EMANUELE SEVERINO E LA FOLLIA DELL'OCCIDENTE - sollevazione

Pagina creata da Vincenzo Fiore
 
CONTINUA A LEGGERE
EMANUELE SEVERINO E LA FOLLIA DELL'OCCIDENTE - sollevazione
EMANUELE SEVERINO E LA FOLLIA
DELL’OCCIDENTE

«E gli uomini vollero piuttosto
le tenebre che la luce».
GIOVANNI, III, 19
[Citazione di testa con cui Giacomo Leopardi apre   LA GINESTRA, O FIORE DEL
DESERTO]

Il 17 gennaio è scomparso il filosofo Emanuele Severino. Si
può e si deve disquisire sul nocciolo del suo filosofare, ma
non c’è dubbio che si tratta di una grande perdita per la
cultura italiana.

Donatella Di Cesare, sul CORRIERE DELLA SERA di oggi, condensa
il pensiero di Severino con questa efficace pennellata:

  «Severino spiega l’oblio dell’eternità, la triste condanna
  dell’Occidente
  che — malgrado il monito di Parmenide: solo l’essere è — si è
  consegnato al divenire, al tempo e al suo dominio, che
  inghiotte tutto
  come in una vertigine. Nulla resta. Questo nichilismo
  accelerato ed
  esacerbato ha investito interamente la civiltà occidentale —
  etica e
  religione comprese. E là dove tutto si fabbrica e tutto
continuamente si
 distrugge, là dove tutto è nulla, la tecnica si è già
 installata.
 Assurdo pensare che sia lo strumento neutrale che un’umanità
 emancipata
 impiega a proprio vantaggio. Il soggetto moderno, che crede
 di disporne
 liberamente, dovrà prima o poi accorgersi di essere l’oggetto
 di una
 produzione illimitata, un fondo di riserva, un vuoto a
 perdere, in un
 mondo che è divenuto una fabbrica. Questa è l’alienazione più
 profonda
 che sia mai stata esperita, il male più radicale e tenace».

E quindi conclude:

 «La sua diagnosi severa, più volte bersaglio di critiche, a
 volte pretestuose, altre volte profonde e circonstanziate,
 non lascia spazio al pensiero di una salvezza, neppure quella
 di un «ultimo Dio», come per Heidegger. Se prima era Dio a
 creare e distruggere, adesso è la tecnica che si arroga
 questa prerogativa divina».

Torneremo sul pensiero ed il lascito di Severino.
Volentieri pubblichiamo questo intervento dell’amico Eos
                           *   *   *
       IL GENTILE FILOSOFO RIVOLUZIONARIO DI EMANUELE SEVERINO
                            di Eos
Per Emanuele Severino, i più grandi Filosofi della modernità,
i vertici del pensiero filosofico contemporaneo sono:
Leopardi, Nietzsche e Gentile. Che cosa accomuna questi
pensatori, che per il Severino sarebbero i più “moderni” e
rivoluzionari? La lucida percezione, visionaria e oltreumana,
dell’originaria simbiosi oppositiva e agonistica tra Essere e
Nulla.

Né Hegel né Marx si sarebbero spinti così oltre la soglia
dell’astratto razionale. Gentile andrebbe però oltre il
passivo, non risolto, nichilismo di Leopardi e Nietzsche: ben
lungi dall’essere quel continuatore della tradizione hegeliana
italica partenopea che una certa superficiale critica gli ha
affibbiato addosso — come non avesse regolato i conti con
l’astratta dialettica hegeliana già ne La Riforma della
dialettica — il Giovanni Gentile che Severino pone
nell’empireo della Filosofia contemporanea è colui che, con il
soggettivismo della pura prassi, risolve il relativismo
postmodernista e postnichilista nell’Atto oggettivo e
universalizzante dell’Io Sono. L’Atto Puro dell’idealismo
rivoluzionario, e dunque antihegeliano, di Giovanni Gentile è
negatività originaria in quanto luce essenziale primordiale;
è, non essendo, e non è essendo. Introducendo l’attualismo
gentiliano al lettore comune, Severino ci spiega nel 2010:

 «La negatività originaria è una forma di “non essere”: il
 pensiero è il non essere dell’essere in quanto sia inteso
 come esterno e indipendente rispetto al pensiero. Tale forma
 di non essere si distingue dalla forma di non essere che,
 unito all’essere, costituisce quel divenire del pensiero che
 è la suprema e originaria presenza dell’esperienza, la
 “pietra di paragone».

Di conseguenza l’attualismo spirituale e “religioso”, con il
suo canone metodologico di pura filosofia della prassi,
liberata dagli influssi naturalistici, materialistici,
oggettivistici
delle marxiane eccellenti Tesi su Feuerbach, è la risposta
superativa, non semplicemente oppositiva, del realismo
nichilista occidentale. Il nichilismo è dominato dalla logica
dell’astratto e dalla falsa trascendenza, l’attualismo
religioso concreta viceversa nell’immanenza la trascendenza di
luce primordiale. Il Divenire, cuore teorico e noetico del
platonismo immanentista gentiliano, si risolve
nell’antirealismo, nell’antimachiavellismo, nel puro
misticismo dell’azione impersonale religiosa. Dice Emanuele
Severino:

 «Orbene, perlopiù non si comprende come sia proprio il senso
 greco del divenire, che realismo e idealismo condividono, a
 far sì che il realismo (nichilista e tecnoscientifico, NDC)
 nonostante il suo attuale predominio sociale, sia destinato a
 mostrare la propria debolezza concettuale rispetto
 all’idealismo; ma non rispetto all’idealismo genericamente
 inteso, bensì rispetto a quella forma specifica di idealismo
 che è l’attualismo gentiliano. Questa affermazione riesce
 sorprendente già nella cultura italiana; in quella
 internazionale, poi, può suonare come una esagerazione fuori
 luogo. Ma se si riesce a raggiungere il “sottosuolo”
 essenziale del nostro tempo, al di là cioè di quanto il
 nostro tempo crede di sapere di sé, ci si imbatte in qualcosa
 di più estremamente sorprendente e sconcertante. Innanzitutto
l’essenziale solidarietà tra attualismo e tecno-scienza».

Da questa solidarietà, che solo la filosofia rivoluzionaria
attualista riesce a instaurare con il dominio demoniaco e
subumano del nichilismo tecnoscientifico, si concreta ed
immanentizza il salto qualitativo ontologico del
gentilianesimo. La fede religiosa e sacralizzante, verificata
e sperimentata, nell’eternità trascendentale dell’Atto o
Azione Pura dell’Io. La profonda italianità meridionalistica e
universalizzante di tale prospettiva gentiliana è stata
sottolineata dal Severino dai primissimi anni ’70 dello scorso
secolo sino agli ultimi anni di vita.

Ricordando dunque il Severino attualista, ricordiamo anche il
filosofo statista siciliano Giovanni Gentile, il quale,
insoddisfatto dal Concordato con la Chiesa cattolica romana
del 1929, apriva, con la rivoluzionaria creazione geopolitica
dell’ISMEO, all’Islam rivoluzionario, antioccidentale e
antimperialista ed al Giappone shintoista e antiamericano
consacrando attualisticamente l’Italia e la religiosità
nazionalpopolare italiana al di là dell’Occidente, fuori dal
nichilismo occidentale, contro l’Occidente.
Puoi anche leggere