AL VIA TRANSUMANZA 2018. DA INIZIATIVA UCI SI ALLARGA EVENTO PER - UNESCO.

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AL VIA TRANSUMANZA 2018. DA INIZIATIVA UCI SI ALLARGA EVENTO PER - UNESCO.
AL VIA TRANSUMANZA 2018. DA
INIZIATIVA UCI SI ALLARGA
INTERESSE     PER     EVENTO
CANDIDATO   UNESCO.    VERSO
TURISMO SLOW INTEGRATO
Partita
ieri
l’edizion
e
transuman
za per il
2018.
Dopo che
l’Italia
ha
chiesto a
Parigi –
lo scorso
27 marzo
–      di
inserirla
nel
Patrimoni
o Unesco
con   il
sostegno
di
Austria,
Francia,
Grecia,
Svezia,
Spagna e
Albania.
Sei    le
regioni
coinvolte
, Molise,
Abruzzo,
Puglia,
Lazio,
Basilicat
a       e
Campania. Una organizzazione agricola: l’Unione coltivatori
Italiani.

Tutto nasce da un accordo siglato lo scorso 15 gennaio al
Ministero delle Politiche agricole tra i funzionari dello
stesso Mipaaf e le sei regioni coinvolte, Assonautica, Asvir e
l‘Uci di Mario Serpillo.

Documento di cui AGRICOLAE allega copia in PDF assieme a tutta
la documentazione del caso.

foglio firme 15 gen 2018, mipaaf roma

Dopo la ‘vittoria’ dell’Uci e delle prime sei regioni, sono
molti gli attori che hanno deciso di sostenere la causa: dalla
regione Veneto che ha chiesto formalmente di essere inserito
nella lista con i dieci comuni vicentini del ‘cammino’ della
transumanza di Bressanvido, alla Coldiretti che ha plaudito
all’iniziativa coinvolgendo la regione Sardegna.

“La candidatura della transumanza come patrimonio immateriale
dell’Unesco è un passo importante che va accompagnato da un
impegno concreto per salvare i pastori in Italia che conta su
60mila allevamenti, spesso concentrati nelle aree più
marginali del Paese, per un patrimonio 7,2 milioni pecore, la
maggioranza in Sardegna“, scrive l’organizzazione di Palazzo
Rospigliosi in una nota del 27 marzo. Concludendo che
“l’agnello è una presenza antica della tradizione gastronomica
italiana”.

“Ogni anno la transumanza di Bressanvido mette in movimento
circa 600 capi di bestiame che percorrono due volte il
percorso, andata e ritorno, dalla pianura all’altopiano di
Asiago, attraversando a primavera e in autunno, i comuni di
Bressanvido, Pozzoleone, Schiavon, Marostica, Lusiana, Conco,
Asiago, Gallio, Foza ed Enego, alla ricerca di pascoli verdi e
di migliori condizioni climatiche”, aveva fatto sapere in una
nota al regione Veneto, all’indomani della notizia.
TRANSUMANZA: ANCHE BRESSANVIDO E L’ALTOPIANO DI ASIAGO TRA I
PERCORSI CANDIDATI A PATRIMONIO UNESCO.

Posted by Redazione× Pubblicato il 27/04/2018 at 12:42

Con l’edizione 2018 della transumanza, che si terrà nel mese
di maggio, “si vuole richiamare – spiega l’Unione Coltivatori
Italiania – l’attenzione sull’esistenza di un patrimonio
storico, archeologico, antropologico e naturalistico di valore
inestimabile: i Tratturi. Nel Meridione d’Italia essi
risultano presenti ed integri nella loro originaria bellezza e
larghezza di 60 passi napoletani (111.60 m) ancora per lunghi
tratti. E’ doveroso da parte delle Istituzioni e dei privati,
valorizzarli e proteggerli per farli diventare, non un
semplice museo, ma una risorsa primaria che possa dare impulso
allo sviluppo economico, agricolo, ambientale e turistico
delle nostre Terre”, prosegue l’organizzazione agricola
promotrice della candidatura Unesco. L’idea del progetto “è
quella di integrare l’economia delle attività agricole
promuovendo con la transumanza e i tratturi lo sviluppo di un
turismo slow integrato, focalizzato dalla natura, dalla
biodiversità, dal paesaggio e attento alle tradizioni, alla
cultura, alla spiritualità, all’enogastronomia. Costruzione di
itinerari, sui nostri territori, sicuramente meno conosciuti
ma di grandissima suggestione paesaggistica e culturale. Un
turismo responsabile – concludono dall’Uci – capace di fare un
viaggio nell’anima delle piccole comunità locali, rispettando
e apprezzando ciò che incontra.

Qui di seguito Agricolae pubblica la documentazione relativa
alla candidatura UNESCO

Transhumance ICH-01-2015

Scheda Terre Rurali sintesi

52 uci
Gerardo Spera

REGIONE VENETO APPROVA PIANO
OPERATIVO    2018    PER   I
CONTROLLI SU ETICHETTATURA
CARNI BOVINE
La Giunta regionale del Veneto ha approvato, su proposta
dell’assessore all’agricoltura e di concerto con l’assessore
alla sanità, il Piano operativo regionale 2018 per lo
svolgimento dei controlli a campione sull’etichettatura
obbligatoria delle carni bovine e dei prodotti a base di carni
bovine. Quest’anno i controlli coinvolgeranno 267 operatori
sui complessivi 3.600 operatori della filiera che vede il
Veneto primeggiare a livello nazionale nelle relative
qualificate produzioni.

Il sistema di etichettatura permette di evidenziare il nesso
fra l’identificazione della carcassa del bovino e le
informazioni obbligatorie che figurano sui prodotti in
commercio, a garanzia della relativa conformità e a tutela del
consumatore.
“La qualità è il principale carattere distintivo anche della
carne bovina, elemento basilare nella nostra alimentazione,
sul piano nutrizionale e dietetico – sottolinea l’assessore
all’agricoltura – Qualità significa selezione delle razze,
allevamenti che assicurano il rispetto della salute e del
benessere degli animali e dell’ambiente, alimentazione
corretta del bestiame con controlli costanti in allevamento,
alla macellazione e ai punti di vendita a garanzia del
necessario livello di protezione. L’Unione Europea ha
stabilito le modalità di applicazione del sistema che assicura
la tracciabilità del relativo prodotto attraverso
l’etichettatura, con lo scopo di informare il consumatore
sull’origine e le altre caratteristiche importanti del
prodotto acquistato. La Regione Veneto, che dal 2007 è
impegnata a garantire la qualità delle carni con un processo
di verifica e monitoraggio dell’intera filiera produttiva,
finanzia i controlli a campione svolti con appositi accordi
stipulati in collaborazione con le 9 aziende ULSS venete, da
cinquanta agenti accertatori – medici veterinari – in servizio
presso i Dipartimenti di prevenzione. Il relativo impegno è di
oltre 80 mila euro a carico del bilancio del settore
primario”.

