A cura di: Miriam Caccamo Carlotta Giganti Sofia Marinucci Federica Nutricati - Relatore: prof.ssa Maria Zifaro
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A cura di: Miriam Caccamo Carlotta Giganti Sofia Marinucci Relatore: prof.ssa Maria Zifaro Federica Nutricati
1) EVOLUZIONE DELLO SMART WORKING Telelavoro: art. 1 dell’accordo quadro europeo sul Telelavoro afferma che il Telelavoro «costituisce una forma di organizzazione e/o di svolgimento del lavoro che si avvale delle tecnologie dell’informazione nell’ambito di un contratto o di un rapporto di lavoro, in cui l’attività lavorativa, che potrebbe anche essere svolta nei locali dell’impresa, viene regolarmente svolta al di fuori dei locali della stessa» Home Working: consiste nella prestazione lavorativa che viene resa dal dipendente lontano dai locali aziendali e all’interno della propria abitazione.
SMART WORKING: è poter lavorare in libertà, ma soprattutto in modalità smart. La legge 81/2017, Capo II dal 18 al 24, ci dice che “il Lavoro Agile (o Smart Working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall'assenza di vincoli orari o spaziali e un'organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.” Ai lavoratori agili viene garantita anche la parità di trattamento - economico e normativo - rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie.
ANALISI REALIZZATA DA TIZIANO BOTTERI E GUIDO CREMONESI: Smart work: si ha quando noi completiamo un compito anche prima che ci venga assegnato: - Smart work: meno sforzo + consapevolezza del significato + uso di meno tempo - Smart worker: pensiero & lavoro Hard work: si ha quando ci viene assegnato un compito e noi produciamo molti sforzi per compierlo, forse anche maggiori di quanto sarebbe necessario - Hard work: grande sforzo + poco significato + utilizzo di molto tempo - Hard worker: lavoro & pensiero
Lo Smart Working, o Lavoro Agile, è una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.
1.2) FIDUCIA ALLO SMART WORKER Qui per fiducia si intende quella tra azienda e dipendente e tra responsabile e collaboratore. Lasciando al lavoratore la possibilità di lavorare fuori dall’ufficio, l’azienda si fida che il dipendente svolga effettivamente la propria attività lavorativa, mentre il responsabile conta sul collaboratore per il raggiungimento di determinati obbiettivi e sulla sua collaborazione con il team, anche a distanza.
2) COME FUNZIONA LO SMART WORKING Le fondamenta del lavoro in Smart Working sono caratterizzate contemporaneamente da 4 pilastri (o dimensioni) tra loro complementari: tecnologie, competenze, spazi e cultura. LE TECNOLOGIE sono alla base dell’avvio di qualsiasi iniziativa Smart Working. Lo sviluppo di COMPETENZE digitali è rilevante nelle organizzazioni. Gli SPAZI. Dall’ufficio tradizionale allo smart office. La CULTURA. Un’organizzazione capace di generare autonomia e responsabilità nelle persone, riconoscerne il merito, sviluppare talenti e l’engagement verso l’innovazione e il cambiamento.
3) BENEFICI E CRITICITA’ PER AZIENDE, LAVORATORI E AMBIENTE I benefici ottenibili dall’introduzione dello Smart Working nelle aziende si possono misurare in termini di: Oltre ai benefici che lo Smart Working • Miglioramento della produttività; ha portato alle aziende, lavoratori e • Riduzione dell’assenteismo; all’ambiente, sussistono però anche • Riduzione dei costi per gli spazi fisici. delle criticità in merito al Lavoro Agile. Infatti le principali criticità riscontrate Mentre i benefici per i lavoratori sono: dai lavoratori sono: • Riduzione dei tempi e costi di trasferimento; • La difficoltà a separare i tempi • Miglioramento del Work-Life balance; dedicati al lavoro da quelli della vita privata; • Aumento della motivazione e della soddisfazione. • La difficoltà a mantenere un corretto Work-Life balance; Infine lo Smart Working consente di produrre benefici • Percezione di un senso di misurabili anche per l’ambiente. Soprattutto in termini di: • Riduzione delle emissioni di CO2; isolamento verso l’organizzazione. • Riduzione del traffico; • Migliore utilizzo dei trasporti pubblici.
