La contrattazione sociale territoriale per la non-autosufficienza tra path dependency ed emergenza sanitaria: due esperienze regionali a confronto

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la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   177

La contrattazione sociale territoriale
per la non-autosufficienza
tra path dependency ed emergenza sanitaria:
due esperienze regionali a confronto
Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva                                                                      RPS
Attraverso la contrattazione sociale              ricerca realizzata con metodi di indagine
territoriale, i sindacati contribuiscono          quali-quantitativi, l’articolo esamina
all’elaborazione della politica sociale a         contenuti, logiche e processi della
livello locale. L’obiettivo di questo articolo    contrattazione sociale territoriale
è indagare come questa forma di azione            nell’ambito della Ltc in due regioni,
negoziale si sviluppi nel campo specifico         la Lombardia e l’Emilia-Romagna.
della long-term-care (Ltc) e in che               Particolare attenzione è riservata
misura i suoi risultati contribuiscono            a investigare l’influenza che la crisi
a ricalibrare, espandere o preservare il          del Covid-19 ha avuto nel plasmare
sistema socio-sanitario regionale.                il dialogo sociale in questo campo
A tal fine, discutendo i risultati di una         specifico di policy.

1. Introduzione
L’azione sindacale in materia di non-autosufficienza (o long-term care) si
esprime attraverso un mix di forme di rappresentanza, negoziazione e in-
tervento, sia a livello nazionale sia a livello locale, in larga misura soste-
nute in modo unitario dalle principali organizzazioni, Cgil, Cisl e Uil. È
un’azione che si sviluppa anzitutto attraverso un’intensa opera di mobi-
litazione e rappresentanza collettiva che nel tempo ha contribuito a pun-
tellare e spronare lo sviluppo del dibattito politico-istituzionale sul tema;
un dibattito che nel nostro paese ha stentato a decollare almeno fino alla
fine degli anni novanta e che è proseguito sino ad oggi a fasi alterne1. Ma

1  Non si ha qui lo spazio per ricostruire questa vicenda, ma è giusto ricordare
quanto l’azione sindacale abbia contribuito, ai tempi dei lavori della Commissio-
ne Onofri del 1997, a mettere in agenda l’istituzione di un Fondo dedicato per la
non-autosufficienza. Mentre, per venire ai giorni nostri, occorre quantomeno ci-
tare uno dei momenti più significativi di tale azione, quello relativo alla proposta
nazionale unitaria sulla non-autosufficienza siglata da Spi Cgil, Fnp Cisl, Uil pen-
sionati, presentata nel febbraio 2018. Va inoltre rimarcata la decisa ripresa di vi-
gore della mobilitazione sindacale sull’onda dell’emergenza sanitaria e del dramma
delle residenze sanitarie assistenziali, esitata in un rilancio di attese circa la defini-
zione di una legge quadro in materia.
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                                                                                                            è un’azione che, senza dubbio, trova le leve principali da un lato nella
                                                                                                            contrattazione collettiva e dall’altro nella negoziazione sociale a livello lo-
                                                                                                            cale – ovvero la contrattazione sociale territoriale, per usare la definizione
                                                                                                            crescentemente diffusa in letteratura e nella prassi sindacale (cfr. Regalia,
                                                                                                            2008; Cgil, Spi, Fondazione di Vittorio, 2020; Cisl, Fnp-Cisl, 2019).
RPS                                                                                                         La contrattazione collettiva, in specie di secondo livello, interviene su
                                                                                                            più fronti: il riconoscimento, nei contesti di lavoro, delle esigenze dei ca-
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            regivers informali; la tutela della continuità lavorativa sia dei caregivers in-
                                                                                                            formali (permessi aggiuntivi) sia dei lavoratori disabili e affetti da gravi
                                                                                                            patologie (flessibilità per accedere alle cure, servizi a supporto); la defini-
                                                                                                            zione di coperture assicurative a carattere complementare; il convenzio-
                                                                                                            namento con servizi di assistenza presenti sul territorio (Cisl, 2018; Ste-
                                                                                                            fanovichj, 2014).
                                                                                                            Dal canto suo, la contrattazione sociale territoriale, che ha il suo specifi-
                                                                                                            co nella negoziazione bilaterale tra i sindacati e le amministrazioni co-
                                                                                                            munali, agisce primariamente sui bilanci e la spesa sociale degli enti lo-
                                                                                                            cali, ma si sviluppa altresì mediante diverse forme di dialogo allargate ad
                                                                                                            altri attori del territorio, come avviene per esempio nella programmazio-
                                                                                                            ne dei piani di zona. Si tratta di un’azione volontaria, non obbligatoria
                                                                                                            in forza di legge. Suo obiettivo principale è concorrere a sviluppare il
                                                                                                            welfare locale, intervenendo sulle politiche e i servizi sociali (Regalia,
                                                                                                            2008; Colombo e Regalia, 2011; Gazier e Bruggeman, 2017; Lodigiani
                                                                                                            e Riva, 2019a), contribuendo alla produzione di beni collettivi locali
                                                                                                            (Burroni, Ramella, 2015).
                                                                                                            Per quanto riguarda l’ambito della long-term care, la ricerca in materia
                                                                                                            ha evidenziato che la contrattazione sociale territoriale si muove lungo
                                                                                                            una serie di direttrici prevalenti quali: la regolazione e l’espansione dei
                                                                                                            servizi; l’integrazione pubblico-privato; il sostegno al lavoro di cura; la
                                                                                                            regolarità dell’impiego dei caregivers formali; la connessione tra il domi-
                                                                                                            cilio e la rete dei servizi sul territorio; la continuità assistenziale tra rico-
                                                                                                            vero ospedaliero, domicilio e assistenza «diffusa» nel contesto di vita
                                                                                                            (Lodigiani e Riva, 2019b). Meno noto, poiché non sono ancora state
                                                                                                            prodotte evidenze univoche, è in che misura queste direttrici interagiscano
                                                                                                            con i sistemi regionali di assistenza, dando luogo a strategie di intervento
                                                                                                            diversificate.
                                                                                                            Con l’obiettivo di approfondire questo aspetto, l’articolo mette a tema i
                                                                                                            contenuti, le logiche e i processi della contrattazione sociale territoriale in
                                                                                                            tema di non-autosufficienza in Lombardia ed Emilia-Romagna. Si tratta
                                                                                                            di due contesti di interesse perché, da un lato, in essi le dinamiche di
                                                                                                            contrattazione sociale territoriale sono piuttosto intense e diffuse; dal-
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   179

l’altro lato, i relativi modelli di assistenza sociale e sociosanitaria mostra-
no differenti specificità (Longo e al., 2015), anche quanto a modalità e
strategie di risposta all’emergenza epidemiologica da Covid-19 (Arlotti
e Ranci, 2020a). Affiancando l’analisi del materiale raccolto mediante
interviste qualitative a testimoni privilegiati e protagonisti sindacali del-
la contrattazione sociale territoriale all’esame dei dati contenuti nell’ar-                          RPS
chivio dell’Osservatorio sociale sulla contrattazione territoriale di Cisl e

                                                                                                      Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
Federazione nazionale pensionati Cisl (Fnp-Cisl)2, questo studio si inter-
roga dunque anzitutto sul nesso tra la contrattazione sociale territoriale per
la long-term care e il modello assistenziale regionale, con l’obiettivo di ar-
rivare a comprendere se gli interventi promossi tramite questa azione
negoziale intervengano per ricalibrare il sistema delle risposte di welfare
per la non-autosufficienza, per favorire una sua espansione, o per la
conservazione degli assetti già consolidati.
Ipotizzando che l’emergenza socio-economica e sanitaria da Covid-19
abbia influenzato tanto la contrattazione sociale quanto le politiche per
la non-autosufficienza, questo studio si sofferma altresì a investigare se e
come i contenuti, le logiche e i processi della contrattazione sociale territoriale
in materia siano stati influenzati dall’impatto della pandemia nei due con-
testi regionali prescelti. L’interrogativo è di particolare rilievo considerato
che l’emergenza sanitaria ha portato drammaticamente alla ribalta le cri-
ticità di questo ambito di policy, nel cui quadro la contrattazione sociale
si inserisce con la sua azione. Difatti, pur se cresciuto in modo significa-
tivo negli ultimi due decenni, questo ambito di policy si è trovato impre-
parato alla prova della pandemia anche in ragione di questioni da tempo
note ma tutt’ora irrisolte: la mancanza di una politica nazionale capace
di sviluppare una prospettiva di sistema e di governare la ripartizione del-
le competenze istituzionali tra governo centrale, Regioni e Comuni; la

