SCG NEWS - Scuola Sacro Cuore Gallarate

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SCG News                                                                                                         26 marzo 2020

                        SCG NEWS
                                   Esteri e attualità | Cultura | Vita della scuola

Le nuove rubriche                  La scuola ai tempi del
                                   coronavirus
Abbiamo aperto delle nuove         Di Gabriele Borsotti
rubriche. Una pagina rosa per
le nostre lettrici (a pg. 5) e     Nei giorni drammatici che stiamo attraversando
delle parole crociate (a pg.12)    perché pubblicare un giornalino? Perché mentre il
                                   nostro Paese e la nostra comunità soffrono
                                   continuare a proporre e condividere interessi,
                                   passioni? La circostanza che stiamo vivendo sta cambiando il mondo di tutti, la Storia della
Iran e la morte di                 nostra civiltà e contemporaneamente il nostro mondo e la nostra storia quotidiana.
Solleimani                         E mentre la circostanza drammatica del COVID19 imperversa al di fuori della nostra tana,
                                   piccola o grande che sia, siamo ormai quasi sempre di fronte o ad uno schermo o ad un libro, sia
L’uccisione del generale           professori che alunni: è la scuola “a distanza” della quarantena.
iraniano Solleimani ha
destabilizzato il Medio            Quanti magari di noi hanno festeggiato i primi giorni di permanenza a casa per la pesantezza di
Oriente nel mese di Gennaio.       una routine che finalmente dava tregua, per poi trovarsi dopo alcuni giorni a rimpiangere quella
Ma cosa è accaduto davvero?        quotidianità che poteva sembrare così ripetitiva e talvolta noiosa. Eppure dopo pochi giorni
Ce lo spiegano due nostri          abbiamo dovuto riconoscere che la scuola, con i suoi ritmi, con i suoi orari serrati, con le sue
compagni. A pg.                    scadenze, ci manca. Ci mancano i compagni, la condivisione che si viveva con loro, forse ci
                                   mancano anche i professori. E quindi perché, se la scuola è chiusa, far ripartire il giornalino?

Le nostre                          Avevamo iniziato la nostra avventura di SCG news augurandoci che la scuola, a partire dal nostro
recensioni                         piccolo banco, potesse avere come orizzonte il mondo intero, che dalla nostra classe potessimo
                                   aprirci alla scoperta della realtà tutta. Ora siamo a casa e il nostro mondo si esaurisce in uno
Dal cinema con Psyco e             spazio di pochi di metri quadrati. Che cosa può permetterci di non lasciarci andare, di non farci
Maleficent al cult televisivo il   prendere dalla noia e dall’indolenza, o anche dalla agitazione per la situazione del nostro Paese di
collegio fino ad arrivare al       questi giorni? Dobbiamo far finta di niente, dobbiamo cercare di dimenticare, aspettare che passi
mondo dei social con le            questo periodo per riavere ciò che abbiamo perduto in queste settimane? A che cosa può servire
vicende sociale dei Ferragnez.     la scuola, o anche un semplice giornalino, in questi giorni?
A pg. 8                            Il giornalino e la scuola (seppure a distanza) possono essere ancora la possibilità di alzare lo
                                   sguardo, di continuare a vivere, di porre le domande che inevitabilmente vengono in un periodo
E molto altro…                     così grave per noi e le nostre famiglie, di scoprire che cosa ci unisce come studenti e come
                                   uomini, di fare un’esperienza di bellezza che possa permetterci di vivere questi giorni senza
Rubriche, opinioni, simpatiche     sprecarli e aspettare che passino. Ci auguriamo che questo numero sia occasione di compagnia e
vignette: tutto questo è           condivisione per tutti gli studenti del nostro liceo in questa circostanza storica.
SCG News
                                   PS. Questo giornalino è esito del lavoro delle settimane prima della quarantena; era pronto da
                                   diverso tempo e abbiamo deciso di pubblicarlo comunque in questi giorni. Invitiamo chiunque a
                                   collaborare con noi per un nuovo numero di prossima uscita in questi giorni di quarantena in cui
                                   vogliamo raccogliere esperienze, letture, film, incontri che ci stanno aiutando a vivere questi
                                   giorni. Scrivete alla redazione se siete interessati e buona lettura!

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L’Iran tra America               WORLDCLASS
e indipendenza
Qual’è il contesto attuale   L’Iran tra America e indipendenza
                             Di Francesco Boscarini e Lorenzo Bordoni
della Persia
contemporanea? Dalla         Nel corso delle settimane precedenti
rivoluzione islamica ai      si è assistito a un'escalation di eventi
                             che potrebbe aver lasciato molti
rapporti conflittuali con
                             perplessi, ma del resto questo è il
gli Usa cerchiamo di         medio oriente, e tra terrorismo
analizzare la situazione     islamico e interessi politici
interna dell’Iran            (soprattutto statunitensi) non è mai
contemporaneo.               facile comprendere che cosa accade
                             in questa area di mondo.
                             L’escalation ha avuto inizio con
                             l’uccisione da parte degli USA del
                             generale Soleimani, vicino al leader
La Megexit
                             della repubblica islamica Rhouani.
                             Soleimani era una grande stratega militare, conosceva molto bene il medio oriente, e sapeva
La controversa decisione     muovere le sue truppe con grande efficienza, questo lo rendeva un uomo particolarmente
dei duchi di Sussex ha       pericoloso, questo per via del suo odio verso il mondo Occidentale, e per la sua nota vicinanza al
destabilizzato il fragile    terrorismo islamico.
equilibrio della
                             Le reazioni a questo attacco non si sono fatte attendere: non appena gli USA hanno dichiarato la
monarchia inglese, tra
                             morte di Soleimani la Germania si è schierata con Trump, sostenendo che il generale era un
costumi anacronistici e      “nemico dell’Occidente”.
un passato glorioso.         L’Italia invece non è riuscita a parlare con una voce sola: la risposta ufficiale del governo non è
                             stata particolarmente chiara, ma non è particolarmente a favore dell’attacco, che viene dipinto
                             come “sbagliato”. In tutta risposta dalle opposizioni invece è stato dichiarato pieno supporto
                             all’attacco, e che Soleimani era un uomo pericoloso, che minacciava la sicurezza dell’Europa.
Il cambiamento
climatico                    Immediatamente dopo l’uccisione del generale l’Iran ha avvertito gli Stati Uniti che ci sarebbero
                             state ritorsioni a seguito di questo atto, e non si è dovuto attendere molto: pochi giorni dopo le
                             promesse ritorsioni si è assistito ad alcuni attacchi missilistici ad alcune basi USA in Afghanistan
Un nostro compagno
                             (paese con basi militari statunitensi più vicino all’Iran). Dopo gli attacchi Rhouani ha annunciato
approfondisce una            la presunta morte di almeno 80 soldati americani nelle basi, ma non c’è voluto molto per
tematica oggi all’ordine     permettere alla verità di venire a galla: se davvero questa fosse stata la verità l’America avrebbe
del giorno: il nostro        avviato un incursione nel paese, trascinando con sé l’intera NATO, e iniziato una serie di eventi

