Come isole Biennio di Grafica d'Arte, I anno Accademia di Belle Arti di Bologna - Accademia Belle Arti Bologna

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Come isole Biennio di Grafica d'Arte, I anno Accademia di Belle Arti di Bologna - Accademia Belle Arti Bologna
solitari
come isole
Biennio di Grafica d’Arte, I anno
Accademia di Belle Arti di Bologna
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solitari
come isole
Biennio di Grafica d’Arte, I anno
Accademia di Belle Arti di Bologna

Catalogo dei lavori prodotti dalle
studentesse e dagli studenti
durante il lockdown

Corso di Tecniche dell’incisione -
Grafica d’arte
Prof.ssa Maria Agata Amato

Maggio - giugno 2020
Come isole Biennio di Grafica d'Arte, I anno Accademia di Belle Arti di Bologna - Accademia Belle Arti Bologna
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Proposta di lavoro a casa

Per le studentesse e gli studenti del Biennio di Grafica d’Arte
dell’Accademia di Belle Arti di Bologna
Prof.ssa Maria Agata Amato.

Solitari come isole
Ogni partecipante presenterà due opere, seguendo le tematiche
e le direzioni qui di seguito.
Gli elaborati, nel numero massimo di due proposte, dovranno
essere di misure 35x50 cm (base x altezza).
I lavori potranno essere fatti con qualsiasi tecnica grafica,
sia digitale che analogica, ma il file finale dovrà essere trasposto
n digitale ed inviato come file allegato.
Gli elaborati dovranno essere inerenti e pertinenti alla tematica
proposta e dovranno essere vicini quanto più possibile alle ricerche
artistiche visive fatte nel corso della professoressa Maria Agata
Amato.
Il file digitale di ciascun elaborato dovrà essere salvato in formato
JPG con risoluzione 300 dpi per un massimo di 10 mb e inviato
alla mail mariaagata.amato@ababo.it .
Ogni file digitale dovrà essere nominato con il proprio nome,
cognome e titolo dell’opera, seguendo il seguente format:
Nome_Cognome_Titolo.jpg
Per ogni elaborato allegato dovrà essere prodotto e inviato un file
riportante un breve scritto, una frase, una spiegazione dell’opera
e della sua poetica.
Si richiede la massima attenzione per i criteri di forma e tematica
predisposti.
I lavori selezionati potranno partecipare ad una delle manifestazioni
future dell’Accademia di Belle Arti di Bologna (in conformità con
le tempistiche e le limitazioni imposte all’istruzione pubblica
per la salvaguardia della salute).
La scadenza per l’invio dei progetti è tassativamente entro la prima
settimana di giugno.

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Come isole Biennio di Grafica d'Arte, I anno Accademia di Belle Arti di Bologna - Accademia Belle Arti Bologna
Solitari come isole

Siamo isole, circondati dalle profondità acquose della psiche.
Durante il sonno potremmo essere trasportati dalle onde
su un’isola, come quella dipinta da un’artista svedese:
nera come l’ignoto, verde di vita, isolata e misteriosa.
Le isole sono da sempre punto di approdo delle nostre
fantasie consce e delle nostre proiezioni inconsce ed evocano
fuga, solitudine, rifugio e seduzione. I miti e le leggende dei
popoli di tutto il mondo sono ricchi di isole dei morti, tetre
e avvolte nella nebbia, o di isole dei beati, eternamente fertili,
dove il miele cola dagli alberi. Ci sono isole di solitudine
ed esilio, isole magiche popolate da esseri favolosi, isole in cui i
naufraghi trovano un terreno solido e vivono avventure
inattese. La ninfa Calipso seduce e tiene prigioniero sulla sua
Isola l’Ulisse di Omero per sette anni; il Prospero
di Shakespeare scatena una tempesta redentrice dalla sua isola
dalla magia primitiva; re Artù giace morto, o semplicemente
addormentato, nella nebbia che avvolge la magica isola di
Avalon. Le isole si formano quando i continenti si spaccano
o per l’accumulo di sabbia e sedimenti su una piattaforma
continentale e sotto l’acqua sono spesso attaccate
alla terraferma. Le isole vulcaniche possono emergere
in mezzo all’oceano quando placche tettoniche si spostano
su “punti caldi” ricchi di vulcani, oppure con l’affioramento
di una frattura oceanica, come nel caso dell’Islanda.
Le isole catturano la nostra immaginazione ed evocano fratture
nella coscienza, animate dalle profondità acquose della psiche.
Rappresentano segreti che ci allontanano dagli altri, i sedimenti
accumulati di memorie lontane, desideri tabù e traumi
dissociati. Possono essere “attraenti e sfuggenti” e avere
un effetto sottile, insidioso. Il legame tra la nostra personalità
e queste formazioni è talmente nascosto da sembrare
inesistente. Nei miti della creazione le isole rappresentano i
primi passi della coscienza, piccoli, vulnerabili pezzi di terra
raccolti dal fondo del mare cosmico che possono essere
nuovamente sommersi con facilità. Un’isola può esprimere
ristrettezza mentale, alienazione, egocentrismo, narcisismo
o inaccessibilità, ma anche uno stato di introversione,
allontanamento necessario, può essere vista come un luogo
sacro dove rifugiarsi per fuggire dall’inondazione di stimoli,
o il simbolo della capacità di stare da soli.
L’isola può rappresentare il “locus” di un fattore psichico che
priva l’individuo di quanto c’è di più vitale nel Sé. O, ancora,
può essere il simbolo di uno spazio inatteso e inviolabile in cui è
nascosto il tesoro del Sé.

