Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate

Pagina creata da Filippo Catalano
 
CONTINUA A LEGGERE
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
Crociera di Primavera

           Dodecanneso
             e Turchia

         Affidare al mare la scoperta dei
                      luoghi
                  è cosa antica.
         Renderla possibile attraverso le
          suggestioni del mediterraneo
                 è un privilegio.
              Dar la preferenza alla
                    Primavera
                  è un incanto.
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
il Dodecanneso

RODI
                    Il paesaggio marino è qua strepitoso,
                   una barriera di scogli e luminose isole,
             appendici emerse del monte Aatavrios che s’immerge
                           per riaffiorare dal mare
                                all’improvviso

Rodi      è la capitale delle dodici isole dell'Egeo
sudorientale, denominate Dodecaneso, è anche la più
grande di superficie e di popolazione (120.000
abitanti), ha forma di rombo con lunghezza 80 km e
larghezza 40 km. Deve alla sua latitudine tutti i
privilegi del clima mediterraneo: inverni miti con
abbondanti piogge, primavere inebrianti ed estati
addolcite dal caratteristico vento settentrionale.
Si avvolge per l’intera lunghezza, ad eccezione di
poche pianure e di alcune vallate fertili e pittoriche,
intorno ad un'unica catena montuosa della quale
l’Attàviro, con 1.215 mt. è il monte più alto.
Ad est del monte Attàviro sorge il verdissimo monte
Profeta Elia, i cui versanti ombrosi, interrotti da fonti
cristalline, ospitavano i famosi cervi di Rodi, una delle
caratteristiche dell'isola..
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
La città medievale
La città medievale, proclamata    nel 1988 monumento protetto dall'UNESCO, si
sviluppava attorno al porto più importante dell'isola, allora chiamato Emporiò,
                                               protetta    da    bastioni    forti   ed
                                               imponenti. Durante il dominio dei
                                               Cavalieri, nella città risiedevano
                                               Greci ed una piccola comunità di
                                               Ebrei mentre i Cavalieri occupavano
                                               il Castello, centro amministrativo e
                                               religioso dell'isola che conteneva
                                               edifici di funzioni diverse come
                                               l'Armeria, l'Ospedale e, il più
                                               importante di tutti, il palazzo del
                                               grande       Maestro.        Costruzioni
                                               importanti del castello erano anche
le residenze, che contenevano le dimore e le sale di riunioni di Cavalieri della stessa
nazionalità.
Il nucleo Cristiano
Iniziamo il nostro primo     itinerario dalla porta della
Libertà, ricostruita nel 1924. Raggiungiamo la Piazza
dell'Arsenale con le rovine del tempio di Venere del
III secolo a.C. Di fronte al tempio sorge l'Albergo di
Overna e alla sua destra l'Armeria costruita dal gran
Maestro R. de Pins nel XIV secolo. Procedendo per la
via stretta dietro all'Albergo di Overna raggiungiamo
una chiesa bizantina del XIII secolo che i Latini
trasformarono in propria cattedrale due secoli più
tardi e che alla fine diventò moschea sotto il nome
Ederùm Tjamì. Oggi la chiesa è restituita alla sua
forma iniziale con l'eliminazione delle aggiunte
eseguite durante il dominio turco. Vicino all'albergo
dell'Overna ha inizio la odòs Ippoton(via dei
Cavalieri) dalla piazza dell'Ospedale che contiene
anche l'Albergo d'Inghilterra. Questo edificio è
stato distrutto nel XIX secolo e poi ricostruito sulla
sua forma originale. L'Ospedale dei Cavalieri
costruito di fronte all'Albergo dell'Inghilterra è stato
trasformato oggi in Museo Archeologico. Sopra
l'ingresso dell'Albergo esiste un rilievo con due angeli
che sostengono lo scudo dell'Ordine e sotto il rilievo
l'epigrafe della fondazione.
La via dei Cavalieri, aperta nel XV secolo, col suo tracciato rettilineo sembra che
segue le tracce di una strada antica. Oggi è affiancata da bellissime costruzioni
dell'era dei Cavalieri costituendo un esemplare perfetto dello stile gotico e, più
precisamente, delle forme che detto stile creò nella Provenza, la Spagna e l'Italia.
Prendendo la strada in salita verso il Palazzo del Gran Maestro, vediamo a sinistra il
prospetto settentrionale dell'Ospedale e di fronte a quest'ultimo, l'Albergo della
Lingua d'Italia costruito verso il 1519, esempio tipico di dimora cavalleresca,
accanto un piccolo palazzo anonimo e subito dopo l'Albergo della Lingua di
Francia costruito dai grandi Maestri d'Aubusson e d'Amboise verso la fine del XV e
gli inizi del XVI secolo. Questo edificio, il più ricco e decorato di Rodi, costituisce,
sembra, solo una parte della residenza della Lingua di Francia. Un vicolo stretto,
subito dopo la costruzione, conduce alla chiesa gotica di San Demetrio (1499),
costruita sui residui di un tempio rinomato del dio Dionisio, come c'informano le
