Dodecanneso e Turchia - Crociera di Primavera - A vele Spiegate
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Crociera di Primavera Dodecanneso e Turchia Affidare al mare la scoperta dei luoghi è cosa antica. Renderla possibile attraverso le suggestioni del mediterraneo è un privilegio. Dar la preferenza alla Primavera è un incanto.
il Dodecanneso RODI Il paesaggio marino è qua strepitoso, una barriera di scogli e luminose isole, appendici emerse del monte Aatavrios che s’immerge per riaffiorare dal mare all’improvviso Rodi è la capitale delle dodici isole dell'Egeo sudorientale, denominate Dodecaneso, è anche la più grande di superficie e di popolazione (120.000 abitanti), ha forma di rombo con lunghezza 80 km e larghezza 40 km. Deve alla sua latitudine tutti i privilegi del clima mediterraneo: inverni miti con abbondanti piogge, primavere inebrianti ed estati addolcite dal caratteristico vento settentrionale. Si avvolge per l’intera lunghezza, ad eccezione di poche pianure e di alcune vallate fertili e pittoriche, intorno ad un'unica catena montuosa della quale l’Attàviro, con 1.215 mt. è il monte più alto. Ad est del monte Attàviro sorge il verdissimo monte Profeta Elia, i cui versanti ombrosi, interrotti da fonti cristalline, ospitavano i famosi cervi di Rodi, una delle caratteristiche dell'isola..
La città medievale La città medievale, proclamata nel 1988 monumento protetto dall'UNESCO, si sviluppava attorno al porto più importante dell'isola, allora chiamato Emporiò, protetta da bastioni forti ed imponenti. Durante il dominio dei Cavalieri, nella città risiedevano Greci ed una piccola comunità di Ebrei mentre i Cavalieri occupavano il Castello, centro amministrativo e religioso dell'isola che conteneva edifici di funzioni diverse come l'Armeria, l'Ospedale e, il più importante di tutti, il palazzo del grande Maestro. Costruzioni importanti del castello erano anche le residenze, che contenevano le dimore e le sale di riunioni di Cavalieri della stessa nazionalità. Il nucleo Cristiano Iniziamo il nostro primo itinerario dalla porta della Libertà, ricostruita nel 1924. Raggiungiamo la Piazza dell'Arsenale con le rovine del tempio di Venere del III secolo a.C. Di fronte al tempio sorge l'Albergo di Overna e alla sua destra l'Armeria costruita dal gran Maestro R. de Pins nel XIV secolo. Procedendo per la via stretta dietro all'Albergo di Overna raggiungiamo una chiesa bizantina del XIII secolo che i Latini trasformarono in propria cattedrale due secoli più tardi e che alla fine diventò moschea sotto il nome Ederùm Tjamì. Oggi la chiesa è restituita alla sua forma iniziale con l'eliminazione delle aggiunte eseguite durante il dominio turco. Vicino all'albergo dell'Overna ha inizio la odòs Ippoton(via dei Cavalieri) dalla piazza dell'Ospedale che contiene anche l'Albergo d'Inghilterra. Questo edificio è stato distrutto nel XIX secolo e poi ricostruito sulla sua forma originale. L'Ospedale dei Cavalieri costruito di fronte all'Albergo dell'Inghilterra è stato trasformato oggi in Museo Archeologico. Sopra l'ingresso dell'Albergo esiste un rilievo con due angeli che sostengono lo scudo dell'Ordine e sotto il rilievo l'epigrafe della fondazione. La via dei Cavalieri, aperta nel XV secolo, col suo tracciato rettilineo sembra che segue le tracce di una strada antica. Oggi è affiancata da bellissime costruzioni dell'era dei Cavalieri costituendo un esemplare perfetto dello stile gotico e, più precisamente, delle forme che detto stile creò nella Provenza, la Spagna e l'Italia. Prendendo la strada in salita verso il Palazzo del Gran Maestro, vediamo a sinistra il prospetto