Franco Branciaroli ritorna a Como protagonista di uno dei capolavori della letteratura: I Miserabili di Victor Hugo

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Giovedì, 21 febbraio 2019

Comunicato stampa

Franco Branciaroli ritorna a Como
protagonista di uno dei capolavori della letteratura:
I Miserabili di Victor Hugo
Teatro Sociale di Como
martedì 26 e mercoledì 27 febbraio – ore 20.30
I MISERABILI
dal romanzo di Victor Hugo

I Miserabili di Victor Hugo (pubblicato nel 1862, a raccontare eventi avvenuti dal 1815 al 1832, nella Francia
della restaurazione post-napoleonica) nell’adattamento di Luca Doninelli, per la regia di Franco Però, con
Franco Branciaroli nel ruolo di Jean Valjean e con un eccellente cast d’interpreti, è lo spettacolo che andrà in
scena al Teatro Sociale di Como martedì 26 e mercoledì 27 febbraio alle ore 20.30.

L’imponente allestimento prodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, assieme al CTB-Centro Teatrale
Bresciano e al Teatro degli Incamminati, ha debuttato lo scorso ottobre a Trieste per continuare in una lunga
tournée che sta toccando le maggiori città italiane.

In scena, con Franco Branciaroli, un team di ottimi attori (spesso impegnati in più ruoli): Alessandro Albertin,
Silvia Altrui, Filippo Borghi, Romina Colbasso, Emanuele Fortunati, Ester Galazzi, Andrea Germani, Riccardo
Maranzana, Francesco Migliaccio, Jacopo Morra, Maria Grazia Plos, Valentina Violo.
Tutti affrontano questo impegno con grande emozione: portare I Miserabili su un palcoscenico è infatti
un’impresa sicuramente temeraria, quasi titanica, e si trema davanti a “millecinquecento pagine – ha
sottolineato Luca Doninelli, che ha accettato la sfida dell’adattamento – che appartengono non solo alla
storia della letteratura, ma del genere umano, come l’Odissea, la Divina Commedia, il Don Chisciotte o Guerra
e Pace”.

L’idea nasce da Franco Però: “Un’importante induzione verso questa scelta – spiega – viene dal momento che
stiamo vivendo nelle società occidentali, dove si assiste all’inesorabile ampliarsi della forbice fra i “molto
ricchi” e i “molto poveri”, fra chi è inserito nella società e chi invece ne è ai margini. Dopo anni in cui, allo
Stabile, attraverso la drammaturgia, abbiamo indagato il microcosmo della famiglia (Scandalo di Schnitzler,
Play Strindberg di Dürrenmatt), apriamo ora lo sguardo al macrocosmo della società. C’è un’altra
considerazione: il pubblico, a teatro, sembra sempre più attratto da operazioni legate alla narrativa. La
narrativa sulla scena è un mezzo che permette anche di attrarre fasce non abituate a frequentare le platee,
trattando argomenti dal valore universale… Naturale dunque guardare ai grandi romanzi. Poi subentrano le
passioni, le vicinanze culturali che ognuno possiede. Io ho sempre frequentato soprattutto la letteratura
francese (ha diretto più edizioni de Lo Straniero di Camus, tratto da uno dei più grandi romanzi del secondo
Novecento), accanto a quella mitteleuropea: da qui I Miserabili, che – concordo con il recente parere di un
critico francese – è forse il romanzo più famoso che esista in occidente, ma che pochissimi hanno letto per

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intero, tanto è imponente».

È però anche un’opera capace come rare di parlare al nostro tempo: “Non c’è stata una giornata delle prove
– evidenzia il regista – in cui per sistemare una battuta, per cercare una parola non ci si sia imbattuti in
concetti universali, pensieri che toccano il mondo di oggi, la nostra società, il pensiero francese di questi
momenti… Hugo continua a stupirci e impressionarci per queste sue assonanze con l’attualità, per la capacità
di affrontare temi diversissimi, di mettere assieme momenti alti e momenti bassi (questa è un’altra sua
grandezza)”.

