IL GIORNO IN CUI LE PORTE SI APRIRONO

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IL GIORNO IN CUI LE PORTE SI APRIRONO

                                  Una riflessione sul significato di Libertà

C’è una nuova data nella mente di tutti noi.

Ciascuno ricorda il proprio compleanno e si spera, anche quello dei parenti e degli amici più stretti. Occasione
per fare festa e ritrovarsi, ma che difficilmente potremmo ottenere come giorno di ferie. Alcune ricorrenze
come la Liberazione, il 1° Maggio o il 2° Giugno le attendiamo più volentieri se permettono ponti che diano
la possibilità di allontanarsi un po’ dal lavoro e dalla scuola anche se, in ogni caso, cerchiamo di non
lamentarci troppo. I veri momenti importanti però, sono quelli che ci permettono di programmare un viaggio,
una vacanza, una lunga pausa dalla vita di tutti i giorni. Quelli su cui puntiamo aspettative e sogni, progetti e
pianificazioni, investimenti economici che certamente verranno ripagati dalla bellezza di una fuga dalla
routine e dalla quotidianità. Dal gradino più basso del podio abbiamo in crescendo Pasqua, Natale, ma su
tutte, regnano le ferie estive. Il trionfo della libertà tanto attesa.

Quest’anno però, si aggiunge in maniera indelebile alla memoria storica del nostro paese e delle nostre
singole vite, una nuova data. Un simbolo di uscita dal terrore, di rinascita, di ritorno alla vita.

Il 4 Maggio 2020 segna l’inizio di una nuova, conquistata e sofferta libertà.

Siamo sicuri di esserne pronti?
Non fraintendete: non mi riferisco affatto ad aspetti medici o legali. Tutto quello che riguarda gestione
politica, economica, burocratica, epidemiologica e sanitaria è gestito e dibattuto in ben altre sedi e da ben
altri protagonisti. Non è materia di mia competenza.
Io invece m’interrogo sul concetto e sul senso più profondo ed intimo della parola Libertà.
Mi domando se siamo pronti non tanto al mondo esterno che ci attende ma a quello interno, che già ci abita
e che conosce molto relativamente date e scadenze che provengono da gregoriane convenzioni.

4 Maggio. Suona davvero bene. Si potrebbe dire che Manzoni abbia sbagliato di un giorno.
4 Maggio sembra una parola magica, infatti, senz’altro meglio di apriti sesamo, al suo scoccare si apriranno
milioni di porte che ci vedranno di nuovo circolare con una rinnovata e ritrovata libertà.

Mi sento così attratto da questo giorno da aver fatto una ricerca e aver scoperto ricorrenze davvero
interessanti nella storia dell’umanità. Avvenimenti diametralmente opposti in epoche lontanissime tra loro,
ma che come comun denominatore hanno proprio il tema della libertà e della reclusione.

Il 4 Maggio del 1814 Napoleone Bonaparte viene portato a Portoferraio sull’ isola d’Elba. Lì inizierà il suo
esilio.
Il 4 Maggio 1930 Mahatma Gandhi viene arrestato dalla polizia britannica ed incarcerato.
Il 4 Maggio 1932 il più celebre gangster di tutti i tempi, Al Capone, inizia a scontare la sua condanna per
evasione fiscale.
Il 4 Maggio 1945 viene chiuso dall’esercito britannico il campo di concentramento di Neuengamme nei pressi
di Amburgo.
Il 4 Maggio 1979, per la prima volta, viene nominata una donna Primo Ministro del Regno Unito, il suo nome
è Margaret Thatcher.
Il 4 Maggio 1990 viene apposta la storica firma tra Nelson Mandela e l’allora presidente De Klerk, che di fatto
segna l’inizio dei negoziati che porteranno alla fine dell’ Apartheid in Sudafrica.