fonti antiche. Tornando sulla via dei cavalieri incontriamo, dopo la via che conduce
alla chiesa di San Demetrio, una chiesa piccola con baldacchino in pietra, gotico, e
gli scudi del Papa, della Francia e dell'Inghilterra. Subito dopo la chiesa sorge la
"cappellania" della Francia cioè la dimora del cappellano dei Cavalieri Francesi e
della chiesa sopra descritta. Procedendo arriviamo ad un arco costruito
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
verticalmente alla strada con sopra una costruzione. Dopo l'arco, vediamo a destra,
l'Albergo della Lingua di Provenza e di fronte, al lato sinistro della strada,
interrotto dall'arco, sorge l'Albergo della Lingua di Spagna, costruito ad intervalli
tra il 1421 e il 1512 dai Gran Maestri Fluvian e d'Amboise.
Il nucleo Mussulmano
Seguendo la strada a destra della biblioteca Ahmat       Hafoùz che sorge di fronte alla
moschea di Solimeno, arriviamo nel cuore del quartiere medievale turco,
perfettamente conservato. Il quartiere è rimasto inalterato dall'era dei Cavalieri,
fino ad oggi, anzi si può dire che gli elementi che costituiscono il suo carattere
particolare sono aumentati con il passare degli anni. Le costruzioni più importanti
del quartiere turco sono diverse tra cui la moschea Taketji , chiesa trasformata del
XV secolo, ma moschea del Sultano Mustafà costruita il 1765 ed un'edificio di bagni
pubblici (hamàm) piuttosto recente, dove sono stati impiegati abbondanti marmi
antichi . Procedendo verso sud nel quartiere turco e prendendo un vicolo stretto a
sinistra, arriviamo ad una chiesa ortodossa o cattolica, trasformata ugualmente dai
Turchi in moschea, della Abdùl-Tjelil Djamì (djamì = moschea). Gli elementi gotici
sono datati al XV secolo, ma la costruzione è più vecchia. Vicino alla Porta di
Sant'Anastasio, esiste un'altra moschea piccola, ugualmente una chiesa
trasformata, il Babù-Mestùd Djami, cioè la moschea della porta immurata; questo
nome turco fa riferimento ad una favola turca, riguardo alla Porta di Sant'Anastasio.
Nel quartiere turco vale la pena di visitare anche il Retjèp Pascià Djamì ad est della
Porta di Sant'Anastasio, costruito nel 1588 e decorato con abbondanti ceramiche
persiane. Le colonne del portico e della fontana provengono da costruzioni bizantine
e cavalleresche.
Più a nord sorge il Pejal el Din Djamì, piccola chiesa bizantina affrescata, il Demirlì
Djamì, la moschea dell'Ibraim Pascià e il Hutai Djamì. Il Demirlì Djamì era la chiesa
bizantina a forma di croce iscritta. Gli studiosi sono del parere che detta chiesa è
stata costruita in sostituzione della cattedrale ortodossa ceduta ai Cavalieri nel XIV
secolo e trasformata più tardi al noto Ederùm Djamì del Castello. Le atre importanti
moschee sono quella dell'Ibraim Pascià costruita nel 1531, cioé una delle più
vecchie costruzioni turche e il Hutau Tjamì, la piccola chiesa dei cavalieri
trasformata in moschea. Non lontano dal Hutaj Tjamì sorge la Porta di San Giovanni
(o porta Koskinù) che, secondo l'epigrafe bilingue immurata, è stata costruita nel
1457. Alla sua costruzione partecipò il capomastro greco Michele Kuntìs. Sono
interessanti gli scudi dei grandi maestri de Milly, Fluvian, Zacosta e d'Aubusson. A
nord della porta di San Giovanni incontriamo il Dolaplì Djamì, importante chiesa
medievale a forma di croce libera, costruita nel XV secolo e di funzione ortodossa,
malgrado gli abbondanti elementi gotici che contiene. Partendo dal Dolaplì Djamì e
attraversando il quartiere ebraico pieno di dimore cavalleresche in passato,
raggiungiamo la Porta dei Mulini aperta verso il porto detto Emporiò; sembra che
nel medioevo la porta aveva il nome di Santa Caterina. Seguendo la via parallela
alle mura che affiancano il mare, in direzione sudovest, raggiungiamo l'ospedale
vecchio di Santa Caterina fondato nel 1392 dal cavaliere italiano Fra Domenico
d'Alemagna per offrire ospitalità e cure mediche agli italiani nobili che visitavano
l'isola. Non lontano da questo ospedale, al lato destro della strada, sorge il palazzo
dell'Ammiragliato, dimora in realtà del metropolita (arcivescovo) ortodosso
dell'isola, malgrado lo stile gotico della costruzione. L'intera ricostruzione e
l'allestimento del palazzo offrono l'immagine completa di una casa rodiota del XV
secolo.
Da visitare:
L'acropoli di Rodi e l'antico stadio            Il Museo Bizantino (chiesa della
La Galleria d'Arte Municipale                   Madonna del Castello)
L'Albergo delle Rose                            La torre dell'orologio
La Stazione Idrobiologica di Rodi               Passeggiate:
(Acquario)                                      Il teatro all'aperto e la fossa della città
Il parco di Rodini                              vecchia.
Lo spettacolo Sound and Vision                  Il giro delle mura della città vecchia.
Nella città Medievale:                          La via Ippotòn
Il Palazzo del Grande Maestro                   Una passeggiata a Kato Petres
Il Museo Archeologico (L'Ospedale dei           Visita Monte Smith
Cavalieri)
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
CHALKI
                   Colpito d'estate da un vento implacabile,
              sorprende soprattutto per la sua assoluta semplicità
                          e il suo distacco dal mondo

