Come si è adattato l'Homo Sapiens ai cambiamenti climatici? La ricerca internazionale in Liguria

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Come si è adattato l'Homo Sapiens ai cambiamenti climatici? La ricerca internazionale in Liguria
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     Come si è adattato l’Homo Sapiens ai cambiamenti
     climatici? La ricerca internazionale in Liguria
     di Redazione
     21 Dicembre 2021 – 13:24

     Genova. Dal 18 al 22 ottobre un gruppo interdisciplinare dell’Università di Pisa e
     dell’Università Milano Statale ha lavorato nella Grotta del Principe, area archeologica dei
     Balzi Rossi (Ventimiglia), prelevando con moderne tecniche microinvasive, campioni
     geologici che saranno sottoposti ad analisi in laboratorio al fine di determinarne l’età,
     comprendere i processi di sedimentazione e quindi dedurre le caratteristiche
     dell’ambiente nel passato che ha portato alla loro formazione, con particolare riguardo alle
     variazioni del livello del mare nel corso degli ultimi 400 000 anni. Le ultime indagini nella
     Grotta del Principe erano state fatte oltre 20 anni fa.

     Ritorna al centro di intense attività di ricerca scientifica il sito dei Balzi Rossi
     (Ventimiglia), vicino al confine tra Italia e Francia, uno dei siti europei più importanti per
     lo studio dell’evoluzione delle popolazioni umane del passato non solo per l’area ligure-
     provenzale, ma per tutto il Mediterraneo Occidentale.

     Nelle grotte e nei depositi dei Balzi Rossi sono state rinvenute, sin dalla fine del XIX
     secolo, evidenze di frequentazione da parte di specie umane precedenti alla nostra ed in
     particolare delle ultime popolazioni di Neanderthal europei e dei più antichi Homo
     sapiens giunti in Europa. Le sepolture di questi progenitori della nostra specie trovate
     nelle grotte sono tra le più antiche d’Europa ed estremamente ricche di corredi sepolcrali;
     non mancano esempi di arte parietale come l’incisione del cavallo (o alce) della grotta del
     Caviglione e le Veneri, statuine femminili attribuite al Paleolitico superiore.

     Un gruppo di ricerca interdisciplinare delle Università di Pisa e

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     Milano, in sinergia con gli archeologi preistorici che lavorano nella zona dei Balzi Rossi su
     siti o tematiche specifiche (Museo di Antropologia del Principato di Monaco, Università di
     Genova, Università di Trento) ha intrapreso nuove ricerche per studiare come si è
     modificato il comportamento umano in relazione ai cambiamenti ambientali connessi con
     le variazioni del livello del mare e con la conseguente disponibilità di risorse naturali. In
     questo sito, infatti, si rileva l’eccezionale compresenza, in uno spazio limitato, sia di
     significative tracce geologiche delle passate variazioni del livello del mare, sia di
     consistenti testimonianze di popolamento umano.

     “Il nostro progetto si propone di studiare come le popolazioni umane reagiscono alle
     variazioni del livello del mare e alle modificazioni ambientali connesse. Per capire come
     affrontare le sfide che l’innalzamento del livello del mare in atto ci proporrà in un prossimo
     futuro, andremo a interrogare le tracce lasciate dagli antichi abitatori del litorale ligure-
     provenzale, anche di quelli appartenuti a specie umane diverse dalla nostra”,
     spiega Marta Pappalardo, professoressa ordinaria di Geografia fisica e
     Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di
     Pisa e coordinatrice scientifica del progetto SPHeritage, “Lezioni per il futuro dal
     patrimonio culturale del passato: quattrocentomila anni di risposta delle popolazioni
     umane alle variazioni del livello del mare e ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo
     Nord-Occidentale”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del
     programma FISR2019.

     “In questi primi mesi di lavoro, grazie anche ad una collaborazione con il Museo di
     Antropologia del Principato di Monaco del quale alcuni ricercatori sono membri del nostro
     team, ci siamo concentrati sulla Grotta del Principe ai Balzi Rossi, dove sono presenti
     tracce lasciate dall’azione del mare sul litorale risalenti a 300 o 400 mila anni fa. Le analisi
     di laboratorio ci consentiranno di ricostruire gli ambienti di vita dei nostri lontani antenati
     e il loro rapporto con le risorse marine”, conclude Marta Pappalardo.

