MISCELLANEA STORICA DELLA VALDELSA - FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE - Anno CXXIII - Guide In ...
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Anno CXXIII 2017 • 1-2 (332-333) MISCELLANEA STORICA DELLA VALDELSA PERIODICO SEMESTRALE DELLA SOCIETÀ STORICA DELLA VALDELSA FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE 2018
MISCELLANEA STORICA DELLA VALDELSA fondata nel 1893 Direttore: PAOLO CAMMAROSANO Comitato scientifico: MARIO ASCHERI, DUCCIO BALESTRACCI, MARIO CACIAGLI, FRANCO CARDINI, GIOVANNI CHERUBINI, GIOVANNI CIPRIANI, ZEFFIRO CIUFFOLETTI, ANDREA GIUNTINI, ITALO MORETTI, STEFANO MOSCADELLI, ORETTA MUZZI, PAOLO NARDI, GIULIANO PINTO, MAURO RONZANI, FRANCESCO SALVESTRINI, SIMONETTA SOLDANI, LORENZO TANZINI Redazione: LEONARDO ANTOGNONI, GIACOMO BALDINI, ELISA BOLDRINI, FRANCESCO CORSI, FABIO DEI, BARBARA GELLI, SILVANO MORI, GIOVANNI PARLAVECCHIA Segretario di redazione: FRANCO CIAPPI La rivista adotta per i saggi ricevuti il sistema di Peer review. La Redazione, dopo aver valutato la coerenza del saggio con l’impianto e la tradizione della rivista, lo invia in forma anonima a due studiosi, anch’essi anonimi, esperti della materia. In caso di valutazione positiva la pubblicazione del saggio è vincolata alla corre- zione del testo sulla base dei suggerimenti dei referees. © 2018 SOCIETÀ STORICA DELLA VALDELSA Via Tilli, 41 · 50051 Castelfiorentino · Tel. 0571 686308 redazione@storicavaldelsa.it · www.storicavaldelsa.it © 2018 CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKI Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www.olschki.it Tutti i diritti riservati
SOMMARIO Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. VII RICORDANDO SERGIO GENSINI Presentazione di FABIO DEI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3 GIULIANO PINTO, Sergio Gensini tra università e impegno civile e cul- turale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5 FRANCA BELLUCCI, Sergio Gensini a Empoli: vivere le istituzioni con acume e costruttività . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15 ADRIANO PROSPERI, Ricordo di Sergio Gensini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 31 GIOVANNI PARLAVECCHIA, Il Preside, il Presidente, il Direttore . . . . . . . . » 33 PAOLO CAMMAROSANO, Quello che devo a Sergio Gensini . . . . . . . . . . . . . . » 39 SILVANO SALVADORI, Sergio, Montaione e San Vivaldo . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41 FRANCO CIAPPI, Ricordando «Sergio» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45 STUDI E RICERCHE PAOLO CAMMAROSANO, Per la storia della cultura in Valdelsa nel tardo Medioevo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51 ALESSANDRA ANGELONI, La pieve di San Giovanni Battista Decollato a Mensano (Casole d’Elsa - Siena): un’analisi tipologica e iconografica. . » 71 RAFFAELLO RAZZI, La pubblica moralità a San Gimignano . . . . . . . . . . . . . » 103 ANDREA BIOTTI, La figura di Cennino Cennini pittore nella letteratura critica recente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 157 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI, «... e mi pare che della nostra Famiglia si faciesse tre parti». Un’ipotesi sulla presenza dei Pitti nella campagna intorno alla pieve di San Lazzaro a Lucardo (Certaldo) nei secoli XVI-XVIII . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 179 NOTE E DUSCUSSIONI LUCA TRAPANI, Sul titolo della chiesa concattedrale di Colle di Val d’Elsa. Contributo alla discussione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 207
VI SOMMARIO PIETRO CLEMENTE, Il Teatro del Popolo di Castelfiorentino, palo to- temico di una comunità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 215 LORELLA ALDERIGHI - MARJA MENDERA, Memorie inedite di Socrate Guerrieri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 223 VITA DELLA SOCIETÀ Castelfiorentino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 229 Certaldo, Colle di Val d’Elsa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 231 Empoli, Gambassi Terme . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 232 Montaione .................................................................... » 233 Poggibonsi, San Gimignano. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 234 Assemblea ordinaria dei Soci 2017 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 235 Bilancio consuntivo 2016 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 240 Bilancio preventivo 2017 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 241 Cariche sociali per il triennio 2017-2020 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 242 Elenco dei soci al 31 dicembre 2016 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 243 Periodici che si ricevono in cambio ......................................... » 248
MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI «... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI». UN’IPOTESI SULLA PRESENZA DEI PITTI NELLA CAMPAGNA INTORNO ALLA PIEVE DI SAN LAZZARO A LUCARDO (CERTALDO) NEI SECOLI XVI-XVIII* Camminando lungo le strade che innervano il territorio afferente l’antico pievere di San Lazzaro a Lucardo (Certaldo) è possibile osserva- re una serie di edifici sacri, nello specifico oratori, che nonostante il pas- sare dei secoli e l’incuria degli uomini segnano ancora oggi il volto di questi luoghi, tanto da condizionare in alcuni casi la stessa toponomasti- ca; edifici la cui presenza fornisce inoltre importanti informazioni relati- ve alla viabilità più antica, giacché è ormai un dato acquisito come que- ste piccole costruzioni venissero erette in corrispondenza dei tracciati viari più frequentati.1 Chiara espressione del prestigio familiare questi luoghi di culto disegnano sul territorio una geografia del sacro che si * Abbreviazioni: AAFI = Archivio Arcivescovile di Firenze; ACBSAFI = Archivio Catalogo Beni Storico Artistici. Soprintendenza Archeologia, Bel- le Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato; ACCA = Archivio comunale di Castelfiorentino; ACCE = Archivio comunale di Certaldo; ACSMBFI = Archivio della Congregazione di San Martino dei Buonomini, Firenze; APSLL = Archivio parrocchiale di San Lazzaro a Lucardo, Certaldo; ASFI = Archivio di Stato di Firenze. 1 La bibliografia su tale argomento è molto ampia, si ricordano qui alcuni lavori a solo titolo di esempio: Atti del Convegno sulla viabilità della Valdinievole dall’antichità ad oggi, Buggiano, Comune di Buggiano, 1981; La viabilità storica in Valle Intelvi, in Progetto Interreg IIIA Italia-Svizzera 2000-2006, Parco dei Magistri comacini delle valli e dei laghi intel- vesi, campionesi e ticinesi, consultabile in ; C. MILLOSCHI, L’oratorio della madonna del Piano a Sesto Fiorentino. La storia della Piana tra arte e tradizione, Firenze, University Press, 2008.
