Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
dimenticati
                               dalla fortuna
Misure coercitive
a scopo assistenziale
nei Grigioni

Brochure di accompagnamento
all'esposizione
Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
Inhalt

    Prefazione
    Jon Domenic Parolini                                                                         7

    Introduzione
    Tanja Rietmann                                                                               9

    Un concetto di esposizione a immersione e partecipazione
    Karin Bucher                                                                                13

    Stazioni dell'esposizione

    1. Carità e divieto di accattonaggio                                                        17

    2. «Elevare gli individui al rango di membri utili della società borghese»                  21
         «Non sono riuscito a conformarmi a questa cosiddetta correzione»                       25
    La fuga di Florian Branger (1881–1956) dall'istituto di lavoro Realta

    3. «La fame assale la pancia e fa male»                                                     27

    4. Povertà, assistenza e misure coercitive nel XX secolo                                    31
          «Non ho nemmeno potuto dire addio ai miei bambini»                                    35
    La dissoluzione della famiglia Albin nel 1953 e come otto bambini perdono la propria casa

    5. Bambini schiavi, pastorelli e bambini collocati a servizio37
         «Sono stato trattato come una cassa»                                                   41
    Lo sballottamento del bimbo Ruedi Hofer (*1943) tra un collocamento coatto e l'altro
    e come è rimasto gravemente ferito

    6. Basi legali                                                                              43

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
7. Opere assistenziali per bambini poveri, orfani o trascurati                            47
          «Non vali niente, non diventerai nessuno»                                           53
    L'esperienza di Cornelia Studer (1957–2019) in un istituto per bambini tra sradicamento,
    violenza e isolamento

    8. Critiche interne                                                                       55

    9. Sottrazione di bambini da parte dell'Opera assistenziale per i «bambini della strada»59
          «Atti simili sono un crimine»                                                       63
    L'esperienza peggiore di Uschi Waser (*1952): leggere i propri atti

    10. Diritti umani e rivoluzione sociale                                                   65

    11. Riconoscimento ed elaborazione                                                        69

    12. Una lunga strada                                                                      73

    13. Dignità umana                                                                         77

         Storie di vita                                                                       81

    14. Il futuro ha bisogno del passato?                                                     83

    Colophon84

    Ringraziamento85

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
Jon Domenic Parolini
    Consigliere di Stato

    prefazione

    Da diversi anni il Cantone dei Grigioni attribuisce grande importanza al confronto approfondito
    con quanto accaduto in relazione alle misure coercitive a scopo assistenziale. Su incarico del
    Governo, la storica Tanja Rietmann ha studiato questo difficile capitolo della storia grigionese.
    Dai suoi studi sono emerse evidenze che hanno lasciato il segno riguardo a internamenti ammini-
    strativi, interdizioni, collocamenti extrafamiliari di minori o sterilizzazioni forzate nel nostro
    Cantone. Negli scorsi anni molte delle persone oggetto di misure hanno trovato il coraggio di
    riferire di quanto vissuto e della sofferenza che ciò ha comportato e spesso comporta tuttora
    per loro e per i loro familiari. Nel 2017 questo fatto ha indotto il Governo grigionese a chiedere
    perdono alle persone oggetto di misure coercitive a scopo assistenziale.

    Confrontarsi a fondo significa anche ricordare e provvedere affinché quanto accaduto non
    venga dimenticato. Il Governo ha creato un gruppo formato da persone oggetto di misure e da
    esperti che ha avuto il compito di occuparsi del tema. Su iniziativa di questo gruppo, accanto
    alla stalla del Waldhaus, ai margini del Fürstenwald di Coira, è stato creato un luogo della me-
    moria. Un luogo in cui i passanti possono fermarsi e i bambini possono giocare. Un luogo in cui
    possono verificarsi degli incontri. Un'altra esigenza importante per il gruppo era informare il
    pubblico riguardo alla storia delle misure coercitive a scopo assistenziale. A tale scopo è stato
    elaborato del materiale didattico che consente a studenti e insegnanti di occuparsi del tema
    durante le lezioni. La mostra «Dimenticati dalla fortuna. Misure coercitive a scopo assisten-
    ziale nei Grigioni» intende invitare un vasto pubblico a confrontarsi con questo capitolo della
    storia grigionese, ma anche a interrogarsi in merito al fatto se e come l'accaduto riguardi tutti
    noi ancora oggi.

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
Tanja Rietmann
    storica e curatrice

    introduzione

    Strappati alle famiglie, messi a servizio, interdetti, rinchiusi in istituti, rimandati al Comune
    di attinenza, sottoposti ad adozione forzata, sterilizzati o castrati in modo coatto. Questo
    ventaglio di misure oggi è raggruppato nell'accezione collettiva di «misure coercitive a scopo
    assistenziale e collocamenti extrafamiliari». Se ne parla in relazione al periodo che spazia tra
    il XIX secolo e gli anni 1970 circa. I provvedimenti furono adottati soprattutto dalle autorità
    tutorie e preposte alla lotta contro la povertà, che collaboravano con diverse opere assistenziali.
    Fino al XX secolo inoltrato, molti bimbi furono dati in affidamento o collocati fuori casa a scopo
    lavorativo dai propri genitori.

    Non sappiamo esattamente quante persone siano state oggetto di queste misure coercitive in
    Svizzera. In base alle valutazioni effettuate, nel XIX e XX secolo sarebbero state diverse decine
    di migliaia fino a centinaia di migliaia, nei Grigioni diverse migliaia.

    Politica sociale repressiva e politica sociale conservativa

    Molte vittime provenivano da condizioni sociali ed economiche difficili. Gli strumenti coercitivi
    facevano parte del repertorio assistenziale al fine di proteggere le ristrette risorse finanziarie
    dei Comuni. Gli interventi disciplinari erano ritenuti legittimi quando gli interessati condu-
    cevano una vita contraria ai concetti morali borghesi dominanti. Li si definiva «fannulloni»
    o «dissoluti» e in questi casi era lecito dissolvere una famiglia invece di provvedere al suo
    «risanamento», come si chiamava allora, con aiuti economici, copertura dei debiti o assistenza
    personale. L'attenzione era fortemente rivolta al comportamento individuale. Le strutture
    insufficienti quali un mercato del lavoro precario, lo Stato sociale sottosviluppato o l'emergenza
    abitativa erano sottovalutati.
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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
Le misure rientravano anche nell'ottica di una politica familiare conservativa. In innumerevoli       doppiamente stigmatizzata, subì abusi di ogni genere e rimase traumatizzata da adulta rileg-
casi, il fatto che un genitore venisse a mancare a causa di malattia, morte o detenzione, seg-        gendo gli atti che la concernevano.
nava l'inizio di una dolorosa biografia di collocamenti extrafamiliari. Le «famiglie incomplete»
                                                                                                      Le cinque storie rappresentano il destino di molte migliaia di persone. Trattano delle misure
non erano soltanto esposte al rischio della necessità di assistenza; erano anche uno sfregio alla
                                                                                                      coercitive più frequentemente applicate e illustrano gli aspetti che le contraddistinguono:
diffusa immagine di famiglia borghese in cui il padre lavora e guadagna e la madre si occupa
                                                                                                      stigmatizzazione, svalutazione morale, violazione di diritti fondamentali, violenze sessuali e
della casa e dei bambini.
                                                                                                      conseguenze per tutta la vita. Raccontano però anche di come gli interessati abbiano trovato
                                                                                                      la forza di rifarsi una vita degna di essere chiamata tale.
Riabilitazione

