Costruire buone pratiche. Il valore aggiunto di un'alleanza territoriale tra Centri di Formazione Professionale (CFP) e Istituzioni scolastiche ...

Pagina creata da Ilaria Spada
 
CONTINUA A LEGGERE
Costruire buone pratiche.

                                                                                                              STUDI e RICERCHE
     Il valore aggiunto di un’alleanza
               territoriale tra Centri di
     Formazione Professionale (CFP)
               e Istituzioni scolastiche
                                                                              MIRKO VECCHIARELLI1

     Il valore aggiunto di un sistema formativo allargato è enorme, per tali ra-
gioni va accolto e implementato. Prospettive pedagogiche, ricerche empiriche
ed esperienze progettuali mostrano ed evidenziano i benefici derivanti dalla
collaborazione tra le diverse istituzioni educative e formative di un territorio e
dal rapporto tra queste con l’insieme della comunità educante. Diversi possono
essere gli attori di un sistema formativo allargato: Istituti scolastici; Centri di
Formazione Professionale; Università; Terzo settore; famiglie; Municipio; Servizi
sociali; mondo del lavoro; etc. In un’ottica di società educante, differenti posso-
no essere i luoghi e le occasioni di apprendimento: laboratori; luoghi di lavoro;
quartieri; piazze; giardini; musei; natura; etc. Dall’opera Scuola e società di John
Dewey, che già sul finire dell’Ottocento poneva tra i principali obiettivi pedago-
gici il collegamento della scuola alla vita sociale, agli odierni “Patti educativi
di comunità”2, che chiamano a raccolta la comunità intera nella sfida educativa,
molta strada è stata costruita e percorsa. Tuttavia, restano ancora troppi osta-
coli da dover superare e nuovi percorsi da poter intraprendere.
     Proposito del presente contributo è mettere in evidenza e riflettere sulle
possibili potenzialità educative e formative derivanti da un’alleanza territoriale
tra Centri di Formazione Professionale (CFP) e Istituti scolastici. In particolare,
l’attenzione è posta su tre principali aspetti, che riflettono il possibile valore
aggiunto dell’alleanza: 1) nuovi approcci educativi, relazioni e progettazioni
didattiche; 2) facilitare le transizioni tra i diversi sistemi di istruzione e forma-
zione; 3) costruire buone pratiche, dove si dedica attenzione al recente Accordo
di collaborazione siglato tra l’Associazione CNOS-FAP Regione Lazio e l’Istituto

    1
        Dottore di ricerca (PhD) in Pedagogia Sperimentale, “Sapienza” Università di Roma.
    2
        I Patti educativi di comunità, introdotti con il Piano Scuola 2020-2021, consentono agli
istituti scolastici di ampliare la loro offerta formativa, valorizzando le risorse presenti nel terri-
torio in cui le scuole si inseriscono (https://www.invalsiopen.it/patti-educativi-comunita/).

                                                                                                         95
comprensivo “Gigi Proietti” di Roma per la co-costruzione di innovativi percorsi
     didattici basati sul saper fare.

     ■ 1. Nuovi approcci educativi, relazioni
               e progettazioni didattiche