     Il gruppo di ricerca del progetto SPHeritage è composto da esperti in varie discipline
     nell’ambito delle Scienze della Terra e da Archeologi preistorici provenienti
     dalle Università di Pisa e Milano Statale ma anche da altri atenei e centri di
     ricerca (Università di Genova, Ca’Foscari di Venezia, CNR IGG). Le attività vengono svolte
     grazie alle autorizzazioni concesse dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e
     Paesaggio delle Province di Imperia e Savona e dal Museo Preistorico Nazionale
     dei Balzi Rossi.

     Durante i periodi interglaciali, ovvero nelle fasi climatiche calde, il paesaggio litorale dei
     Balzi Rossi era simile all’attuale, come testimoniato da segni di erosione associati a
     bioincrostazioni e depositi costieri sabbiosi contenenti faune marine evidenti, oltre che
     nella Grotta del Principe, anche nella Barma Grande, nel Riparo Mochi e in altre cavità del
     sito. Nelle fasi climatiche fredde, invece, il livello del mare era sino a 100 m più basso
     dell’attuale, e una pianura costiera ora sommersa, ampia fino a 10 km, separava il litorale
     dalla falesia dei Balzi Rossi. Nei depositi di sedimenti continentali formatisi durante le
     glaciazioni presenti nella Grotta del Principe e in altre cavità sono contenuti, associati a
     manufatti di industria litica, molluschi marini utilizzati sia per scopi alimentari che
     ornamentali. Grazie alle nuove analisi che saranno sviluppate nell’ambito del progetto
     SPHeritage i ricercatori cercheranno di capire che tipo di rapporto avessero con le risorse
     marine i nostri predecessori di diverse specie umane (Homo sapiens, Homo
     neanderthalensis e Homo heidelbergensis), e come le variazioni del livello del mare
     abbiano modificato i loro comportamenti. I risultati potranno aiutarci anche a capire cosa
     potrebbe accadere in futuro nello scenario previsto di riscaldamento climatico globale.
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     e Homo sapiens si sono adattati ai cambiamenti climatici e ambientali negli ultimi
     400 mila anni

     Dal 18 al 22 ottobre un gruppo interdisciplinare dell’Università di Pisa e dell’Università
     Milano Statale ha lavorato nella Grotta del Principe, area archeologica dei Balzi Rossi
     (Ventimiglia), prelevando con moderne tecniche microinvasive, campioni geologici che
     saranno sottoposti ad analisi in laboratorio al fine di determinarne l’età, comprendere i
     processi di sedimentazione e quindi dedurre le caratteristiche dell’ambiente nel passato
     che ha portato alla loro formazione, con particolare riguardo alle variazioni del livello del
     mare nel corso degli ultimi 400 000 anni. Le ultime indagini nella Grotta del Principe
     erano state fatte oltre 20 anni fa.

     Ritorna al centro di intense attività di ricerca scientifica il sito dei Balzi Rossi
     (Ventimiglia), vicino al confine tra Italia e Francia, uno dei siti europei più importanti per
     lo studio dell’evoluzione delle popolazioni umane del passato non solo per l’area ligure-
     provenzale, ma per tutto il Mediterraneo Occidentale.

     Nelle grotte e nei depositi dei Balzi Rossi sono state rinvenute, sin dalla fine del XIX
     secolo, evidenze di frequentazione da parte di specie umane precedenti alla nostra ed in
     particolare delle ultime popolazioni di Neanderthal europei e dei più antichi Homo
     sapiens giunti in Europa. Le sepolture di questi progenitori della nostra specie trovate
     nelle grotte sono tra le più antiche d’Europa ed estremamente ricche di corredi sepolcrali;
     non mancano esempi di arte parietale come l’incisione del cavallo (o alce) della grotta del
     Caviglione e le Veneri, statuine femminili attribuite al Paleolitico superiore.