CACCIA    E  PESCA:    GIUNTA
REGIONALE PRESENTA DISEGNO DI
LEGGE DI RIORDINO COMPETENZE
Con un disegno di legge di riordino la Giunta regionale del
Veneto riporta in capo alla Regione le funzioni provinciali in
materia di caccia e pesca. A seguito della riforma Delrio, che
ha ridimensionato le competenze delle Province in particolare
nei settori venatorio e di gestione della pesca sportiva e
professionale, la Giunta interviene con una propria iniziativa
legislativa per dare piena attuazione alla riforma intrapresa
e rendere più coerente il quadro legislativo in materia.

I dieci articoli del testo di legge   – che ora passano
all’esame del Consiglio veneto –    modificano le leggi
esistenti, alla luce della nuova distribuzione delle
competenze tra livello centrale e periferico. Il riordino
valorizza la specificità della Provincia di Belluno, che
conserva la titolarità delle funzioni di gestione in materia
faunistico-venatoria e ittica, in attuazione dello Statuto del
Veneto. Inoltre, riconosce anche alle altre province la
possibilità di gestire le funzioni amministrative in materia
faunistico venatoria.

Per quanto riguarda la pesca, il disegno di legge prevede che
sia la Giunta a rilasciare le autorizzazioni per
l’acquacoltura e a nominare gli agenti per la vigilanza sulla
pesca (le concessioni vigenti saranno prorogate sino a fine
2020); conferma la nomina da parte dell’esecutivo veneto della
Consulta regionale per la pesca dilettantistica e sportiva; e
ribadisce il ruolo del nuovo servizio di vigilanza regionale,
da poco istituito, che accorpa su scala regionale i corpi di
polizia regionale.

Anche per quanto riguarda la caccia, il nuovo impianto
normativo proposto riporta in capo alla Regione, oltre alla
vigilanza venatoria, competenze sinora svolte dalle Province,
come il rilascio del tesserino di caccia e l’abilitazione
all’esercizio venatorio, il controllo della fauna selvatica,
l’istituzione degli ambiti territoriali di caccia e dei
comprensori alpini, l’individuazione degli appostamenti nelle
lagune e il rilascio di concessioni, la gestione degli
ungulati e le misure di contenimento della nutria.

RIFORMA AGEA, ZAIA: FORZATURA
CENTRALISTA INACCETTABILE DA
PARTE   DI  UN  GOVERNO   AL
CAPOLINEA. INTERVENGA NUOVO
PARLAMENTO
“La riforma di Agea, approvata oggi dal Consiglio dei ministri
rappresenta un grave atto di insensibilità istituzionale e di
lesione dell’autonomia regionale, a discapito degli
agricoltori e dei contribuenti”. Il presidente della Regione
Veneto contesta nel merito e nel metodo la decisione del
Consiglio dei ministri di dare il via libera al decreto
legislativo attuativo della legge delega 154/2016, relativo al
riordino di Agea, l’agenzia che gestisce erogazione e
rendicontazione di tutti i fondi comunitari dedicati al
settore primario.

“Un governo, ormai arrivato al capolinea, ha approvato a tempo
scaduto un provvedimento che non ha avuto l’intesa favorevole
della Conferenza delle regioni e né ha superato tutti i
passaggi dell’iter parlamentare – prosegue il governatore del
Veneto – Realismo e saggezza politica avrebbero dovuto
consigliare ad un governo uscente di aspettare il
pronunciamento della Corte Costituzionale sulla questione di
legittimità sollevata dal Veneto sulla legge delega 154 in
merito alla cosiddetta razionalizzazione del sistema
informativo agricolo. Invece, il consiglio dei ministri ha
preferito compiere in extremis un atto di forza”.

Il decreto di riordino delle funzioni di Agea approvato oggi
accentra nell’organismo nazionale i ruoli di coordinamento,
pagamento e controllo, nonché di gestione informatica delle
procedure di erogazione dei fondi europei e di pagamento agli
agricoltori. La riforma rende obbligatoria l’omologazione
informatica tra sistema informativo statale e sistemi
informativi regionali, obbligando di fatto tutte le regioni, e
i relativi organismi pagatori, a uniformità di procedure e di
organizzazioni. Inoltre accentra in Agea anche le funzioni di
controllo (prima svolte da Agencontrol) facendo coincidere in
un unico ente due attività, erogazione e controllo, che le
regole della buona amministrazione suggeriscono sia sempre
distinto.

“Da parte nostra, attendiamo fiduciosi il pronunciamento dei
giudici della Consulta sulla legge delega che abbiamo
impugnato già nel 2016 e siamo pronti a intraprendere ogni via
legale per far decadere il decreto attuativo. Anzi, invito sin
d’ora il nuovo Parlamento ad intervenire per correggere una
norma che lede l’autonomia delle Regioni e il principio di
efficienza dell’amministrazione”.

“Per il Veneto – prosegue il presidente – la decisione di
accentrare la gestione dei procedimenti amministrativi
relativi all’agricoltura e all’acquacoltura nel sistema Agea,
imponendo alle Regioni di adeguare il loro sistema informativo
a quello nazionale, rappresenta un dispendioso passo indietro,
se non addirittura un danno evidente. Perché il Veneto
dovrebbe farsi carico, in nome di una imprecisata uniformità
nazionale, di una spesa consistente per abbandonare il proprio
sistema informativo agricolo, che si è rivelato funzionale ed
efficiente, e adottare quello di Agea, che tutti definiscono
lento e farraginoso, poco efficiente e poco trasparente? Tutto
ciò lede non solo l’autonomia regionale, ma anche il principio
dell’efficienza dell’amministrazione e dell’economicità nella
gestione del denaro pubblico”.
“Il riordino di una istituzione così importante per il settore
agricolo, che gestisce erogazione e rendicontazione di tutti i
fondi comunitari dedicati al settore primario – conclude il
presidente veneto – merita certamente migliore attenzione,
anche da parte delle organizzazioni agricole, e non certo di
essere approvato con un colpo di mano a legislatura ormai
finita, da un governo in carica solo per l’ordinaria
amministrazione”.