The Book of Symbols. Reflections on Archetypal Images, Taschen,
2011 - Marie-Louise von Franz, Le fiabe interpretate,
Bollati Boringhieri, 1980.

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Come isole Biennio di Grafica d'Arte, I anno Accademia di Belle Arti di Bologna - Accademia Belle Arti Bologna
Mi corse per la schiena il brivido d’un ricordo lontano:
di quand’ero ragazzo, che andando sopra pensiero
per la campagna m’ero visto ad un tratto smarrito, fuori di ogni
traccia, in una remota solitudine tetra di sole e attonita;
lo sgomento che ne avevo avuto e che allora non avevo saputo
chiarirmi. Era questo: l’orrore di qualche cosa che
da un momento all’altro potesse scoprirsi a me solo, fuori
della vista degli altri.
Sempre che ci avvenga di scoprire qualcosa che gli altri
supponiamo non abbiano mai veduta, non corriamo a chiamare
qualcuno perché subito la veda con noi?
(…) Ove la vista degli altri non ci soccorra a costituire
comunque in noi la realtà di ciò che vediamo, i nostri occhi non
sanno più quello che vedono; la nostra coscienza si smarrisce,
perché questa che crediamo la cosa più intima nostra,
la coscienza, vuol dire gli altri di noi; e non possiamo sentirci
soli. (…) Sapevo, sapevo la mia solitudine; ma ora soltanto ne
sentivo e toccavo veramente l’orrore, davanti a me stesso, per
ogni cosa che vedevo, se alzavo la mano e me la guardavo.
Perché la vista degli altri non è e non può essere nei nostri
occhi se non per un’illusione a cui non potevo più credere;
(…) La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi,
è soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona
che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto vi ignoriate, così
che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi
e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni
affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra
coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé
e che per voi non ha traccia né voce, e dunque l’estraneo siete
voi. Così volevo io esser solo. Senza me. Voglio dire senza quel
me ch’io già conoscevo, o che credevo di conoscere. Solo con
un certo estraneo, che già sentivo oscuramente di non poter più
levarmi di torno e ch’ero io stesso: l’estraneo inseparabile da
me. (…) seguitando, sprofondai in quest’altra ambasciata:
che non potevo, vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti
della mia vita; vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti
al mio corpo e vederlo vivere come quello d’un altro. Quando
mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto
in me; ogni spontaneità era finita, ogni mio gesto appariva a me
stesso fittizio o rifatto.
Io non potevo vedermi vivere.
(…) A toccarmi, strizzarmi le mani, sì, dicevo io, ma a chi lo
dicevo? E per chi? Ero solo. In tutto il mondo, solo.
Per me stesso, solo. E nell’attimo del brivido che ora mi faceva
fremere alle radici i capelli, sentivo l’eternità e il gelo di questa
infinita solitudine.

Pirandello L., Uno, nessuno e centomila, Aonia Edizioni, 2013.

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Opere
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Gözde Yilmazcan
Essere isola,
grafica digitale