destino è segnato            che avrebbero avuto conseguenze disastrose, sia sul piano economico che diplomatico mondiale.
                             Si è infatti scoperto che le basi militari sono state avvertite degli imminenti attacchi da parte dei
irrimediabilmente o c’è      servizi segreti di Afghanistan e Iran, e che le vittime sono solamente civili, e non soldati come
ancora spazio per uno        era stato dichiarato all’inizio.
nostro tentativo?
                             Questo “giochetto” è andato avanti per alcuni giorni, fino a che, durante il 20 gennaio qualcosa
                             non è andato come previsto: un Boeing 737 della Ukrainian Airlines, che stava decollando
                             dall'aeroporto di Teheran è precipitato durante le manovre di decollo, e nessuno dei 176
                             passeggeri a bordo è sopravvissuto, lo schianto è stato fatale. Alcuni testimoni oculari hanno
                             dichiarato di aver visto un motore del velivolo in fiamme prima dello schianto fatale, si è quindi
                             subito immaginato a un fatale malfunzionamento, ma la realtà dei fatti è ben diversa.

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                                                                    Boeing ha avviato subito le indagini preliminari per determinare la causa dello
                                                                    schianto, ma fin da subito l’Iran ha depistato le indagini, e ha provato a fare di
                                                                    tutto per impedire lo svolgimento di queste ultime, si è persino rifiutato di
                                                                    consegnare all’azienda le scatole nere, il tutto negando comunque qualsiasi tipo
                                                                    di coinvolgimento, il che non giustificava quindi il comportamento ostile della
                                                                    Repubblica Islamica. Nei giorni successivi allo schianto molte nazioni hanno
                                                                    fatto pressione sullo stato mediorientale, e sono finalmente arrivati alla
                                                                    conclusione che lo schianto non fu causato da un fatale malfunzionamento,
                                                                    quanto da un missile iraniano, che si è abbattuto sul velivolo per via di un
                                                                    errore umano. L’Iran ha poi ammesso il coinvolgimento solo dopo che la verità
                                                                    si era fatta strada tra la censura del Paese, era ormai evidentemente troppo
                                                                    tardi per provare a salvare “la faccia”.

                                                                  La scoperta della verità ha rianimato le proteste dei giovani universitari contro il
regime, che inizialmente si erano placate con l’attacco degli Stati Uniti, e ora tali proteste non sembrano intenzionate a fermarsi, e la comunità
internazionale teme violente repressioni.

La Terra è sull'orlo di un precipizio, e noi cosa facciamo? Le diamo una spinta…
Di Francesco Boscarini

Che il cambiamento climatico sia purtroppo una realtà è qualcosa che ormai tutti danno per scontato, come il fatto che i responsabili siamo
solamente "noi".
Per ormai più di un secolo l'uomo ha immesso nell'atmosfera un’ingente quantità di
gas molto tossici e pericolosi, che hanno portato a terribili conseguenze quali il buco
dell'ozono, che permette a raggi solari di penetrare nell'atmosfera e raggiungere la
superficie, la loro pericolosità e insita nel fatto che questi raggi danneggiano il DNA
umano, ultimamente provocando masse tumorali estremamente pericolose, anche
perché il danno genetico può essere ereditato, e trasmettersi come parte del
patrimonio genetico.
Il buco nell'ozono occorre per una serie di processi chimici complessi, ma
sostanzialmente la causa di questo sono gas chiamati clorofluorocarburi, che a metà
del '900 furono largamente usati in una grande varietà di prodotti, tra cui le
serpentine refrigeranti dei frigoriferi, prodotti cosmetici e così via. Intorno agli anni
80 missioni della NASA rivelarono la presenza di un grande buco nello strato di ozono presente nell'atmosfera, sopra l’Antartide, e dopo alcuni
studi tutti i maggiori esperti si trovarono d'accordo sulla causa di questo problema: i clorofluorocarburi, quei gas che erano largamente usati in
tutto il mondo stavano lasciando il pianeta senza uno scudo protettivo.

E qui viene il bello: nel momento in cui ci siamo resi conto che questi gas stavano danneggiando il nostro pianeta a un livello mai visto prima
d'ora, l'umanità si riunì, e il 16 settembre 1987 ha stipulato il cosiddetto protocollo di Montreal, dove si vietava l'uso intensivo di questi gas, fino
al loro completo bando. Questo fu il primo esempio di un impegno verso uno sviluppo più sostenibile. E se vi chiedete che cosa sarà mai successo
dopo la firma di questo patto, la risposta è semplice: funzionò; le emissioni di questi gas nell'atmosfera calarono in modo costante, e il buco
nell'ozono ricominciò lentamente a rimarginarsi.

Questo finché la Cina non ha deciso di fare di testa sua, giocando a “fare il grosso” nella comunità internazionale; ignorando qualsiasi trattato che
abbia mai sottoscritto, e negando l’aumento di emissioni di oltre il 200% negli ultimi 5 anni (piuttosto evidente se si guardano megalopoli come
Pechino, Shangai, Hong Kong…).
Un’analisi condotta nel 2013 ha rivelato che, la Cina, non solo sta immettendo in atmosfera gli ormai datati e dannosi clorofluorocarburi in
quantità mai viste fino ad oggi, ma anche quantità esorbitanti di monossido di carbonio, e altri gas che contribuiscono all’effetto serra. Si vede
chiaramente che la Cina non ha alcuna intenzione di sacrificare la sua personale “rivoluzione industriale” in favore della sopravvivenza
dell’umanità (cosa che si può notare dall’assenza del presidente Xi Jinping al summit ONU sui cambiamenti climatici). Ma perché nessuno si
oppone a quest’oltraggio? Perché famose personalità che chiedono azioni immediate contro l’inquinamento e il cambiamento climatico non
nominano mai la Cina come responsabile di questo vero e proprio scempio e invece tirano sempre in causa il mondo occidentale, che è l’unico
sulla faccia della Terra che prova a fare qualcosa per combattere le emissioni di questi gas in atmosfera?