2 Sotto il profilo quantitativo l’archivio dell’Osservatorio sociale (https://www.
cisl.it/osservatorio-sociale/) raccoglie ogni anno in media circa un migliaio tra ac-
cordi/intese/piattaforme negoziali: un volume significativo per quanto connota-
to da marcate disparità territoriali. È interessante notare che un riscontro analogo
su base annua è offerto dall’archivio Cgil, Spi, Fondazione di Vittorio
(https://www.fondazionedivittorio.it/it/ricerca/welfare-e-contrattazione-sociale),
parimenti dedicato a documentare la contrattazione sociale territoriale. Offrendo
una rappresentazione in larga misura speculare a quella dell’Osservatorio Cisl,
Fnp-Cisl, questo riscontro evidenzia che l’azione negoziale si sviluppa nei terri-
tori perlopiù in modo unitario tra le diverse sigle sindacali, come qui argomen-
tato grazie al riscontro offerto dagli accordi stessi e dalle parole dei protagonisti
della contrattazione.
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                                                                                                            scarsa integrazione sociosanitaria; lo sbilanciamento sui trasferimenti
                                                                                                            economici a discapito dei servizi sociosanitari e socioassistenziali; le lacu-
                                                                                                            ne dell’assistenza domiciliare (Gori e Pesaresi, 2020). Come noto, sulle
                                                                                                            Regioni ricade principalmente la responsabilità della programmazione
                                                                                                            delle politiche di long-term-care (Ltc) e sui Comuni (ed altri enti locali,
RPS                                                                                                         inclusi gli uffici di piano, i consorzi e le aziende di servizi alla persona)
                                                                                                            quella della strutturazione/gestione della rete dei servizi socio-assistenzia-
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            li, lasciando sostanzialmente «mano libera» ai territori. In tale quadro
                                                                                                            ampio è rimasto lo spazio per lo sviluppo di interventi integrativi e/o so-
                                                                                                            stitutivi da parte del privato profit e non profit in modo disomogeneo
                                                                                                            nel paese (Lodigiani, 2016). Questi fattori hanno prestato il fianco al
                                                                                                            dispiegarsi di disparità regionali e territoriali nella costruzione delle ri-
                                                                                                            sposte ai bisogni e disuguaglianze nelle opportunità di accesso alle stesse
                                                                                                            da parte dei cittadini (Fosti e Notarnicola, 2019), che la pandemia ha
                                                                                                            messo ancor più in evidenza.

                                                                                                            2. Il disegno della ricerca
                                                                                                            Alla base delle domande di ricerca vi è l’ipotesi – elaborata nel solco
                                                                                                            dell’approccio neo-istituzionalista (Pierson, 2000), in accordo con la teo-
                                                                                                            rizzazione di Streeck e Thelen (2005) e Thelen (2014) sul cambiamento
                                                                                                            istituzionale e quella di Hall e Soskice (2001) ma anche di Amable
                                                                                                            (2016), fra altri, sulla teoria delle «complementarità istituzionali» – che
                                                                                                            la contrattazione sociale sia embedded nel contesto in cui si sviluppa, con
                                                                                                            tutto ciò che questo comporta. Analogamente a quanto mostrato con ri-
                                                                                                            ferimento alle politiche di welfare e del lavoro da Rizza e Scarano (2019),
                                                                                                            essa risulta allo stesso tempo una variabile dipendente del contesto, che
                                                                                                            da esso viene condizionata, e una variabile indipendente, un fattore in-
                                                                                                            terveniente capace di modificarne gli assetti. Benché questo approccio ci
                                                                                                            insegni quanto la struttura istituzionale conti, questo non significa che
                                                                                                            non esistano margini di manovra e cambiamento per gli attori, come
                                                                                                            mostrano per esempio Burroni e Scalise (2017) attraverso lo studio com-
                                                                                                            parato dei modelli di capitalismo europei.
                                                                                                            Nel caso della contrattazione sociale territoriale, muovendosi nel solco
                                                                                                            di questo approccio, ipotizziamo dunque che la contrattazione stessa
                                                                                                            in materia di long-term care abbia risentito e risenta nella sua configu-
                                                                                                            razione delle «eredità storiche» che contribuiscono a plasmare, in una
                                                                                                            prospettiva di path-dependency, le forme e i contenuti della negoziazio-
                                                                                                            ne tra sindacati e amministrazioni locali; in tal senso potrebbero agire,
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   181

per esempio, la struttura consolidata del sistema di welfare e delle ri-
sposte per la non-autosufficienza, la propensione degli enti locali a in-
vestire nel sociale, e soprattutto la tradizione di dialogo sociale tra sin-
dacati e amministrazioni locali. Per converso, ci aspettiamo che le mo-
dalità e le scelte attraverso cui i sindacati esprimono la propria agency
e sviluppano la propria azione negoziale in determinate direzioni, piut-                           RPS
tosto che in altre, aprano loro spazi di protagonismo e innovazione.

                                                                                                   Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
Evidentemente, l’agency non può che esprimersi entro il contesto dato,
che offre opportunità ma insieme pone vincoli. E, tuttavia, come an-
notano Burroni e Scalise (ibidem), è grazie a questa tensione tra strut-
tura e agency che può emergere il contributo degli attori – nel nostro
caso, gli attori della rappresentanza sociale – alla trasformazione degli
assetti locali del welfare, nello specifico dei modelli assistenziali.
Per rispondere alle domande di ricerca ricostruiremo, anzitutto, le ca-
ratteristiche dei modelli regionali di assistenza, appoggiandoci alla let-
teratura di riferimento. L’intento è quello di delineare i tratti salienti
del contesto di politiche e servizi locali per la non-autosufficienza nel
quale la contrattazione sociale va a inserirsi.
Il secondo step è costituito dall’analisi quantitativa degli accordi cari-
cati nell’archivio dell’Osservatorio sociale di Cisl e Fnp-Cisl. Al netto
di alcuni limiti, i dati presenti in archivio consentono, per un verso,
di chiarire la numerosità, la distribuzione sul territorio, l’ambito ter-
ritoriale di riferimento, il periodo di validità temporale degli accordi
di contrattazione sociale conclusi; per un altro verso, di investigare i
contenuti degli accordi, ovvero le aree di politica coperte, i potenziali
beneficiari e le caratteristiche del processo concertativo alla base degli
stessi. Ciò premesso, la nostra analisi quantitativa verterà sulla con-
trattazione sociale portata a termine nel periodo tra il 2013 e il 2020
(dati aggiornati al 31 luglio), con un approfondimento specifico sui
primi mesi dell’emergenza sanitaria. L’analisi sarà integrata, da un la-
to, con l’analisi qualitativa di una selezione di accordi per la non-au-
tosufficienza, dall’altro lato, con le indicazioni raccolte tramite quat-
tordici interviste in profondità realizzate tra luglio e settembre 2020
con testimoni privilegiati e protagonisti sindacali della contrattazione
sociale territoriale, per parte Cisl e Fnp-Cisl, così ripartiti: 7 della
Lombardia (di cui 2 di Milano città metropolitana), 6 dell’Emilia-Ro-
magna (di cui 1 di Bologna città metropolitana) e 1 del Dipartimento
welfare di Cisl Nazionale. A queste si aggiunge un focus group realiz-
zato a novembre 2020, con 12 partecipanti. Le evidenze così raccolte
sono state rilette anche alla luce dell’analisi dei documenti di pro-
182                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                            grammazione, le relazioni e le indagini prodotte dalle segreterie regio-
                                                                                                            nali confederali e di Fnp-Cisl3.