Da alcuni anni a questa parte, gli interessati hanno iniziato a far sentire sempre più la propria     Le storie sono state ricostruite in base a materiale d'archivio, interviste e racconti autobio-
voce. Raccontano di quello che hanno dovuto subire e pretendono che sia fatta luce sulle loro         grafici e presentati ai visitatori sotto forma di audio -racconti. Si trovano anche in strumenti
sofferenze. Che abbiano subito un torto oggi è un fatto ufficialmente riconosciuto. La Confe-         didattici per le scuole (www.lmv.gr.ch) e per studenti (www.sorgeoderzwang.ch).
derazione, nel 2010 e 2013, e il governo grigionese nel 2017 hanno espresso le proprie scuse
al riguardo. E la Svizzera non è sola su questo cammino: molte altre nazioni hanno iniziato           Un ringraziamento personale
ad ascoltare le vittime e ad approfondire l'accaduto quale espressione del sistema sociale ed         Sono molti anni che mi occupo della storia delle misure coercitive a scopo assistenziale. Desi-
economico dell'epoca, per il quale occorre assumersi la responsabilità in qualità di democrazia.      dero ringraziare gli interessati e i loro parenti, che mi hanno raccontato quello che hanno pas-
                                                                                                      sato. Non potrò mai sapere esattamente cosa hanno provato, ma posso ascoltare e, in qualità
Cinque storie che ne rappresentano molte altre                                                        di storica, dare un fondato contributo scientifico al dibattito sulle dinamiche dell'emarginazione
La base dell'esposizione è rappresentata da uno studio* commissionato dal governo grigionese.         sociale. Questa questione non cadrà in prescrizione, così come gli interessati porteranno con sé
Lo studio elabora il contesto istituzionale delle misure coercitive a scopo assistenziale ed evi-     il proprio vissuto per tutta la vita.
denzia per esempio la pressione finanziaria che gravava sulle autorità e gli uffici preposti
all'assistenza.

La mostra, incentrata sulla storia di cinque persone nate tra il 1881 e il 1957, amplia ora
questa prospettiva. Florian Branger era un viaggiatore, ma anche un uomo relegato ai margini
della società. Le sue fughe dall'istituto di lavoro di Realta avevano fatto scalpore negli anni
1920. Il destino della famiglia Albin, colpita dalla povertà, evidenzia la graduale dissoluzione
di una grande famiglia «sregolata». Il bimbo Ruedi Hofer, sballottato di qua e di là, collocato e
trasferito in diversi Cantoni, giunge nei Grigioni da adulto. Le conseguenze dei maltrattamenti
 e degli abusi subiti lo fanno soffrire ancor oggi. Nell'istituto per bambini dove si trovava negli
anni 1960 e 1970, Cornelia Studer non conobbe protezione, bensì un mondo isolato carico               * Tanja Rietmann, Fürsorgerische Zwangsmassnahmen. Anstaltsversorgungen, Fremdplatzierungen und Entmündigungen in
di violenza. Proprio come Uschi Waser che, come figlia di una donna Jenisch non sposata, era          Graubünden im 19. und 20. Jahrhundert. Quellen und Forschungen zur Bündner Geschichte, Bd. 34. Chur 2017

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
Karin Bucher
     scenografa

     un concetto di esposizione a immersione
     e partecipazione

     Una montagna di materiale d'archivio e racconti di interessati grigionesi – molti documenti
     e testi, pochi oggetti e fotografie raccontano del passato delle misure coercitive a scopo
     assistenziale nei Grigioni. Come raccontare questo oscuro capitolo della nostra storia in modo
     vibrante, nell'ambito di un'esposizione toccante e fedele alla tematica?

     La storia è composta da migliaia di storie e si costituisce ogni volta che qualcuno
     racconta e qualcun altro ascolta

     Mi piace ascoltare le persone e le loro storie. Cinque interessati e il loro destino sono al centro
     della mostra. La storia della loro vita è raccolta in audio -racconti che ridanno, in tutta la loro
     intensità, i rispettivi momenti chiave e temi principali. Affinché le ascoltatrici e gli ascoltatori
     possano immedesimarsi nei protagonisti, per ogni storia di vita ho ideato un luogo intimo e
     chiuso. Lo spazio illustra il racconto, lo rende esperibile e permette di immergersi frammen-
     tariamente in altri tempi con l'ausilio di diversi media. Si possono consultare i documenti
     originali, mentre gli oggetti presenti rievocano l'epoca delle singole storie.

     Per favorire il cambio di prospettiva, su una delle pareti esterne di ognuno degli spazi è rap-
     presentato il contesto storico di ogni biografia, influenzata dall'ambiente sociale e politico
     dell'epoca. Per poterla assimilare almeno in parte, è necessario capire la società e il periodo
     in cui è stata scritta.

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
La disposizione dei temi nell'esposizione è testimone di tutto ciò a livello spaziale. Le biografie    e fotografarle in un luogo dei Grigioni dove, tra la domanda e il luogo stesso, si crei un campo di
individuali all'interno degli spazi sono avvolte, strato per strato, dalle storie collettive che       tensione che stimoli il dibattito. Siamo interessati alle vostre opinioni e domande, per costruire
sfociano nelle pareti esterne degli spazi. Gli eventi dell'epoca, così come le basi politiche e        insieme il nostro futuro. Inviate una cartolina postale a un'amica o un amico.
legali, sono riportati frammentariamente su lavagne appoggiate alle pareti esterne dello spazio
espositivo.

La storia cambia quando la si accoglie e le si dà spazio

I cinque destini, narrati nei cinque spazi, sono rappresentativi per molte altre persone che
hanno vissuto esperienze analoghe. Il sesto spazio è una superficie aperta, limitata soltanto
da una libreria in cui sono raccolte altre biografie. Parlare, scrivere e ascoltare sono atti che
possono incidere sul vissuto e a volte addirittura guarire le ferite.

Tutti gli spazi e molti oggetti sono costruiti in cartone. Il cartone bruno per imballaggi di solito
ci serve a breve termine, per impacchettare qualcosa da trasportare o proteggere. Dopo di che
finisce nel riciclaggio della carta usata, raramente ispira i giochi dei bambini o viene utilizzato
come supporto protettivo. Insieme alla squadra del museo, con il cartone bruno ho creato, con
molta dedizione e pazienza, un nuovo mondo amorevole pronto ad accogliere le biografie. Gli
oggetti riproducono nei dettagli quelli di una volta e si basano sui rispettivi periodi storici.
Inoltre, attraverso la superficie vuota lasciano spazio a percezioni, pensieri e associazioni
personali e rappresentano un piano di proiezione per i ricordi.

La storia non ha fine, poiché ogni giorno continuiamo a scrivere il nostro futuro

Il tema delle misure coercitive a scopo assistenziale e dei collocamenti extrafamiliari richiede
uno spazio di riflessione nel presente. Che insegnamenti possiamo trarne? Che forma vogliamo
dare al nostro futuro?

Nei video-colloqui incontrerete persone che, attraverso il loro lavoro, si sono confrontate con la
tematica e hanno formulato il loro punto di vista sul presente.

Io sono amica delle domande, non delle risposte. Le domande danno spazio ai pensieri e ri-
flettono il proprio io. Le domande sono l'anticamera della consapevolezza e restano aperte ai
cambiamenti. Insieme abbiamo raccolto e selezionato domande, per poi stamparle su cartelloni

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
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     carita` e divieto di accattonaggio

     Nel Medioevo, la povertà era considerata una condizione imperitura voluta da Dio. L'obiettivo
     non era quello di sconfiggerla nel tempo. La povertà dava invece ai più abbienti l'opportunità
     di fare donazioni. I ricchi sostenevano opere umanitarie e anche la gente semplice dava
     elemosine. Chiese e conventi sostenevano i bisognosi con donazioni caritatevoli. Dal canto
     loro, i poveri pregavano per loro in segno di riconoscenza. Entrambe le parti anelavano così a
     raggiungere la salvezza dell'anima.

