Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
Anni d’Oro

                   N.2: MAGGIO- AGOSTO 2020
A cura degli Ospiti dell’Istituto Geriatrico e Riabilitativo “G. e C. Frisia”
              Via Don Gnocchi, 4 – 23807 Merate (LC)
              Tel.: 039999161/246 – Fax.: 0399902035
              e-mail:animazione.frisia@trivulziomail.it
                               Anno 30
Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
LA FESTA DELL’ASSUNZIONE
               DI MARIA

Papa      Pio  XII,    il  1  novembre      1950,   con
l’enciclica Munificentissimus           Deus, proclamò
solennemente l’Assunzione di Maria Santissima al cielo,
a conclusione di un periodo, durato circa un secolo, di
straordinario fervore devozionale verso la Vergine
Maria, anche a motivo delle apparizioni di Lourdes e di
Fatima.

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
Le origini della festa dell’Assunzione si trovano in
Oriente, nella metà del VI sec., come risulta dalla
narrazione dei pellegrini che hanno visitato
Gerusalemme in quegli anni. Verso la fine del VII,
l’imperatore Maurizio estende la festa a tutte le regioni
dell’impero, fissandola al 15 agosto. In Occidente, i
primi segni di una festa «in memoria» della Vergine
appaiono nel VI secolo, precisamente nella Gallia, dove
viene celebrata il 18 gennaio sotto il titolo di «Depositio
Sanctae Mariae». A Roma la celebrazione viene
introdotta nel VII secolo, assieme alle altre feste
mariane della Purificazione, dell’Annunciazione e della
Natività, divenendo subito la più importante di tutte e
ha fin dalle origini il nome e il significato attuali. Da
Roma poi si estende rapidamente, durante i secoli VIII e
IX, a tutto l’Occidente, anche alla Gallia, precisando il
contenuto e stabilendo la data della festa al 15 di
agosto.

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
LETTERA VOLONTARI A.V.O.

Carissimi ospiti,
in quest’ultimo periodo i volontari A.V.O. non
hanno potuto , ed ancora non possono, essere
presenti fisicamente nei vari reparti, come di
consueto. Tuttavia nessuno vi ha dimenticato: i
vostri volti, le vostre voci, i vostri racconti, in una
parola, il ricordo dei tanti lieti momenti che ci siamo
scambiati e che torneremo a vivere di persona, non
appena sarà possibile, ci accompagnano sempre e
diventano, per tutti noi, qualcosa di prezioso, da
custodire.
Ritorneremo al vostro fianco per aiutarci
reciprocamente nel ritrovare la fiducia e la speranza
e per condividere le nostre esistenze. Uniremo le
nostre forze per superare la solitudine e la tristezza
di questo tempo difficile e per riappropriarci della
nostra quotidianità, con più gioia e con più
entusiasmo.
Intanto ,andando incontro all’estate, cerchiamo di
godere delle luminose, lunghe e tiepide giornate
che ci scaldano il cuore. Riempiamoci gli occhi di
luce e di colori, non abbandoniamoci alla
malinconia ed ai pensieri tristi.
Vi auguriamo di non perdere mai la serenità.
E ricordatevi che voi siete la nostra forza, l’esempio
concreto di come si può far fronte alle necessità
della vita, senza perdere mai il coraggio e la
speranza di farcela. Sì, perché voi siete stati

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
coraggiosi e pronti a combattere nei momenti aspri
della vostra esistenza, superando difficoltà,
imprevisti e quell’imponderabile che sfugge al
nostro controllo, ma che fa parte del genere umano e
che tutti ,in questo tempo, siamo chiamati ad
accettare.
Vi abbracciamo con tutto il nostro affetto.

                         I Volontari A.V.O. Merate,
                  La Presidente Giuditta Fumagalli,
                              Il Consiglio Direttivo

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
5 MAGGIO
In morte di Napoleone Bonaparte 1821

      Ei fu. Siccome immobile,
          dato il mortal sospiro,
       stette la spoglia immemore
            orba di tanto spiro,
          così percossa, attonita
           la terra al nunzio sta,
        muta pensando all’ultima
            ora dell’uom fatale;
         né sa quando una simile
         orma di piè mortale
          la sua cruenta polvere
             a calpestar verrà.