                                                                                                            3. I modelli assistenziali di Lombardia ed Emilia-Romagna
RPS
                                                                                                            Per capire quali fattori influenzano la contrattazione sociale in materia di
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            long-term care nelle Regioni prescelte, andiamo, innanzitutto, a chiarire
                                                                                                            entro quale modello di assistenza essa va a intervenire. Considerati nel
                                                                                                            loro insieme – osservando le forme della governance e la titolarità (pub-
                                                                                                            blica o privata profit e non) nella gestione dei servizi, l’estensione del si-
                                                                                                            stema di offerta, gli indicatori di coesione sociale e diffusione dei rischi
                                                                                                            sociali – i sistemi di welfare lombardo e emiliano-romagnolo sono stati
                                                                                                            classificati da una ricerca di alcuni anni fa come appartenenti a uno stes-
                                                                                                            so cluster definito «welfare mix integrato e universalistico» (Bertin,
                                                                                                            2012, p. 66). In questo cluster, in cui rientrano anche Friuli-Venezia
                                                                                                            Giulia, Toscana e Veneto, il sistema di welfare è descritto come un «mix»
                                                                                                            caratterizzato da segnali di evoluzione in senso societario, nel quale l’at-
                                                                                                            tore pubblico ha la responsabilità di favorire il contributo delle diverse
                                                                                                            agenzie sociali alla promozione del benessere collettivo, con un’offerta
                                                                                                            ampia e in espansione di servizi territoriali, in un contesto socio-econo-
                                                                                                            mico che presenta discreti livelli di coesione sociale, buoni livelli di cre-
                                                                                                            scita economica e rischi sociali relativamente poco elevati. Accanto alle
                                                                                                            somiglianze strutturali che consentono di ascrivere le regioni in parola al-
                                                                                                            lo stesso cluster, non mancano tuttavia le differenze, che, con riferimento
                                                                                                            a Emilia-Romagna e Lombardia, riguardano in particolare il diverso pe-
                                                                                                            so del terzo settore organizzato, comparativamente più elevato in Emi-
                                                                                                            lia-Romagna, mentre in Lombardia maggiore è il peso di soggetti privati
                                                                                                            for profit. Si tratta peraltro di due sistemi di welfare, come sottolineato
                                                                                                            dalla stessa ricerca, dinamici e aperti al cambiamento.
                                                                                                            La letteratura più recente suggerisce che negli ultimi anni in entrambi i
                                                                                                            contesti si siano prodotti cambiamenti di tipo «incrementale» (Streeck e
                                                                                                            Thelen, 2005), ovvero senza particolari stravolgimenti, attraverso mec-
                                                                                                            canismi che, restando alla terminologia di Streeck e Thelen, possiamo
                                                                                                            definire di: displacement nel caso lombardo, ove si è registrato, quanto-
                                                                                                            meno a livello simbolico, un mutamento nelle priorità di intervento

                                                                                                            3 Il disegno della ricerca non ha incluso interviste ad amministratori locali; ciò
                                                                                                            può potenzialmente rappresentare un limite alla nostra analisi. E tuttavia va ri-
                                                                                                            cordato che l’obiettivo di questo studio è indagare le logiche di azione sindacale.
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   183

(Gori, 2018); e di layering nel caso dell’Emilia-Romagna, che ha dimo-
strato una capacità di adattamento progressivo all’emergere di nuovi bi-
sogni, in specie di cura e conciliazione vita-lavoro, pur se sfidata più di
recente dall’ampliarsi dei rischi collegati alla crescente destandardizzazio-
ne dei rapporti di impiego (Pavolini, 2015).
La radicata impostazione politico-culturale delle due Regioni, accompa-                             RPS
gnata in entrambi i casi da una sostanziale stabilità politica, ha favorito

                                                                                                    Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
– in coerenza con la prospettiva delle eredità storiche – la persistenza dei
tratti fondamentali dei sistemi di welfare e il loro ancoraggio di fondo a
uno specifico approccio ideologico, rispettivamente: liberale la Lombar-
dia, connotata da un più marcato orientato alla famiglia, al mercato e al-
le partnership pubblico-privato nella produzione delle risposte ai biso-
gni, e da uno stile di governo fortemente centralizzato a livello regionale;
socialdemocratico l’Emilia-Romagna, caratterizzata maggiormente dal-
l’orientamento alla programmazione pubblica del welfare, al lavoro di
comunità e alla valorizzazione del terzo settore, e da uno stile di governo
improntato al decentramento coordinato dal livello regionale (Longo e
al., 2015). Se ciò, come detto, non ha impedito l’avvio di processi di ri-
forma, ha per converso reso tangibile la path dependency di tali processi,
così rilevanti per la strutturazione dei sistemi di welfare nel tempo, le cui
radici affondano nel lontano passato (Ciarini, 2013).
Se circoscriviamo il campo alle sole politiche assistenziali per la non-au-
tosufficienza il confronto tra le due Regioni offre indicazioni più pun-
tuali. Le ricerche le descrivono come due tra le Regioni italiane con la
più elevata capacità di risposta ai bisogni, benché non pienamente in
grado di colmare il «bisogno potenziale» (Fosti e Notarnicola, 2019). A
prima vista, esse appaiono convergere sull’esigenza di assicurare alle per-
sone non autosufficienti e alle loro famiglie un mix di misure integrate,
non alternative o concorrenziali, ma tutte importanti, volte a intervenire
tanto sul piano socio-sanitario quanto su quello socio-assistenziale. A
rafforzare questa convergenza di intenti è la centralità data alla ricerca di
efficaci forme di orientamento e presa in carico, benché ciò rappresenti
da tempo un vero e proprio punto di forza del sistema emiliano-roma-
gnolo mentre solo più di recente sia stato riconosciuto come fattore stra-
tegico dalla Lombardia (Gori, 2018; Fosti e Notarnicola, 2019).
D’altro canto, su questo comune indirizzo di fondo, le rispettive carat-
terizzazioni si stagliano chiare. Per inquadrarle ci appoggiamo alla classi-
ficazione proposta da Barbabella e colleghi (2017) sui modelli assisten-
ziali regionali, costruita considerando i quattro principali pilastri dell’of-
ferta di servizi e prestazioni per la long-term care: l’assistenza domiciliare
184                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                            integrata cioè l’Adi socio-sanitaria di responsabilità delle agenzie/aziende
                                                                                                            sanitarie/socio-sanitarie locali (quali Asl, Ats, Asst); il servizio di assisten-
                                                                                                            za domiciliare cioè il Sad socio-assistenziale di responsabilità dei Comu-
                                                                                                            ni; le indennità di accompagnamento; i ricoveri in residenze sanitare-as-
                                                                                                            sistenziali (Rsa). Secondo questa classificazione, le due Regioni sono
RPS                                                                                                         ascrivibili a due distinti modelli.
                                                                                                            La Lombardia, insieme a Piemonte e Liguria, appartiene al modello de-
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            finito dell’assistenza residenziale. In questo modello, allo sviluppo supe-
                                                                                                            riore rispetto alla media nazionale dei servizi residenziali di carattere sia
                                                                                                            socio-sanitario sia socio-assistenziale (2,4 vs 1,75 per cento) si affiancano
                                                                                                            livelli più bassi di assistenza domiciliare (Adi, pari al 3,3 vs 4,8 per cento,
                                                                                                            e Sad, pari all’1,1 vs l’1,2 per cento, anche se con forti disomogeneità a
                                                                                                            livello territoriale anche tra i Comuni di una stessa Regione), nonché
                                                                                                            una più limitata erogazione dell’indennità di accompagnamento (9,5 vs
                                                                                                            12 per cento). Peraltro, in Lombardia, nonostante la copertura più bassa
                                                                                                            dei servizi domiciliari, si registra un livello medio-alto di intensità assi-
                                                                                                            stenziale nei servizi domiciliari; al contrario, benché l’assistenza residen-
                                                                                                            ziale sia garantita a un’ampia platea di beneficiari, lo uno sforzo econo-
                                                                                                            mico sul singolo caso appare ridotto; infine, nel complesso, si registra
                                                                                                            una maggior «sanitarizzazione» delle risposte (Pelliccia, 2017 e 2019; Ar-
                                                                                                            lotti e Ranci, 2020b4).
                                                                                                            Negli ultimi anni, pur mantenendo questa caratterizzazione sbilanciata
                                                                                                            sull’assistenza residenziale, la Lombardia ha visto diminuire sensibilmen-
                                                                                                            te il numero di posti letto contrattualizzati. La tendenza registrata in tut-
                                                                                                            to il paese, anche a motivo dello sviluppo dell’assistenza domiciliare, è
                                                                                                            stata qui particolarmente accentuata e si è accompagnata all’incremento
                                                                                                            dell’utenza con gravi patologie sanitarie. Secondo Arlotti e Ranci
                                                                                                            (2020b) tra il 2009 e il 2016 tale riduzione è stata del 5 per cento in Ita-
                                                                                                            lia e di ben il 16 per cento in Lombardia (per un totale di 12.400 perso-
                                                                                                            ne in meno accolte); mentre in Italia la contrazione ha interessato soprat-
                                                                                                            tutto le persone autosufficienti, in Lombardia ha riguardato anche i non
                                                                                                            autosufficienti.
                                                                                                            L’Emilia-Romagna, assieme alla Toscana, appartiene al modello definito
                                                                                                            da Barbabella e al. (2017) dell’assistenza domiciliare. Il tasso di anziani
                                                                                                            beneficiari di assistenza domiciliare integrata è il più elevato in Italia (con
                                                                                                            una media 10,5 per cento), mentre il servizio di assistenza domiciliare

