Cultura agile Bacheca di 2020 - Roma Capitale

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Cultura agile Bacheca di 2020 - Roma Capitale
Bacheca di
                                  cultura agile

                                               2020

a cura dell’Ufficio Cultura, Sport ed Eventi
testi ed impaginazione Alessia Palladino

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Cultura agile Bacheca di 2020 - Roma Capitale
Pensato   per voi
Cultura agile Bacheca di 2020 - Roma Capitale
La passeggiata
                                       di   Marc Chagall
                                Israel Museum di Gerusalemme

Marc Chagall, “La passeggiata” , 1919. Israel Museum di Gerusalemme. (da “I capolavori del Museo di
Israele, Firenze”, 1995)

Cominciamo da una “passeggiata”.                     ta la cui mancanza sembra ora come sof-
Da questo semplice gesto dai contorni                focare i nostri pensieri.
quotidiani quasi banali, abitudine sconta-           L’immagine che abbiamo scelto quale ca-

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BACHECA di cultura agile, Pensato per voi

pofila riproduce un acquarello di Marc                     Marc Chagall nacque il 7 luglio 1887, primo
Chagall, pittore che ha attraversato tutto                 di nove figli, nei pressi di Vitebsk, cittadina a
il ‘900 e i suoi drammi storici, e che oggi                cavallo del fiume Dvina nell’odierna Bielorussia,
vogliamo invitarvi a scoprire (o riscoprire).              da una famiglia ebrea molto povera. Di questa
L’artista raffigura nella “Passeggiata”                    cittadina, rasa al suolo durante la seconda guer-
se stesso e la prima moglie Bella mentre                   ra mondiale, restano solo le tracce contenute
camminano innamorati, sollevati in aria                    nell’autobiografia dell’artista.
dalla loro stessa felicità e contornati da                 Per seguire il suo desiderio di arte si trasferì,
uno sfondo di campagna.                                    ventenne, a San Pietroburgo, allora capitale del-
La diagonale che formano le loro braccia                   la Russia, per studiare alla locale accademia.
tese, la sua e quella della moglie che vola                Nel 1910 realizzò il suo sogno di arrivare a Pa-
in aria quasi fosse un aquilone, disegna                   rigi, “città della luce e soprattutto della libertà”,
una linea di forza che comunica un’inten-                  dove frequentò le accademie d’arte e le più im-
sità emotiva impossibile da contenere in                   portanti gallerie.
un solo attimo.                                            Lo scoppio della prima guerra mondiale lo ri-
Chagall si dimostra anche in questa sem-                   porta a Vitebsk e poi, nel 1920 a Mosca.
plice opera, come lo definì Henry Miller,                  L’ascesa artistica di cui fu protagonista lo fece
“un poeta con le ali da pittore”.                          viaggiare per le maggiori città d’Europa fino a
                                                           quando, con la presa di forza del Nazismo, do-
                                                           vette rifugiarsi in America.
                                                           Solamente nel 1947 potrà tornare a Parigi e ri-
Io non ho visto che Pietroburgo, Mosca, il picco-          prendere in pieno la sua attività; nel 1949 si sta-
lo sottoborgo di Lyonzo e Vitebsk. Quest’ultimo            bilirà a Vence, ove morirà il 28 marzo del 1985.
è un paese del tutto a sé, una città singolare, una
città infelice, una città noiosa. Una città piena di
fanciulle che io, per mancanza di tempo o di spi-
rito, non ho neppure avvicinate. Decine, centinaia
di sinagoghe, macellerie, passanti. Era dunque la
Russia?
Non è che la mia città, la mia, che ho ritrovato,
Vi ritorno con emozione.
(M. Chagall, La mia vita, Milano 1998, p. 122)

“Pensato per voi”, approfondimenti online su Marc Chagall:
(link attivi)

Dario Fo racconta “La fantastica storia di Chagall”

”Mostra “Chagall, un sogno d’amore”, Napoli (2015) - Basilica di S. M. Maggiore alla Pietrasanta

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Le città invisibili
                                               di Italo     Calvino
                                                        1972

Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scopri-             Le città.
re le ragioni segrete che hanno portato gli uomini             Sono i nostri occhi i giudici più severi del
a vivere nelle città, ragioni che possono valere al di         paesaggio urbano in cui viviamo, quello
là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante        stesso paesaggio di cui siamo contempo-
cose: di memoria, di desideri, di segni d’un lin-              raneamente autori e dissipatori.
guaggio; le città sono luoghi di scambio, ma questi            Già Calvino, agli inizi degli anni ’70,
scambi non sono soltanto di merci, ma scambi di                aveva ben chiaro che era diventato sem-
parole, di desideri, di ricordi.                               pre più difficile per l’uomo vivere le città
                                                               come tali.
Italo Calvino                                                  Decise allora di dedicare a questo tema
                                                               un percorso di riflessione che, per suo

“Al centro di Fedora, metropoli di pietra grigia, sta un palazzo di metallo con una sfera di vetro in ogni
stanza. Guardando dentro ogni sfera si vede una città azzurra che è il modello di un’altra Fedora”
                   Italo Calvino, Le città invisivili, “le città e il desiderio: Fedora”.
               (nell’immagine il cortile interno della Sapienza Università di Roma in una sera d’inverno)

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stesso desiderio, doveva avere quale fine         di scambio, ma questi scambi non sono
quello di dar vita ad un libro che fosse          soltanto di merci, ma scambi di parole, di
“un ultimo poema d’amore per le città”.           desideri, di ricordi.”
Così nasce “Le città invisibili”, grande          La loro vera essenza sta perciò dentro di
racconto dalle forme di un libro di viag-         noi, in quell’equilibrio tra ideale e reale,
gio.                                              e non possiamo vederla fin a quando il
In una struttura a “quadri concentrici”,          racconto, il linguaggio, non la portano
tecnica tipica del movimento cosiddetto           alla luce.
strutturalista, Calvino ci descrive, con il
suo stile leggero, ma sempre elegante, 55
città raggruppate per tema (“città e me-
moria”, “città e desiderio”…), ognuna
delle quali porta volutamente un nome di
donna.
Tutti questi quadri vengono poi legati,
con la maestria di un artigiano, dalla cor-
nice scelta dall’autore, quella del viaggio
che il veneziano Marco Polo racconta al
Gran Khan, imperatore dei Tartari.
Si generano in questo modo tutta una se-
rie di capitoletti che possono essere im-                Italo Calvino (da www.raiscuola.it)
maginati come i tanti spigoli di un po-
liedro, ognuno necessario per arrivare a          Italo Calvino nacque nel 1923 a Cuba da genitori
comprendere il significato complessivo            itaiani. La sua famiglia tornò nel 1925 a Sanremo,
dell’opera.                                       città di cui Calvino amò profondamente l’aspet-
Ma l’intento di Calvino non è meramente           to più intimo e nascosto. Durante l’adolescenza
descrittivo; suo scopo era infatti quello         si oppose al Fascismo epartecipò all Resistenza.
di ingenerare nel lettore la famosa rifles-       Laureatosi nel 1957 si trasferì a Torino ove fu as-
sione di partenza.                                sunto presso Einaudi. Sposatosi nel 1967, si tra-
Ci resta tuttavia una curiosità: cosa rende       sferì a Parigi ove proseguì la sua carriera di scrit-
queste città invisibili?                          tore, saggista, redattore. Morì nel 1985 a Siena.
La loro stessa natura. Come ci dice pro-          Tra le sue opere possiamo ricordare Il sentiero dei
prio l’autore, le città sono “un insieme          nidi di ragno (1947), romanzo sulla guerra parti-
di tante cose: di memoria, di desideri, di        giana, Il visconte dimezzato (1957), Il barone ram-
segni d’un linguaggio; le città sono luoghi       pante (1957), Marcovaldo (1963).