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Bisogna anche citare che i clorofluorocarburi non sono gli unici gas che danneggiano l'atmosfera, e che le conseguenze sono diverse dal buco
nell'ozono.
Gli altri gas che sono ritenuti responsabili di danneggiare l'atmosfera sono quelli prodotti dalle reazioni di combustione dei combustibili fossili
(come carbone, petrolio, gas naturali…), che fino ad ora abbiamo bruciato per una quantità peri a 4 volte la massa del monte Everest (e quello che
spaventa è che la quantità di combustibili fossili non ancora sfruttati ammonta a circa 30 volte la massa dell’Everest).
Ma perché il nostro pianeta “si scalda”, che cosa fanno tutti quei gas di cui tutti parlano veramente all’atmosfera?
Il concetto è relativamente semplice: i gas emessi nell’atmosfera (in
particolar modo il monossido di carbonio, elemento ottenuto dalla
combustione di combustibili fossili) impediscono al calore che
arriva sulla terra dal sole di ritornare nello spazio, funzionano come
una sorta di coperta, e il calore continua a rimanere sulla Terra,
scaldandola sempre più. Per ora si è stimato che la Terra, dalla
seconda rivoluzione industriale si è scaldata di 0.5 C (circa), il
risultato non sembra spaventare, ma allora perché le estati
diventano torride e si allungano mentre gli inverni si accorciano e
per quel poco che durano le temperature, sono comunque più
calde di una volta?
Il cambiamento climatico è molto più che il semplice
riscaldamento della Terra, si parla della modifica di correnti marine
e venti, che regolano le temperature in varie regioni del mondo, e
mantengono un equilibrio, che sta venendo sempre più messo in
crisi dalle nostre azioni. Ed è con la modifica di questo delicato
equilibrio che le temperatura raggiungono facilmente i 40 C°
durante l’estate, che sul punto più alto di tutta l’Italia e d’Europa (Monte Bianco a 4810 m slm) al 23 di febbraio si registrano temperature che
sfiorano i 25 C° (temperatura tipicamente estiva), ma ehi, questo non infastidisce nessuno vero? Insomma, a chi non piace l’estate, quella bella calda,
sulla spiaggia in costume con un sole che, come si è soliti dire: “spacca le pietre”?
Beh miei cari se credete che questa cosa sia positiva non potreste essere più fuori strada, non solo per (direi) ovvie conseguenze che questi
cambiamenti portano (distruzione di ecosistemi in massa, perdita di specie vegetali e animali a un passo sempre più rapido), ma anche per una
conseguenza in particolare, che tutti sembrano ignorare, ma che sembra essere la nuova realtà: il caldo porta il freddo.
Ebbene sì, anche se con certezza è molto difficile comprendere gli effetti che questi cambiamenti avranno sul nostro pianeta nell’immediato futuro,
diventa comunque sempre più una certezza che il mondo, per via del cambiamento climatico, potrebbe sprofondare in una nuova vera e propria era
glaciale.
Ma perché? Sembrerebbe un controsenso, cosa che di per sé è così, e invece diventa (anche se non pubblicizzata) sempre più una possibilità. Per
comprendere questo fenomeno bisogna guardare all’Europa, perché è qui che i primi effetti di questa “glaciazione” potrebbero manifestarsi, per poi
avere ripercussioni in tutto il Globo: l’Europa per rimanere a una temperatura relativamente bilanciata (non troppo freddo, ma nemmeno troppo
caldo) e per questo deve ringraziare la cosiddetta corrente del Golfo, che parte dal Golfo del Messico, dove si scalda, e trasporta con se una grande
quantità di aria e acqua; questo calore viene rilasciato poi sull’Europa, e la corrente si dirige poi in zone come la Norvegia, l’Islanda e la Groenlandia
dove si raffredda, e riprende il suo cammino. Questo è quello che accade in normali circostanze, ma gli ultimi anni sono stati tutto tranne che
normali per il clima: infatti l’aumento delle temperature ha iniziato uno scioglimento delle calotte polari. Riversare queste così grandi quantità di
acqua dolce nell’oceano potrebbe annullare la corrente del Golfo, e le temperature comincerebbero a crollare, si stima che sarebbero più fredde di
almeno 5 o 10 C°, il che farebbe sembrare l’Europa come lo Yukon o l’Alaska, e le estati si ridurrebbero significativamente, e sarebbero molto più
fredde (se sei interessato l’argomento viene analizzato con attenzione qui), e posti già freddi (come la Scandinavia e il Canada) arriverebbero a
temperature talmente basse da diventare invivibili, considerato anche l’avanzare dei ghiacci, che tornerebbero a crescere esponenzialmente ,
spazzando via intere città.
La domanda che sorge spontanea dopo questo sarebbe: “Ma quando dovrebbe verificarsi tutto ciò?” e la risposta non è certa, come ho detto prima
non è semplice predire il futuro del clima terrestre, magari questo non accadrà mai, e le temperature continueranno solo che ad aumentare, o
magari avverrà e perderemo completamente le estati in favore di un inverno che dura tutto l’anno. Ciò nonostante gli scienziati si trovano
d’accordo che questo cambiamento rapido di temperature potrebbe avvenire tra il 2030 e il 2050, e non credo che debba ricordarvi che il 2030 è
dietro l’angolo…
Alcuni potrebbero pensare: “Si potrebbe benissimo vivere anche con temperature più basse senza problemi, tanto si parla solo di qualche grado di
differenza!”, e anche se ho simpatia per questo scenario (poiché sarebbe una sorta di “reset”), non posso non nascondere un fatto particolare: non
siamo minimamente preparati a quello che ci aspetterebbe, sarebbe devastante, bisognerebbe pensare a un ridimensionamento di intere società,

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infrastrutture, mezzi di trasporto e produzione energetica, senza contare che questa vera e propria glaciazione farebbe moltissime vittime tra
coloro che non riescono a prepararsi.

Tutto questo sembrerebbe non lasciare alcun tipo di speranza, sembrerebbe che il nostro destino è segnato, che o andiamo incontro a un destino di
fuoco o a un inferno ghiacciato, è veramente così?

 Due cuori e una capanna piccolina in Canada
 Di Carmen Marangione
 Ottantatre anni dopo l’abdicazione al trono di Edoardo VIII, zio della queen Elisabeth, la storia si
 ripete… la ricetta rimane invariata: metti un’attrice americana divorziata, la californiana Megan, e un
 membro audace della famiglia reale, Harry ( che ha dimostrato la sua audacia alle feste a cui ha
 partecipato nel periodo adolescenziale) ed Il gioco è fatto. Detto questo ora l’unica certezza è che la
 casa reale inglese avrà delle belle gatte da pelare!

 Pochi si ricorderanno che l’ultima volta che è accaduto un misfatto del genere, il membro esiliato
 della famiglia reale ha dato il suo appoggio a Hitler (chissà quindi chi appoggerà Harry…). MegEXIT,
 l’hanno ribattezzata gli inglesi, qualora ci fossero dei dubbi su chi sia il colpevole per questi ultimi,
 peccato che, in questa circostanza, le teste pensanti siano due, e non ci si può dimenticare proprio di pel di carota!