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Lui folgorante in solio
  vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
    cadde, risorse e giacque,
     di mille voci al sonito
       mista la sua non ha:
    vergin di servo encomio
  e di codardo oltraggio,
 sorge or commosso al subito
     sparir di tanto raggio;
 e scioglie all’urna un cantico
      che forse non morrà.
  Dall’Alpi alle Piramidi,
    dal Manzanarre al Reno,
    di quel securo il fulmine
     tenea dietro al baleno;
   scoppiò da Scilla al Tanai,
   dall’uno all’altro mar.
          Fu vera gloria?
          Ai posteri
      l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
     Fattor, che volle in lui
   del creator suo spirito
    più vasta orma stampar.
     La procellosa e trepida
    gioia d’un gran disegno,
 l’ansia d’un cor che indocile
serve pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
       ch’era follia sperar;

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
tutto ei provò: la gloria
   maggior dopo il periglio,
     la fuga e la vittoria,
   la reggia e il tristo esiglio;
     due volte nella polvere,
        due volte sull’altar.
      Ei si nomò: due secoli,
l’un contro l’altro armato,
   sommessi a lui si volsero,
    come aspettando il fato;
    ei fe' silenzio, ed arbitro
      s’assise in mezzo a lor.
 E sparve, e i dì nell’ozio
   chiuse in sì breve sponda,
   segno d’immensa invidia
        e di pietà profonda,
        d’inestinguibil odio
     e d’indomato amor.
  Come sul capo al naufrago
     l’onda s’avvolve e pesa,
    l’onda su cui del misero,
       alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
       prode remote invan;
  tal su quell’alma il cumulo
       delle memorie scese!
  Oh quante volte ai posteri
 narrar sé stesso imprese,
        e sull’eterne pagine
       cadde la stanca man!

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
Oh quante volte, al tacito
  morir d’un giorno inerte,
  chinati i rai fulminei,
  le braccia al sen conserte,
  stette, e dei dì che furono
      l’assalse il sovvenir!
  E ripensò le mobili tende,
     e i percossi valli,
   e il lampo de’ manipoli,
      e l’onda dei cavalli,
    e il concitato imperio,
        e il celere ubbidir.
Ahi! Forse a tanto strazio
     cadde lo spirto anelo,
      e disperò; ma valida
   venne una man dal cielo
     e in più spirabil aere
   pietosa il trasportò;
      e l’avviò, pei floridi
    sentier della speranza,
  ai campi eterni, al premio
    che i desideri avanza,
 dov’è silenzio e tenebre
       la gloria che passò.
   Bella Immortal! benefica
   Fede ai trionfi avvezza!
scrivi ancor questo, allegrati;
 ché più superba altezza
    al disonor del Golgota
    giammai non si chinò.

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Anni d'Oro - Pio Albergo Trivulzio
Tu dalle stanche ceneri
                   sperdi ogni ria parola:
              il Dio che atterra e suscita,
                 che affanna e che consola,
                    sulla deserta coltrice
                     accanto a lui posò.

                                   Alessandro Manzoni

Sono passati due secoli dalla morte di un uomo,
chiuso e ambizioso, che ha cambiato il corso della
storia. “Fu vera gloria?” Si domanda Manzoni,
appena giunta la notizia della sua morte avvenuta
nell'isola di Sant'Elena, prigioniero degli inglesi.
Manzoni non manifestò né plauso né critica nei
confronti di questa figura di condottiero. Dopo aver
appreso l'inaspettata e tragica notizia, il poeta, colto
da improvviso turbamento, si immerse in una
profonda meditazione di carattere storico ed etico,
conclusasi quando - sempre leggendo la Gazzetta di
Milano - seppe della conversione di Napoleone,
avvenuta prima del suo trapasso. Egli fu
profondamente commosso dalla morte cristiana
dell'imperatore e, preso quasi da un impeto
napoleonico, compose di getto il primo abbozzo di
quello che sarà “Il cinque maggio”, in soli tre giorni
(la gestazione dell'opera, iniziata il 18 luglio, fu
conclusa il 20), con una rapidità decisamente
estranea al suo temperamento riflessivo.

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D E T T I E PROVERBI
              DELL’ESTATE

              Del mese di Giugno

Giugno, denominato anche Mese del Sole, è il sesto
mese dell'anno secondo il calendario gregoriano
nonché il primo mese dell'estate nell'emisfero
boreale e il primo dell'inverno nell'emisfero
australe.