          Ripensare e riformare radicalmente gli ambienti di apprendimento a partire
     dal basso; sviluppare attività didattiche in vari ambiti disciplinari; rilanciare
     la professionalità insegnante e il ruolo dei dirigenti scolastici come mediatori
     e figure di sistema per il successo formativo; uscire dall’autoreferenzialità e
     costruire reali percorsi di apprendimento che possano coinvolgere e rimotivare
     gli studenti annoiati e disinteressati; instaurare nuove relazioni tra le comunità
     di apprendimento: sono questi alcuni degli obiettivi realizzabili di un’alleanza
     territoriale tra Centri di Formazione Professionale e Istituti scolastici per il suc-
     cesso formativo.
          La collaborazione progettuale tra l’ambiente scolastico e il mondo della For-
     mazione Professionale può contribuire alla promozione di modalità didattiche e
     relazionali differenti e la costruzione di una conoscenza che si sostanzia nell’in-
     contro e scambio tra i diversi approcci al sapere. Gli innovativi laboratori dei
     Centri di Formazione Professionale possono rappresentare per gli studenti delle
     scuole un luogo “di attività comune e produttiva”.
            Una società – scriveva John Dewey – consiste di un certo numero di individui tenuti
            insieme dal fatto di lavorare in una stessa direzione in uno spirito comune, e di
            perseguire mire comuni. Le esigenze e gli scopi comuni esigono un crescente scambio
            di idee e una crescente unità del sentimento di simpatia. La ragione radicale per cui la
            scuola presente non può organizzarsi come naturale unità sociale è proprio l’assenza di
            questo elemento di attività comune e produttiva. Nel campo da giuoco, così nei giuochi
            come nello sport, l’organizzazione sociale si realizza spontaneamente e inevitabilmente.
            C’è qualcosa da fare, certe attività da svolgere, che esigono naturali divisioni del lavoro,
            scelta di capi e di gregari, mutua cooperazione od emulazione. Nell’aula scolastica,
            la ragione e il cemento dell’organizzazione sociale fanno egualmente difetto. Sotto
            l’aspetto etico la debolezza tragica della scuola presente consiste nel fatto che essa si
            adopera a preparare futuri membri dell’ordine sociale in un ambiente in cui sono in gran
            parte assenti le condizioni dello spirito sociale3.

        Il raccordo e interscambio tra le diverse istituzioni educative e il territorio
     può contribuire a risolvere il problema degli sperperi in educazione (“waste in

         3
           Dewey J., Scuola e società, trad. it. di E. Codignola e L. Borghi, Firenze, La Nuova Italia,
     1949, pp. 7-8.

96   RASSEGNA CNOS 1/2022
education”) dovuti all’isolamento e ad una mancata organizzazione scolastica,

                                                                                                               STUDI e RICERCHE
che produce lo spreco delle intelligenze. La soluzione organizzativa di un’alle-
anza territoriale tra Centri di Formazione Professionale e Istituzioni scolastiche
può rappresentare uno slancio propositivo nella implementazione di una cultura
didattica orientativa basata sul valore educativo del lavoro. L’energia creativa di
alunni di diverse età, unitamente al forte potenziale di innovazione dei labora-
tori dei CFP e alla professionalità di docenti di scuola e formatori professionali,
può costituire un asse portante del sistema formativo allargato. Un’esperienza
positiva per i docenti e per gli studenti delle scuole, così come per gli allievi
dell’Istruzione e della Formazione Professionale (IeFP) e per i formatori, poiché
fondata sulle potenzialità del ricercare e dell’agire in rete, misurandosi sul ter-
reno più difficile della didattica attiva. A tal proposito, scriveva ancora John
Dewey:
         La nuova situazione che si verifica quando date occupazioni diventano i centri di
         articolazione della vita scolastica non è facile a descriversi a parole: si tratta di un
         mutamento nel movente, nello spirito e nell’atmosfera. Chi entra in cucina, in cui
         un gruppo di ragazzi è tutto preso a preparare le vivande, è colpito in pieno dal loro
         atteggiamento psicologicamente contrastante con quello dei ragazzi costretti più o
         meno alla ricezione passiva ed inerte e ostacolati nella libera espansione della loro
         briosa energia. Difatti coloro che hanno un’immagine stereotipa della scuola non
         possono non sentirsi urtati4.

    Il richiamo di John Dewey è alla scuola laboratorio, un’istituzione educativa
in grado di liberare e sviluppare le capacità degli individui attraverso una di-
dattica esperienziale. Una scuola nuova, una comunità in miniatura, una società
embrionale che sappia valorizzare il lavoro manuale per un cambiamento nell’at-
titudine sociale. Un ambiente formativo legato a tutto ciò che è extra scuola e
alle profonde trasformazioni della società: «[…] così, nella scuola, dovranno
essere costruiti laboratori di vario tipo che colleghino le attività scolastiche con
quelle produttive, quali la tessitura e la falegnameria, e con le attività familiari,
quali il cucinare, che possono introdurre nell’ambito scolastico motivazioni più
concrete per l’apprendimento delle varie materie e una precisa coscienza della
loro utilità» (Cambi, cit. p. 55). Una scuola che rifiuta un approccio al sapere
basato sulla semplice trasmissione passiva delle conoscenze:
         la mera ingestione di fatti e di attività – continua ancora Dewey – è un affare così
         esclusivamente individuale che tende in modo molto naturale a diventare egoismo. Non
         c’è motivo sociale evidente nell’acquisto di puro sapere, non c’è chiaro beneficio sociale
         nel procurarselo. Quasi l’unico criterio per misurare il trionfo è il successo nella gara, nel
         brutto senso di questo termine; il confronto dei risultati nella ripetizione o nell’esame