Bene, ma.. quindi? Cosa ce ne facciamo di queste informazioni che appaiono sterili e nozionistiche?
Abbiate la pazienza e la compiacenza di seguirmi nel mio ragionamento perché quello che ci aspetta è un
viaggio verso la Libertà e, come in ogni viaggio, bisogna avere il bagaglio adatto per affrontarlo e goderlo a
pieno in tutta la sua interezza e profondità.

In questi mesi di quarantena e di reclusione doverosamente forzata, abbiamo avuto modo di sognare la
ripresa delle nostre vite per come le conosciamo, con il nostro lavoro, la scuola, le relazioni e gli svaghi che
ne sono parte integrante.
Tanto è già stato scritto e detto su come affrontare la gestione dell’emergenza e del disagio che questa
situazione ha imposto. Sono state date anche numerosissime informazioni sul come prepararsi a ciò che verrà
e su cosa potrebbe aspettarci.
Forse però è tempo di bilanci. Di tirare le fila non tanto sulla lista delle cose da fare appena le porte si
apriranno poiché sono certo che per molti, essa sia ben chiara e definita. La maggior parte di noi avrà anche
tratto insegnamenti su questa privazione rivalutando ciò che, antecedentemente, dava per scontato e magari
ristabilito l’ordine delle proprie priorità. Un passo davvero importante e fondamentale che però potrebbe
essere presto offuscato e dimenticato dal progressivo e lento ritorno alla normalità.

Potrebbe essere il momento di sedersi e di fissare il vuoto con altri occhi. Non quelli della noia o
dell’irrequietudine che già abbiamo avuto modo di conoscere in queste settimane, non di chi progetta se
stesso o di chi smania come un leone in gabbia, ma di chi si domanda il senso della Libertà.
Cos’è per me la Libertà? Come la voglio vivere? Cosa sto facendo per capire quello che voglio davvero dalla
Mia Libertà?

Possiamo aiutare a condividere il silenzio di quello sguardo che per tanti giorni abbiamo conosciuto,
mettendoci di fianco ai nostri figli per aiutarli ad esplorarlo, ad andare oltre al concetto un po’ retorico e
superficiale, per quanto lecito ed incontrovertibile, della libertà come sinonimo di poter fare ciò che si vuole.
Di poter scegliere. Quest’idea infatti, presuppone che si abbia coscienza e consapevolezza delle proprie
pulsioni, delle proprie attitudini e della propria vocazione. Imparare a desiderare di potersi realizzare
mostrandosi per ciò che si è, potrebbe avere una spinta ben superiore dell’eccitazione dello sprint iniziale,
destinata a spegnersi dopo poche centinaia di metri.

Il rischio è quello di emulare la pallina di un flipper.

Ciao, sono la pallina del flipper e adesso vi racconto la mia storia.
Sono immobile e al buio finchè qualcuno non inserisce una moneta. Mi trovo improvvisamente in un grande
luogo illuminato, una leggera rincorsa all’indietro e poi la molla scatta: via! Sono partita! Sono inarrestabile!
Una mirabolante velocità mi appartiene e il mondo scorre al mio fianco con le sue luci e i suoi suoni.
L’adrenalina è al massimo e tutto quello che voglio è solo sfogare quel senso di tedio ed irrequietudine che
mi sono portata dentro per così tanto tempo. Rido rimbalzando da una parte all’altra e girare su me stessa e
accorciare ogni distanza fino ad annullarla è la sola cosa che voglio. Poi però, inizio ad avere il fiatone, una
forza misteriosa sembra attrarmi verso il basso e qualcuno con repentina violenza mi ricorda il mio dovere di
pallina e mi rilancia nel mondo. Ancora velocità, ancora suoni e luci, ancora il mondo che scorre come fuori
dal finestrino di un treno in corsa. Questa dinamica si ripete. Inizio ad ammaccarmi e a stancarmi ma sono
una pallina e vivo per questo. Ciò che mi spinge a riprendere velocità non sono io: è lo stesso mondo che mi
aveva lasciato al buio e che ora mi sbatte da una parte e all’altra. Poi qualcosa va storto e le sponde che fino
ad ora erano riuscite a rimettermi in partita, mi mancano. Non mi prendono e io scivolo via passandovi in
mezzo. Il mondo alle mie spalle scompare. Niente più luci e suoni. Torna il buio e sono nuovamente ferma.
Non mi resta che attendere che qualcuno inserisca una nuova moneta.
In fondo, questa è la mia vita.
Io sono una pallina del flipper.

