SONIA BERGAMASCO EMANUELE ARCIULI - voce recitante pianoforte - SALA VERDI
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MER PROGRAMMA SERIE RUBINO 12 OTT “Melologo d’amore” E. GRIEG (Bergen 1843 – Bergen 1907) da “Pezzi lirici” per pianoforte: Arietta op.12 n.1 Vöglein op.43 n.4 Erotik op.43 n.5 An den Frühling op.43 n.6 Traumgesicht op.62 n.5 Hochzeistag auf Troldhaugen op.65 n.6 17’ Intervallo R. STRAUSS (Nelahozeves 1841 – Praga 1904) Enoch Arden op.38 Melologo per voce recitante e pianoforte su un racconto di Lord Alfred Tennyson Traduzione e libero adattamento a cura di Bruno Cagli 50’ 3
SONIA BERGAMASCO voce recitante Sonia Bergamasco è nata a Milano, dove si è diplomata in pianoforte. A teatro lavora con Antonio Latella, Thomas Ostermeier, Jan Fabre, Thodoros Terzopoulos, Carmelo Bene, Giorgio Strehler. Premio Duse per il suo lavoro d’attrice, è interprete e regista di spettacoli in cui l’esperienza musicale si intreccia più profondamente con il teatro. Tra gli altri Il Ballo (tratto dal racconto di Irène Némirovsky) e L’uomo seme, entrambi nati dalla collaborazione artistica con il Teatro Franco Parenti di Milano. Nel 2017 dirige al Piccolo Teatro lo spettacolo Louise e Renée, ispirato a Memorie di due giovani spose di Balzac, di cui Stefano Massini cura la drammaturgia originale. Nel 2022 è Martha nello spettacolo Chi ha paura di Virginia Woolf? diretto da Antonio Latella. Interpreta ruoli di cantante-attrice in Italia e all’estero. Nel ruolo di Elvira nell’opera Il dissoluto assoluto di Azio Corghi (su libretto di José Saramago), è al Teatro São Carlos di Lisbona e al Teatro alla Scala di Milano. Al Teatro San Carlo di Napoli è interprete e autrice della narrazione di scena nella versione da concerto del Fidelio di Beethoven diretta da Zubin Metha. Collabora stabilmente - con un vasto repertorio per voce e pianoforte – con il musicista Emanuele Arciuli. Per l’edizione 2019 del Festival del Maggio musicale fiorentino firma la regia delle Nozze di Figaro di Mozart. Protagonista del film L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci. Nastro d’argento per La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana; lavora con Bernardo Bertolucci, Giuseppe Piccioni e Franco Battiato. E’ la Regina madre del film Riccardo va all’inferno, di Roberta Torre e Luce nella commedia Come un gatto in tangenziale, diretta da Riccardo Milani. Premio Flaiano come miglior interprete nel film De Gasperi, di Liliana Cavani, riscuote grande successo nelle serie Tv Tutti pazzi per amore e Una grande famiglia entrambe dirette da Riccardo Milani, ed è Livia nella serie televisiva Il commissario Montalbano. Per il film Quo vado?, diretto da Gennaro Nunziante, vince il Premio Flaiano come interprete dell’anno, il Premio Alida Valli come migliore attrice non protagonista al Bari International Film Fest e il Premio CIAK d’oro. 4
EMANUELE ARCIULI pianoforte Con un repertorio che spazia da Bach alla musica del nostro tempo, Emanuele Arciuli è ospite regolare di festival, orchestre ed istituzioni musicali tra le più prestigiose a livello internazionale. Tra le altre: Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Petruzzelli di Bari, MDR Lipsia, Brucknerorchester Linz, Filarmonica di San Pietroburgo, Indianapolis Symphony Orchestra, Amici della Musica di Firenze, Unione Musicale di Torino, GOG Genova, IUC di Roma, Bologna Festival, Biennale di Venezia, Wien Modern, Berliner Festwochen, RedCats di Los Angeles. Inoltre, collabora con direttori d’orchestra quali Roberto Abbado, John Axelrod, Andrei Boreyko, Dennis Russell Davies, Diego Fasolis, Wayne Marshall, James MacMillan, Juraj Valchua. Tra gli impegni più rilevanti delle prossime stagioni, recital al Festival MITO, a Bologna Festival, alla GOG di Genova, agli Amici della Musica di Palermo, i debutti alla Società dei Concerti di Milano e alla Fundacion Juan March di Madrid, tour