    4
        Ivi, p. 8.

                                                                                                          97
per vedere quale dei ragazzi ha superato gli altri nell’immaginazione, nell’accumulare
              il maggior numero di nozioni. Questa atmosfera domina talmente che l’aiutare un
              compagno nel suo compito diventa un delitto scolastico. Dove il lavoro della scuola
              consiste unicamente nell’apprendere lezioni, la mutua assistenza, invece di essere la
              forma più naturale di cooperazione e di associazione, diventa uno sforzo clandestino
              di alleggerire il vicino dei suoi doveri. Dove fa capolino il lavoro attivo, tutto questo
              cambia. Aiutare gli altri, invece di essere una forma di carità che impoverisce chi la
              riceve, è semplicemente un aiuto a liberare le capacità e a promuovere l’impulso di chi
              è aiutato. Uno spirito di libera comunicazione, di scambio di idee, di suggerimenti, di
              risultati, tanto nei successi quanto negli insuccessi nelle esperienze passate diventa
              la nota predominante della ripetizione. La emulazione, quando si verifica, si risolve
              nel paragone fra loro individui non in quanto concerne la quantità delle nozioni
              personalmente ingerite, ma in quanto concerne la qualità del lavoro fatto, che è la vera
              misura del valore di una comunità. In modo casuale ma per questo appunto tanto più
              penetrante, la vita scolastica si organizza come una società5.

         Ecco, dunque, il valore educativo del lavoro manuale in un contesto di ap-
     prendimento, dove si vengono a creare e sviluppare le attitudini sociali, le di-
     sposizioni al collaborare e al cooperare, le capacità di mediazione dei conflitti.
     Elementi, questi appena citati, ancora oggi assenti in: «un impianto strutturale
     del sistema scolastico che oppone resistenza al cambiamento, continuando a
     proporre enciclopedismo e rigidità delle materie, modello impiegatizio della fi-
     gura dei docenti, struttura dei curricoli e dei sistemi di valutazione. Un modello
     formativo che affida l’efficacia della didattica allo studio individuale fuori dall’o-
     rario scolastico, con una delega di assistenza alle famiglie, che amplifica le dise-
     guaglianze presenti invece di compensarle» (cit. Piero Lucisano, in Benvenuto,
     Rescalli, Visalberghi 2000, pp. 219-220). In tale ottica, i pilastri dell’autonomia
     scolastica e della cooperazione in rete possono trovare in un’alleanza territoriale
     tra scuole e Centri di Formazione Professionale una soluzione organizzativa in
     favore dei bisogni formativi delle studentesse e degli studenti.
         Il modello formativo scolastico trova oggi, nella realizzazione dei Percorsi
     per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO) (ex Alternanza scuola-la-
     voro), un’altra possibile soluzione per un nuovo modo di organizzare l’apprendi-
     mento e i processi cognitivi. Scuola e lavoro sono due ambiti della formazione
     umana divenuti oramai imprescindibili in un percorso educativo che intenda
     preparare i giovani alla vita. Se realizzati tenendo conto di determinate carat-
     teristiche, i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento permettono
     di dare significato a ciò che si è imparato a scuola, collegando la teoria all’e-
     sperienza pratica, nonché orientare gli studenti verso scelte post-diploma più

         5
             Ivi, pp. 8-9.

98   RASSEGNA CNOS 1/2022
consapevoli e non pre-determinate rispetto alle condizioni sociali, economiche

                                                                                                         STUDI e RICERCHE
e culturali di partenza.
       Il vero problema – come scriveva ancora John Dewey – non è di fare delle scuole
       un’appendice dell’industria e del commercio, ma di utilizzare i fattori dell’industria per
       rendere la vita scolastica più attiva, più piena di significato immediato, più aderente
       all’esperienza extra-scolastica6.