 In breve, i nostri amatissimi duchi del Sussex vogliono uscire dalla loro bolla dorata, che è la monarchia inglese, tenendosi però l’oro. Sono stufi
 di sorridere e salutare alle parate, vogliono vivere come delle persone “normali”, senza però rinunciare a 40 milioni di sterline del patrimonio.
 Ma a questo riguardo la nonna Betty II, regina da ormai 67 lunghissimi anni, è stata intransigente “sì alla nuova vita di Harry e Megan, senza
 fondi reali”.

 Tutta questa vicenda potrebbe riportarci alla Brexit dal momento che le dinamiche sono le stesse, “ce ne andiamo perché ci siamo stancati degli
 oneri, ma vogliamo tenerci gli onori che ci piacciono tanto”. Eppure, forse, qualcuno dovrebbe spiegare agli inglesi che non si può avere la botte
 piena e la moglie ubriaca!

 A riguardo, secondo me, non c’è niente di più vero del detto “quando sposi un uomo, sposi anche sua madre”, che potremmo tradurre o ti
 prendi il pacchetto completo o te ne scegli un altro; se ti sposi il principe con lui ti prendi la sua pazza famiglia reale e l’insieme di regole che
 vanno a formare il protocollo che volente o nolente sei obbligata a rispettare, a maggior ragione quando ti sposi un principe accetti anche
 automaticamente un lavoro (questo Kate l’ha capito MOLTO bene, tanto da andare a oscurare la povera americana).

 Comunque gli inglesi sono molto attaccati alla libertà individuale, e io con loro; se non si trovano bene a fare i duchi hanno il sacro e santo
 diritto di andarsene, ma le cose vanno fatte con un criterio, perché ti possono stare strette le regole reali, ma fino a quando ci sei dentro le
 segui, non annunci che vuoi andartene da una delle famiglie reali più famose del mondo con un post su Instagram; non sei Chiara Ferragni che
 lancia la nuova linea di scarpe. (I Windsor sono così attaccati ai comunicati ufficiali che appena nasce un nuovo Royal baby noi comuni mortali
 scopriamo il nome solo dopo che il signore con i pantaloni alla zuava e il cappello da golf appende il comunicato fuori da Buckingham Palace).

 Harry in tutto ciò ci dimostra che non è solo un principe, ma un vero e proprio cavaliere, che difende la sua amata a spada sguainata, prendendo
 su di sé tutta la colpa nel video del discorso di addio, sempre postato su Instagram, social che a quanto pare la coppia adora, ha detto “la
 decisione che HO preso di far fare alla mia famiglia un passo indietro rispetto a tutto ciò che conosco e ho sempre conosciuto, per fare un
 passo avanti verso quella che spero sia una vita più tranquilla”, che uomo di altri tempi! A dare fastidio, però, non è solo il fatto in sé, ma il
 modo in cui è stato affrontato, se per Megan è una conquista essersi liberata degli stretti impegni reali, tanto che appena ha potuto è partita,
 per Harry è una sconfitta e nel video di addio si vede quanto gli pesi lasciare la sua terra e la sua famiglia. è sempre stato molto legato al fratello,
 soprattutto dopo la morte di Lady D, e all’Inghilterra, per cui ha combattuto in prima linea in Afghanistan.

 La MegEXIT è andata a creare un ulteriore crepa al fragile equilibrio della monarchia inglese e tutto ciò ci porta a un’unica grande domanda:
 cosa resterà della monarchia in futuro? Personalmente penso che gli inglesi, senza entrare nel discorso del denaro che è così volgare e da plebei,
 (perché è vero che vivono sulle casse dello stato, ma è anche vero che incrementano il turismo) non si ribellano alla presenza dei reali non
 perché gli vogliono bene “gli inglesi provano affetto solo per gatti e cavalli”, ma perché amano essere legati a un passato che ormai non c’è più; i
 reali sono per gli inglesi come il Colosseo per noi italiani, gli riporta a un periodo glorioso, ma ahimè ormai passato, che però amano ricordare.
 Gli danno un senso di stabilità che, il popolo inglese, necessita sempre di più, si perché la corona inglese, nonostante nei secoli ci siano state
 guerre, tradimenti, rivolte, decapitazioni, stragi varie, spesso ha cambiato rami, famiglie, nazionalità, ha sempre avuto una testa su cui stare.

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                              La risposta è complessa e non può risolversi in un banale “Sì” o “No”, perché i fattori da considerare sono
Psyco e la                    tanti e diversi, ma non bisogna mai dimenticare una cosa: il destino del Mondo è nelle nostre mani, e le
psicoanalisi                  soluzioni possibili sono proprio sotto i nostri occhi, ma voglio focalizzarmi su una di queste, quella più carica
                              di speranza, ma che spesso non viene pubblicizzata. Si può usare il gesso per eliminare i cambiamenti
Come uno dei più grandi       climatici (se ti interessa l’argomento viene raccontato nello specifico qui). Il genio imprenditore (non famoso
registi del novecento ha      quanto merita) Danny Hills propone un nuovo approccio alla risoluzione del problema dei cambiamenti
sviluppato l’inquietante      climatici: propone di immettere nell’atmosfera il gesso, il minerale più sano (è utilizzato nei cibi per neonati,
tema della malattia           quindi è più che sicuro) e abbondante di tutta la terra. Ma perché il gesso, che ha a che fare con i
mentale in uno dei            cambiamenti climatici?
                              Il gesso è un minerale con una proprietà piuttosto comune: è bianco, questo è fondamentale, immettendolo
classici del cinema del
                              nell’atmosfera aiuterebbe a riflettere parte dei raggi solari nello spazio, quindi non facendo in tempo ad
secolo scorso. Attenzione
                              arrivare sulla terra non potrebbero scaldarla, e in pochi anni si riuscirebbe ad eliminare l’aumento delle
spoiler!
                              temperature a cui abbiamo assistito nell’ultimo secolo.
                              Quindi in sostanza che cosa possiamo fare per correggere i nostri errori? Noi pressoché nulla, siamo su una
                              strada di riduzione delle emissioni da più di venti anni, che, anche se lentamente, si sta dimostrando efficace,
                              ma è evidente che non basta, finché stati come Cina, India e Nigeria (sono solamente alcuni esempi di
Leone, bambino
                              nazioni che non rispettano gli standard di emissioni) non s’impegneranno a ridurre le loro emissioni tutto il
sotto i riflettori            progresso in Europa sarà stato nullo. È necessario un grande cambiamento, un cambiamento che ci deve
                              mettere sulla via corretta questa volta, un cambiamento che ci permette di eliminare la nostra dipendenza dai
I figli di personaggi         combustibili fossili, che ci libererebbe dal monopolio degli idrocarburi di alcuni Stati (quale Arabia Saudita,
famosi sono                   Oman, Emirati Arabi Uniti…), conosciuti per violare spesso i diritti umani, specialmente quelli delle donne,
automaticamente               azzerandone il loro guadagno e permettendoci di investire in fonti energetiche alternative (bio carburanti,
destinati a diventare         idrogeno, celle a combustibile…). Le aziende che guadagnano in questo campo devono incominciare a
adulti di talento? O sono     investire in queste fonti di energia alternative, ma deve essere fatto seriamente, non è qualcosa necessario alla
bambini a rischio?            loro immagine, ma al Pianeta stesso.