      Giugno la falce in pugno.
      Chi semina in ottobre miete in giugno.
      Giugno ciliegie a pugno.
      Giugno ventoso, porta presto il grano
       sull’aia.
      Acqua di giugno rovina il mugnaio.
      Per San Vittorino, ciliege a quattrino.
      Quando piove per San Vito, il raccolto
       dell’uva va fallito.
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   Per san Vito il merlo becca moglie e marito.
      Per San Paolino, c’è il grano e manca il vino.
      La vigilia di San Giovanni, piove tutti gli
       anni.
      La notte di san Giovanni, ogni erba nasconde
       inganni.

               Del mese di Luglio

Luglio è il settimo mese dell'anno secondo il
calendario gregoriano ed è composto da 31 giorni.

      Quando luglio è ardente,miete lesto.
      Se piove tra luglio e agosto, piove miele, olio
       e mosto.
      A San Bonaventura s’è finito di mietere in
       pianura.
      Per Santa Maddalena si taglia l’avena.
      San Giacomo con i tetti bagnati, del vin siamo
       privati.
      La pioggia di Sant’ Anna è una manna.
      Per San Giacomo e Sant’Anna entra l’anima
       nella castagna.
      In Luglio è ricca la terra, ma povero il mare.
      Per Santa Maddalena se il grappolo è serrato,
       il vino è assicurato.
      A Luglio gran calura, a Gennaio gran
       freddura.

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Del mese di Agosto

Agosto è l'ottavo mese dell'anno secondo il
calendario gregoriano, consta di 31 giorni e si
colloca nella seconda metà di un anno civile.

      Agosto moglie mia non ti conosco.
      L'acqua del 24 agosto rovina olio e mosto.
      Chi mangia l'uva in agosto non arriva a
       ottobre a bere il mosto.
      Luna d'agosto illumina il bosco.
      Agosto ci matura il grano e il mosto.
      Di settembre e d'agosto bevi vino vecchio e
       lascia stare il mosto.
      D'agosto cura la cucina, di settembre la
       cantina.
      Agosto mese delle vacanze e del riposo.
      Agosto matura, settembre vendemmia.
      Zappa la vigna d'agosto se vuoi avere buon
       mosto.
      Alla prima acqua d'agosto il caldo s'è riposto.
      Per la Madonna d'agosto si rinfresca il bosco.
      La pioggia di San Bartolomeo serve solo a
       lavare i piedi.
      La prima pioggia d'agosto fa fuggire pulci e
       mosche.
      Alla prima acqua d'agosto, pover uomo ti
       conosco.

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POESIA
          LA PIOGGIA NEL PINETO

È forse la poesia più famosa di D’Annunzio, tratta
da Alcyone, in cui D’Annunzio trasfigura e
rappresenta liricamente momenti e sensazioni,
dell’estate del 1902 trascorsa in Versilia. Il tema è la
pioggia estiva, mentre il poeta e la donna amata
varcano le soglie della pineta e vi si inoltrano. La
prima impressione che si ricava leggendola è quella
di una straordinaria abilità letteraria del poeta,
capace di percepire con l’acutezza dei sensi, e di
riprodurre con l’armonia delle parole, i suoni
diversi che la pioggia suscita cadendo sulla fitta
vegetazione.
Il poeta descrive la pioggia estiva nella pineta,
cogliendola nei vari momenti e nella diversa
orchestrazione dei suoni: quando inizialmente è
rada, quando poi s’infittisce, quando infine diventa
scrosciante.
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Il poeta ha la percezione di sentirsi intimamente
fuso con la natura e di ritornare alle sorgenti della
vita.

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                 del bosco non odo
              parole che dici umane;
                ma odo parole più nuove
            che parlano gocciole e foglie
                       lontane.
                   Ascolta. Piove
                dalle nuvole sparse.
                Piove su le tamerici
                 salmastre ed arse,
                   piove su i pini
                  scagliosi ed irti,
                   piove su i mirti
                        divini,
               su le ginestre fulgenti
                   di fiori accolti,
                  su i ginepri folti
                 di coccole aulenti,
               piove su i nostri volti
                        silvani,
              piove su le nostre mani
                       ignude,
                  su i nostri vestimenti
                       leggieri,
                su i freschi pensieri
                che l’anima schiude
                       novella,

