proposito, un corpo, già florido e ben nutrito,
                                                      poi ridotto pelle e ossa dalla tisi.”
                                                      Ma Stoppani dipingeva un paesaggio che riguardava
                                                      la prima grande fase di regresso seguita alla Piccola
                                                      Età Glaciale, quando i ghiacciai lombardi nei primi
                                                      decenni del XIX secolo avevano raggiunto la loro
                                                      massima espansione storica. Espansione che nel
                                                      1825 faceva scrivere alla guida di Chamonix Joseph-
                                                      Marie Couttet: “Quest’anno fortunatamente i ghiacciai
  Ghiacciaio Fellaria Est (Gruppo Bernina). la foto
                                                      non hanno raggiunto i nostri pascoli. Temevamo che
testimonia la frammentazione della lingua glaciale
                avvenuta nell’estate                  avrebbero distrutto le nostre case come accadde 100
                                                      anni fa… I ghiacciai avanzano e si ritirano senza che
                                                      si riesca a capire il perché. Forse fra 200 anni questi
                                                      ghiacciai saranno completamente spariti dalle nostre
                                                      montagne: chissà!”.
                                                      Oggi veniamo da un secolo e mezzo di regresso e le
                                                      condizioni dei nostri ghiacciai sono ben più misere
                                                      rispetto a quanto descritto da Stoppani. Che Joseph-
                                                      Marie Couttet sia stato un buon profeta sta ormai
                                                      divenendo ben più che un’ipotesi…

                                                                                                                 19
I sentieri glaciologici
                                          della Lombardia

I sentieri glaciologici della Lombardia   I “sentieri glaciologici” sono nati verso la fine degli anni ’90
                                          del XX secolo in Lombardia e costituiscono una variante
                                          tipologica dei più noti e diffusi “sentieri naturalistici” che
                                          guidano all’osservazione diretta e alla conoscenza di
                                          vari aspetti del mondo naturale abiologico e biologico.
                                                                                                             morene più antiche di 12.000 anni fa fino alle morfologie
                                                                                                             effimere che si formano sulla superficie del ghiacciaio.
                                                                                                             Recentemente sono state segnalate varianti (“Sentiero
                                                                                                             Glaciologico Basso”) che evitano l’attraversamento del
                                                                                                             ghiacciaio.
                                                                                                                                                                             e in ogni caso suggeriscono una riflessione sul delicato
                                                                                                                                                                             equilibrio sul quale si basa l’ambiente naturale e sulla
                                                                                                                                                                             facilità con cui questo equilibrio può essere modificato
                                                                                                                                                                             anche ad opera delle attività umane.