                              Non sono qui per offrire una soluzione al problema dei cambiamenti climatici, perché le risposte sono
                              proprio sotto i nostri occhi, e se vogliamo un cambiamento, dobbiamo incominciare a cambiare, nulla accade
Maleficent                    per il semplice volere, è necessario agire, altrimenti sarebbe come spingere la Terra giù da un precipizio, e
                              sembra proprio che ce la stiamo proprio mettendo tutta, senza comprendere le conseguenze che questa
Un film fantasy può           azione comporta.
parlare dell’attualità?

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Perché discriminare se
siamo tutti esseri umani?

Il collegio                   La rappresentazione della malattia
                              mentale in Psyco di Alfred Hitchcock
Quando un reality si          Di Lorenzo Bordoni
siede tra i banchi di una     L’8 settembre del 1960 esce nelle sale statunitensi Psyco di Alfred
scuola                        Hitchcock, che diventa ben presto uno dei titoli più amati e
                              celebrati del regista.

                              Marion, una giovane donna con una situazione economica e
Ciò che inferno               sentimentale un po’ difficile, ruba un’ingente somma e fugge, ma
non è…                        durante un violento temporale è costretta a rifugiarsi in un motel, dove
                              alcune ore dopo viene assassinata dalla madre del ragazzo che le ha
La vicenda umana di don       affittato la stanza. Quest’ultimo, scoperto il delitto, fa sparire il
                              cadavere, ma la donna uccide anche un ispettore di polizia. Alla fine si
Pino Puglisi dagli occhi di
                              scopre che l’assassino è il ragazzo, che uccide travestendosi con gli abiti
un testimone
                              della madre.
d’eccezione: A. D’avenia

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Protagonista assoluta è la psiche deviata del protagonista, ormai relegato in un mondo determinato dalla sua visione delirante della realtà, realtà che
esiste solo nella sua testa e che non si rende nemmeno conto di aver creato da solo.

La pellicola è basata sul romanzo di Robert Bloch ispirato alla biografia del serial killer Ed Gein che era stato condannato per due dei sei omicidi di
cui era sospettato: nella casa di questo malato di mente (prontamente ribattezzata “la casa degli orrori”) erano stati trovati corpi femminili mutilati,
un corpo decapitato con la testa pronta per essere appesa come un trofeo e numerosi segni di una personalità molto disturbata.

Hitchcock è un pioniere perché per la prima volta viene trattato al cinema un disturbo complesso come quello dello sdoppiamento di personalità
legandolo al genere horror-thriller.

Il romanzo di Bloch esplora tematiche impegnative per l’epoca: dal rapporto morboso di Norman con la madre al travestitismo, dallo
sdoppiamento di personalità alla follia. Ma nel romanzo Norman Bates non ha il fascino del suo interprete cinematografico: Anthony Perkins ha
saputo dare vita a un personaggio terrificante ma al tempo stesso gradevole, nel suo ruolo di insospettabile albergatore.

Numerose sono poi le varianti: nella storia scritta da Bloch, Norman ha quarant’anni ed è grasso e calvo, mentre Marion Crane (la bionda Janet
Leigh) è mora e ha un ruolo molto più marginale. Hitchcock invece inserisce la storia della donna con la sua tragica fine all’inizio del film, lasciando
credere che la protagonista fosse lei, per poi eliminarla poco dopo spiazzando gli spettatori.

Hitchcock diceva che l’emozione più forte che si possa offrire a uno spettatore è la paura e in effetti protagonista fondamentale del film è la paura,
non c’è una morale: la sequenza della doccia è un cult della storia del cinema. Con 78 singole inquadrature e 52 stacchi di montaggio Hitchcock
porta lo spettatore a vedere quello che vuole lui senza che lo spettatore si ponga delle domande: ad esempio non ci si chiede perchè in un bagno
totalmente luminoso, la ripresa frontale dell’assassino tenga il suo viso in ombra. Hitchcock ci inganna e non ci rendiamo conto di venire ingannati
perché ci sembra di vedere tutto ma non si vede, in realtà, niente.Ancora oggi lo sguardo in macchina di Norman Bates nella sequenza finale è in
grado di far venire i brividi.

Tanti film si ispirano, direttamente o indirettamente, a temi
psicoanalitici. Forse perché cinema e psicoanalisi sono due
discipline complementari e coetanee che nascono alla fine del
XIX secolo. Nelle pellicole di Hitchcock la dimensione
psicanalitica è spesso presente ed è evidentissima in Psycho, il suo
maggiore successo di pubblico.Già dai titoli di testa è possibile
comprendere l’intento dell’opera: i titoli scorrono su sfondo nero,
e subito si decompongono, si fratturano e scompaiono nell’ombra.

E già nei primi venti minuti di film Hitchcock semina tracce di
quanto sta accadendo al motel: c’è una certa stranezza in Norman
Bates e nel suo goffo comportamento. Ciò che vede lo spettatore è
una specie di puzzle simbolico che fornisce indizi sull’oscurità che
alberga nella mente del protagonista.

Molte sono le tematiche trattate nel fim: il voyeurismo, il complesso di Edipo, il senso di colpa, la doppia personalità e la dipendenza affettiva come
generatrice di disturbi sessuali e condotte aggressive. Sono inoltre accennati alcuni meccanismi di difesa freudiani.

Psycho può essere considerato uno dei film sul voyeurismo per eccellenza: è particolarmente interessante ed emblematica la scena in cui Norman
guarda Marion mentre si spoglia, attraverso il buco nel muro.

Con Psyco siamo di fronte ad un vero e proprio disturbo multiplo di personalità: Norman dopo la morte del padre ha continuato a vivere con la
madre autoritaria, possessiva e opprimente, non ha accettato che lei avesse una storia con un altro uomo (è chiaro il riferimento al complesso di
Edipo) e ha avvelenato entrambi gli amanti.

Lo psichiatra che svela il mistero nel finale del film spiega che la colpa per aver provocato la morte della madre ha costretto Norman a prenderne il
posto, ad indossarne quindi gli abiti, a mettere una parrucca, e ad imitarne la voce. Marion e l’ispettore sono stati uccisi non da Norman, ma dalla
madre ospitata dentro di lui.