VITICOLTURA:   SOSTEGNI  IN
VENETO PER 16,5 MLN DI EURO
PER    RISTRUTTURAZIONE   E
RICONVERSIONE VIGNETI
Ammontano a poco più di 16 milioni e mezzo di euro i
contributi a disposizione dei viticoltori del Veneto previsti
per il 2019 dalla Giunta regionale del Veneto per
riconversione e reimpianto dei vigneti. L’esecutivo veneto, su
proposta dell’assessore all’agricoltura, ha approvato
l’apertura del bando, che ora passa al vaglio della terza
commissione consiliare e sarà successivamente pubblicato sul
Bollettino ufficiale della Regione: le imprese interessate
avranno tempo sino al prossimo 30 giugno per presentare
domanda ad Avepa per accedere al sostegno pubblico per i costi
sostenuti    per la ristrutturazione e riconversione dei
vigneti.
“Il vino è il fiore all’occhiello non solo del settore
agroalimentare ma dell’intera economia veneta – sottolinea
l’assessore regionale – La competitività delle nostre cantine
e dell’intera filiera vitivinicola nelle produzioni a
denominazione d’origine (Doc e Igt) è quindi un obiettivo
prioritario per il Veneto. Lo scorso anno il programma di
sostegno regionale ha erogato 12,3 milioni di euro di
contributi a 918 imprese, accogliendo tutte le domande in
graduatoria. Per il prossimo anno ci sono circa 4 milioni di
euro in più di finanziamento per chi produce vini di alta
qualità ed è già autorizzato all’impianto di nuovi vigneti”.

Il   programma di sostegno prevede la corresponsione di un
contributo in conto capitale per la copertura (sino al 40 %)
dei costi sostenuti dagli imprenditori agricoli per la
ristrutturazione e riconversione dei vigneti al fine di
aumentare la competitività delle aziende viticole. Gli
interventi sono destinate a vigneti atti a produrre vini di
qualità (DOC e IGT) e i richiedenti devono essere in possesso
delle specifiche autorizzazioni per l’impianto dei vigneti.

Il bando 2019 rappresenta l’ultima possibilità data dalla
normativa europea di finanziare impianti effettuati con
autorizzazioni derivate dalla conversione       dei   diritti
d’impianto antecedenti il 2015.

Per agevolare l’esecuzione delle opere agli agricoltori è
concesso un anticipo dell’80% del contributo, previa
presentazione di fideiussione.

FIERAGRICOLA :114ª EDIZIONE
DAL 29 GENNAIO AL 1 FEBBRAIO
2020
La 114ª edizione di Fieragricola (www.fieragricola.it) si
terrà a Verona dal 29 gennaio all’1 febbraio 2020. Sono queste
le nuove date scelte da Veronafiere, che potenzierà
ulteriormente il format trasversale della storica rassegna
internazionale dell’agricoltura. «Confermiamo la formula dal
mercoledì a sabato, ormai consolidata e particolarmente
gradita dagli espositori e dagli operatori professionali –
dichiara il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –,
anticipando l’inizio della manifestazione all’ultima settimana
di gennaio, come già avvenuto quest’anno». L’edizione 2018 di
Fieragricola, preceduta da roadshow tematici in Italia,
dedicati alle fonti rinnovabili e alla zootecnia, «si è
conclusa con oltre 130mila visitatori, con delegazioni
internazionali provenienti da 33 paesi e una grande attenzione
da parte degli operatori professionali all’agricoltura di
precisione, al futuro della zootecnia da latte e da carne,
alla zootecnia 4.0, alle colture specializzate come vigneto e
frutteto», ricorda il direttore generale di Veronafiere,
Giovanni Mantovani.

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I visitatori, in particolare, hanno apprezzato la crescita
della manifestazione in direzione della sostenibilità
economica, ambientale e sociale, driver ormai indiscussi per
le imprese agricole, le imprese agromeccaniche e tutti gli
anelli della filiera alimentare. Per il 2020 Fieragricola
potenzierà le aree della zootecnia (accanto all’Open Holstein
Dairy Show e al concorso europeo della Limousine ci sarà il
confronto europeo per Nazioni della razza Bruna, a conferma
del prestigio acquisito da Verona) e della meccanizzazione
agricola, grazie all’ampliamento delle aree espositive, in
parte già opzionate da alcune case costruttrici, ma anche
delle energie rinnovabili, della multifunzione e dell’economia
circolare, dei servizi e del Dynamic Show. L’obiettivo è
quello di avere una Fieragricola ancora più forte nelle aree
«live».

ORTOFRUTTA: IL MEGLIO DEL
VENETO IN MOSTRA A MACFRUT DI
RIMINI
Il Veneto è la regione ‘d’onore’ da domani a venerdì al
Macfrut di Rimini, il salone nazionale dell’ortofrutta che da
35 anni porta in vetrina il meglio della produzione orticola e
della filiera ‘made in Italy’. “Il Veneto è regione leader
per la biodiversità e la singolare varietà ambientale e
climatica, dalla montagna alle lagune, ma anche per la forte
specializzazione dei suoi produttori”, fa notare l’assessore
regionale all’agricoltura che domani inaugurerà la presenza
veneta nella fiera riminese. “Su 11.700 produttori
ortofrutticoli veneti, cinque su sei sono specializzati in
produzioni alta qualità, dal radicchio di Treviso ai kiwi,
dagli asparagi bianchi e verdi alle fragole e ai prodotti di
nicchia, come i frutti di bosco. L’ortofrutta contribuisce al
fatturato del settore agroalimentare per quasi un milione di
euro: è il settore che sta crescendo di più, secondo solo al
vino”.

Con oltre 855 milioni di euro di valore di produzione, il
settore ortofrutticolo vale poco meno di un sesto dell’intero
comparto agricolo regionale (5,4 miliardi di euro) e tira la
volata all’export veneto. Su scala nazionale, la frutta e gli
ortaggi prodotti in Veneto rappresentano l’8 per cento del
‘made in Italy: il Veneto è infatti la quarta regione per
volume di produzione, dopo Sicilia, Puglia, Emilia Romagna e
ex-aequo Campania.

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I primati del Veneto nel settore ortofrutticolo sono le
insalate (160 milioni di euro di fatturato) e le patate (68
milioni di euro), la frutta a guscio (primi in Italia con
oltre mille ettari coltivati e 13 milioni di fatturato), le
mele (secondi al Trentino Alto Adige) e le pere (dopo l’Emilia
Romagna), i kiwi (oltre 35 milioni di fatturato), i funghi (60
milioni).

La ‘palma’ nella vocazione ortofrutticola va alla provincia di
Verona, che da sola rappresenta il 51 per cento dell’intera
produzione regionale e quasi il 70 per cento dei frutteti
veneti: è infatti ‘regina’ nella produzione mele, pere,
fragole, kiwi, pesche e ciliegie. L’intero Veneto sale sul
podio del ‘made in Italy’ con le sue varietà di radicchio
(siamo i primi produttori in Italia, con 40 milioni di
fatturato) e di asparagi. “Con 38 prodotti a denominazione
d’origine e a indicazione geografica protetta il Veneto è la
seconda regione italiana dopo l’Emilia Romagna per eccellenze
ortofrutticole – conclude l’assessore – E’ un patrimonio di
tipicità e di sapienza produttiva da tutelare e da
proteggere”.

