Fondamenti della matematica - Nona lezione
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Premessa • Uguaglianza: In matematica l'uguaglianza è una cosiddetta nozione primitiva, ovvero una nozione che non viene definita; Dal punto di vista della teoria degli insiemi, due insiemi sono uguali se contengono esattamente gli stessi elementi. Ne segue che due figure geometriche (triangoli, segmenti, poliedri, ecc...) sono uguali se sono esattamente la stessa figura (ovvero se sono lo stesso insieme di punti). • Congruenza: La congruenza è una relazione un po' più debole dell'uguaglianza: due figure geometriche sono congruenti se esiste una isometria che porta una figura nell'altra. Ovviamente se due figure geometriche sono uguali, allora in particolare sono congruenti.
Congruenza Due figure F e F’ sono congruenti se esiste una isometria che trasforma F in F’, cioè = ′ Nella sistemazione assiomatica di Hilbert la congruenza è un concetto primitivo, definito implicitamente dagli assiomi
Assiomi di congruenza 1) Se A, B sono due punti di una retta ed inoltre A' è un punto sulla stessa retta oppure su un'altra retta ′, si può sempre trovare un punto B', da una data parte della retta ′ rispetto ad A', tale che il segmento AB sia congruente al segmento A'B'. In simboli: AB ≡ A'B'. 2) La relazione di congruenza tra segmenti è transitiva, cioè se A′B′ e A′′B′′ sono congruenti ad AB, allora A′B′ ≡ A′′B′′.
3) Siano AB e BC segmenti su una retta r privi di punti interni comuni, e siano A′B′ e B′C′ segmenti su una retta r′ privi di punti interni comuni. Se AB ≡ A′B′ e BC ≡ B′C′, allora AC ≡ A′C′.
4)Sia ABC un angolo e B'C' una semiretta, esistono e sono uniche due semirette B'D e B'E, tali che l'angolo DB'C' è congruente all'angolo ABC et l'angolo EB'C' è congruente all'angolo ABC.
5)La relazione di congruenza tra angoli è transitiva, cioè se A′B′C′ e A′′B′′C′′ sono congruenti ad ABC, allora A′B′C′ ≡ A′′B′′C′′. 6)(Primo dei criteri di congruenza dei triangoli) Se per due triangoli ABC e A′B′C′ si ha che AB ≡ A′B′, AC ≡ A′C′, e l'angolo BAC ≡ all'angolo B′A′C′, allora tutto il triangolo ABC ≡ al triangolo A′B′C′.
Dagli assiomi si evince che la relazione di congruenza tra segmenti e tra angoli gode delle proprietà riflessiva, simmetrica e transitiva. La congruenza divide quindi l’insieme di tutti i segmenti in classi di equivalenza di segmenti congruenti; cosa caratterizza ogni classe? La lunghezza. Analogamente anche gli angoli vengono divise in classi di equivalenza: le ampiezze. L’operazione di confronto ci permette quindi di ‘estrarre’ dal segmento una sua qualità, la lunghezza, dall’angolo l’ampiezza e apre la strada all’operazione di misura.
Esempio 1 • Segmento: è l’ente geometrico • Lunghezza di un segmento: è la classe dei segmenti totalmente sovrapponibili tra loro (e quindi tra loro congruenti) • Misura della lunghezza di un segmento: è il numero che risulta dalla misurazione.
ESEMPIO 2 • Angolo: Ente geometrico • Ampiezza di un angolo: è la classe degli angoli tra loro congruenti • Misura dell’ampiezza di un angolo : è il numero che risulta dalla misurazione.
La misura Misurare: stabilire il rapporto esistente fra una grandezza e un'altra omogenea, presa come unità di misura. Grandezze omogenee: per definire rigorosamente una grandezza, occorre che nell’insieme considerato - ad esempio l’insieme dei segmenti - esista una relazione di ordine totale che permetta di confrontare qualunque coppia di elementi, e inoltre che esista un’operazione di somma (associativa e commutativa) compatibile con la relazione d’ordine. In questo caso si può allora dire che l’insieme è formato da grandezze omogenee, ed è possibile dare un nome alla classe di grandezze considerate: nel caso di segmenti si parlerà di lunghezza.