Come ho sfruttato questo tempo a mia disposizione che da sempre avrei desiderato avere? Ho scoperto
qualcosa di più sul mio conto, sul mio Essere, sulle mie capacità di esprimere e volendo, di verbalizzare ciò
che m’interessa fare e che mi appartiene? Non parlo dei primi metri dopo l’inizio della corsa, ma di quello
che sento scorrermi dentro ora, adesso, in questo momento e che potrà supportarmi ed accompagnarmi per
buona parte del mio avvenire.
C’è ancora tempo per prepararsi alla libertà di scegliere e ve n’è ancor di più per entrare dentro la Libertà di
Essere. Il tempo però potrebbe essere determinato, un tempo a tempo e occorre smettere di essere scissi e
di vivere a compartimenti stagni: immobilità vs dinamicità, casa vs mondo esterno, spensieratezza vs
scadenze, adesso vivo così vs poi si vedrà. Il momento per esplorare la propria Libertà è ora e non quando
qualcuno riaprirà la porta di casa nostra. Rinviare di costruire la nostra capacità di scegliere potrebbe avere
come risultato quello di non scegliere, restando legati a vecchi schemi che nulla hanno a che vedere con la
nuova vita che tanto attendiamo.
E proprio la vita nova di matrice dantesca, mi porta a prendere il sommo poeta come ulteriore esplorazione
della parola Libertà.

La Libertà per Dante non è tanto essere liberi da condizionamenti esterni, da divieti e coercizioni. Non vuol
dire poter scegliere ma essere padroni di se stessi. La libertà si attua e si esprime nel momento in cui
rompiamo le catene che ci legano ad abitudini, a vizzi, a comportamenti che in maniera più o meno conscia,
hanno imprigionato la nostra crescita, la nostra curiosità, la nostra evoluzione. La coazione a ripetere
atteggiamenti e dinamiche mentali che ci hanno resi stanziali, incontrando sempre le stesse tipologie di
persone, ricadendo costantemente nelle stesse discussioni, lamentandoci delle medesime questioni e
fossilizzando il nostro pensiero. Il terreno su cui si radica la dipendenza dalle nostre certezze è l’opposto della
volta celeste in cui brilla la libertà dantesca, che alla fine di un lungo viaggio interiore ci dovrebbe portare a
riveder le stelle.
Gli ostacoli interni che abbiamo costruito in noi stessi potrebbero essere ben più grandi di quelli che il mondo
oggi ci ha imposto. Il non saper scegliere potrebbe essere legato a doppia mandata al non voler scegliere, al
rinunciare al desiderio di sé, alla non realizzazione della propria espressione più intima. In primo luogo, paura
del giudizio e di mostrarsi. Timore di far vedere ciò che si è al di là delle aspettative che gli altri ripongono in
noi, della delusione dei nostri cari che secondo un tragico ed epico epilogo, ci porterebbero all’esclusione e
all’abbandono. E chi vorrebbe affrontare le insidie del mondo come un esiliato e un rinnegato? E poi ancora
paura del fallimento o paradossalmente del successo. E’ difficile gestire la scoperta di essere bravi in qualcosa
se non pensiamo di poterlo meritare. Si può allungare la lista di ciò che frena la nostra Libertà con
l’immancabile senso di colpa che per tante volte ha soffocato in gola parole prossime ad uscire o gambe
pronte a seguire una direzione. Quante volte ci siamo sentiti in colpa per ciò che eravamo o per ciò che
abbiamo fatto seguendo il nostro istinto. Con il tempo abbiamo deciso che certamente fosse meglio mandare
giù un rospo piuttosto che dover digerire il senso di colpa. Così ci siamo abbuffati della nostra sofferenza per
non metterla nel piatto di chi ci siede accanto.