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su la favola bella
             che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
           o Ermione.
    Odi? La pioggia cade
         su la solitaria
            verdura
 con un crepitìo che dura
        e varia nell’aria
      secondo le fronde
     più rade, men rade.
      Ascolta. Risponde
       al pianto il canto
           delle cicale
    che il pianto australe
         non impaura,
      né il ciel cinerino.
            E il pino
   ha un suono, e il mirto
 altro suono, e il ginepro
  [altro ancóra, stromenti
             diversi
 sotto innumerevoli dita.
           E immersi
    noi siam nello spirto
            silvestre,
   d’arborea vita viventi;
      e il tuo volto ebro
      è molle di pioggia
       come una foglia,
        e le tue chiome

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auliscono come
     le chiare ginestre,
    o creatura terrestre
        che hai nome
           Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
      delle aeree cicale
        a poco a poco
          più sordo
    si fa sotto il pianto
          che cresce;
 ma un canto vi si mesce
           più roco
     che di laggiù sale,
  dall’umida ombra remota.
   Più sordo e più fioco
    s’allenta, si spegne.
        Sola una nota
 ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
           crosciare
     l’argentea pioggia
         che monda,
    il croscio che varia
     secondo la fronda
   più folta, men folta.
           Ascolta.
      La figlia dell’aria
    è muta; ma la figlia

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del limo lontana,
               la rana,
 canta nell’ombra più fonda,
    chi sa dove, chi sa dove!
     E piove su le tue ciglia,
             Ermione.
   Piove su le tue ciglia nere
       sì che par tu pianga
   ma di piacere; non bianca
     ma quasi fatta virente,
      par da scorza tu esca.
 E tutta la vita è in noi fresca
              aulente,
il cuor nel petto è come pèsca
               intatta,
    tra le palpebre gli occhi
   son come polle tra l’erbe,
       i denti negli alvèoli
  son come mandorle acerbe.
  E andiam di fratta in fratta,
    or congiunti or disciolti
      (e il verde vigor rude
       ci allaccia i mallèoli
       c’intrica i ginocchi)
    chi sa dove, chi sa dove!
    E piove su i nostri volti
               silvani,
    piove su le nostre mani
              ignude,
      su i nostri vestimenti
              leggieri,

                                   17
su i freschi pensieri
   che l’anima schiude
          novella,
     su la favola bella
          che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
        o Ermione.

                    Gabriele D'Annunzio

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FILASTROCCA DI FERRAGOSTO

Filastrocca di ferragosto tutti a correre per un posto
sulla spiaggia di un bel mare per mangiare, per
cantare.
Filastrocca di metà agosto, è già cotto un bell’arrosto
da portare su sui monti dove sgorgano le fonti.
Ferragosto, mezza estate, è la notte delle fate, è una
notte di gran festa che ci fa girar la testa!

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LA LEGGENDA DEL GIRASOLE

C'era una volta uno splendido giardino.
Vi sbocciavano fiori meravigliosi d'ogni colore e
ricchi di profumo. Tutte le persone che lo vedevano
restavano ammirate e si fermavano a complimentare
ogni varietà per il colore, per la forma, per il
profumo. I fiori, lusingati da tanta ammirazione,
divennero alteri e superbi. Avvenne che un giorno,
tra gli splendidi steli, si affacciasse uno strano fiore.
Aveva uno stelo debole e sottile con una corolla
troppo grande e pesante, come un disco di bronzo.
Al suo primo apparire, i fiori vicini cominciarono
a schernirlo.
- Com'è brutto! Senza armonia, senza corolla di
petali.
Perché sei cresciuto qui? Non potevi nascere
altrove?
Il povero fiore divenne in poco tempo lo zimbello
del giardino. Da ogni aiuola gli arrivavano offese ed
esso, senza      rispondere,     cresceva     umilmente,
tenendo la corolla rivolta a terra. Ma il sole, che da
tempo osservava quanto avveniva nel giardino,
rideva sotto i raggi, e pensava: - Vedrete, vedrete
voi, piccoli smorfiosi! Rivolse i suoi raggi piccoli sul
fiore, lo fece crescere alto alto su tutti e poi gli disse:
- Tu mi hai amato in silenzio e in umiltà. Alza ora la
tua corolla e guardami. Ti donerò un raggio.
Il fiore alzò timidamente il capo e intorno al disco
di semi, fiorì una corona di petali, gialli come l'oro.
                                                         20
Tutto il grande fiore rise di felicità e guardò
riconoscente il sole. Non ho finito! - esclamò il
grande astro. - Porterai il mio nome e gli uomini
avranno bisogno dei tuoi petali per tingere le loro
stoffe. I tuoi semi daranno l'olio e saranno dolce
cibo agli uccelli.