                                                                                                            4 Il 42 per cento dei ricoverati in strutture residenziali in Lombardia (36 per cen-
                                                                                                            to nella media nazionale) è collocato in una struttura ad alta intensità sanitaria
                                                                                                            (Arlotti e Ranci, 2020b).
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   185

(comunale) e l’indennità di accompagnamento sono poco sviluppati (ri-
spettivamente 1,0 e 10,1 per cento); relativamente buona la copertura
dei servizi residenziali (1,8 per cento), con un trend in crescita, prosegui-
to negli anni.
Quello emiliano-romagnolo è un sistema considerato per più ragioni un
apripista in Italia. La più rilevante di queste ragioni è l’introduzione di                         RPS
un Fondo regionale per la non-autosufficienza già nel lontano 2003 con

                                                                                                    Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
la Legge regionale n. 2. Finanziato a partire dal 2007, il Fondo è per
molti aspetti un unicum nel paese (Pavolini, 2015; Longo e al., 2015). A
rilevare è anzitutto la quantità di risorse stanziate, sin da subito ingenti e
rimaste tali nel tempo: quasi mezzo miliardo di euro nel 2020.
Negli ultimi anni entrambe le Regioni hanno cercato di rafforzare il
proprio sistema di offerta, in specie agendo in più direzioni: introdu-
cendo sistemi di presa in carico per la continuità assistenziale tra servi-
zi; ampliando le unità di offerta residenziali e semiresidenziali ricono-
sciute (come le C.a.s.a - Comunità alloggio sociale anziani in Lombar-
dia e le Case-famiglia in Emilia-Romagna); sostenendo i caregivers per
l’assistenza al domicilio. Tuttavia, l’analisi realizzata da Fosti e Notar-
nicola (2019) sulla produzione normativa regionale in materia di Ltc
tra il 2015 e il 2019 porta alla luce distinte strategie e priorità. La
Lombardia è intervenuta soprattutto a livello di sistema, sul piano del-
la ridefinizione della governance, con interventi riguardanti la riparti-
zione delle competenze istituzionali, i ruoli, le funzioni degli attori, le
forme del coordinamento; l’Emilia-Romagna sulla rete dei servizi con
innovazioni gestionali ed erogative, riguardanti in specie l’accredita-
mento, il monitoraggio, la rimodulazione delle soglie Isee, la remune-
razione dei servizi.

4. Volumi e contenuti della contrattazione sociale territoriale per
la non-autosufficienza
Quali sono i volumi e i contenuti della contrattazione sociale territo-
riale in materia di non-autosufficienza siglata nei contesti regionali in
esame? Per rispondere a questo interrogativo di ricerca, ci serviamo, co-
me anticipato, della banca dati dell’Osservatorio sociale sulla contrat-
tazione territoriale di Cisl e Fnp-Cisl. Gli accordi di contrattazione ar-
chiviati tra il 2013 e il 2019 sono 996 in Emilia-Romagna e 3.072 in
Lombardia (Tabella 1). Si tratta delle due Regioni per le quali l’Osser-
vatorio sociale registra, di anno in anno, la più intensa attività negozia-
186                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                            le. Ciò si spiega, per un verso, in ragione della consolidata tradizione
                                                                                                            di dialogo sociale propria dei territori in parola. Per un altro verso, ed
                                                                                                            è il caso specifico della Lombardia, tale consistenza si lega al numero
                                                                                                            di Comuni esistenti; Comuni che, come vedremo a breve, sono le uni-
                                                                                                            tà amministrative locali maggiormente interessate dai processi di dia-
RPS                                                                                                         logo sociale. Una quota certamente rilevante di queste intese – pari al
                                                                                                            26,8 per cento in Emilia-Romagna e al 60,0 in Lombardia, a fronte di
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            una media nazionale del 37,1 – ha previsto la negoziazione di interven-
                                                                                                            ti di politica rivolti ai soggetti non autosufficienti.
                                                                                                            Nel corso degli anni, l’incidenza relativa della contrattazione sociale de-
                                                                                                            stinata ai soggetti non autosufficienti è tendenzialmente cresciuta in
                                                                                                            Lombardia, dal 61,6 per cento registrato nel 2013 al 64,5 del 2019, pur
                                                                                                            a fronte di una contrazione osservata tra il 2014 e il 2017; anche in
                                                                                                            Emilia-Romagna la percentuale di accordi rivolti a tale target di politica
                                                                                                            sociale è cresciuta in modo non lineare, dal 32,4 al 44,6 per cento del
                                                                                                            totale.

                                                                                                            Tabella 1 – Accordi, per Regione e anno (v.a. e % sul totale)
                                                                                                            Regione                     2013    2014      2015      2016      2017      2018       2019   Totale

                                                                                                            Emilia-Romagna               74      120       152       152       178          189    131     996

                                                                                                            % per non-autosufficienti 32,4       31,4      25,0      11,1      31,4         16,1   44,6   26,8

                                                                                                            Lombardia                   393      374       463       427       493          500    422    3.072

                                                                                                            % per non-autosufficienti 61,6       59,5      57,3      56,9      52,1         66,5   64,5   60,0

                                                                                                            Italia                      839      753      1.003      967      1.002     1.027      925    6.516

                                                                                                            % per non-autosufficienti 44,5       39,9      30,8      32,1      33,4         39,7   40,7   37,1

                                                                                                            Fonte: elaborazione su dati Osservatorio Sociale Cisl – Fnp-Cisl.