     Un gruppo di ricerca interdisciplinare delle Università di Pisa e
     Milano, in sinergia con gli archeologi preistorici che lavorano nella zona dei Balzi Rossi su
     siti o tematiche specifiche (Museo di Antropologia del Principato di Monaco, Università di
     Genova, Università di Trento) ha intrapreso nuove ricerche per studiare come si è
     modificato il comportamento umano in relazione ai cambiamenti ambientali connessi con
     le variazioni del livello del mare e con la conseguente disponibilità di risorse naturali. In
     questo sito, infatti, si rileva l’eccezionale compresenza, in uno spazio limitato, sia di
     significative tracce geologiche delle passate variazioni del livello del mare, sia di
     consistenti testimonianze di popolamento umano.

     “Il nostro progetto si propone di studiare come le popolazioni umane reagiscono alle
     variazioni del livello del mare e alle modificazioni ambientali connesse. Per capire come
     affrontare le sfide che l’innalzamento del livello del mare in atto ci proporrà in un prossimo
     futuro, andremo a interrogare le tracce lasciate dagli antichi abitatori del litorale ligure-
     provenzale, anche di quelli appartenuti a specie umane diverse dalla nostra”,
     spiega Marta Pappalardo, professoressa ordinaria di Geografia fisica e
     Geomorfologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di
     Pisa e coordinatrice scientifica del progetto SPHeritage, “Lezioni per il futuro dal
     patrimonio culturale del passato: quattrocentomila anni di risposta delle popolazioni
     umane alle variazioni del livello del mare e ai cambiamenti climatici nel Mediterraneo
     Nord-Occidentale”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del
     programma FISR2019.

     “In questi primi mesi di lavoro, grazie anche ad una collaborazione con il Museo di
     Antropologia del Principato di Monaco del quale alcuni ricercatori sono membri del nostro
     team, ci siamo concentrati sulla Grotta del Principe ai Balzi Rossi, dove sono presenti
     tracce lasciate dall’azione del mare sul litorale risalenti a 300 o 400 mila anni fa. Le analisi

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     di laboratorio ci consentiranno di ricostruire gli ambienti di vita dei nostri lontani antenati
     e il loro rapporto con le risorse marine”, conclude Marta Pappalardo.

     Il gruppo di ricerca del progetto SPHeritage è composto da esperti in varie discipline
     nell’ambito delle Scienze della Terra e da Archeologi preistorici provenienti
     dalle Università di Pisa e Milano Statale ma anche da altri atenei e centri di
     ricerca (Università di Genova, Ca’Foscari di Venezia, CNR IGG). Le attività vengono svolte
     grazie alle autorizzazioni concesse dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e
     Paesaggio delle Province di Imperia e Savona e dal Museo Preistorico Nazionale
     dei Balzi Rossi.

     Durante i periodi interglaciali, ovvero nelle fasi climatiche calde, il paesaggio litorale dei
     Balzi Rossi era simile all’attuale, come testimoniato da segni di erosione associati a
     bioincrostazioni e depositi costieri sabbiosi contenenti faune marine evidenti, oltre che
     nella Grotta del Principe, anche nella Barma Grande, nel Riparo Mochi e in altre cavità del
     sito. Nelle fasi climatiche fredde, invece, il livello del mare era sino a 100 m più basso
     dell’attuale, e una pianura costiera ora sommersa, ampia fino a 10 km, separava il litorale
     dalla falesia dei Balzi Rossi. Nei depositi di sedimenti continentali formatisi durante le
     glaciazioni presenti nella Grotta del Principe e in altre cavità sono contenuti, associati a
     manufatti di industria litica, molluschi marini utilizzati sia per scopi alimentari che
     ornamentali. Grazie alle nuove analisi che saranno sviluppate nell’ambito del progetto
     SPHeritage i ricercatori cercheranno di capire che tipo di rapporto avessero con le risorse
     marine i nostri predecessori di diverse specie umane (Homo sapiens, Homo
     neanderthalensis e Homo heidelbergensis), e come le variazioni del livello del mare
     abbiano modificato i loro comportamenti. I risultati potranno aiutarci anche a capire cosa
     potrebbe accadere in futuro nello scenario previsto di riscaldamento climatico globale.

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