“Pensato per voi”, approfondimenti online su “Le città invisibili”:
(link attivi)

“Le città invisibili” di Italo Calvino raccontate e spiegate da Gian Luca Favetto (raiplay
radio)
Le città di Italo Calvino lette dall’attrice Sonia Bergamasco (brani tratti da "Marcovaldo",
"Palomar", "Un giorno un viaggiatore")

Peppe Servillo legge il “Barone rampante”

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L’acquedotto Traiano-Paolo
                                 e l’antica via Aurelia

Chi vorrà considerare con attenzione la                    Domenica mattina, di un mese qualun-
quantità delle acque di uso pubblico per                   que, prima della pandemia.
le terme, le piscine, le fontane, le case, i               Man mano che il sole fa capolino da die-
giardini suburbani, le ville; la distanza da               tro il Gianicolo, il piccolo tratto dell’an-
                                                           tica via Aurelia che costeggia i giardini
cui l’acqua viene, i condotti che sono stati               del Cardinal Pamphilj, inizia ad animar-
costruiti, i monti che sono stati perforati,               si.
le valli che sono state superate, dovrà rico-              La strada, stretta e quasi “ingabbiata”
noscere che nulla in tutto il mondo è mai                  dalle mura che la circondano come un
esistito di più meraviglioso.                              castello medioevale, sembra, col trascor-
                                                           rere delle ore, come non essere più in
                                                           grado di contenere tutto quel movimen-
Plinio il Vecchio (I sec. a.C.), parlando                  to, tra pedoni, macchine alla ricerca di
dell’ingegneria idraulica romana                           parcheggi inesistenti, biciclette, famiglie.

             L’acquedotto Traiano lungo la via Aurelia Antica, all’altezza di Villa Pamphilj
(immagine tratta da www.sovraintendenzaroma.com ove è presente la scheda del monumento; proprietà intellettuale
                               dell’immagine: Sovrintendenza Capitolina ai BB.CC.)

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                                                                 Quel rettifilo, che nasce da Porta San
                                                                 Pancrazio, infatti, altro non è che il trac-
                                                                 ciato della via Aurelia vetus, cioè la via
                                                                 Aurelia “vecchia”, il primo asse stradale
                                                                 costruito dai Romani prima della strada
                                                                 consolare vera e propria del II sec. a.C.,
                                                                 che correrà, ricongiungendosi alla vetus
                                                                 all’altezza di Val Cannuta, fino in Liguria
                                                                 (e in età imperiale fino in Francia), sem-
                                                                 pre all’ombra del mar Tirreno.
                                                                 L’Aurelia “vecchia” era invece l’antico
                                                                 asse di collegamento tra Roma e l’etrusca
                                                                 Caere (oggi Cerveteri). La necessità di
                                                                 questo tracciato nacque, nel III sec. a.C.,
                                                                 con finalità sia militari, per sostenere l’e-
                                                                 spansione verso settentrione, che econo-
                                                                 mico-commerciali per rinsaldare, grazie
                                                                 ad approdi ben dislocati, il dominio sul
                                                                 Tirreno. Si trattava quindi di un piano
                                                                 di sfruttamento economico del territorio
                                                                 molto articolato, rivolto sia al controllo
                                                                 marittimo che all’espansione vera e pro-
           L’acquedotto Traiano - interno                        pria, piano che vedrà il suo compimento
(immagine tratta da www.sovraintendenzaroma.com, pro-            solo il secolo successivo.
 prietà intellettuale Sovrintendenza Capitolina ai BB.CC.)       Ma se ormai dell’antico basolato romano
                                                                 qui non vi è più traccia, un altro impor-
Ma pochi si rendono conto, in quei mo-                           tante elemento, ad uno sguardo meno
menti concitati, che stanno percorrendo,                         distratto, emerge a ricordarci, in tutta la
spettatori ignari, un pezzetto di storia di                      sua perfezione tecnica, l’antichità e l’im-
Roma antica.

                                                                                  Basolato della via Aurelia Anti-
                                                                                  ca scoperto in località Aranova
                                                                                  (comune di Fiumicino, via Au-
                                                                                         relia km. 24,00)

                                                                                  (immagine tratta da http://www.
                                                                                  etruriameridionale.beniculturali.it/
                                                                                      index.php?it/265/aranova.
                                                                                         proprietà intellettuale
                                                                                  dell’immagine: SABAP-RM-MET)