                                                21
VACANZE IN MONTAGNA
Alla fine di giugno papà Michele ha lanciato
l'idea: quest'estate lasceremo l'automobile in
garage partiremo per le montagne con un'asinella.
Io e la mamma restammo senza parole, sicuri
di non aver sentito nulla di più bizzarro. Ma dal
momento in cui abbiamo « noleggiato» la nostra
futura compagna, l'emozione si è a mano mano
impadronita di me e d'un tratto ho capito che
quella che stavo per vivere sarebbe stata
un'esperienza       bellissima     e indimenticabile.
La nostra avventura ha inizio sotto un cielo blu
 terso, in Val di Sole, in Trentino. Monto in groppa
all'asinella: là in alto, seduto gambe larghe, mi
sento scomodo e malfermo. Ma è questione di
poco. La marcia comincia: davanti c'è mamma
Bruna con la cavezza in mano, poi l'asina che noi
abbiamo soprannominato «Mussa» e sulla groppa
sua ci sono io con le gambe fra le sacche cariche
dei nostri bagagli; per ultimo segue papà
accompagnato da Lea, il nostro amato pastore
maremmano. Ma la vera protagonista è lei, la «
Mussa», con il suo sguardo tenerissimo, umido e
profondo.         Tutti       quelli      che       ci
incontrano l'accarezzano, soprattutto i bambini
che forse mi invidiano un po'.

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Per giorni la nostra minicarovana si muove
lentamente fra alberi e arbusti, costeggia ruscelli e
torrenti. Per tutto il viaggio dimentico i pochi
giocattoli che ho con me, occupato come sono,

raccogliere bastoni, gettare sassi nei laghetti,
mangiare mirtilli e scalare massi. Ogni sera
lasciamo la « Mussa» e Lea nelle stalle con le
mucche e entriamo nelle malghe per mangiare e
trascorrere la notte. Papà, mamma e io ci
stendiamo nei nostri caldi sacchi a pelo e a lume
                                               23
di     pila    parliamo,     ci    scambiamo       le
impressioni sulle cose viste durante il tragitto e
sulla cartina controlliamo il percorso che ci
attende l'indomani. Ed ecco che al buio, in
silenzio, ascolto i suoni della natura: lo scrosciare
dell'acqua durante un temporale estivo, il passo
affrettato di qualche animale, il vento che muove
l'erba e i cespugli della campagna.

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LA REGINA DEI CAMPI

Guardate la spiga di grano: ha in capo una corona di
cento punte. E' davvero la regina dei campi.
Tutte le altre biade, tutti gli altri frutti sono meno
belli di lei. E' la piuma d'oro della terra.
Essa è la prediletta del contadino che le presta le sue
fatiche più dure. Ara con il pesante aratro per fare al
seme un letto soffice e profondo, per difenderlo dal
gelo. L'aiuta a crescere rompendo con la zappa la
crosta del!a terra, che I'inverno ha indurito.
Le dà Il nutrimento di concime, perché venga su
robusta, come si dà ai bambini l'olio di merluzzo.
E quando è fatta adulta, trema per lei se vede i
passare nel cielo una nuvola nera. Matura e dorata,
egli va a raccoglierla e per tagliarla l'abbraccia e si
                                                    25
china un poco come per dirle: Perdonami se ti faccio
male. Lo sai che ti voglio bene.