     Circa a partire dal XVI secolo, l'atteggiamento nei confronti della povertà cambiò radicalmente
     in tutta Europa. La differenziazione tra poveri «degni» e «indegni» divenne di importanza cen-
     trale. Le autorità fomentarono le critiche secondo cui la concessione incontrollata di elemosine
     avrebbe condotto ad abusi di ogni genere. Emanarono divieti di accattonaggio e sollecitarono
     i Comuni a non tollerare le richieste di elemosina. La popolazione non avrebbe più dovuto fare
     donazioni a occhi chiusi.

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Misure coercitive a scopo assistenziale nei Grigioni - Brochure di accompagnamento all'esposizione
1 Martino di Tours, patrono dei poveri e dei mendicanti, è uno dei santi più conosciuti della
                    chiesa cattolica. La leggenda narra che il santo condivise il suo mantello con un men-
               dicante infreddolito e vestito di stracci. Bassorilievo del tardo XV secolo sul campanile della
               chiesa di San Martino a Coira. Foto: Ralph Feiner

               «Bei uns in Zizers ist es Gewohnheit, dass in den Kirchen öffentlich Spennen ausgetheilt wer-
               den. Dies wissen alle Bettler, und auf solche Tage versammeln sich eine Menge, so dass nach
               diesem Gebrauch das vestgesezte unter die Anwesenden ausgetheilt werden muss, wobei die
               Fremden das meiste wegtragen und die Einheimischen und Hausarmen die sich des Bettelns
               schämen, und oft viel bedürftiger sind, schmachten können.» Christian Hartmann Marin, Etwas
               über Armenanstalten und ihre Nothwendigkeit in unserm Lande. In: Der Sammler, 1784, p. 351

               «Unser Volk glaubt nämlich heilig, dass die Segenswünsche, welche ein Bettler nach empfan-
               genem Almosen, in längst auswendig gelernten Phrasen ausschüttet, den grössten Einfluss
               auf das zeitliche und ewige Wohl des Gebers haben.» Carl Ulysses von Salis-Marschlins, Über das
     1   2   Armenwesen in Bünden und von den Mitteln es zweckmässiger einzurichten. In: Der neue Sammler,
               1806, p. 196

               2 Un usciere cittadino in uniforme scaccia una famiglia di mendicanti con tutti i loro averi
                  dalla città di Coira. 1807. Acquerello: Johannes Christ, collezione privata

               «Zur Last fallende und bettelnde Arme sind: Jacob Marmels, ein schlechter Zimmermann. Der
               Mann verdient ziemlich, die Frau thut nichts, hat keine Sparsamkeit. Führt für sich und Kin-
               der über ihren Stand gehende Kleidungspracht. Fallen durch Betteln dem Dorf und Umge-
               gendbewohnern zur schweren Last. Ausser dem Schwabengehen arbeiten die Kinder nichts.»
               Franz Capeder, Bezirksarmenkommissar, 1853. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 a, Armen-
               bericht Capeder, 25. Mai 1853

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2

      elevare gli individui al rango di membri
     utili della societa` borghese

     Nel XIX secolo, la povertà era ampiamente considerata una colpa individuale, dovuta alla
     pigrizia e all'oziosità di coloro che ne erano colpiti. L'educazione al lavoro avrebbe contrastato
     questa piaga. Su questo retroscena, nel 1840 i Grigioni allestirono la casa di lavoro forzato
     Fürstenau per poveri «dissoluti» e «fannulloni». Contrariamente alla privazione della libertà
     in virtù del diritto penale, le persone non erano internate per aver commesso un reato, bensì a
     causa del loro modo di vivere, delle loro idee e del loro carattere.

     Simili collocamenti in case di lavoro, noti come «internamenti amministrativi», sono stati
     praticati in Svizzera fino agli anni 1970. Erano l'espressione di una politica sociale repressiva
     e colpivano soprattutto persone che vivevano in condizioni di difficoltà sociali ed economiche.
     Gli internamenti, decisi da autorità popolari nel corso di procedure sommarie, si protraevano
     in parte per molti anni. Nel XX secolo, le persone toccate da questo genere di provvedimenti in
     Svizzera sono state circa 60 000.

20                                                  21
1         2   3     1 Nel 1840, nell'ex castello vescovile di Fürstenau, nel Domleschg, i Grigioni apriro-
                           no uno dei primi istituti di lavoro in Svizzera. Molti Cantoni utilizzarono ex edifici
                      ecclesiastici o secolari di rappresentanza per insediare istituti di lavoro o penitenziari.
                      Fürstenau poteva ospitare circa 40 persone. Illustrazione: castelli a Fürstenau, verso 1878,
                      Museo retico

                        2 Di protezione della personalità nessuna traccia: nel 1842, la commissione per i poveri
                             della popolazione grigionese diede conto dello sviluppo dell'istituto di lavoro di
                      Fürstenau, pubblicando i dati personali dettagliati delle persone internate nel primo anno di
                      esercizio. Le persone qui elencate sono tra le prime internate negli istituti di lavoro svizzeri.
                      Illustrazione: J.R. Brosi, Kurzer Bericht über das Armenwesen im Kanton Graubünden. Chur 1842,
                      Anhang

                       3 Nel 1855, gli internati di Fürstenau furono trasferiti nel neocostituito istituto di lavoro
4        5     6        Realta (a destra nella foto). Nel 1919, il Cantone completò l'istituto con l'odierna clinica
                      psichiatrica Beverin (nel bosco). Realta si rivelò un'istituzione complicata: nel 1946, la dire-
                      zione descrisse l'istituto come «un complesso di internamento di malati mentali, criminali e
                      individui in stato di abbandono difficilmente definibile». Nel 1949, la sezione femminile venne
                      abolita. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, Ablieferung 2015/056, JVA Realta

                       4 5 Internati dell'istituto di lavoro Realta al lavoro nei campi, attorno al 1950. Della vita
                               all'interno dell'istituto non ci sono testimonianze fotografiche. Nel XIX e XX secolo,
                      circa 1000 fino a 1500 persone furono oggetto di internamenti amministrativi nell'istituto di
                      lavoro Realta. Illustrazioni: Archivio di Stato dei Grigioni, Ablieferung 2015/056, JVA Realta

                       6 Il Cantone scelse le ubicazioni di Fürstenau (1840–1855) e Realta (dal 1855) consapevol-
                           mente, per sottoporre gli uomini internati ai lavori forzati per la canalizzazione del Reno.
          7     8   La cartina storica mostra il percorso del fiume raddrizzato. Cartina: ufficio federale di topografia

                       7 Estratto di un protocollo di un'autorità tutoria, 1935. L'autorità decise di internare l'uomo
                           interessato senza sottoporlo a un'audizione come previsto dalle disposizioni in materia.
                      Il motivo di queste infrazioni procedurali era da ricercare nelle carenza di risorse. Mancavano
                      infatti i mezzi per spostarsi al fine di partecipare a una seduta. E le conoscenze specifiche del-
                      le autorità, spesso impreparate, erano insufficienti. Di conseguenza, le perizie psichiatriche
                      avevano un peso enorme. Fonte: KESB Engadin/Südtäler, Scuol, Vormundschaftsakten

                       8 Durante la costruzione del penitenziario di Tignez, il cimitero dell'istituto di lavoro Re-
                           alta, utilizzato fino al 1910, è stato rimosso. Gli archeologi hanno rilevato una quantità
                      impressionante di fratture alle scapole negli scheletri. Un chiaro indizio della diffusione della
                      violenza fisica nella vita quotidiana dell'istituto. Bündner Tagblatt, 14. Maggio 2019

     22                                                               23
9:09

      non sono riuscito a conformarmi
     a questa cosiddetta correzione

     La fuga di Florian Branger (1881–1956) dall'istituto di lavoro Realta

     Negli anni 1880, la madre nubile emigra in America insieme a Florian, ancora piccolo. Quando
     Florian ha 15 anni, rientrano a Coira. Alcuni anni dopo, Florian sente nuovamente il richiamo
     di orizzonti lontani: giovane e forte, si imbarca su una nave ad Anversa. Dopo il suo ritorno nei
     Grigioni commette una serie di delitti minori. Nel 1902, l'autorità tutoria lo affida per la prima
     volta per sei mesi all'istituto di lavoro Realta. Seguono diverse altre condanne. Oltre alle pene
     detentive che sconta, viene internato su decisione amministrativa. Nel 1922 evade da Realta
     insieme ad altri internati, per lamentarsi presso il governo di Coira delle condizioni esecutive.