4) COME IMPOSTARE UN PROGETTO SMART WORKING ALL’INTERNO DI UN’AZIENDA Cambiare assetto e cultura organizzativa non è ovviamente semplice nelle aziende private più mature e strutturate, tanto più nelle PMI o all'interno della Pubblica Amministrazione. È quindi necessario sfruttare le leve proprie del Lavoro Agile: • rendere più flessibili gli spazi e gli orari di lavoro; • ripensare gli ambienti della sede di lavoro; • sviluppare nuovi strumenti e competenze digitali; • dotarsi della tecnologia adeguata per lavorare da remoto; • diffondere modelli manageriali basati su autonomia e responsabilità dei lavoratori; • diffondere cultura orientata ai risultati.
Ad oggi quasi la totalità delle organizzazioni con un progetto strutturato di Smart Working monitora almeno 5 aspetti: • il livello di partecipazione all’iniziativa sia in termini di giornate fruite che di persone coinvolte; • la soddisfazione delle persone rispetto all’iniziativa; • gli impatti sul coordinamento con il capo, i colleghi e i clienti interni; • le criticità collegate all’utilizzo della tecnologia; • le caratteristiche degli Smart Worker.
• KPI riferiti alle persone (tasso di assenteismo, il livello di straordinari, gli infortuni o giorni di malattia); • business KPI e processi organizzativi; • indicatori ambientali di interesse per il bilancio di sostenibilità; • qualità del lavoro svolto.
5) SMART WORKING: L’ITALIA È L’ULTIMA IN EUROPA Un recente studio condotto da Eurofound e dall’Organizzazione Mondiale del Lavoro mette a confronto tra loro i Paesi dell’Unione Europea con altri in cui lo Smart Working è già molto diffuso (es. Stati Uniti, Giappone). In Europa l’Italia è ultima, preceduta da Grecia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia ed Ungheria. In Europa la media è intorno al 17%. Solo il 3% lavora da casa. In italia solo il 7% dei lavoratori ha accesso allo smart working, di cui il 5% smartworkers occasionali e meno dell’1% telelavoratori.
In testa invece paesi nordici come Danimarca e Svezia, poi Paesi Bassi, Regno Unito, Lussemburgo, Francia e un'insospettabile Estonia. • In Giappone circa il 30% lavora 6/7 giorni. • Nelle grandi città brasiliane viene utilizzato e incoraggiato il telelavoro per risparmiare tempi di spostamento lunghissimi. • Negli Usa la percentuale di smart working è arrivata al 37%.
5.1) SMART WORKING NELLE AZIENDE PRIVATE ITALIANE L’Osservatorio Smart Working del Politecnico del Milano aveva rilevato nel 2019 come lo Smart Working tra i privati fosse adottato già dal 58% delle grandi imprese e dal 12% delle PMI. I dati dell’Osservatorio, attestano come il lavoro da remoto nel 2020 abbia riguardato il 97% delle grandi imprese e il 58% delle PMI (piccole e medie imprese sotto i 250 dipendenti).
5.2 – SMART WORKING NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Durante l’emergenza sanitaria il 94% della Pubblica Amministrazione italiana ha adottato misure di lavoro da remoto associabili allo Smart Working. Si stima che circa il 58% dei dipendenti pubblici (circa 1,85 milioni) abbia lavorato da remoto
6 – MODELLI APPLICATIVI L’applicazione pratica del lavoro agile nell’assetto aziendale non ha un unico e vero approccio applicabile ad ogni sistema ma può migliorare le proprie prestazioni attraverso l’adozione di misure ad hoc. Non essendoci quindi un modello specifico andremo ad elencare quelli più utilizzati per l’implementazione dello Smart Working, come citato dalla tesi di Lorenzotto Giovanni in “il Physical Layout aziendale, leva strategica dello Smart Working”, che spiega i modelli di Clapperton e Vanhoutte (2014), il modello di Lake (2013) e infine il modello McEwan (2013).