180 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI scopre coincidere con quella del potere materiale: è quanto emerge da alcune recenti ricerche2 tramite le quali è stato possibile appurare come l’erezione di tali oratori – e i successivi passaggi di proprietà che ne han- no segnato la storia – spetti alle stesse famiglie che dagli inizi del XVI se- colo si spartirono non solo il possesso di queste terre, ma anche il con- trollo delle maggiori cariche afferenti la gestione della cosa pubblica del- la Podesteria, poi Comunità di Certaldo.3 1. L’ORATORIO DEI MAZZUCCHIELLI: SANTA LUCIA AL PINO Era il 5 dicembre 1594 quando Domenico di Francesco Guiducci da Terranuova, vice piovano della pieve di San Lazzaro di Valdelsa, Vica- riato di Certaldo, scriveva al vicario dell’Arcivescovo di Firenze infor- mandolo di avere eseguito quanto l’autorità superiore gli aveva richie- sto: «Fassi fede per me Domenico di Francesco Guiducci da Terranuova […] come la verità è, […] sotto dì detto, detto mese, ho visito e visitato la cappella di Domenico di Antonio Mazzocchielli di detto Populo, e come detto sito, è separato dalle case d’abitatione, et chiuso d’ogni intorno di mura, e uscio serrato […] è ben provvista di paramenti, calice, croce, candelieri e d’altre cose necessarie al culto divino, et la sua pila dell’Acqua Santa, infino alle ampolle, è bene dipinta, e di più detto Dome- nico è bene stante e abile a mantenere detta cappella perfettamente, e di tanto af- fermo, e dico esser la verità, questo dì sopraddetto alla Pieve di San Lazzero».4 La cappella, come certifica la licenza per mano di ser Eufrosino Milanesi in calce al documento successivo, era posta «sotto l’invocazione di Santa Lucia».5 Domenico di Francesco Guiducci rassicurava il proprio superio- 2 Ci riferiamo a quelle condotte in occasione dello studio relativo alla Tenuta del Pozzo, cfr. P. GENNAI, M. C. MERLINI, La tenuta del Pozzo in Valdelsa. Storia e paesaggio (XVII-XX secolo), Empoli, Photochrome, 2016. 3 Queste famiglie provvidero inoltre alla fondazione di altari, cappellanie, sepol- creti sia all’interno della pieve di San Lazzaro a Lucardo che nelle chiese del piviere, fondazioni di cui resta testimonianza nella documentazione d’archivio. 4 AAFI, OD.2, Oratori Diversi (1591-1613) (da ora Oratori Diversi), cnn. 5 Ibidem. Santa Lucia, protettrice della vista, è invocata anche contro le carestie: A. AMORE, M. C. CELLETTI, Santa Lucia di Siracusa, in Bibliotheca Sanctorum, VIII, Roma, Città Nuova, 1966, coll. 241-247. Non è da escludere che l’erezione e conseguente dedi- cazione dell’oratorio a Santa Lucia sia da collegarsi ai ripetuti periodi di carestia che fla- gellarono Firenze e la Toscana negli ultimi decenni del Cinquecento, cfr. LUCIA BI-
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 181 re in merito a un altro aspetto che, evidentemente, stava molto a cuore al prelato fiorentino: nonostante avesse già dichiarato che «detto Dome- nico è bene stante e abile a mantenere detta cappella perfettamente», nella carta seguente forniva al riguardo ulteriori dettagli: «[…] li mando la fede e di mia mano in quanto il detto Domenico sia bene stante, li di- co egli è richo di dieci mila scudi di passo, et la licentia gli si può dare li- beramente e meglio l’informerà il Rev.ndo Sig. Lorenzo Gianfigliazzi mio Padrone […]».6 L’erezione dell’oratorio, come ci informa la relazione compilata dal vicario monsignor Ceccarelli in occasione della Visita Pastorale del 1599,7 sembra il frutto di una operazione congiunta, promossa pochi an- ni avanti (1594) per volontà di Domenico e del fratello maggiore, Barto- lomeo, figli di Antonio di Battista Mazzocchielli.8 L’edificio rispondeva GLIAZZI, LUCIANA BIGLIAZZI, «Delle specie diverse di frumento e di pane siccome della paniz- zazione». Storia di fame e di carestie. Studi, ricerche e ‘mezzi per rimediarvi’ (sec. XVIII-XX), Firenze, Polistampa, 2014, pp. 59-60. Sulla politica cerealicola messa in piedi dai Gran- duchi medicei per contrastare le grande e ricorrenti carestie che affliggevano ciclica- mente il Granducato, si veda G. SPINI, Introduzione generale, in Architettura e politica da Cosimo I a Ferdinando I, a cura di G. Spini, Firenze, Olschki, 1976, pp. 38-43; A. M. PULT QUAGLIA, «Per provvedere i popoli». Il sistema annonario nella Toscana dei Medici, Firenze, Olschki, 1990; ID., Politica annonaria e congiuntura economica nella Toscana di Cosimo III, in La Toscana nell’età di Cosimo III, atti del Convegno (Pisa-San Domenico di Fiesole, 4-5 giugno 1990), a cura di F. Angiolini, V. Becagli, M. Verga, Firenze, Edifir, 1993, pp. 33- 44; A. MENZIONE, Riordinamenti colturali e mutamenti strutturali nelle campagne toscane fra XVII e XVIII secolo, in La Toscana nell’età di Cosimo III, cit., pp. 19-32. 6 Con Breve Pontificio di Leone X (regnante dal 1513 al 1521), poi confermato da Clemente VII (8 dicembre 1525) la pieve di San Lazzaro fu costituita dote del Canonica- to Gianfigliazzi nella Metropolitana Fiorentina. Il fondo, consistente in 100 ducati d’oro, comprendeva la pieve e i beni a essa annessi fra cui le chiese di San Tommaso e San Jacopo e Michele di Certaldo. I fondi del Canonicato servivano al mantenimento del canonico per gli uffici a cui esso era preposto. Reso inamovibile per decreto del 4 giugno del 1784, rimase patronato del titolare della prebenda canonicale di quella fami- glia finché, nel 1954, divenne di libera collazione dell’Ordinario, cfr. C. C. CALZOLAI, La Chiesa Fiorentina, Firenze, Tip. Commerciale Fiorentina, 1970, pp. 256-258. 7 AAFI, VP.17.1, Fondo Visite Pastorali, Visita del Vicario Mons. Ceccarelli Paolo per conto dell’Arcivescovo Card. Alessandro de’ Medici (1592-1606). 1. Visita alle chiese di campa- gna (1599) (da ora Visita Ceccarelli), cc. 77v-78r. 8 Notizie in merito ad Antonio di Batista Mazzocchielli e ai figli di costui, Barto- lomeo e Domenico, ci vengono fornite dallo stato delle anime della pieve di San Lazza- ro a Lucardo: nel 1589 i fratelli Bartolomeo (46 anni) e Domenico (44 anni) abitano al Pino nella casa del padre Antonio (67 anni) insieme a moglie e figli: AAFI, RPC 0999.5,