Chi volesse completare il giro delle fortezze crociate nella regione non potrebbe
fare a meno dal visitare i due aridi isolotti che si estendono al largo del porticciolo
di Skala a Kritinia, Chalki e l'isola desertica di Alimià. 28 km 2 di roccia arida, Chalki
conta appena 250 abitanti tutti concentrati nell'unico insediamento dell'isola il
porticiolo di Emboriòs. Sorprende soprattutto per la sua assoluta semplicità e il suo
distacco dal mondo. Il turismo ha poco considerato questo posto colpito d'estate da
un vento implacabile e sprovvisto di spiagge di facile accesso e balneabilità.
Pertanto gli arrivi sull'isola si limitano nel solo mese di agosto e riguardano
eclusivamente i puristi dell'Egeo costoro cioè che cercano situazioni di libertà in
ambiente vergine e che sono disposti ad affrontare l'asprezza del paesaggio e
l'assenza di servizi in cambio di una vacanza nel segno della tranquillità e del
distacco.
Grazie alla pesca e alla raccolta della spugna il piccolo oggi centro di emboriòs
arrivò a contare fino a 4 mila abitanti nei primi decenni del secolo scorso. Le
dimensioni e la ricchezza dell'abitato tradiscono tempi sicuramente migliori di oggi.
Il declino comincia attorno agli anni '30 con la massicia emigrazione oltreoceano dei
suoi abitanti che si verifica ai tempi dell'amministrazione coloniale del
Dodecanneso. I segni di questo indiscusso ciclo di benessere sono ben visibili nella
"archontikà" le case dell'aristocrazia marittima del posto tutt’oggi ben conservate
attorno al Palazzo del governo di memoria fascista.
Il porticiolo di Emboriòs è uno dei più autentici paesaggi urbani del Dodecanneso e
può essere considerata una riedizione in arte povera del vicino porto di Simi. E' un
villaggio fine-ottocentesco che si creò con l'abbandono della vecchia capitale Choriò
e lo spostamento della popolazione dalle radure montane dell'isola alla costa. Il
vecchio borgo era costruito sull'altipiano e in posizione impervia a ridosso della
massiccia fortezza crociata che doveva difendere Rodi dagli assalti provenienti
dall'Egeo. La fortezza di origini molto probabilmente bizantine venne ricostruita
dalla famiglia feudale degli Assanti di Ischia affiliata ai Cavalieri nel XV secolo. E'
fortemente panoramica e garantisce uno dei tramonti più romantici mai visti nel
mar Egeo con sfondo gli isolotti dello stretto, le coste di Rodi e l'imponente
Ataviros.
Solitamente il giro comprende un tuffo nellle acque della vicina spiaggia di
Pontamos l'unica veramente balneabile e provvista di alcuni elementari servizi
spiaggia dell'isola. Dal porticciolo alcuni pescherecci fanno il giro per le restanti
spiagge assolutamente vergini e sprovviste di acqua potabile: Trachia (spiaggia a
ghia sul lembo di un promontorio), Ftenagia (da poco dotata di una taverna e di
alcuni servizi), Sarri, la bellissima Kania e l'incredibile Dyo Yialia spiaggia che può
essere visitata anche a piedi lungo un sentiero ostico che rivela in pieno la rudezza
e la nudità del posto. Queste spiagge non sono nè alla portata di bambini nè a
quella di chi non ha una buona dimestichezza con il nuoto. Sono spesso colpite da
correnti e raggiungono subito fondali bassi. Sono invece ben consigliate agli amanti
del subacqueo e della pesca considerato che nello stretto il mare è molto pescoso.
Navigando lungo costa sarà possibile spostarsi fino al faraglione e le grotte marine
di Kelià, roccia scolpita dal mare e scogliera di sicuro effetto scenico, oppure verso
l'isolotto di Alimià con la sua bellissima spiaggia riparata e i resti della fortezza
crociata costruita da D'Aubusson alla fine del XV secolo. Offre buone occasioni di
esplorazione subacquea e mare molto pescoso. Completano il breve soggiorno a
Chalki, una passeggiata per il colorito insediamento in larga parte oggi
abbandonato, un giro per i vicoli lastricati di Choriò, un bicchiere di rezina e un
piatto di pesce alla griglia in una delle taverne del pittoresco porticciolo.
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
TILOS
                 nell'antichità era chiamata Agathoussa
               dove le rocce incontrano l'azzurro del mare
            e i profumi del mirto si mescolano alla salsedine