6.1 – MODELLO DI CLAPPERTON E VANHOUTTE (2014) Il primo modello viene definito come una guida per il management per introdurre lo Smart Working all’interno dell’azienda. Le leve che caratterizzano tale modello sono: • Bricks: rappresenta lo spazio interno aziendale. Il Lavoro Agile implica l’esecuzione dell’attività di lavoro non in un luogo fisso ma da remoto. • Behaviour: indica il comportamento e le relazioni che devono essere presenti all’interno dell’azienda. • Bytes: fa riferimento alla tecnologia ed essa è fondamentale per l’esecuzione dell’attività in modalità Smart Working.
6.2 – MODELLO DI LAKE (2013) Il secondo modello preso in considerazione è quello di Lake nel 2013. I 4 stadi in cui è possibile mettere in pratica la cultura di Smart Working all’interno di un’azienda sono: • Isolated Initiatives: rappresenta il primo stadio dove non vi è ancora un’iniziative di collaborazione, cooperazione e autonomia tra i dipendenti e non vi è una pianificazione concreta. • Basic Flexibility: in questa fase è ancora assente avere una stabile e univoca strategia. • Advancing Flexibility and the beginning of Smart Working: in questo stadio avviene la vera implementazione aziendale. • Smart Working: in quest’ultimo stadio la strategia aziendale è basata sullo Smart Working. Ovvero il Management instaura un clima di fiducia e di continua interazione con e tra i dipendenti.
6.3 – MODELLO McEWAN (2013) Questo modello mette in relazione 4 profili con 5 dimensioni e indica il processo con il quale un’azienda diventa più “smart” e più aperta. • Traditional: Struttura classica e gerarchica delle piccole e medie imprese. • Emergent: Simile alla precedente ma aumenta la complessità del lavoro e aumentano le gerarchie e le responsabilità manageriali. Le conoscenze sono maggiori e complicate. • Networked: in questo caso vi è un’ampia gerarchia. I flussi di conoscenza sono più complessi e ripetuti in modo da collegare numerose postazioni. • Hyper-networked: diversamente da quello precedente, vi è assenza di gerarchia e di controllo. La conoscenza è in continua crescita.
RUOLO DELLO SMART WORKING DURANTE IL COVID
2.1 INTRODUZIONE Da marzo 2020, stiamo vivendo una situazione di difficoltà e disagio, forse mai avvenuta prima. Il COVID-19, oltre ad aver messo a dura prova il Governo e le strutture sanitarie italiane, ha messo alla prova anche miglia di lavoratori, che si sono trovati a lavorare da casa in Smart Working, da un momento all’altro.
Sicuramente possiamo affermare che l’avvento dello Smart Working in Italia non è avvenuto in seguito al COVID-19; infatti, nel nostro paese, prima di questa emergenza alcune aziende avevano deciso di adottare la possibilità di far lavorare alcuni loro dipendenti da casa. Inizialmente questo esperimento non andò a buon fine, in quanto il numero di lavoratori che decisero di lavorare da casa fu molto basso rispetto alle aspettative e rispetto ad altri paesi. L’Osservatorio Politecnico di Milano, ad ottobre del 2019, ha stimato circa 570.000 smartworker. In molti sostengono che, il fatto che molti lavoratori si siano trovati catapultati in questo modo tutto nuovo di lavorare, vadano ad adottare questo metodo lavorativo anche in futuro, quando l’emergenza sanitaria sarà finita; perché, come vedremo in seguito, lo Smart Working ha sicuramente una serie di svantaggi, ma allo stesso tempo una serie di vantaggi sia per l’azienda che lo adotta, ma anche e soprattutto, per il lavoratore stesso.