Il tema dell’identità instabile è molto caro ad Hitchcock, che spesso costruisce personaggi che in qualche modo la smarriscono, la camuffano, se ne
liberano, o a volte, come in questo caso, si appropriano di un’altra identità. La mente si dissocia fino presentare 2 personalità completamente
distinte (la madre e Norman), che entrano in conflitto: man mano che il tempo passa quella della madre diventa sempre più forte, finendo con il

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dominare il figlio. Ma in Psyco Norman non assume “semplicemente” le sembianze della madre sostituendosi a lei (come in una proiezione
freudiana), ne ospita dentro di sé le istanze più restrittive e castranti, mantenendo viva la propria originaria personalità, attraverso una rigida
scissione. E tra le spinte della libido e le barriere censorie dentro di lui rappresentate dalla madre c’è un fortissimo conflitto, raccontato da
                                                  Hitchocock soprattutto dal gioco delle due diverse voci assunte da Norman (la sua personale e
                                                   quella della madre) sempre in lite tra di loro. È proprio la dipendenza affettiva dalla madre ad aver
                                                   determinato l’evoluzione della malattia del giovane, impedendone la maturazione verso una
                                                   sessualità adulta. Questa dipendenza affettiva è ben visibile a livello psicanalitico nella fissità della
                                                   rappresentazione della figura genitoriale: Norman, nella sua visione delirante, arriva ad
                                                   imbalsamare il cadavere di sua madre pur di mantenere in vita la sua immagine.

                                                   Il rimorso, in seguito al delitto, è stato il catalizzatore della dissociazione della personalità:
                                                   incapace di svincolarsi dalla colpa, una parte della coscienza è cresciuta nelle forme della madre, e
                                                   ne ha preso il sopravvento. Norman Bates è uno psicotico perché ha un’incapacità di adattamento
                                                   sociale che compromette il rapporto con la realtà. Vive infatti costantemente con la paura che la
                                                   madre possa punirlo per le sue pulsioni. In lui sono ben delineati i meccanismi di difesa freudiani
                                                   della rimozione (in cui si escludono dalla coscienza le pulsioni inaccettabili) e della regressione (il
                                                   giovane vuole restare fermo ad un periodo precedente al manifestarsi del suo problema, cioè ad
                                                   un periodo in cui la madre era ancora viva) che portano ad una percezione distorta del mondo.

                                                  Anche la “tecnica” filmica sottolinea l’impossibilità di un corretto approcciarsi alla realtà. I
movimenti di macchina si bloccano, non potendo avere accesso alla verità di ciò che viene narrato (si pensi ad esempio quando la macchina da presa
vorrebbe entrare nella camera della madre di Norman, per vederla finalmente in volto, mentre litiga col figlio): ci sono punti di vista errati, in modo
da ricreare l’incertezza, e inquadrature soggettive intervallate da oggettive, che mirano a confondere lo spettatore.

Anche la casa di Norman Bates può essere interpretata da un pdv psicanalitico, perché si sviluppa su 3 piani, come le parti della psiche umana
indicate da Freud: ai piani alti c’è il Super-io con le regole morali e sociali (dove sembrerebbe abitare la madre di Norman), al piano terra c’è l’Io che
rappresenta la normalità, la dimensione sociale delle persone e al piano interrato c’è l’Es, l’istinto incontrollabile (dove è nascosto il cadavere
mummificato della madre).

Hitchcock ci dimostra come la normalità di Norman Bates sia la normalità fittizia degli uomini e come dietro l’apparenza ci possano essere
elementi inquietanti: non a caso nel film sono molto presenti scene con specchi e riflessi.

Leone, un bambino sotto i riflettori
Di Cecilia Magni

Si dice che tutti nasciamo uguali e poi la vita ci differenzia l’un l’altro. Non mi sono
mai chiesta quanto questa frase fosse vera in fondo, fino al giorno in cui, per
curiosità, o noia, non ho iniziato a seguire una pagina che pubblicava tutti i video e
le foto del piccolo Leo. Leo è un bambino, ha quasi due anni ed è nato come tutti
gli altri. Non credo. Leone, figlio del giovane cantante Fedez e della bella ed
intelligente influencer Chiara Ferragni, secondo me è nato diverso da moltissimi
altri bambini. Forse sarebbe necessario approfondire il concetto di nascita...
Perché certo, se pensiamo all’atto fisiologico di uscire dal grembo materno, quello
più o meno è uguale per tutti.

O no? Venire alla luce in una bella clinica, circondato da medici capaci e tra le
braccia serene di due genitori felici, è la stessa cosa di nascere in un ospedale
sovraffollato, con scarsa disponibilità di posti letto, magari dopo un lungo e doloroso travaglio di una madre preoccupata e spaventata? Credo di
no. Ci sono infatti studi che dimostrano quanto, già in fase fetale, il bambino sia ricettivo degli stimoli esterni. Come riesca a distinguere tra
emozioni buon e cattive.

Ma torniamo a Leone. Nei video si vede un bambino curioso e molto attivo davanti ad ogni stimolo che gli viene proposto. Accende e spegne
interruttori, imita il mestiere del papà, sfreccia sul monopattino... Tutto sotto agli occhi di due partecipi e divertiti genitori. In molti si sono
scagliati contro questa pubblicazione della vita privata di un bambino, io invece ne sono rimasta colpita.Mi affascina osservare come un bambino

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così piccolo risponda agli stimoli, mostrando un coraggio e un’intraprendenza che in molti altri bambini che incontro normalmente non
ritrovo.Parlandone, spesso mi viene detto :”Certo, è figlio di ricchi ed è super viziato!”

Ma Leone agisce veramente con atteggiamento viziato a una serie di benefici materiali, o piuttosto sta imparando precocemente ad imparare?
Ad avere un giusto atteggiamento di curiosità e criticità verso il mondo? Sicuramente essere benestanti e non avere particolari problemi economici
aiuta molto i genitori a dedicarsi con maggior energia all’educazione dei figli. Ma non
credo siano solo i soldi a fare la differenza, quanto piuttosto la disponibilità di tempo e
la pazienza a disposizione. Un bambino può reagire davanti ad una batteria da mille
euro ma potrebbe avere la stessa reazione di fronte ad una bottiglia di plastica riempita
di campanellini, se stimolato a provarne l’esperienza. Credo sia questa la vera chiave di
volta tra un bambino che vive la sua vita attivamente e uno che invece la guarda con
meno entusiasmo. Se il bambino ha due genitori aperti e positivi nei confronti del
mondo anche lui avrà un atteggiamento positivo e aperto, al contrario, se i suoi primi
anni di vita trascorreranno in assenza di stimoli, avrà più difficoltà ad approcciarsi ad
una socializzazione attiva.

Tuttavia bisogna stare attenti alla quantità di stimoli che un bambino riceve. I bambini
di oggi sono super-impegnati, si spostano come palline da Ping pong da un corso
all’altro seguendo routine ferree. L’obbiettivo di molti genitori, come Chiara e Fedez, è
fornire ai propri figli il maggior numero possibile di strumenti per affrontare il mondo
quando saranno grandi, così da essere vincenti in una realtà competitiva come quella
attuale.