                                               Tilos (in Italiano Píscopi) è una piccola
                                                isola dell'Egeo appartenente geogra fic
                                                amente e amministrativamente al
                                                Dodecaneso. Ha una superficie di 63
                                                km2 e una popolazione di 535 abitanti.
                                                L' isola, che ha subito un progressivo
                                                decremento      demografico,    contava
                                                2500 abitanti e 9 villaggi, oggi conta
                                                solo due centri abitati.
                                                L'isola, che ha una forma di "S"
                                                orizzontale ha una lunghezza di 14,5
                                                km     dalla   sua    estremità    nord-
                                                occidentale a quella sud orientale
                                                mentre la sua larghezza massima non
                                                supera gli 8 km. È attraversata da una
catena montuosa mentre le basseterre presentano sedimenti lavici e di pietra
pomice e i litorali hanno un colore per lo più rossastro. La sezione nord occidentale
dell'isola è dominata dal monte Profitis Ilias che ha un'altezza di 651 metri e
delimita ad oriente una fertile pianura dove si trova il capoluogo dell'isola Mega
Choriò. Nella parte meridionale dell' isola, in una conca lambita dal mare a
settentrione c'è Livadia, scalo principale di Tilos.
 Le mete storiche del Dodecaneso come Rodi, Kos e Kalymnos non riescono a dare
quel senso di pace e tranquillità che si trova a Tilos, e questa piccola isola diventa il
luogo perfetto per una grande vacanza, con il valore aggiunto della natura
incontaminata che si unisce alla squisita ospitalità degli abitanti dell'isola.
In base ad una leggenda popolare
Telos era figlio del Sole e di Halia. Per
curare la madre malata egli tornò
sull'isola   alla   ricerca    di   erbe
medicamentose. Ritornò in seguito
per fondare un tempio in onore di
Apollo e di Nettuno. Telos non appare
nella mitologia greca ed il nome è
probabilmente di origine preellenica.
Plinio il vecchio nota che Tilos
nell'antichità       era       chiamata
Agathoussa        (Αγαθούσσα).        Nel
medioevo era nota ai mercanti genovesi con il nome di Episkopi o piskonia
Tilos è famosa per le sue spiagge, dove le rocce incontrano l'azzurro del mare e i
profumi della macchia mediterranea si mescolano alla salsedine in un trionfo di
sapori d'oriente. La cittadina più dinamica è Livadia, che è anche il porto principale
dell'isola. Qui potrete trovare negozi per i vostri acquisti e trovare i prezzi migliori
per i generi alimentari. A Livadia c'è anche la possibilità di fare il bagno ma le
spiagge più affascinanti sono altrove. Ad esempio dalla parte opposta dell'isola, a
Eristos, lo scenario della baia è a dir poco meraviglioso. Grande distesa di sabbia,
ciuffi di vegetazione e acque assolutamente cristalline, con grandi spazzi a
disposizione per chi vuole evitare un eventuale affollamento. Ancora più appartata è
la spiaggia di Tholos, dalle acque straordinarie per limpidezza e colori. Nelle
vicinanze si trova un altra cala molto bella, Aghios Serghios, entrambe vengono
raggiunte facilmente via mare, mentre arrivarci via terra risulta decisamente più
Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
problematico. Spiaggia selvaggia e di grande fascino è Lethra, anche qui
predominano le rocce brulle, e i luminosi colori del mare che rendono la giornata di
mare davvero piacevole. Una escursione particolare conduce nelle vicinanze alla
celebre spiaggia rossa, dove un affioramento di rocce color rubino offrono uno
scenario particolare e suggestivo. Un alternativa alle spiagge può essere la visita al
Monastero di Agios Pantaleimon, situato sulle montagne nel lato occidentale
dell'isola. Il luogo ha molto fascino, possiede alcune opere d'arte interessanti ed è il
luogo giusto per trovare rifugio alla calura durante le roventi giornate estive.