2.2 VANTAGGI E SVANTAGGI DELLO SMART WORKING Andiamo ora ad analizzare brevemente quali sono i vantaggi e gli svantaggi del lavoro agile. Per quanto riguarda i vantaggi, possiamo dire che lo Smart Working offre: Una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro La possibilità di lavorare all’interno dell’ambiente domestico L’opportunità di mandare avanti nello stesso momento attività lavorative e di cura domestica e familiare
La possibilità di passare del tempo con i parenti conviventi mentre si lavora Una maggiore capacità di concentrazione grazie all’ambiente domestico Il risparmio di tempo negli spostamenti Minor costi relativi allo spostamento e al pasto fuori
Oltre a questi innumerevoli vantaggi, il lavoro agile però, presenta anche una serie di svantaggi che non si possono non prendere in considerazione. I principali svantaggi dello Smart Working sono: La perdita di socialità con i colleghi di ufficio La sensazione di essere confinati all’interno dell’ambiente domestico Lo smarrimento della suddivisione del giorno in tempo lavorato e tempo libero La frammentazione delle attività di lavoro e di cura domestica e familiare La difficoltà di svolgere operazioni complesse con uno o più gruppi di lavoro La complessità del dialogo a distanza con colleghi e responsabili Disagi e problemi di natura tecnologica Ora, non sappiamo dire con precisione se i vantaggi dello SW siano più rilevanti degli svantaggi o viceversa, in quanto tutto questo, dipende da lavoratore a lavoratore. Personalmente posso dire che, un lavoro svolto con l’aiuto, l’appoggio e la supervisione di altre persone non potrà mai essere superato da un lavoro svolto all’interno dell’ambiente domestico, nonostante gli innumerevoli vantaggi.
2.3 LE CONDIZIONI ORGANIZZATIVE PER UNO SMART WORKING DIFFUSO ED EFFICACE L’organizzazione interna di un’impresa che adotta lo Smart Working è sicuramente diversa rispetto a quella di un’altra impresa che invece, non lo adotta, e che quindi ha tutti i lavoratori “sotto mano”. A Marzo 2020, l’introduzione diffusa ed improvvisa dello Smart Working all’interno delle imprese ha richiesto di effettuare degli interventi riguardanti sia le strutture di responsabilità, sia i meccanismi organizzativi.
Infatti, solitamente l’introduzione dello Smart Working può essere accompagnata: dalla definizione di ruoli e di unità organizzative più specializzati così da poter andare ad individuare degli obiettivi che abbiano dei risultati più specifici e misurabili; oppure essa può essere accompagnata da una riprogettazione che ha l’obiettivo di rendere più autonomi e meno interconnessi fra di loro, le diverse unità organizzative e i diversi ruoli che si svolgono all’interno dell’impresa. Una cosa molto importante da tenere in considerazione e da non dimenticarsi è che i luoghi all’interno dell’azienda dove il lavoro viene svolto non sono solamente degli spazi dove i lavoratori svolgono i propri compiti e le proprie mansioni, ma sono anche degli spazi dove avviene la crescita del lavoratore, la sua formazione personale e professionale.
2.4 L’INDAGINE L’Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali, ha elaborato ed ha descritto i risultati dell’indagine “Smart Working e questioni di genere negli enti di ricerca”. Tra i rispondenti al questionario sullo SW, il 45,20% è rappresentato da uomini mentre il 54,80% da donne. Tale figura mostra la distribuzione dei rispondenti per genere e per classe di età.
Come viene dimostrato dalla figura le donne superano gli uomini per numero in tutte le classi di età e per entrambi i sessi la classe di età più numerosa è quella compresa tra i 46 e i 55 anni.
Da tali domande è emerso che nella maggior parte dei casi sia uomini che donne si sono impegnati nella stessa misura nella cura e nel lavoro domestico. Inoltre, un’altra domanda, era volta a valutare come gli uomini e le donne avessero impegnato il loro tempo libero. Dal questionario è emerso che in percentuale maggiore le donne rispetto agli uomini, hanno preferito dedicare il loro tempo libero al riordino domestico, alla sperimentazione nella cucina, allo sport praticato a casa ecc.