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portanza di questo stretto e lungo retti-                    cate per poi proseguire sotterraneo fino
filo.                                                        al tratto urbano della via Aurelia “vec-
In più punti, infatti, la via Aurelia “vec-                  chia” che attraversa il Municipio XIII.
chia” è costeggiata, quasi protetta, dalle                   Qui riemergeva su poderose arcate fino
arcate dell’antico acquedotto Traiano.                       all’altezza di Porta San Pancrazio, dove
Lungo 57 km, l’acquedotto fu voluto                          vennero probabilmente intercettate, in
dall’imperatore Traiano nel 109 d.C. per                     scavi del 1850, le camere di decantazione
approvvigionare la zona di Trastevere,                       propedeutiche alle diramazioni urbane.
già servita dall’acquedotto Alsietino re-                    Penultimo degli acquedotti realizzati dai
alizzato nel 12 d.C., visto il grande svi-                   Romani, il decimo in ordine di tempo,
luppo dell’area trasteverina nella parte a                   divenne parte integrante di quel com-
servizio dello scalo fluviale.                               plesso sistema ingegneristico di traspor-
L’acquedotto Traiano nasceva captando                        to idrico che farà di Roma una vera e
l’acqua da alcune sorgenti a Vicarello,                      propria “città dell’acqua”.
presso il lago di Bracciano, e correva co-                   Caduto in disuso dopo la fine dell’impe-
steggiando quest’ultimo e il fiume Arro-                     ro romano, venne reintegrato, e in parte
ne fino a Galeria.                                           modificato, nel 1612 da Papa Paolo V,
Qui scavalcava il fosso omonimo su ar-                       chiamandosi da allora acquedotto Traia-

                                         Il “fontanone” del Gianicolo
(immagine tratta da www.sovraintendenzaroma.com; proprietà intellettuale dell’immagine: Sovrintendenza Capitolina ai
                                                   BB.CC.)

no-Paolo, per andare ad alimentare, tra                      La struttura dell’acquedotto ro-
l’altro, il celebre “Fontanone” del Giani-                   mano rappresenta una delle maggiori
colo portato a termine da Carlo Fontana                      espressioni di alta ingegneria del monto
nel 1690.                                                    antico occidentale.
                                                             Scelta la sorgente, le acque erano con-
                                                             vogliate in una sorta di “piscina” da cui

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BACHECA di cultura agile, Pensato per voi

partiva lo specus, vale a dire la condotta,        no si trovavano le camere di decantazione
rivestito di una particolare calce imper-          per far precipitare le impurità.
meabile all’acqua.                                 Dal castello si dipartivano poi le dirama-
La condotta terminava in una grande co-            zioni urbane.
struzione a forma di castello, al cui inter-

“Pensato per voi”, approfondimenti online sull’acquedotto Traiano-Paolo a la via
Aurelia

(link attivi)

L’esplorazione dell’Acquedotto Traiano (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali)

Il “Fontanone del Gianicolo” a cura di A. Angela (Raiplay-Meraviglie)

L’Aurelia “a cavallo lungo il mare” – (Geo, Raiplay)

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BACHECA di cultura agile, Pensato per voi

Una settimana intensa di pensieri...
(link attivi)

Un pensiero di libertà
Il 25 aprile 1945 l’Italia si svegliò libera.
Stavano iniziando a germogliare finalmente i semi della costituzione democratica e il
rispetto della libertà.

In questo giorno di riflessione vi proponiamo di ascoltare, dalla voce di Rosetta Loy, il
discorso di Pericle agli Ateniesi del 431 a.C., simbolo di una ricerca di democrazia mai
sopita nell’uomo.
Rosetta Loy legge il “discorso di Pericle agli Ateniesi” – Teatro Quirino, Roma (2010)

Pensieri tra le righe
Il 23 aprile l’UNESCO patrocina la giornata mondiale del libro e del diritto d’autore
proprio per promuovere la lettura e la pubblicazione. Per questa importante occasione
vogliamo aprirvi le porte della prima biblioteca pubblica d’Europa fin dal 1604, la Bi-
blioteca Angelica, vanto della città di Roma.
La Biblioteca Angelica di Roma e i suoi tesori manoscritti

Un pensiero per la nostra Terra

Il 22 aprile, in occasione del cinquantesimo annivesario dell’ “Earth day”, vogliamo
idealmente abbracciare il nostro pianeta proponendovi un breve viaggio nelle meravi-
gliose fioriture del parco botanico dei “Giardini di Ninfa” che, nel loro surreale e fasci-
noso equilibrio tra natura e storia, sono testimoni vivi di quello che potremmo perdere.
I Giardini di Ninfa (Cisterna di Latina) 2020 - visita virtuale delle prime fioriture