     Di Florian Branger abbiamo ricevuto un curriculum scritto a mano e diverse cartoline postali
     che non raggiunsero mai i loro destinatari poiché l'istituto le trattenne. Branger si libera del
     circolo vizioso degli internamenti solo dopo aver superato la soglia dei 50 anni. Negli atti si
     perdono le sue tracce.

24                                                  25
3

        la fame assale la pancia e fa male

     Fino al XIX secolo, per molte cerchie della popolazione il filo che separava una vita semplice
     da una condizione di emergenza esistenziale era molto sottile. Fino alla metà del XIX secolo,
     le testimonianze giunte fino ai giorni nostri tracciano per i Grigioni un quadro di situazioni di
     estrema necessità. L'anno senza estate del 1816 segnò una crisi particolarmente grave: le
     pessime condizioni climatiche seguite dalla perdita dei raccolti provocarono l'ultima grande
     carestia. Zuppe e polenta erano i cibi con cui si cercava di mantenere in vita le persone. Non
     tutti dimostravano solidarietà, ma vi erano famiglie benestanti che sotterravano viveri nel
     terreno o sotto a cumuli di pietre.

     A fornire assistenza furono soprattutto la chiesa e le cerchie di utilità pubblica. I Comuni furono
     chiamati ad assumere crescenti responsabilità e i primi decreti grigionesi a favore dei poveri,
     datati 1803 e 1839, li invitavano a sostenere i bisognosi. Ma le risorse erano scarse, l'assi-
     stenza limitata e vincolata a restrizioni. Nel 1850, un commissario dei poveri riporta comunque
     che: «I poveri non vengono lasciati morire.»

26                                                   27
«Am 20. August 1849 ist der Stall von Paula Gamboni aus Augio nebst Heu u. allen Hauseffekten
                    ein Raub der Flammen geworden. Selbst ihr 5jähriges Kind ist verbrannt. Sie war im Berge und
                    samelte da Heu und kam zurück, als sie nur noch die Ruinen rauchen sah. Sie hat öfters bei
                    der Behörde instartiert ihr etwas zur Linderung ihrer Noth beitragen zu wollen, aber nie etwas
                    erhalten. Sie ist sehr traurig. Endlich ist ihr alles eingeäschert, was sie besass u. zweitens ist
                    sie strupirt, so dass sie nur eine brauchbare Hand hat u. ist überdies über 50 Jahre alt.» J.J.
                    Augustin, Bezirksarmenkommissar, 1850. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 a, Armenbericht
                    Augustin, 31. Mai 1850

                     1   Il dipinto «Armensuppe» (la zuppa dei poveri) del pittore bernese Albert Anker
                         (1831–1910). Anker osserva la povertà e l'emergenza. I poveri, soprattutto i bambini, sono
                    rappresentati come umili destinatari delle offerte. Illustrazione: Albert Anker, 1893, © Kunst-
                    museum Bern

1        2   3    2 Nel XIX secolo il consumo di alcol aumentò e l'alcolismo divenne un problema crescente.
                          Le autorità reagirono emanando divieti di accesso alle osterie, ma anche misure coer-
                    citive quali interdizioni o internamenti in istituti di lavoro. Il dipinto di Albert Anker mostra un
                    bevitore provato e rassegnato. Illustrazione: Albert Anker, 1869, © Kunstmuseum Bern

                     3 Nel XIX secolo, in tutta Europa gli studiosi esaminavano le cause e le possibilità di com-
                         battere la povertà. Nel 1806, il grigionese Carl Ulysses von Salis-Marschlins (1760–1818)
                    scrisse il trattato programmatico «Über das Armenwesen in Bünden und von den Mitteln, es
                    zweckmässiger einzurichten» (la povertà nei Grigioni e i mezzi per affrontarla in modo più
                    appropriato). Egli propose di istituire fondi coordinati per i poveri, creare opportunità di gua-
                    dagno ma anche di combattere la «pigrizia» con la disciplina. Illustrazione: Felix Maria Diogg,
                    1794, Museo retico

     28                                                             29
4

     poverta` , assistenza e misure coercitive
     nel XX secolo

     Fino alla metà del XX secolo, in molti luoghi la povertà era opprimente e visibilmente diffusa.
     Le condizioni abitative erano precarie. Il rincaro e la perdita di opportunità di guadagno mi-
     nacciavano l'esistenza. I Comuni, le cerchie ecclesiastiche e quelle di pubblica utilità fornivano
     assistenza. Del loro repertorio facevano parte anche separazioni familiari, interdizioni e inter-
     namenti in istituto. Il numero delle misure di questo genere raggiunse l'apice nella prima metà
     del XX secolo, supportato anche dal crescente clima di conservatorismo che si era insinuato
     nella società fin dagli anni 1930 («difesa spirituale della Patria»).

     Le misure coercitive a scopo assistenziale diminuirono nella seconda metà del XX secolo. L'alta
     congiuntura e le assicurazioni sociali, come l'assicurazione per la vecchiaia e i superstiti
     introdotta nel 1948 (AVS), migliorarono le condizioni economiche della popolazione. Le crescen-
     ti esigenze qualitative poste agli istituti resero i collocamenti più costosi.

30                                                  31
«Zur Geldknappheit muss nur ein Krankheitsfall oder ein halber Monat Arbeitslosigkeit kom-                       1 Una cartolina ritrae l'immagine di una vita quotidiana semplice e laboriosa (nell'odierno
men und die Leute sind in Not. Die Erziehung der Untüchtigen, vor allem der Hausfrauen, nimmt                       Trin), attorno al 1930. Illustrazione: Verlag A. Reinhardt, ETH Bibliothek, Bildarchiv, Zürich
einen immer grösser werdenden Raum ein. Die Teuerung wirkt sich von Monat zu Monat schlim-
mer aus. Alles scheint aus den Fugen zu geraten, in vielen Familien hat eine unglaubliche                        2 Donna con bambini davanti a una casa fatiscente a Guarda, negli anni 1910 o 1920.
                                                                                                                      L'emergenza abitativa è segnalata nel 1945 in un rapporto dell'ente assistenziale: «Non
Misswirtschaft eingerissen. Hier noch Geldmittel aufzutreiben, hiesse ein Fass ohne Boden
                                                                                                                di rado otto o più persone dormono in una stanza, tre o quattro nello stesso letto! Le riper-
füllen. In einigen Fällen kam man um die Auflösung der Familie nicht herum.» Agathe Schneller,
                                                                                                                cussioni di queste condizioni sulla salute e sull'umore degli abitanti sono disastrose». Negli
Bezirksfürsorgerin, 1948. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 b 3, Jahresbericht Fürsorgebezirk
                                                                                                                anni 1950, una studentessa del lavoro sociale parla di condizioni abitative disumane. Descrive
Chur, 1948
                                                                                                                abitazioni gelide e umide, dotate di pavimenti marci e fessure alle pareti ripiene di giornali e
                                                                                                                stracci, spesso senza elettricità e acqua corrente. La Confederazione e i Cantoni cercarono di
                                                                                                                migliorare la situazione attuando programmi di risanamento. Illustrazione: Fundaziun de Planta,
                                                                                                                Chesa Planta, Samedan. Citazioni: Landesbericht des Kantons Graubünden, 1945, p. 111; Gertrud
                                                                                                                Aemissegger, Sanierungsbedürftige Wohnverhältnisse im Fürsorgebezirk Chur. Erhebungen in Gemein-
                        1                                       2                                        3   den, die nicht in die bundesrätlichen Sanierungsmassnahmen der Wohnverhältnisse in Berggebieten
                                                                                                                fallen. Zürich 1953, p. 34