182 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI alle disposizioni emanate una ventina di anni prima da san Carlo Borro- meo nelle sue Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae libri II (1577):9 era infatti orientato come una chiesa, con l’altare opposto all’in- gresso10 e le finestre, ai lati di quest’ultimo, provviste di inferriate trami- te le quali coloro che transitavano per la strada potevano guardare all’in- terno e sostare in preghiera. L’oratorio veniva inoltre descritto come munito di porta i cui battenti erano chiusi con chiave (tav.1).11 Rispetto alle edicole, espressione della devozione di quello strato di ceto medio che, in città come in campagna, si collocava tra i nobili pro- prietari terrieri e i contadini veri e propri, l’oratorio concepito come una piccola chiesa si qualifica come espressione del ceto più abbiente, quello dei possidenti locali in quanto la sua realizzazione – e relativa cura – pre- supponevano una disponibilità economica certa e duratura:12 questo mi- Fondo della Cancelleria Arcivescovile, Registri parrocchiali, Pieve di San Lazzaro. Ricordi dal 1589 al 1657 (da ora Pieve di San Lazzaro. Ricordi dal 1589 al 1657), cc. 2v-88v. 9 C. C.BORROMEO, Instructionum fabricae et suppellectilis ecclesiasticae libri II (da ora Instructionum fabricae), Libro I, cap. XXX: De Oratorio, ubi Missae Sacrum aliquando fieri debet; cap. XXXI: De Oratoriis in quibus Missa non celebratur, in . 10 L’orientamento, tuttavia, non segue quello canonico essendo la facciata rivolta verso est; tale soluzione, chiaramente subordinata al passaggio della strada maestra per Certaldo, è concepita in modo da rendere immediatamente accessibile la cappella da parte di coloro che transitavano lungo la via. 11 BORROMEO, Instructionum fabricae, cit., I, cap. XXXI. 12 «Chiese particolari e cappelle rientravano nelle gerarchie politiche e sociali della zona essendo istituiti e dotati dalle famiglie più importanti che ne conservavano il giu- spatronato e vi nominavano quindi cappellano un loro membro o un loro protetto» (A. PROSPERI, La religione della Controriforma e le feste del maggio nell’appennino tosco-emiliano, in Eresie e devozioni. La religione italiana in età moderna, III, Devozioni e conversioni, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2010, pp. 10-11). In questa casistica rientrano l’oratorio dei Mazzucchielli al Pino, l’oratorio di Andrea Lotti in località Monte dei Lotti (1605), quello eretto per volere di Michele di Lorenzo Lotti a Gorgognano (1662 ca.), così co- me il più tardo oratorio intitolato all’Angelo Custode nell’abitato di Fiano, istituito per volontà del molto reverendo Antonio di Francesco di Stefano Nocchi (1703), il cui giu- spatronato e jus presentandi verrà da lui riservato «all’Illustrissimo Sig. Tommaso del già Senatore Filippo Vecchietti Nobile fiorentino, suoi eredi e successori in infinito» (AC- SMBFI, 4.3.1.0.1, Fondo Gianfigliazzi. Canonicato Gianfigliazzi. Pieve di San lazzaro e Pieve di Certaldo. Documenti attenenti alle fondazioni di diversi benefizii nella Pieve di San Lazzero e suoi annessi. Memorie di diversi obblighi della Pieve di San Lazzero e di diverse Cappelle nella detta Pieve e suoi annessi, cnn – da ora Memorie di diversi obblighi della Pieve di San Lazze- ro). Sulle edicole e tabernacoli viari la letteratura è quanto mai vasta; si rimanda pertan-
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 183 rava ad appurare nel 1594 il vicario diocesano, chiedendo rassicurazioni sul grado di agiatezza di Domenico di Antonio Mazzucchielli.13 Le notizie ricavate dalle fonti archivistiche sembrano confermare quanto asserito dal vice pievano di San Lazzaro: tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo i Mazzucchielli paiono qualificarsi come una delle famiglie più influenti nonché più agiate del popolo di San Lazzaro a Lu- cardo, tanto da far supporre che tale agiatezza non fosse il risultato di re- centi fortune ma che avesse origini ben più antiche.14 Una famiglia, quel- la dei Mazzucchielli, che vede i suoi membri ricoprire cariche di presti- gio all’interno della Comunità di Certaldo come testimonia, ad esempio, un documento in data 17 aprile 1513 dove il Consiglio della Podesteria di Certaldo deliberava in merito alle spese sostenute «per fare festa della coronazione di papa Leone [Leone X]»; fra queste vi è un rimborso a fa- vore di Giovanni di Battista Mazocchielli che, insieme ad altri sette dele- gati, era stato inviato «al Magnifico Giuliano de’ Medici ad congratularsi in nome della Podesteria della coronatione del Sommo Pontefice Papa Leone per duo dì».15 I Mazzucchielli erano inoltre impegnati nel prestito to per comodità a F. MINECCIA, L. GORI, A. CAMPANI, Tabernacoli, edicole e immagini sa- cre nella Valdelsa centrale. Un’indagine storico-sociale del mondo contadino alla metà del Nove- cento nelle campagne fra Castelfiorentino, Certaldo e Gambassi, Empoli, Editori dell’Acero, 1997; I tabernacoli di Empoli. Edicole e immagini di devozione sul territorio empolese tra XV e XX secolo, a cura di E. Testaferrata e D. Parri, Empoli, Editori dell’Acero, 1998. 13 Il documento lascia intendere che il giuspatronato, di fatto, non spettasse a en- trambi i fratelli ma al solo Domenico nella cui linea familiare – come indicano i documen- ti rintracciati – rimane fino al 1662. Riteniamo che ciò sia avvenuto in seguito a una spar- tizione dei beni fra Domenico e Bartolomeo, analogamente a quanto accadrà nel 1620 e 1623 fra i figli nonché eredi di Domenico: Alessandro, Piero e Giovan Battista. 14 Dallo stato delle anime del 1589 apprendiamo che ciascuno dei 6 capofamiglia censiti «sta sul suo»; per due di questi – Alessandro di Francesco (45 anni) e Giovanni di Battista (76 anni) – si aggiunge la specifica «fa lavorare il suo». Fra il 1577 e il 1664 mem- bri della famiglia Mazzucchielli compaiono tra i confratelli emeriti della Compagnia del- la Madonna del Rosario posta nella pieve di San Lazzaro (APSLL, Libro della Compagnia del SS. Rosario fondata dal Frate Elia Martini dell’Ordine dei Predicatori il 22 marzo 1577); gli stessi sono inoltre annoverati fra i membri delle due Centurie (quella degli Uomini e quella delle Donne) istituite presso la pieve di San Lazzaro nel 1672 comparendo i loro nomi subito a seguire quelli dei Gianfigliazzi, Corbinelli e Portinari (APSLL, Centuria del- li Uomini nella Pieve di S. Lazzero; Centuria delle Donne nella Pieve di S. Lazzero). 15 ACCE, Deliberazioni del Consiglio di Podesteria, 1529, c. 34v. Nel 1510 Battista di Giovanni di Meo Mazochielli è nominato gonfaloniere (ivi, c. 12r) e il 21 giugno dello stesso anno è chiamato a ricoprire la carica di camarlengo della Podesteria (ivi, c. 20v).
