Sintesi dei monitoraggi pluriennali condotti nella laguna aperta
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Sintesi dei monitoraggi pluriennali condotti nella laguna aperta di Francesco Scarton, Daniele Curiel, Andrea Rismondo, Chiara Miotti, Emiliano Checchin, Andrea Pierini* Introduzione zoobenthos e l’avifauna delle barene natura- * SELC soc. coop. Marghera Da oltre vent’anni il Consorzio Venezia Nuo- li e artificiali. Per tutte queste è stato possi- (Venezia) va ha condotto estesi monitoraggi ambienta- bile acquisire dati fondamentali sulla strut- li, finalizzati sia alla conoscenza dello stato tura dei popolamenti, sulla loro diffusione ambientale che alla valutazione degli even- nella laguna aperta e sui trend, sia spaziali tuali effetti che i numerosi interventi di salva- (aumento o contrazione degli areali occupa- guardia avevano indotto sull’ecosistema. In ti in laguna) che dimensionali (incremento o particolare, per ciò che riguarda la fauna ter- riduzione del numero o della densità di indi- restre, quella acquatica e la vegetazione so- vidui). È stato quindi possibile, ad esempio, no disponibili sia dati puntuali che serie plu- osservare le pulsazioni degli areali occupati riennali di ampia estensione. dalle fanerogame marine, il discreto aumen- Non è evidentemente possibile riassumere to di un mollusco di grandi dimensioni tute- in poche pagine tutta la mole di dati acqui- lato dalla Direttiva 92/43/CEE Habitat come siti e le valutazioni che sono state fatte nel la Pinna nobilis, l’arrivo in laguna di specie corso degli anni; tuttavia per alcune compo- di uccelli acquatici che mai prima vi aveva- nenti si possono esprimere, con la necessa- no nidificato. ria sintesi, diverse considerazioni sulle carat- Ne emerge un quadro ambientale certamen- teristiche dei popolamenti animali e vegeta- te complesso, diversificato, che in nessun ca- li e sulle loro variazioni osservate nell’arco so si presta a semplicistiche valutazioni, da- di un esteso periodo temporale. Protraendosi to l’elevato numero di variabili causali in gio- per oltre due decadi, i monitoraggi di seguito co e la necessità di integrare i risultati con i presentati rientrano a buon diritto tra i pochi numerosi studi condotti da altri Enti pubbli- monitoraggi “a lungo termine” che siano tut- ci. Resta tuttavia il valore oggettivo dei dati tora operanti in Italia. acquisiti, che permettono ai decisori di sa- Tra le diverse componenti ambientali finora pere con sufficiente precisione “dove stanno indagate ne sono state qui selezionate tre, andando” alcune delle più importanti com- vale a dire le fanerogame marine, il macro- ponenti biologiche dell’ecosistema lagunare. 13
[focus] Le fanerogame marine delle praterie, in senso positivo o negativo, Negli ultimi 20-30 anni, è stata rivolta parti- al variare delle condizioni ecologiche. La lo- colare attenzione alle fanerogame marine da ro diffusione è fortemente correlata alle con- parte del Provveditorato Interregionale per le dizioni di trasparenza della colonna d’acqua, Opere Pubbliche per il Veneto, Trentino Al- con l’apparato fogliare che ha la capacità di to Adige e Friuli Venezia Giulia (ex Magistra- promuoverne la sedimentazione e l’appara- to alle Acque di Venezia), tramite il suo con- to rizomiale-radicale quella di compattare il cessionario Consorzio Venezia Nuova, sia a fondale (Orfanidis et al., 2003; Viaroli et al., scala lagunare, sia a scala locale, nell’ambi- 2008; Hemminga e Duarte, 2000). to dei numerosi interventi che potevano ave- Oltre al ruolo di indicatore ambientale, que- re un effetto negativo sullo stato di questa ste praterie sommerse costituiscono un fon- componente biologica. damentale elemento della catena trofica. Al La vegetazione acquatica sommersa, che loro interno trova riparo e alimento una ricca comprende sia le piante superiori acquati- fauna zoobentonica e ittica, sia legata all’in- che (le fanerogame marine) sia le macroal- terfaccia sedimento-acqua che all’apparato ghe, da diversi anni, a livello nazionale ed fogliare (Hemminga e Duarte, 2000; Duffy, europeo, oramai viene utilizzata come para- 2006). metro per descrivere lo stato ambientale dei Per il loro ruolo ecologico e di sentinella, le corpi idrici. fanerogame sono state incluse tra le specie La Direttiva 2000/60/CE (WFD, 2000/06/ marine e salmastre protette a livello naziona- EC; EC, 2000), recepita dallo Stato italiano le e internazionale, come riportato nel “Pro- con il D.Lgs. 152/2006, assegna alle macro- tocollo sulle Aree Specialmente Protette e la fite acquatiche (macroalghe e fanerogame Biodiversità in Mediterraneo” (ASPIM - Con- marine) la massima importanza come indi- venzione di Barcellona, 1995) e nella “Con- catore di livello integrato e riassuntivo del- venzione relativa alla conservazione della vi- le condizioni dell’intero corpo lagunare. La ta selvatica e dell’ambiente naturale in Eu- regressione o l’estensione delle praterie ven- ropa” (Convenzione di Berna, 23/06/1979). gono interpretate come un segnale negativo Sono inoltre inserite tra le specie di maggio- o positivo delle tendenze presenti nel corpo re attenzione nei Piani di Azione per la Con- idrico. servazione della Vegetazione Marina in Medi- Le fanerogame marine, ancor più delle ma- terraneo (RAC/SPA - Regional Activity Centre croalghe, svolgono una fondamentale funzio- for Specially Protected Areas). ne ecologica per la stretta interazione che Nella Tabella 1 sono elencati fattori di pres- hanno con il mezzo idrico e con i fondali, sione / disturbo che possono incidere sul- considerando come le radici e i rizomi possa- le fanerogame marine, individuati e codi- no penetrare nel sedimento per 20-30 centi- ficati nell’ambito dei lavori della DG Am- metri. Le variazioni delle caratteristiche chi- biente e dell’Agenzia europea dell’Ambiente mico-fisiche delle acque e dei sedimenti in- (AEA) legati all’attuazione delle Direttive Eu- teressano quindi direttamente queste piante ropee 92/43/CEE e 2009/147/CE (Diretti- che, nell’arco di alcuni anni, in virtù della lo- va 92/43/CEE, 1992 e successivi aggiorna- ro sensibilità agli stress e alla loro strategia menti). di propagazione sia vegetativa, sia di diffu- Il primo monitoraggio su scala lagunare rela- sione con semi, possono variare l’estensione tivo alla distribuzione della fanerogame ma- 14
