Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
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Anni d’Oro N.2: MAGGIO- AGOSTO 2020 A cura degli Ospiti dell’Istituto Geriatrico e Riabilitativo “G. e C. Frisia” Via Don Gnocchi, 4 – 23807 Merate (LC) Tel.: 039999161/246 – Fax.: 0399902035 e-mail:animazione.frisia@trivulziomail.it Anno 30
LA FESTA DELL’ASSUNZIONE DI MARIA Papa Pio XII, il 1 novembre 1950, con l’enciclica Munificentissimus Deus, proclamò solennemente l’Assunzione di Maria Santissima al cielo, a conclusione di un periodo, durato circa un secolo, di straordinario fervore devozionale verso la Vergine Maria, anche a motivo delle apparizioni di Lourdes e di Fatima. 1
Le origini della festa dell’Assunzione si trovano in Oriente, nella metà del VI sec., come risulta dalla narrazione dei pellegrini che hanno visitato Gerusalemme in quegli anni. Verso la fine del VII, l’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni dell’impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente, i primi segni di una festa «in memoria» della Vergine appaiono nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di «Depositio Sanctae Mariae». A Roma la celebrazione viene introdotta nel VII secolo, assieme alle altre feste mariane della Purificazione, dell’Annunciazione e della Natività, divenendo subito la più importante di tutte e ha fin dalle origini il nome e il significato attuali. Da Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e IX, a tutto l’Occidente, anche alla Gallia, precisando il contenuto e stabilendo la data della festa al 15 di agosto. 2
LETTERA VOLONTARI A.V.O. Carissimi ospiti, in quest’ultimo periodo i volontari A.V.O. non hanno potuto , ed ancora non possono, essere presenti fisicamente nei vari reparti, come di consueto. Tuttavia nessuno vi ha dimenticato: i vostri volti, le vostre voci, i vostri racconti, in una parola, il ricordo dei tanti lieti momenti che ci siamo scambiati e che torneremo a vivere di persona, non appena sarà possibile, ci accompagnano sempre e diventano, per tutti noi, qualcosa di prezioso, da custodire. Ritorneremo al vostro fianco per aiutarci reciprocamente nel ritrovare la fiducia e la speranza e per condividere le nostre esistenze. Uniremo le nostre forze per superare la solitudine e la tristezza di questo tempo difficile e per riappropriarci della nostra quotidianità, con più gioia e con più entusiasmo. Intanto ,andando incontro all’estate, cerchiamo di godere delle luminose, lunghe e tiepide giornate che ci scaldano il cuore. Riempiamoci gli occhi di luce e di colori, non abbandoniamoci alla malinconia ed ai pensieri tristi. Vi auguriamo di non perdere mai la serenità. E ricordatevi che voi siete la nostra forza, l’esempio concreto di come si può far fronte alle necessità della vita, senza perdere mai il coraggio e la speranza di farcela. Sì, perché voi siete stati 3
coraggiosi e pronti a combattere nei momenti aspri della vostra esistenza, superando difficoltà, imprevisti e quell’imponderabile che sfugge al nostro controllo, ma che fa parte del genere umano e che tutti ,in questo tempo, siamo chiamati ad accettare. Vi abbracciamo con tutto il nostro affetto. I Volontari A.V.O. Merate, La Presidente Giuditta Fumagalli, Il Consiglio Direttivo 4
5 MAGGIO In morte di Napoleone Bonaparte 1821 Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all’ultima ora dell’uom fatale; né sa quando una simile orma di piè mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. 5
Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio; e scioglie all’urna un cantico che forse non morrà. Dall’Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall’uno all’altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d’un gran disegno, l’ansia d’un cor che indocile serve pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch’era follia sperar; 6
tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull’altar. Ei si nomò: due secoli, l’un contro l’altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s’assise in mezzo a lor. E sparve, e i dì nell’ozio chiuse in sì breve sponda, segno d’immensa invidia e di pietà profonda, d’inestinguibil odio e d’indomato amor. Come sul capo al naufrago l’onda s’avvolve e pesa, l’onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell’alma il cumulo delle memorie scese! Oh quante volte ai posteri narrar sé stesso imprese, e sull’eterne pagine cadde la stanca man! 7
Oh quante volte, al tacito morir d’un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dì che furono l’assalse il sovvenir! E ripensò le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de’ manipoli, e l’onda dei cavalli, e il concitato imperio, e il celere ubbidir. Ahi! Forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperò; ma valida venne una man dal cielo e in più spirabil aere pietosa il trasportò; e l’avviò, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov’è silenzio e tenebre la gloria che passò. Bella Immortal! benefica Fede ai trionfi avvezza! scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Golgota giammai non si chinò. 8
Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò. Alessandro Manzoni Sono passati due secoli dalla morte di un uomo, chiuso e ambizioso, che ha cambiato il corso della storia. “Fu vera gloria?” Si domanda Manzoni, appena giunta la notizia della sua morte avvenuta nell'isola di Sant'Elena, prigioniero degli inglesi. Manzoni non manifestò né plauso né critica nei confronti di questa figura di condottiero. Dopo aver appreso l'inaspettata e tragica notizia, il poeta, colto da improvviso turbamento, si immerse in una profonda meditazione di carattere storico ed etico, conclusasi quando - sempre leggendo la Gazzetta di Milano - seppe della conversione di Napoleone, avvenuta prima del suo trapasso. Egli fu profondamente commosso dalla morte cristiana dell'imperatore e, preso quasi da un impeto napoleonico, compose di getto il primo abbozzo di quello che sarà “Il cinque maggio”, in soli tre giorni (la gestazione dell'opera, iniziata il 18 luglio, fu conclusa il 20), con una rapidità decisamente estranea al suo temperamento riflessivo. 9
D E T T I E PROVERBI DELL’ESTATE Del mese di Giugno Giugno, denominato anche Mese del Sole, è il sesto mese dell'anno secondo il calendario gregoriano nonché il primo mese dell'estate nell'emisfero boreale e il primo dell'inverno nell'emisfero australe. Giugno la falce in pugno. Chi semina in ottobre miete in giugno. Giugno ciliegie a pugno. Giugno ventoso, porta presto il grano sull’aia. Acqua di giugno rovina il mugnaio. Per San Vittorino, ciliege a quattrino. Quando piove per San Vito, il raccolto dell’uva va fallito. 10
Per san Vito il merlo becca moglie e marito. Per San Paolino, c’è il grano e manca il vino. La vigilia di San Giovanni, piove tutti gli anni. La notte di san Giovanni, ogni erba nasconde inganni. Del mese di Luglio Luglio è il settimo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è composto da 31 giorni. Quando luglio è ardente,miete lesto. Se piove tra luglio e agosto, piove miele, olio e mosto. A San Bonaventura s’è finito di mietere in pianura. Per Santa Maddalena si taglia l’avena. San Giacomo con i tetti bagnati, del vin siamo privati. La pioggia di Sant’ Anna è una manna. Per San Giacomo e Sant’Anna entra l’anima nella castagna. In Luglio è ricca la terra, ma povero il mare. Per Santa Maddalena se il grappolo è serrato, il vino è assicurato. A Luglio gran calura, a Gennaio gran freddura. 11
Del mese di Agosto Agosto è l'ottavo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano, consta di 31 giorni e si colloca nella seconda metà di un anno civile. Agosto moglie mia non ti conosco. L'acqua del 24 agosto rovina olio e mosto. Chi mangia l'uva in agosto non arriva a ottobre a bere il mosto. Luna d'agosto illumina il bosco. Agosto ci matura il grano e il mosto. Di settembre e d'agosto bevi vino vecchio e lascia stare il mosto. D'agosto cura la cucina, di settembre la cantina. Agosto mese delle vacanze e del riposo. Agosto matura, settembre vendemmia. Zappa la vigna d'agosto se vuoi avere buon mosto. Alla prima acqua d'agosto il caldo s'è riposto. Per la Madonna d'agosto si rinfresca il bosco. La pioggia di San Bartolomeo serve solo a lavare i piedi. La prima pioggia d'agosto fa fuggire pulci e mosche. Alla prima acqua d'agosto, pover uomo ti conosco. 12