La scenografia firmata da Domenico Franchi, scenografo e pittore, ha saputo coniugare una necessaria
astrazione, alla concretezza della materia. È dominata da tre elementi che sembrano una rivisitazione degli
antichi periaktoi, che si muoveranno sempre, offrendo la possibilità di continui mutamenti di scena e di
sfondo. Lo spettatore potrà interpretarli in modo ogni volta diverso, concreto o metaforico, magari
intuendovi anche le pagine di un libro che gli attori ‘sfoglieranno’, attraversando il grande romanzo di Hugo
ed il suo mondo, basso e alto, tragico e mutevole.

I costumi sono stati studiati da Andrea Viotti a partire da illustrazioni francesi d’epoca, base di una
ricostruzione e reinvenzione dalla splendida forza evocativa. Lo spettacolo si avvale inoltre delle suggestive
luci di Cesare Agoni e delle musiche di Antonio Di Pofi, che trascolorano da ispirazioni popolari a momenti
di toccante intimità.
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INFO

Biglietti da 27€ a 13€ + prevendita.
In vendita in biglietteria e online su www.teatrosocialecomo.it
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PROSSIMI APPUNTAMENTI PROSE 1
                                                           venerdì, 12 aprile – ore 20.30 TURNO A
martedì, 26 marzo – ore 20.30 TURNO A                      sabato, 13 aprile – ore 20.30 TURNO B
mercoledì, 27 marzo – ore 20.30 TURNO B                    ALESSANDRO BARICCO legge
MICHELE PLACIDO e ANNA BONAIUTO in                         NOVECENTO
PICCOLI CRIMINI CONIUGALI                                  di Alessandro Baricco, Tommaso Arosio,
di Eric-Emmanuel Schmitt                                   Eleonora De Leo, Nicola Tescari
Adattamento e regia Michele Placido                        Produzione TheCatcher
Produzione Goldenart Production

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LA LOCANDINA

martedì, 26 febbraio – ore 20.30 TURNO A
mercoledì, 27 febbraio – ore 20.30 TURNO B
I MISERABILI
dal romanzo di Victor Hugo

Jean Valjean                   Franco Branciaroli
Vescovo Myriel/Gillesnormand   Alessandro Albertin
Cosette bambina/Gavroche       Silvia Altrui
Marius                         Filippo Borghi
Cosette adulta                 Romina Colbasso
Courfeyrac/Montparnasse        Emanuele Fortunati
Fantine/Baptistine             Ester Galazzi
Enjolras/Gueleumer             Andrea Germani
Thenardier                     Riccardo Maranzana
Javert                         Francesco Migliaccio
Combeferre/Babet               Jacopo Morra
Madame Thenardier/Magloire     Maria Grazia Plos
Eponine                        Valentina Violo

Adattamento teatrale Luca Doninelli

Regia Franco Però

Scene Domenico Franchi
Costumi Andrea Viotti
Luci Cesare Agoni
Musiche Antonio Di Pofi

Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro De Gli
Incamminati

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NOTA di Luca Doninelli
«Quella di portare I Miserabili sulle tavole di un teatro di prosa -scrive Luca Doninelli, che cura
l’adattamento del romanzo per lo spettacolo diretto da Franco Però e interpretato da Franco
Branciaroli – è un’impresa sicuramente temeraria, una sfida per chiunque sia disposto a sopportare
un grande insuccesso piuttosto che un successo mediocre. Millecinquecento pagine che
appartengono alla storia non solo della letteratura, ma del genere umano. Come l’Odissea, come la
Commedia, il Don Chisciotte o Guerra e Pace. Le ragioni per cui era impossibile non accettare questa
sfida sono tante. La prima è quello strano miracolo che rende un’opera come I Miserabili capace di

