Annaprugna e la strega FrizziPazzi - Una favola di Alice Vannelli Illustrazioni di Renata Seccatore
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Annaprugna e la strega FrizziPazzi Una favola di Alice Vannelli Illustrazioni di Renata Seccatore Questa è una storia di vermi, puzze e capelli. Tanti capelli. I dodici figli di Coniglio me la fanno raccontare almeno una volta a settimana! C’era una volta una bambina che si chiamava Annaprugna. La sua mamma l’aveva chiamata così perché, quando la bimba era appena nata, non era nata con i capelli dei neonati, tutta sporca, con qualche ciuffo bagnato appiccicato sulla testolina. No. Annaprugna era nata con una morbida chioma lunga e boc- colosa, color prugna. Così, anziché chiamarla Anna come ave-
va deciso con il papà, la sua mamma aveva aggiunto -prugna e la bimba si era ritrovata con un nome assai curioso. Annaprugna, nel corso degli anni, aveva iniziato a odiare i suoi capelli. Innanzitutto la mamma, completamente andata per quel colore, si era fatta prendere la mano e aveva dipinto i muri della cameretta della bimba di una tinta color prugna. Le tende! Color prugna. Le lenzuola! Color prugna. Poi, spinta da chissà quali idee folli in testa, aveva iniziato a comprare ad Annapru- gna, vestiti color prugna, mutande color prugna, calze color prugna, elastici e mollette color prugna, persino lo spazzolino da denti era color prugna! Non aveva trovato il dentifricio color prugna, con suo grande disappunto. Nel corso degli anni, dicevo, Annaprugna aveva iniziato a odiare quel colore, e non solo. Fatto assai curioso, i capelli non crescevano, erano rimasti tali e quali com'erano quando era nata! Non si potevano accorciare, acconciare, tingere o allunga- re. Niente di niente. Annaprugna aveva un fratello più piccolo di un paio di anni, Luca, che aveva un bellissimo e meraviglioso ciuffo bion- do, color del grano dorato, lo stesso colore che si vede quando sorge il sole. E Annaprugna adorava il colore di quei capelli, stava ore a osservare il ciuffo bitorzoluto che spuntava dalla te- stolina del fratello. Però, come avrete capito, non c’era niente da fare. Un bel giorno, Annaprugna era a scuola e, durante l'inter- vallo, venne raggiunta da suo fratello. «Annaprugna!!» la chiamò. «Luca, quante volte ti ho detto di non chiamarmi Annapru- gna! Sono Anna, solo Anna!» rispose la bambina stizzita. «D'accordo SoloAnna» ridacchiò il fratellino. «Ho fatto una scoperta sensazionale!» Le disse. «Nel bosco vicino a casa abita una strega!»
«Una strega? Cosa stai dicendo?» «Tieniti forte Anna... una strega parrucchiera!» esclamò il bambino agitando il suo ciuffo biondo su e giù. Luca sapeva bene quale fosse il cruccio della sorella, i suoi capelli, e quel mattino aveva trovato la soluzione al problema. Luca infatti, aveva scoperto leggendo alcuni libri nella bi- blioteca della scuola, che la strega parrucchiera si chiamava FrizziPazzi ed era una strega molto particolare. A tutti noi, quando ci svegliamo la mattina, sarà capitato di svegliarci male. Quante volte la mamma ci ha detto “ti sei alzato con il piede sbagliato stamattina?”. Ecco, alla strega FrizziPazzi que- sto capitava una volta sì e una volta no ma, essendo una strega, l’effetto era molto più sorprendente. Se la mattina, quando si alzava dal letto, poggiava il piede destro sullo scendiletto, allo- ra la strega era buona e simpatica. I suoi capelli erano lisci, biondi e curati. Cantava tutto il giorno, puliva la casa, lavorava, sempre in allegria. Ma, dico MA, quando si alzava con il piede sinistro... quando il piede sinistro toccava il tappeto, bambini miei, meglio non farsi trovare nei paraggi. La strega diventava cattiva, malvagia, con i capelli neri che le frizzavano sulla te- sta, sprizzavano scintille e schioppi. Se le capitava un bambino sotto mano! Ah, caro mio, la tua capigliatura non sarà mai più la stessa! Infatti, essendo una strega parrucchiera, faceva certi sortilegi e magie, che i boccoli ereditati dalla zia diventavano vermi verdi e succulenti, i capelli a spazzola aculei di porcospi- no e i bei capelli biondo sole, melma verde di palude. Ebbene, dopo questa premessa, Annaprugna avrebbe dovu- to lasciar perdere tutto, no? E, invece, decise di recarsi dalla strega per chiederle di cambiare quei suoi capelli color prugna, che iniziavano davvero a stancarla. I due bambini si recarono così a casa, presero il necessario per la gita e partirono subito. Nel loro zaino c’erano: una map-