in USA e Canada, concerti a Brno con Dennis Russel Davis e un paio di nuovi CD in uscita. A proprio agio nel repertorio solistico con orchestra, in recital e in ambito cameristico, Emanuele Arciuli è considerato tra i massimi interpreti della musica del XX e XXI secolo, con particolare riferimento ai compositori statunitensi: sono più di cinquanta le pagine composte per lui da autori come George Crumb, Milton Babbitt, Frederic Rzewski, Michael Nyman, Michael Daugherty, John Luther Adams. Molti dei suoi progetti discografici sono dedicati ad autori americani: da ricordare sono certamente ‘round Midnight – Homage to Thelonious Monk (Stradivarius) acclamato dalla critica internazionale, e Walk in Beauty (Innova Recording) una ricca antologia di musica americana che ha ottenuto una nomination ai Grammy Award, dopo quella già ricevuta per il CD dedicato a Crumb. Inoltre, il suo recente pamphlet Viaggio in America (Curci) sta suscitando notevole interesse, contribuendo ad una più approfondita conoscenza della musica americana. Nel 2011 gli è stato conferito il premio della critica musicale italiana “Franco Abbiati” come miglior solista dell’anno. È titolare della cattedra di pianoforte principale al Conservatorio “Piccinni” di Bari, insegna all’Accademia di Pinerolo dove coordina il biennio postgraduate di pianoforte contemporaneo, ed è professore ospite in numerose Università̀ degli Stati Uniti. 6
NOTE AL PROGRAMMA Nel secondo Novecento talvolta liquidati come pagine salottiere “fin de siècle”, i Pezzi lirici di Edvard Grieg (1843-1907) sono in realtà brani di una raffinatezza armonica e timbrica che ha attratto pianisti come Walter Gieseking, Svjatoslav Richter, Emil Gilels e Arturo Benedetti Michelangeli. Da questi brani si sprigiona tutto il folklore, non solo musicale, ma anche poetico, della natia Norvegia, «una poesia particolare, timida, fredda, di incontaminata e selvaggia spontaneità, una poesia al tempo stesso intima e visionaria come quella delle fiabe del danese Andersen» (Louis Aguettant). Se Grieg da un lato prende chiaramente a modello il Lied ohne Worte mendelssohniano e il Charachterstück schumanniano, dall’altro nei Pezzi lirici troviamo un “colore” armonico e una timbrica che non sono più quelli del romanticismo aurorale: la volontà di far emergere l’aura scandinava porta a una ricerca di atmosfere sonore spesso assai innovative, a tal punto da preannunciare in più di un caso sonorità impressioniste (non stupisce che fosse amato sia da Debussy sia da Ravel). Dove aveva imparato a suonare il pianoforte, Grieg? In parte nella natia Bergen, con la madre; ma soprattutto a Lipsia, dove a 15 anni si era trasferito per studiare al Conservatorio: là i suoi maestri erano stati Ernst Ferdinand Wenzel (un allievo di Friedrich Wieck, il padre di Clara Schumann) e Ignaz Moscheles, autore dei fondamentali Studi op. 70. Che Grieg, pur non avendo esercitato la carriera di concertista, padroneggiasse più che bene lo strumento lo dimostrano le incisioni su rulli di pianoforte che ci ha lasciato. Nei Pezzi lirici raramente fa sfoggio di un virtuosismo molto acceso, anche perché con questi nove quaderni, pubblicati dalle gloriose Edizioni Peters di Lipsia fra il 1864 e il 1901, si rivolge perlopiù a un pubblico di dilettanti, in un’epoca in cui, come scrisse Jules Sandeau, era «difficile passare tra due file di case senza ricevere una sonata nel petto». L’Arietta in mi bemolle op. 12 n. 1 apre la prima raccolta, richiamando dal punto di vista della scrittura pianistica il mondo di Schumann. Come nell’apertura delle Kinderszenen, abbiamo tre piani sonori: un canto stagliato alla parte superiore, una parte interna di sedicesimi delicati, un basso. La melodia, con le insistenti note ribattute, appare spoglia e semplicissima, eppure Grieg rende onirica l’atmosfera attraverso piccole sofisticatezze armoniche, come l’uso “napoletano” della