Symi
                            Il capoluogo, Symi,
                 chiamato dai locali Yialos (o Ano Symi),
                     appare come un ordinato merletto
                 posato sul pendio nord orientale dell’isola.

Collocata    tra le isole del Dodecaneso Sud Orientale distante poche miglia dalle
costa turca e 20 mg a nord ovest di Rodi, Symi ben riassume una ordinata sintesi
tra lo stile neoclassico occidentale e le varietà di colori d’oriente, tale sintesi risulta,
peraltro, testimoniata dal carattere fiducioso ed accogliente degli isolani. Il
territorio, con una superficie di 58 km², è prevalentemente montagnoso ed il suo
interno appare costellato di piccole, ordinate valli mentre la costa alterna pareti
rocciose a spiagge e calette isolate.
Symi ha 2600 abitanti, per lo più impegnati
nella pesca, il commercio ed, in modo
sempre crescente, il turismo. E’ la maggiore
delle città cui seguono per dimensione Horio
( "The Village"), Pedi, Nimborio e
Panormitis, quest’ultima sede del famoso
monastero       richiamo    di  molti     fedeli
provenienti da tutta la Grecia.
Oltre ai suoi numerosi siti storici, l'isola
offre spiagge isolate, molte raggiungibili
unicamente dal mare.
L’interpretazione  mitologica attribuisce il
nome dell’isola alla ninfa Syme (in antichità conosciuta come Aigli e Metapontis),
anche se Plinio il Vecchio ed alcuni testi postumi rivendicano il nome alla parola
“Scimmia” (…?). Poco si sa di tutta l'isola fino al 14 ° secolo, le testimonianze
descrivono, attraverso i diversi reperti, un susseguirsi di vicissitudini storiche che
hanno visto l’alternarsi di domini ad opera dell’impero romano, bizantino ed
ottomano fino allo conquista dei Cavalieri di San Giovanni ed alla più recente
riconquista ad opera dei turchi che l’hanno governata sino al primo novecento.
                                        Il 19° secolo vede Symi prosperare grazie
                                        alla centralità della sua posizione, al prezioso
                                        incontro tra le diverse culture e, non da
                                        ultimo, al fiorente mercato delle spugne
                                        ancor oggi testimoniato dai numerosi bazar.
                                        A dimostrazione dello sviluppo sono i colorati
                                        e numerosi palazzi in stile neoclassico posti a
                                        cornice delle pendici del monte prospiciente
                                        il fiorente porto.
                                        La storia più recente affida, col trattato di
                                        Ginevra del 1912, il governo dell’intero
                                        Dodecaneso agli italiani con il compito
                                        d’avamposto occidentale da opporre ad un
paventato rigurgito espansionistico islamico. Numerose sono le testimonianze della
presenza italiana. Lo stile architettonico razionalista, emblema del fascismo e della
sua pretesa “politica civilizzatrice”, si delinea con evidenza nei diversi edifici e
rappresenta il prologo del modernismo. Formalmente gli italiani vi rimangono fino
all’occupazione nazista del ’43, per essere infine restituita, dagli inglesi vincitori,
alla Grecia nel 1948.
La  moderna invasione vede frotte di turisti affollare le strade dell’isola ed elargire
ricchezza agli isolani, i quali, vantando la soavità del clima la bellezza dei luoghi e la