Sintesi dei monitoraggi pluriennali Codice Descrizione Tabella 1. Fattori di pressione/disturbo a carico delle fanerogame F02.02 Pesca professionale con attrezzi da pesca attivi marine F02.02.05 Pesca con draga - rastrello I01 Specie alloctone invasive (vegetali e animali) F01.03 Acquacoltura - allevamento sul fondo G05.02 Abrasioni e danni meccanici sulla superficie dei fondali marini H03 Inquinamento marino e delle acque di transizione J02.02.02 Rimozione e dragaggio costiero e degli estuari J02.05.01 Modifica dei flussi d’acqua mareali e delle correnti marine J02.05.06 Modifica dell’esposizione al moto ondoso J02.12.01 Opere di difesa dal mare, opere di protezione della costa, sbarramenti per la difesa e per la produzione di energia dalle maree J02.11 Variazione dei sedimenti in sospensione, modifica del tasso di deposito delle sabbie, accumulo di sedimenti, scarico, deposito di materiali dragati rine è stato realizzato nel 1990 dall’ex Magi- quando le opere fisse alle bocche di porto strato alle Acque attraverso il suo concessio- erano pressoché ultimate (MAG. ACQUE - KO- nario Consorzio Venezia Nuova (MAG.ACQUE STRUTTIVA - SELC, 2018). - CVN - SGS, 1991) permettendo di definire, L’analisi cartografica e delle estensioni delle per la prima volta, uno “stato zero” della lo- praterie (Figure 1a - 1e e Tabella 2 nelle pagi- ro distribuzione. I rilievi sono stati condot- ne seguenti) rileva come, dal 1990 al 2017, ti su un potenziale ambito lagunare di circa siano avvenute significative variazioni nella 31.000 ettari, su fondali a libera navigazio- distribuzione, meno visibili nel bacino sud, ne sino a una batimetria di 3 - 4 metri, con ma ben evidenti nei bacini nord e centrale e esclusione delle aree vallive arginate e dei ca- così sintetizzate: nali navigabili. • relativa stabilità a livello lagunare tra il Tre successive cartografie delle faneroga- 1990 e il 2002; me marine a scala lagunare sono state re- • marcata regressione tra il 2002 e il 2004 alizzate nell’ambito dei monitoraggi MELa per tutti i bacini; (Monitoraggio Ecosistema Lagunare): quel- • complessiva stabilità con segnali di ricolo- le del 2002 e del 2004 (MELa2) hanno per- nizzazione tra il 2004 e il 2010; messo di cogliere anche gli effetti di anomali • ricolonizzazione nel 2017 di siti già colo- andamenti meteoclimatici, mentre quella del nizzati nel 1990 e di nuovi mai segnalati. 2010 (MELa5), ha permesso di definire un La cartografia del 2017, se confrontata con quadro della loro distribuzione quando gran quelle del 1990 e del 2002, segna un incre- parte delle opere fisse alle bocche di porto mento delle praterie pari a +1.303 ettari ri- erano a uno stadio oramai avanzato (MAG. spetto alla prima e di +1.365 ettari rispetto ACQUE - SELC, 2005a; MAG. ACQUE - SELC, alla seconda. Molto più marcato e significati- 2011). Il più recente monitoraggio a scala la- vo, per il valore ecologico che comporta, è in- gunare di queste piante è relativo al 2017, vece l’incremento di praterie nei confronti dei 15
[focus] 1a Mestre Venezia Bocca di porto di Lido Bocca di porto di Malamocco Bocca di porto di Chioggia Chioggia 2017 0 2,5 5,0 7,5 10 km 16
Sintesi dei monitoraggi pluriennali Nella pagina precedente, 1b 1c Figura 1a. Carta delle fanerogame marine 2017 A sinistra Figure 1b, 1c, 1d e 1e. Carte delle fanerogame marine nel 1990, 2002, 2004 e 2010 Specie - Copertura Ruppia sp., classe IV Ruppia sp., classe III Ruppia sp., classe II Ruppia sp., classe I Cymodocea nodosa, classe IV Cymodocea nodosa, classe III Cymodocea nodosa, 1990 2002 classe II Cymodocea nodosa, classe I 1d 1e Zostera marina, classe IV Zostera marina, classe III Zostera marina, classe II Zostera marina, classe I Zostera noltei, classe IV Zostera noltei, classe III Zostera noltei, classe II Zostera noltei, classe I Zostera noltei - Zostera marina Zostera marina - Cymodocea nodosa Zostera noltei - Zostera marina - Cymodocea nodosa Zostera noltei - Cymodocea nodosa 2004 2010 Laguna di Venezia (estensioni in ha) 1990 2002 2004 2010 2017 Tabella 2. Fanerogame marine - Confronti tra le coperture dei taxa tra gli anni 1990 e 2017 Popolamenti puri a Cymodocea nodosa 392 1.777 1.718 2.276 3.421 Popolamenti puri a Zostera marina 265 2.195 1.130 1.404 2.464 Popolamenti puri a Zostera noltei 1.436 70 20 58 485 Popolamenti puri Ruppia spp. 0 0 0 0 281 Popolamenti misti a Z. noltei - C. nodosa 23 142 68 19 17 Popolamenti misti a Z. noltei - Z. marina 2.157 220 75 27 107 Popolamenti misti a Z. marina - C. nodosa 692 825 527 12 15 Popolamenti misti a Z. noltei - Z. marina 528 202 136 12 6 - C. nodosa Totale 5.493 5.431 3.674 3.808 6.796 17
[focus] Praterie invariate Praterie invariate Praterie nuove 2017 Praterie nuove 2017 Praterie perse dal Praterie perse dal 1990 al 2017 2002 al 2017 Praterie invariate Praterie invariate Praterie nuove 2017 Praterie nuove 2017 Praterie perse dal Praterie perse dal 2004 al 2017 2010 al 2017 Figura 2. Variazioni delle praterie a fanerogame marine tra il 1990 e il 2017 18
Sintesi dei monitoraggi pluriennali rilievi più recenti, con +3.122 ettari rispetto A sinistra, dall’alto al basso al 2004 e +2.988 ettari rispetto al 2010. L’a- Figura 3. Esemplari del mollusco bivalve nalisi degli incrementi degli areali a scala la- Pinna nobilis gunare denota come l’inversione di tendenza tra le praterie della fanerogama marina dei trend delle praterie a fanerogame si sia Zostera noltei, fotografati verificata principalmente tra la mappatura durante una fase di bassa marea del 2010 e quella del 2017, con segnali posi- Figura 4. Ciuffi della tivi proprio nelle aree prossime al centro sto- fanerogama Cymodocea rico di Venezia e nel bacino centrale, in virtù nodosa, dove sono visibili coppie di semi del miglioramento ambientale e della qualità all’apice dei rizomi ortotropi delle acque in atto. Nella Figura 2 sono evi- denziate graficamente le variazioni delle pra- Figura 5. Esempio di comunità bentonica terie a fanerogame tra il 1990 e il 2017, men- associata a una prateria di Cymodoeca nodosa: tre nelle Figure 3, 4 e 5 sono riportate imma- esemplare di cavalluccio gini relative a tipici organismi associati. di mare (Hippocampus ssp.) Dopo il forte arretramento delle praterie av- venuto tra il 2002 e il 2004 (-1.757 ettari), prevalentemente per cause meteoclimatiche piuttosto che antropiche (elevate temperatu- re estive nel 2014 che hanno inciso sulla spe- cie più sensibile, Zostera marina), dal 2010 si è avuto un primo segnale di inversione del trend negativo, da un lato con la ricolonizza- zione delle praterie perdute e, dall’altro, con la colonizzazione anche di fondali mai carat- terizzati dal 1990 dalla presenza di fanero- game, in particolare per il bacino centrale e quello nord. I rilievi del 2017 indicano un netto trend positivo per le tre specie lagunari storicamente più diffuse, Cymodocea nodosa, Zostera marina e Zostera noltei, che comples- sivamente, nella sola tipologia pura, incre- mentano di +2.632 ettari rispetto al 2010. Cymodocea nodosa denota un incremento delle praterie nella tipologia pura di +1.145 ettari, evidenti soprattutto nella laguna sud e nelle tre bocche di porto. Zostera marina, ri- spetto al 2010, in tutti i bacini fa registrare incrementi nella tipologia pura per +1.060 ettari, in particolare in quello centrale e in quello nord. Zostera noltei, che denota incre- menti delle praterie inferiori a quelli delle al- tre due specie (+427 ettari rispetto al 2010), 19