                                                                                                                  3 Scena di strada a Hohenbühl, Coira, 1908. A causa della posizione ombrosa e umida, il
                                                                                                                       quartiere era abitato dalla popolazione più povera. Simili condizioni abitative portarono
                                                                                                                alla diffusione della tubercolosi, che imperversò fino agli anni 1950, mietendo molte vittime.
                                                                                                                Illustrazione: Stadtarchiv Chur, F 10.014.086

                                                                                                                 4 Un corteo di manifestanti chiede l'introduzione dell'assicurazione vecchiaia e superstiti
                                                                                                                     (AVS) nel 1946 o 1947. L'idea di contenere i rischi sociali mediante assicurazioni fece
                                                                                                                molta fatica ad affermarsi in Svizzera. Si temeva per esempio che le assicurazioni sociali
                                                                                                                potessero indebolire l'iniziativa personale. Foto: Hermann Freytag, Schweizerisches Sozialarchiv,
                                                                                                                F 5047-Fb-389
                         4                                      5                                        6
                                                                                                                 5 Il «soccorso d'inverno» carica frutta da distribuire a Coira nel 1955. Un'assistente
                                                                                                                     grigionese riferisce dell'aiuto materiale fornito all'epoca: «Possiamo lenire tante soffe-
                                                                                                                renze fornendo generi alimentari, contributi alle degenze ospedaliere, a vacanze per madri,
                                                                                                                ecc.» Con l'ampliamento dello Stato sociale nella seconda metà del XX secolo, il numero delle
                                                                                                                organizzazioni assistenziali di pubblica utilità regredì. Foto: Willy Zeller, Schweizerisches Sozial-
                                                                                                                archiv, F 5061-Fb-082. Citazione: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV 3 b 3, Jahresbericht Fürsorgebezirk
                                                                                                                Unterengadin, 1951

                                                                                                                 6 Un parroco distribuisce mele durante una pausa scolastica nell'istituto per bambini di
                                                                                                                     Meierhof, Grigioni, 1942. La foto è stata scattata nell'ambito di un reportage per la Pro
                                                                                                                Juventute. Foto: Theo Frey, Digital Print nach Originalvorlage (aus der Sammlung der Fotostiftung
                                                                                                                Schweiz)

                                                  32                                                                                                               33
7:46

      non ho nemmeno potuto dire addio
     ai miei bambini

     La dissoluzione della famiglia Albin* nel 1953 e come otto bambini perdono la propria casa

     Josef (1911–1957) e Sophia Albin (1918–1968) devono sposarsi da giovani. Lei è incinta. In rapida
     successione la coppia ha otto figli. La famiglia vive in un'abitazione d'emergenza fatiscente, in
     condizioni di estrema povertà. Josef lavora saltuariamente e i suoi guadagni non bastano per
     sostenere la famiglia. Inoltre beve regolarmente. La famiglia deve ricorrere all'assistenza. Di
     Sofia si dice che sia solita frequentare uomini. A scopo disciplinare l'autorità tutoria interna
     il padre per un anno in un istituto di lavoro. Interdice i genitori, che perdono così il diritto di
     crescere i propri figli. Uno alla volta i bimbi vengono affidati a istituti o famiglie. Sophia Albin
     viene internata per breve tempo in una clinica psichiatrica, ovvero nell'istituto di cura Beverin
     dell'epoca. I genitori presentano ricorso al governo contro il collocamento dei propri figli, ma
     non hanno successo. Josef Albin muore di tubercolosi a 46 anni. Dopo il suo rilascio dalla clinica,
     Sophia Albin va a lavorare presso parenti. Non si sa se i genitori abbiano mai rivisto i propri
     figli o se i fratelli e le sorelle dispersi si siano mai ritrovati.

     * Ai fini della protezione della personalità, i nomi sono stati modificati e in misura minima anche le altre indicazioni

34                                                                 35
5

     bambini schiavi , pastorelli e bambini
     collocati a servizio

     Da tempi immemorabili il lavoro dei bambini era indispensabile per garantire il sostentamento
     della famiglia. I bambini delle famiglie povere venivano collocati a servizio anche lontano da
     casa, nell'agricoltura, nelle economie domestiche e nell'albergheria. È pur vero che la legge
     sulle fabbriche del 1877 vietava il lavoro infantile al di sotto dei 14 anni, ma questa regola
     non si applicava all'agricoltura e alla piccola industria. I bambini grigionesi spesso non erano
     collocati a servizio a titolo permanente, bensì durante i mesi estivi di intenso lavoro.

     Lontano da casa, i bambini non dovevano soltanto lavorare molto duramente: molti soffrivano
     di nostalgia e subivano violenze, abusi e umiliazioni. La tutela di questi bimbi non era pra-
     ticamente regolata. Questa forma di lavoro infantile diminuì soltanto con l'avvento dell'alta
     congiuntura degli anni 1960 e 1970.

     Non si sa quanti di questi bambini ci fossero in Svizzera. La ricerca ipotizza un numero equiva-
     lente a diverse centinaia di migliaia per il XX secolo.

36                                                 37
«Diese Buben und Mädchen sind nicht immer gut untergebracht. Sie sind einerseits der Gefahr                    1 Molti bimbi dati in appalto e pastorelli si affezionavano molto agli animali. In loro
der Überanstrengung ausgesetzt, anderseits aber auch der Verwahrlosung in körperlicher und                         trovavano calore e conforto. Non è dato sapere se il bimbo ritratto sul passo del Maloja
seelischer Hinsicht.» Adela Luzi, Bezirksfürsorgerin, 1945. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, XIV        nel 1936 fosse un pastorello. Foto: Hans Baumgartner, Digital Print nach Originalvorlage (aus der
3 b 3, Jahresbericht Fürsorgebezirk Chur, 1945                                                                Sammlung der Fotostiftung Schweiz)

                                                                                                               2 Pastorello sull'alpe Falätscha nella valle di Safien, attorno al 1930. In molti Comuni
                                                                                                                    grigionesi fino al 1960 circa l'insegnamento scolastico si teneva solo nel semestre
                                                                                                              invernale. In questo modo i bambini venivano impiegati in qualità di indispensabili forze
                                                                                                              lavoro per affrontare le estati ricche di attività impegnative. Foto: Heinrich Meyer-Ebner,
                       1                                       2                                       3   Dicziunari Rumantsch Grischun

                                                                                                               3 Tre ragazze aiutano a trasportare un pesante carico di patate a Obersaxen, 1948. Foto:
                                                                                                                  Theo Frey, Digital Print nach Originalvorlage (aus der Sammlung der Fotostiftung Schweiz)

                                                                                                               4 I collocamenti in servizio, presso famiglie affidatarie o istituti erano spesso attuati oltre
                                                                                                                    i confini cantonali. In questo caso sulla frontiera nazionale. Due fanciulli italiani appaltati
                                                                                                              o pastorelli nella regione del Maloja, 1948. Lo scambio inverso, dalle vallate meridionali dei
                                                                                                              Grigioni verso l'Italia riguardava gli spazzacamini, bimbi che lavoravano in condizioni deplore-
                                                                                                              voli come assistenti dei veri e propri spazzacamini. Foto: Anita Niesz, Digital Print nach Original-
                                                                                                              vorlage (aus der Sammlung der Fotostiftung Schweiz)

