SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI

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SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
SALA VERDI
2022 - 2023

       SONIAvoce
             BERGAMASCO
                 recitante

        EMANUELE     ARCIULI
             pianoforte

               SERIE RUBINO
SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
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SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
MER                                                        PROGRAMMA
                                                          SERIE RUBINO
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OTT
“Melologo d’amore”

E. GRIEG
(Bergen 1843 – Bergen 1907)

da “Pezzi lirici” per pianoforte:
Arietta op.12 n.1
Vöglein op.43 n.4
Erotik op.43 n.5
An den Frühling op.43 n.6
Traumgesicht op.62 n.5
Hochzeistag auf Troldhaugen op.65 n.6                       17’
                                                                  Intervallo

R. STRAUSS
(Nelahozeves 1841 – Praga 1904)

Enoch Arden op.38
Melologo per voce recitante e pianoforte su un racconto
di Lord Alfred Tennyson Traduzione e libero adattamento
a cura di Bruno Cagli                                       50’

                                                                               3
SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
SONIA BERGAMASCO
                                     voce recitante

    Sonia Bergamasco è nata a Milano, dove si è diplomata in pianoforte.
    A teatro lavora con Antonio Latella, Thomas Ostermeier, Jan Fabre,
    Thodoros Terzopoulos, Carmelo Bene, Giorgio Strehler.
    Premio Duse per il suo lavoro d’attrice, è interprete e regista di spettacoli
    in cui l’esperienza musicale si intreccia più profondamente con il teatro.
    Tra gli altri Il Ballo (tratto dal racconto di Irène Némirovsky) e L’uomo seme,
    entrambi nati dalla collaborazione artistica con il Teatro Franco Parenti
    di Milano. Nel 2017 dirige al Piccolo Teatro lo spettacolo Louise e Renée,
    ispirato a Memorie di due giovani spose di Balzac, di cui Stefano Massini
    cura la drammaturgia originale. Nel 2022 è Martha nello spettacolo Chi
    ha paura di Virginia Woolf? diretto da Antonio Latella.
    Interpreta ruoli di cantante-attrice in Italia e all’estero. Nel ruolo di Elvira
    nell’opera Il dissoluto assoluto di Azio Corghi (su libretto di José Saramago),
    è al Teatro São Carlos di Lisbona e al Teatro alla Scala di Milano. Al Teatro
    San Carlo di Napoli è interprete e autrice della narrazione di scena nella
    versione da concerto del Fidelio di Beethoven diretta da Zubin Metha.
    Collabora stabilmente - con un vasto repertorio per voce e pianoforte –
    con il musicista Emanuele Arciuli.
    Per l’edizione 2019 del Festival del Maggio musicale fiorentino firma la
    regia delle Nozze di Figaro di Mozart.
    Protagonista del film L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci.
    Nastro d’argento per La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana; lavora
    con Bernardo Bertolucci, Giuseppe Piccioni e Franco Battiato. E’ la Regina
    madre del film Riccardo va all’inferno, di Roberta Torre e Luce nella
    commedia Come un gatto in tangenziale, diretta da Riccardo Milani.
    Premio Flaiano come miglior interprete nel film De Gasperi, di Liliana
    Cavani, riscuote grande successo nelle serie Tv Tutti pazzi per amore e Una
    grande famiglia entrambe dirette da Riccardo Milani, ed è Livia nella serie
    televisiva Il commissario Montalbano.
    Per il film Quo vado?, diretto da Gennaro Nunziante, vince il Premio
    Flaiano come interprete dell’anno, il Premio Alida Valli come migliore
    attrice non protagonista al Bari International Film Fest e il Premio CIAK
    d’oro.

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SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
© Jacopo Brogioni
SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
EMANUELE ARCIULI
                                         pianoforte

    Con un repertorio che spazia da Bach alla musica del nostro tempo, Emanuele
    Arciuli è ospite regolare di festival, orchestre ed istituzioni musicali tra le più
    prestigiose a livello internazionale. Tra le altre: Orchestra Sinfonica Nazionale
    della Rai, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Petruzzelli di Bari, MDR Lipsia,
    Brucknerorchester Linz, Filarmonica di San Pietroburgo, Indianapolis Symphony
    Orchestra, Amici della Musica di Firenze, Unione Musicale di Torino, GOG Genova,
    IUC di Roma, Bologna Festival, Biennale di Venezia, Wien Modern, Berliner
    Festwochen, RedCats di Los Angeles. Inoltre, collabora con direttori d’orchestra
    quali Roberto Abbado, John Axelrod, Andrei Boreyko, Dennis Russell Davies, Diego
    Fasolis, Wayne Marshall, James MacMillan, Juraj Valchua.