                                                                                                            La contrattazione in favore dei soggetti non autosufficienti si sviluppa e
                                                                                                            viene conclusa, più di frequente, a livello comunale e intercomunale (Ta-
                                                                                                            bella 2); il che, ne discuteremo a breve, finisce per circoscrivere le materie
                                                                                                            e gli ambiti di politica oggetto di negoziazione. In specie, in Emilia-Ro-
                                                                                                            magna, circa un quarto delle intese sottoscritte su base comunale (vale a
                                                                                                            dire in singoli Comuni, 28,8 per cento) o intercomunale (tra più Comu-
                                                                                                            ni associati, ad esempio a livello di ambito o distretto, 24,4 per cento) si
                                                                                                            rivolge ai non autosufficienti; una quota che in Lombardia sale, rispetti-
                                                                                                            vamente, al 62,6 e al 40,8 per cento del totale. In entrambi i territori la
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   187

ricorrenza dei soggetti non autosufficienti tra i beneficiari della contrat-
tazione sociale è decisamente inferiore nel caso delle intese siglate a livel-
lo sovracomunale. Quanto alle tendenze evolutive, si osserva, soprattut-
to, una maggiore focalizzazione sul target in questione della contrattazio-
ne sociale di livello comunale e regionale in Emilia-Romagna e di quella
di livello comunale in Lombardia.                                                                      RPS

                                                                                                       Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
Tabella 2 – Accordi in favore dei non-autosufficienti, per ambito di sotto-
scrizione, Regione e anno (% sul totale)
            Comunale Intercomunale Provinciale Interprovinciale           Regionale      Totale

Emilia-Romagna

2013          35,0            -             50,0              -                -          32,4

2014          34,7          33,3              -               -               7,7         31,4

2015          29,4          11,1              -               -               7,1         25,0

2016          12,4          14,3              -               -               5,6         11,1

2017          34,2          35,7            12,5           100,0             15,8         31,4

2018          15,3          23,5              -               -              28,6         16,1

2019          48,8          31,6            55,6              -              33,3         44,6

Totale        28,8          24,4            23,3            50,0             13,8         26,8

Lombardia

2013          63,1          54,5            20,0              -              66,7         61,6

2014          58,5          75,0            83,3              -              40,0         59,5

2015          59,9          35,0            30,0              -                -          57,3

2016          60,1          38,7            33,3            33,3             50,0         56,9

2017          54,5          41,4            20,0            11,1             33,3         52,1

2018          71,4          24,2            37,5            25,0             25,0         66,5

2019          67,8          41,2            16,7              -              25,0         64,5

Totale        62,6          40,8            33,3            18,5             34,6         60,0

Fonte: elaborazione su dati Osservatorio Sociale Cisl - Fnp-Cisl.
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                                                                                                            Ciascun accordo può, potenzialmente, prevedere più interventi o misure
                                                                                                            di politica. Ciò ricordato, sul totale delle intese depositate in archivio nel
                                                                                                            periodo in questione, tra le misure negoziate in tema di non-autosuffi-
                                                                                                            cienza prevalgono, nella media nazionale, le diverse tipologie di assisten-
                                                                                                            za residenziale e semiresidenziale a carattere socio-sanitario (37,2 per
RPS                                                                                                         cento), seguite dall’assistenza domiciliare a carattere sociale (28,4) e
                                                                                                            quindi, a maggiore distanza, il telesoccorso (4,7), gli interventi in mate-
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            ria di compartecipazione ai costi dei servizi (3,7), gli sgravi fiscali a livello
                                                                                                            locale (3,1), l’offerta di servizi socio-assistenziali di vario genere (3,0) e
                                                                                                            interventi a carattere sanitario intesi a favorire la residenzialità (tabella 3).
                                                                                                             In Emilia-Romagna, sull’intero periodo, sono più frequenti l’assistenza
                                                                                                            domiciliare di natura socio-assistenziale, che ricorre in un caso su quat-
                                                                                                            tro (23,7%) e l’assistenza residenziale o semiresidenziale, che compare
                                                                                                            nel 23,3% degli accordi. Seguono, in ordine di importanza decrescente,
                                                                                                            le intese che insistono sulla ripartizione dei fondi per la non-autosuffi-
                                                                                                            cienza (10,6%), la compartecipazione al costo dei servizi (4,5%), l’offer-
                                                                                                            ta di servizi di altro genere (4,3%) e gli sgravi fiscali a livello locale
                                                                                                            (4,3%). Chiudono la graduatoria le azioni di sistemazione dell’abitazio-
                                                                                                            ne per favorire la permanenza a domicilio (3,9%) e la corresponsione di
                                                                                                            buoni e voucher (2,4%). In Lombardia, tra le misure negoziate nell’in-
                                                                                                            tervallo temporale in questione prevale l’assistenza residenziale e semire-
                                                                                                            sidenziale a carattere sociale e socio-sanitario (41,4%), seguita da assi-
                                                                                                            stenza domiciliare di tipo socio-assistenziale (30,3%), la ripartizione dei
                                                                                                            fondi specifici (6,2%), il telesoccorso (6,1%), gli interventi sulla fiscalità
                                                                                                            locale (3,2%), la rimodulazione dei criteri di compartecipazione al costo
                                                                                                            dei servizi (3,1%); chiude l’assistenza territoriale ambulatoriale e domi-
                                                                                                            ciliare (1,4%).
                                                                                                            Nell’intero periodo, in Emilia-Romagna è aumentato, seppure in modo
                                                                                                            non lineare, il peso percentuale dell’assistenza residenziale e semiresiden-
                                                                                                            ziale, specie tra il 2013 (22,2%) e il 2017 (31,0%) e 2018 (26,7%);
                                                                                                            ugualmente, è aumentata la frequenza degli interventi in tema di com-
                                                                                                            partecipazione al costo dei servizi socio-sanitari (dal 2,8% nel 2013 al
                                                                                                            5,2% nel 2019). Per contro, è diminuita, in modo tendenziale, la quota
                                                                                                            delle misure a sostegno della domiciliarità (dal 33,3% del 2013 al 13,3%
                                                                                                            del 2019) e degli interventi sulla leva fiscale (dall’11,1% del 2013 al
                                                                                                            3,3% del 2018 e quindi non presenti nella contrattazione conclusa nel
                                                                                                            2019). Nella contrattazione siglata in Lombardia è aumentata, principal-
                                                                                                            mente, la frequenza relativa delle misure di assistenza residenziale e semi-
                                                                                                            residenziale (dal 28,6% nel 2013 al 51,4% nel 2019) e dell’assistenza do-
                                                                                                            miciliare (dal 17,1% nel 2013 al 42,0% nel 2018 e al 33,8% nel 2019).
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   189

Tabella 3 – Principali interventi di politica per soggetti non autosufficienti,
per Regione, tipologia e anno (% sul totale)
                                 2013    2014     2015     2016     2017     2018     2019 Totale
Emilia-Romagna
Assist. domiciliare (a carat- 33,3       28,2     29,9     17,4     34,0     16,7     13,3      23,7
tere sociale)                                                                                             RPS
Assist. residenziale e semire- 22,2      21,1     24,7      8,7     31,0     26,7     20,8      23,3
sidenziale