“I produttori del Veneto – sottolinea l’assessore – da tempo
hanno scelto di investire nella denominazione di origine,
nell’alta qualità, nelle tecniche innovative a risparmio di
acqua e fertilizzanti, nella salvaguardia e valorizzazione
dell’ambiente, primo presupposto per garantire frutta e
verdura sani e di vera qualità. L’attenzione dei consumatori,
italiani ed esteri, per il ‘bio’, la qualità organolettica e
la tipicità dei gusti, insomma per i fattori che danno valore
al prodotto, sta premiando il coraggio e gli investimenti in
tecnologia e ricerca dei nostri produttori, nonchè la loro
capacità di organizzarsi in forma associativa: in Veneto uno
su tre è associato ad una delle 18 organizzazioni di
 produttori, acquistando, così, più competitività sul piano
delle produzioni, della qualità e della globalizzazione”.

La Regione Veneto è a fianco dei produttori ortofrutticoli con
una serie di azioni: dai disciplinari di qualità del marchio
‘Qualità Verificata’ alle misure del Programma di sviluppo
rurale 2014-2020 dedicate alla salvaguardia dell’agroambiente,
al finanziamento di programmi specifici di ricerca per
prevenire e contrastare con metodi naturali i diversi
‘killers’ della frutta e degli ortaggi.

AGRICOLTURA VENETO: OCCUPATI
+15% E PIÙ IMPRESE UNDER 40,
PAN:“EROGATI 100 MLN DI AIUTI
A 1.100 GIOVANI. NUOVO BUDGET
UE NON LI PENALIZZI”
Il settore primario in Veneto attira i giovani e crea
occupazione. Lo dimostrano i numeri, elaborati dalla Direzione
dell’autorità di gestione dei fondi Feasr (sviluppo rurale) e
diffusi dall’assessorato regionale all’agricoltura, relativi
alle domande degli ‘under 40’ di accedere ai finanziamenti del
Programma di sviluppo rurale 2014-2020.
 “Nei primi tre anni del ciclo settennale di programmazione il
Psr ha finanziato 1100 domande di premio al primo insediamento
per un totale di 44 milioni di euro di aiuti erogati – fa
sapere l’assessore all’agricoltura della Regione Veneto –
confermando il trend in aumento rispetto al precedente ciclo
di programmazione 2007-2013 . I bandi che si rivolgono ai
giovani agricoltori hanno successo e registrano il sold-out ad
ogni edizione: nel 2015 sono arrivate 635 domande di premio di
insediamento e ne sono state finanziate 400 con 16 milioni di
euro; nel 2016 ne sono state finanziate 375 (rispetto alle 522
pervenute) con 15 milioni di euro impegnati e nel 2017 sono in
corso di finanziamento 325 domande sulle 419 pervenute, per
complessivi 13 milioni di euro”. Inoltre, i medesimi 1.100
giovani hanno ricevuto finanziamenti agli investimenti nelle
rispettive aziende agricole per ulteriori 56 milioni di euro.

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Allo stato attuale le aziende agricole in Veneto condotte da
giovani agricoltori sono 4200 con un trend in costante
crescita nell’ultimo triennio come rilevato dal Registro
Imprese delle Camere di Commercio: nel 2014 sono state 1.338
le nuove imprese agricole aperte da giovani ‘under 40’, 1.479
nel 2015 e 1.765 nel 2016.

 Altro segnale della vitalità del settore primario viene dagli
indicatori di nuova occupazione: i contratti di assunzione di
‘under 40’ lo scorso anno sono aumentati del 15 per cento,
vale a dire 39 mila neo-assunti, in particolare nel settore
enologico, nel biologico e nelle produzioni Dop e Igp, ma
anche nel settore delle rinnovabili e delle attività legate al
turismo e al sociale. Prevalgono i contratti a termine, ma va
detto anche che le assunzioni di giovani valgono oltre la metà
delle 74.575 assunzioni in agricoltura registrate in Veneto
nel 2017.

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“I contratti in agricoltura nel 2017 sono aumentati del 23,7
per cento – fa notare l’assessore regionale – e ciò dimostra
che la terra e le attività connesse alla promozione ambientale
e agrituristica garantiscono sviluppo, crescita e occupazione
con ricadute importanti per l’ambiente e la coesione sociale.
Gli indici di risultato della programmazione comunitaria
devono far riflettere le autorità nazionali ed europee sulle
proposte di ripartizione del nuovo bilancio comunitario.
Perché ridurre gli aiuti strutturali ad un settore come il
primario, che si dimostra volano di crescita? Mi auguro che la
proposta di budget presentata ieri dalla Commissione europea,
che prevede riduzioni dal 5 al 10 per cento dei fondi per la
politica agricola comunitaria e le politiche regionali, sia
attentamente verificata alla luce delle performances ottenute
dagli impegni di spesa”.

TRANSUMANZA:           ANCHE
BRESSANVIDO E L’ALTOPIANO DI
ASIAGO    TRA   I   PERCORSI
CANDIDATI     A   PATRIMONIO
UNESCO.
Anche il Veneto vuole entrare nella mappa della transumanza a
tutela Unesco. Il sindaco di Bressanvido e il presidente
dell’Unione montana dell’altopiano di Asiago hanno consegnato
nelle mani dell’assessore regionale all’Agricoltura e del
presidente della Commissione Affari istituzionali del
Consiglio veneto le delibere approvate all’unanimità con cui i
dieci comuni vicentini del ‘cammino’ della transumanza di
Bressanvido chiedono che il Veneto sia inserito nella
candidatura Unesco a “patrimonio culturale immateriale
dell’umanità”.
Ogni anno la transumanza di Bressanvido mette in movimento
circa 600 capi di bestiame che percorrono due volte il
percorso, andata e ritorno, dalla pianura all’altopiano di
Asiago, attraversando a primavera e in autunno, i comuni di
Bressanvido, Pozzoleone, Schiavon, Marostica, Lusiana, Conco,
Asiago, Gallio, Foza ed Enego, alla ricerca di pascoli verdi e
di migliori condizioni climatiche.

Si tratta di una tradizione secolare, che impegna centinaia di
transumanti a piedi e a cavallo, peculiare di un particolare
comparto – quello della pastorizia d’alpeggio – che accomuna
diverse regioni, dall’Abruzzo all’Alto Adige, dal Lazio al
Piemonte, dalla Sicilia alla Lombardia.

La consegna dei pronunciamenti dei dieci consigli comunali è
avvenuta oggi a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale a
Venezia, con le autorità regionali, del Sindaco di Bressanvido
e dei rappresentanti dei Comuni di Asiago e Gallio.