[focus] Tabella 3. Confronto ha ricolonizzato molti fondali da cui era na e per la loro importanza riconosciuta dai tra i valori di copertura normalizzati delle scomparsa dopo il 1990, in particolare quelli protocolli internazionali sulla conservazione, praterie a fanerogame dei canali e dei ghebi delle barene della lagu- queste sono state scelte anche per monito- marine per le tre bocche di porto tra il rilievo ante na sud da Porto di San Leonardo sino alla rare gli effetti dei cantieri per la realizzazio- operam del 2003 e l’ultimo monitoraggio gronda lagunare di Chioggia e della laguna ne del Mose alle bocche di porto (MAG.AC- del 2017 nord (Palude Maggiore), con nuove colonizza- QUE - CORILA, 2006 - 2013; PROVV.OO.PP. zioni nei settori di Lio Piccolo e Sant’Erasmo. - CORILA, 2014 - 2018; Curiel et al., 2017). Il monitoraggio del 2017 ha permesso di Il principale obiettivo di questo specifico mo- segnalare un’estesa presenza (281 ettari) nitoraggio condotto dal 2005 al 2018 nelle di una quarta rizofita, Ruppia spp., nota da tre bocche di porto, consisteva nel valutare tempo nelle aree di gronda lagunare in pros- eventuali scostamenti dalle condizioni di ri- simità delle valli arginate o al loro interno, ferimento osservate in fase ante operam nel ma mai in estensioni cartografabili. Le prate- 2003/04, indotti dalle attività di cantiere o rie di questa pianta, presente in laguna con delle opere fisse del Mose (Tabella 3). due specie relativamente simili (Ruppia cir- Tale obiettivo è stato raggiunto attraverso la rhosa e Ruppia maritima), sono state rinvenu- mappatura della vegetazione radicata nelle te nella laguna nord nella Palude Maggiore e tre bocche e il monitoraggio stagionale delle nelle valli aperte alla navigazione del settore caratteristiche fenologiche e di crescita del- lagunare a est di Treporti-Lio Piccolo. Recen- le piante su una rete di 18 stazioni di misura ti rilievi del 2019, realizzati nell’ambito de- equamente distribuite fra le tre bocche. gli interventi di Ripristino Morfologico e Am- La mappatura delle praterie di fanerogame bientale da parte del Provveditorato Inter- marine ha riguardato i fondali in prossimità regionale OO.PP., hanno messo in evidenza e all’interno delle bocche di porto e quelli più diffuse praterie di Ruppia spp. anche all’in- profondi, vicini alle opere in realizzazione, si- terno di barene artificiali recentemente rea- no alle profondità di 3-4 metri corrisponden- lizzate nella laguna sud. ti ai limiti della presenza di fanerogame mari- Sempre per il ruolo ecologico e morfologico ne nelle acque lagunari. Il rilievo della distri- che le fanerogame marine svolgono in lagu- buzione delle fanerogame marine è sempre Estensione delle praterie Bocca di porto Bocca di porto Bocca di porto a fanerogame marine (ha) di Lido di Malamocco di Chioggia 2003 2017 2003 2017 2003 2017 Popolamenti puri a Cymodocea nodosa 32,2 95,6 302,7 582,7 75,5 210,0 Popolamenti puri a Zostera marina 0,0 3,9 49,0 179,1 73,5 144,7 Popolamenti puri a Zostera noltei 7,2 96,8 0,5 2,0 0,5 10,1 Popolamenti misti a Z. noltei - C. nodosa 10,6 10,6 11,2 2,8 40,7 1,1 Popolamenti misti a Z. noltei - Z. marina 6,2 5,8 12,0 5,1 22,1 10,8 Popolamenti misti a Z. marina - C. nodosa 0,0 0,2 61,7 2,7 97,8 1,1 Popolamenti misti a Z. noltei - Z. marina 18,5 1,2 84,6 0,0 4,5 2,7 - C. nodosa Totali 74,7 214,1 521,7 774,4 314,6 380,5 20
Sintesi dei monitoraggi pluriennali stato eseguito da giugno a settembre, per po- A lato Figura 6. Fasi ter apprezzare al meglio le coperture delle tre di monitoraggio, in immersione, dei specie, considerata la loro differente stagio- parametri descrittivi nalità. Lo stato delle praterie alle 18 stazioni della prateria (come grado di copertura, di controllo è stato valutato utilizzando indi- densità dei ciuffi, altezza catori strutturali e funzionali sufficientemen- dei ciuffi e crescita dei rizomi) te sensibili e stabili nel tempo, per permet- Al centro tere di cogliere le possibili variazioni in atto: Figura 7. Fase • il grado di copertura e la densità della pra- di campionamento di zolle di fanerogame teria (n. ciuffi/m²); marine mediante un carotatore manuale. • le dimensioni dei ciuffi, la quantificazione Successivamente la zolla dei ciuffi germinativi o degli eventi gamici; sarà setacciata per allontanare la frazione • la quantificazione dei fenomeni di necrosi del sedimento fogliare; In basso • la determinazione degli organismi epifiti, Figura 8. Esempio di ciuffi fogliari di algali e animali. Cymodocea nodosa campionati al termine Trattandosi inoltre di un monitoraggio di sor- dell’estate ed epifitati veglianza, è stata fissata anche una “soglia in prevalenza da alghe rosse (Rhodophyta). di attenzione”, individuata sulla base del- la letteratura, e pari a una riduzione del 10- 20% dei principali parametri rispetto ai va- lori dello stato ante operam. Considerando la sensibilità che le fanerogame marine hanno alle variazioni ambientali, nel monitoraggio si è tenuto conto dell’andamento dei para- metri meteoclimatici più incidenti sulle lo- ro dinamiche stagionali, come la temperatu- ra dell’aria, dell’acqua e la radiazione solare. La stagionalità di queste piante ha suggerito lun monitoraggio ripartito in quattro perio- di dell’anno (febbraio, maggio, luglio, novem- bre) e il confronto dei valori è avvenuto solo tra periodi omologhi (Figure 6, 7 e 8). Gli esiti del monitoraggio analizzati su una scala temporale di oltre quindici anni, pur con delle variazioni nel corso dei vari anni, hanno evidenziano come, nella bocca di por- to di Lido, le praterie a fanerogame siano va- riate da 74,7 ettari nel 2005 a 214,1 ettari nel 2017, pari a un incremento di +139,4 et- tari, avvenuto soprattutto negli ultimi 5-6 an- ni, con l’espansione delle praterie di Cymodo- cea nodosa e di Zostera noltei sui fondali a est 21
[focus] e a nord-est della nuova isola artificiale posta al centro della bocca di porto (Figura 9). Nella bocca di porto di Malamocco, pur con gli andamenti oscillanti delle praterie a Zo- stera marina, specie più sensibile delle altre alle sempre più frequenti elevate temperatu- re estive, si è registrato comunque un bilan- cio positivo delle praterie rispetto alla fase ante operam (+252,7 ettari) essendo variate da 521,7 ettari nel 2003 a 774,4 ettari nel 2017. Le praterie pure a Cymodocea nodosa e a Zostera marina, che rappresentano oltre il 95% delle coperture della bocca e che so- no quindi le più significative per comprende- re le dinamiche avvenute negli anni, sono ri- sultate in forte incremento rispetto al 2003, con +280,0 ettari la prima e +130,1 ettari la seconda. Il monitoraggio pluriennale del- le diverse specie ha permesso di rilevare co- me l’incremento di Cymodocea nodosa sia in gran parte dovuto alla trasformazione delle praterie miste in praterie pure, mentre per Zostera marina, sia riconducibile alla coloniz- zazione di nuovi fondali (Figura 10). Nella bocca di porto di Chioggia si è eviden- ziato un incremento di praterie rispetto alla fase ante operam pari a +65,9 ettari, essendo variate da 314,6 ettari nel 2003 a 380,5 etta- ri nel 2017. Sin dall’inizio del monitoraggio, le dinamiche delle praterie di questa bocca sono apparse per la maggior parte correla- te alle attività di allevamento delle vongole (Ruditapes spp.) nelle concessioni che, in re- lazione al loro stato di attivazione negli anni, hanno determinato, nelle loro vicinanze, fasi regressive e di ricolonizzazione da parte del- le fanerogame (Figura 11). I monitoraggi alle 18 stazioni di controllo, di- stribuite nel numero di sei per ogni bocca di porto, hanno evidenziato per la maggior par- te degli indicatori strutturali e funzionali uti- lizzati (copertura, densità, dimensioni delle foglie, necrosi, ecc.) valori all’interno degli 22