POESIA LA PIOGGIA NEL PINETO È forse la poesia più famosa di D’Annunzio, tratta da Alcyone, in cui D’Annunzio trasfigura e rappresenta liricamente momenti e sensazioni, dell’estate del 1902 trascorsa in Versilia. Il tema è la pioggia estiva, mentre il poeta e la donna amata varcano le soglie della pineta e vi si inoltrano. La prima impressione che si ricava leggendola è quella di una straordinaria abilità letteraria del poeta, capace di percepire con l’acutezza dei sensi, e di riprodurre con l’armonia delle parole, i suoni diversi che la pioggia suscita cadendo sulla fitta vegetazione. Il poeta descrive la pioggia estiva nella pineta, cogliendola nei vari momenti e nella diversa orchestrazione dei suoni: quando inizialmente è rada, quando poi s’infittisce, quando infine diventa scrosciante. 13
Il poeta ha la percezione di sentirsi intimamente fuso con la natura e di ritornare alle sorgenti della vita. Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta. Piove dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove su i pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, 14
su la favola bella che ieri t’illuse, che oggi m’illude, o Ermione. Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitìo che dura e varia nell’aria secondo le fronde più rade, men rade. Ascolta. Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino. E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro [altro ancóra, stromenti diversi sotto innumerevoli dita. E immersi noi siam nello spirto silvestre, d’arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome 15
auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione. Ascolta, ascolta. L’accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall’umida ombra remota. Più sordo e più fioco s’allenta, si spegne. Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s’ode voce del mare. Or s’ode su tutta la fronda crosciare l’argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta. Ascolta. La figlia dell’aria è muta; ma la figlia 16
del limo lontana, la rana, canta nell’ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove! E piove su le tue ciglia, Ermione. Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca. E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pèsca intatta, tra le palpebre gli occhi son come polle tra l’erbe, i denti negli alvèoli son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i mallèoli c’intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove! E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggieri, 17
su i freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude, o Ermione. Gabriele D'Annunzio 18
FILASTROCCA DI FERRAGOSTO Filastrocca di ferragosto tutti a correre per un posto sulla spiaggia di un bel mare per mangiare, per cantare. Filastrocca di metà agosto, è già cotto un bell’arrosto da portare su sui monti dove sgorgano le fonti. Ferragosto, mezza estate, è la notte delle fate, è una notte di gran festa che ci fa girar la testa! 19
LA LEGGENDA DEL GIRASOLE C'era una volta uno splendido giardino. Vi sbocciavano fiori meravigliosi d'ogni colore e ricchi di profumo. Tutte le persone che lo vedevano restavano ammirate e si fermavano a complimentare ogni varietà per il colore, per la forma, per il profumo. I fiori, lusingati da tanta ammirazione, divennero alteri e superbi. Avvenne che un giorno, tra gli splendidi steli, si affacciasse uno strano fiore. Aveva uno stelo debole e sottile con una corolla troppo grande e pesante, come un disco di bronzo. Al suo primo apparire, i fiori vicini cominciarono a schernirlo. - Com'è brutto! Senza armonia, senza corolla di petali. Perché sei cresciuto qui? Non potevi nascere altrove? Il povero fiore divenne in poco tempo lo zimbello del giardino. Da ogni aiuola gli arrivavano offese ed esso, senza rispondere, cresceva umilmente, tenendo la corolla rivolta a terra. Ma il sole, che da tempo osservava quanto avveniva nel giardino, rideva sotto i raggi, e pensava: - Vedrete, vedrete voi, piccoli smorfiosi! Rivolse i suoi raggi piccoli sul fiore, lo fece crescere alto alto su tutti e poi gli disse: - Tu mi hai amato in silenzio e in umiltà. Alza ora la tua corolla e guardami. Ti donerò un raggio. Il fiore alzò timidamente il capo e intorno al disco di semi, fiorì una corona di petali, gialli come l'oro. 20