    Tra gli impegni più rilevanti delle prossime stagioni, recital al Festival MITO, a
    Bologna Festival, alla GOG di Genova, agli Amici della Musica di Palermo, i debutti
    alla Società dei Concerti di Milano e alla Fundacion Juan March di Madrid, tour in
    USA e Canada, concerti a Brno con Dennis Russel Davis e un paio di nuovi CD in
    uscita.
    A proprio agio nel repertorio solistico con orchestra, in recital e in ambito
    cameristico, Emanuele Arciuli è considerato tra i massimi interpreti della musica
    del XX e XXI secolo, con particolare riferimento ai compositori statunitensi: sono
    più di cinquanta le pagine composte per lui da autori come George Crumb, Milton
    Babbitt, Frederic Rzewski, Michael Nyman, Michael Daugherty, John Luther
    Adams. Molti dei suoi progetti discografici sono dedicati ad autori americani:
    da ricordare sono certamente ‘round Midnight – Homage to Thelonious Monk
    (Stradivarius) acclamato dalla critica internazionale, e Walk in Beauty (Innova
    Recording) una ricca antologia di musica americana che ha ottenuto una
    nomination ai Grammy Award, dopo quella già ricevuta per il CD dedicato a
    Crumb.
    Inoltre, il suo recente pamphlet Viaggio in America (Curci) sta suscitando notevole
    interesse, contribuendo ad una più approfondita conoscenza della musica
    americana.

    Nel 2011 gli è stato conferito il premio della critica musicale italiana “Franco
    Abbiati” come miglior solista dell’anno. È titolare della cattedra di pianoforte
    principale al Conservatorio “Piccinni” di Bari, insegna all’Accademia di Pinerolo
    dove coordina il biennio postgraduate di pianoforte contemporaneo, ed è
    professore ospite in numerose Università̀ degli Stati Uniti.

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SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
© Michele Stanzione
NOTE AL PROGRAMMA
      Nel secondo Novecento talvolta liquidati come pagine salottiere “fin de
      siècle”, i Pezzi lirici di Edvard Grieg (1843-1907) sono in realtà brani di
      una raffinatezza armonica e timbrica che ha attratto pianisti come Walter
      Gieseking, Svjatoslav Richter, Emil Gilels e Arturo Benedetti Michelangeli. Da
      questi brani si sprigiona tutto il folklore, non solo musicale, ma anche poetico,
      della natia Norvegia, «una poesia particolare, timida, fredda, di incontaminata
      e selvaggia spontaneità, una poesia al tempo stesso intima e visionaria come
      quella delle fiabe del danese Andersen» (Louis Aguettant). Se Grieg da un
      lato prende chiaramente a modello il Lied ohne Worte mendelssohniano e il
      Charachterstück schumanniano, dall’altro nei Pezzi lirici troviamo un “colore”
      armonico e una timbrica che non sono più quelli del romanticismo aurorale:
      la volontà di far emergere l’aura scandinava porta a una ricerca di atmosfere
      sonore spesso assai innovative, a tal punto da preannunciare in più di un caso
      sonorità impressioniste (non stupisce che fosse amato sia da Debussy sia da
      Ravel).
      Dove aveva imparato a suonare il pianoforte, Grieg? In parte nella natia
      Bergen, con la madre; ma soprattutto a Lipsia, dove a 15 anni si era trasferito
      per studiare al Conservatorio: là i suoi maestri erano stati Ernst Ferdinand
      Wenzel (un allievo di Friedrich Wieck, il padre di Clara Schumann) e Ignaz
      Moscheles, autore dei fondamentali Studi op. 70. Che Grieg, pur non avendo
      esercitato la carriera di concertista, padroneggiasse più che bene lo strumento
      lo dimostrano le incisioni su rulli di pianoforte che ci ha lasciato. Nei Pezzi lirici
      raramente fa sfoggio di un virtuosismo molto acceso, anche perché con questi
      nove quaderni, pubblicati dalle gloriose Edizioni Peters di Lipsia fra il 1864 e
      il 1901, si rivolge perlopiù a un pubblico di dilettanti, in un’epoca in cui, come
      scrisse Jules Sandeau, era «difficile passare tra due file di case senza ricevere
      una sonata nel petto».