sesta abbassata. Siamo nell’ambito della “poesia delle piccole cose” - viene in mente l’Hugo Wolf di Auch kleine Dinge – e di una delicatezza che è anche, in apertura del primo quaderno, una dichiarazione di poetica. Vöglein, quarto brano dell’op. 43 (1886), riproduce con le sue quartine di biscrome il cinguettio di un uccellino: oltre l’onomatopea, caratteristica di molti brani di ispirazione ornitologica già nella letteratura clavicembalistica, vi è però l’idea di un paesaggio e di un sentimento, ovvero quell’atmosfera nordica dall’aria tersa e quasi diafana. Erotik, sempre dall’op. 43, ha un titolo ingannevole: chi vorrà trovarvi un tipo di erotismo esplicito dai connotati lisztiano-wagneriani in termini di 8
SALA VERDI 2022-2023 tensione cromatica rimarrà deluso. Siamo lontani da Tristano, eppure non si può nemmeno affermare che l’erotismo suggerito dal titolo sia da considerarsi puramente platonico o ideal-sentimentale. Se l’incipit (Lento molto) presenta una tipica melodia nordica, un inciso di poche note quasi virgineo ma dal sottile languore malinconico, è nella parte centrale (più mosso sempre stretto) che l’eros più carnale sembra emergere, con un crescendo che potrebbe essere metafora dell’atto, prima del ritorno alla dolce tranquillità iniziale. Il quaderno op. 43, il più amato dai pianisti, si chiude con An den Frühling, una conclusione che è anche un inizio: c’è un senso di rinascita nel canto primaverile delineato dalla mano sinistra sui delicati accordi ribattuti dalla destra. Liszt fa capolino nelle armonie aumentate e il candore iniziale viene contaminato da una sezione centrale più perturbante e oscura, con un’agitazione che conduce a un fortissimo. Il ritorno al Tempo Primo avviene su una sofisticata scrittura a tre pentagrammi. Quinto brano dell’op. 65, Traumgesicht (“Fantasma” o “Visione”) anticipa quasi Skrjabin nella scrittura, fra arpeggi flou e ardite modulazioni: si tratta di un brano onirico che evoca lo stato di indeterminatezza e di estasi di un sogno (un Liebestraum, si direbbe). Al folclore più realistico approdiamo invece con i rumori della festa di Hochzeistag auf Troldahugen op. 65 n.6 (Giorno di nozze a Troldhaugen), con i suoi ritmi di marcia che fotografano l’ebbrezza del momento più che l’eternità del sacramento. Agili terzine, quinte robuste al basso, disegni virtuosistici a mani alternate esprimono il gaudio della festa, mentre una sezione centrale “poco tranquillo”, più meditativa, ha un che di pensieroso. Come per Grieg, anche per Richard Strauss l’ascoltatore disattento potrebbe pensare a un sentimentalismo dai tratti borghesi, trovandosi di fronte a Enoch Arden. Niente di più falso, perché questo melologo (o “melodramma” che dir si voglia) per voce recitante e pianoforte, composto nel 1897 su testo di Tennyson, contiene elementi che attengono alla sfera di quello che Freud chiamava l’Unheimlich (il “perturbante”), togliendoci di continuo la terra sotto ai piedi e creando un’atmosfera da thriller ante litteram. Strauss sigla con Enoch Arden un capolavoro al contempo asciutto e intenso, nel quale il ritorno dei temi legati ai vari personaggi e situazioni delinea una concezione da “poema sinfonico”. In un registro gravissimo, è il pianoforte ad aprire, con scale ascendenti e discendenti che, oltre a evocare la vertigine delle scogliere a picco sul mare e gli schiumosi mulinelli dell’acqua, suggeriscono un oscuro presagio. Lo strumento presenta poi i tre personaggi: Annie Lee, con un motivo leggiadro, il figlio del mugnaio Philip Ray, con un motivo più virile, e Enoch Arden, un “rozzo ragazzo marinaio”, con un motivo caratterizzato da un salto impertinente. Tutto ha origine dall’infanzia: fra castelli di sabbia (e di rabbia), Annie è contesa dai due ragazzini, che sognano in lei la “mogliettina” ideale. Anche se Annie «sembrava più gentile con Philip», in realtà amava Enoch, «anche se non lo sapeva». È il tema dell’inconscio a emergere, incarnato 9