184 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI del danaro16 e a capo di consistenti proprietà fondiarie concentrate in modo particolare intorno al borgo rurale di Luia (situato a un chilome- La stessa carica verrà da lui ricoperta per il periodo 3 luglio 1511-2 gennaio 1512 (AC- CE, Saldi della Podesteria di Certaldo, 1547). Mazzucchielli Antonio di Battista da Luia sa- rà camarlengo della Podesteria di Certaldo dal 1 marzo1568 al 28 febbraio 1569: in que- sto periodo lo stesso Antonio di Battista da Luia è citato per «partite da lui riscosse da tre podesterie per conto di giustizia» su incarico dei Nove Conservatori della Giurisdi- zione e del Dominio (ACCE, Saldi del Vicariato, 1500, c. 271r). Il 6 febbraio 1546 Raffael- lo di Jacopo di Meo Mazochielli è eletto ragioniere del camerlengo. Nella stessa adu- nanza Francesco di Jacopo Mazochielli viene eletto fra gli ufficiali della Podesteria (ACCE, Deliberazioni del Consiglio di Podesteria, 1531, cc. 1r-1v, 4v, 5r). Nel 1552 Raffaello di Jacopo Mazochielli da Luia è camarlengo del popolo di San Lazzaro (ACCE, Saldi del Popolo di San Lazzaro, 1569, cc. 1r-1v). Nel 1553 Antonio di Battista Mazochielli ricopre la carica di sindaco del popolo di San Lazzaro a Lucardo; sarà camerlengo dello stesso popolo dal 1 marzo 1558 al 28 febbraio 1559. Riteniamo sia ancora lui «Antonio di Bat- tista da Luia» che, insieme a «Lorenzo di Raffaello» (sempre «da Luia»), viene citato dai documenti quale rappresentante della Podesteria di Certaldo nel 1586 (S. BORGHINI, La Lega di Certaldo nel Basso Medioevo, Firenze, Tip. Cartei, 1996, p. 63). Il primo è da identi- ficare con Antonio di Battista Mazzucchielli di anni 67 censito al Pino nello stato delle anime della pieve di San Lazzaro del 1589, padre dei fondatori dell’oratorio di Santa Lucia; il secondo è Lorenzo di Raffaello Mazzucchielli di anni 42 che la stessa fonte dice abitare a Luia insieme ai fratelli Giovanni (56 anni), Piero (34 anni) e rispettive famiglie (AAFI, Pieve di San Lazzaro. Ricordi dal 1589 al 1657, ccnn). Non sappiamo quando Anto- nio di Battista Mazzucchielli abbia trasferito la propria dimora al Pino: i documenti paiono comunque confermare il suo stretto legame con il borgo di Luia. Il 10 settem- bre 1617 Giovanmatteo Mazzucchielli è ricordato fra i consiglieri della Podesteria di Certaldo; nella seduta tenutasi in questo giorno Piero figlio di Domenico Mazzucchielli (fondatore dell’oratorio di Santa Lucia) viene eletto fra coloro incaricati dal «general Consiglio di detta Podesteria [Certaldo] […] di rivedere, riformare, aggiungere dimi- nuire, moderare gli Statuti di detta Podesteria»; il 4 maggio 1633, per conto della mede- sima Podesteria, Antonio di Giovanni Mazzucchielli porterà lire 30 in contanti al Con- siglio di Pratica di S.A.S. (tutto questo in BORGHINI, La Lega di Certaldo, cit., pp. 63-65). Piero di Domenico Mazzucchielli, inoltre, sarà camarlengo dal marzo 1617 al febbraio 1618 e dal marzo 1632 al febbraio 1633 (ACCE, Saldi del Vicariato, 1502, c. 180r e 1503, c. 110v). Nel testamento del fratello Alessandro (1651) Piero è qualificato «Sergente» (APSLL, Sentenze Ipoteche Affrancazioni Carte Patrimoniali. Obbligo Mazzucchielli Alessan- dro, cnn). Che quella dei Mazzucchielli fosse una fra le più antiche e notabili famiglie di Certaldo è fatto che già fu rilevato alla fine dell’Ottocento dall’Anonimo compilatore del manoscritto Storia di Certaldo dalle origini al 1799 ora in Storia di Certaldo dalle origini al 1799, a cura di F. Allegri, R. Galgani Poggibonsi, Lalli, 1991, p. 147 nota 13. 16 Nel 1598 Raffaello di Giovanni di Raffaello Mazzocchielli muove una «causa per debito» contro Niccolò Mazzuoli per «iscudi quindici di lire set[te …] Equali dinanzi gli pago per conto di Pascuino mio fratello che tanti disse avere ipresto da decto Raffaele»
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 185 tro a nord dalla pieve di San Lazzaro) dove a queste date risiede il mag- gior numero dei membri della famiglia.17 Una famiglia che in questo pe- riodo annovera fra le sue fila almeno quattro sacerdoti,18 tre dei quali (AAFI, Fondo del Tribunale Ecclesiastico, Cause Civili, Cause Civili persone private, CC 198, fasc. 6, PP 160, «Mazzocchielli Raffaello (1600)», doc. 1 in data 30 ottobre 1598). Il 7 ot- tobre 1786 Giuseppe di Domenico Mazzucchielli fa richiesta al Magistrato Comunitati- vo che gli venga affidata la somma di scudi 140 «per metterla a frutto e corrispondere i relativi interessi». In questa operazione sono suoi mallevadori Giuseppe Pruneti e Giu- seppe Mugnaini di Castelfiorentino (ACCA, Cancelleria di Castelfiorentino, Atti economici delle Comunità, 1155, c. 703). 17 Si vedano a questo proposito gli stati delle anime della pieve di San Lazzaro (anni 1589, 1657-1672) e la serie di atti relativi a cause civili conservate presso l’Archivio Arcivescovile di Firenze: AAFI, Fondo del Tribunale Ecclesiastico, Cause Civili, Cause Civili persone private: CC022, fascicolo 16, PP168, «Causa per compravendita mossa da Matteo Banducci contro Giovan Battista Mazzucchielli (1625)»; CC088, fascicolo 9, PP296, «Causa per debito mossa da Ippolito Cigna contro Giovan Battista Mazzucchielli (1656, 1658)». Informazioni relative alle proprietà dei membri della famiglia Mazzucchielli so- no contenute anche in ASFI, Decima Granducale, 5750, cc. 135v-138r, 395v, 561v, 696v. Nel 1589 4 nuclei familiari su sei risultano abitare tra Luia (tre famiglie) e il vicino com- plesso di Fornace (una famiglia). 18 Raffaello di Giovanni di Raffaello (nato nel 1577), Giovan Battista di Domenico di Antonio di Battista (nato nel 1585 ca.), Alessandro di Domenico di Antonio di Batti- sta (la cui data di nascita oscilla fra il 1584 e il 1588, fratello di Giovan Battista), Barto- lomeo di Domenico di Piero (nato nel 1640) e il fratello Alessandro (nato nel 1641): questi ultimi, nipoti dei sopra citati Giovan Battista e Alessandro di Domenico, nel 1662 non hanno ancora conseguito il sacerdozio: cfr. APSLL, Sentenze Ipoteche Affrancazioni Carte Patrimoniali, Cappella di Santa Lucia al Pino: copia parziale del Testamento e Codicillo di Giovanni Battista di Domenico Mazzucchielli (da ora Testamento e Codicillo), 1662, cc. 2v- 3r. Come osserva Gaetano Greco il sacerdozio rientrava in quelle «‘strategie familiari’ e comunitarie, nelle quali le finalità economiche s’intrecciavano con motivazioni di pre- stigio e onorabilità sociali, cumulando eredità patrimoniali con non meno importanti ‘eredità immateriali’» (G. GRECO, Clero secolare e la Chiesa in Italia, in Dizionario Storico Tematico «La Chiesa in Italia», I, Dalle origini all’Unità Nazionale, Roma, AIPSC, 2015, ora in ). Il ca- so dei Mazzucchielli è forse da leggere quale manifestazione di quel clero di campagna generatosi dalla introduzione e applicazione delle norme scaturite dal Concilio di Tren- to quando la progressiva applicazione dell’obbligo di residenza costituì un forte disin- centivo per i chierici cittadini a occupare pievi e parrocchie rurali: ID., Parrocchie e la chiesa in Italia, ivi, . Non sappiamo, al momento, quanti sacerdoti vi siano stati fra i Mazzuc- chielli posteriormente a queste date; pare tuttavia degno di nota il fatto che in ben cinque casi le strategie della famiglia abbiano optato per una carriera ecclesiastica dei propri membri.