10
Alfonsina Sica
Isole sole,
matita, carboncino e grafica digitale

11
Cosimo Bellanova
Anima remota,
china su carta

12
Ke Nie
Un’isola isolata,
matita su carta

13
Lingyun Wang
La mia isola, la mia stanza,
fotografia e collage

14
Letizia Brotto
Arcipelago,
monotipo su acetato e juta

15
Yanhan Liu
Solitari come isole,
grafica digitale

16
Chenqin Mao
Solitudine,
grafica digitale

17
Jiayuan Tuo
Solitari come isole,
grafica digitale

18
Angelica Bettoni
Solitudine,
monotipo, collage, pastelli

19
Carol Graziani
Solitari come isole,
acrilico, reagente ruggine, tela bruciata, digital art

20
Francesco De Conno
Hic sunt dracones,
xilografia, stampa a secco su pelle, fotografia

21
Manuela Caporlingua
L’isola,
incisione su tetrapak

22
Francesca Bonifazi
Punti di vista,
monotipi su rosaspina avorio

23
Xinrang Gan
Solitari come isole,
acrilico e gesso su carta

24
Zibo Meng
L’opera e la vita,
grafica digitale

25
Lyuyue Qiu
Float,
china, acrilico, matite colorate, marker, collage

26
Qi Wen
Io e l’ombra,
grafica digitale e fotografia

27
Yuan Wang
Cittyland,
grafica digitale

28
Shipeng Xu
Isola,
grafica digitale

29
Descrizioni
Gözde Yilmazcan, Essere Isola, grafica digitale.

Nel mio lavoro ho raffigurato le difficoltà psicologiche
delle persone lasciate sole.
I personaggi stanno per affogare e pensano di essere isole.
Essi raccontano la solitudine e la mancanza di emozioni.
Il virus ci ha fatto capire che siamo tutti soli, ma allo stesso
tempo tutti sotto lo stesso cielo.

Alfonsina Sica, Isole sole, matita, carboncino e
grafica digitale.

Essere soli con la parte più profonda di noi:
ecco che diventiamo isole lontane disperse agli angoli
del mondo, ognuna immersa nelle proprie acque,
lasciandosi alle spalle il caos e il rumore del mondo.
“Io penso dunque sono” dice Cartesio.
Io sono dunque galleggio, aggiungo.

Cosimo Bellanova, Anima remota, china su carta.

Ognuno di noi è come un’isola, circondata da acque
che simboleggiano sentimenti, stati d’animo che
accerchiano le nostre scogliere.
A volte vorremmo stare soli in mezzo a un oceano, senza
interessarci di ciò che avviene al di fuori dei nostri confini.
Quando cediamo alle paure, alle incertezze, diventiamo
più vulnerabili, circondati e sommersi da una grande
ondata d’inquietudine.
L’acqua ci avvolge e ci penetra, sotto forma di fiumi
che attraversano le vallate del nostro animo.

Ke Nie, Un’isola isolata, matita su carta.

Ho sperimentato la solitudine e l’ho vissuta a fondo.
Ho appreso che nessuno può aiutarmi, nonostante
le persone mi stiano vicino.
Io sono come un’isola, circondata dall’acqua del mare,
qui le difficoltà arrivano sempre.
Ho dipinto una ragazza immersa nel mare come un’isola;
il polpo simboleggia una difficoltà sconosciuta che
si avvicina.
Lingyun Wang, La mia isola, la mia stanza, fotografia
e collage.

Quando sono sola la mia memoria è offuscata.
Non ricordo le date, non ricordo cosa ho fatto.
Questa è la fonte della mia solitudine. Uso lo spazio
frammentato per rappresentare questi ricordi caotici.
La mia stanza ripara il mio corpo ed è allo stesso tem-
po l’isola che mi intrappola.

Letizia Brotto, Arcipelago, monotipo su acetato, colori
a olio, juta.

Quando vediamo qualcosa di sconosciuto,
inaspettato, corriamo a cercare un secondo sguardo
- una seconda coscienza estranea alla nostra - che
ci confermi la verità di ciò che vediamo per la prima
volta. La nostra ragione, da sola, ci appare inaffidabile
e serve una seconda persona per salvarci
dall’arbitrarietà del nostro giudizio solitario,
una seconda coscienza con cui riunire i frammenti
prodotti dall’incontro del nostro sguardo col mondo.

Yanhan Liu, Solitari come isole, grafica digitale.

Sono l’unico al mondo.
Sono come un’isola, mi nascondo nelle profondità
del vortice, resisto, resto in silenzio…
Tu non guardarmi, non trovarmi.

Chenqin Mao, Solitudine, grafica digitale.

Ho rappresentato un astronauta nello spazio.
Ritengo che ogni pianeta nell’universo sia come
un’isola nell’oceano e ognuno di noi nella società
è un individuo indipendente e solitario.
Apparentemente ci sono molte connessioni tra di noi,
ma in realtà siamo tutti molto distanti.
Jiayuan Tuo, Solitari come isole, grafica digitale.

Siamo tutti soli, nessuno ci conosce veramente
e non potrà mai farlo.
La comunicazione ci permette di presentarci ma
non totalmente, nella mia immagine, infatti,
c’è una figura umana in solitudine all’interno
di una bocca.

Angelica Bettoni, Solitudine, monotipo, collage,
pastelli.

Nel mio lavoro ho voluto esprimere la solitudine come
una sagoma nera di profilo, dalla testa idrocefala,
senza identità e in uno stato di alienazione mentale,
che vuole cercare rifugio ed evadere allo stesso
tempo. Immagino di sentirmi sola, come se
mi trovassi su un’isola sperduta, in mezzo al nulla,
avvolta da una coltre di nubi.

Carol Graziani, Solitari come isole, acrilico, reagente
ruggine, tela bruciata, digital art.