SALA VERDI GEN-GIU 2022 da un pianoforte che commenta molto sinteticamente ma in maniera incredibilmente pregnante, anticipando le numerose svolte narrative. Più che scandagliare la psicologia dei personaggi, già espressa dal testo, la parte musicale sembra quasi prendere il posto di un coro tragico, che commenta icasticamente e emana presagi. Annie finirà per sposare Enoch e passerà con lui sette anni felici, «con figli e amore reciproco e salute». Ma la volubilità della Fortuna, tema portante del melologo esplicitato da un pianoforte umorale e ciclotimico come non mai, è in agguato. Povertà e malattia s’instillano a poco a poco nel focolare domestico; Enoch salpa per la Cina, con la speranza – e l’intima convinzione – di tornare ricco e di poter così assicurare ai figli gli studi e una sorta di “riscatto sociale”. Annie assiste intanto inerme alla morte del terzo figlio. Philip, rimasto silenzioso per anni, si ripresenta alla donna: la sua volontà di aiutarla economicamente per «mandare a scuola il bambino e la bambina» è completamente disinteressata o è il pretesto per farla diventare finalmente la propria moglie? Chissà. Annie, come Penelope, attende pazientemente il ritorno del suo Enoch/Ulisse, ma dopo più di dieci anni si rassegna. La scena delle nuove nozze con Philip è accompagnata da una visionaria pagina pianistica, in cui dapprima viene espresso un gaudio trionfante, impetuoso ed eroico, e poi – con una modulazione al minore – si fanno strada i dubbi e le paure (chiaramente il punto di vista di Annie, che non ha dimenticato Enoch). Ancora più visionario è il modo in cui il compositore tratta il nòstos, il fatale ritorno dell’eroe in patria: Strauss ci fa sentire tutta l’emozione, ma anche lo straniamento e l’alienazione, con cui Enoch, dopo mille peripezie nei mari di tutto il mondo, ritrova i lidi natii, spiando la nuova felicità di Annie senza disturbarla, in un’apoteosi di sublime umanità. L’insistenza sull’accordo di mi maggiore, che nella simbolica delle tonalità è legato alla morte, prelude alla triste fine di Enoch, la cui identità verrà svelata solo al momento del più ricco dei funerali. Luca Ciammarughi Pianista, scrittore, conduttore radiofonico. 10
I bis del concerto del 5 ottobre: Anna Tifu ha eseguito: J.S. Bach Adagio in sol minore dalla Sonata I BWV 1001 La NWD Philharmonie ha eseguito: A.Dvořák Danza Slava op.46 n.8 13
ASCOLTA IL DISCO DI ESORDIO DELLA VINCITRICE DEL PREMIO INTERNAZIONALE ANTONIO MORMONE YING LI INTERPRETA MOZART E BARTÒK PER DECCA ITALY
I PROSSIMI CONCERTI 0RE 20:30 0RE 20:45 - SERIE SMERALDO AUDITORIUM LATTUADA SALA VERDI DEL CONSERVATORIO LUN CUNMO YIN pianoforte MER I SOLISTI AQUILANI RAMIN BAHRAMI 17 19 pianoforte OTT OTT Winners! “Universo Bachiano” F.Liszt J.S. Bach 0RE 20:30 0RE 20:45 - SERIE RUBINO AUDITORIUM LATTUADA SALA VERDI DEL CONSERVATORIO LUN SOLLINI & FRIENDS MER ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA JULIO GARCIA VICO 24 26 direttore YING LI OTT OTT pianoforte Maestri! “Top winners: Premio Mormone e Donatella Flick M. Sollini Conducting Competition” In collaborazione con Armonie della Sera F. Mendelssohn, R.Schumann 0RE 11:00 0RE 20:30 MARE CULTURALE URBANO AUDITORIUM LATTUADA SAB COMMUNITY CONCERTS EMANUELE CAPORALI MER SOFIA MANVATI violino 05 pianoforte 19 MONICA ZHANG pianoforte NOV OTT 15 anni: da Beethoven alla danza popolare Artists in Residence L. van Beethoven, F.Chopin, F.Liszt, I.Stravinskij, C.Schumann, R.Schumann M: De Falla, S.Joplin In collaborazione con Associazione PianoFriends Iscriviti alla nostra newsletter! Sulla home page di www.soconcerti.it Sarete aggiornati su tutte le attività della Fondazione: concerti, eventi straordinari, progetto educativo “Note... di scuola”, artisti in residenza, e altro ancora.
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