Sintesi dei monitoraggi pluriennali intervalli del controllo avvenuto in fase ante Il macrozoobenthos Nella pagina di sinistra, dall’alto al basso operam nel 2003 - 2004, confermando sem- Con il termine benthos si intende la comunità Figura 9. Bocca di porto pre un ottimale stato delle praterie. I limitati di Lido: variazioni delle di organismi acquatici che hanno un rappor- coperture a fanerogame valori sotto soglia talvolta rilevati, sono spes- to diretto con il fondale e vivono prevalente- marine tra il 2003 e il 2017 so rientrati nei limiti nel successivo controllo mente entro i primi 20-30 centimetri del se- stagionale e comunque non hanno mai rag- Figura 10. Bocca di porto dimento o al di sopra di questo. Le comuni- di Malamocco: variazioni giunto livelli di criticità tali da incidere sulla tà bentoniche di substrato molle o mobile di delle coperture a fanerogame marine capacità di resilienza e non hanno mai reso ambienti lagunari, estuariali o costieri hanno tra il 2003 e il 2017 necessario l’avvio di una procedura di atten- la capacità di registrare le alterazioni che in- Al centro zione con ulteriori approfondimenti. teressano l’ambiente in cui vivono (sedimen- Figura 11. Bocca di porto di Chioggia: variazioni Il solo indicatore che ha sempre mostrato ti e colonna d’acqua) sia direttamente che delle coperture scostamenti inferiori rispetto alla fase an- indirettamente (Figura 12). Valutare l’entità a fanerogame marine tra il 2003 e il 2017 te operam è stato l’epifitismo (presenza sul- delle perturbazioni attraverso la risposta di le foglie di organismi animali e algali), mar- questi organismi rappresenta, pertanto, un Praterie stabili Praterie perdute cati nella bocca di Chioggia e più limitati in corretto approccio metodologico per moni- Praterie nuove quella di Lido. L’epifitismo, se pur comples- torare l’ambiente, perché la comunità ben- so nelle sue dinamiche, è un indicatore utile tonica riflette non solo e non tanto la situa- Sotto Figura 12. Esempio per valutare la biodiversità che una prateria zione al momento del campionamento, ma di comunità bentonica associata a praterie può esprimere. soprattutto quella di un periodo prolungato a fanerogame Negli ultimi anni e soprattutto nell’ultimo precedente, che è possibile stimare, per la e, in particolare, il mollusco bivalve monitoraggio del 2018, questo scostamento laguna di Venezia, nell’ordine di circa sei me- Pinna nobilis si è attenuato per tutte e tre le bocche di por- si (MAG.ACQUE - SELC, 2005b). to, segnando un minor numero di casi non La comunità macrozoobentonica è divenuta, in linea con quelli di riferimento del 2003. I quindi, uno dei principali “elementi biologici valori anomali di questo parametro ricorren- di qualità” di classificazione per la valutazio- ti dall’inizio del monitoraggio sono stati in- ne dello stato di salute degli ambienti costieri vestigati anche con specifici approfondimen- utilizzati dalla Water Framework Directive (Di- ti che hanno visto il contributo dell’Universi- rettiva 2000/60/CE). tà di Padova (ICEA - UNIPD) per esaminare aspetti relativi all’idrodinamica e alla torbidi- tà quali possibili cause. I monitoraggi eseguiti negli ultimi 15-20 an- ni, sia su scala lagunare che su scala locale, sulla distribuzione delle fanerogame marine e sulle variazioni fenologiche stagionali e an- nuali delle singole specie, hanno permesso di differenziare, per quanto possibile, gli effetti dei lavori alle bocche di porto dalle variazio- ni naturali che avvengono nel tempo nelle co- munità bentoniche o da localizzati eventi an- tropici (per esempio attività alieutiche, scavi) o meteoclimatici (per esempio anomale tem- perature estive o invernali). 23
[focus] profondito delle principali comunità bentoni- che presenti in laguna, articolandosi in una fase iniziale di pianificazione e preparazio- ne, in una fase di esecuzione delle campagne di prelievi con metodologie diverse per le tre componenti esaminate (macrozoobenthos ma anche macrofitobenthos e meiozooben- thos) e una fase conclusiva di elaborazione Sopra Figura 13. Particolare dei risultati. In quest’ultima fase, le informa- di uno degli strumenti (sorbona) solitamente zioni strutturali sulle comunità studiate sono utilizzati per il prelievo servite per indicare lo “stato di salute” dell’e- di campioni di macrozoobenthos cosistema lagunare e, in particolare, delle di- A lato verse aree del bacino, verificando se tali am- Figura 14. Prelievo bienti fossero caratterizzati, o meno, dalla di un campione di macrozoobenthos presenza di comunità bentoniche tipiche di mediante sorbona dove sono presenti praterie condizioni indisturbate. I campionamenti del a fanerogame Negli ultimi 15-20 anni, il Magistrato alle Ac- macrozoobenthos sono stati eseguiti in due Sotto que di Venezia (ora Provveditorato Interre- campagne (nel 2002 e nel 2003), rispettiva- Figura 15. Dettaglio di campionamento gionale per le Opere Pubbliche per il Vene- mente su una rete di 180 stazioni il primo di macrozoobenthos to, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) anno (Figura 17) e di 60 stazioni il secondo. tramite sorbona: il posizionamento di una ha permesso la conduzione di studi sulle co- I risultati di tali monitoraggi hanno permes- retina intorno alla corona munità bentoniche sull’intera superficie lagu- so di evidenziare come, per le comunità ben- per limitare l’aspirazione di individui bentonici nare, in particolare negli anni 2002-2003 e toniche della laguna di Venezia, esistessero non facenti parte del campione nel 2007 (MAG.ACQUE - SELC, 2005b; MAG. due chiari gradienti: il primo tradizionale gra- ACQUE - CNR/ISMAR, 2009) nell’ambito dei diente corrispondente a un crescente confi- monitoraggi MELa (Monitoraggio Ecosistema namento lungo la direttrice mare-terra con Lagunare), e le aree in prossimità delle tre popolamenti via via più poveri e meno diver- bocche di porto. In questo caso, i monitorag- gi hanno avuto lo scopo di rilevare eventua- li scostamenti significativi dalle condizioni di riferimento rilevate nello studio della fase an- te operam (2003/2004) e verificare se fossero A destra conseguenza di impatti o forzanti provenien- Figura 16. Campionamento ti dalle attività di cantiere per la costruzio- di macrozoobenthos: ne delle opere del Mose (MAG.ACQUE - SELC, fase di lavaggio del campione 2004; MAG.ACQUE - CORILA, 2010 - 2013; dai residui di sedimento PROVV.OO.PP. - CORILA, 2014 - 2019). Nel- le Figure 13, 14, 15 e 16 sono illustrate al- cune fasi delle operazioni di campionamento del macrozoobenthos. Le attività del monitoraggio MELa2 (2001- 2005) (MAG.ACQUE - SELC, 2005b) erano volte a ottenere un quadro aggiornato e ap- 24