      L’Arietta in mi bemolle op. 12 n. 1 apre la prima raccolta, richiamando
      dal punto di vista della scrittura pianistica il mondo di Schumann. Come
      nell’apertura delle Kinderszenen, abbiamo tre piani sonori: un canto stagliato
      alla parte superiore, una parte interna di sedicesimi delicati, un basso. La
      melodia, con le insistenti note ribattute, appare spoglia e semplicissima,
      eppure Grieg rende onirica l’atmosfera attraverso piccole sofisticatezze
      armoniche, come l’uso “napoletano” della sesta abbassata. Siamo nell’ambito
      della “poesia delle piccole cose” - viene in mente l’Hugo Wolf di Auch kleine
      Dinge – e di una delicatezza che è anche, in apertura del primo quaderno, una
      dichiarazione di poetica.
      Vöglein, quarto brano dell’op. 43 (1886), riproduce con le sue quartine di
      biscrome il cinguettio di un uccellino: oltre l’onomatopea, caratteristica di
      molti brani di ispirazione ornitologica già nella letteratura clavicembalistica,
      vi è però l’idea di un paesaggio e di un sentimento, ovvero quell’atmosfera
      nordica dall’aria tersa e quasi diafana.
      Erotik, sempre dall’op. 43, ha un titolo ingannevole: chi vorrà trovarvi un tipo
      di erotismo esplicito dai connotati lisztiano-wagneriani in termini di

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SALA VERDI
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tensione cromatica rimarrà deluso. Siamo lontani da Tristano, eppure non si
può nemmeno affermare che l’erotismo suggerito dal titolo sia da considerarsi
puramente platonico o ideal-sentimentale. Se l’incipit (Lento molto) presenta
una tipica melodia nordica, un inciso di poche note quasi virgineo ma dal
sottile languore malinconico, è nella parte centrale (più mosso sempre stretto)
che l’eros più carnale sembra emergere, con un crescendo che potrebbe
essere metafora dell’atto, prima del ritorno alla dolce tranquillità iniziale.
Il quaderno op. 43, il più amato dai pianisti, si chiude con An den Frühling,
una conclusione che è anche un inizio: c’è un senso di rinascita nel canto
primaverile delineato dalla mano sinistra sui delicati accordi ribattuti dalla
destra. Liszt fa capolino nelle armonie aumentate e il candore iniziale
viene contaminato da una sezione centrale più perturbante e oscura, con
un’agitazione che conduce a un fortissimo. Il ritorno al Tempo Primo avviene su
una sofisticata scrittura a tre pentagrammi.
Quinto brano dell’op. 65, Traumgesicht (“Fantasma” o “Visione”) anticipa
quasi Skrjabin nella scrittura, fra arpeggi flou e ardite modulazioni: si tratta
di un brano onirico che evoca lo stato di indeterminatezza e di estasi di un
sogno (un Liebestraum, si direbbe). Al folclore più realistico approdiamo invece
con i rumori della festa di Hochzeistag auf Troldahugen op. 65 n.6 (Giorno
di nozze a Troldhaugen), con i suoi ritmi di marcia che fotografano l’ebbrezza
del momento più che l’eternità del sacramento. Agili terzine, quinte robuste
al basso, disegni virtuosistici a mani alternate esprimono il gaudio della festa,
mentre una sezione centrale “poco tranquillo”, più meditativa, ha un che di
pensieroso.

Come per Grieg, anche per Richard Strauss l’ascoltatore disattento potrebbe
pensare a un sentimentalismo dai tratti borghesi, trovandosi di fronte a Enoch
Arden. Niente di più falso, perché questo melologo (o “melodramma” che
dir si voglia) per voce recitante e pianoforte, composto nel 1897 su testo di
Tennyson, contiene elementi che attengono alla sfera di quello che Freud
chiamava l’Unheimlich (il “perturbante”), togliendoci di continuo la terra sotto
ai piedi e creando un’atmosfera da thriller ante litteram. Strauss sigla con
Enoch Arden un capolavoro al contempo asciutto e intenso, nel quale il ritorno
dei temi legati ai vari personaggi e situazioni delinea una concezione da
“poema sinfonico”.
In un registro gravissimo, è il pianoforte ad aprire, con scale ascendenti
e discendenti che, oltre a evocare la vertigine delle scogliere a picco sul
mare e gli schiumosi mulinelli dell’acqua, suggeriscono un oscuro presagio.
Lo strumento presenta poi i tre personaggi: Annie Lee, con un motivo
leggiadro, il figlio del mugnaio Philip Ray, con un motivo più virile, e Enoch
Arden, un “rozzo ragazzo marinaio”, con un motivo caratterizzato da un salto
impertinente. Tutto ha origine dall’infanzia: fra castelli di sabbia (e di rabbia),
Annie è contesa dai due ragazzini, che sognano in lei la “mogliettina” ideale.
Anche se Annie «sembrava più gentile con Philip», in realtà amava Enoch,
«anche se non lo sapeva». È il tema dell’inconscio a emergere, incarnato