settentrionale dell'Ospedale e di fronte a quest'ultimo, l'Albergo della Lingua d'Italia costruito verso il 1519, esempio tipico di dimora cavalleresca, accanto un piccolo palazzo anonimo e subito dopo l'Albergo della Lingua di Francia costruito dai grandi Maestri d'Aubusson e d'Amboise verso la fine del XV e gli inizi del XVI secolo. Questo edificio, il più ricco e decorato di Rodi, costituisce, sembra, solo una parte della residenza della Lingua di Francia. Un vicolo stretto, subito dopo la costruzione, conduce alla chiesa gotica di San Demetrio (1499), costruita sui residui di un tempio rinomato del dio Dionisio, come c'informano le fonti antiche. Tornando sulla via dei cavalieri incontriamo, dopo la via che conduce alla chiesa di San Demetrio, una chiesa piccola con baldacchino in pietra, gotico, e gli scudi del Papa, della Francia e dell'Inghilterra. Subito dopo la chiesa sorge la "cappellania" della Francia cioè la dimora del cappellano dei Cavalieri Francesi e della chiesa sopra descritta. Procedendo arriviamo ad un arco costruito
verticalmente alla strada con sopra una costruzione. Dopo l'arco, vediamo a destra, l'Albergo della Lingua di Provenza e di fronte, al lato sinistro della strada, interrotto dall'arco, sorge l'Albergo della Lingua di Spagna, costruito ad intervalli tra il 1421 e il 1512 dai Gran Maestri Fluvian e d'Amboise. Il nucleo Mussulmano Seguendo la strada a destra della biblioteca Ahmat Hafoùz che sorge di fronte alla moschea di Solimeno, arriviamo nel cuore del quartiere medievale turco, perfettamente conservato. Il quartiere è rimasto inalterato dall'era dei Cavalieri, fino ad oggi, anzi si può dire che gli elementi che costituiscono il suo carattere particolare sono aumentati con il passare degli anni. Le costruzioni più importanti del quartiere turco sono diverse tra cui la moschea Taketji , chiesa trasformata del XV secolo, ma moschea del Sultano Mustafà costruita il 1765 ed un'edificio di bagni pubblici (hamàm) piuttosto recente, dove sono stati impiegati abbondanti marmi antichi . Procedendo verso sud nel quartiere turco e prendendo un vicolo stretto a sinistra, arriviamo ad una chiesa ortodossa o cattolica, trasformata ugualmente dai Turchi in moschea, della Abdùl-Tjelil Djamì (djamì = moschea). Gli elementi gotici sono datati al XV secolo, ma la costruzione è più vecchia. Vicino alla Porta di Sant'Anastasio, esiste un'altra moschea piccola, ugualmente una chiesa trasformata, il Babù-Mestùd Djami, cioè la moschea della porta immurata; questo nome turco fa riferimento ad una favola turca, riguardo alla Porta di Sant'Anastasio. Nel quartiere turco vale la pena di visitare anche il Retjèp Pascià Djamì ad est della Porta di Sant'Anastasio, costruito nel 1588 e decorato con abbondanti ceramiche persiane. Le colonne del portico e della fontana provengono da costruzioni bizantine e cavalleresche. Più a nord sorge il Pejal el Din Djamì, piccola chiesa bizantina affrescata, il Demirlì Djamì, la moschea dell'Ibraim Pascià e il Hutai Djamì. Il Demirlì Djamì era la chiesa bizantina a forma di croce iscritta. Gli studiosi sono del parere che detta chiesa è stata costruita in sostituzione della cattedrale ortodossa ceduta ai Cavalieri nel XIV secolo e trasformata più tardi al noto Ederùm Djamì del Castello. Le atre importanti moschee sono quella dell'Ibraim Pascià costruita nel 1531, cioé una delle più vecchie costruzioni turche e il Hutau Tjamì, la piccola chiesa dei cavalieri trasformata in moschea. Non lontano dal Hutaj Tjamì sorge la Porta di San Giovanni (o porta Koskinù) che, secondo l'epigrafe bilingue immurata, è stata costruita nel 1457. Alla