                                                                                                               5 Un cosiddetto «Schwabengänger» sulla via di casa con un sacco di patate come ba-
                                                                                                                    gaglio. Fino all'inizio del XX secolo, si soleva mandare i bambini nel Sud della Germania
                       4                                       5                                       6   per farli lavorare presso contadini dalla primavera all'autunno. Spesso questa pratica faceva
                                                                                                              seguito a un infortunio, una malattia o alla morte di un genitore. Negli anni più difficili, la metà
                                                                                                              dei bambini di singoli villaggi si metteva in cammino per raggiungere la meta dopo una marcia
                                                                                                              che durava oltre una settimana. Illustrazione: Otto Uhlig, Die Schwabenkinder aus Tirol und Vor-
                                                                                                              arlberg. Innsbruck 1978, collezione privata

                                                                                                               6 Scultura a Ravensburg che ricorda il mercato degli Schwabenkinder. Un gracile bimbo
                                                                                                                    porta sulle spalle un contadino che lo percuote e un esponente religioso ben nutrito. Nel
                                                                                                              grande mercato di Ravensburg si trattavano anche bambini grigionesi, che venivano dati in
                                                                                                              appalto a contadini. La stampa grigionese criticò questa pratica fin dagli anni 1830. Riteneva
                                                                                                              infatti che questi poveri fanciulli compromettessero l'immagine dei Grigioni. Scultura di Peter Lenk
                                                                                                              «Die Schwabenkinder», Ravensburg, Pixelteufel, Flickr, CC BY 2.0

                                                 38                                                                                                            39
9:42

        sono stato trattato come una cassa

     Lo sballottamento del bimbo Ruedi Hofer* (classe 1943) tra un collocamento coatto e l'altro e come
     è rimasto gravemente ferito

     Nato nell'Oberland bernese, Ruedi da piccolo vive dalla nonna. Sua mamma lavora e suo padre
     presta servizio attivo. A tre anni la nonna lo affida a diverse famiglie del villaggio. Diventa un
     bimbo messo a servizio, dorme in stalla e cammina scalzo, che sia estate o inverno. A otto anni
     subisce un grave incidente mentre si trova sull'alpe. Un ordigno militare gli ferisce la mano e
     la schiena. Nonostante le gravi ferite con conseguenze permanenti, l'incidente non viene mai
     esaminato. Nelle vesti di «storpio a servizio», come viene definito, deve lavorare duramente
     in oltre 30 posti disseminati in diversi Cantoni. Vive sulla propria pelle la violenza, abusi e
     una profonda solitudine. Non potrà mai imparare un mestiere. Da adulto si trasferisce in una
     sperduta valle di montagna grigionese. Non riesce più a fidarsi degli uomini. Con gli animali,
     invece, ha un rapporto particolare e finisce per addestrare cani da soccorso. Insieme alla sua
     cagna Diana, Ruedi Hofer, la cui vita è stata disseminata di ostacoli, aiuta a salvare numerose
     vite umane.

     Molti anni fa ha cercato di trovare gli atti che lo riguardano, senza successo. Ora, grazie alla
     nuova legge del 2017 sulle misure coercitive a scopo assistenziale, le sue ricerche potrebbero
     avere un esito diverso. Ma lui non vuole più occuparsene. Si domanda, infatti, cosa cambie-
     rebbe?

     * Nome modificato ai fini della protezione della personalità

40                                                                  41
6

     basi legali

     Nel XIX secolo, i provvedimenti coercitivi a scopo assistenziale poggiavano soprattutto su leggi
     cantonali sui poveri. Nel 1912, a queste venne ad aggiungersi il Codice civile svizzero (CC),
     che divenne la base legale centrale per intimare interdizioni, revoche dell'autorità parentale,
     collocamenti extra-familiari o internamenti in istituto. Le premesse erano date da condizioni
     legalmente stabilite ma non meglio definite quali «pericolo» o «abbandono», «scostumatezza»
     o «prodigalità», che lasciavano alle autorità ampio spazio nelle loro decisioni. E la posta in gioco
     era sempre alta: la privazione della libertà personale. Le vittime non avevano quasi nessun
     diritto al quale appellarsi e spesso mancavano loro le risorse o le reti di sostegno per poter far
     valere le proprie ragioni.

42                                                   43
«Was sich gewisse Vormundschaftsbehörden haben zuschulden kommen lassen, ist krass. Wir               1 Il nuovo Codice civile, entrato in vigore nel 1912, perseguiva in effetti una migliore prote-
haben im Kanton Männer, die zehn und mehr Jahre bevormundet sind, ohne dass die Behörde                    zione dei fanciulli, in particolare di quelli trascurati o maltrattati. Tuttavia, molti bambini
hätte einen Grund angeben können. Es werden die heiligsten Menschenrechte in bedenklicher            vissero il collocamento in modo traumatico, dopo essere stati strappati dal loro ambiente
Weise verletzt.» Gaudenz Canova, politico e avvocato, in un dibattito al Gran Consiglio, 1930        familiare senza un regolare processo.. Autorità ed esperti in materia di assistenza si basavano
                                                                                                     su un'immagine ideale di famiglia borghese. Una madre non sposata, per esempio, secondo
                                                                                                     loro aveva perso la retta via ed era incapace di educare la propria prole. Seguivano il concetto
                                                                                                     pedagogico di sottrarre i bambini a un ambiente «dannoso» in modo possibilmente duraturo.
                                                                                                     I contatti con genitori e fratelli venivano spesso interrotti, distruggendo per sempre le strut-
                                                                                                     ture familiari. Foto: Karin Bucher

                                                                                                     § 284. Ist ein Kind in seinem leiblichen oder geistigen Wohl dauernd gefährdet oder ist es ver-
                                                                                                     wahrlost, so soll die Vormundschaftsbehörde es den Eltern wegnehmen und in angemessener
                                                                                                     Weise in einer Familie oder Anstalt unterbringen. Codice civile svizzero, 1912

                                                                                                     § 370. Unter Vormundschaft gehört jede mündige Person, die durch Verschwendung, Trunk-
                                                                                                     sucht, lasterhaften Lebenswandel oder durch die Art und Weise ihrer Vermögensverwaltung
                                                                                                     sich oder ihre Familie der Gefahr eines Notstandes oder der Verarmung aussetzt, zu ihrem
                                                                                                     Schutze dauernd des Beistandes und der Fürsorge bedarf oder die Sicherheit anderer gefähr-
                                                                                                     det. Codice civile svizzero, 1912

                                                                                                      2 I responsabili delle decisioni di interdizione o di sottrazione di minori alle loro famiglie
                                                                                                          erano le autorità tutorie. Nella maggior parte dei casi erano rappresentati da gente
                     1                                   2                                    3   impreparata, spesso incapace di prendere una decisione adeguata e insufficientemente
                                                                                                     remunerata per il lavoro che svolgeva. All'inizio degli anni 1930, il Cantone dei Grigioni cercò
                                                                                                     di procurarsi una visione d'insieme dei problemi attraverso un questionario. In questa sede
                                                                                                     riportiamo la risposta del presidente dell'autorità tutoria di Disentis/Mustér. A partire dal
                                                                                                     XX secolo, si tennero sempre più corsi di formazione e il finanziamento delle attività venne
                                                                                                     migliorato. Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, III 15 a, Vormundschaftswesen