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SALA VERDI
     GEN-GIU 2022

          da un pianoforte che commenta molto sinteticamente ma in maniera
          incredibilmente pregnante, anticipando le numerose svolte narrative. Più
          che scandagliare la psicologia dei personaggi, già espressa dal testo, la parte
          musicale sembra quasi prendere il posto di un coro tragico, che commenta
          icasticamente e emana presagi.
          Annie finirà per sposare Enoch e passerà con lui sette anni felici, «con figli
          e amore reciproco e salute». Ma la volubilità della Fortuna, tema portante
          del melologo esplicitato da un pianoforte umorale e ciclotimico come non
          mai, è in agguato. Povertà e malattia s’instillano a poco a poco nel focolare
          domestico; Enoch salpa per la Cina, con la speranza – e l’intima convinzione
          – di tornare ricco e di poter così assicurare ai figli gli studi e una sorta di
          “riscatto sociale”. Annie assiste intanto inerme alla morte del terzo figlio.
          Philip, rimasto silenzioso per anni, si ripresenta alla donna: la sua volontà di
          aiutarla economicamente per «mandare a scuola il bambino e la bambina» è
          completamente disinteressata o è il pretesto per farla diventare finalmente
          la propria moglie? Chissà. Annie, come Penelope, attende pazientemente
          il ritorno del suo Enoch/Ulisse, ma dopo più di dieci anni si rassegna. La
          scena delle nuove nozze con Philip è accompagnata da una visionaria pagina
          pianistica, in cui dapprima viene espresso un gaudio trionfante, impetuoso ed
          eroico, e poi – con una modulazione al minore – si fanno strada i dubbi e le
          paure (chiaramente il punto di vista di Annie, che non ha dimenticato Enoch).
          Ancora più visionario è il modo in cui il compositore tratta il nòstos, il fatale
          ritorno dell’eroe in patria: Strauss ci fa sentire tutta l’emozione, ma anche lo
          straniamento e l’alienazione, con cui Enoch, dopo mille peripezie nei mari
          di tutto il mondo, ritrova i lidi natii, spiando la nuova felicità di Annie senza
          disturbarla, in un’apoteosi di sublime umanità. L’insistenza sull’accordo di mi
          maggiore, che nella simbolica delle tonalità è legato alla morte, prelude alla
          triste fine di Enoch, la cui identità verrà svelata solo al momento del più ricco
          dei funerali.

          Luca Ciammarughi
          Pianista, scrittore, conduttore radiofonico.

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I bis del concerto del 5 ottobre:

Anna Tifu ha eseguito: J.S. Bach Adagio in sol minore dalla Sonata I BWV 1001
La NWD Philharmonie ha eseguito: A.Dvořák Danza Slava op.46 n.8

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ASCOLTA IL DISCO DI ESORDIO DELLA VINCITRICE DEL
    PREMIO INTERNAZIONALE
      ANTONIO MORMONE

YING LI   INTERPRETA MOZART E BARTÒK
                PER DECCA ITALY
I PROSSIMI CONCERTI
0RE 20:30                                              0RE 20:45 - SERIE SMERALDO
AUDITORIUM LATTUADA                                    SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

LUN           CUNMO YIN
              pianoforte                               MER           I SOLISTI AQUILANI
                                                                     RAMIN BAHRAMI
17                                                     19            pianoforte

OTT                                                    OTT
Winners!                                               “Universo Bachiano”
F.Liszt                                                J.S. Bach

0RE 20:30                                              0RE 20:45 - SERIE RUBINO
AUDITORIUM LATTUADA                                    SALA VERDI DEL CONSERVATORIO

LUN           SOLLINI & FRIENDS                        MER           ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA
                                                                     JULIO GARCIA VICO
24                                                     26            direttore
                                                                     YING LI
OTT                                                    OTT           pianoforte

Maestri!                                               “Top winners: Premio Mormone e Donatella Flick
M. Sollini                                             Conducting Competition”
In collaborazione con Armonie della Sera               F. Mendelssohn, R.Schumann

0RE 11:00                                              0RE 20:30
MARE CULTURALE URBANO                                  AUDITORIUM LATTUADA

SAB           COMMUNITY CONCERTS
              EMANUELE CAPORALI
                                                       MER           SOFIA MANVATI
                                                                     violino

05            pianoforte                               19            MONICA ZHANG
                                                                     pianoforte
NOV                                                    OTT
15 anni: da Beethoven alla danza popolare              Artists in Residence
L. van Beethoven, F.Chopin, F.Liszt, I.Stravinskij,    C.Schumann, R.Schumann
M: De Falla, S.Joplin
In collaborazione con Associazione PianoFriends

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Consigliere delegato               Assistente del presidente
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Project manager                    Responsabile segreteria
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