sua costruzione partecipò il capomastro greco Michele Kuntìs. Sono interessanti gli scudi dei grandi maestri de Milly, Fluvian, Zacosta e d'Aubusson. A nord della porta di San Giovanni incontriamo il Dolaplì Djamì, importante chiesa medievale a forma di croce libera, costruita nel XV secolo e di funzione ortodossa, malgrado gli abbondanti elementi gotici che contiene. Partendo dal Dolaplì Djamì e attraversando il quartiere ebraico pieno di dimore cavalleresche in passato, raggiungiamo la Porta dei Mulini aperta verso il porto detto Emporiò; sembra che nel medioevo la porta aveva il nome di Santa Caterina. Seguendo la via parallela alle mura che affiancano il mare, in direzione sudovest, raggiungiamo l'ospedale vecchio di Santa Caterina fondato nel 1392 dal cavaliere italiano Fra Domenico d'Alemagna per offrire ospitalità e cure mediche agli italiani nobili che visitavano l'isola. Non lontano da questo ospedale, al lato destro della strada, sorge il palazzo dell'Ammiragliato, dimora in realtà del metropolita (arcivescovo) ortodosso dell'isola, malgrado lo stile gotico della costruzione. L'intera ricostruzione e l'allestimento del palazzo offrono l'immagine completa di una casa rodiota del XV secolo. Da visitare: L'acropoli di Rodi e l'antico stadio Il Museo Bizantino (chiesa della La Galleria d'Arte Municipale Madonna del Castello) L'Albergo delle Rose La torre dell'orologio La Stazione Idrobiologica di Rodi Passeggiate: (Acquario) Il teatro all'aperto e la fossa della città Il parco di Rodini vecchia. Lo spettacolo Sound and Vision Il giro delle mura della città vecchia. Nella città Medievale: La via Ippotòn Il Palazzo del Grande Maestro Una passeggiata a Kato Petres Il Museo Archeologico (L'Ospedale dei Visita Monte Smith Cavalieri)
CHALKI Colpito d'estate da un vento implacabile, sorprende soprattutto per la sua assoluta semplicità e il suo distacco dal mondo Chi volesse completare il giro delle fortezze crociate nella regione non potrebbe fare a meno dal visitare i due aridi isolotti che si estendono al largo del porticciolo di Skala a Kritinia, Chalki e l'isola desertica di Alimià. 28 km 2 di roccia arida, Chalki conta appena 250 abitanti tutti concentrati nell'unico insediamento dell'isola il porticiolo di Emboriòs. Sorprende soprattutto per la sua assoluta semplicità e il suo distacco dal mondo. Il turismo ha poco considerato questo posto colpito d'estate da un vento implacabile e sprovvisto di spiagge di facile accesso e balneabilità. Pertanto gli arrivi sull'isola si limitano nel solo mese di agosto e riguardano eclusivamente i puristi dell'Egeo costoro cioè che cercano situazioni di libertà in ambiente vergine e che sono disposti ad affrontare l'asprezza del paesaggio e l'assenza di servizi in cambio di una vacanza nel segno della tranquillità e del distacco. Grazie alla pesca e alla raccolta della spugna il piccolo oggi centro di emboriòs arrivò a contare fino a 4 mila abitanti nei primi decenni del secolo scorso. Le dimensioni e la ricchezza dell'abitato tradiscono tempi sicuramente migliori di oggi. Il declino comincia attorno agli anni '30 con la massicia emigrazione oltreoceano dei suoi abitanti che si verifica ai tempi dell'amministrazione coloniale del Dodecanneso. I segni di questo indiscusso ciclo di benessere sono ben visibili nella "archontikà" le case dell'aristocrazia marittima del posto tutt’oggi ben conservate attorno al Palazzo del governo di memoria fascista. Il porticiolo di Emboriòs è uno dei più autentici paesaggi urbani del Dodecanneso e può essere considerata una riedizione in arte povera del vicino porto di Simi. E' un villaggio