    La realizzazione dei PCTO, oltre alla dimensione formativa, necessita di una
forte dimensione organizzativa capace di collegare tra loro, all’interno di un di-
segno organico e unitario, tutti i diversi soggetti che possono e devono parteci-
pare al processo formativo: scuole, imprese, parti sociali, enti locali, università,
associazioni di categoria e altri soggetti attivi sul territorio. In tale quadro, il
potenziale educativo e innovativo contenuto nei laboratori della Istruzione e
Formazione Professionale dei CFP, laddove questi ultimi si propongano come
“enti ospitanti”, potrebbe costituire ancora una volta, per le Istituzioni scola-
stiche, un valore aggiunto per la realizzazione dei Percorsi per le Competenze
Trasversali e l’Orientamento. Non solo per il loro alto livello formativo, ma anche
per la forte valenza orientativa rispetto alle future transizioni post-diploma.

■ 2. Facilitare le transizioni tra i diversi sistemi
          di istruzione e formazione

     La produzione scientifica internazionale evidenzia le difficoltà riscontrate
dagli studenti nel passaggio da un ordine di scuola all’altro, una problematica
comune alla maggior parte dei Paesi europei (OECD, 2021). La sovrapposizione
dei fattori che incidono nella scelta individuale è evidente, a cominciare dal
condizionamento sociale (Brunetti, 2020). Le differenze nel profitto scolastico,
nelle decisioni post-diploma e nel successo professionale degli allievi – come
rilevato – sono interpretate come “ripetizione/riproduzione” di quelle dei ge-
nitori, salvo “scarti minimi” e salva la possibilità di “eccezioni individuali”, o
sono scelte legate alle circostanze ambientali e alle differenze culturali (Taroz-
zi, 2015; Szpunar, 2017) e di genere (Gabrielli, Szpunar, & Livi 2020; Szpunar,
Gabrielli, 2020; Arace, 2020; Beicht, Walden, 2016). Studi e ricerche hanno
affrontato il fenomeno a diversi livelli e da differenti angolazioni, molteplici gli
aspetti approfonditi: processi di disaffezione dovuti alle difficoltà incontrate nei
nuovi contesti educativi; interazione tra l’individuo e il nuovo ambiente formati-

    6
       Dewey J., Democrazia e educazione, trad. it. di E. Enriques Agnoletti e P. Paduano, Fi-
renze, La Nuova Italia, 1949, p. 405.

                                                                                                    99
vo in cui è inserito; ricaduta negativa delle transizioni tra diversi ordini di scuo-
      la; qualità dell’esperienza soggettiva degli allievi, di genitori ed insegnanti (per
      una rassegna degli studi: Scalera; Alivernini, 2010). Ancora altre indagini hanno
      focalizzato l’attenzione sui processi di transizione che coinvolgono bambini e
      adolescenti con bisogni educativi speciali e disturbi comportamentali (Nese et
      al 2021; Dawn, 2019; Nuske et al, 2019); sui processi riguardanti transizioni
      scolastiche e background migratorio (Kristen, 2005; Jackson et al., 2007; Azzo-
      lini, Ress, 2015; Beicht, Gunter, 2019); sulle transizioni dalla scuola alla filiera
      della Formazione Professionale (Gebhardt et al, 2011; Protsch, Dieckhoff, 2011;
      Federazione CNOS-FAP, 2021).
           In Italia il sistema educativo e formativo si articola nella scuola dell’infan-
      zia, in un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria
      di primo grado e in un secondo ciclo che comprende il (sotto)sistema dell’I-
      struzione Secondaria Superiore e il (sotto)sistema dell’Istruzione e Formazione
      Professionale (IeFP). Il (sotto)sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale
      prevede percorsi formativi di durata triennale e quadriennale che si concludono
      con un esame che rilascia una qualifica o un diploma professionale. Una analoga
      opportunità formativa è prevista nell’istituto dell’apprendistato per la qualifica
      e il diploma professionale. Dopo il 4° anno sono attive altre possibilità speri-
      mentali. In alcune Regioni si sperimenta un anno che porta all’esame di Stato.
           Rispetto al quadro sopra tracciato, il momento più critico in termini di di-
      spersione e abbandono scolastico è quello che si colloca al termine della scuola
      secondaria di primo grado, quando al conseguimento della licenza media gli stu-
      denti devono esprimere la scelta di un percorso scolastico-formativo superiore.
      In questa fase di transizione si manifestano spesso tutte le insicurezze legate al
      proprio futuro in termini scolastici e professionali. Spesso si assiste ad un ge-
      nerale disorientamento dovuto alla ridondanza di informazioni che non vengono
      veicolate e accompagnate da un processo decisionale corretto e consapevole.
      Il punto centrale è costituito dai processi di orientamento. I temi e i proble-
      mi dell’orientamento in relazione alla scelta del percorso scolastico successivo,
      priopritariamente nel passaggio dal termine della scuola secondaria di primo
      grado al secondo ciclo di istruzione e formazione, nonché del ri-orientamento
      rispetto alle scelte effettuate per gli studenti del biennio di scuola secondaria di
      secondo grado, sono diventati sempre più obiettivo centrale e nevralgico per le
      prassi organizzative e didattiche delle singole istituzioni scolastiche e formative
      (Benvenuto, Giacomantonio, 2004)
           Il fenomeno delle transizioni scolastiche dalla scuola secondaria di primo
      grado al secondo ciclo di istruzione e formazione deve richiamare l’attenzione
      sul rapporto tra Istituzioni scolastiche e (sotto)sistema della Istruzione e For-
      mazione Professionale (IeFP), che si scontra con due sostanziali criticità: 1) un