186 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI sappiamo essere Rettori delle principali chiese del piviere di San Lazza- ro a Lucardo.19 L’oratorio, situato in luogo detto «le Case»,20 nonostante il passare dei secoli, l’abbandono e il degrado di cui è stato ed è tutt’ora oggetto, si presenta ai nostri occhi esattamente come cinque secoli fa: «Nel popolo della Pieve di San Lazzaro a Lucardo, nel detto anno 1594, ad opera di Bartolomeo e Domenico di Antonio Mazzocchielli di detto luogo, fu eretto dalle fondamenta un Oratorio o Cappella sotto il titolo di Santa Lucia in luogo detto al Pino per licenza di Ser Eufrosino Milanesi il giorno 6 dicembre 1594 […] di braccia 7 di longitudine, 5 di latitudine e 8 di altitudine, protetto con porta chiusa a chiave, con due finestre in ferro attraverso le quali coloro che passano possono guardare all’interno di detto Oratorio».21 La relazione ci informa anche in merito all’arredo presente all’interno del sacro edificio: l’altare era dotato di paliotto dipinto, del Crocifisso, di quattro candelieri dipinti e della pietra consacrata; sopra vi era l’imma- gine della Madonna con il Bambino, San Giovanni e altri santi fra cui sant’Antonio e santa Lucia «convenientemente dipinti»22. Insieme al cali- ce «conveniente al luogo con i suoi accessori», viene citata una pianeta di 19Raffaello di Giovanni di Raffaello Mazzucchielli è Rettore della chiesa di Santa Maria a Casale e dell’annessa San Vito in Gerusalemme (AAFI, Pieve di San Lazzaro. Ri- cordi dal 1589 al 1657, Matrimoni, 27 aprile 1629, cnn) mentre Giovan Battista di Dome- nico di Antonio di Battista Mazzucchielli è Rettore della Chiesa prioria di San Donato a Lucardo con l’annessa chiesa di Santa Maria Novella (1662: APSSL, Testamento e Codicil- lo, cnn.); nel 1636 Alessandro di Domenico di Antonio di Battista è Rettore della chiesa di San Gaudenzio a Ruballa alla quale erano annesse le chiese di San Miniato a Mag- giano e Santa Cristina a Metata (AAFI, VP. 26, Fondo Visite Pastorali, Visita delle chiese della campagna dell’arcivescovo Pietro Niccolini, 1635-1640, c. 154r, da ora Visita Niccolini; APSSL, Sentenze Ipoteche Affrancazioni Carte Patrimoniali, Obbligo Mazzucchielli Ales- sandro, 1651). 20 AAFI, Oratori Diversi, cnn. La documentazione archivistica (secc. XVII-XIX) in- dica con il toponimo «le Case» l’abitato che si sviluppa ai piedi della collina del Pino, collina dove insiste ancora oggi l’antica dimora dei Mazzucchielli. In mancanza di ade- guati provvedimenti l’abbandono e il degrado causeranno la distruzione certa del pic- colo oratorio peraltro adibito di recente a usi del tutto impropri. 21 AAFI, Visita Ceccarelli, cc. 77v-78r. Un braccio corrisponde a circa 54 cm. 22 Si trattava di pitture murali la cui presenza è ancora attestata nel 1777 (AAFI, C.C. Calzolai, Pieve di San Lazzaro a Lucardo. Schede, da ora Schede Calzolai). Nella nicchia sopra l’altare è oggi presente l’immagine di Santa Lucia fra due coppie di angeli, affresco molto rovinato riferibile alla prima metà del XIX secolo (tav. 2). Le estese cadute di in- tonaco lasciano intravedere, lungo le pareti laterali, la presenza di pitture più antiche.
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 187 seta turchina, doni – questi - fatti alla Cappella «per mano del R.D. Lo- renzo dei Gianfigliazzi Pievano». Nella cappella «si celebra a beneplacito dei Fondatori» i quali intendono «dotare l’Oratorio o Cappella di beni propri». L’estensore della nota omette di descrivere, come in altri casi, un dettaglio per lui evidentemente secondario ma di grande importanza per noi: lo stemma apposto sulla facciata della cappella, tutt’ora presente anche se in gran parte consunto (tav. 3).23 Questo stemma sarà visto e descritto in una sua relazione da Guido Carocci, ispettore per le Antichi- tà e Belle Arti della Toscana, il quale nel 1899 così riportava: «Murato al di sopra della porta […] è uno stemma di pietra di carattere della fine del XVI secolo, con il campo dello scudo a fasce increspate, ossia onde con un lambello e una piccola croce».24 Sullo stemma, fondamentale per le nostre riflessioni, torneremo più avanti. 2. GIOVAN BATTSTA DI DOMENICO MAZZUCCHIELLI E IL CODICILLO DEL 13 GENNAIO 1662 Ascoltare la messa in una cappella privata era considerato un segno di distinzione per la persona o la famiglia che ne aveva la possibilità: da qui la grande importanza che in epoca moderna assumerà la concessione degli indulti per la celebrazione della messa presso oratori privati.25 È a tale proposito che nel 1610 la cappella del Pino sarà ancora oggetto di at- tenzione da parte delle autorità diocesane: in questo anno l’arcivesco di Firenze impone 23 Descrivendo il fonte battesimale presente nella pieve di San Lazzaro, mons. Ceccarelli non fa menzione alcuna dello stemma cardinalizio e relativa scritta dedicato- ria apposta sul fonte stesso dal cardinale Lorenzo di Luigi Gianfigliazzi (ancora ben leg- gibili) come pure non viene menzionato il rilievo – presente sul fronte – raffigurante il Battesimo di Cristo che riteniamo coevo all’iscrizione (1583). 24 ACBSAFI, Certaldo, San Lazzaro a Lucardo, Tugiano, Oratori di Santa Lucia, Rogai San Francesco, Villa Giulia a Gorgognano (Apparizione di San Michele Arcangelo) (da ora Oratorio di Santa Lucia), fascicolo 0949-A/849. 25 B. ALBANI, Un intreccio complesso: il ricorso alla Sede Apostolica da parte dei fedeli del Nuovo Mondo. Prime note su uno studio in corso, in Viaggiare a Roma tra la fine del Medio Evo e l’inizio dell’età moderna, Mélanges de l’Ecole française de Rome, 125-I, 2013, in .
188 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI «all’Ill.mo Piovano della Pieve di San Lazzero in Val d’Elsa che si visiti la cappella del Rev.ndo M. Alessandro Mazzocchielli Chierico, e dei suoi fratelli che sta sopra li loro beni posti in detta parrocchia luogo detto alle Case, trasferischa in che grado si trovi et dica la causa per la quale vogliono vi si celebri Messa». Immediata sarà la risposta del piovano Bongianni del cav. Jacopo Gianfi- gliazzi il quale, in una nota manoscritta, fa fede di aver visitato detta cappella trovandola «con tutti requisiti per poter celebrar messa […]. La causa per la quale vuole si celebri messa – specifica – è questa che ha sua madre vecchia, et è discosto dalla Pieve et ancho il padre loro ha lasciato che una volta la settimana si dica messa per sua devozione».26 A questa data, tuttavia, la cappella non era ancora fornita di quei beni che i fonda- tori avevano manifestato di voler destinare quale dote del sacro edificio; la dotazione verrà costituita qualche decennio più tardi per volere del molto reverendo Giovan Battista di Domenico Mazzucchielli, figlio di uno dei fondatori dell’oratorio nonché rettore della Prioria di San Dona- to a Lucardo a cui si erano nel frattempo trasferite la proprietà e la sod- disfazione degli obblighi legati alla cappella di Santa Lucia.27 È lui che, con testamento rogato in data 8 gennaio 1662, disporrà affinché «si fondi e si eregga una semplice Cappella sotto l’invocazione e titolo di Santa Lucia nell’Oratorio dei Mazzucchielli posto nella pieve di San Lazzaro luogo detto al Pino nella strada maestra, sopra l’Altare che di presente si trova in detto Oratorio». La cappellania dovrà essere istitui- ta immediatamente dopo la morte di donna Camilla vedova di Tom- maso Ciatti da Luia, «serva fedele» del rev.ndo Giovan Battista di Do- menico Mazzucchielli.28 26 AAFI, Oratori Diversi, cnn. Il documento è datato dicembre 1610. Stando a quanto riferiscono le fonti la cappella di Santa Lucia non è appannaggio esclusivo della devozione familiare dei Mazzucchielli, ma sembra se ne faccia anche un uso pubblico: un documento del 1624 ci informa riguardo il matrimonio, qui celebrato il 26 luglio di detto anno, fra Paolo di Polito Franchi e Virginia di Antonio Checcherini (AAFI, Pieve di San Lazzaro. Ricordi dal 1589 al 1657, Matrimoni, c. 201v). 27 Con atto rogato nel 1620, Alessandro di Domenico Mazzucchielli rinunciò alla quota di beni ereditati dal padre; la proprietà e la soddisfazione degli obblighi legati alla cappella di Santa Lucia restavano ai fratelli Piero (Piero Antonio) e Giovan Battista. Nel 1623 si arrivò alla divisione fra Giovan Battista e Piero: a Giovan Battista, in quanto sa- cerdote, rimarrà la cappella con l’onere della soddisfazione degli obblighi a essa con- nessi (ACBSMFI, Memorie di diversi obblighi della Pieve di San Lazzero, ccnn). 28 APSLL, Testamento e Codicillo, c. 1.