fine-ottocentesco che si creò con l'abbandono della vecchia capitale Choriò e lo spostamento della popolazione dalle radure montane dell'isola alla costa. Il vecchio borgo era costruito sull'altipiano e in posizione impervia a ridosso della massiccia fortezza crociata che doveva difendere Rodi dagli assalti provenienti dall'Egeo. La fortezza di origini molto probabilmente bizantine venne ricostruita dalla famiglia feudale degli Assanti di Ischia affiliata ai Cavalieri nel XV secolo. E' fortemente panoramica e garantisce uno dei tramonti più romantici mai visti nel mar Egeo con sfondo gli isolotti dello stretto, le coste di Rodi e l'imponente Ataviros. Solitamente il giro comprende un tuffo nellle acque della vicina spiaggia di Pontamos l'unica veramente balneabile e provvista di alcuni elementari servizi spiaggia dell'isola. Dal porticciolo alcuni pescherecci fanno il giro per le restanti spiagge assolutamente vergini e sprovviste di acqua potabile: Trachia (spiaggia a ghia sul lembo di un promontorio), Ftenagia (da poco dotata di una taverna e di alcuni servizi), Sarri, la bellissima Kania e l'incredibile Dyo Yialia spiaggia che può essere visitata anche a piedi lungo un sentiero ostico che rivela in pieno la rudezza e la nudità del posto. Queste spiagge non sono nè alla portata di bambini nè a quella di chi non ha una buona dimestichezza con il nuoto. Sono spesso colpite da correnti e raggiungono subito fondali bassi. Sono invece ben consigliate agli amanti del subacqueo e della pesca considerato che nello stretto il mare è molto pescoso. Navigando lungo costa sarà possibile spostarsi fino al faraglione e le grotte marine di Kelià, roccia scolpita dal mare e scogliera di sicuro effetto scenico, oppure verso l'isolotto di Alimià con la sua bellissima spiaggia riparata e i resti della fortezza crociata costruita da D'Aubusson alla fine del XV secolo. Offre buone occasioni di esplorazione subacquea e mare molto pescoso. Completano il breve soggiorno a Chalki, una passeggiata per il colorito insediamento in larga parte oggi abbandonato, un giro per i vicoli lastricati di Choriò, un bicchiere di rezina e un piatto di pesce alla griglia in una delle taverne del pittoresco porticciolo.
TILOS nell'antichità era chiamata Agathoussa dove le rocce incontrano l'azzurro del mare e i profumi del mirto si mescolano alla salsedine Tilos (in Italiano Píscopi) è una piccola isola dell'Egeo appartenente geogra fic amente e amministrativamente al Dodecaneso. Ha una superficie di 63 km2 e una popolazione di 535 abitanti. L' isola, che ha subito un progressivo decremento demografico, contava 2500 abitanti e 9 villaggi, oggi conta solo due centri abitati. L'isola, che ha una forma di "S" orizzontale ha una lunghezza di 14,5 km dalla sua estremità nord- occidentale a quella sud orientale mentre la sua larghezza massima non supera gli 8 km. È attraversata da una catena montuosa mentre le basseterre presentano sedimenti lavici e di pietra pomice e i litorali hanno un colore per lo più rossastro. La sezione nord occidentale dell'isola è dominata dal monte Profitis Ilias che ha un'altezza di 651 metri e delimita ad oriente una fertile pianura dove si trova il capoluogo dell'isola Mega Choriò. Nella parte meridionale dell' isola, in una conca lambita dal mare a settentrione c'è Livadia, scalo principale di Tilos. Le mete storiche del Dodecaneso come Rodi, Kos e Kalymnos non riescono a dare quel senso di pace e tranquillità che si trova a Tilos, e questa piccola isola diventa il luogo perfetto per una grande vacanza, con il valore aggiunto della natura incontaminata che si unisce alla squisita ospitalità