Gli uomini invece, in percentuali maggiori rispetto alle donne, hanno preferito leggere, partecipare a corsi di approfondimento online, leggere, guardare film e serie tv e allo shop online. Più o meno nelle stesse percentuali, sia uomini che donne si sono dedicati allo stesso modo alla cura del benessere fisico e al riposo. Quindi possiamo notare che, sotto questo punto di vista, il lockdown ha rafforzato ancora di più una divisione di genere non solo per quanto riguarda il carico di lavoro domestico e familiare, ma anche per quanto riguarda l’impiego del tempo libero passato in casa.
2.5 COSA NE SARA’ DELLO SMART WORKING DOPO L’EMERGENZA SANITARIA Dall’indagine fatta dall’ Istituto di Ricerca sulla Popolazione e le Politiche Sociali, è emerso che la maggior parte dei lavoratori sarebbe disposto a continuare a lavorare in SW anche dopo l’emergenza sanitaria, perché ritengono che esso può dare molti più benefici che svantaggi. Una piccola minoranza invece, desidera tornare a lavorare presso il proprio posto di lavoro e sedersi alla propria scrivania, perché li, sono più efficienti rispetto che a casa.
2.5 COSA NE SARA’ DELLO SMART WORKING DOPO L’EMERGENZA SANITARIA Quindi una domanda sorge spontanea, dopo l’emergenza COVID-19, questo diverso modo di lavorare, scomparirà del tutto oppure verrà utilizzato sempre di più dalle aziende?
2.6 CONCLUSIONI In conclusione possiamo dire che lo Smart Working, in questo periodo di pandemia, non può essere considerato una soluzione semplice ed immediata ai problemi che ci si sono presentati davanti da marzo 2020; e l’adozione di tecnologie sempre più elevate, non rappresenta in tutti i casi una garanzia efficace.
2.6 CONCLUSIONI Infatti, se da una parte lo Smart Working permette di non creare assembramenti nei luoghi di lavori e di limitare gli spostamenti, dall’altra parte i lavoratori si trovano catapultati in un modo tutto nuovo di lavorare dove non hanno più determinati limiti di spazio e di tempo. Per alcuni tutto questo è molto favorevole e riescono ad essere molto più produttivi, per altri lavoratori invece, si verifica il caso opposto. Quindi, è giusto adottare lo Smart Working per tutti i benefici che esso porta, ma è altrettanto giusto introdurlo all’interno dell’impresa in modo diffuso ed efficacie. Questa introduzione a sua volta, ha bisogno di investimenti riguardanti il nuovo tipo di organizzazione che è necessario adottare.
SMART WORKING NELLE PMI
1. CARATTERISTICHE DELLE PMI Definizione di impresa: '' Si considera impresa ogni entità, a prescindere dalla forma giuridica rivestita, che eserciti un'attività economica. In particolare sono considerate tali le entità che esercitano un'attività artigianale o altre attività a titolo individuale o familiare, le società di persone o le associazioni che esercitino un'attività economica.''. •Per la classificazione del tipo di impresa possono essere usati parametri quantitativi e parametri qualitativi.
Parametri quantitativi: • numero di dipendenti • fatturato annuo • totale di bilancio
Parametri qualitativi: • Coincidenza tra soggetto economico e management • Scarsa specializzazione del management • Contatti personali tra direzione e dipendenti • Difficoltà nell’accesso al credito • Scarso potere contrattuale nei confronti di terzi in generale • Quota di mercato ridotta
L'insieme di queste caratteristiche qualitative comporta di conseguenza una scarsa pianificazione delle fonti di finanziamento, con probabili ripercussioni negative in futuro, che comprendono un eccessivo ricorso all'indebitamento, specialmente nel breve periodo, causando così uno squilibrio tra fonti e impieghi (attivo e passivo). Nonostante ciò le Pmi costituiscono l’elemento portante dell’economia italiana, andando a formare la quasi totalità delle imprese in Italia, nonché contribuendo in modo considerevole alla formazione del PIL e dando numerosi posti di lavoro ai cittadini.