Un pensiero per Roma

Secondo lo storico romano Varrone, Roma venne fondata il 21 aprile del 753 a.C., in
questa settimana quindi, ricorre un compleanno speciale, quello della nostra città.
Vogliamo dedicarle un pensiero, prendendo in prestito le parole di Pier Paolo Pasolini:
Salgo i viali del Gianicolo, fermo da un bivio liberty, a un largo alberato, a un troncone di
mura - ormai al termine della città, sull’ondulata pianura che si apre sul mare.
(P.P. Pasolini, da “Il pianto della scavatrice”)

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Gianni Rodari
                            Il Grammatico della fantasia

Un punto piccoletto,                                      “Una riga più in basso”.
superbo e iracondo,                                       Questo il finale della filastrocca che
“Dopo di me” gridava                                      Gianni Rodari dedicò, attraverso la sot-
“verrà la fine del mondo!”.                               tile e pungente metafora della punteg-
                                                          giatura, alla descrizione dell’assurdità e
Le parole protestarono:                                   dei controsensi della dittatura.
“Ma che grilli ha pel capo?                               Ma una riga più in basso lo lasciò, ironia
Si crede un Punto-e-basta,                                della sorte, anche quasi tutto l’ambiente
e non è che un Punto-e-a-capo”
                                                          colto del suo tempo, come se la fantasia
Tutto solo a mezza pagina                                 delle sue filastrocche fosse solo un diver-
lo piantarono in asso                                     timento da bambini.
e il mondo continuò                                       Ed invece, lo sappiamo bene oggi, non
una riga più in basso                                     era affatto così perché la sua fantasia, il
                                                          suo costante esercizio intuitivo non era-
Gianni Rodari, “Il dittatore”                             no mai disconnessi dalla società del suo

  Copertine nazionali e internazionali di “Favole al telefono” (da il “Venerdì” di Repubblica con modifiche)

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BACHECA di cultura agile, Pensato per voi

tempo, anche quando sembravano por-
tarti ad immaginare mondi paralleli.
Fu Rodari a parlare, tra i primi in Italia,
di creatività quale antidoto interpreta-
tivo ai luoghi comuni, ai conformismi e
a tutto ciò che ci rende pigri interpreti
della realtà.
Intellettuale vero dal carattere schivo,
seppe sperimentare, con la serietà di chi
sa guadare oltre le apparenze, generi e
linguaggi diversi giocando con i signifi-
cati delle parole, senza tuttavia perderne
mai il significato vero e soprattutto senza
mai perdere di vista la vera responsabi-
lità morale di chi si dedica alla scrittura.
                                                               Gianni Rodari (da www.repubblica.it)
Riflettendo sulle sue poesie si definiva
“un fabbricante di giocattoli”: gioco e
poesia fusi attraverso le parole, per uni-               anni ’50, dalla pubblicazione delle sue
re ciò che sembrava (all’apparenza) così                 opere per l’infanzia.
lontano e mettere in guardia dal credere                 I suoi libri vennero tradotti in tutto il
                                                         mondo e gli valsero diversi riconosci-
che le cose da bambini fossero, in fondo,                menti, fra cui, nel 1970, il prestigioso
soltanto da bambini.                                     premio “Hans Christian Andersen”,
                                                         considerato il “Nobel” della letteratura
“Gli errori sono necessari, utili come il                per l’infanzia.
pane e spesso anche belli: per esempio la                Nel 1973, a conclusione di venti anni di
torre di Pisa”.                                          conferenze e incontri nelle scuole con in-
                                                         segnanti, bibliotecari, genitori e alunni,
                                                         vide la luce Grammatica della fantasia,
Gianni Rodari nacque in Piemonte, a                      che è diventata fin da subito un punto
Omegna, cittadina sul lago d’Otra nel                    di riferimento per quanti si occupano di
1920. Si dedicò, dopo il diploma magi-                   educazione alla lettura e di letteratura
strale, all’insegnamento per poi intra-                  per l’infanzia.
prendere la carriera giornalistica al ter-               Tra le sue opere più significative: Le av-
mine del secondo conflitto mondiale.                     venture di Cipollino, Gelsomino nel pae-
Fu collaboratore di testate quali «L’U-                  se dei bugiardi, Filastrocche in cielo e in
nità», il «Pioniere», «Paese Sera». Un                   terra, Favole al telefono, Il libro degli er-
grande successo gli venne, a partire dagli               rori, C’era due volte il barone Lamberto.