“L’ansia” genitoriale di non far mancare nulla ai propri figli spinge i genitori a riempire le
agende dei piccoli di mille attività diverse, con l’illusione che più imparano ora, meno
problemi avranno domani. Non è esattamente così. Stimolare i bambini fornendo loro occasioni per imparare cose nuove, sviluppare interessi
particolari, per aprire la loro mente rendendoli curiosi è senz’altro positivo ed essenziale per un sano sviluppo cognitivo ed emotivo.

Tuttavia, sovraccaricarli di stimoli è controproducente. Infatti, portare avanti numerose attività richiede un’elevata dose di energia, impegno e
attenzione. Se questo molto spesso è faticoso è stancante per un adulto, per un bambino lo è molto di più. L’iper-stimolazione provoca nel bambino:
stress, disattenzione, stanchezza.Inoltre, studi scientifici stanno rilevando che iper-stimolare un bambino rischia di renderlo un adulto meno
produttivo. Esattamente l’opposto di quello che il genitore ansioso o ipercompetitivo voleva ottenere. I bambini iper-stimolati hanno poca
creatività e fantasia, non sanno cosa fare se lasciati soli, hanno meno immaginazione e senso dell’umorismo, sono meno espressivi e loquaci, poco
curiosi, emotivamente fragili e incapaci di gestire le frustrazioni. (Si può dire che i bambini iper-stimolati avranno un attaccamento ansioso
resistente, in quanto sono competitivi, emotivamente fragili e insicuri). I neonati hanno bisogno di cura, amore e attenzione, principalmente da
parte dei loro genitori e fratelli (se li hanno). I bambini che non hanno tale fondamentale interazione che li motiva ed entusiasma tendono a
presentare diversi livelli e tipi di ritardi nello sviluppo.

La mancanza di stimoli può comportare leggere conseguenze dal punto di vista psicologico, emotivo e sociale, evidenziate in diversi tipi di
rallentamenti durante la crescita. Tra questi, un regresso delle abilità intellettuali, difficoltà ad integrarsi nella società, cattiva gestione delle
emozioni o mancanza di autocontrollo.

Quindi, per concludere, se Chiara e Fedez non stanno attenti alla quantità di stimoli che forniscono al figlio Leo, rischiano che costui diventi un
adulto poco produttivo, poco creativo e incapace di gestire le frustrazioni, mentre, un bambino privo di stimoli potrebbero presentare, in futuro,
una difficoltà ad integrarsi all’interno della società, una cattiva gestione delle emozioni è scarso autocontrollo.

ATTACCO A CHIARA

Molto spesso, per ottenere una maggiore visibilità sui social le persone tirano fuori il peggio di se. Una bella ragazza, intelligente, fortunata, con un
innato talento per la comunicazione, che però non sa dove fermarsi. O forse no? Forse é questa la sua vera bravura? Sfruttare, senza troppa posa e
malizia anche qualche comportamento che ad alcuni potrebbe sembrare disdicevole per mantenere viva la sua visibilità di personaggio? Eppure
l’effetto sembra essere quello di un boomerang che le ritorna indietro critiche e insulti feroci, al limite della civiltà e decenza. Persone che si
ritengono perbene, infastidite dal suo scarso senso del pudore che si trasformano in ghigliottinai in nome del buon senso. Personalmente trovo
quasi più fastidiosi loro che lo scatto di Chiara. Un tempo avevamo schiere di donne più e meno giovani che scendevano in piazza sotto il motto 'il
corpo é mio e me lo gestisco io'. Ora certamente I motivi erano molto seri: si parlava infatti di diritto all’aborto e altri temi essenziali per la libertà

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SCG NEWS - Scuola Sacro Cuore Gallarate
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della donna, ma non é forse libertà anche la possibilità di postare una foto sul proprio profilo senza venire accusata, insultata o minacciata? Dove
segnare il confine della libertà, parola così difficile da definire?

Martin Luther King scrisse 'la tua libertà finisce dove comincia la mia che credo significhi che nessuno di noi è in diritto di fare un solo passo in
nome della propria libertà se questo significa compromettere quella altrui. Nel mondo dei social però si fa un gran parlare senza pensare al fatto che
tutti noi abbiamo la facoltà di decidere in autonomia se seguire o non seguire il profilo di una determinata persona. Io personalmente la ragiono
così, se apprezzo i contenuti e lo stile di una persona o di una pagina mi ci soffermo. Se non approvo ciò che pubblica, semplicemente scorro oltre.
Insomma, per concludere con una frase fatta, “vivo e lascio vivere”.

 Il collegio
 Di Anita Pedroni

 “Il Collegio” è un esperimento sociale realizzato da Magnolia tv in cui 20 adolescenti lasciano le
 proprie vite per un mese per trasformarsi in collegiali del 1900. Nelle prime tre edizioni era
 ambientato negli anni ’60, mentre nell’ultima, andata in onda nel Novembre 2019, negli anni ’80.
 Ogni edizione viene registrata in estate e trasmessa dalla Rai in autunno.
 Di fronte al successo di questo reality sorge spontanea la domanda: ciò che vediamo da casa, è veramente ciò che accade? E inoltre che impatto
 ha sui ragazzi che vi partecipano e sugli spettatori?

 Innanzitutto, essendo un programma registrato e poi trasmesso, ci sono sicuramente modifiche di montaggio; l’alunna Mariana Aresta,
 partecipante della quarta edizione, ha dichiarato sui social che in post-produzione hanno tagliato alcune scene, modificando l’atteggiamento
 degli alunni. La partecipante della terza edizione Beatrice Cossu ha inoltre dichiarato che i collegiali non sono obbligati a mangiare il cibo che
 gli viene servito e che, quando le telecamere non registrano, vengono dati loro dei biscotti proteici.
 Tuttavia altri ex-collegiali affermano che il programma sia totalmente vero e non recitato, il che può sembrare strano perché alcuni dialoghi e
 discorsi sembrano così perfetti e ben costruiti da mettere in dubbio ogni spettatore.