                                                                                                          Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
Ripartizione fondi per la      8,3       18,3     14,3     26,1     16,0     10,0      1,2      10,6
non-autosufficienza
Compartecip. al costo dei      2,8        7,0      3,9      4,4      4,0      0,0      5,2      4,5
servizi socio-sanitari
Offerta di servizi di altro    0,0        1,4      2,6     13,0      1,0     16,7      5,8      4,3
genere
Adattamento domestico          0,0        0,0      0,0      0,0      0,0      3,3     11,0      3,9
Fiscalità locale                 11,1     8,5     13,0      0,0      1,0      3,3      0,0      4,3
Buoni, voucher                   5,6      0,0      0,0      0,0      0,0      0,0      5,8      2,4
Lombardia
Assist. residenziale e semire-   28,6    33,5     37,8     47,2     46,5     42,0     51,4      41,4
sidenziale
Assist. domiciliare (a carat-    17,1     6,2     39,1     34,4     31,9     42,0     33,8      30,3
tere sociale)
Ripartizione fondi per la        12,2    15,5     11,1      5,0      1,9      1,3      2,0      6,2
non-autosufficienza
Telesoccorso                     22,0    24,2      0,0      0,0      0,9      0,0      0,0      6,1
Compartecip. al costo dei        9,6      5,9      0,9      3,0      1,6      1,6      0,2      3,1
servizi socio-sanitari
Fiscalità locale                 1,2      2,0      1,9      3,5      2,4      6,5      3,1      3,2
Offerta di servizi di altro      3,0      1,4      1,5      0,8      1,4      2,7      3,1      2,1
genere
Assist. sanitaria ambulato-      1,6      1,4      2,5      1,3      1,6      0,5      1,5      1,4
riale e domiciliare
Italia
Assist. residenziale e semire-   28,0    30,7     34,1     40,7     41,9     40,5     42,2      37,2
sidenziale
Assist. domiciliare (a carat-    19,1    10,4     37,0     32,1     31,2     39,2     27,4      28,4
tere sociale)
Ripartizione fondi per la        11,3    14,3     11,2      6,2      4,9      1,6      1,8      6,8
non-autosufficienza
Telesoccorso                     15,4    18,5      0,0      0,0      0,7      0,0      0,0      4,7
Compartecip. al costo dei        7,4      6,2      1,5      3,8      2,6      1,7      2,6      3,7
servizi socio-sanitari
Fiscalità locale                 1,8      3,1      3,5      2,8      1,9      6,2      2,0      3,1
Offerta di servizi di altro      2,9      2,3      2,8      3,4      1,6      3,8      3,6      3,0
genere
Assist. sanitaria ambulato-      4,4      2,1      3,1      1,2      1,8      1,6      1,3      2,2
riale e domiciliare
Fonte: elaborazione su dati Osservatorio Sociale Cisl - Fnp-Cisl.
Nota: Ogni accordo può prevedere più di un intervento e dunque il totale di
colonna può essere superiore al cento per cento.
190                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                            Altri trend di interesse sono il calo marcato della contrattazione delle mi-
                                                                                                            sure di telesoccorso e delle misure in materia di compartecipazione al co-
                                                                                                            sto dei servizi (dal 9,6% nel 2013 allo 0,2% nel 2019); calo al quale si
                                                                                                            contrappone, dal 2016 in poi, la crescita dell’incidenza relativa della ne-
                                                                                                            goziazione di accordi per la revisione della fiscalità locale.
RPS                                                                                                         In definitiva, se guardiamo alle misure in favore dei soggetti non auto-
                                                                                                            sufficienti negoziate nelle due Regioni in esame sembrano emergere al-
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                            cune evidenze di interesse. Anzitutto, la contrattazione sociale in materia
                                                                                                            insiste principalmente sul pilastro caratterizzante i sistemi di welfare re-
                                                                                                            gionali: la residenzialità per la Lombardia e la pluralità delle risposte in
                                                                                                            Emilia-Romagna, di cui il perno principale è in ogni modo rappresenta-
                                                                                                            to dall’assistenza domiciliare. In aggiunta, la contrattazione sociale si è
                                                                                                            venuta sviluppando, in entrambi i contesti, in direzione del rafforzamen-
                                                                                                            to di una equilibrata composizione del sistema di risposte ai bisogni; ciò
                                                                                                            che, nel tempo, ha portato Lombardia a investire di più nella domicilia-
                                                                                                            rità e l’Emilia-Romagna nella residenzialità. Di qui, si potrebbe chiosare
                                                                                                            che la contrattazione, pur lavorando per la «manutenzione» dei sistemi
                                                                                                            di locali di protezione sociale, sembra altresì promuovere una loro rica-
                                                                                                            libratura. Si tratta, senza dubbio, di una sintesi suggestiva, che andiamo
                                                                                                            a discutere in modo più approfondito grazie anche alle evidenze raccolte
                                                                                                            mediante l’indagine qualitativa.

                                                                                                            5. Contrattare nei territori per la non-autosufficienza: le logiche e
                                                                                                            i processi
                                                                                                            Per verificare le nostre ipotesi con ulteriori evidenze empiriche, entriamo
                                                                                                            nel merito delle indicazioni emerse grazie alle interviste qualitative5, in-
                                                                                                            tegrandole con l’analisi qualitativa di una selezione di accordi in materia
                                                                                                            di long-term care. A partire da queste fonti ci soffermeremo a investigare
                                                                                                            quali sono le logiche che animano nei territori la contrattazione sociale

                                                                                                            5  I brani di intervista di seguito riportati sono così codificati: il numero progres-
                                                                                                            sivo consente di identificare l’intervistato in modo univoco, le sigle RL e RER
                                                                                                            indicano la Regione di appartenenza (rispettivamente Lombardia e Emilia-Ro-
                                                                                                            magna), l’ulteriore indicazione e Mi e Bo indicano l’eventuale afferenza a un
                                                                                                            contesto metropolitano (Milano e Bologna), mentre Conf e Pens indicano l’af-
                                                                                                            filiazione alle strutture sindacali confederali o a quelle dei pensionati; Dip. Wel-
                                                                                                            fare indica infine il referente del Dipartimento delle Politiche sociali della Cisl
                                                                                                            nazionale.
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   191

in materia e quali i processi negoziali che la caratterizzano. Per procedere
in questa direzione distinguiamo analiticamente i due livelli istituzionali
e territoriali – regionale e comunale – al quale la contrattazione sociale
si svolge.

5.1. Il nesso tra il livello negoziale e i processi della contrattazione sociale                     RPS

                                                                                                     Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
A livello regionale il sindacato anzitutto elabora le linee guida per la con-
trattazione: linee sia di metodo che di contenuto. Esse indicano come
impostare le piattaforme e il dialogo con le amministrazioni, a quali
aspetti dare rilevanza (monitoraggio e valutazione dell’implementazione
degli accordi, coinvolgimento della cittadinanza), su quali tematiche in-
sistere. Sempre a livello regionale il sindacato concorre poi a creare le
condizioni per legittimare la negoziazione a livello locale. Quanto stabi-
lito a livello regionale, peraltro, è meramente di indirizzo, poiché spetta
ai territori declinarlo in scelte operative, nel quadro della loro autono-
mia. Ciò può rappresentare tanto un punto di forza quanto di criticità
in funzione del grado di penetrazione e incisività che la contrattazione
sociale ha territorialmente.

  [In Lombardia] quando siamo partiti con le linee guida siamo partiti da un
  accordo regionale con Anci in cui si definiva un protocollo dentro il quale i
  Comuni – dove si sviluppa maggiormente la negoziazione – si potevano sen-
  tire un po’ più vincolati, anche se vincolati non sono. (2 RL Pens)

  [In Emilia-Romagna] noi abbiamo il Fondo regionale sulla non-autosuffi-
  cienza che viene suddiviso dalla Regione assegnando ad ogni provincia una
  certa somma, che poi l’Assemblea provinciale distribuisce ai distretti socio-
  sanitari territoriali della provincia. Nel 2007 era stato fatto un accordo in cui
  si era stabilito che ci fosse una contrattazione sull’utilizzo di questi soldi. A
  livello regionale noi abbiamo stabilito che la Regione deve fare un report an-
  nuale sulla quantità, sulle linee, sulla suddivisione delle risorse. Questo ci
  permette di avere un quadro preciso. Poi a livello locale le nostre strutture
  dovrebbero fare una contrattazione per andare a verificare come vengono
  usate le risorse ecc. Come linea regionale di Segreteria noi non ci vogliamo
  sostituire ai territori perché sono loro a conoscere bene i territori, c’è un ruo-
  lo che le strutture devono svolgere. (13 RER Conf)