“Anche il Veneto ha una ricca e consolidata tradizione in
merito – ha sottolineato l’assessore All’Agricoltura – con
molte transumanze ‘minori’ diffuse sul territorio come quella
che arriva a San Pietro in Gu in provincia di Padova.
Candidare la secolare transumanza di Bressanvido a patrimonio
dell’umanità significa valorizzare una pratica che è presidio
della montagna, della biodiversità e di filiere di attività
agroalimentari che continuano a garantire prodotti di alta
qualità. Intanto, come primo riconoscimento formale, si
avvierà la procedura d’iscrizione al Registro nazionale delle
pratiche agricole tradizionali e dei paesaggi storici. Il
passo successivo sarà la richiesta rivolta al Ministero per le
politiche agricole di integrare il dossier Unesco che ha
presentato a Parigi, insieme alle altre due nazioni europee
interessate, Austria e Grecia. Il Veneto, che sta investendo
oltre 390 milioni di euro per lo sviluppo dell’agricoltura e
della zootecnìa di montagna, vale a dire un terzo del
‘portafoglio’ dell’intero Programma di sviluppo rurale
2014-2020, intende sostenere con ogni mezzo questa pratica
antica di salvaguardia del benessere animale e di
conservazione dell’equilibrio ambientale. Si tratta di una
pratica di ‘buon’ allevamento e di valorizzazione dei pascoli
in quota, che è diventata anche ricchezza culturale,
ambientale e turistica dei territori che la vivono, e che ben
merita il riconoscimento Unesco”.

Anche il Presidente della Prima Commissione consiliare ha
assicurato la totale collaborazione dell’organo legislativo
del Veneto perché i dieci Comuni della transumanza di
Bressanvido si possano fregiare dell’iscrizione al Registro
nazionale delle pratiche agricole tradizionali e del marchio
mondiale Unesco, a sigillo di una delle più tipiche
espressioni della civiltà contadina che nel Vicentino continua
a vivere immutata nel tempo.

AGRICOLTURA VENETO: AIUTI PSR
PER   RISPARMIO    IDRICO   E
FERTILIZZANTI,PAN       “SARÀ
AGRICOLTURA DEL FUTURO: A
BANDO 15 MLN”
Sta riscuotendo grande interesse il bando del Programma di
sviluppo rurale del Veneto dedicato all’”ottimizzazione
ambientale”, cioè a promuovere e sostenere imprese e tecniche
agricole che investono in colture a risparmio idrico e a basso
impatto ambientale. Sono già centinaia le domande che stanno
pervenendo ad Avepa sul bando avviato dalla Regione Veneto il
26 marzo scorso ( Dgr n. 396 del 26 marzo 2018) e aperto sino
al 15 maggio, che stanzia 15 milioni di euro. La ricaduta
ipotizzata dai tecnici è di benefici per 6 mila ettari di
terreno per anno.

 «La Regione del Veneto ha compiuto uno sforzo importante per
assicurare il sostegno alle pratiche di ottimizzazione
ambientale per un minor consumo dell’acqua e un minor utilizzo
di fertilizzanti – sottolinea l’assessore all’agricoltura
Giuseppe Pan – Nel ciclo di programmazione 2014-2020 questa
misura è volta a sostenere l’agricoltura innovativa, a basso
impatto idrico e ambientale, in linea con le sfide poste dai
cambiamenti climatici e dall’ecosostenibilità. Abbiamo
fortemente voluto ritagliare nella programmazione dei fondi
pubblici del Psr veneto un capitolo specifico per sostenere le
‘buone pratiche’ in fatto di ottimizzazione dell’acqua e del
suolo, con una operazione di riprogrammazione finanziaria dei
bandi non facile, ma che si sta rivelando di sicura efficacia.
Il successo che questa misura sta riscontrando dimostra che
l’agricoltura veneta sta investendo con lungimiranza su futuro
e competitività”.

#####

La prima conferma del giusto ‘target’ l’hanno data gli oltre
cento operatori e tecnici del settore agricolo che hanno
partecipato al seminario “Ottimizzazione ambientale e sistemi
informativi”, promosso a Mestre dall’Autorità di Gestione del
PSR per illustrare agli ‘addetti ai lavori’ il funzionamento
del bando su ottimizzazione ambientale delle tecniche
agronomiche ed irrigue.

 L’evento, trasmesso in diretta e consultabile sulla pagina
Facebook del Psr veneto, ha messo a fuoco le novità del bando
specialmente per quanto riguarda i sistemi informativi
necessari all’attuazione e al monitoraggio degli interventi
sul campo. La Commissione europea, infatti, richiede la
completa informatizzazione delle pratiche, al fine di
garantire la tracciabilità degli interventi dal punto di vista
ambientale.

 #####

“Attendiamo ora la conclusione dei termini di presentazione
delle domande e le relative istruttorie – conclude Pan – ma le
premesse sono ottime e ci confermano che ogni euro investito
oggi sull’ottimizzazione di acqua e fertilizzanti verrà
guadagnato domani con gli interessi in termini di rese, ricavi
e salvaguardia ambientale”.

GUARDIE   VENATORIE:  CORTE
COSTITUZIONALE     PROMUOVE
VENETO    SU    ISTITUZIONE
SERVIZIO REGIONALE
La Corte costituzionale promuove la scelta del Veneto di
istituire il Servizio di vigilanza regionale in materia di
fauna, pesca e ambiente e di ‘traghettare’ quindi – sotto
un’unica gestione regionale – il personale delle Polizie
provinciali. Con la Sentenza n. 82 i giudici della Consulta
hanno respinto il ricorso del Governo, che aveva contestato
l’invasione della competenza statale esclusiva in materia di
‘ordine pubblico e sicurezza’. E hanno confermato la validità
della scelta della Regione Veneto che, con il collegato alla
legge di stabilità 2017, ha istituito il Servizio regionale di
vigilanza, che riunisce guardie provinciali e ispettori in un
unico corpo diretto e organizzato dalla Regione con compiti di
vigilanza in materia ambientale, agroalimentare, faunistico-
venatoria e ittica. In particolare, la Corte ha confermato il
punto essenziale dell’operazione: i circa 160 agenti dei corpi
di Polizia provinciale trasferiti alla Regione conservano la
qualifica di ‘agente di polizia giudiziaria’. Sono l’unica
figura professionale autorizzata, nell’organico della Regione,
a portare un’arma e ad avere poteri di indagine,
perquisizione, sanzione e arresto.

“Le sentenza conferma la bontà del percorso di
riorganizzazione attuato in Veneto, in sintonia con le
Amministrazioni provinciali, per far fronte al quadro confuso
creato dalla riforma Delrio – commenta il vicepresidente della
Regione Gianluca Forcolin, con delega al personale –
Istituendo il Servizio regionale di vigilanza abbiamo inteso
garantire la piena continuità di una fondamentale funzione di
controllo e presidio del territorio, di contrasto al
bracconaggio, alla pesca di frodo e alla repressione delle
frodi in agricoltura, assumendo funzioni e personale nella
dotazione organica della   Regione”.