Sintesi dei monitoraggi pluriennali sificati procedendo dalle bocche di porto ver- era osservata una discreta corrispondenza Figura 17. Progetto MELa2, localizzazione so la gronda; il secondo gradiente che riflet- dei popolamenti zoobentonici a maggior di- dell’intera serie di 180 stazioni di teva l’aumento della ricchezza e della diver- versità specifica con la distribuzione di Zo- campionamento sità procedendo da nord verso sud nelle aree stera marina e Cymodocea nodosa (in partico- del benthos nel primo anno di attività di laguna aperta. In particolare, nelle fasce lare le aree della laguna sud). (modificato da MAG. prossime ai lidi, le alte abbondanze coincide- Nella valutazione dell’abbondanza, compo- ACQUE-CNR/ISMAR, 2009) vano con un’alta diversità, mentre, nelle zone sizione e struttura delle comunità bentoni- più interne, le alte abbondanze erano relazio- che non erano emerse criticità diffuse, ovve- nabili con la dominanza di poche specie. ro particolari condizioni di svantaggio e di I popolamenti zoobentonici sono notoria- stress degli organismi campionati (ad esem- mente influenzati dalla presenza di macroal- pio, condizioni fortemente anossiche in se- ghe e fanerogame e, confrontando le spazia- guito alla degradazione di materiale macro- lizzazioni cartografiche degli indici di diver- algale). Situazioni di alterate condizioni della sità specifica con la carta della distribuzione comunità bentonica (numero estremamente 2002 delle fanerogame marine lagunari, si ridotto di taxa e presenza di specie tolleran- 25
[focus] Figura 18. Progetto ti) erano state osservate solamente in modo lata, per rilevanza e diffusione, la presenza MELa4, localizzazione dell’intera serie puntuale in alcune stazioni, soprattutto quel- di giovanili nella gran parte delle stazioni e, di 60 stazioni di le in aree ad elevato confinamento. in generale, il grande aumento del numero di campionamento del benthos (modificato Tra il 2002 e il 2003, era stata registrata una individui per le specie pluriennali non era ap- da MAG.ACQUE-CNR/ ISMAR, 2009) diminuzione nella biomassa media degli in- parso legato a una variazione naturale della dividui ascrivibile alla scomparsa degli in- dinamica di popolazione, bensì a un aumen- dividui più vecchi, in particolare per i mol- to degli spazi ecologici lasciati liberi dagli in- luschi bivalvi, come probabile conseguenza dividui adulti persi nel periodo trascorso tra delle condizioni climatiche che avevano ca- un campionamento e l’altro (2002 - 2003). ratterizzato il 2002, anno estremamente pio- Lo scopo delle attività relative al monito- voso e dall’andamento termico nettamente raggio MELa4 (2007 - 2009) (MAG.ACQUE differente rispetto agli anni precedenti, se- - CNR/ISMAR, 2009) era quello di condurre gnato dalle temperature più basse negli anni un’analisi sulle comunità bentoniche di sub- di indagine. Nel 2003, però, era stata segna- strato mobile rilevate in laguna di Venezia, 26
Sintesi dei monitoraggi pluriennali producendo una specifica cartografia sulla in 60 stazioni di campionamento (Figura 18) Figura 19. Tipologie lagunari (da MAG. loro distribuzione e confrontando i risultati e la loro localizzazione precisa è stata in- ACQUE-CNR/ISMAR, 2009) con quelli del progetto MELa2. In questo mo- dividuata rimanendo, per quanto possibile, do, si sarebbe così mantenuta nel tempo una in corrispondenza con la rete di 60 stazio- Zone base conoscitiva dello stato di tali comunità ni MELa2. La variabilità ambientale propria Delta marino Estuario e delle loro variabilità spazio-temporale, uti- della laguna è stata investigata tramite l’uti- Laguna aperta marinizzata le alla ricerca dei trend evolutivi e allo studio lizzo di “Tipologie ambientali lagunari” (Del- Laguna aperta protetta ecologico a lungo termine e nel promuovere ta Mareale, Laguna Marinizzata, Laguna pro- Laguna confinata Stazioni l’applicazione della Direttiva Quadro Comu- tetta, Laguna confinata ed Estuario - Figura nitaria sulle Acque (2000/60/CE, Water Fra- 19) (Tagliapietra et al., 2006). mework Directive, WFD; European Communi- In generale, il trend temporale, dedotto com- ty, 2000) alla laguna di Venezia. parando gli studi MELa2 e MELa4, mostra- Le attività di campo e di laboratorio sono va un complessivo aumento dei valori di tut- state condotte a partire da novembre 2006 ti i descrittori della comunità zoobentonica. 27
[focus] 1 Il numero doppio Negli anni tra i due studi, si era verificato un la abbondanze che delle biomasse, pur rima- delle stazioni al Lido è giustificato dal fatto diffuso incremento del numero di specie lun- nendo su valori maggiori del 2002. che essa convoglia go tutto il gradiente di transizione dal Delta Come ricordato precedentemente, la comu- le acque di due sottobacini lagunari, Mareale alle zone di Estuario, sia riguardo al nità macrozoobentonica può essere ritenuta quello del Lido e quello di Treporti numero totale di specie che al numero medio uno dei principali indicatori dello stato di sa- di specie per ogni stazione. Il numero totale lute complessivo di un sistema acquatico e di individui ha evidenziato una generale cre- questo, unitamente, all’importanza in seno scita in tutte le tipologie nel 2003 rispetto al alla Water Framework Directive ne hanno fat- 2002, e in particolar modo nelle aree di La- to una componente chiave anche nel monito- guna Protetta. Questo aumento è continuato raggio ambientale dei cantieri per la costru- nel 2007 solo per il Delta Mareale e la Lagu- zione delle dighe mobili del Mose. na Confinata, mentre per le altre tipologie vi Nel 2003, in vista dell’avvio dei cantieri, era è stata una leggera flessione. Le abbondanze stata eseguita una caratterizzazione delle co- sono generalmente risultate dominate da po- munità bentoniche ante operam, utilizzata co- licheti sedentari e crostacei anfipodi. In par- me condizione di riferimento (MAG.ACQUE - ticolare, la relativa abbondanza di policheti SELC, 2004). I monitoraggi delle comunità erranti nel 2002 e di gasteropodi nel 2007 macrozoobentoniche sono iniziati nel 2008 deve probabilmente essere messa in relazio- e proseguiti fino al 2018 con il principale ne alla presenza della componente faneroga- obiettivo di individuare possibili modificazio- me marine. Il 2002 è stato infatti connotato ni qualitative e quantitative nella composizio- dalla presenza di specie tipiche di situazioni ne delle comunità bentoniche, confrontando- più “confinate” o “saprobiche” (caratterizza- le con il 2003 (MAG.ACQUE - CORILA, 2010- te dalla presenza di organismi