Fermatevi e riflettete assieme ai vostri figli. Fategli capire e soprattutto dategli prova che la famiglia non è
un tribunale o un luogo di detenzione correttiva. Per voi genitori questo è scontato, ma potrebbe non esserlo
per i vostri bambini e i vostri ragazzi. Hanno bisogno di sapere che potranno sentirsi Liberi di trasformarsi in
farfalle altrimenti, per timore della vostra disapprovazione, si sentiranno marchiati a vita nel ruolo di bruco.
Dialogate non tanto sul cosa scegliere, se è questa una tematica che state affrontando ora, ma sul come sono
fatto io. La stessa cosa potrebbe riproporsi per chi non ha urgenza di scegliere, ma invece, non trova stimoli
per applicarsi all’interno del proprio percorso scolastico. Non assediateli con dogmi, imposizioni o punizioni.
Non piegatevi alla preoccupazione priva di speranza, allo sconforto e alla delusione, al senso di fallimento
poiché potrebbe essere inevitabile proiettarlo sui vostri figli, farlo emergere, palesarlo anche indirettamente,
ma con una tale pervasività da risultare estremamente manifesto e totalizzante. Vi allontanereste ancora di
più dagli intenti che in buona fede e con grande abnegazione cercate di perseguire.

Siate liberi di toccare la parte migliore dei vostri figli e che magari non condividete e che non approvate. Per
poterlo fare, siate liberi di accostarvi ed ascoltare prima di tutto la vostra.
La Libertà non solo come meta da raggiungere, ma come frutto di un percorso che trova la sua massima
realizzazione proprio nel percorso stesso.
E come Dante senza una grazia, senza la sua Beatrice, non potrebbe mai camminare nel Paradiso della
Felicità, così anche voi siate per i vostri figli il porto sicuro del dialogo e della comprensione profonda.
Comprensione fatta sì di risultati scolastici, ma anche delle motivazioni profonde che ci hanno portato a quei
risultati. Comprensione che riguarda il nostro modo d’essere e che può trovare espressione nel confronto
non inquisitorio e urlato, ma silenzioso ed accogliente.

Così come il grande Gaber cantava Libertà è partecipazione, così oggi noi possiamo spostare l’attenzione dalla
nostra corsa individuale, per riappropriarci del tempo di cui abbiamo l’impressione di essere stati derubati,
alla Libertà come spazio di condivisione. Mezzo e contemporaneamente fine, che ci liberi dalla nostra
precedente idea di rassegnata accettazione di noi stessi.
Dialogo e indagine su ciò che sentiamo più vicino a noi e che possiamo solo successivamente concretizzare
tramite strategie pratiche di realizzazione del Sé. Non cadiamo nella trappola della molla che dà il via alla
corsa della pallina del flipper: non possiamo pensare a come realizzare qualcosa se prima non sappiamo cosa
vogliamo realizzare. Non possiamo sapere cosa vogliamo realizzare se prima non ci siamo fermati ad
Ascoltarci.