degli abitanti dell'isola. In base ad una leggenda popolare Telos era figlio del Sole e di Halia. Per curare la madre malata egli tornò sull'isola alla ricerca di erbe medicamentose. Ritornò in seguito per fondare un tempio in onore di Apollo e di Nettuno. Telos non appare nella mitologia greca ed il nome è probabilmente di origine preellenica. Plinio il vecchio nota che Tilos nell'antichità era chiamata Agathoussa (Αγαθούσσα). Nel medioevo era nota ai mercanti genovesi con il nome di Episkopi o piskonia Tilos è famosa per le sue spiagge, dove le rocce incontrano l'azzurro del mare e i profumi della macchia mediterranea si mescolano alla salsedine in un trionfo di sapori d'oriente. La cittadina più dinamica è Livadia, che è anche il porto principale dell'isola. Qui potrete trovare negozi per i vostri acquisti e trovare i prezzi migliori per i generi alimentari. A Livadia c'è anche la possibilità di fare il bagno ma le spiagge più affascinanti sono altrove. Ad esempio dalla parte opposta dell'isola, a Eristos, lo scenario della baia è a dir poco meraviglioso. Grande distesa di sabbia, ciuffi di vegetazione e acque assolutamente cristalline, con grandi spazzi a disposizione per chi vuole evitare un eventuale affollamento. Ancora più appartata è la spiaggia di Tholos, dalle acque straordinarie per limpidezza e colori. Nelle vicinanze si trova un altra cala molto bella, Aghios Serghios, entrambe vengono raggiunte facilmente via mare, mentre arrivarci via terra risulta decisamente più
problematico. Spiaggia selvaggia e di grande fascino è Lethra, anche qui predominano le rocce brulle, e i luminosi colori del mare che rendono la giornata di mare davvero piacevole. Una escursione particolare conduce nelle vicinanze alla celebre spiaggia rossa, dove un affioramento di rocce color rubino offrono uno scenario particolare e suggestivo. Un alternativa alle spiagge può essere la visita al Monastero di Agios Pantaleimon, situato sulle montagne nel lato occidentale dell'isola. Il luogo ha molto fascino, possiede alcune opere d'arte interessanti ed è il luogo giusto per trovare rifugio alla calura durante le roventi giornate estive. Symi Il capoluogo, Symi, chiamato dai locali Yialos (o Ano Symi), appare come un ordinato merletto posato sul pendio nord orientale dell’isola. Collocata tra le isole del Dodecaneso Sud Orientale distante poche miglia dalle costa turca e 20 mg a nord ovest di Rodi, Symi ben riassume una ordinata sintesi tra lo stile neoclassico occidentale e le varietà di colori d’oriente, tale sintesi risulta, peraltro, testimoniata dal carattere fiducioso ed accogliente degli isolani. Il territorio, con una superficie di 58 km², è prevalentemente montagnoso ed il suo interno appare costellato di piccole, ordinate valli mentre la costa alterna pareti rocciose a spiagge e calette isolate. Symi ha 2600 abitanti, per lo più impegnati nella pesca, il commercio ed, in modo sempre crescente, il turismo. E’ la maggiore delle città cui seguono per dimensione Horio ( "The Village"), Pedi, Nimborio e Panormitis, quest’ultima sede del famoso monastero richiamo di molti fedeli provenienti da tutta la Grecia. Oltre ai suoi numerosi siti storici, l'isola offre spiagge isolate, molte raggiungibili unicamente dal mare. L’interpretazione mitologica attribuisce il nome dell’isola alla ninfa Syme (in antichità conosciuta come Aigli e Metapontis), anche se Plinio il Vecchio ed alcuni testi postumi rivendicano il nome alla parola “Scimmia” (…?). Poco si sa di tutta l'isola fino al 14 ° secolo, le testimonianze descrivono, attraverso i diversi reperti, un susseguirsi di vicissitudini storiche