“La Regione Veneto è stata la prima regione a farsi carico
delle competenze non fondamentali delle Province, impegnando
40 milioni del proprio bilancio per far fronte agli effetti di
una riforma caotica e calata dall’alto, che ha trasferito alla
Regione varie funzioni amministrative, tra cui quelle in
materia di caccia, pesca e agricoltura”, sottolinea Forcolin.

“Istituendo a partire dal 2017 il Servizio regionale di
vigilanza, nel quale ora confluiranno gli agenti delle
Province e della Città metropolitana di Venezia –evidenzia
l’assessore all’agricoltura, caccia e Pesca Giuseppe Pan – la
Regione ha potuto assicurare continuità al lavoro di controllo
e salvaguardia del patrimonio faunistico-ambientale, svolto
dai corpi di polizia provinciale, garantendo loro indennità e
trattamento economico maturati nell’amministrazione di
provenienza. E’ di fondamentale importanza che la suprema
Corte abbia riconosciuto la validità e la rilevanza della
scelta regionale di mantenere agli agenti del Servizio di
vigilanza regionale la pienezza della professionalità e delle
qualifiche di cui erano titolari nell’inquadramento
provinciale, e in particolare quella di ‘ufficiale di polizia
giudiziaria’, con un approccio che la Regione ha voluto sin
dall’inizio allineare alle linee guida strategiche del Piano
nazionale di contrasto alle attività di bracconaggio. In
questo modo non viene disperso un patrimonio di
professionalità, di competenze e di qualifiche, assicurando
così a tutto il territorio le stesse funzioni esercitate un
tempo dalle amministrazioni provinciali”.

Nella medesima sentenza la Corte Costituzionale, invece, ha
dichiarato illegittimo un altro articolo del collegato alla
legge di stabilità 2017, relativo all’iscrizione all’Inps,
gestione dipendenti pubblici (ex Indap), dei dipendenti
dell’Agenzia veneta per l’innovazione nel settore primario (ex
Veneto Agricoltura). Per la Corte la Regione “non ha
competenza in materia di previdenza sociale” (che è materia di
competenza statale) e non può attribuire il trattamento
previdenziale dei dipendenti pubblici ai dirigenti e al
personale dell’agenzia ai quali si applica il contratto
collettivo di lavoro delle aziende municipalizzate di igiene
ambientale, “che configura il rapporto di lavoro in termini
privatistici”. “Risolveremo la questione direttamente con
l’ente di previdenza – dichiara il vicepresidente Forcolin –
La Regione Veneto ha una partita aperta con l’Inps per i
dipendenti della neo-costituita Agenzia per l’innovazione nel
settore primario: metà sono dipendenti pubblici transitati
nell’ente pubblico economico strumentale della regione
subentrato a Veneto Agricoltura. E troveremo, in sede legale,
la via contrattuale per mantenere la disciplina previdenziale
preesistente, senza modificare l’ordinamento”.
VINITALY,   CONFAGRICOLTURA:
SEMPRE PIU’ ROSA IL MONDO DEL
VINO
Capacità   imprenditoriali   e   di   relazioni,   flessibilità,
attaccamento ai valori della tradizione e predisposizione
all’innovazione, impegno per il territorio ed il sociale hanno
portato valore aggiunto al settore.

Vinitaly 2018 ha decretato il riconoscimento indiscusso del
ruolo delle donne nel mondo del vino. Un ruolo fino a qualche
anno fa poco noto, ma che da sempre ha rappresentato il perno
intorno al quale ha ruotato l’attività di moltissime aziende
agricole.

“Le donne oggi – ha detto il presidente della Confagricoltura
Massimiliano Giansanti in occasione della presentazione della
guida di Repubblica Diwine – sono un esempio straordinario di
imprenditorialità, che proprio nell’agricoltura si manifesta
con tutta la sua forza propulsiva. Ma da sempre, in questo
settore, le donne hanno avuto il grande compito di trasmettere
attraverso il loro ruolo di madri i valori e le tradizioni del
nostro mondo.”

#####

“Ma ciò che mi appassiona di più – ha aggiunto Giansanti – è
la visione delle donne, che va oltre quella degli uomini,
perché capace di leggere e guardare là dove spesso noi non
sappiamo arrivare.”

I numeri lo confermano: il 50% della popolazione attiva in
agricoltura è costituita da donne e nel mondo del vino il 28%
delle aziende agricole è condotto da imprenditrici. Sulla base
di un sondaggio condotto dall’associazione Donne del Vino, le
imprese al femminile sono quelle che investono di più
nell’export, nella diversificazione produttiva, nella
valorizzazione delle Denominazioni d’origine, nel biologico.
E, grazie ad una maggiore flessibilità, sono quelle che hanno
retto meglio alla crisi.

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Donne brave, determinate che portano avanti con passione la
storia delle loro aziende. Come quelle, solo per fare qualche
esempio, associate a Confagricoltura, che la componente della
giunta nazionale Giovanna Parmigiani ha visitato presso i loro
stand a Vinitaly. Come Emilia Nardi, produttrice di Brunello
di Montalcino, che ha sottolineato “l’attaccamento alla natura
dell’universo femminile e la diversità da quello maschile che
ha portato nel mondo del vino valore aggiunto”. Maria Ida
Avallone, titolare dell’azienda Villa Matilde, in provincia di
Caserta, ha evidenziato “il concetto di famiglia insito nella
donna, che sa ‘abbracciare e avvolgere’ la terra e in questo
modo attraverso i vini parlare del suo territorio.”

Per Luisa Todini, titolare della Cantina Todini (Perugia), il
vino rappresenta soprattutto “la passione che mi lega
all’Umbria, la mia terra d’origine, ma anche la cultura
dell’innovazione che promuovo attraverso Agronetwork,
l’Associazione nata da un’intuizione di Confagricoltura, Luiss
e Nomisma”.

Elvira Bortolomiol, titolare insieme alla madre e alle due
sorelle di un’ azienda che produce Prosecco a Valdobiaddene,
in Veneto, crede che le donne abbiano portato valore aggiunto
al settore soprattutto attraverso il loro impegno nel
territorio e nel sociale.

Tilli Rizzo, che insieme alla madre conduce l’azienda Fratelli
Berlucchi, in Franciacorta, pensa che “la donna sia entrata in
passato per caso o per ‘forza’ nel mondo del vino, ma che oggi
sia affermata per la sua capacità ‘multitasking’ e per la sua
passione.”
Donatella Cinelli Colombini, Casato Prime Donne, a Montalcino,
presidente dell’associazione Donne del Vino, sostiene che le
imprenditrici abbiano fatto fare al settore un salto di
qualità “grazie alla loro capacità di comunicare, più che per
obiettivi, per relazioni, attraverso uno stile di marketing
diverso, che ha portato alla creazione di mercati stabili.”