che si alimen- 2013; PROVV.OO.PP. - CORILA, 2014-2019; tano mediante materia organica non vivente Tagliapietra et al., 2017). o in decomposizione) mentre il 2007 è risul- La serie temporale di dati così ottenuta ha tato caratterizzato da specie più marine. fornito un quadro pluriennale e costante- Le biomasse sono risultate dominate dai mol- mente aggiornato dell’evoluzione di tali co- luschi bivalvi seguiti dai crostacei decapodi, munità in prossimità delle bocche di porto. con i primi che hanno mostrato una flessio- Le indagini sono state condotte in 16 stazio- ne percentuale nel 2003 a favore dei poliche- ni (8 alla Bocca di Lido1, 4 a Malamocco e ti sedentari. Rispetto al 2002, nel 2003 vi è 4 a Chioggia) tra il 2008 e il 2016 e in 12 stato un aumento della biomassa e delle ab- stazioni (4 in ciascuna bocca di porto) tra il bondanze presso le zone più vicine alle boc- 2017 e il 2018; questi siti erano in parte so- che di porto, mentre le zone di Laguna Pro- vrapponibili con quelli dello studio ante ope- tetta, Confinata ed Estuario hanno registrato ram e in parte ricollocati a causa di modifica- una perdita per entrambi i parametri. zioni dei siti intervenute nel frattempo (sta- Nel 2007, il panorama generale indicava un zioni originali occupate dalle opere del Mose, aumento di diversità in tutta la laguna al qua- distanze troppo elevate dalle possibili sor- le però non si è accompagnato un aumento genti di impatto, localizzazione ai margini o di abbondanza e biomassa in tutti i settori: all’interno di concessioni per la coltivazione nella Laguna Protetta sono state mantenute delle vongole). Tutti i siti di campionamento entrambe mentre, nella Laguna Marinizzata, erano rappresentativi di aree di velma, aree si è registrata una riduzione sensibile sia del- emergenti durante le basse maree, o di bas- 28
Sintesi dei monitoraggi pluriennali so fondale, aree sempre sommerse benché Dall’alto al basso Figure 20, 21 e 22. con bassa profondità, in prossimità delle tre Localizzazione delle stazioni di bocche di porto o soggette comunque alla lo- campionamento dei ro influenza diretta (Figure 20, 21 e 22). monitoraggi B.6.85/II, B.6.72 B/5-B/13 Una delle principali evidenze emerse an- (PROVV.OO.PP. - che nel corso dei monitoraggi è l’importan- CORILA, 2019) Dall’alto verso il basso, te ruolo delle fanerogame marine, ecosistemi le immagini si riferiscono alle bocche complessi e molto produttivi, nel modificare di porto di Lido, l’ambiente in cui si inseriscono e la struttura Malamocco e Chioggia delle comunità bentoniche. Come già accen- Stazioni nato, la loro presenza o assenza, come anche macrozoobenthos variazioni di densità o composizione, posso- (B.6.72 B/10-B/12) Stazioni no infatti influenzare la presenza e l’abbon- macrozoobenthos (B.6.72 B/10-B/13) danza di talune specie. Proprio in corrispon- Stazioni denza delle stazioni all’interno di praterie, macrozoobenthos (B.6.85/II - B.6.72 sono stati solitamente trovati i più alti valori B/5-B/9) Stazioni del numero di specie e di individui bentonici macrozoobenthos e valori buoni degli indici di ricchezza speci- (B.6.72 B/5-B/12) Stazioni fica e di diversità. Per comprendere al meglio macrozoobenthos (B.6.85/II - B.6.72 le dinamiche nelle differenti stazioni, quindi, B/5-B/13) i dati sono stati analizzati dividendo i siti di Stazioni macrozoobenthos campionamento in 5 gruppi in base all’habi- sostituite tat (vegetato o meno) e alla bocca di porto di (MELa2 - B.6.78/I) appartenenza: stazioni a fanerogame marine di Lido, di Malamocco e di Chioggia e stazio- ni avegetate di Lido e di Malamocco. I dati raccolti evidenziano la presenza di una comunità tipica di ambienti lagunari, sogget- ti a notevole influenza marina, caratterizzata da ingente ricchezza specifica e abbondan- za, che si riflette in un buon livello di diversi- tà e limitata saprobicità. L’elevato idrodina- mismo delle aree prospicienti le bocche di porto, infatti, riduce il tasso di sedimenta- zione di sostanza organica al fondo e con- sente la coesistenza di specie tipicamente marine con altre proprie invece di ambienti di transizione. L’analisi dei dati ha mostrato, comunque, chiare differenze spaziali deter- minate, da un lato, dalla presenza di due ha- bitat diversi (fanerogame e avegetato), sep- pur ascrivibili al medesimo macrohabitat, e, dall’altro, dalle diverse condizioni idrodina- 29
[focus] miche e dalla diversa morfologia del fonda- se tra il 2003 e i monitoraggi successivi (in le alle tre bocche di porto. È poi interessante particolare per l’abbondanza e la biomassa) notare come questi elementi agiscano in mo- sono associate ai siti a fanerogame marine; do sinergico nel modellare la comunità; basti è quindi probabile che parte di tale variabili- pensare, ad esempio, alle differenze rilevate tà sia correlata anche a parametri descrittori tra l’habitat a prateria di Lido in confronto a di queste rizofite (grado di copertura, densi- quello di Malamocco e Chioggia. tà e lunghezza dei ciuffi fogliari) che manife- Nel corso dei monitoraggi, il numero medio stano naturali variazioni negli anni (ad esem- di specie ha presentato i valori più alti per pio con ritardi o anticipi nella ripresa del ci- le stazioni a fanerogame marine di Chioggia clo vegetativo), influenzando di conseguenza e Malamocco; i valori più bassi, invece, so- struttura e composizione degli organismi che no stati quasi sempre registrati nelle stazio- vivono sulla superficie e/o in stretto contatto ni avegetate di Lido e/o in quella avegetata di con le lamine fogliari delle fanerogame. Malamocco. Anche per l’abbondanza (intesa Nel complesso, la biodiversità delle campa- come numero medio di individui) e la bio- gne del 2008-2018 è paragonabile a quel- massa, i valori maggiori sono stati calcola- la del 2003 anche se sono state registrate ti per le stazioni a fanerogame marine, quel- variazioni, talvolta significative, e più o me- li inferiori per le stazioni avegetate di Mala- no marcate, di alcuni parametri (soprattut- mocco e di Lido. to abbondanza e biomassa); queste variazio- Nei siti a fanerogame marine, mentre il nu- ni hanno ancora una volta interessato prin- mero medio di specie è risultato più stabile cipalmente specie appartenenti ai crostacei nel tempo, alcuni tra i principali gruppi tas- anfipodi, ai molluschi bivalvi e gasteropodi sonomici hanno registrato trend altalenanti e ai policheti. Non va dimenticato, però, co- di abbondanza e biomassa, con valori spes- me tali variazioni di densità possano essere so molto diversi negli anni. influenzate da fattori contingenti ed esterni; In generale, i gruppi tassonomici più rappre- ad esempio, esplosioni demografiche di erbi- sentati sono risultati nel tempo, seppur con vori possono essere la conseguenza dello svi- percentuali diverse nei cinque gruppi di sta- luppo massivo e repentino di macroalghe, a zioni, i policheti, i crostacei anfipodi, i mollu- sua volta legato a un aumento di disponibili- schi