pa, “presa in prestito” dalla biblioteca, leggi: sgraffignata, una corda («Potrebbe sempre tornarci utile!» aveva detto Luca), due panini e due bibite. Si inoltrarono nel bosco e subito presero a consultare la mappa. La strada era tortuosa e in salita. Dopo un paio di ore di cammino arrivarono nei pressi di una casa, che dettero per cer- to fosse della strega. Facciamo una piccola parentesi. Pensate bene al phon che usate per asciugarvi i capelli. I modelli classici hanno i tasti dell’aria fredda, dell’aria calda e la regolazione del flusso d’aria; poi c’è una griglia anti polvere, il bocchettone dove esce l’aria e un filo che corre. Avete bene in mente l’immagine del phon? Ecco, la casa della strega Frizzipazzi era un gigantesco phon, che svettava su verso il cielo. Il camino non era un cami- no come tutti i camini delle case. Era una spazzola gigante che troneggiava proprio sulla punta più alta della griglia del phon. Il recinto intorno alla casa era formato da bigodini per la piega. Un bel giardino contornava il tutto, con una bella erbetta rigo- gliosa. Peccato che non fosse erba vera, ma una catasta di ca- pelli verdi, di tutti i verdi che possiamo immaginare, verde pi- sello, verde menta, verde acquamarina, verde sottobosco, ver- done, verde smeraldo, verde oliva, anche verde marcio, verde bottiglia, quello delle damigiane, però, no... tutti capelli che la strega, negli anni, aveva tagliato ai bambini.
La casa della strega FrizziPazzi A fianco del giardino di capelli, c’era una specie di orto dal quale spiccavano cartellini, su cui a prima vista, e da lonta- no, doveva essere annotato con precisione il nome dell’ortag- gio piantato, proprio come negli orti della nonna o dello zio. Ma quando Luca e Annaprugna si avvicinarono per osservare meglio, notarono che, al posto delle verdure, nell'orto cresceva ogni genere di tinta per capelli: tinta verde melma, verde palu- de, biondo zolfo, rosso pomodoro muffito, nero uova di ragno e marrone cacca di gallina.
«Bleah, che schifo!» disse Annaprugna, contorcendo la bocca. «Che ti aspettavi, la Fata Madrina e la sua bacchetta magi- ca che ti cambia i capelli con le verdure dell’orto?» disse Luca. «Cosa vuoi fare? Entriamo lo stesso?» «Sì» rispose la bambina determinata. «Ma non suoniamo alla porta, entriamo dal camino e cerchiamo di capire come si è alzata la strega oggi». Luca tirò fuori dallo zaino la corda e si arrampicarono lun- go la spazzola, i cui denti formavano i pioli di una scala, perfet- ta per quello scopo. Scesero lungo il camino e si ritrovarono in un grande spazio che sembrava il salone di un negozio di par- rucchieri. File e file di poltroncine da parrucchiere, carrelli con spazzole e phon, e un paio di lavelli per lavare i capelli. Con gli occhi sgranati stavano ancora curiosando, quando sentirono una voce canticchiare. «Ehi! Ascoltiamo cosa dice!» disse piano Annaprugna al fratello, avvicinandosi alla porta della sala. Non appena Luca la socchiuse sentirono chiaramente la strega cantare. FrizziPazzi, PazziFrizzi! Tutti i capelli, quale orgoglio! Lisci, mossi, corti o ricci, io li acconcio come voglio! Acchiappo tutti i bambini ci metto su i bigodini, poi gli spiattello su la tinta, Verde, marrone o variopinta! Che profumo di broccoli e cavolfiore Uova marce e minestrone Poi li lavo con il vermishampoo Che a nessuna chioma dà scampo!