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 189 Fra Giovan Battista di Domenico e i parenti a lui prossimi dovette tuttavia consumarsi, in quei giorni, una vera e propria rottura (non sap- piamo se dovuta alle ultime disposizioni testamentarie). A questa rite- niamo sia da imputare il repentino cambio di rotta del testatore che do- po soli cinque giorni dal rogito dell’8 gennaio revoca con apposito «Co- dicillo» quanto disposto in precedenza riguardo la nomina del rettore, patronato e jus presentandi escludendo di fatto i Mazzucchielli dal proprio asse ereditario.29 Il «Codicillo» del 13 gennaio 1662 prevedeva infatti che «detto Patronato e Jus presentandi di detta Cappella subito e immediatamente dopo la erezione di essa sia e si aspetti solamente al detto Sig. Giovanni Antonio di Raf- faello Lotti [cugino del Testatore, n.d.r.] e suoi eredi e discendenti in infinito e non ad altri, dichiarando per il presente Codicillo che non vuole che detto Domenico Mazzucchielli e suoi eredi abbino ragione o azione alcuna nella sua eredità, ma di quella in tutto lo privò e priva».30 Le ultime volontà del Testatore sono per noi molto importanti perché danno informazioni precise riguardo il patronato relativo alla cappella in 29 Curiosamente fra i discendenti dei Mazzucchielli, tutt’ora dimoranti al Pino, si tramanda una memoria riguardo il destino che fu dei beni di famiglia: si dice che buona parte delle fortune familiari venissero dissipate a causa di un prete e della sua passione per le donne. Di questo prete, però, nessuno ricorda più il nome. Come nessuno con- serva memoria delle origini e dei trascorsi della famiglia. 30 Giovanni Antonio di Raffaello Lotti di Firenze compare anche fra gli eredi desi- gnati da Michele di Lorenzo Lotti con testamento rogato «in Villa et Populo S. Petri de al Tugiano» il 16 giugno 1662 (APSLL, Sentenze Ipoteche Affrancazioni Carte Patrimoniali, Testamento di Michele di Lorenzo Lotti, 1662, c. 3r). Nel suo testamento Michele di Loren- zo Lotti dispose anche in merito alla fondazione di un oratorio, da erigersi presso la sua abitazione in Gorgognano, da porsi sotto il titolo dell’Apparizione di San Michele Ar- cangelo. È l’oratorio tutt’ora presente nel piccolo abitato di Gorgognano (tav. 4). Dei Lotti, attestati fra i maggiori possidenti della comunità di Certaldo fino ai primi decenni del Novecento (GENNAI, MERLINI, La tenuta del Pozzo, cit.), si ha notizia a partire dal XIV secolo: sembra da ricondurre a questa famiglia ser Neri Lotti ricordato nell’estimo del 1371-1373 fra i più agiati del popolo di Santa Margherita a Sciano con un patrimonio di lire 550 (BORGHINI, La Lega di Certaldo, cit., pp. 244-245). Il documento più antico in nostro possesso che attesta la presenza dei Lotti nel piviere di San Lazzaro a Lucardo risale al 1538 quando, il 14 gennaio, viene battezzato Andrea di Piero Lotti (AAFI, RPC 0989.1, Fondo della Cancelleria Arcivescovile. Registri parrocchiali, Battesimi (1538-1574), c. 1r). Dovrebbe trattarsi dello stesso Andrea Lotti che nel 1605 promosse la costruzione dell’oratorio in località Monte dei Lotti (probabile luogo di origine della famiglia), co- me testimonia lo stemma ancora presente sulla facciata del piccolo edificio. Per questo oratorio si veda anche AAFI, Visita Niccolini, c. 153.
190 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI essere fino a quell’anno, chiarendo in maniera inequivocabile il suo suc- cessivo divenire e confermando quanto emerge dalla consultazione delle diverse fonti documentarie fin’ora rintracciate:31 dalla sua fondazione e fino al 1662 l’oratorio è di patronato della famiglia Mazzucchielli; ed è sempre un Mazzucchielli (Giovan Battista di Domenico) che disporrà in merito a patronato e jus presentandi per i secoli a venire. Da questo mo- mento il patronato passa dai Mazzucchielli al «Sig. Giovanni Antonio di Raffaello Lotti e suoi eredi e discendenti in infinito e non ad altri». Così infatti sarà, come attestano i documenti che permettono di seguire l’av- vicendarsi di rettori e patroni (membri della famiglia Lotti e loro discen- denti) fino agli anni Venti del Novecento.32 Queste informazioni consentono di dare un senso ben preciso allo stemma presente sulla facciata della cappella, stemma che riteniamo es- sere contestuale all’erezione del piccolo oratorio. Per la sua identifica- zione ricorriamo nuovamente alla nota descrittiva stesa da Guido Ca- rocci nel novembre del 1899 relativa al catalogo degli oggetti vincolati da pubblica servitù del Comune di Certaldo, località il Pino, la cui proprietà era all’epoca della signora Bianciardi nei Martelli: «Murato al di sopra della porta di una cappella situata lungo la via è uno stemma di pietra di carattere della fine del XVI secolo. Il campo dello scudo è a fasce increspa- te, ossia onde con un lambello ed una piccola croce. È lo stemma della celebre fa- miglia Pitti che ebbe in questi luoghi molti antichi possessi, compreso la cappellina sulla quale lo stemma è collocato».33 Condizionato dalla visione dello stemma Guido Carocci credette l’oratorio già proprietà della famiglia Pitti. Sappiamo però che non è co- sì: i documenti testimoniano che nessun membro della famiglia Pitti ha mai esercitato alcun diritto su questa cappella. È nostra opinione, infatti, che l’apposizione dello stemma sulla facciata dell’oratorio di Santa Lucia sia da imputare ai Mazzucchielli e non ad altri; conosciamo, inoltre, l’arme che ha qualificato attraverso i secoli la famiglia Lotti34 alcuni esemplari della quale sono ancora oggi visibili su beni già di questa fami- 31 Fra queste gli stati delle anime del popolo della pieve di San Lazzaro a Lucardo dove, dal 1668 in avanti, troviamo registrati in maniera puntuale i nomi dei rettori, «padroni» dei beni – terre e case – componenti la dote della cappellania. 32APSLL, Sentenze Ipoteche Affrancazioni Carte Patrimoniali, Cappella di Santa Lucia al Pino. 33 ACBSAFI, Oratorio di Santa Lucia. 34 Si ringrazia, per l’dentificazione dello stemma, il prof. Carlo Tibaldeschi.