L’isola come metafora di un Io che si destreggia
nel mondo fenomenico, tentando di entrare in
contatto con l’Altro. La fiamma è un tentativo
di dissociazione tra il mondo fisico e quello mentale
che, nel suo agire, lascia la traccia del suo passaggio,
la bruciatura, volutamente enfatizzata.
Compiere un’azione, produrre, tagliare, bruciare,
indica la nostra esperienza nel mondo fenomenico?

Francesco De Conno, Hic sunt dracones, xilografia,
stampa a secco su pelle, fotografia.

La locuzione latina hic sunt dracones (let. Qui ci sono
i draghi) si trova in alcune mappe antiche ad indicare
luoghi dell’Africa ancora inesplorati.
E’ tipico della nostra visione occidentale l’attribuire
una connotazione di pericolo all’alterità specialmente
quando questa ci è sconosciuta. Tutto ciò che è al di
fuori della nostra identità ci ricorda della sua
limitatezza, della possibilità che essa possa non
essere universale e imperitura: la vista dell’Altro è
inevitabilmente legata alla coscienza della mortalità
del Noi. Definirsi un’identità, un confine, una pelle,
vuol dire creare anche dei draghi che la minacciano
e, in un certo senso, la legittimino.
Manuela Caporlingua, L’isola, incisione su tetrapak.

     «Intanto s’accostava altra gente e molti
     simpatizzavano con noi. Io ero terrorizzato alla vista
     delle trame che si andavano tessendo sulla nostra
     isola. Ma non do a vederlo e grido: orrore, orrore,
     orrore, abbasso, grido».

     Liberamente tratto da Bulgakov M., L’isola purpurea

         Francesca Bonifazi, Punti di vista, monotipi su
         rosaspina avorio.

         Percepisco l’isola come uno stato mentale.
         Nella mia mente appare prima frontalmente,
         circondata dalle onde, poi vista dall’alto e infine
         dal basso, in una visione sottomarina.
         L’isola è il punto di vista che abbiamo di essa.

     Xinrang Gan, Solitari come isole, acrilico e gesso
     su carta.

     Con il progresso della scienza, siamo sempre più soli.
     Gli apparecchi elettronici hanno sostituito gli amici
     intorno a noi.
     La strada davanti a me è vuota.
     Chi può compatire la solitudine nei cuori
     delle persone?

     Meng Zibo, L’opera e la vita, grafica digitale.

     Il palco è il teatro dell’opera.
     Fuori dal palco avviene la storia reale.
     Gli attori con le maschere interpretano le storie
     degli altri sul palco.
     Noi spettatori ci commuoviamo per la storia degli altri,
     che diventa anche la nostra.

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Lyuyue Qiu, Float, china, acrilico, matite colorate,
     marker, collage.

     Ho raffigurato tramite questa immagine l’idea
     di un mondo solitario.
     Vi appare una persona rannicchiata, con l’anima
     che galleggia in un angolo sconosciuto.
     Essa non potrà mai raggiungere la riva.

     Qi Wen, Io e l’ombra, grafica digitale e fotografia.

     Durante questo periodo di quarantena, ho
     elaborato l’idea di casa come un’isola, che
     mi isola dal mondo esterno e mi fa sentire solo.
     Il rapporto tra noi e la solitudine è come quello
     tra una persona e la sua ombra, anche se non
     ci pensi lei è sempre presente.
     Quando ti senti solo, la solitudine sta con te
     come un’ombra.
     Quando non ti senti solo, l’ombra è sulla terra,
     dunque non ti ricordi della sua presenza.
     La solitudine ci rende nervosi, ma ci dà anche
     forza.

     Yuan Wang, Cittyland, grafica digitale.

     L’isola, per me, simboleggia la solitudine.
     Siamo intrappolati in città per molte ragioni:
     per vivere, per studiare e per lavorare;
     la situazione ora è peggiorata a causa del virus.
     Le città sono come gli oceani, esse trasformano
     le persone in isole: tutti siamo “isole”.

     Shipeng Xu, Isola, grafica digitale.

     Sono nato da solo, solo come un’isola.
     Alla nascita, l’anima atterra sull’isola del corpo:
     dalla nascita alla morte quest’isola
     trasporterà solo un’anima.
     Le anime solitarie si attrarranno a vicenda,
     ma le isole non si uniranno mai.

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Solitari come isole
Da un’idea della prof.ssa Maria Agata Amato

   Testi e immagini a opera degli studenti
   del I anno del Biennio di Grafica d’Arte
     Accademia di Belle Arti di Bologna

Progetto grafico a cura di Francesca Bonifazi
   Revisione testi a cura di Carol Graziani
  Immagine di copertina di Alfonsina Sica

Finito di impaginare nel mese di giugno 2020
    tutti i diritti riservati / all rights reserved
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