Tutto il grande fiore rise di felicità e guardò riconoscente il sole. Non ho finito! - esclamò il grande astro. - Porterai il mio nome e gli uomini avranno bisogno dei tuoi petali per tingere le loro stoffe. I tuoi semi daranno l'olio e saranno dolce cibo agli uccelli. 21
VACANZE IN MONTAGNA Alla fine di giugno papà Michele ha lanciato l'idea: quest'estate lasceremo l'automobile in garage partiremo per le montagne con un'asinella. Io e la mamma restammo senza parole, sicuri di non aver sentito nulla di più bizzarro. Ma dal momento in cui abbiamo « noleggiato» la nostra futura compagna, l'emozione si è a mano mano impadronita di me e d'un tratto ho capito che quella che stavo per vivere sarebbe stata un'esperienza bellissima e indimenticabile. La nostra avventura ha inizio sotto un cielo blu terso, in Val di Sole, in Trentino. Monto in groppa all'asinella: là in alto, seduto gambe larghe, mi sento scomodo e malfermo. Ma è questione di poco. La marcia comincia: davanti c'è mamma Bruna con la cavezza in mano, poi l'asina che noi abbiamo soprannominato «Mussa» e sulla groppa sua ci sono io con le gambe fra le sacche cariche dei nostri bagagli; per ultimo segue papà accompagnato da Lea, il nostro amato pastore maremmano. Ma la vera protagonista è lei, la « Mussa», con il suo sguardo tenerissimo, umido e profondo. Tutti quelli che ci incontrano l'accarezzano, soprattutto i bambini che forse mi invidiano un po'. 22
Per giorni la nostra minicarovana si muove lentamente fra alberi e arbusti, costeggia ruscelli e torrenti. Per tutto il viaggio dimentico i pochi giocattoli che ho con me, occupato come sono, raccogliere bastoni, gettare sassi nei laghetti, mangiare mirtilli e scalare massi. Ogni sera lasciamo la « Mussa» e Lea nelle stalle con le mucche e entriamo nelle malghe per mangiare e trascorrere la notte. Papà, mamma e io ci stendiamo nei nostri caldi sacchi a pelo e a lume 23
di pila parliamo, ci scambiamo le impressioni sulle cose viste durante il tragitto e sulla cartina controlliamo il percorso che ci attende l'indomani. Ed ecco che al buio, in silenzio, ascolto i suoni della natura: lo scrosciare dell'acqua durante un temporale estivo, il passo affrettato di qualche animale, il vento che muove l'erba e i cespugli della campagna. 24
LA REGINA DEI CAMPI Guardate la spiga di grano: ha in capo una corona di cento punte. E' davvero la regina dei campi. Tutte le altre biade, tutti gli altri frutti sono meno belli di lei. E' la piuma d'oro della terra. Essa è la prediletta del contadino che le presta le sue fatiche più dure. Ara con il pesante aratro per fare al seme un letto soffice e profondo, per difenderlo dal gelo. L'aiuta a crescere rompendo con la zappa la crosta del!a terra, che I'inverno ha indurito. Le dà Il nutrimento di concime, perché venga su robusta, come si dà ai bambini l'olio di merluzzo. E quando è fatta adulta, trema per lei se vede i passare nel cielo una nuvola nera. Matura e dorata, egli va a raccoglierla e per tagliarla l'abbraccia e si 25
china un poco come per dirle: Perdonami se ti faccio male. Lo sai che ti voglio bene. Renzo Pezzani 26
NOTTE DELLE STELLE La notte di San Lorenzo, una stella cadente viaggiava nello spazio alla velocità della luce. Era arrivata a conclusione del suo lungo viaggio e stava scrutando il mare in cui si sarebbe inabissata di lì a poco. Le sarebbe tanto piaciuto esaudire qualche desiderio speciale, però nessuno l'aveva notata e le rimaneva poco tempo a disposizione. Lei, ultima nata del firmamento, era bella e luminosa come tutte le stelle, ma non ancora splendente come le sue sorelle maggiori. Per loro, sicuramente, non ci sarebbe stato che l'imbarazzo della scelta. Tuttavia, non demorse. Da lontano, scorse una bambina che giocava solitaria sulla spiaggia e si rivolse a lei nel linguaggio musicale degli astri. La piccola rimase 27