Così come in tanti abbiamo continuato ad allenare il nostro corpo a casa poiché consapevoli che, prima o poi,
sarebbe tornato il tempo della prova costume e così come i nostri figli hanno continuato a studiare
consapevoli che la formazione di oggi sarebbe stata necessaria per proseguire quella di domani, è adesso il
tempo di costruire la nostra Libertà.
Non quella che verrà, non quella che potremmo ricordare per sempre con una data.
Non è dal 4 Maggio in poi che diventeremo liberi, ma potremmo essere noi a rendere libero il 4 Maggio dalla
schiavitù delle scelte imposte.
La vita non sarà più la stessa di prima non tanto per i vincoli che la situazione sanitaria ancora imporrà per
lungo tempo, ma perché vi sarà stata la volontà di esplorare e trasformare ciò che pensavamo di conoscere
di noi stessi, in ciò che realmente siamo.
La vita non sarà più la stessa di prima solo se non seguiremo più i nostri precedenti schemi disfunzionali.
La vita non sarà più la stessa di prima se noi non saremo più gli stessi di prima.

La Libertà è lontana dall’ accettazione che stagna nel riflesso del dubbio, ma è sulla strada della messa in
discussione dei nostri pensieri automatici e delle convenzioni, delle abitudini e delle fissazioni che forse ci
hanno reso immobili e passivi per molto e da molto più tempo, che questa quarantena ci ha imposto.

Il 4 Maggio 1814 Napoleone sceglierà l’isola d’Elba per il suo esilio, gestendola ed arricchendola d’innovazioni
come mai nessun governo avesse fatto prima d’allora.
Il 4 Maggio 1930 Gandhi venne arrestato ed incarcerato a seguito della celebre “marcia del sale” in cui si ha
una delle massime espressioni della filosofia della non violenza che non dev’essere scambiata con
accondiscendenza e sudditanza.
Il 4 Maggio 1932 Al Capone inizierà a scontare la sua condanna per evasione fiscale ovvero quasi un pretesto
insignificante rispetto alla quantità di nefandezze che egli aveva commesso, che però riuscì a fermare il suo
strapotere di abusi e terrore.
Il 4 Maggio 1945 quell’incubo che rappresentava la prigionia del campo di concentramento di Neuengamme
viene definitivamente interrotto.
Il 4 Maggio 1979 Margaret Thatcher abbatte il muro che impediva alle donne di poter sedere al vertice di un
governo.
Il 4 Maggio 1990 Mandela, dopo anni di discriminazioni razziali e durissime repressioni, di carcere e di soprusi,
darà il via ad un nuovo dialogo di negoziati che porterà alla fine dell’ Apartheid.

Nel susseguirsi dell’ordine che la Storia di questa data ci offre, possiamo scorgere gli eventi reali appena
rivisti, come sincroniche analogie che in realtà sembrano scorrere perfettamente sulla nostra attuale linea
temporale. Esse allora divengono metafore per capire il processo verso la libertà:
l’esilio e l’isolamento possono essere opportunità di crescita, di mantenimento e di miglioramento delle
nostre capacità (Napoleone);
si può perseguire un fine di intima giustizia, ben consapevoli che le possibili spiacevoli conseguenze, saranno
parte integrante della riuscita e della risonanza del nostro messaggio (Gandhi);
esiste anche solo un pretesto per iniziare a fermare un mostro apparentemente invincibile e molto più forte
di noi, che ci divora e che non ci permette di evolvere, imprigionandoci nella paura (Al Capone);
ci si può risvegliare anche dall’incubo più grande e da cui non si vede il futuro (Neuengamme);
i pregiudizi e gli schemi dogmatici possono essere abbattuti (Thatcher);
il dialogo che porta al risultato atteso non è sempre lineare, breve e privo di impasse apparentemente
insormontabili (Mandela).

Ve l’avevo detto che tutto, a suo tempo, avrebbe acquisito senso.

Il 4 Maggio è vicino, ma possiamo decidere di dilatarne il significato al di là della scadenza sul calendario,
prendendoci il nostro spazio per avviare riflessioni, condivisioni e confronti.

Il 4 Maggio si apriranno le porte e sta a noi decidere se farci trovare al di là o al qua di esse.

                                                                                                     26 Aprile 2020

                                                                                               Dott Marco Falsetti
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