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parlare a ogni epoca come se di quell’epoca fosse il prodotto, l’espressione diretta.
I miserabili sono ciò che sta oltre il terzo e il quarto stato, e rappresentano l’umano nella sua nudità:
spogliato non solo dei suoi beni terreni, ma anche dei suoi valori, da quelli etici fino alla pura e
semplice dignità che ci è data dall’essere uomini. Ma un miserabile – un galeotto, uno che vive nei
sotterranei più impenetrabili della società – non è quasi più un uomo. E il nostro presente è pieno di
uomini così: i poveri, coloro che non hanno niente, che non possono contare sul futuro, che non
hanno scorte da consumare e possono sperare solo nella piccola fortuna che potrà garantire loro un
altro giorno, un’altra ora. In questa terra di nessuno, buoni e cattivi si mescolano, non ci sono valori
che li possano distinguere: solo fatti, casi, eventi. Come quello in cui s’imbatte il forzato Jean Valjean,
la cui vita viene segnata come da un marchio a fuoco dall’incontro con una insperata,
inimmaginabile bontà, da un’impossibile clemenza. Lui non è migliore del viscido Thénardier, e
nemmeno dell’impenetrabile Javert, ma un segno di diversità è stato posto in lui, e con quello dovrà
compiere la sua traversata della vita che gli resta.
Chi, elaborando la drammaturgia di un’opera come questa, desideri usare quasi solo parole di Victor
Hugo non può evitare alcuni problemi capitali:
   - l’indole silenziosa dei personaggi principali;
   - il fatto che ogni personaggio sia protagonista di un suo romanzo, e che questi romanzi non
       appartengono necessariamente allo stesso genere (per es. quello di Jean Valjean è un romanzo
       di iniziazione, quello di Javert è una pura tragedia, senza alcuna iniziazione possibile);
   - il fatto che molte delle scene più geniali risultino refrattarie a qualsiasi rappresentazione
       scenica.
Forse trent’anni fa, quando I Miserabili erano un testo conosciuto, almeno per sommi capi, da tutti,
sarebbe stato sufficiente ridurre l’azione a pochi elementi lasciando sullo sfondo il resto.
Oggi questo non è più possibile, e la storia di Jean Valjean, di Fantine, Cosette, Javert, dei Thénardier,
di Marius, Gavroche, Eponine e di tutti gli altri deve essere raccontata da capo e, possibilmente, per
intero. Del resto, solo la forza della narrazione può abbracciare i diversi registri che attraversano
questa sterminata sinfonia.
Qui sta il rischio principale, che intendiamo affrontare: individuare l’algoritmo, o meglio la
metonimia giusta, scegliere la parte che meglio potrà rappresentare il tutto, in sostanza: costruire
uno spettacolo su un testo che non potrà superare le settanta, ottanta pagine, ma che dovrà
comprendere – e non implicitamente – anche le altre millequattrocento.

Ogni capitolo, ogni parte, ogni quadro, ogni scena dell’immenso romanzo (pensiamo alla
meravigliosa descrizione della battaglia di Waterloo, o alla scena della nave Orion) in realtà
meriterebbe uno spettacolo a sé. Se questo non si può fare, si dovrà in ogni caso costruire uno
spettacolo che, nel proprio ventre, possa contenere in qualche modo anche ciò che non si riuscirà a
raccontare.

Infine, la sfida era inevitabile anche per un’altra ragione, e cioè che, tra le altre cose, questo
capolavoro è anche una metafora del Teatro, e quindi l’attore, rappresentando I Miserabili,
rappresenta anche sé stesso e la propria arte. Come la società descritta a metà del romanzo (parole

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che noi trasferiremo nel prologo iniziale), anche il Teatro è stratificato, e conosce doppi e tripli fondi,
secondo un gioco necessario che per qualcuno è incanto, o magia, e per qualcun altro è Fato.
Pensiamo solo al moto di paura che ci prende quando, all’improvviso, i fondali aprendosi lasciano
intravedere la nuda struttura del teatro, ed è come se il velo del mondo si squarciasse e noi per un
istante vedessimo il fondo della realtà, la sua struttura originaria, il suo meccanismo, divino o
insensato che sia».