Misurare una grandezza, dunque, comporta due passaggi che sono due processi di matematizzazione: 1. Si passa da un oggetto a una grandezza ( cioè ad una sua qualità); 2. Si passa dalla grandezza alla sua misura, espressa mediante un numero. Oggetto Grandezza Misura della grandezza Astrazione Misurazione Si considera una Si sceglie una sua qualità unità di misura
«Anche la semplice misurazione di una linea rappresenta una fusione della geometria e dell’aritmetica. Per misurare la lunghezza di un oggetto si applica a questo una certa unità di lunghezza e si calcola quante volte è possibile ripetere questa operazione; il primo passo (applicativo) è di carattere geometrico, il secondo (calcolo) di carattere aritmetico . Chi conta i passi nel camminare sta già unendo queste due operazioni.» Aleksander Aleksandrov
È sempre possibile trovare la misura di una grandezza? Si, se c’è un numero per esprimerla Torniamo a Pitagora!
Il problema degli incommensurabili • Due grandezze omogenee A e B si dicono commensurabili quando ammettono una grandezza sottomultipla comune, cioè quando esiste una terza grandezza C, omogenea con le prime due, che è contenuta un numero intero di volte in ciascuna di esse. Allora se C è contenuta in A m volte e in B n volte = • Due grandezze omogenee si dicono incommensurabili quando non ammettono una grandezza sottomultipla comune; cioè quando non è possibile determinare una terza grandezza, a queste omogenea, che sia contenuta un numero intero di volte in ciascuna di esse. • Come già visto nella sesta lezione, il problema si presenta nel confronto tra la diagonale di un quadrato e il relativo lato: queste due grandezze sono commensurabili? Riformuliamo il problema: è un numero razionale?
è irrazionale Procediamo per assurdo, ipotizzando che 2 sia razionale. La diagonale di un quadrato di lato è commensurabile con il suo lato? Perché ciò accada devono esistere due interi ed , tali che: = ; si assuma che ( , ) = 1. Per il teorema di Pitagora = → = = Quindi dobbiamo trovare ed in modo che = . Quindi deve essere pari; perciò si può scrivere = . Ma allora = → = ; quindi deve essere pari, ma ciò contraddice l’ipotesi. Quindi 2 è irrazionale. Perché il rapporto tra due grandezze omogenee possa sempre essere espresso da un numero, quindi, abbiamo bisogno di operare nei numeri reali.
Una fondamentale differenza • La misura in fisica è un’operazione materiale, che richiede il confronto tra oggetti reali. Da ciò consegue che, se in particolare la grandezza è di tipo continuo, la misura è sempre affetta da errore, qualunque sia la precisione dello strumento di misura; essa viene espressa da un intervallo ( es: 5,0 ± 0,1 ) e, se approssimata, è espressa da un numero razionale • La misura in matematica è un’operazione concettuale, ed è quindi espressa sempre esattamente da un numero. L’insieme dei numeri reali garantisce tale possibilità
«Mentre in fisica è essenziale tenere conto delle operazioni reali con cui si opera una certa misura, e quindi in particolare della sensibilità degli strumenti e dei limiti della percezione, in matematica l’interesse è volto alla descrizione del procedimento, prescindendo dalle condizioni concrete in cui esso si realizza. La matematica costruisce modelli ideali, che si rivelano di grande utilità, perché su di essi è più agevole riflettere per comprendere le caratteristiche dei processi reali. In questo modo le formulazioni astratte della matematica permettono di realizzare una grande economia di pensiero, con il frutto di una maggiore chiarezza, almeno per chi non è disturbato dal simbolismo matematico.» Da «La misura, osservazioni, commenti, proposte» di Anna Paola Longo
Equivalenza di figure piane Due figure piane si dicono equivalenti se hanno la stessa estensione nel piano. Valgono i seguenti assiomi 1) Due figure congruenti sono equivalenti. 2) L’equivalenza tra figure piane gode delle proprietà riflessiva, simmetrica e transitiva. 3) Somme e differenze di figure equivalenti sono equivalenti. 4) Una figura piana limitata non è equivalente a una sua parte.
Due figure piane si dicono equiscomponibili se sono composte da un numero finito di parti rispettivamente isometriche. Per l’assioma 3, figure equiscomponibili sono equivalenti, ma non vale il contrario, cioè non tutte le figure equiscomponibili sono equivalenti. Quindi: • Superficie: Ente geometrico a due dimensioni • Estensione di una superficie: è la classe delle superfici equivalenti • Area: Misura dell'estensione di una superficie piana
Utilizzando l’equiscomponibilità si possono dimostrare molti teoremi: 1) Dal rettangolo al parallelogramma: Un parallelogramma è equivalente ad un rettangolo avente base ed altezza congruenti a base e altezza del parallelogramma
2) Dal rettangolo al rombo: Un rombo è equivalente alla metà di un rettangolo avente base ed altezza congruenti alle diagonali del rombo
3) Dal rettangolo al triangolo: Un triangolo è equivalente ad un rettangolo avente base congruente alla base del triangolo e altezza metà di quella del triangolo Oppure: Un triangolo è equivalente alla metà di un rettangolo avente base ed altezza congruenti a base e altezza del triangolo.