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 191 glia: uno di questi è conservato all’interno dell’oratorio dedicato all’Ap- parizione di San Michele Arcangelo a Gorgognano che sappiamo eretto per volere di Michele di Lorenzo Lotti come da suo testamento rogato in data 16 giugno 1662 (tav. 5).35 È importante notare come l’esistenza di un legame identitario fra la famiglia Mazzucchielli e lo stemma Pitti venga confermata da un altro manufatto, conservato a pochi chilometri dal Pino e dalla pieve di San Lazzaro: si tratta dell’altare della Compa- gnia della Madonna del Carmine (tav. 6), annessa alla chiesa di San Gau- denzio a Ruballa. Della sua erezione (1691) e del nome del fondatore (Antonio Mazzucchielli) reca memoria l’iscrizione che corre sul fronte dell’altre (tav. 8).36 A lato delle colonne che sorreggono la mensa sono due stemmi gentilizi in stucco dipinto qualificanti la famiglia di colui che con il proprio danaro fece erigere il sacro altare. Gli stemmi mostrano la stessa arme già sulla facciata dell’oratorio di Santa Lucia al Pino con «il campo dello scudo a fasce increspate, ossia onde con un lambello ed una piccola croce» (tav. 7).37 35 APSLL, Sentenze Ipoteche Affrancazioni Carte Patrimoniali, Testamento di Michele di Lorenzo Lotti, 1662, c. 2r. Lo stemma era un tempo collocato sulla facciata. Sempre ai Lotti è da riferirsi la bella villa padronale posta nei pressi dell’oratorio collocato sulla viabilità principale che un tempo doveva passare su questo versante della collina, evi- tando la ripida discesa (e salita) di Busacchi e andando a lambire la piccola chiesa popo- lana di San Pietro al Tugiano, oggi scomparsa. 36«AD PROPAGANDAM IN FILIIS | RELIGIONEM VIRGINIS DE CARMELO | EIUSQ PSAL- MODIAM CONCINENDÃ | ANTE OMNES ANTONIUS MAZ[ZUCCHIE]LLI | UTI PATER ZELO- TYPUS, ET PRAESES | TEMPLUM HOC ELEMOSYNIS EXCITAVIT | MOX | UT OPUS PERFICERET INCHOATUM | AD IMOLANDAS | HOSTIAS DEO VIVENTI | ARAM HANC SACROSANTAM | SUO AERE EREXIT | AN.DNI. MDCXCI». Nell’altare è inserito un dipinto su tela raffigurante la Madonna con il Bambino in atto di donare lo scapolare a due devoti (?). La tela, in cattivo sta- to di conservazione e abrasa in più punti, è riferibile alla fine del XVII secolo. Da una lapide posta nel coro della chiesa di San Gaudenzio apprendiamo ulteriori notizie ri- guardo questo membro della famiglia Mazzucchielli: Antonio Mazzucchielli, protopriore, morì il 21 febbraio 1738 all’età di 78 anni nel cinquantesimo anno del suo priorato. Anto- nio Mazzucchielli è forse da identificare con l’ottavo figlio di Domenico di Piero (nipote di Domenico Mazzucchielli fondatore dell’oratorio di Santa Luicia al Pino) che nel 1663 ha 3 anni e abita al Pino insieme alla famiglia (APSLL, Stato delle anime, 1663, cnn). 37 I due stemmi sono stati oggetto di ridipinture come rivelano le fasce d’oro – an- ziché bianche - e il lambello che qui è bianco, anziché rosso (forse abraso). La crocetta che li cima compare talvolta negli stemmi Pitti in cuore. Le alterazioni non inficiano l’identificazione dei due stemmi con l’arme dei Pitti, come ci conferma il prof. Carlo Tibaldeschi (comunicazione orale).
192 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI A questo punto corre l’obbligo chiedersi a quale titolo i Mazzuc- chielli potevano fregiarsi dello stemma che sappiamo identificare la fa- miglia Pitti. Una risposta è forse possibile tramite la lettura comparata delle fonti storiche, di quelle archivistiche e delle testimonianze materiali presenti nel territorio del piviere di San Lazzaro che ancora oggi recano traccia di questa insegna familiare. Lo stemma sull’oratorio di Santa Lucia, infatti, non è l’unico in zona a fregiarsi delle onde dei Pitti; a 1 km dal Pino, presso Luia, è tuttora conservato un esemplare analogo. Lo stemma – databile alla seconda metà del XV secolo –38 si trova all’interno di un’abitazione dove nel 1589 sappiamo per certo risiedere alcuni membri della numerosa famiglia Mazzucchielli e dove questi continueranno a essere presenti almeno fino al 1813.39 Un terzo stemma, fino ad alcuni decenni or sono, era posto sulla facciata di casa Mazzucchielli al Pino, come ricordano i più anziani della famiglia.40 Lo stemma della famiglia Pitti compare inoltre sulle due acquasantiere in marmo presenti ai lati della porta di ingresso della chie- sa di San Donato a Lucardo, databili al XVII secolo e schedate a suo tempo (1973) a cura della Soprintendenza di Firenze (tav. 9).41 La chiesa Prioria di San Donato fu per un periodo di patronato della famiglia Pit- ti:42 ma è bene ricordare che alla metà del Seicento ne era Rettore il Mol- to Reverendo Giovan Battista di Domenico Mazzucchielli che qui chie- derà di essere seppellito (1662).43 Inoltre, i documenti ci dicono che i Pit- 38 Comunicazione orale del prof. Carlo Tibaldeschi, che qui ringraziamo. 39 «Mazzucchielli Giuseppe di Luia benestante»; «Mazzucchielli Jacopo di Luia contadino»: ACCE, Lettere, ordini e carteggio della Marie, 1656, cc. 317r-377r. Mazzuc- chielli Jacopo di Luia è probabilmente lo stesso «Jacopo del fu Giuseppe Mazzucchielli anni 59» ricordato a Luia nello stato delle anime del 1796 insieme alla sorella Elisabetta di anni 58; nel 1813 Elisabetta abita ancora nella medesima casa. 40 Di questo stemma, scolpito in pietra serena, non rimane che una misera traccia al centro della facciata. 41 ACBSAFI, scheda OA-09/00007381. 42 Nel 1599 ne erano patroni Francesco e Giuliano figli del capitano Francesco Marucelli e Costanza di Raffaello di Alfonso Pitti: stando ai documenti i due fratelli ne divennero patroni nel 1581 in quanto eredi (AAFI, Visita Ceccarelli, c.79r). 43 APSLL, Testamento e Codicillo, c. 1r. Resta infine da sottolineare che lo stemma dei Pitti fregiava una tela raffigurante Santa Lucia già nella pieve di San Lazzaro a Lu- cardo dove l’opera, insieme agli altri arredi, verrà fotografata e schedata dalla Soprin- tendenza di Firenze nei primi anni Settanta (ACBSAFI, scheda OA-09/00007102). La fo- to relativa alla tela porta il seguente numero di inventario: AFS 209090 (tav. 10). Lo