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BIOGRAFIA FRANCO BRANCIAROLI

Franco Branciaroli, nato a Milano nel 1947, viene riconosciuto da giovanissimo come uno dei
maggiori talenti del teatro italiano. Si è diplomato alla Civica Scuola del “Piccolo Teatro di Milano” e
proprio al Piccolo ha debuttato nell’estate 1970 in La battaglia di Lobowitz di Peter Hacks, con la
regia di Guy Rétoré. Nello stesso palcoscenico ha fatto la sua prima vera apparizione diretto da
Patrice Céreau in Toller di Tankred Dorst.
Dopo aver incontrato Aldo Trionfo al Teatro Stabile dell’Aquila in Arden of Faversham, dal ‘72 al ‘76
lavora con lui allo Stabile di Torino, interpretando Peer Gynt di Ibsen, Ettore Fieramosca di Massimo
d’Azeglio, Nerone è morto di Miklos Hubay, con Wanda Osiris – il suo lancio come protagonista -,
Gesù di Theodor Dreyer in prima mondiale, Bel Amì e il suo doppio di Luciano Codignola e Faust –
Marlowe – Burlesque, pastiche di Trionfo e Salveti, in coppia con Carmelo Bene, scambiandosi nel
corso della serata i ruoli di Faust e Mefistofele. Con Carmelo Bene è anche Romeo in Romeo e
Giulietta ed è Calaf nella Turandot di Virginio Puecher da Gozzi, con Valentina Cortese. Partecipa
quindi al Laboratorio di Prato diretto da Luca Ronconi, dove incarna Sigismondo ne La Torre di
Hoffmansthal e interpreta nel 1979 L’uccellino azzurro di Maeterlinck.
Lavora con Scaparro (Il revisore di Gogol, Teatro Popolare di Roma) e con Squarzina (Oreste di
Euripide, a Siracusa e Caligola di Camus per la RAI TV). Dirige Pugacev di Esenin. Mette in scena
Synge (Il furfantello dell’Ovest), La vita è sogno di Calderon de la Barca, Peer Gynt e Spettri di Ibsen.
Interpreta come protagonista Confiteor e In exitu di Giovanni Testori guidato dall’autore.
Oltre che in televisione, ha lavorato al cinema con: Michelangelo Antonioni (Il mistero di Oberwald
tratto da L’aquila a due teste di Cocteau), Mikos Jancso (Vizi privati e pubbliche virtù) e Tinto Brass
(La chiave, Miranda, Così fan tutte, L’ uomo che guarda).
Con la regia di Ronconi nel 1990 lavora in Besucher di Botho Strauss e in Féerie – Pantomima per
un’altra volta di Celine. Nella stagione ’90/’91 interpreta il doppio ruolo di Tonino e Zanetto ne I due
gemelli veneziani di Carlo Goldoni per la regia di Gianfranco de Bosio.
Nel frattempo continua il sodalizio con Giovanni Testori del quale interpreta Verbò, Sfaust, SdisOrè.
Nella stagione ’91/’92, diretto da Marco Sciaccaluga è Cirano in Cyrano di Bergerac di Edmond
Rostand, Roberto Zucco in Roberto Zucco di Koltes, Petruccio ne La bisbetica domata di William
Shakespeare, in coppia con Mariangela Melato.
Nel 1993 realizza la regia di tre spettacoli: Re Lear di W. Shakespeare per l’Estate Teatrale Veronese
(interpretando anche il ruolo del protagonista), L’Ispettore generale di Gogol’ a quattro mani con