che hanno visto l’alternarsi di domini ad opera dell’impero romano, bizantino ed ottomano fino allo conquista dei Cavalieri di San Giovanni ed alla più recente riconquista ad opera dei turchi che l’hanno governata sino al primo novecento. Il 19° secolo vede Symi prosperare grazie alla centralità della sua posizione, al prezioso incontro tra le diverse culture e, non da ultimo, al fiorente mercato delle spugne ancor oggi testimoniato dai numerosi bazar. A dimostrazione dello sviluppo sono i colorati e numerosi palazzi in stile neoclassico posti a cornice delle pendici del monte prospiciente il fiorente porto. La storia più recente affida, col trattato di Ginevra del 1912, il governo dell’intero Dodecaneso agli italiani con il compito d’avamposto occidentale da opporre ad un
paventato rigurgito espansionistico islamico. Numerose sono le testimonianze della presenza italiana. Lo stile architettonico razionalista, emblema del fascismo e della sua pretesa “politica civilizzatrice”, si delinea con evidenza nei diversi edifici e rappresenta il prologo del modernismo. Formalmente gli italiani vi rimangono fino all’occupazione nazista del ’43, per essere infine restituita, dagli inglesi vincitori, alla Grecia nel 1948. La moderna invasione vede frotte di turisti affollare le strade dell’isola ed elargire ricchezza agli isolani, i quali, vantando la soavità del clima la bellezza dei luoghi e la gradevolezza delle architetture, registrano da maggio ad ottobre un numero sempre crescente di presenze. Un fenomeno emergente e l’incremento dei non residenti i quali eleggono l'isola a dimora definitiva. La città di Symi Da visitare: Il convento dell’Arcangelo Michele “Panormitis”, un monastero dei primi del 18° secolo affacciato su una baia della costa sud-occidentale e divenuto emblema dell’ortodossia greca secondo solo al monastero fortezza di S. Giovanni a Patmos. Il museo nautico locale espone una collezione delle tradizionali attrezzature necessarie per la raccolta delle spugne Il Kastro ad Ano Symi, costruito dai Cavalieri di S. Giovanni, ampliamento di un castello bizantino ancora riconoscibile in molte parti. I resti di un antica cittadella su cui sono stati costruiti i due castelli. La torre comunale del 1880 Il memoriale di guerra costituito dalla "Colomba della Pace" di fronte al bassorilievo di un Trireme. Le tredici chiese e la decina di cappelle della città di Symi, alcune risalenti al periodo bizantino. I resti del villaggio di Nimborio con le dodici caverne (catacombe nella parte dell’antico territorio), le mura pelasgiche ed una serie di dodici cupole utilizzate, quale laboratorio, dagli artisti provenienti da tutto il mondo. Dal 1995, il celebre Festival di Symi che ospita, durante i mesi da luglio a settembre, i importanti eventi teatrali ed i più noti musicisti greci (Eleutheria Arvanitaki, Alkistis, etc.) L'Antica Farmacia (costruzione neoclassica) CASTELLORIZO (Meysti) Meta guadagnata, avamposto dell’occidente in Egeo, simbiosi tra l’azzurro greco e le policromie d’oriente A celebrare Meysti vale più d’ogni altra cosa un episodio scaturito dall’ultimo mio viaggio. Dopo una lunga e tranquilla navigazione, (la distanza da Rodi e l’Isola è prossima alle 60 miglia) appena sormontato il promontorio che svela il piccolo borgo, avvertii in Antonella, seduta poco discosta dal timone, una lieve inquietudine che mi costrinse a voltarmi ed a scoprirne gli occhi inumiditi. Già persuaso dalla risposta chiesi cosa le provocasse turbamento; ….scorrendo con lo sguardo il susseguirsi di case colorate specchiate dal verde cristallino della baia mi rispose: “…è così un’emozione” .