100   RASSEGNA CNOS 1/2022
“sistema reputazionale” che attribuisce un differente valore sociale ai percorsi

                                                                                            STUDI e RICERCHE
professionalizzanti; 2) una scarsa conoscenza di questo segmento formativo da
parte di docenti e famiglie. Eppure, il settore della Formazione Professionale
Iniziale non solo produce lavoratori della conoscenza dotati di competenze fles-
sibili, ma assolve anche ad una funzione di contrasto alla dispersione scolastica,
alla marginalità sociale e alla precarietà socioeconomica e lavorativa (Lucisano,
P., 2001). Sarebbe riduttivo spiegare questo fenomeno addossandone le respon-
sabilità agli insegnanti. Occorre tenere conto dei limiti strutturali nei quali ci si
muove e avviare una seria riflessione per un sistema integrato di orientamento
alla scelta scolastica e professionale (Benvenuto, 2011). Un maggiore raccor-
do tra Istituzioni scolastiche e IeFP è dunque auspicabile. Il D.lgs. 61/2017
dovrebbe facilitare tali raccordi, ma al di là dell’aspetto normativo, solo una
concreta alleanza territoriale tra Istruzione e Formazione Professionale (IeFP) e
Istituzioni scolastiche potrebbe facilitare le transizioni tra i diversi sistemi di
istruzione e formazione.
     Occorre rimettere al centro del dibattito pubblico il tema del valore educati-
vo del lavoro e il tema dell’integrazione tra i sistemi di Istruzione e Formazione
Professionale, il settore della ricerca, le politiche attive del lavoro, il mondo delle
imprese, la comunità educante quale fattore primario di progresso umano, svilup-
po economico e inclusione sociale. Elaborare un concreto modello territoriale che
consenta, per un verso, di raccogliere dati, per l’altro verso di ridurre e/o eliminare
le ridondanze, in modo da razionalizzare il sistema attraverso una rete che con-
senta ai vari soggetti che concorrono allo sviluppo della conoscenza e all’innova-
zione del sistema produttivo – Università, Istituti scolastici, Centri di Formazione
Professionale, imprese, comunità educante – di integrarsi ed interagire tra loro,
favorendo così processi di transizioni scolastiche, universitarie, occupazionali.