                                    Renzo Pezzani

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NOTTE DELLE STELLE

La notte di San Lorenzo, una stella cadente
viaggiava nello spazio alla velocità della luce. Era
arrivata a conclusione del suo lungo viaggio e stava
scrutando il mare in cui si sarebbe inabissata di lì a
poco. Le sarebbe tanto piaciuto esaudire qualche
desiderio speciale, però nessuno l'aveva notata e le
rimaneva poco tempo a disposizione. Lei, ultima
nata del firmamento, era bella e luminosa come tutte
le stelle, ma non ancora splendente come le sue
sorelle maggiori. Per loro, sicuramente, non ci
sarebbe stato che l'imbarazzo della scelta. Tuttavia,
non demorse. Da lontano, scorse una bambina che
giocava solitaria sulla spiaggia e si rivolse a lei nel
linguaggio musicale degli astri. La piccola rimase

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molto sorpresa nell'udire una melodia di cui, con
meraviglia, capiva il significato, pur non
conoscendo i suoni. Era una bambina curiosa e
 coraggiosa e non si spaventò. Anzi, quella magia la
affascinava. Sapeva che una stella cadente poteva
appagare non più di un desiderio e lei non aveva
niente di speciale da domandare. O meglio, anche
lei nutriva aspirazioni, ma di solito bastava chiedere
a mamma e papà. Perciò rispose: "Sono felice così
come mi vedi e non voglio prender il posto di
qualcuno che ha più bisogno di me". La stella
cadente le sorrise, mobilitando una scia infinita di
cristalli luminosi che avvolse la bambina in un'onda
morbida di suoni e colori. "Hai ragione piccola, ma
vedi, il mio tempo sta per scadere e all'orizzonte
scorgo soltanto distese di sabbia e acqua. Ci sei solo
tu, ma fa' presto poiché non c'è più tempo. La
bambina si concentrò e trovò quello che aveva nel
cuore. "Ecco, vorrei che tu non morissi e ci
ritrovassimo qui, in questo esatto punto della
spiaggia, il prossimo anno, la notte di San Lorenzo.
La stella, incredula e felice, esplose in mille colori.
Invertì la direzione di marcia e spiccò il volo verso
lo spazio infinito, cantando una melodia. La
bambina non la decifrò, poiché la mamma la stava
chiamando. Di sera, però, prima di addormentarsi,
la udì di nuovo che diceva. " Contaci, bambina mia.
Contaci."
                                   Gianluigi Quagelli

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10 AGOSTO NOTTE DI SAN LORENZO

Notte estiva, notte di rugiada sull’erba e umidità
che cala lenta a coprire con una patina lucente i
prati, i sentieri e i grandi spiazzi dai quali osservare,
con il naso all’insù, il cielo terso di agosto alla
ricerca di una stella cadente. Durante la notte di San
Lorenzo, il 10 agosto, è tradizione trascorrere un po’
di tempo con gli occhi fissi alle stelle in attesa di
cogliere la scia di quelle cadenti. Un costume legato
alla tradizione cristiana, più precisamente proprio a
San Lorenzo, il santo al quale è dedicata la
giornata.“ La notte di san Lorenzo è
tradizionalmente associata al passaggio dello sciame
meteorico delle Perseidi, fenomeno popolarmente
ed erroneamente chiamato stelle cadenti ma anche
poeticamente ‘lacrime          di     San       Lorenzo’,
considerato evocativo dei carboni ardenti su cui il
santo fu martirizzato. In effetti, in quei giorni,
l'atmosfera terrestre è attraversata da un numero di
piccole meteore molto più alto del normale. Il
fenomeno risulta particolarmente visibile alle nostre
latitudini in quanto il cielo estivo è spesso sereno.
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INDICE

               TITOLO                          PAGINA
La festa dell’Assunzione di Maria                 1
Lettera Volontari A.V.O.                          3
Poesia : Il 5 Maggio                              5
Detti e Proverbi dell’estate                     10
Poesia : La pioggia nel pineto                   13
La filastrocca di Ferragosto                     19
La leggenda del girasole                         20
Vacanze in montagna                              22
La regina dei campi                              25
Notte delle Stelle                               27
10 Agosto Notte di San Lorenzo                   29

Come sempre, rinnoviamo l’invito a collaborare con
  il Servizio Animazione per realizzare i prossimi
                        numeri!
Si potranno raccogliere i futuri articoli sia attraverso
 il dialogo diretto con i Signori Ospiti sia tramite la
consegna cartacea o l’invio e-mail di pagine scritte,
                utilizzando l’indirizzo
         animazione.frisia@trivulziomail.it

              BUONA LETTURA,
              le Animatrici Sociali

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REDAZIONE:
            autori, collaboratori

Raccolta articoli e trascrizione a cura della
volontaria A.V.O. Sig.ra Maria Pia Mauro e degli
Animatori Sociali.

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“Anni d’Oro” possono provenire da internet o dai
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