E… appunto vale la pena di provarne le suggestioni. Meta guadagnata, avamposto dell’occidente in Egeo, simbiosi tra l’azzurro greco e le policromie d’oriente. Borgo di pescatori (272 abitanti) per lungo tempo abbandonato dalla storia, riscoperto dal “Mediterraneo” di Salvatores le cui sensibilità artistiche hanno elargito a quest’isola il valore di un oblio “cosciente” sublimato dall’amore di Vasilissa, testimone affascinante, al pari dell’azzurro portico della casa riflessa dal mare, della disponibilità all’accoglienza di questi luoghi. Karpathos Ora Karpathos, come molte altre isole greche, è in bilico tra tradizione e spopolamento. Ma, forse più di quelle, sopravvive per la sua bellezza dura e difficile, quasi inaccessibile. Un pezzo di storia senza prezzo. Non è la tipica isola greca, tutta spiagge e abbuffate di spiedini di pesce. Karpathos è piuttosto un’anomalia geografica in bilico tra tradizione, turismo e spopolamento dove il vento soffia costante tutto l’anno. Karpathos, la più meridionale delle isole del Dodecanneso, "galleggia" a cinquecento chilometri da Atene, nel mezzo del lungo tratto di mare che separa Creta da Rodi. A Karpathos si arriva direttamente via mare o con l'aereo da Atene. Quest'isola è un'anomalia geografica, una lingua di terra strettissima e allungata, lungo la direzione nord-sud. Una montagna che supera i mille metri d'altezza e si tuffa a strapiombo sul mare lungo i due versanti ricchi di pini e mirti. Le pochissime strade asfaltate sono concentrate esclusivamente nella parte meridionale, più pianeggiante e popolosa. Il resto è davvero selvaggio. Soltanto sentieri e mulattiere, niente benzinai né meccanici. Persino i noleggiatori di moto e scooter si rifiutano di lasciare che i clienti si avventurino oltre Spòa, il minuscolo centro che segna il confine tra le due Karpathos. Appena si lascia Pigadia, la capitale, ci si rende conto che Karpathos “è una montagna”. L'aria di mare si respira dovunque ma le spiagge (Kyra Panaya è senz'altro la migliore) sono poche:
arrivarci non è sempre agevole perché le coste si presentano come dirupi bellissimi ma inaccessibili. La straordinaria ricchezza di Karpathos, che ne fa un gioiello considerato inestimabile dagli stessi greci, è il villaggio di Olymbos, nel nord del Paese: un museo vivente di tradizioni e usanze antichissime. L'isola ha una storia che ha inizio tre millenni fa, quando i Dori vi si stabilirono imponendo la loro lingua che tuttora permane in centinaia di parole del dialetto locale. Una palestra davvero eccezionale per archeologi, etnologi e antropologi. L'arrivo a Olymbos, dal porto di Diafani, segue una via tortuosa che sale senza sosta dal mare fino alla valle dominata dal villaggio. Decine di parallelepipedi, intonacati e colorati incastonati come quarzi nella roccia a strapiombo sul mare, sono le case e i monasteri di Olymbos. Una visione sorprendente che muta aspetto in continuazione. Appare e si dilegua, s'ingrossa modificando la prospettiva come in un videogioco tridimensionale. Gli elembesi (così si chiamano gli abitanti di Olymbos) catturano l'energia del vento con un esercito di mulini. Ne sono rimasti in funzione pochissimi ma danno bene l'idea di quanto questa strana comunità sia ingegnosa e affascinante. Anche la coltivazione e la raccolta del grano da portare alle macine richiede infatti sforzi e perizia non comuni, per via delle impervie pendici del terreno. A fine agosto tutto il villaggio si anima, le donne indossano i costumi delle grandi occasioni e le attività comunitarie si moltiplicano. Ci si reca al santuario di Agios Nikolaios (San Nicola) con doni, offerte e quel mix di devozione e