                                                                                                      3 L'avvocato Gaudenz Canova (1887–1962), 1930. Il politico socialdemocratico si impegnò
                                                                                                           a favore dei diritti delle persone svantaggiate e interessate dalle misure coercitive a
                                                                                                     scopo assistenziale nei Grigioni. Presentò molti ricorsi, per esempio per la famiglia Albin. E
                                                                                                     anche Florian Branger, in una delle sue fughe, cercò di entrare in contatto con Canova. Foto:
                                                                                                     Carl Lang, Archivio di Stato dei Grigioni, FR I gr 107

                                             44                                                                                                       45
7

                                                      opere assistenziali per bambini poveri,
                                                      orfani o trascurati

«   Über Jahre hatte man mir zu verstehen
gegeben, ich sei als uneheliches Kind weni-
                                                      Nel XIX secolo, in Svizzera e nei Grigioni si assistette ad un boom della fondazione di
                                                      istituzioni caritative a favore dei bambini. Furono soprattutto cerchie private ed ecclesiastiche
                                                      ad aprire orfanatrofi e istituti per i bimbi delle famiglie cadute in povertà. Le associazioni create
ger wert als andere. Als Kind war ich immer           a questo proposito aiutavano a coprire le spese per il collocamento in istituto. Entusiasmo e

                                                 »
mehr zur Überzeugung gelangt, an meiner               idealismo caratterizzavano questi sforzi. L'educazione in istituto era considerata un progresso
                                                      rispetto a sistemi più antichi quali il collocamento a servizio. I bambini andavano educati a
Situation im Heim selbst schuld zu sein.              essere persone laboriose che accettano la propria posizione nella classe più bassa della società,
                                                      senza cadere, in un futuro, a carico dell'assistenza. Il problema della povertà doveva essere
                                                      risolto focalizzandosi sui bambini.

Sergio Devecchi, ex bambino sottratto alla famiglia   Fino alla seconda metà del XIX secolo, gli strumenti educativi prioritari erano il lavoro e la con-
                                                      versione alla fede. Ma l'oberato personale degli istituti attuava spesso un regime severissimo:
                                                      in molti luoghi, la vita quotidiana negli istituti era caratterizzata da percosse, privazione di
                                                      cibo, confinamenti in stanze chiuse e umiliazioni.

                          46                                                                           47
«Über Jahre hatte man mir zu verstehen gegeben, ich sei als uneheliches Kind weniger wert            «Der Vater hät gsait, er gäbnis nüd meh zfressa, mar sölland macha, dass mar fortkömmand
als andere. Als Kind war ich immer mehr zur Überzeugung gelangt, an meiner Situation im              und do hemmar denkt, mar welland grad ins Waisahus go.» Il direttore d'orfanatrofio si riferisce
Heim selbst schuld zu sein.» Sergio Devecchi, Heimweh. Vom Heimbub zum Heimleiter. Bern 2017,        a tre ragazzi, 1870. I genitori sarebbero in seguito morti di «delirium tremens». L. Camenisch, Die
S. 14–15                                                                                             Städtische Waisenanstalt in Chur. Denkschrift zum Fünfzigjährigen Stiftungsfeste. Chur 1894, p. 9

                                                                                                      1 Nel 1897 venne fondata la sezione grigionese della Fraternità dell'opera serafica di carità.
                                                                                                          L'opera cattolica di assistenza all'infanzia forniva posti di cura, di collocamento e di
                                                                                                     adozione. I collaboratori si assumevano tutele. Nella metà degli anni 1950, la direttrice
                                                                                                     grigionese aveva 50 pupilli, condizione che la portò ai limiti delle proprie forze. L'opera si
                                                                                                     finanziava tramite donazioni e contributi di partecipazione. Le autorità ricorrevano ai servizi
                                                           2
                                                                                                     di organizzazioni di questo genere perché disponevano di conoscenze, reti di contatto e mezzi
                                                                                                     di cofinanziamento. Illustrazione: Seraphisches Liebeswerk Graubünden, 100 Jahre Seraphisches
                                                                                                     Liebeswerk Graubünden, 1896–1996. Domat/Ems 1996

                                                                                                      2 Scheda della Fraternità dell'opera serafica di carità grigionese. In questo modo si proto-
                                                                                                           collavano le tappe del destino dei bambini che si trovavano sotto la custodia dell'opera.
                                                                                                     Qui vediamo la biografia di una bimba nata nel 1947. In molti casi, alla base dei collocamenti
                     1                                                                         3   c'era la mancanza di un genitore dovuta a malattia, morte o divorzio. Gli addetti esercitavano
                                                                                                     spesso pressioni sui genitori affinché affidassero loro i propri figli. Anche i collocamenti dei
                                                                                                     figli della famiglia Albin sono stati organizzati dalla Fraternità dell'opera serafica di carità.
                                                                                                     Fonte: Archivio di Stato dei Grigioni, Ablieferung 2013/071, Seraphisches Liebeswerk

                                                                                                      3 L'opera assistenziale «Bambini della strada» seguiva la tradizione di altre analoghe
                                                                                                           organizzazioni del passato. La sua attività era focalizzata sui bambini Jenisch, che sot-
                                                                                                     trasse sistematicamente ai loro genitori per poi collocarli a livello extrafamiliare tra il 1926
                                                                                                     e il 1973. Se il benessere dei bimbi era al centro delle sue intenzioni, il rispetto dei concetti
                                                                                                     dell'ordine pubblico non lo era di meno. La Pro Juventute, organizzazione mantello dell'opera,
                                                                                                     era la maggior fondazione svizzera per la protezione dell'infanzia e della gioventù. Illustrazione:
                                                                                                     Mitteilungen des Hilfswerks für die Kinder der Landstrasse, Nr. 25, ottobre. 1940

                                             48                                                                                                      49
4

                        4 Nella sua casa di vacanza ad Arosa, negli anni 1940, Flora Baur iniziò ad accogliere bambini
                             «bisognosi di recuperare le forze, anemici e in vacanza». Il «Chalet Baur» chiuse i battenti
                       nel 1968 e non diede mai adito a critiche pubbliche. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni,
                       V 12 f 5, Kinderheime

                        5 L'agricoltura in primo piano, l'orfanatrofio di Coira in secondo. Durante i 150 anni della
                             sua esistenza, l'orfanatrofio ospitò più di 2000 bambine e bambini. Presto si sollevarono
                       critiche circa lo sfruttamento dei bambini come forze lavoro da parte dell'istituto. Illustrazione
                       in: Churer Stadtgeschichte, Bd. 2. Chur 1993, Stadtarchiv Chur, © Bürgergemeinde Chur

                        6 L'istituto di educazione per bambini «deboli di mente» aprì i battenti nel 1899 a Coira.
                            Nel 1971 fu fondato l'istituto scolastico di Coira per bambini disabili e con disturbi dello
5         6    7
                       sviluppo. Illustrazione: Lienhard & Salzborn, Archivio di Stato dei Grigioni, FN IV 24/30 C 105

                         7 L'istituto per bambini Dio aiuta a Zizers. A partire dal 1916, la fondazione «Dio aiuta»
                             diede vita a numerosi istituti evangelici per bambini, nei Grigioni e oltre Cantone.
                       Nei rapporti di supervisione gli istituti ricevevano sempre buone valutazioni, nonostante
                       il Cantone fosse a conoscenza delle anomalie che vi regnavano. Illustrazione: Archivio di Stato
                       dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime

                        8 «Situato in una posizione libera dalla polvere e circondato da boschi di abeti, l'istituto è
                             adatto soprattutto a bambini bisognosi di recuperare le forze, stanchi di andare a scuola
                       e nervosi». Questa era la pubblicità utilizzata dall'istituto per bambini di Laret (Davos). Non
                       risultano critiche agli atti. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime

                        9 Nel 1845 fu fondato l'«istituto agricolo per l'educazione dei poveri» di Plankis, Coira. Nel
8         9    10         1950, I controlli dell'ente assistenziale portarono alla luce «reati contro il buon costume
                       tra servitori e pupilli». Più tardi l'istituto visse un nuovo inizio quale istituzione per l'assistenza
                       di persone disabili. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, FN IV 13/18 C 269