                                                 E per quanto riguarda i collegiali, che impatto ha quest’esperienza su di loro? Quando gli viene
                                                 posta questa domanda, i partecipanti rispondono dicendo che gli ha cambiato la vita, li ha fatti
                                                 crescere, fare nuove esperienze e un elenco infinito di cambiamenti esclusivamente positivi
                                                 nelle loro vite; e non hanno tutti i torti. Infatti entrando nel collegio, sono anche entrati in
                                                 un’agenzia che porta i collegiali in giro per l’Italia a fare eventi e incontri. Molti dei
                                                 partecipanti aprono canali Youtube, come ad esempio Ludovica Olgiati o Beatrice Cossu. Altri
                                                 si danno alla recitazione, chi nelle pubblicità, come le gemelle Fazzini, e chi nelle fiction della
                                                 Rai, come Jenny De Nucci. Quindi sui collegiali l’impatto di quest’esperienza è altamente
                                                 positivo, ma su di noi che lo guardiamo da casa?
                                                 Si può pensare che i ragazzi da casa, vedendo il comportamento dei collegiali, ci scherzino
 sopra senza provare ad imitarli, eppure capita anche che si tenti di imitare, anche se superficialmente, alcune azioni. Ovviamente però in una
 scuola reale non ci si può spingere oltre ad un certo limite; quindi, non si potrà mai vedere il collegio pensando sia educativo, perché a volte
 potrebbe spingere i ragazzi, senza che se ne accorgano, a fare azioni analoghe ai collegiali solo per farsi notare. Ma l’impatto può essere anche
 positivo. Durante le puntate ci sono momenti di riflessione su argomenti seri e importanti; nella seconda edizione, ad esempio, si parlava
 dell’immigrazione, oppure nella quarta edizione si parlava della differenza tra uomo e donna e sulla parità di opportunità nel mondo del lavoro.
 Sicuramente, un bambino di 10 anni non si interesserà così tanto a questi argomenti come potrebbe farlo un adolescente che vuole dire la sua e
 essere al corrente su ciò che accade nel mondo o semplicemente in Italia.
 Per questo il collegio è un programma che non solo fa crescere i partecipanti, ma fornisce uno sguardo più aperto e completo a chi lo guarda.

  Maleficent
  Di Anna Dal Ferro
  Maleficent: signora del male, film uscito il 17 Ottobre del 2019 in tutti i cinema di Italia,
  prodotto dalla Walt Disney Pictures, è il sequel di Maleficent, remake del Classico Disney “La
  bella addormentata nel bosco” (1959). È interpretato da Angelina Jolie, di nuovo nella parte di
  Malefica, la fata cattiva creata dalla Disney. Il regista, Joachim Rønning, ha lavorato anche
  questa volta con il produttore Espen Sandberg (entrambi sono nati a Sandefjord, Norvegia)
  dopo numerosi successi come il quinto capitolo dei Pirati dei Caraibi “ La vendetta di Salazar”.

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La storia del sequel di Maleficent racconta del matrimonio tra Aurora e il principe Filippo che dovrebbe riunire le creature magiche della
brughiera e gli umani; la regina, la madre di Filippo, tuttavia cercherà nel film in tutti i modi di impedire questa unione per una sorta di odio
nei confronti di ciò che è diverso da lei.

Questo film contiene diversi significati nascosti, infatti, parla della forza delle donne, di diversità, inclusione, rispetto per l’ambiente e
famiglia. Uno degli aspetti che mi interessa approfondire è quello della diversità. Al riguardo Angelina Jolie, attrice protagonista del film, ha
affermato in un’intervista riguardante il film: “alcuni politici hanno successo
concentrandosi proprio su argomenti come la diversità, giocano con la paura della
gente e il dolore, ma il mondo è formato da popoli diversi, e la nostra forza sta
proprio in questa diversità. Non riusciranno a dividerci perché nel nostro cuore
sappiamo di essere tutti uguali e più incisivi se ci supportiamo”
Personalmente, mi trovo completamente d’accordo con quello che dice
l’attrice: molte volte discriminiamo coloro che sono diversi da quelli
che noi consideriamo “normali”, può essere per il colore della pelle, per
la provenienza, per il colore dei capelli, per la nazionalità, o anche solo
per una malformazione del corpo, non considerando che dietro tutte
queste cose c’è una persona. Il cuore che batte dietro ogni essere umano
è lo stesso, le domande che sorgono in ogni persona sono le stesse…

Che bisogno abbiamo quindi di discriminare la gente solo per una
differenza esteriore, dal momento che, in fondo, siamo tutti simili, abbiamo tutti qualcosa che ci accumuna alle altre persone, come può
essere la religione, il pensiero politico e molte altre cose. In conclusione, secondo me, la diversità deve essere vista come una ricchezza e non
come un ostacolo ai nostri rapporti.

Ciò che inferno non è: una vita da romanzo
Di Ilaria Tronconi

“Ciò che inferno non è”, è un romanzo storico di Alessandro D'Avenia, scrittore,
insegnante e sceneggiatore italiano; nato a Palermo il 2 Maggio del 1977 terzo di sei figli.
Il suo romanzo di esordio, “Bianca come il latte, rossa come il sangue” pubblicato nel
2010 fu un grande successo.
“ciò che inferno non è”, suo terzo romanzo, presenta come protagonista Federico,
studente diciassettenne che comincia a farsi domande sulla vita e sul futuro. Alla fine
dell'anno scolastico Federico si sta accingendo a partire per Oxford per una vacanza-studio;
proprio in questo momento avviene l'incontro-svolta con un insegnante di religione, padre Pino Puglisi, da lui soprannominato 3P, che lo
                          invita a impegnarsi, prima di partire, nel volontariato nel suo quartiere di Brancaccio a Palermo, periferia della città
                            in cui la mafia di cosa nostra la fa da padrone. Federico accetta e questo nuovo impegno sarà per lui un crocevia
                            dell'esistenza. Gli rubano la bici, lo feriscono, ma Federico sente di avere scoperto una realtà allo stesso tempo
                            estranea e a lui prossima e inoltre innamora di una ragazza di nome Lucia che gli permette di vedere la difficile
                            realtà in cui vivono da una nuova prospettiva.
                            La trama del romanzo può sembrare apparentemente ordinaria ma in realtà all’interno del libro vengono trattati
                            diversi temi che vanno dalle scelte della vita all’influenza della mafia sulle persone, per cui questi temi sono molto
                            interessanti essendo estremamente attuali.
                            Il ritmo della trama è molto veloce, dal momento che il libro viene raccontato da un ragazzo della mia età. È stata
                            scelta la storia di Padre Pino Puglisi, un prete che ha dato la sua vita per salvaguardare i più deboli e influenzabili
                           bambini, ragazzi e addirittura adulti.
Per quanto riguarda lo stile narrativo del romanzo, “Ciò che inferno non è”, è abbastanza tradizionale, per quanto riguarda il linguaggio,
vengono usate delle frasi in dialetto soprattutto nei dialoghi tra personaggi.
Il romanzo mi è piaciuto perché mette in risalto temi molto duri e attuali e in modo efficace, mostra il modo in cui i deboli possono essere
succubi di una potere malvagio che li sovrasta, come la mafia ha occhi dappertutto e riesce a infilarsi e a soggiogare persino i bambini che
magari in difficoltà, per esempio economiche, sono attirati dai potenti in cambio di denaro.
Credo infine che l’intendimento di D’Avenia non sia etico-politico, ma invece quello di far immedesimare il lettore, che magari non vive la
stessa situazione, far comprendere la difficile realtà in cui il protagonista vive.

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