gradevolezza delle architetture, registrano da maggio ad ottobre un numero sempre
crescente di presenze. Un fenomeno emergente e l’incremento dei non residenti i
quali eleggono l'isola a dimora definitiva.
La città di Symi
Da visitare:
     Il convento dell’Arcangelo Michele “Panormitis”, un monastero dei primi del
        18° secolo affacciato su una baia della costa sud-occidentale e divenuto
        emblema dell’ortodossia greca secondo solo al monastero fortezza di S.
        Giovanni a Patmos.
     Il museo nautico locale espone una collezione delle tradizionali attrezzature
        necessarie per la raccolta delle spugne
     Il Kastro ad Ano Symi, costruito dai Cavalieri di S. Giovanni, ampliamento di
        un castello bizantino ancora riconoscibile in molte parti.
     I resti di un antica cittadella su cui sono stati costruiti i due castelli.
     La torre comunale del 1880
     Il memoriale di guerra costituito dalla "Colomba della Pace" di fronte al
        bassorilievo di un Trireme.
     Le tredici chiese e la decina di cappelle della città di Symi, alcune risalenti al
        periodo bizantino.
     I resti del villaggio di Nimborio con le dodici caverne (catacombe nella parte
        dell’antico territorio), le mura pelasgiche ed una serie di dodici cupole
        utilizzate, quale laboratorio, dagli artisti provenienti da tutto il mondo.
     Dal 1995, il celebre Festival di Symi che ospita, durante i mesi da luglio a
        settembre, i importanti eventi teatrali ed i più noti musicisti greci (Eleutheria
        Arvanitaki, Alkistis, etc.)
     L'Antica Farmacia (costruzione neoclassica)

CASTELLORIZO (Meysti)
                           Meta guadagnata,
                  avamposto dell’occidente in Egeo,
         simbiosi tra l’azzurro greco e le policromie d’oriente

A celebrare Meysti vale più d’ogni altra
cosa un episodio scaturito dall’ultimo
mio viaggio. Dopo una lunga e
tranquilla navigazione, (la distanza da
Rodi e l’Isola è prossima alle 60 miglia)
appena sormontato il promontorio che
svela il piccolo borgo, avvertii in
Antonella, seduta poco discosta dal
timone, una lieve inquietudine che mi
costrinse a voltarmi ed a scoprirne gli
occhi inumiditi. Già persuaso dalla
risposta chiesi cosa le provocasse
turbamento;      ….scorrendo    con    lo
sguardo il susseguirsi di case colorate specchiate dal verde cristallino della baia mi
rispose: “…è così un’emozione” .
E…     appunto vale la pena di provarne le
                                        suggestioni. Meta guadagnata, avamposto
                                        dell’occidente in Egeo, simbiosi tra l’azzurro
                                        greco e le policromie d’oriente. Borgo di
                                        pescatori (272 abitanti) per lungo tempo
                                        abbandonato dalla storia, riscoperto dal
                                        “Mediterraneo” di Salvatores le cui sensibilità
                                        artistiche hanno elargito a quest’isola il
                                        valore    di un oblio “cosciente” sublimato
                                        dall’amore      di     Vasilissa,    testimone
                                        affascinante, al pari dell’azzurro portico della
                                        casa riflessa dal mare, della disponibilità
                                        all’accoglienza di questi luoghi.