                                          Pur rientrando in un unico quadro generale di turismo
                                          “culturale”, i sentieri glaciologici, a differenza di quelli       Sempre il Servizio Glaciologico Lombardo ha realizzato
                                          naturalistici, si sviluppano in un ambiente di alta montagna       successivamente il “Sentiero Glaciologico Luigi
                                          con l’obiettivo di fare partecipe l’escursionista delle varie      Marson al Ghiacciaio di Fellaria”. Si localizza sempre
                                          forme del paesaggio glaciale e periglaciale e di favorire una      in Valmalenco nel gruppo del Bernina ed è dedicato a
                                          fruizione turistica di limitato impatto ambientale, anche          Luigi Marson, primo studioso del Ghiacciaio di Fellaria
                                          perché utilizzano in massima parte sentieri o tracce di            e di numerosi altri ghiacciai delle Alpi Lombarde.
                                          sentiero preesistenti.                                             L’itinerario, partendo dal rifugio Bignami, è diviso in due
                                          Il primo sentiero glaciologico è stato realizzato nel 1992         varianti, entrambe adatte a normali escursionisti, ed
                                          in alta Valmalenco ad opera del Servizio Glaciologico              oltre ad interessi strettamente glaciologici suggerisce
                                          Lombardo ed è stato denominato “Sentiero Glaciologico              una lettura del paesaggio anche dal punto di vista
                                          Vittorio Sella al Ghiacciaio del Ventina”. Dedicato a              geomorfologico e botanico. La prima variante porta
                                          Vittorio Sella, il grande fotografo dell’alta montagna che         ad un punto panoramico che consente l’osservazione
                                          più volte ritrasse il Ghiacciaio del Ventina, è un itinerario      generale del Ghiaccio di Fellaria Occidentale e permette
                                          che si dirama dal rifugio Gerli-Porro a monte di Chiareggio        di osservare le tracce dell’intenso regresso a partire
                                          e che porta a conoscere il paesaggio glaciale della Valle          dalla Piccola Età Glaciale e soprattutto dell’accelerazione
                                          Ventina, dove il ghiacciaio omonimo ha lasciato alcune             di questo regresso negli ultimi vent’anni. La seconda
                                          delle più belle tracce delle sue fasi di regresso e di avanzata    variante porta al pianoro antistante la fronte attuale,
                                          osservabili sulle Alpi Lombarde, in particolare le imponenti       passando attraverso le testimonianze morfologiche
                                          morene laterali della Piccola Età Glaciale (circa 1550-            delle varie fasi antiche e recenti del regresso (ma anche
                                          1850). Osservabili sono anche i vari segnali utilizzati dai        della piccola espansione 1970-1985).
                                          glaciologici dall’inizio del ‘900 ad oggi per misurare le
                                          variazioni della lingua glaciale.                                  Un quarto Sentiero Glaciologico è stato realizzato
                                          Adatto al normale escursionista, il sentiero percorre la Valle     sempre in alta Valfurva in Valle Cedech. Partendo dal
                                          Ventina, raggiunge la fronte del ghiacciaio e scende sul lato      rifugio dei Forni si percorre la valle dapprima su un
                                          opposto in poco meno di 2 ore.                                     versante, poi sull’altro, avendo come base di appoggio il
                                                                                                             rifugio Pizzini. Adatto a normali escursionisti, l’itinerario
                                          Nel 1995 ad opera del Comitato Glaciologico Italiano è             porta a contatto con le varie tappe dell’evoluzione della
                                          stato realizzato in alta Valfurva il Sentiero Glaciologico         valle dalle ultime pulsazioni dell’ultima era glaciale agli
                                          del Centenario al Ghiacciaio dei Forni. La denominazione           attuali fenomeni di intenso regresso.
                                          deriva dal fatto che in quell’anno si celebrava un secolo          Un elemento comune di altissimo interesse scientifico
                                          di osservazioni glaciologiche in Italia, iniziate nel 1895         e didattico dei sentieri glaciologici è la possibilità di
                                          proprio sul Ghiacciaio dei Forni. Fra gli itinerari lombardi       osservare le rapide trasformazioni in atto del paesaggio
                                          è sicuramente il più spettacolare e il più impegnativo             glaciale, ad esempio la formazione di piccoli laghi
                                          e deve essere affrontato nella sua versione integrale da           davanti ai ghiacciai con iceberg galleggianti, l’apertura
                                          escursionisti esperti, equipaggiati con attrezzatura da            di “finestre rocciose” sulle loro superfici, la creazione
                                          ghiacciaio ed eventualmente accompagnati da una guida              di caverne di ghiaccio, lo smantellamento di cordoni
                                          alpina. L’itinerario, partendo dal rifugio dei Forni, può          morenici, la caduta di frane sulla loro superficie, la
                                          essere iniziato sul versante destro o su quello sinistro della     fusione di lenti di ghiaccio sepolto dal detrito con la
                                          valle e comporta l’attraversamento del Ghiacciaio dei Forni        formazione di colate di fango e di detrito, la riduzione
                                          a circa 2800 m di quota, che deve essere ovviamente evitato        della loro lunghezza (misurabile in decine di metri
                                          nel caso di tempo instabile o di copertura di neve recente.        all’anno) e l’abbassamento del loro spessore che portano
                                          Punto di appoggio lungo il percorso è il Rifugio Branca.           allo scoperto un nuovo paesaggio di rocce e detriti.
                                          L’itinerario in circa 6 ore permette di osservare un ambiente      Sono fenomeni che talora, come nel caso del Sentiero
                                          glaciale di enorme fascino e interesse paesaggistico, dalle        dei Forni, costringono a modificare l’itinerario originale

                                                                                                                                                                                                                                        21
Suggerimenti biblografici

I libri e gli articoli pubblicati
sui ghiacciai lombardi a partire
dalla fine del XIX secolo sono
naturalmente       numerosissimi.
Nel CD allegato se riporta una
selezione.
I rilievi sui ghiacciai lombardi
sono pubblicati sul Bollettino
del Club Alpino Italiano e sulla
Rivista del Club Alpino Italiano
fino al 1913, poi sul Bollettino del
Comitato Glaciologico Italiano
fino al 1976, successivamente
su Geografia Fisica e Dinamica
Quaternaria e a partire dal 1998
anche su Terra Glacialis, dove
sono pubblicate anche numerose
monografie.
                                       Suggerimenti bibliografici

                                                                                                                                     CD-Rom
                                                                                                CD Rom

                                                                                                Finto testo sul cd Finto testo sul
                                                                                                cd Finto testo sul cd Finto testo
                                                                                                sul cd Finto testo sul cd Finto
                                                                                                testo sul cd Finto testo sul cd
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                                                                                                cd

                                                                                                                                              23
Coordinamento generale:

Regione Lombardia -
Direzione Generale Territorio
ed Urbanistica
Ing. Mario Nova
Dr. Roberto Laffi

Contributi scientifici:

Università degli Studi di Milano
– Dipartimento di Scienze della
Terra – Comitato Glaciologico
Italiano:
Dr. Claudio Smiraglia
Dr.ssa Guglielmina Diolaiuti

Servizio Glaciologico
Lombardo:

Andrea Tamburini

ARPA Lombardia:

Dr. Enrico Zini
Dr. Dario Bellingeri

Coordinamento editoriale:

Regione Lombardia - Direzione
Generale Territorio ed
Urbanistica
Dr.ssa Marina Credali
Dr.ssa Donata Dal Puppo
Dr. Andrea Piccin
Arch. Grazia Aldovini
Dr.ssa Valentina Bacchi

Realizzazione CD:

Gruppo Lombardia Informatica
S.p.A:
Dr. Marco Panebianco
Dr. Stefano Gelmi
Dr.ssa Carmela Marion

Referenze Fotografiche © :

M. Butti: Prima di Copertina
A. Desio: Figura 2 b)
G. Diolaiuti: Figura 8
G. Kappenberger: Figura 9
S. Paoletti: Figura 12
V. Sella: Figura 2 a)
                                   crediti

R. Scotti: Quarta di copertina
C. Smiraglia: Figura 2 c), d)
Puoi anche leggere