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Marco Sciaccaluga (interpretando anche la parte del Sindaco), I due gemelli veneziani di Carlo
Goldoni per la Compagnia del Teatro dell’Arca di Forlì.
Continua l’impegno shakespeariano con il Teatro Romano di Verona interpretando Macbeth per la
regia di Giancarlo Sepe, cui farà seguito nel 1995 l’allestimento de La Dodicesima Notte di cui è
anche regista. L’interpretazione dei grandi capolavori shakespeariani prosegue con la messinscena
di ‘Otello’ per la regia di Gabriele Lavia con Umberto Orsini nel ruolo di Jago. Nel 1996 interpreta
‘Medea’ di Euripide per la regia di Luca Ronconi, che, in un allestimento originalissimo in cui
Branciaroli interpreta la parte della stessa Medea, viene presentato per oltre 200 repliche nei
maggiori teatri italiani. Nel 1997 affronta Riccardo III con la regia di Antonio Calenda in scena fino
all’aprile 1999.
Nel giugno ’99 interpreta Cos’è l’amore di cui è anche autore e nel settembre ’99 debutta ne Il
malato immaginario di Molière, regia di Lamberto Puggelli. Nel 2000 affronta La vita è sogno di Luca
Ronconi e con lui partecipa al progetto Greci al Teatro di Siracusa dove è Prometeo nel Prometeo
incatenato. Nella stagione 2000/’01 Branciaroli è Edipo re di Sofocle per la regia di Lamberto
Puggelli. La stagione 2001/’02 lo vede impegnato ne La Moscheta di Angelo Beolco detto il Ruzante
con la regia di Claudio Longhi, da cui si fa dirigere anche nel 2002/’03 nel testo di Albert Camus,
Caligola, nel 2003-2004 nella Peste di Albert Camus, nel 2004 – 2005 in Lo zio (originale rilettura
sulla sorte del mondo uscito dalle orrifiche teorie naziste, scritto ancora da Branciaroli) e nell’estate
2005 in Edipo e la Sfinge di Von Hofmannsthal.
Nel 2006 è Hamm in Finale di partita di Beckett, scene di Margherita Palli, e Giulio Cesare
nell’omonima opera shakespeariana all’Estate teatrale veronese per la regia di Tim Stark. Nella
stagione 2006/2007 2007/2008 è Galileo in Vita di Galileo di Bertolt Brecht per la regia di Antonio
Calenda. Ha partecipato al film I Vicere di Roberto Faenza, con Alessandro Preziosi e Lando Buzzanca,
e Bianco e nero, per la regia di Cristina Comencini. Nell’estate 2008 interpreta Re Claudio in ‘Amleto’
di Shakespeare, insieme a Alessandro Preziosi e Silvio Orlando. Nel 2009-2010-2011 è protagonista
di un’originale one man show da Don Chisciotte di Cervantes in cui dà le voci di Vittorio Gassman e
Carmelo Bene ai due protagonisti, e di Edipo Re di Sofocle, quest’ultimo ancora con la regia di
Antonio Calenda.
La stagione teatrale 2011-2012 lo vede impegnato nei panni di Sir ne Il Servo di Scena di Ronald
Harwood, che terminerà la sua tournée quest’anno.
Una riflessione sul mondo teatrale che continua nella stagione 2012-2013, con l’interpretazione del
frustrato e megalomane Bruscon, ovvero Il Teatrante di Thomas Bernhard. Di entrambe
le pièces cura anche la regia. Nel maggio 2014 debutta con l’anteprima di Enrico IV, suo primo lavoro
pirandelliano. A luglio debutta invece il suo ultimo testo, Dipartita finale, che vede in scena Gianrico
Tedeschi, Ugo Pagliai, Massimo Popolizio e Branciaroli stesso. Entrambi gli spettacoli lo vedono
impegnato nel corso della stagione 2014-2015.
Da luglio 2010 è consulente artistico del Centro Teatrale Bresciano.

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