Karpathos
           Ora Karpathos, come molte altre isole greche,
             è in bilico tra tradizione e spopolamento.
                       Ma, forse più di quelle,
  sopravvive per la sua bellezza dura e difficile, quasi inaccessibile.
                  Un pezzo di storia senza prezzo.

                                                     Non è la tipica isola greca, tutta
                                                    spiagge e abbuffate di spiedini di
                                                    pesce. Karpathos è piuttosto
                                                    un’anomalia geografica in bilico
                                                    tra    tradizione,    turismo     e
                                                    spopolamento dove il vento
                                                    soffia costante tutto l’anno.
                                                    Karpathos, la più meridionale
                                                    delle isole del Dodecanneso,
                                                    "galleggia"      a     cinquecento
                                                    chilometri da Atene, nel mezzo
                                                    del lungo tratto di mare che
                                                    separa     Creta   da     Rodi.   A
                                                    Karpathos si arriva direttamente
                                                    via mare o con l'aereo da Atene.
                                                    Quest'isola      è    un'anomalia
                                                    geografica, una lingua di terra
                                                    strettissima e allungata, lungo la
                                                    direzione      nord-sud.        Una
                                                    montagna che supera i mille
                                                    metri d'altezza e si tuffa a
strapiombo sul mare lungo i due versanti ricchi di pini e mirti. Le pochissime strade
asfaltate sono concentrate esclusivamente nella parte meridionale, più pianeggiante
e popolosa. Il resto è davvero selvaggio. Soltanto sentieri e mulattiere, niente
benzinai né meccanici. Persino i noleggiatori di moto e scooter si rifiutano di
lasciare che i clienti si avventurino oltre Spòa, il
minuscolo centro che segna il confine tra le due
Karpathos.
Appena si lascia Pigadia, la capitale, ci si rende
conto che Karpathos “è una montagna”. L'aria di
mare si respira dovunque ma le spiagge (Kyra
Panaya è senz'altro la migliore) sono poche:
arrivarci non è sempre agevole perché le coste si presentano come dirupi bellissimi
ma                                                                   inaccessibili.
La   straordinaria ricchezza di Karpathos, che ne fa un gioiello considerato
inestimabile dagli stessi greci, è il villaggio di Olymbos, nel nord del Paese: un
museo vivente di tradizioni e usanze antichissime. L'isola ha una storia che ha inizio
tre millenni fa, quando i Dori vi si stabilirono imponendo la loro lingua che tuttora
permane in centinaia di parole del dialetto locale. Una palestra davvero eccezionale
                                                          per archeologi, etnologi e
                                                          antropologi.      L'arrivo   a
                                                          Olymbos, dal porto di
                                                          Diafani, segue una via
                                                          tortuosa che sale senza
                                                          sosta dal mare fino alla
                                                          valle      dominata         dal
                                                          villaggio.      Decine       di
                                                          parallelepipedi, intonacati
                                                          e colorati incastonati come
                                                          quarzi     nella    roccia   a
                                                          strapiombo sul mare, sono
                                                          le case e i monasteri di
                                                          Olymbos.       Una     visione
                                                          sorprendente che muta
                                                          aspetto in continuazione.
                                                          Appare      e    si   dilegua,
s'ingrossa modificando la prospettiva come in un videogioco tridimensionale.
Gli elembesi (così si chiamano gli abitanti di Olymbos) catturano l'energia del vento
con un esercito di mulini. Ne sono rimasti in funzione pochissimi ma danno bene
l'idea di quanto questa strana comunità sia ingegnosa e affascinante. Anche la
coltivazione e la raccolta del grano da portare alle macine richiede infatti sforzi e
perizia   non     comuni,     per    via    delle     impervie    pendici   del    terreno.
A fine agosto tutto il villaggio si anima, le donne indossano i costumi delle grandi
occasioni e le attività comunitarie si moltiplicano. Ci si reca al santuario di Agios
Nikolaios (San Nicola) con doni, offerte e quel mix di devozione e superstizione che
caratterizza la religiosità dei piccoli centri. E poi la musica, Lyra e laùto (strumenti a
corda), accompagnati dalla tsambouna (una sorta di cornamusa) costituiscono la
colona sonora dei "Glendi", gare di improvvisazione canora collettiva a metà strada
tra alcuni tipi di composizioni medievali, il rap e le danze del golfo di Guinea.
Il pesce non è una specialità, ma non fatevi sfuggire ì "makrùni" con formaggio di
capra, i grossi pani gialli, e, soprattutto, il "baklava", il dolce di Karpathos.
Se proprio non concepite una vacanza in un'isola greca senza un pittoresco porto di
pescatori, allora recatevi a Finiki, sul versante occidentale di Karpathos, la strada
per arrivarci attraversa valli bellissime e minuscoli villaggi, come Voladha (di origine
veneziana) e Apèri. Questa era la zona più ricca e popolosa dell'isola prima della
massiccia emigrazione in piroscafo, all'inseguimento del sogno americano. Ora
Karpathos, come molte altre isole greche, è in bilico tra tradizione, turismo e
spopolamento. Ma, forse più di quelle, sopravvive per la sua bellezza dura e
difficile, quasi inaccessibile. Un pezzo di storia senza prezzo.
L’ Abbigliamento