“Pensato per voi”, approfondimenti online su Gianni Rodari
(link attivi)

Nerì Marcorè legge “il gatto professore” e “Carnevale” da “Filastrocche in cielo e in terra” di G. Rodari

Claudio Bisio legge “il topo di biblioteca” e “Lo scolaro” da “Favole al telefono” di G. Rodari

Stefano Accorsi legge “Il naso che scappa” da “Favole al telefono” di G. Rodari

Gianni Rodari, il profeta della fantasia (Raiplay)

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Roma riflessa
                     Storie di “romanità” nel sodalizio teatale tra
                                Luigi Magni e Gigi Proietti

Dire semplicemente che era un autore ro-               Luigi Magni e Gigi Proietti.
mano, è riduttivo. Conosceva benissimo la              Due vere e proprie “anime di Roma”,
                                                       riflessi speculari di un’arte, quella del
storia della città, i segreti delle strade, ma         teatro e del cinema, attraverso la quale
non era il tipo da serenata “Roma te vojo              hanno cantato – e incantato – il pubbli-
bene”: era un intellettuale preoccupato dei            co con i racconti di spaccati storici della
                                                       città eterna.
problemi della città, immerso nel suo tem-             Quella di Luigi Magni era una “romani-
po.                                                    tà” non vissuta nel senso spesso dispre-
                                                       giativo di oggi, ma al contrario sinonimo
                                                       di una profonda conoscenza della città,
Gigi Proietti, parlando della “romanità” dell’a-       fatta di storia, attualità, tradizioni e sug-
mico Luigi Magni                                       gestioni.
                                                       Della sua Roma conosceva i segreti di
                                                       ogni strada, di ogni singolo sasso pro-
                                                       prio perché ne amava profondamente
                                                       l’unicità.

                 La locandina de “I sette re di Roma” (Teatro Sistina di Roma, 1989)
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BACHECA di cultura agile, Pensato per voi

La penna dei suoi racconti, da uomo
coltissimo qual era, scriveva di cose se-
rie sempre col sorriso e soprattutto con
pungente ironia. Magni aveva una gran-
de lucidità di giudizio, anche politico, e
aveva fatto proprio della sua ironia, at-
traverso un linguaggio solo apparente-
mente popolare, il filtro di scrittura con-
tro il potere.
Ogni sua opera, per sua stessa ammissio-
ne, rispecchiava qualcosa di lui stesso,
con linee espressive che ondeggiavano
tra tragedia e commedia, tra farsa e me-
lodramma, tutto in perfetta armonia con
quello che è il vero spirito della “roma-
nità”.
Il sodalizio artistico con Gigi Proietti
nasce nel 1973, in occasione di “Tosca”.
Racconta a tal proposito l’attore: “lo co-
noscevo solo di nome, avevo 33 anni e
dovevo girare “La Tosca” con Monica
Vitti, Gassman, Aldo Fabrizi. Che cast,
mi aspettavo un uomo imponente, non
so perché, e mi viene incontro questo si-
gnore minuto, dai modi gentili. Era ne-           Luigi Magni negli anni ‘70, in un mercato di Roma
mico della retorica e molto simpatico.
Con uno sguardo fulminante”.
I due lavorarono insieme sia al cinema            (1978) e “I sette re di Roma” (1989). In
che a teatro: oltre a “La Tosca”, ricor-          televisione, diretto da Luca Manfredi,
diamo “La commedia di Gaetanaccio”                aveva poi interpretato il remake di “In

                                                                Gigi Proietti e Luisa De Santis in
                                                                “La Commedia di Gaetanaccio”,
                                                                Teatro Brancaccio di Roma 1978

                                                                 (proprietà intellettuale dell’immagine
                                                                      www.paneacquaculture.net)