■ 3. Costruire buone prassi. L’Accordo quadro siglato
         dall’Associazione CNOS-FAP Regione Lazio
         e l’Istituto Comprensivo “Gigi Proietti” di Roma

    Nel mese di dicembre 2021 è stato siglato un Accordo quadro tra l’Associa-
zione CNOS-FAP Regione Lazio e l’Istituto Comprensivo “Gigi Proietti” di Roma.
Tale Accordo mira alla realizzazione di progetti e percorsi di natura esperienziale
e operativa capaci di promuovere l’interazione delle professionalità e la crescita
positiva degli alunni della scuola primaria e della secondaria di primo grado e
gli allievi della IeFP. Il proposito si concretizzerà nella realizzazione di percorsi
formativi tra l’ambiente scolastico e il mondo della Formazione Professionale,
per promuovere modalità didattiche e relazionali differenti, fortemente attive e

                                                                                          101
dove la costruzione della conoscenza passa per la costruzione fisica di oggetti.
      Azione, pensiero e collaborazione sono le parole chiave che guideranno le pro-
      gettualità, elementi essenziali allo sviluppo di personalità adatte ad una società
      democratica, dove sono fondamentali la discussione, la cooperazione, la valoriz-
      zazione delle differenze e lo scambio di idee. Attitudini e atteggiamenti, questi
      ultimi citati, che solo una didattica laboratoriale è in grado di garantire. Un ap-
      proccio pedagogico capace di valorizzare l’operatività e la cultura laboratoriale.
          Per la sua natura esperienziale e operativa, le azioni si struttureranno in
      esperienze di progettazione e realizzazione concreta di oggetti e servizi, mani-
      polazione di strumenti e materiali. Nei laboratori all’avanguardia della IeFP sarà
      possibile svolgere attività di costruzione di manufatti o progettare dispositivi
      tecnologici ed elettrici, con il supporto di strumenti come, ad esempio, la stam-
      pante 3D. I laboratori esperienziali con i quali si intende partire riguardano in
      particolare Coding e Robotica creativa. L’alleanza territoriale tra l’Associazione
      CNOS-FAP Regione Lazio e il Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Gigi
      Proietti”, garantirà una co-progettazione e una migliore definizione dei conte-
      nuti e dei tempi delle attività in orario scolastico. Un modello formativo capace
      di recuperare la dimensione operativa della conoscenza.

      Bibliografia

      Arace A., Stereotipi e disuguaglianze di genere nell’istruzione scolastica, Roma, Franco Angeli, 2020.
      Azzolini D., Ress A., Quanto incide il background migratorio sulle transizioni scolastiche? Effetti pri-
           mari e secondari sulla scelta della scuola secondaria superiore, Quaderni di sociologia, 2015,
           https://doi.org/10.4000/qds.338, pp. 9-27.
      Beicht U., Günter G., Transition to Company-Based Vocational Training in Germany by Young People
           from a Migrant Background -- The Influence of Region of Origin and Generation Status. Inter-
           national Journal for Research in Vocational Education and Training, v6 n1, pp. 20-45 Apr 2019.
      Benvenuto G., La scuola diseguale, Roma, Anicia, 2011.
      Benvenuto G., Giacomantonio A., Studio o lavoro? Un’indagine sui percorsi post-diploma, Roma, Anicia, 2004.
      Benvenuto G., Rescalli G., Visalberghi A., Indagine sulla dispersione scolastica, Firenze, La Nuova Italia, 2000.
      Beicht U., Walden G., Transitions into vocational education and training by lower and intermediate
           secondary school leavers. Can male adolescents compensate for their school-based educa-
           tional disadvantage in comparison with female adolescents?. Empirical Res Voc Ed Train 8, 11
           (2016). https://doi.org/10.1186/s40461-016-0037-9.
      Cambi F., Le pedagogie del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 2005.
      Brunetti I., Istruzione e mobilità intergenerazionale: un’analisi dei dati italiani, Sinappsi - Connessioni
           tra ricerca e politiche pubbliche| Anno X | n. 3/2020 | Rivista quadrimestrale dell’INAPP, 2020.
      Dawn R., The Importance of Secondary School Transition as It Relates to the Future Success of Stu-
           dents with Disabilities, Alliant International University. ProQuest Dissertations Publishing,
           2019. 13887253.
      Dewey J., Democrazia e educazione, trad. it. di E. Enriques Agnoletti e P. Paduano, Firenze, La Nuova
           Italia, 1949.

102   RASSEGNA CNOS 1/2022
Dewey J., Scuola e società, trad. it. di E. Codignola e L. Borghi, Firenze, La Nuova Italia, 1949.