«... E MI PARE CHE DELLA NOSTRA FAMIGLIA SI FACIESSE TRE PARTI» 193 ti avevano possedimenti in zona (popolo di San Donato a Lucardo) negli ultimi decenni del XV secolo44, ma attestano pure come la loro presenza in questa area venga decisamente a rarefarsi nei secoli successivi.45 Resta da segnalare come la presenza di questi stemmi e il loro con- centrarsi in un’area assai prossima al borgo rurale di Luia rimandi a un passo contenuto nel libro di famiglia redatto negli anni venti del Quat- trocento da un membro della casata Pitti: Bonaccorso di Neri. Parlando delle origini dei Pitti Bonaccorso scrive: «E principalmente truovo che noi Pitti fummo cacciati di Simifonti, perché Guelfi, dai Ghibellini che lo signoregiorono e pare che della nostra Famiglia si faciesse tre stemma, testimoniato dalla foto, era collocato nella parte bassa della tela, sul lato de- stro. Una nota manoscritta presente sulla scheda di catalogo ci informa che al momen- to della schedatura non era stato possibile rintracciare l’opera, già fotografata in prece- denza. Nonostante l’avanzato stato di degrado documentato dalle immagini, la tela è riferibile ai primi decenni del XVII, opera di un pittore che sembra trarre ispirazione dai modi di Francesco Curradi: si tratta con ogni probabilità dello stesso «quadro rappre- sentante S. Lucia, braccia 3 incirca, senza cornice» censito – insieme ad altri dipinti – lungo la navata destra della pieve di San Lazzaro a Lucardo nel 1794 e 1865: cfr. AAFI, VP 64.1, Fondo Visite Pastorali, Inventari relativi alla visita delle chiese della campagna dell’arcivescovo Antonio Martini (1792-1800), cc. 173-182; APSLL, Inventari, Comunicazioni, Decreti, Visite pastorali. 1865. Canonicato Gianfigliazzi. Inventario degli Arredi Sacri e Sino- dali della Chiesa Pievania di San Lazzaro, c. 3. Le dimensioni della tela (cm 220 x 136) po- trebbero suggerire un suo impiego quale stendardo processionale. Da alcune misura- zioni effettuate in loco si rileva la forte corrispondenza fra le dimensioni della tela e il vano sopra l’altare dell’oratorio della cappella al Pino che presenta un’altezza di cm. 220 ca. per una larghezza di cm 135 ca. Non vi sono al momento tracce documentarie che permettano di collegare questo dipinto con l’oratorio Mazzucchielli del Pino: non ci stupiremmo però di scoprire che in determinate occasioni (come ad esempio la festa di Santa Lucia o durante il manifestarsi di epidemie contro le quali era invocata la pro- tezione della Santa) l’opera potesse essere portata in processione dalla pieve di San Laz- zaro alla cappella del Pino e, dopo alcuni giorni di esposizione, ricondotta nella matri- ce alla quale, forse, proprio i patroni dell’oratorio possono averne fatto dono, magari per volontà testamentaria. 44 ASFI, Catasto, 906, cc. 399 e sgg. Nel 1469 Giovannozzo Pitti denuncia, fra gli al- tri beni, «una fortezza in luogo detto Santa Maria Novella in Valdelsa la qual tengo per mio abitare chon un giardino»: si tratta del castello di Santa Maria Novella che dai Pitti passerà successivamente ai Carnesecchi. 45 Lo spoglio dei documenti effettuato in occasione dello studio sulla tenuta del Pozzo pare confermare l’assenza di proprietà riconducibili ai Pitti nell’area immedia- tamente circostante San Lazzaro a Lucardo, il Pino e San Gaudenzio, relativamente ai secoli XVI-XVIII.
194 MARIA CHIARA MERLINI - PAOLO GENNAI parti: la prima si pose a stare a uno luogho che si chiama Luia e oggidi di loro disciendenti vi sono grande famiglia e honorevoli di contado, e hanno di ricche e buone possessioni […] e per lo sengno della loro Arme apariscie che noi fumo con- sorti, però che l’Arme come noi portano, sanza alcuna differenzia».46 Alla luce di quanto sopra esposto è nostra convinzione che i Maz- zucchielli appartengano a quel ramo dei Pitti che dopo esser stati «chaciati di Simifonti per Ghuelfi da i Ghibellini che lo singnoregiorono» si «pose a stare a uno luogho che si chiama Luia» e i cui membri, ancora alla fine del Seicento, si fregiassero «sanza alcuna differenzia» dello scudo a onde bianche e nere proprio dei Pitti. È su Luia e dintorni, infatti, che nel 1589 vengono censiti la maggior parte dei membri della famiglia47 ed è con il predicato «da Luia» che i più antichi documenti in nostro posses- 46 Ecco il passo completo in cui Bonaccorso ricorda le origini della famiglia: «E principalmente truovo che noi Pitti fummo cacciati di Simifonti, perché Guelfi, dai Ghibellini che lo signoregiorono e pare che della nostra Famiglia si faciesse tre parti: la prima si pose a stare a uno luogho che si chiama Luia e oggidi di loro disciendenti vi sono grande famiglia e honorevoli di contado, e hanno di ricche e buone possessioni e il nome loro, cioè di tutta la famiglia, oggi dì si chiamano i Luiesi, però [per il fatto] che pare che in quello luogo che si chiama Luia non appare che abbia a fare altro che la det- ta progenia, e per lo sengno della loro Arme apariscie che noi fumo consorti, però che l’Arme come noi portano, sanza alcuna differenzia. E ho sentito da certi antichi de’ det- ti, et anche da nostri passati, che conversazione [frequentazione] e amicizia come pa- renti insieme ci siamo ritenuti. La siconda parte se ne venne di punta [subito] a Firenze i quali si chiamarono Amirati e oggi dì ancora ne sono di loro, i quali si sono ridotti a stare in contado assai vicini al pogio del detto Sîmifonti il quale fu disfatto per lo Co- mune di Firenze negl anni MCCII; la quale Famiglia fu già a Firenze molto honorata e portano propio l’Arme come noi portiamo, cioè uno scudo a onde bianche e nere. La terza parte, cioè noi chîamati Pitti, ci ponemmo a Castelvecchio in Val di Pesa dove comperarono di belle buone possissioni e per ispeziale uno luogo che si chiamava alle Torri, perché v’erano due casamenti da signori e ogni casa avea una torre con colom- baia, la quale possissione ancora oggi dì è nostra e non v’è altro che una torre, però che a dì miei la facemmo abbattere per più sicurtà, però che facea vista di volere cadere. E di poi i detti nostri antichi pochi anni appresso vennono ad abitare a Firenze, e le loro prime case furono quelle che oggi dì sono dei Machiavelli nel popolo di Santa Felicita, le quali case vendé Ciore e Bonacorso di Maffeo de’ Pitti»: Ricordi di Bonaccorso Pitti, a cura di V. Vestri, con prefazione di S. U. Baldassari, Firenze, 2015, pp. 1-2 e note relati- ve. La versione consultata è quella in formato elettronico Kobo e-book. S. U. Baldassar- ri, nella sua Introduzione, suggerisce per il manoscritto una datazione fra il 1412 e il 1430 «ma con la maggior parte del lavoro concluso entro la fine del 1416»: ivi, p. XII nota 12. 47 AAFI, Pieve di San Lazzaro. Ricordi dal 1589 al 1657. Quello del 1589 è il più antico stato delle anime della pieve di San Lazzaro a Lucardo giunto fino a noi.
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