bivalvi e i molluschi gasteropodi. Queste tà di nutrienti. La diversità biologica è risul- specie sono principalmente sospensivori, fil- tata ancora strettamente associata alla diffe- tratori e detritivori, legati quindi alla presen- renza di habitat, poiché quella associata alle za di particellato organico in sospensione o stazioni a fanerogame marine è risultata me- depositato sul sedimento. diamente maggiore rispetto a quella relativa I cambiamenti che si registrano nel tempo ai siti localizzati su suolo avegetato. La pre- nella composizione e nella struttura di ta- senza di rizofite è la principale forzante, ta- li comunità non sono quindi sempre diret- lora in concerto con la variabilità temporale, tamente collegabili ad attività antropiche; le nel differenziare le comunità zoobentoniche. variazioni sono una caratteristica della loro Il confronto con la “condizione di riferimen- naturale evoluzione che si riflette sulla pre- to” ha evidenziato quindi differenze, come un senza o l’assenza delle specie e anche sul lo- generale aumento della ricchezza specifica, ro numero, come riportato in letteratura. dell’abbondanza e della biomassa totali e gli In generale, le maggiori variazioni intercor- indici di diversità, che, tuttavia, vanno in di- 30
Sintesi dei monitoraggi pluriennali rezione opposta a quella che ci si potrebbe indotti dalle pressioni esterne di natura an- attendere in caso di impatto dei cantieri. In tropica, rendendone più complessa l’inter- generale, si tratta di modificazioni che si po- pretazione e l’espressione sotto forma di un trebbero ricondurre a un miglioramento delle giudizio di qualità finale che valuti in senso condizioni della comunità macrozoobentoni- positivo o negativo l’evoluzione in atto. Per ca in tutte le bocche. Questo fenomeno, tut- gli ambienti di transizione, rispetto a quello tavia, potrebbe essere interpretato come una marino, il concetto di qualità è quindi di più tendenza verso la marinizzazione, con atte- difficile interpretazione, per il sovrapporsi si- nuazione delle condizioni tipicamente lagu- multaneamente e con più accentuata variabi- nari, quali ad esempio elevate condizioni sa- lità spaziale, di un maggior numero di distur- probiche. Va comunque sottolineato come il bi antropici e naturali, originati da vari pro- 2003 rappresenti un anno caratterizzato da cessi a diversa scala. condizioni meteorologiche particolari come L’analisi storica dell’evoluzione dei popola- primavera siccitosa ed estate calda, che si so- menti lagunari, eseguita a partire dai dati no sicuramente ripercosse sull’ecologia lagu- di riferimento dei primi anni 2000 (MAG.AC- nare, come ha evidenziato la forte contrazio- QUE - CNR/ISMAR, 2009) e approfonditi an- ne di Zostera marina nel biennio 2003-2004. che da altri autori (Tagliapietra et al., 2010; In conclusione, quindi, si può affermare che Sigovini, 2011), ha evidenziato una progres- la comunità macrozoobentonica ha mostrato siva sostituzione dei popolamenti laguna- una sostanziale stabilità nella scala tempora- ri con una tipologia decisamente più mari- le analizzata (2008-2018), pur con l’evidenza na, sia in termini di numero di specie che di di leggeri trend; tuttavia, a parità di habitat, composizione tassonomica della comunità. le variazioni osservate all’interno di una stes- I primi anni 2000, infatti, erano caratteriz- sa bocca si sono spesso rivelate inferiori alle zati dalla presenza di specie rappresentative differenze rilevate tra bocche. In termini tem- di situazioni più “confinate” o “saprobiche”, porali, si evidenziano delle variazioni che so- mentre il 2007, pur con differenziazioni tra le no difficilmente associabili al disturbo provo- diverse aree lagunari (Delta Marino, Laguna cato dai lavori dei cantieri per la costruzione Marinizzata, Laguna Protetta, Laguna Confi- del Mose, ragione del monitoraggio. nata, Estuario), è caratterizzato da specie più Vengono infine confrontati i trend osservati marine, segnando anche un aumento genera- per le comunità macrozoobentoniche delle le degli indicatori di base specie, abbondan- bocche di porto nel decennio di monitorag- za e biomassa. Questa trasformazione, in at- gio con l’evoluzione delle comunità bentoni- to oramai da anni a scala lagunare, è stata da che a livello dell’intera laguna di Venezia. più autori messa in relazione con l’insieme A scala lagunare, i popolamenti bentonici, ri- delle modificazioni di carattere batimetrico, spetto a quanto accade presso le bocche di morfologico e idrodinamico che hanno inte- porto, nel complesso circoscritte per esten- ressato la laguna più intensamente a partire sione, si susseguono con modalità più accen- almeno dagli anni Settanta del secolo scorso tuate lungo un gradiente spaziale mare-gron- (Sigovini, 2011; Molinaroli et al., 2009). da, caratterizzato da condizioni sempre più selettive. Come per le tre bocche di porto, i L’avifauna delle barene naturali e artificiali cambiamenti naturali che le comunità mani- L’importanza della laguna di Venezia per l’a- festano negli anni si confondono con quelli vifauna, in particolare per quella acquatica, è 31
[focus] A lato ormai così nota che non sembra il caso di en- Figura 23. Esemplare di avocetta trare in dettagli, più volte riportati anche in Recurvirostra avosetta opere di sintesi (Bon e Scarton, 2009; Scar- 2 Il CORILA (COnsorzio ton, 2017a). Basti qui ricordare che si tratta per il coordinamento della maggior area di svernamento del Me- delle RIcerche inerenti al sistema diterraneo, con circa 480.000 uccelli acqua- LAgunare di Venezia) tici censiti in media negli ultimi cinque anni è un’associazione tra Università Ca’ Foscari di (Basso e Bon, 2019); oppure che vi nidifica- Venezia, Università IUAV di Venezia, Università no numerose specie tutelate dalla Direttiva di Padova, Consiglio 2009/147/CE Uccelli, con popolazioni di di- Nazionale delle Ricerche e Istituto Nazionale di mensioni tali da poter essere definite di im- Oceanografia e Geofisica Sperimentale, vigilata dal portanza nazionale o internazionale (Scar- Ministero dell’Istruzione ton, 2017b). Università e Ricerca. Di seguito ci si vuole soffermare sui risulta- ti dei monitoraggi condotti su un particola- re gruppo di specie acquatiche, le cosiddette coloniali, e sull’avifauna di ambienti artificia- li realizzati fino dalla fine degli anni Ottanta alla pettegola Tringa totanus (Figura 25). Al- del secolo scorso, vale a dire quelle strutture cune di queste sono censite fin dal 1989, che qui per semplicità si indicheranno con il quando alcuni giovani ornitologi venezia- termine di “barene artificiali”. ni iniziarono a raccogliere i primi dati; suc- Le colonie sono insiemi di coppie, che pos- cessivamente e fino al 2018 il censimento si sono variare da poche unità fino a migliaia, è ripetuto ogni anno, spesso per conto del che ogni anno si insediano in alcune barene Consorzio Venezia Nuova o del CORILA2, fo- naturali ed artificiali della laguna di