molto sorpresa nell'udire una melodia di cui, con meraviglia, capiva il significato, pur non conoscendo i suoni. Era una bambina curiosa e coraggiosa e non si spaventò. Anzi, quella magia la affascinava. Sapeva che una stella cadente poteva appagare non più di un desiderio e lei non aveva niente di speciale da domandare. O meglio, anche lei nutriva aspirazioni, ma di solito bastava chiedere a mamma e papà. Perciò rispose: "Sono felice così come mi vedi e non voglio prender il posto di qualcuno che ha più bisogno di me". La stella cadente le sorrise, mobilitando una scia infinita di cristalli luminosi che avvolse la bambina in un'onda morbida di suoni e colori. "Hai ragione piccola, ma vedi, il mio tempo sta per scadere e all'orizzonte scorgo soltanto distese di sabbia e acqua. Ci sei solo tu, ma fa' presto poiché non c'è più tempo. La bambina si concentrò e trovò quello che aveva nel cuore. "Ecco, vorrei che tu non morissi e ci ritrovassimo qui, in questo esatto punto della spiaggia, il prossimo anno, la notte di San Lorenzo. La stella, incredula e felice, esplose in mille colori. Invertì la direzione di marcia e spiccò il volo verso lo spazio infinito, cantando una melodia. La bambina non la decifrò, poiché la mamma la stava chiamando. Di sera, però, prima di addormentarsi, la udì di nuovo che diceva. " Contaci, bambina mia. Contaci." Gianluigi Quagelli 28
10 AGOSTO NOTTE DI SAN LORENZO Notte estiva, notte di rugiada sull’erba e umidità che cala lenta a coprire con una patina lucente i prati, i sentieri e i grandi spiazzi dai quali osservare, con il naso all’insù, il cielo terso di agosto alla ricerca di una stella cadente. Durante la notte di San Lorenzo, il 10 agosto, è tradizione trascorrere un po’ di tempo con gli occhi fissi alle stelle in attesa di cogliere la scia di quelle cadenti. Un costume legato alla tradizione cristiana, più precisamente proprio a San Lorenzo, il santo al quale è dedicata la giornata.“ La notte di san Lorenzo è tradizionalmente associata al passaggio dello sciame meteorico delle Perseidi, fenomeno popolarmente ed erroneamente chiamato stelle cadenti ma anche poeticamente ‘lacrime di San Lorenzo’, considerato evocativo dei carboni ardenti su cui il santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni, l'atmosfera terrestre è attraversata da un numero di piccole meteore molto più alto del normale. Il fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno. 29
INDICE TITOLO PAGINA La festa dell’Assunzione di Maria 1 Lettera Volontari A.V.O. 3 Poesia : Il 5 Maggio 5 Detti e Proverbi dell’estate 10 Poesia : La pioggia nel pineto 13 La filastrocca di Ferragosto 19 La leggenda del girasole 20 Vacanze in montagna 22 La regina dei campi 25 Notte delle Stelle 27 10 Agosto Notte di San Lorenzo 29 Come sempre, rinnoviamo l’invito a collaborare con il Servizio Animazione per realizzare i prossimi numeri! Si potranno raccogliere i futuri articoli sia attraverso il dialogo diretto con i Signori Ospiti sia tramite la consegna cartacea o l’invio e-mail di pagine scritte, utilizzando l’indirizzo animazione.frisia@trivulziomail.it BUONA LETTURA, le Animatrici Sociali 30
REDAZIONE: autori, collaboratori Raccolta articoli e trascrizione a cura della volontaria A.V.O. Sig.ra Maria Pia Mauro e degli Animatori Sociali. Ricerca illustrazioni, impaginazione, stampa, distribuzione e consegna a cura del SERVIZIO ANIMAZIONE. Le immagini che appaiono su questo numero di “Anni d’Oro” possono provenire da internet o dai nostri collaboratori. Le foto provenienti da internet sono valutate di pubblico dominio, se gli aventi diritto intendessero segnalare eventuali errori nell’uso delle stesse possono contattare il Servizio Animazione al numero 039-9991646 o all’indirizzo e-mail animazione.frisia@trivulziomail.it 31
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