2. SMART WORKING NELLE PMI • Le PMI rappresentano numericamente solo il 4,86% del tessuto imprenditoriale italiano(circa 206 mila PMI). • L'utilizzo dello smart working viene giustificato dai benefici che le imprese possono trarre da esso; benefici(come abbiamo già visto) che ruotano attorno alla maggior flessibilità per il lavoratore, sia in termini di orario che di luogo di lavoro, con correlata una migliore performance, di cui ne trae vantaggio sia il dipendente stesso, che l’impresa indirettamente. • Per raggiungere tali obiettivi è necessario però, ridefinire l’assetto organizzativo aziendale, preparare dei piani di training formativo ed introdurre la strumentazione tecnologica necessaria per lo svolgimento del lavoro in modalità smart.
• Secondo l'Osservatorio Innovazione Digitale delle PMI, codeste, per inserire nella propria organizzazione questo processo di trasformazione digitale, dovrebbero principalmente tener in considerazione: 1. l' interesse verso il digitale del vertice aziendale; 2. l'organizzazione, la governance e la cultura digitale; 3. i processi aziendali coinvolti; 4. le tecnologie nei processi di interfaccia/di supply chain.
• Le grandi imprese, chiamate pioniere di questa nuova metodologia, hanno affrontato tale sfida con più facilità. • Di seguito abbiamo riassunto le caratteristiche principali delle PMI e delle grandi imprese, relative allo smart working; da ciò possiamo capire perché le grandi imprese sono maggiormente facilitate:
Vediamo quanto è diffuso lo smart working nelle PMI.. • Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano relativi all'ultimo anno prima dell'emergenza sanitaria, le iniziative di tipo strutturato vengono attualmente adottate solamente dal 8% delle imprese, mentre quelle di tipo non strutturato dal 16%. Il 9% del campione si dichiara possibilista in merito all'introduzione, mentre solo il 2% ha già un programma di introduzione previsto nel breve periodo, mentre tra coloro che ancora non lo applicano solamente il 19% ritiene possibile un’introduzione futura, a fronte di un 38% che si ritiene totalmente disinteressato (si tratta soprattutto di aziende che operano nei settori manifatturiero, costruzioni/riparazioni/installazioni), oltre ad un 8% di imprese che addirittura non sa di cosa si stia parlando se viene citato lo smart working. • Questo per quanto riguarda i dati sull’adozione dello smart working, invece in riferimento ai problemi riscontrati nella fase di introduzione iniziale si riscontra per la maggior parte dei casi (53%) l’idea, o la reale constatazione, del fatto che esso non sia applicabile all’interno della propria realtà aziendale.
3. DIFFICOLTA’ NELL’INTRODUZIONE DELLO SMART WORKING Le difficoltà principalmente riscontrate sono: • Mancanza delle risorse in termini economici e di competenze, oltre al fatto che il passaggio da una metodologia di lavoro, ormai consolidata, ad una nuova non è semplice, comportando uno sforzo considerevole anche dal punto di vista culturale, ma soprattutto diventa gravoso in termini di costi. • Mancanza di strategie di implementazione e di processi ben strutturati. • Disinformazione dell'argomento.
• In alcuni casi non è possibile utilizzare questa metodologia perché si ritiene che certe mansioni dovrebbero essere svolte necessariamente nel posto di lavoro (per esempio: bar, ristoranti). • Molto spesso le PMI preferiscono quei modelli organizzativi del lavoro fondati sul controllo diretto delle risorse umane , registrazione delle presenze, monitoraggio dell’orario di lavoro, gestione delle assenze. • Una PMI su quattro ha affermato di essere stata vittima di almeno un attacco informatico nel corso della sua vita aziendale. • Scarso utilizzo della pubblicità online.
RICERCA DI LENOVO Questa ricerca analizza il rapporto tra PMI (e i loro dipendenti) e la tecnologia. Da essa si riscontra che per i datori di lavoro è molto conveniente ascoltare il parere dei dipendenti sugli attuali ambienti di lavoro. Dalla ricerca è emerso che: • il 60% dei dipendenti delle PMI non sono appagati dal loro ambiente lavorativo, mentre il 79% dei decision maker aziendali si; • in ambito di esigenze lavorative, le aziende devono avere una visione non rivolta solamente al presente, ma anche al futuro, dove molti dipendenti di PMI non possono scegliere le tecnologie migliori, che ritengono adeguate per le proprie mansioni; • inoltre è stato notato che non basta avere le tecnologie adeguate per ogni attività, ma devono poter ottenere supporto durante l’intero ciclo di vita dei prodotti che acquistano.