  La mancanza di un vincolo normativo a sostegno della contrattazione sociale
  espone questa prassi negoziale alla discrezionalità degli attori (Lodigiani e
192                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                                Riva, 2019a). A questo riguardo, gli intervistati concordano nel sottolineare
                                                                                                                che, assieme al colore politico delle amministrazioni locali – che è certamen-
                                                                                                                te una variabile interveniente, ma non necessariamente dirimente – a fare la
                                                                                                                differenza sono la qualità delle relazioni interpersonali costruite nel tempo
                                                                                                                (soprattutto nei contesti più piccoli), la presenza di sviluppate relazioni in-
RPS                                                                                                             dustriali, il modello istituzionale che si è sedimentato negli anni, più o meno
                                                                                                                aperto alla partecipazione e al dialogo sociale, come chiosa questo referente
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                                sindacale:

                                                                                                                […] Se i politici non ci credono, non credono che lavorare insieme sia utile,
                                                                                                                non si riesce a fare nulla. Non è tanto una questione di colore politico, ma
                                                                                                                di visione. A volte aiutano i rapporti personali. Se ci si conosce già. Nei pic-
                                                                                                                coli Comuni funziona così. Porti la tua credibilità. […] Anche la qualità del-
                                                                                                                le relazioni sociali, la stima reciproca facilitano. È più facile lavorare con delle
                                                                                                                persone che stimi. […] Dipende molto dal tessuto sociale, anche dai numeri
                                                                                                                di popolazione. In alcuni territori c’è una tradizione di rapporto tra sindaca-
                                                                                                                to e istituzione […]. La contrattazione è nata negli anni settanta, periodo in
                                                                                                                cui il sindacato ha rappresentato qualcosa di insostituibile nel paese per un
                                                                                                                certo periodo. In alcuni territori si è costruito qualcosa, e quella tradizione è
                                                                                                                continuata. (4 RL-Mi Pens)

                                                                                                                Con i sindaci «vicini» si riescono a fare delle sintesi più facili, poi certo di-
                                                                                                                pende da tanti fattori. Il colore politico influenza e non sul piano teorico, e
                                                                                                                lo capisci quando vai a discutere e contrattare, anche se nel piccolo contano
                                                                                                                tanto i rapporti interpersonali. (10 RER Pens)

                                                                                                            In aggiunta, le testimonianze raccolte suggeriscono che la postura istitu-
                                                                                                            zionale della Regione nei confronti del dialogo sociale tende a influenza-
                                                                                                            re positivamente o negativamente i processi negoziali a livello locale. Ciò
                                                                                                            sembra emergere sia in chiave positiva in Emilia-Romagna sia a contrario
                                                                                                            in Lombardia, dove peraltro negli anni è cresciuto l’interesse per la con-
                                                                                                            trattazione sociale da parte delle amministrazioni locali (Colombo e Re-
                                                                                                            galia, 2011) e dove – come già accennato nel brano intervista sopra ri-
                                                                                                            portato – si è cercato di consolidare le pratiche di consultazione tramite
                                                                                                            un protocollo di intesa tra Anci Lombardia e Cgil, Cisl e Uil regionali e
                                                                                                            i rispettivi sindacati dei pensionati Spi, Fnp e Uilp6.

                                                                                                            6 Si tratta di un protocollo che viene periodicamente rinnovato. Come si legge
                                                                                                            in quello siglato nel 2019, esso mira a promuovere il confronto periodico e la
                                                                                                            contrattazione sociale territoriale tra Comuni e sindacati in tema politiche socia-
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   193

   La Regione Lombardia non ha mai creduto davvero al dialogo sociale, la
   consultazione è spesso formale e avviene per lo più a valle di decisioni già
   prese, di cui – se va bene – si chiede la ratifica, altrimenti è un mero incontro
   informativo. […] Come relazioni sindacali vediamo che noi abbiamo mol-
   teplici difficoltà nelle relazioni con Regione Lombardia, e non è una questio-
   ne di adesso, anche con la giunta precedente perché da parte di Regione                            RPS
   Lombardia forse c’è poca consapevolezza del ruolo che le associazioni sinda-

                                                                                                      Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
   cali possono svolgere in rappresentanza dei cittadini e non solo dei lavorato-
   ri. Loro capiscono di più la questione lavorativa e meno la visione più con-
   federale della rappresentanza degli anziani. (3 RL Pens)

   C’è un accordo che rinnoviamo e c’è un rapporto stabile, c’è un dialogo con
   Anci. Ma Anci può dare indicazioni ai Comuni ma poi chiaramente gli stessi
   non sono vincolati. La contrattazione nei territori, sia negli ambiti sia nei
   Comuni è a macchia di leopardo. Ci sono territori, la Bergamasca, la Brianza
   in cui la contrattazione c’è, anche molto per tradizione sociale, per storia di
   rapporti con le amministrazioni. (4 RL Pens)

   Di solito nelle delibere che attuano il piano socio-sanitario ci sono sempre
   delle parti in cui si dice che deve esserci concertazione con le parti sociali, c’è
   anche nello Statuto della Regione il concetto di partecipazione, poi è chiaro
   che devi essere capace di farla e devono esserci le condizioni per esercitarla.
   Ma la Regione [Emilia-Romagna] l’ha sempre sostenuta. (9 RER Conf)

A livello comunale si svolge quella che dai referenti sindacali è conside-
rata la contrattazione sociale «vera e propria», in senso stretto, che si fo-
calizza, come mostrano i testi degli accordi, soprattutto sull’approvazio-
ne dei bilanci, la spesa sociale, le tariffe, le imposte/addizionali locali, la
regolamentazione dei servizi locali. Gli spazi di negoziazione a livello di
singolo Comune sono però considerati angusti in quanto strettamente
connessi al ciclo di programmazione finanziaria dell’ente, mentre è alme-
no a livello intercomunale, distrettuale e di ambito, specie in occasione

li, con particolare riferimento ambiti specifici: fiscalità locale; esercizio associato
delle funzioni sociali e piani di zona; integrazione sociosanitaria; utilizzo dei Fon-
di nazionali per le politiche sociali (Fnps) e la non-autosufficienza (Fna), e il
Fondo sociale regionale (Fsr); contrasto alla povertà; politiche abitative; non-au-
tosufficienza; Isee; gestione dei flussi migratori; appalti e mercati del lavoro loca-
li. Esso sottolinea inoltre l’importanza dei piani di zona come strumento per la
mappatura e la programmazione dei servizi e degli interventi sul territorio.
194                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                            della definizione dei piani di zona, che sembrano emergere gli spazi più
                                                                                                            interessanti di dialogo e le possibilità di interventi più incisivi. Per que-
                                                                                                            sto, spingere la negoziazione a livello sovracomunale, lavorare per favo-
                                                                                                            rire l’unione tra i Comuni, condividere risorse e risposte sono tutti obiet-
                                                                                                            tivi ritenuti strategici sostanzialmente da tutti i referenti intervistati,
RPS                                                                                                         nonché formalmente promossi tramite i documenti di indirizzo elabora-
                                                                                                            ti a livello centrale dalle strutture regionali per i territori7.
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                                Diciamo che c’è anche un tema più generale che riguarda quello degli am-
                                                                                                                biti, cioè con i piani di zona molte delle cose non sono decise dai singoli Co-
                                                                                                                muni, i singoli Comuni hanno la responsabilità dei propri bilanci e quindi
                                                                                                                le risorse da mettere a disposizione eccetera, però gran parte dei servizi ormai
                                                                                                                sono gestiti a un livello intercomunale. Quindi con i consorzi, con le società
                                                                                                                di servizi. Ecco quello è un livello con il quale non c’è contrattazione. Ma
                                                                                                                per noi la contrattazione è tipicamente con i Comuni. Per questo sicuramen-
                                                                                                                te la contrattazione va ripensata. In alcuni casi serve un livello diverso, come
                                                                                                                a Milano occorre il livello più basso perché Milano è troppo grande e allora
                                                                                                                occorrono i Municipi, oppure su altre cose serve un livello più alto, come
                                                                                                                con il piano di zona che però è meno tipico per la contrattazione, occorre
                                                                                                                spostarsi a livello di ambito o di distretto. (6 RL-Mi Pens)