Già dal 18 aprile, per quelle zone il clima auspica una maggior decisione del tepore
primaverile anche se, ad ogni buon conto, è suggeribile non rinunziare a cerate e
quanto altro necessario a fronteggiare il giro in scooter o la improbabile giornata
meno confortevole.
Quindi, torniamo a consigliare una dotazione di:
    Stivali vela
    Un paio di scarpette con suola in gomma
    Un paio di sandali da doccia
    Due pantaloni tipo jeans (pesante e mezzo peso)
    Un pantalone corto
    Un pantaloncino o costume da bagno
    3 Camicie o magliette o polo manica lunga
    3 Camicie o magliette o polo manica corta
    Due cappellini (uno per il sole ed uno caldo)
    Un maglione pesante ed uno medio
    Giacca e pantaloni impermeabili
    Giubbino invernale
    Un paio di occhiali da sole.
    Un pigiama costituito da maglia e pantaloni
       possibilmente in pile.
    Un accappatoio
    un paio di asciugamani piccoli.
                                   

                                Le Dotazioni Extra
                               Pur reperibili diverse farmacie, spesso con
                               conoscenza della lingua italiana, occorrerà che
                               ciascuno pianifichi i medicinali in relazione alle
                               proprie   necessità    personali    informando,       il
                               comandante, di eventuali specifiche criticità in ordine
                               a:
                                    luogo e modo di conservazione dei medicinali
                                    modi e tempi di somministrazione
                                    controindicazioni
                                    numeri di telefono utili.

La Cambusa
Prima di ogni partenza si renderà
necessario il rifornimento della cambusa
considerando, però, la frequente possibilità
di gustare la cucina greca nelle numerose
ed ospitali taverne.
La cucina di bordo (forno e due fuochi) è
dotata di tutto l’occorrente a meno della
caffettiera moka. Prima della dell’imbarco
diverrà, quindi, necessario fornirsi di una
spesa minima consistente in:
     acqua, olio, sale, zucchero, latte,
        caffè, pane, occorrente per la prima
        colazione, pasta pomodori, frutta,
        aglio e cipolle,

Le Dotazioni di Bordo
Le barche vengono fornite di tutto l’indispensabile alla sicurezza di bordo, degli
strumenti e delle pubblicazioni nautiche utili a quel tratto di navigazione. Ciascuna
cabina è inoltre dotata di lenzuola, coperte, cuscini e federe, asciugamani e
strofinacci in numero sufficiente per gli ospiti. Bisognerà, comunque, provvedere
all’acquisto di detersivi, spugne per piatti e toilette, carta igienica, tovaglioli,
Scottex (consigliata l’Amuchina). Sulle barche è certamente disponibile una presa
del tipo accendisigari alimentata da 12 volts, sarà quindi indispensabile, per poter
caricare telefoni, MP3, ecc. dotarsi degli idonei cavetti (tipo auto….)
Puoi anche leggere