4. CONVENIENZA NELL’UTILIZZO DELLO SMART WORKING Nonostante tutte le difficoltà che si possono incontrare, alcune PMI sono ugualmente riuscite ad introdurre lo smart working al proprio interno. Considerando i vantaggi che si possono riscontrare, qui brevemente ricapitolati: • possibilità di lavorare da remoto; • flessibilità negli orari di ingresso, uscita e pausa pranzo; • ripensamento degli spazi di lavoro; • cultura aziendale orientata al raggiungimento di obiettivi; • tecnologie a disposizione dei collaboratori per svolgere le proprie attività da remoto. A questo punto bisogna domandarsi se, per le PMI, sia realmente conveniente, l'utilizzo o meno dello smart working.
STEP DA VALUTARE E STUDIARE: 1. Effettuazione di un analisi analisi preliminare, dove si valuta se si hanno tutte le risorse necessarie . 2. Fare un rapporto fra i vantaggi e svantaggi. 3. Se risulta conveniente applicare lo smart working l'impresa poi procederà ad elaborare un progetto per ridefinire la propria organizzazione. Le aziende quindi dovranno capire se le energie/risorse impiegate, saranno poi in futuro ripagati
Possiamo, dunque, affermare che lo smart working non è molto diffuso tra le PMI. • Un notevole cambiamento però c'è stato durante l'emergenza sanitaria, dove oltre il 50% delle piccole e medie imprese hanno deciso di adottare lo smart working, o meglio un modello di lavoro a distanza in grado di assicurare la continuità del lavoro e contemporaneamente cercando di contenere la pandemia. L'emergenza ha così costretto molte aziende a rivedere i propri piani e processi interni e concedere maggiore flessibilità organizzativa e temporale ai propri addetti, evitando così assembramenti e situazione di rischio. Hanno dovuto valutare con attenzione dove destinare le poche risorse a disposizione, per assicurarsi di realizzare interventi volti a mantenere la stabilità e assicurare la crescita. • Ci sono state anche degli aiuti da parte dello Stato per agevolare l'introduzione dello smart working , soprattutto per le piccole-medie imprese, che magari riscontrano più difficoltà rispetto alle altre. Tra questi possiamo evidenziare: la possibilità di un accesso rapido al fondo di garanzia, la sospensione dei pagamenti delle forniture dei servizi, come gas ed energia elettrica, la sospensione dei termini degli adempimenti societari ed una riduzione dei prezzi di alcuni prodotti sanitari.
CASO PRATICO – QUESTIONARIO SMART WORKING NELLE PMI
Con l’esplosione della pandemia del Coronavirus, la grande maggioranza delle attività lavorative ha subito una brusca battuta d’arresto. In soccorso di molte aziende è venuta la modalità del lavoro da remoto, ovvero lo smart working. Con l’emergenza sanitaria e la necessità del distanziamento sociale, lo smart working ha rappresentato per molte imprese una soluzione per non fermarsi del tutto, per cui le aziende si sono adoperate in fretta per poter attivare per le proprie risorse il lavoro da remoto e poter garantire una continuità operativa assicurando al contempo la sicurezza sanitaria.
L’IDEA INIZALE L'idea di questo questionario è nata con lo scopo di raccogliere informazioni riguardante la nuova modalità lavorativa in Smart Working. https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSccENhWdhXDsGjo8mAnhTxr YLD5rwUfI7twQQVV5Hlwnai_7Q/viewform?usp=pp_url Questo è stato sottoposto a diverse aziende, in particolare ad aziende di Macerata, Milano e Lecce, questo per avere un maggiore confronto su come le aziende meridionali, centrali e settentrionali si siano comportate. Purtroppo a causa di questa pandemia e delle vacanze pasquali nell'intermezzo, nessuna azienda si è prestata a rispondere al questionario inviatogli.