#####

Ma la crescita delle donne nel mondo del vino non si limita al
comparto produttivo: sempre di più sono le enologhe, le wine
maker, le venditrici, le importatrici, le sommelier, le
proprietarie di enoteche, le giornaliste di settore, le
blogger e le influencer. E, soprattutto, le consumatrici.

Si rileva ancora, invece, ancora un discreto gap rispetto agli
uomini riguardo alla presenza nelle associazioni di
rappresentanza, nei consorzi e nelle organizzazioni di
settore. Per questo in Confagricoltura è sempre più attiva
“Confagricoltura Donna”, allo scopo di promuovere e
valorizzare all’interno dell’associazione e nell’attività di
impresa la presenza femminile.

VINITALY 2018 CHIUDE CON 128
MILA   VISITATORI    DA   143
NAZIONI. BUYER ESTERI +6% PER
32 MILA PRESENZE
Operatori esteri in crescita percentuale rispetto al 2017 da
Stati Uniti (+11%), Cina (+34%), Nord Europa – Svezia,
Finlandia, Norvegia e Danimarca (+17%), Paesi Bassi (+15%),
Polonia (+27%) e triplicati da Israele; mentre la top ten
delle presenze assolute sul totale vede primi i buyer da USA
seguiti da quelli provenienti da Germania, Regno Unito, Cina,
Francia, Nord Europa (Svezia, Finlandia, Norvegia e
Danimarca), Canada, Russia, Giappone, Paesi Bassi insieme al
Belgio.

A Veronafiere per quattro giorni presenti oltre 4.380 aziende
espositrici (130 in più dello scorso anno) da 36 paesi.

A Vinitaly and the City quasi 60 mila appassionati e wine
lover tra Verona e i tre borghi storici della provincia:
Bardolino, Valeggio sul Mincio e Soave.

Il 52°Vinitaly chiude oggi a Verona registrando
complessivamente 128mila presenze da 143 nazioni, in linea con
l’edizione precedente ma aumentando invece la qualità e il
numero dei buyer esteri accreditati che quest’anno registrano
un significativo +6% per un totale di 32 mila presenze.

Un   risultato   ottenuto   grazie   ai   continui   investimenti
nell’incoming da parte di Veronafiere, selezionando operatori
top attraverso la rete dei propri delegati in 60 paesi e con
la collaborazione di ICE-Agenzia nell’ambito del piano di
promozione straordinaria del made in Italy, voluto dal Mise
(Ministero dello sviluppo economico).     A Veronafiere per
quattro giorni presenti oltre 4.380 aziende espositrici (130
in più dello scorso anno) da 36 paesi e più di 15.100 vini
proposti tramite l’innovativo strumento della Vinitaly
Directory online, in lingua italiana, inglese e cinese per
favorire contatti commerciali tutto l’anno.

«Vinitaly 2018 ha confermato la vocazione di rassegna dedicata
al business e alla promozione del mondo vitivinicolo –
commenta il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese –.
Siamo sulla strada giusta, individuata con determinazione in
occasione del Cinquantesimo. La rassegna in quartiere è sempre
più orientata al professionista, mentre cresce notevolmente il
fuori salone pensato per i wine lover in città. Proprio
Vinitaly and the City quest’anno ha portato quasi 60 mila
appassionati nel centro storico di Verona e nei comuni di
Bardolino, Valeggio sul Mincio e Soave. Un progetto uscito
dalla fase di start-up e diventato ormai un prodotto a sé
stante e come tale sarà sviluppato a partire dalla prossima
edizione».

«La crescente presenza di professionisti all’edizione 2018 –
spiega il direttore generale di Veronafiere, Giovanni
Mantovani –, testimonia il consolidamento del ruolo b2b di
Vinitaly a livello internazionale, con buyer selezionati e
accreditati da tutto il mondo. La top ten delle presenze
assolute sul totale di 32.000 buyer accreditati da 143
nazioni, vede primi gli Stati Uniti d’America seguiti da
Germania, Regno Unito, Cina, Francia, Nord Europa (Svezia,
Finlandia, Norvegia e Danimarca), Canada, Russia, Giappone,
Paesi Bassi insieme al Belgio. Paesi che presidiamo durante
tutto l’anno anche attraverso il sistema Vinitaly e con
Bellavita Expo, la società compartecipata con Fiera di Parma
attraverso la new.co VPE. Nel corso di questa edizione,
abbiamo presentato anche la nuova iniziativa Wine South
America, in programma a settembre di quest’anno nello stato di
Rio Grande do Sul».

Ad integrare e ampliare l’offerta di Vinitaly, si sono svolte
come ogni anno in contemporanea Sol&Agrifood, la
manifestazione di Veronafiere sull’agroalimentare di qualità
ed Enolitech, rassegna su accessori e tecnologie per la
filiera oleicola e vitivinicola.

La 53ª edizione di Vinitaly è in programma dal 7 al 10 aprile
2019.
SOL&AGRIFOOD,21 LE ECCELLENTI
NOVITÀ     VINCITRICI     DEL
GOLOSARIO 2018
 Birre, succo di mela, chutnei ai pomodori e cocco e poi
baccalà in scatola, coppa affinata all’amarone, prosciutto
cotto di cinta senese: sono solo alcuni dei 21 prodotti
selezionati, tra quelli esposti a Sol&Agrifood, dai critici
enogastronomici Marco Gatti e Paolo Massobrio per il Premio
Golosario.
 La consegna del riconoscimento nell’ultimo giorno del Salone
Internazionale dell’Agroalimentare di Qualità, in corso da
domenica 15 aprile a Veronafiere. Al lavoro una squadra di
assaggiatori professionisti in incognito, per tre giorni di
degustazioni tra gli stand delle 317 aziende espositrici alla
ricerca delle migliori novità agroalimentari.

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Nato proprio per premiare le eccellenze emergenti
dell’agroalimentare italiano presenti in fiera, il premio
Golosario ha festeggiato quest’anno la sua decima edizione a
Sol&Agrifood. Per l’occasione, nel catalogo della fiera sono
state raccolte tutte le aziende e i prodotti che hanno vinto
il riconoscimento nel corso degli anni. Una sorta di storia
dell’innovazione per un premio che è stato di buon auspicio
per tantissime start up, ma anche per produttori storici che
hanno vissuto un importante momento di confronto.

Queste le novità premiate dall’edizione 2018, divise per
categoria.