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BACHECA di cultura agile, Pensato per voi

nome del Papa re”, successo di Magni di                  gli è stato conferito il David di Donatello per la
cui era stato protagonista Nino Manfre-                  sceneggiatura, nel 1978 per “In nome del Papa
di.                                                      re” (1977) e nel 1995 per “Nemici d’infanzia”,
La “Commedia di Gaetanaccio” raccon-                     tratto da un suo racconto del 1990 e scritto in
ta l’amore per Nina e la vita dell’omoni-                collaborazione con Carla Vistarini.
mo personaggio, burattinaio di inizi ‘800                Abbandonati gli studi umanistici, si dedicò alla
realmente esistito, che cerca di soprav-                 scrittura per il teatro collaborando alle fortuna-
vivere, come tutta la comunità dei tea-                  te commedie musicali di Garinei e Giovannini
tranti, all’editto papale che proibiva gli               “Rugantino”, 1962, “Il giorno della tartaruga”,
spettacoli teatrali.                                     1964, e “Ciao, Rudy”, 1966, e per il cinema,
Gaetanaccio continua ad andare in scena                  come autore di un nutrito numero di soggetti e
come artista di strada e per questo ver-                 sceneggiature per i film di Camillo Mastrocin-
rà incarcerato. Ma proprio la strada, sa                 que, Pasquale Festa Campanile, Alberto Lattua-
bene il nostro protagonista, “va in pari                 da, Nino Manfredi e di altri registi. Esordì nella
con la vita dell’artista, sa bene che la rap-            regia nel 1968, con “Faustina”, film ambienta-
presentazione è menzognera per chi non                   to ai margini della Roma contemporanea, ma
ne conosce l’intenzione, ma è verità per                 raggiunse un notevole successo l’anno seguente
chi sa farne incanto e ribellione”.                      con “Nell’anno del Signore…”, appassionata
Alla fine degli anni ’80 invece, il soda-                rievocazione di un episodio del Risorgimento.
lizio teatrale tra i due artisti ritorna con             Oltre alle sapide incursioni nella Roma antica,
una commedia musicale diversa, scritta                   con “Scipione detto anche l’Africano” (1971) e
da Magni e curata da Garinei e Giovan-                   “Secondo Ponzio Pilato” (1987), Magni è tor-
nini, con le musiche brillanti di Nicola                 nato ciclicamente a raccontare le vicende del-
Piovani: “I sette re di Roma”.                           la città papalina con opere quali “In nome del
Un viaggio, tra storia e leggenda, non                   Papa re”, “In nome del popolo sovrano” (1990)
nella Roma papalina, ma in quella delle                  e “La carbonara (2000)”. Nel corso degli anni
origini, sempre con la stessa ironia.                    è rimasto fedele anche al teatro, firmando i te-
Uno spettacolo reso indimenticabile dal-                 sti e la regia di “La commedia di Gaetanaccio
la voce unica e dal trasformismo origi-                  (1978)” e “La santa sulla scopa” (1986), “I sette
nale e sempre divertentissimo di Gigi                    re di Roma” (1989). Dal 1982 ha iniziato a lavo-
Proietti.                                                rare per la televisione, dirigendo tra l’altro “Sta-
(A.P.)                                                   te buoni se potete” (1983), colorito ritratto di
                                                         San Filippo Neri da cui è stato successivamente
                                                         tratto l’omonimo film per le sale, e “Garibaldi
Luigi Magni fu regista cinematografico e tea-            il generale” (1987), in cui ancora una volta ha
trale, sceneggiatore e soggettista, nato a Roma il       ripercorso il paesaggio storico del Risorgimen-
21 marzo 1928. Affascinato dalle consuetudini            to italiano. In uno dei suoi ultimi film, “Nemici
e dagli umori antichi della sua città, Magni ha          d’infanzia”, ha rievocato la Roma dell’occupa-
ricavato spunti spettacolari da tale denso sce-          zione nazista e della guerra civile, attraverso gli
nario storico e, con robusto istinto drammatur-          occhi di un bambino e la storia di un’amicizia.
gico, ha saputo trasformarli in agili copioni per        (la biografia è tratta da www.treccani.it)
il cinema e per il teatro musicale. Per due volte

“Pensato per voi”, approfondimenti online sul teatro di Luigi Magni e Gigi Proietti
(link attivi)

Luigi Magni “I sette re di Roma” – con Gigi Proietti (Teatro Sistina di Roma, 1989)
Gigi Proietti e Daria Nicolodi cantano “Il tango della morte” (da Gaetanaccio di L. Magni, 1978)
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