                                                                                                                STUDI e RICERCHE
Federazione CNOS-FAP, Dossier Successo formativo 2020. A tre anni dal conseguimento del titolo.
     Anno formativo di riferimento 2016-17, Roma, Federazione CNOS-FAP, 2021.
Gabrielli S., Szpunar G., & Livi S. Ridurre il pregiudizio implicito in classe per favorire l’inclusione:
     un percorso di formazione con gli insegnanti pre-servizio. Education Sciences & Society - Open
     Access, 11(1): in https://journals.francoangeli.it/index.php/ess/article/view/9476 (Ultima
     consultazione 12 febbraio 2022).
Gebhardt M., Tretter T., Schwab S. & Gasteiger-Klicpera B., The transition from school to the work-
     place for students with learning disabilities: status quo and the efficiency of pre-vocational
     and vocational training schemes, European Journal of Special Needs Education, 26:4, 2011,
     pp. 443-459, DOI: 10.1080/08856257.2011.597181.
Jackson M., Erikson R., Goldthorpe J.H. e Yaish M., Primary and Secondary Effects in Class Differentials
     in Educational Attainment. The Transition to A-Level Courses in England and Wales, «ActaSocio-
     logica», 50, 3, 2007, pp. 211-229.
Kristen C. (2005), School Choice and Ethnic School Segregation: Primary School Selection in Germany,
     Munster, Germany, Waxman, 2005.
Lucchesi, G. (2018), Ammorbidire le transizioni scolastiche per il successo formativo, Formazione &
     Insegnamento XVI – 1 – 2018, doi:107346/-fei-XVI-01-18_07.
Lucisano, P., Il contributo delle regioni alla costruzione dell’obbligo formativo: l’altra faccia della ri-
     forma dei cicli, in Vertecchi, B., La scuola italiana da Casati a Berlinguer, Milano, Franco Angeli,
     2011, pp. 81-100.
Nese R., Triplett D., Santiago-Rosario M.R., Austin S.C., Promising Practices for Improving the Middle
     to High School Transition for Students with Emotional and Behavioral Disorders, in: https://
     assets-global.website-files.com/5d3725188825e071f1670246/609967fe9e1de9a85119a55a_
     Promising%20Practices.pdf (Ultima consultazione 15 febbraio 2022).
Nuske HJ, McGhee Hassrick E, Bronstein B, et al., Broken bridges, New school transitions for students
     with autism spectrum disorder: A systematic review on difficulties and strategies for suc-
     cess. Autism. 2019;23(2):306-325. doi:(10.1177/1362361318754529) (Ultima consultazione
     12 febbraio 2022).
OECD (2021), Education at a Glance 2021: OECD Indicators, OECD Publishing, Paris, (https://doi.
     org/10.1787/b35a14e5-en) (Ultima consultazione 17 febbraio 2022).
Scalera, V., Alivernini, F. (2010), La transizione alla scuola superiore: modello teorico, costruzione
     e validazione della Scala di Difficoltà di Transizione (SDIT), EPCS Journal – 2/2010, (http://
     www.ledonline.it/ECPS-Journal/) (Ultima consultazione 18 febbraio 2022).
Protsch P., Dieckhoff, M. (2011), What matters in the transition from school to vocational training in
     Germany, European Societies, 13:1, 6991, DOI: 10.1080/14616696.2010.540352.
Szpunar G., Il pluralismo di Dewey: l'educazione al metodo sperimentale e la democrazia morale per
     lo sviluppo di una società interculturale, Rivista Formazione Lavoro Persona, Anno VII, Numero
     22, 2017.
Szpunar G., Gabrielli S., Promuovere la sensibilità interculturale degli insegnanti in formazione: em-
     patia, riduzione del pregiudizio e inclusione, Rivista Internazionale di Scienze dell’educazione
     e della formazione. DOI: https://doi.org/10.7346/-fei-XVIII-04-20_08 (Ultima consultazione
     12 febbraio 2022).
Tarozzi M. (a cura di), Dall’intercultura alla giustizia sociale. Per un progetto pedagogico e politico di
     cittadinanza globale, Roma, Franco Angeli, 2015.

                                                                                                              103
Puoi anche leggere