LA STRUTTURA DEL QUESTIONARIO Nella prima sezione ci sono domande al fine di capire la tipologia di azienda, la grandezza in base al numero di dipendenti, se l'azienda prima del periodo di pandemia ha svolto attività di smart working, ...
Nella seconda sezione, invece, ci sono domande più personali che permettono di capire il benessere dei dipendenti al fine di capire se questa modalità telematica ha migliorato o peggiorato le prestazioni lavorative.
PURTROPPO… Non avendo dati su cui basarci, ci si può basare su fonti prese da internet e riflessioni personali al riguardo: secondo me, le aziende del sud sono rimaste un po' più spiazzate da tutto questo periodo quando magari erano meno organizzati per l'erogazione lavorativa in telematica.
Secondo un rapporto di Bankitalia le aziende che utilizzano il lavoro da remoto sono aumentate dal 28.7% del 2019 al 82.3% del 2020, mentre la percentuale di lavoratori che hanno lavorato da casa almeno una volta a settimana è passata dal 2.4% del 2019 al 33% del II trimestre del 2020. "A usufruire di più del lavoro da remoto sono state le donne e i lavoratori più istruiti. L'uso dello Smart Working è stato però limitato da diversi fattori: un limite naturale alla tele lavorabilità di alcune funzioni del settore pubblico a un limite legato alle ridotte competenze del personale, mentre gli investimenti in dotazioni informatiche sostenuti dagli enti non hanno inciso in maniera significativa".
Più di due grandi imprese su tre hanno dovuto aumentare le dotazioni di pc portatili e altri strumenti hardware (69%); tre PA su quattro hanno incoraggiato i dipendenti a usare i dispositivi personali, il 50% delle PMI non ha potuto operare da remoto. Nonostante le difficoltà, questa tipologia di Smart Working atipico ha contribuito a migliorare le competenze digitali dei dipendenti e ad abbattere barriere e pregiudizi sul lavoro agile.
COSA PREFERISCONO GLI ITALIANI? Analizzando le preferenze dei lavoratori italiani si osserva un preponderante volontà (76,8%) di alternare giorni lavorativi in ufficio ad altri di home working, una flessibilità tipica del lavoro agile. Pochissimi (9,64%) sembrano preferire il lavoro esclusivamente da casa, rispetto al lavoro solo in ufficio (preferito dal 13,58%).
In particolare: il 15,76% sceglierebbe di restare a casa massimo un giorno a settimana; l’80,74% farebbe più o meno a metà, lavorando da casa 2-3 giorni a settimana; il rimanente 3,5% sceglierebbe di stare a casa la maggioranza del tempo (4-5 giorni a settimana).
Da altre fonti è emerso che il lavoro agile non decolla tra le piccole e medie imprese, soprattutto quelle a vocazione manifatturiera operative in Umbria, Veneto, Toscana e Marche. Liguria, Lazio, Lombardia e Piemonte le regioni più all’avanguardia.
IL CASO DEL SUD Da segnalare è il caso del Sud Italia dove, pur essendo tale item prioritario, assume minore rilevanza rispetto ad altri fattori. Il 26,6% afferma infatti che a far propendere per la decisione di tornare in sede è stata la consapevolezza che le aziende non sono sufficientemente attrezzate per organizzare il lavoro in modalità smart, mentre il 22,4% chiama espressamente in causa l’esigenza degli imprenditori di ‘controllare’ meglio i dipendenti, dimensione che dovrebbe essere del tutto ripensata in una logica di lavoro per risultato. Tra le scelte che hanno fatto propendere per proseguire l’esperienza del lavoro agile, più che la volontà di modernizzare l’organizzazione del lavoro, prevale l’impossibilità di garantire, con la presenza in sede di tutti i dipendenti, il distanziamento imposto dalle normative. È questo, secondo la maggioranza dei consulenti interpellati (il 32,2%) il motivo principale per cui le aziende continuano a tenere i lavoratori a casa, in modalità agile.
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