4) Dal parallelogramma al triangolo: Un triangolo è equivalente alla metà di un parallelogramma avente base ed altezza congruenti a base e altezza del triangolo.
5) Dal parallelogramma al trapezio: Un trapezio è equivalente alla metà di un parallelogramma avente base congruente alla somma delle basi del trapezio ed altezza congruente all’altezza del trapezio.
6) Dal triangolo al trapezio: Un trapezio è equivalente ad un triangolo avente base congruente alla somma delle basi del trapezio ed altezza congruente all’altezza del trapezio.
Principio di Cavalieri “Due figure piane sono equivalenti se esiste una retta tale che ogni altra retta parallela ad essa le interseca secondo segmenti di uguale lunghezza”. Possiamo costruire un modello materiale per rendere più concreto il principio costruendo una figura piana con bastoncini impilati e poi spostando da una parte i loro estremi con un righello.
RETTANGOLO E PARALLELOGRAMMA Il rettangolo e il parallelogramma in figura hanno basi congruenti e altezze congruenti. Ogni retta parallela alle basi taglia le due figure con segmenti congruenti alle basi stesse. Per le proprietà dei parallelogrammi, tali segmenti sono congruenti alle basi, perciò congruenti tra loro. Le due figure quindi sono equivalenti per il principio di Cavalieri.
TRIANGOLI I due triangoli in figura hanno basi congruenti e altezze congruenti; utilizzando la similitudine si può capire che ogni retta parallela alle basi taglia i due triangoli con segmenti congruenti, perché proporzionali alle basi stesse con lo stesso rapporto; quindi i due triangoli sono equivalenti.
Con la teoria dell’equivalenza di figure piane si possono dimostrare: Teorema di Pitagora: In ogni triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.
Primo teorema di Euclide: In ogni Secondo teorema di Euclide: In triangolo rettangolo il quadrato ogni triangolo rettangolo il costruito su un cateto è equivalente quadrato costruito sull’altezza al rettangolo avente per dimensioni relativa all’ipotenusa è equivalente l’ipotenusa e la proiezione del al rettangolo avente per dimensioni cateto sull’ipotenusa le proiezioni dei cateti sull’ipotenusa.
Similitudine Come abbiamo già visto la similitudine è una trasformazione geometrica del piano che conserva i rapporti tra le distanze. Per le proprietà della trasformazione la relazione di similitudine tra figure geometriche gode delle proprietà riflessiva, simmetrica e transitiva. Due poligoni simili hanno: • angoli corrispondenti congruenti; • lati corrispondenti in proporzione con rapporto pari al rapporto di similitudine; • rapporto tra le grandezze lineari corrispondenti ( altezze, perimetri …) pari al rapporto tra i lati; • rapporto tra le aree pari al quadrato del rapporto di similitudine.
Criteri di similitudine Due triangoli sono simili se hanno: • gli angoli corrispondenti congruenti oppure • i lati corrispondenti in proporzione oppure • due lati in proporzione e l’angolo compreso congruente Due poligoni sono simili se hanno: • gli angoli corrispondenti congruenti e I lati corrispondenti in proporzione N.B.: I poligoni regolari con lo stesso numero di lati sono tutti simili tra loro
Similitudine e teoremi di Euclide Primo teorema di Euclide: In ogni triangolo rettangolo Digitare l'equazione qui.un cateto è medio proporzionale tra l’ipotenusa e la proiezione del cateto sull’ipotenusa Dalla similitudine dei triangoli ABC e AHC si deduce: : = : 2 = ∙
Similitudine e teoremi di Euclide Secondo teorema di Euclide: In ogni triangolo rettangolo l’altezza relativa all’ipotenusa è media proporzionale tra la proiezioni dei cateti sull’ipotenusa Dalla similitudine dei triangoli AHB e AHC si deduce: : = : 2 = ∙
Esercizi 1) Provare, con un disegno, che un triangolo è equivalente alla metà di un rettangolo avente dimensioni congruenti alla base e all’altezza del rettangolo. 2) Dato un segmento di lunghezza 1, Quanto vale la sua sezione aurea? La risoluzione di questo quesito permette di determinare il valore del rapporto aureo. 3) Dato un triangolo equilatero quali e quante trasformazioni applicate ad esso lo trasformano in se stesso? (cambiando al più l’ordine dei vertici)
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