superstizione che caratterizza la religiosità dei piccoli centri. E poi la musica, Lyra e laùto (strumenti a corda), accompagnati dalla tsambouna (una sorta di cornamusa) costituiscono la colona sonora dei "Glendi", gare di improvvisazione canora collettiva a metà strada tra alcuni tipi di composizioni medievali, il rap e le danze del golfo di Guinea. Il pesce non è una specialità, ma non fatevi sfuggire ì "makrùni" con formaggio di capra, i grossi pani gialli, e, soprattutto, il "baklava", il dolce di Karpathos. Se proprio non concepite una vacanza in un'isola greca senza un pittoresco porto di pescatori, allora recatevi a Finiki, sul versante occidentale di Karpathos, la strada per arrivarci attraversa valli bellissime e minuscoli villaggi, come Voladha (di origine veneziana) e Apèri. Questa era la zona più ricca e popolosa dell'isola prima della massiccia emigrazione in piroscafo, all'inseguimento del sogno americano. Ora Karpathos, come molte altre isole greche, è in bilico tra tradizione, turismo e spopolamento. Ma, forse più di quelle, sopravvive per la sua bellezza dura e difficile, quasi inaccessibile. Un pezzo di storia senza prezzo.
L’ Abbigliamento Già dal 18 aprile, per quelle zone il clima auspica una maggior decisione del tepore primaverile anche se, ad ogni buon conto, è suggeribile non rinunziare a cerate e quanto altro necessario a fronteggiare il giro in scooter o la improbabile giornata meno confortevole. Quindi, torniamo a consigliare una dotazione di: Stivali vela Un paio di scarpette con suola in gomma Un paio di sandali da doccia Due pantaloni tipo jeans (pesante e mezzo peso) Un pantalone corto Un pantaloncino o costume da bagno 3 Camicie o magliette o polo manica lunga 3 Camicie o magliette o polo manica corta Due cappellini (uno per il sole ed uno caldo) Un maglione pesante ed uno medio Giacca e pantaloni impermeabili Giubbino invernale Un paio di occhiali da sole. Un pigiama costituito da maglia e pantaloni possibilmente in pile. Un accappatoio un paio di asciugamani piccoli. Le Dotazioni Extra Pur reperibili diverse farmacie, spesso con conoscenza della lingua italiana, occorrerà che ciascuno pianifichi i medicinali in relazione alle proprie necessità personali informando, il comandante, di eventuali specifiche criticità in ordine a: luogo e modo di conservazione dei medicinali modi e tempi di somministrazione controindicazioni numeri di telefono utili. La Cambusa Prima di ogni partenza si renderà necessario il rifornimento della cambusa considerando, però, la frequente possibilità di gustare la cucina greca nelle numerose ed ospitali taverne. La cucina di bordo (forno e due fuochi) è dotata di tutto l’occorrente a meno della caffettiera moka. Prima della dell’imbarco diverrà, quindi, necessario fornirsi di una spesa minima consistente in: acqua, olio, sale, zucchero, latte, caffè, pane, occorrente per la prima colazione, pasta pomodori, frutta, aglio e cipolle, Le Dotazioni di Bordo
Le barche vengono fornite di tutto l’indispensabile alla sicurezza di bordo, degli strumenti e delle pubblicazioni nautiche utili a quel tratto di navigazione. Ciascuna cabina è inoltre dotata di lenzuola, coperte, cuscini e federe, asciugamani e strofinacci in numero sufficiente per gli ospiti. Bisognerà, comunque, provvedere all’acquisto di detersivi, spugne per piatti e toilette, carta igienica, tovaglioli, Scottex (consigliata l’Amuchina). Sulle barche è certamente disponibile una presa del tipo accendisigari alimentata da 12 volts, sarà quindi indispensabile, per poter caricare telefoni, MP3, ecc. dotarsi degli idonei cavetti (tipo auto….)
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