Venezia, calizzando l’attenzione su alcune specie di oltre che nelle valli da pesca. La nidificazio- elevato interesse conservazionistico appar- ne in colonie presenta il vantaggio di aumen- tenenti alle famiglie degli Sternidi (si tratta tare la difesa contro i possibili predatori, uc- di sterna comune Sterna hirundo - Figura 26, celli o mammiferi che siano, e di sincronizza- fraticello Sternula albifrons, beccapesci Ster- re la nidificazione nel periodo più opportuno na sandvicensis) e dei Laridi (gabbiano co- per quanto riguarda la disponibilità alimen- mune Chrocoicephalus ridibundus e gabbiano tare. Tuttavia vi è anche un evidente svantag- corallino Larus melanocephalus). gio, rispetto alla nidificazione non coloniale: Con la sola eccezione del gabbiano comu- infatti eventi meteorologici avversi, come al- ne, sono tutte specie che si nutrono esclusi- te maree molto sostenute o tempeste estive, vamente di pesce, talvolta anche di piccoli possono portare alla totale perdita di tutte Invertebrati, che catturano tuffandosi nelle le covate, azzerando quindi il successo ripro- acque lagunari e marine; si trovano quin- duttivo di quell’anno. di al vertice della catena alimentare, e pos- Le specie coloniali presenti in laguna sono sono essere utilizzate come “indicatori am- piuttosto numerose: vi sono diverse specie bientali” della salute di un particolare eco- di gabbiani e di sterne, oltre all’avocetta Re- sistema. curvirostra avosetta (Figura 23), al cavaliere È anche per questo motivo che monitoraggi a d’Italia Himantopus himantopus (Figura 24), lungo termine di questi uccelli acquatici so- 32
no in corso in numerosi Paesi europei ed ex- traeuropei (Scarton et al., 2018). Le colonie dei Laridi e degli Sternidi si in- sediano sulle barene naturali quasi esclusi- vamente su cumuli di vegetazione spiaggia- ta, di legname e più raramente di conchiglie, che si rinvengono ai margini delle barene o sporadicamente al loro interno. Ciò permet- te agli animali di deporre le uova, il nido è in pratica poco più che una semplice fossetta, ad altezza maggiore rispetto al terreno ba- renale; in tal modo si riduce il rischio che le uova o i pulcini vengano sommersi dalle al- te maree. La presenza degli ammassi di materiale spiaggiato è pertanto di fondamentale im- portanza e condiziona pesantemente l’inse- diamento delle colonie; barene sprovviste di mediante piccole imbarcazioni, da due rile- In alto Figura 24. Il cavaliere tali cumuli raramente vengono scelte dagli vatori esperti, alla ricerca delle colonie. La d’Italia in prossimità della colonia vola uccelli per nidificarvi. Nelle barene artificia- presenza di colonie di Laridi e Sternidi è in- ripetutamente sopra li la deposizione delle uova avviene invece di- dicata dall’andirivieni di adulti da e verso il gli intrusi, lanciando caratteristici richiami rettamente sul suolo nudo, o su cumuli di sito di nidificazione, o dal volo continuo di di allarme conchiglie, sempre però in posizione più ri- adulti al disopra del sito stesso. Questo pe- Sopra levata rispetto alle aree circostanti. culiare comportamento facilita l’individua- Figura 25. La pettegola nidifica quasi I censimenti delle colonie sono stati effettua- zione a distanza delle colonie medio-grandi; esclusivamente sulle le colonie più piccole, indicativamente con barene naturali e ti secondo i metodi comunemente utilizzati artificiali della laguna in questo campo di indagine faunistica. Tut- meno di dieci coppie, possono invece facil- aperta. Per questa specie la laguna di ta la laguna aperta è stata quindi percorsa mente sfuggire all’osservazione a distanza e Venezia costituisce pertanto servono visite ripetute, anche nel- il più importante sito di nidificazione le aree lagunari più interne. Negli ultimi anni nell’intero Mediterraneo sono stati effettuati anche voli aerei, per ve- A sinistra rificare la presenza di colonie eventualmente Figura 26. Colonia di sterne comuni, in primo non rilevate in precedenza. Una volta accer- piano, con un’avocetta su una barena artificiale; tata la presenza di una colonia, i rilevatori le due specie spesso sbarcavano sul sito e procedevano ad effet- si associano nei siti di nidificazione tuare un veloce conteggio dei nidi contenen- ti uova e/o pulcini. Le visite si protraevano sempre per non più di 30 minuti, per ridurre il disturbo alle coppie nidificanti; ogni colo- nia è stata visitata almeno due volte nel pe- riodo maggio-luglio. I risultati dei censimenti condotti nel periodo 1989-2018 nella laguna aperta e nei litora- 33
[focus] Figura 27. li, escluse quindi le sole valli da pesca, sono so di identificare tre fasi nella distribuzione Le cinque specie di Laridi e Sternidi presentati nel grafico della Figura 27. Si può delle colonie di questa specie: nei primi an- di maggior interesse osservare che le cinque specie più comuni ni venivano di gran lunga preferiti i litorali di conservazionistico nidificanti in laguna presentano evidenti fluttuazioni interannuali, Pellestrina e del Lido, mentre in seguito e fi- aperta e lungo i litorali: coppie censite con una periodicità di 6-7 anni fino al 2013; no alla metà degli anni Duemila le colonie si nel periodo 1989-2018 a partire dal 2014 si evidenzia un netto in- trovavano quasi soltanto sulle barene natura- Gabbiano comune cremento, dovuto principalmente al becca- li. In seguito le colonie si sono di nuovo spo- Sterna comune Fraticello pesci e al fraticello. state, occupando esclusivamente alcune ba- Beccapesci Il beccapesci ha iniziato a nidificare in lagu- rene artificiali, come avviene tuttora. È mol- Gabbiano corallino na solo dal 1996, divenendo in breve una del- to probabile che ciò sia dovuto al tentativo le specie più abbondanti; benché le sue co- di scegliere siti più elevati, per sfuggire alla lonie si trovino all’interno della laguna aper- sommersione dei nidi dovuta alle sempre più ta, preferisce catturare i pesci di cui si nutre frequenti alte maree, che si osservano da al- nelle acque marine, fino a 10-15 chilometri cuni anni anche nei mesi di giugno e luglio dalla costa. Gli adulti arrivati in laguna ne- (Figura 30). gli ultimi anni probabilmente provenivano dal Dal grafico di Figura 27 si può osservare an- Delta del Danubio, dove la specie sembra in che il calo della sterna comune fino al 2012, diminuzione nello stesso periodo (Figure 28 quando stava per scomparire dalla laguna e 29). aperta; in seguito si osserva fortunatamen- Il fraticello è invece la più piccola delle specie te un recupero, tuttora in atto. I due gabbiani monitorate; si nutre di pesci e piccoli Inver- evidenziano andamenti molto diversi: il gab- tebrati, che ricerca a brevi distanze dalle co- biano comune ha utilizzato sempre barene lonie. Il monitoraggio pluriennale ha permes- naturali, con una popolazione modesta. Inve- 6000 5000 4000 Numero coppie 3000 2000 1000 0 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 34
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