                       10 La fondazione dell'«istituto di recupero e orfanatrofio» Foral a Coira nel 1837 diede
                           il via a un vero e proprio secolo di istituti di educazione nei Grigioni. Illustrazione:
                       Schweizerisches Sozialarchiv, F Fe-0003-059

                       11 La casa vacanze di «Cappwald» (Klosters), fondata da una puericultrice nel 1946. Nel 1957
                            il Cantone revocò l'autorizzazione «a causa di metodi educativi altamente riprovevoli». Si
                       legge che: «La direttrice dell'istituto immobilizzava i bambini sotto le braccia, bloccava loro la
                       testa e li inondava con un forte getto d'acqua in faccia, in bocca e nel naso, finché non riuscivano
                       quasi più a respirare.» Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime

                       12 Negli anni 1940, un prete cattolico fondò l'istituto per bambini di «Albris» (Celerina,
11        12   13        Schlarigna), in Alta Engadina. In un rapporto degli anni 1970 si legge che: «I bambini
                       hanno pure confermato che il prete la sera si presentava nudo nelle loro stanze e dava loro
                       la benedizione serale». Il prete si dimesse dalla carica di direttore dell'istituto. Illustrazione:
                       Archivio di Stato dei Grigioni, V 12 f 5, Kinderheime

                       13 l'istituto di Löwenberg (Schluein) fondato nel 1851, era un'istituzione fondata dalle suore
                            cattoliche di Ingenbohl e Ilanz. Qui come altrove era un'eccezione trovare veri e propri
                       orfani. Illustrazione: Museo retico
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7:28

       non vali niente, non diventerai nessuno

     L'esperienza di Cornelia Studer (1957–2019) in un istituto per bambini tra sradicamento,
     violenza e isolamento

     Cornelia cresce insieme al fratello minore a Sciaffusa. Sono figli di una coppia divorziata. Sotto
     lo sguardo scrutatore dell'autorità tutoria, la giovane mamma non riesce ad allevare i figli in
     «condizioni adeguate». Quando Cornelia ha sette anni, il tutore porta i fratelli nell'istituto per
     bambini della fondazione «Gott hilft» (Dio aiuta) nel villaggio grigionese di Zizers, lontano da
     casa, in modo tale da evitare il più possibile il contatto con i genitori. Per i bambini è uno shock
     a ciel sereno. La vita quotidiana è dura: prima e dopo la scuola devono lavorare e pregare per
     otto volte al giorno. Anche le più piccole trasgressioni sono punite con percosse, isolamento in
     locali chiusi a chiave e privazione di cibo. Cornelia viene violentata da un ragazzo più grande
     di lei e non può confidarsi con nessuno. La mamma in seguito si risposa e cerca di riavere i
     suoi figli. Ma l'istituto e l'autorità tutoria sono contrari. Cornelia rimarrà a Zizers fino all'età di
     16 anni e in seguito le servirà molto tempo per abituarsi a vivere una vita normale. Con molta
     costanza e impegno riesce a ottenere diversi diplomi professionali, tra l'altro quello di infer-
     miera. Nel 2016 pubblica le sue memorie, intitolate «Siamo caduti dalla padella nella brace».

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8

     critiche interne

     Già nella prima parte del XX secolo gli uffici pubblici grigionesi rilevarono una sorveglianza
     insufficiente sugli istituti minorili (e sulle famiglie affidatarie). La carenza di risorse, le insuffi-
     cienti strutture assistenziali e altri problemi prioritari quali la lotta alla tubercolosi ritardarono
     l'introduzione di adeguati strumenti di controllo oltre la metà del XX secolo. A partire dal 1955,
     l'ufficio cantonale di assistenza fu incaricato di eseguire controlli e di intervenire in caso di
     «grave trascuratezza dei doveri o maltrattamenti». L'ufficio avviò diverse procedure penali e in
     singoli casi predispose la chiusura di istituti. Ma ci vollero molti sforzi per raggiungere questi
     traguardi.

     Sulla scia del movimento del 1968, finalmente l'opinione pubblica sollevò critiche efficaci
     a livello nazionale. Forze che spingevano per l'introduzione di riforme criticarono i metodi edu-
     cativi repressivi, gli abusi, l'isolamento sociale di molte istituzioni, la formazione insufficiente
     del personale e le deplorevoli condizioni di lavoro.

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1 Disegno di una bambina nata negli anni 1940. Era collocata presso un istituto
                      fuori dai Grigioni. Dopo la morte del padre, la sua famiglia era stata dissolta.
               Inviò lettere e disegni alla sua assistente sociale, firmandosi «la sua bambina assistita».
               All'età di 12 anni raccontò in una lettera che in istituto veniva percossa brutalmente
               con una «verga imbevuta di acqua salata». Non ci sono indicazioni circa una reazione
               da parte dell'assistente a seguito di queste informazioni. Illustrazione: Archivio di Stato dei Grigioni,
               III 15 d 3, Vormundschaftswesen der Kreise

                2 Durante una seduta di redazione della rivista «Beobachter» nel 1977, il giornalista
                     grigionese Hans Caprez presenta il resoconto delle anomalie riscontrate in un
     1   2   istituto che non si trovava nel Cantone dei Grigioni. Negli anni 1970, quasi ogni edizione del
               «Beobachter» si occupava di storie di persone oggetto di misure coercitive a scopo
               assistenziale. Estratto filmato: SRF, Bericht vor acht. 50 Jahre «Der Beobachter», 24. Jan. 1977,
               © 1977 SRF, lizenziert durch Telepool GmbH Zürich

               «Ich bedauere, wiederum von sittlichen Verfehlungen in Kinderheimen berichten zu müssen. Die
               in den letzten Jahren vorgekommenen Delikte in den Kinderheimen Pany, Fideris-Strahlegg,
               Malix, Rueras, Somvix, Flims und nun neuerdings drei Mal in Celerina, wirken belastend.» Der
               Leiter des kantonalen Fürsorgeamts in einem Schreiben an die Bündner Regierung, 1970. Citazione da:
               Tanja Rietmann, Fürsorgerische Zwangsmassnahmen. Anstaltsversorgungen, Fremdplatzierungen und
               Entmündigungen in Graubünden im 19. und 20. Jahrhundert. Quellen und Forschungen zur Bündner
               Geschichte, Bd. 34. Chur 2017, p. 138

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9

     sottrazione di bambini da parte dell'opera
     assistenziale per i bambini della strada

     Dal 1926 al 1973, la Fondazione Pro Juventute gestì il «Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse».
     Lo scopo era quello di lottare contro lo stile di vita nomade. I bambini delle famiglie jenisch
     vennero strappati ai loro cari per diventare cittadini stanziali e borghesi. Furono complessiva-
     mente 586 i bambini che persero così la loro casa. 294 provenivano dai Grigioni.

     Molti genitori si opposero, alcuni arrivarono addirittura al Tribunale Federale, che però respinse
     quasi tutte le istanze. Solo nel contesto delle crescenti critiche rivolte agli istituti le madri
     jenisch iniziarono ad essere ascoltate dal giornalista grigionese Hans Caprez. A partire dal
     1972 il giornalista pubblicò diversi articoli critici. Nel 1973, «l'opera assistenziale» fu costretta
     a sospendere le sue attività.

     Nel 1980, la Confederazione confiscò gli atti dell'opera assistenziale «bambini della strada», atti
     che gli ex «bambini della strada» poterono così consultare. La Confederazione e Pro Juventute
     si scusarono, quest'ultima con maggiore esitazione. Gli interessati ricevettero un indennizzo
     simbolico.

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