«Anna, non credo sia stata una buona idea venire qui!» disse Luca con voce tremante. «Andiamocene su...» non ebbe il tempo di finire la frase che la strega sfrecciò come una furia nel salotto, annusando l’aria. Annaprugna vide con orrore che i ca- pelli della strega erano neri, ritti in testa, e sprizzavano scintil- le. «Oh, sento puzza di capelli puliti... puah!» esclamò «Veni- te fuori bambini!» E con una velocità sorprendente acchiappò prima Luca poi Annaprugna e li bloccò sulle poltrone. «Bene, bene, bene.» disse la strega sogghignando «Cosa abbiamo qui?» e con le lunghe dita tirò su una ciocca dei capel- li di Annaprugna per tastarli e annusarli. «Mi sembra che tu, cara bambina, abbia bisogno di un mio trattamento!» e detto questo afferrò da un mobiletto un flacone del suo shampoo speciale, Vermishampoo, per capelli statici senza movimento. La bambina era talmente terrorizzata che non osava muo- versi. Luca, seduto sulla sua sedia osservava la scena senza quasi respirare. FrizziPazzi iniziò a spremere dal flacone lo shampoo spe- ciale, e Luca sgranò gli occhi quando vide uscire dei lunghi vermi che si contorcevano. La strega iniziò a frizionare i capel- li di Annaprugna, mentre i vermi formavano una schiuma verde e puzzolente. L’odore dello shampoo aveva fatto risvegliare Annaprugna che iniziò a dimenarsi sulla sedia. «Lasciami stare brutta stregaccia cattiva! Non toccare i miei capelli!» urlò la bimba. «Ferma cara, o rovinerai il mio trattamento! Ora ci vuole un po' di balsamo alle uova di rana, per farli belli viscidi!» La strega continuava a lavare la testa della bambina, anche se quel modo di lavare non avrebbe certo reso i capelli di An-
naprugna belli profumati. I vermi le facevano il solletico e suo malgrado iniziò a sghignazzare. «Basta, per favore!» gridava la bimba tra un singhiozzo e una risata. La strega la bloccò con la magia su una delle sedie da par- rucchiera, e prese dallo scaffale diversi barattoli di tinte colora- te. «Dunque, vediamo... verde melma di palude? Ocra giallo minestrone? Oppure un bel verde bruco brillante? Per togliere questo prugna secca scadente ci va un bel colore puzzolento- so...» Alla fine FrizziPazzi prese un barattolo dal fondo dello scaffale, la cui etichetta, scritta a mano, diceva “Verde cavolfio- re, stagionato 24 mesi” e iniziò a spiattellarla sui capelli color prugna di Anna. SPLAT! SPLAT! E ancora SPLAT, e poi SPLAT! Una puzza tremenda! Pensate bambini all’odore che c'è in casa quando la mamma prepara i broccoli o i cavolfiori bolliti. Ecco, ora immaginate questa puzza moltiplicata cento, mille, diecimila volte: come se qualche gigante avesse fatto un’enorme puzzettona puzzolente!
Il trattamento di FrizziPazzi «No, per carità! La lasci andare!» gridò Luca. «Non preoccuparti carino, dopo mi occuperò anche del tuo bel ciuffo biondo!» rispose la strega, tirando fuori un paio di forbicioni. Ma, a un tratto accadde qualcosa di incredibile. Infatti, cari bambini, dovete sapere che i capelli di Annaprugna erano ma- gici! Ecco perché non si potevano accorciare, tagliare, accon- ciare e tingere! Nel momento esatto in cui la strega aveva tirato fuori le forbici, i ciuffi, pieni di tinta al cavolfiore, avevano co- minciato ad agitarsi, scuotersi e dimenarsi, e all'improvviso
BOOM! Tinta e strega vennero catapultati a gambe all’aria e i capelli di Annaprugna tornarono i capelli morbidosi, boccolosi e prugnosi di sempre. Anna e Luca, liberi dalla magia, si ab- bracciarono stretti stretti e si voltarono per osservare la strega. Con loro grande stupore, videro che FrizziPazzi aveva una ca- pigliatura biondo sole e uno sguardo dolce e sorridente. Con la magia dei capelli della bambina, la strega Frizzi- Pazzi tornò a essere una strega buona tutti i giorni e, anche se a volte al mattino si alzava con il piede sinistro, al peggio era un po' scorbutica. E Annaprugna? Da quel giorno state certi che non si lamentò più dei suoi capelli!
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