BIRRE

• Hibu – Burago di Molgora (Mb) – Trhibu
• Mastino – San Martino Buon Albergo (Vr) – 1291

• Ofelia – Sovizzo (Vi) – Nevermild

BIRRE IGA – PREMIO SPECIALE

• Birrificio Gjulia – Cividale (Ud) – Ribò (ribolla)

• Bruton – Lucca – Limes (sangiovese)

• Chinaschi – Salemi (Tp) – Z (zibibbo)

BEVANDE

• Cento per Cento Consorzio Ortofrutticolo di Belfiore –
Belfiore (Vr) – Succo di Mela Decio di Belfiore

• Paoletti – Ascoli Piceno – Chinotto

• Sabadì – Modica (Rg) – Limonata Madre

CONFETTURE

• Il Baggiolo – Abetone Cutigliano (Pt) – Polpa di mirtillo
nero

• Chesud – Santa Maria del Cedro (Cs) – Marmellata di cedro

• Cavazza – Vignola (Mo) – Chutney, pomodori e cocco

SFIZIOSITÀ

• Bastian – Gadi – Genova Molassana – Baccalà in scatola

• Forno Zogno – Tribano (Pd) – Scrocchia di zucca e curcuma
• Migliori – Ascoli Piceno – Olive ascolane

DOLCI E FORNO

• Albertengo – Torre San Giorgio (Cn) – Panettone al Moscato

• Pasticceria Antoniazzi – Bagnolo San Vito (Mn) – Anello di
Monaco

• Sgambelluri   –   Siderno   (Rc)   –   Torroncino   morbido   al
bergamotto

SALUMI

• Benedetti Corrado – S. Anna d’Alfaedo (Vr) – Coppa affinata
all’Amarone

• Opan Nebrodi – Rocca di Capra Leoni (Me) – Prosciutto dei
Nebrodi

• Pertus Prosciutti Cotti – Olgiate Molgora (Lc) – Senese
(prosciutto cotto di Cinta Senese)

VENETO, LE STRADE DEL VINO E
DEI   PRODOTTI   TIPICI   AL
VINITALY
La Regione ha dedicato la giornata conclusiva di Vinitaly 2018
alle strade del vino e dei prodotti tipici e all’illustrazione
di un’interessante analisi ed elaborazione di dati statistici
relativi alle eccellenze vitivinicole e alimentari del Veneto:
produzioni, export, turismo enogastronomico.

In occasione dell’iniziativa promozionale denominata “Gusta il
Veneto… lungo le strade del vino, dell’olio e dei prodotti
tipici”, nel corso della quale si sono svolte varie
degustazioni curate da undici associazioni delle Strade
venete, l’assessore regionale al turismo, alla promozione e al
commercio estero, Federico Caner, ha presentato “Eccellenze
enogastronomiche: Veneto da assaggiare e da gustare”, uno
speciale della pubblicazione Statistiche Flash, realizzato
dall’Ufficio di Statistica della Regione.

#####

“Turismo e vino nel Veneto significano qualità, offerta
vincente e successo internazionale – ha detto Caner –. Se già
considerandoli singolarmente i due settori dell’ospitalità e
della produzione enologica stanno vivendo una delle loro fasi
storiche più felici, mettendoli insieme otteniamo la
rappresentazione di una regione che ha pochi eguali in termini
di capacità attrattiva, di ricchezza di proposte, di
competitività economica. Acquisita la consapevolezza che
unendo tra loro le diverse risorse di cui disponiamo queste
progrediscono e si completano, oggi lavoriamo per mettere a
sistema questo insieme che ha un nome facilmente
identificabile: the land of Venice”.

#####

I dati illustrati dall’assessore confermano che il Veneto, con
i suoi 8,5 milioni di ettolitri ricavati da oltre 80 mila
ettari a vite, è una delle prime regioni d’Europa per la
produzione di vino (nonostante la “frenata” nell’ultima
vendemmia causata dalla gelata che colpì il nord Italia ad
aprile 2017), ma soprattutto non conosce concorrenti quanto
all’export, prima in assoluto in Italia davanti a Piemonte e
Toscana che nemmeno insieme riescono a fare meglio del Veneto:
quest’ultimo, infatti, totalizza un nuovo record di 2,1
miliardi di euro di esportazioni, crescendo rispetto all’anno
precedente di oltre 6 punti percentuali e rappresentando il
35,5% del totale italiano.

#####

“Un primato legato al fenomeno del Prosecco – ha sottolineato
l’assessore –, del quale nel 2017 sono stati esportati oltre
800 milioni di euro, pari al 60% dell’export di spumante
nazionale. Un best seller planetario, potremmo definirlo, con
Regno Unito,    Stati Uniti e Germania ai primi tre posti
nell’accaparrarsi questo prodotto”.

Ma alla quantità si aggiunge la qualità: il Veneto, infatti,
primeggia in ambito nazionale anche per numero di prodotti
certificati, occupando il gradino più alto del podio (insieme
alla Toscana) con ben 91 eccellenze: 53 “wine” (43 DOP –
comprendenti le DOCG e le DOC – e 10 IGP, per un valore
complessivo, in termini di fatturato, di 1,3 miliardi di euro)
e 38 “food” (18 DOP, 18 IGP e 2 STG, per un valore di 390
milioni di euro).

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“Se poi i territori dove si producono queste eccellenze sono
anche luoghi di enorme interesse culturale, storico e
paesaggistico, gli stessi numeri del movimento turistico non
possono che essere da record – ha evidenziato Caner –. Nella
straordinaria ulteriore crescita del Veneto dello scorso anno,
scandita da oltre 19 milioni di arrivi e quasi 70 milioni di
presenze, si segnalano anche le performance di alcuni
territori turistici emergenti caratterizzati da una forte
offerta enogastronomica, come le colline del Prosecco e le
aree del Soave e del Valpolicella”.

Le terre di Valdobbiadene e Conegliano, candidate a patrimonio
dell’umanità Unesco, con i loro incantevoli declivi intarsiati
dalle geometrie dei vitigni, hanno registrato lo scorso anno
415 mila pernottamenti, segnando un exploit di +9,1% di arrivi
e +16% di presenze. Ma anche la zona del Soave sta sviluppando
un turismo di nicchia, confermando il boom del 2016 con un
ulteriore aumento del +6,1% di arrivi e del +10,1% di presenze
nel 2017. Qui le “bed nights” hanno raggiunto quota 300 mila,
più o meno le stesse della vicina Valpolicella, regno
dell’Amarone, cresciuta anch’essa negli arrivi, +8,3% e nelle
presenze + 6,3%.

“Gioielli di un Veneto dove si sposano bontà e bellezza – ha
concluso Caner –: noi abbiamo il compito di celebrare questo
matrimonio e di renderlo duraturo e appassionante”.
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