                                                                                                                È evidente che nelle negoziazioni territoriali lo sforzo è sulle tariffe, sulle ad-
                                                                                                                dizionali, sui pasti a domicilio. Ma c’è una questione che a livello territoriale
                                                                                                                va recuperata: c’è una pluralità di unità d’offerta che però sono sganciate tra
                                                                                                                di loro, il sistema è frammentato. […] La L. 328/2000 [Legge quadro per la
                                                                                                                realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali] di fatto ha
                                                                                                                scaricato la risposta sugli ambiti, quindi le realtà locali non mettono a dis-
                                                                                                                posizione le risposte proprie per rispondere ai bisogni del sociale. È a un altro
                                                                                                                livello che occorre intervenire. (2 RL Pens)

                                                                                                                La forza del modello della Regione Emilia-Romagna è di essersi dotata [con
                                                                                                                il Fondo per la non-autosufficienza] di risorse importanti, anche se non suf-
                                                                                                                ficienti rispetto ai bisogni, e che queste risorse sono collegate ad una piani-
                                                                                                                ficazione socio-sanitaria integrata che deriva dalla Regione e che poi, a casca-
                                                                                                                ta, deve trovare delle attuazioni con i piani di zona a livello distrettuale. In

                                                                                                            7 In Emilia-Romagna l’obiettivo è per esempio formalizzato nelle linee guida per
                                                                                                            la contrattazione sociale siglate dalla «triplice» dei sindacati dei pensionati regio-
                                                                                                            nali per il 2020 (Spi Cgil Emilia-Romagna, Fnp Cisl Emilia-Romagna, Uilp
                                                                                                            Emilia-Romagna 2020).
la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021   195

  questo senso c’è anche una spinta alla associazione tra Comuni (Unioni di
  Comuni) costruiti dentro gli ambiti territoriali ottimali. È la stessa Regione
  che spinge a governare in maniera associata il territorio. (9 RER Conf)

5.2. Un duplice livello negoziale per una duplice logica di azione
                                                                                                     RPS
Il livello istituzionale a cui si svolge la contrattazione sociale non influen-

                                                                                                     Rosangela Lodigiani ed Egidio Riva
za solo i processi negoziali ma gli obiettivi strategici e la logica di azione
del sindacato.
I riscontri raccolti suggeriscono che mentre a livello regionale la contrat-
tazione esprime strategie di più lungo periodo, a livello comunale essa la-
vora più sul problema puntuale, sull’emergenza, sui bisogni immediati.
Se dal livello regionale più facilmente traspare il disegno complessivo del
sistema delle risposte per la non-autosufficienza che si intende persegui-
re, il livello comunale mostra dove si gestiscono le carenze, dove i bisogni
scoperti richiedono di essere colti e soddisfatti.
Si può interpretare in questa luce il fatto che a livello regionale in Lom-
bardia si insista sullo sviluppo dell’assistenza domiciliare e sulla «raziona-
lizzazione delle misure e delle risorse in vista di uno sviluppo meno fram-
mentato e più integrato del sistema: c’è una pluralità di unità d’offerta
che però sono sganciate fra di loro» (3 RL- Pens), mentre, a livello locale,
si continui a dare rilevanza al rafforzamento di quella residenziale: qui,
la centratura del sistema sulla residenzialità è infatti ancora lontana dal
soddisfare la domanda potenziale e, anzi, rischia di esserlo ancora di più
in ragione del calo dei posti letto accreditati, l’aumento dei solventi e
l’aumento delle tariffe alberghiere a carico delle famiglie (Fnp-Cisl Lom-
bardia, Anteas, 2020). Sintetizza così la questione un intervistato:

  […] il fatto che [in Lombardia] principalmente la forma di assistenza che
  prevale sia quella delle Rsa si riflette sulla contrattazione. Nei verbali fatti nei
  Comuni il tema del domiciliare è trattato, ma non c’è dubbio che è residuale
  perché sono destinate poche risorse, e di conseguenza, lì c’è poca contratta-
  zione. (6 RL-Mi Pens)

Per converso, a livello regionale in Emilia-Romagna emerge l’attenzione
per l’integrazione socio-sanitaria che si affianca alla rilevanza data allo
sviluppo dell’assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale, dei
centri diurni, della continuità assistenziale; con un orientamento preva-
lente verso misure che favoriscono il mantenimento delle persone al do-
micilio. A livello locale invece risaltano gli interventi a sostegno dei care-
196                                                                                                         la Rivista delle Politiche Sociali / Italian Journal of Social Policy, 2/2021

                                                                                                            givers e del reddito delle famiglie, assieme agli interventi volti a regolare
                                                                                                            la rete dei servizi – tramite la definizione di regolamenti, regole di acces-
                                                                                                            so alle unità di offerta, tariffe.

                                                                                                               In un certo senso si tratta di tenere una doppia prospettiva: una di lungo pe-
RPS                                                                                                            riodo (domiciliarità, rapporto sociale-sanitario, ecc.) e una di brevissimo pe-
                                                                                                               riodo-emergenza (bisogno di posti letto...). […] A volte le cose che gestisci,
CONTRATTAZIONE SOCIALE TERRITORIALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA TRA PATH DEPENDENCY ED EMERGENZA SANITARIA

                                                                                                               le priorità di brevissimo periodo/emergenziali sono quasi in contraddizione
                                                                                                               con il lungo periodo ma sono necessarie (cfr. rapporto domiciliarità/residen-
                                                                                                               zialità). È un po’ il rapporto tra programmazione e bisogni attuali a cui dare
                                                                                                               risposta velocemente (11 RER Conf).

                                                                                                            In estrema sintesi, a ciascun livello di contrattazione sembra corrispon-
                                                                                                            dere una specifica logica di azione e ciò ne condiziona i contenuti.
                                                                                                            Secondo i referenti intervistati, la presenza di una simile pluralità di li-
                                                                                                            velli e logiche di azione da un lato favorisce la promozione di una «visio-
                                                                                                            ne di sistema» dell’assistenza per la non-autosufficienza, da cui discende
                                                                                                            l’indicazione delle priorità di intervento (innovare le Rsa, rafforzare la re-
                                                                                                            te dei servizi territoriali e le cure intermedie per la continuità assistenzia-
                                                                                                            le, sviluppare la domiciliarità e i centri diurni, ampliare le unità di offer-
                                                                                                            ta, sostenere i caregivers e il reddito delle famiglie, promuovere la qualità
                                                                                                            e la sicurezza del lavoro di cura); dall’altro lato offre l’opportunità di
                                                                                                            scendere nel concreto della gestione, regolamentazione, finanziamento,
                                                                                                            tariffazione e organizzazione dei servizi, per incidere – rafforzandola –
                                                                                                            sull’esigibilità del diritto all’assistenza per tutti i cittadini.

                                                                                                            6. La contrattazione sociale per la non-autosufficienza nei primi
                                                                                                            mesi della pandemia
                                                                                                            Entro la cornice così definita, è ragionevole supporre che l’emergenza so-
                                                                                                            cio-economica e sanitaria da Covid-19 possa aver influenzato la contrat-
                                                                                                            tazione sociale di livello locale, anche in tema di non-autosufficienza,
                                                                                                            con riferimento sia ai volumi e ai contenuti degli accordi, sia alle logiche
                                                                                                            e ai processi negoziali. Si tratta di un’ipotesi che andremo ora a testare,
                                                                                                            di nuovo servendoci di un approccio quali/quantitativo.

                                                                                                            6.1. Lo shock pandemico come stress test
                                                                                                            Partiamo, come già in precedenza, dalla disamina dei volumi e dei con-
                                                                                                            tenuti della contrattazione; in specie, dall’analisi delle misure di politica
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