Prostituzione, la Corte costituzionale salva la legge Merlin. Ed inguaia Berlusconi .

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Prostituzione, la Corte costituzionale salva la legge Merlin. Ed inguaia Berlusconi .
Prostituzione, la Corte
costituzionale salva la legge
Merlin. Ed inguaia Berlusconi....

                                           ROMA -Le questioni di
legittimità costituzionale riguardanti il reclutamento e il
favoreggiamento della prostituzione, puniti dalla legge Merlin, sono
state dichiarate non fondate. In attesa del deposito della sentenza,
l’Ufficio stampa della Corte Costituzionale, riunita in camera di
consiglio, ha reso nota la decisione negativa sulle questioni
sollevate dalla Corte d’appello di Bari e discusse nell’udienza
pubblica del 5 febbraio 2019. Le questioni erano state sollevate con
specifico riferimento all’attività di prostituzione liberamente e
consapevolmente esercitata dalle cosiddette escort, nel corso del
processo penale sulla vicenda delle cosiddette “escort” presentate nel
2008-2009 all’allora premier Silvio Berlusconi dall’imprenditore
Gianpaolo Tarantini.

I giudici baresi sostenevano con una teoria alquanto singolare, che la
prostituzione è un’espressione della libertà sessuale tutelata dalla
Costituzione e che, pertanto, punire chi svolge un’attività di
intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della
prostituzione equivarebbe a compromettere l’esercizio tanto della
libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della
prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene
giuridico.
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La Corte costituzionale ha ritenuto che non è in contrasto con la
Costituzione la scelta di politica criminale operata con la legge
Merlin, quella cioè di configurare la prostituzione come un’attività
in sé lecita ma al tempo stesso di punire tutte le condotte di terzi
che la agevolino o la sfruttino. Il relatore della causa è stato il
giudice costituzionale Franco Modugno. Contro tale ipotesi si sono
costituite in giudizio la Presidenza del Consiglio e alcune
Associazioni di difesa dei diritti delle donne. In riferimento a
queste ultime, tuttavia, in apertura dell’udienza la Corte ha respinto
la richiesta.

Nelle loro arringhe il collegio della difesa composto dagli avvocati
Nicola Quaranta (che difende Tarantini), Ascanio Amenduni e Gioacchino
Ghiro (legali di Massimiliano Verdoscia, anch’egli imputato nel
processo di Bari) hanno sostenuto una linea di ragionamento a tratti
comune, in base alla quale la legge 75 del 1958 (che porta il nome
della senatrice socialista Lina Merlin, che la propose sessantuno anni
fa) sarebbe “ormai disancorata dalla realtà” del mondo attuale, “una
legge arretrata che fa di tutta l’erba un fascio, che considera tutte
le forme di prostituzione uguali”, senza tener conto dei cosiddetti
“sex workers” che decidono “per scelta libera e consapevole di
prostituirsi“.
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La nostra difesa, ha argomentato l’avvocato Quaranta, “non è
insensibile al dramma della prostituzione coatta, degli schiavi del
sesso dove l’intervento repressivo penale è doveroso”. A suo dire,
però, “nel processo di Bari è emersa la realtà completamente diversa
delle escort” e assimilare tali casi alle vicende nelle quali c’è
sfruttamento e coercizione “sarebbe un vulnus alla libertà sessuale“.
Ancora, l’avvocato Amenduni ha citato il caso di “Eurostat, che chiede
di considerare nel calcolo del Pil di un Paese anche i redditi da
prostituzione” e “la commissione tributaria di Trento, che ha
assoggettato la prostituzione al calcolo e al pagamento di Iva e
Irap”. A suo parere, lo Stato non può essere “schizofrenico, né
scotomizzare (ossia rimuovere dalla propria coscienza, ndr) ciò che
non vuole vedere“. Amenduni ha concluso chiedendo di ritenere fondata
la questione di legittimità costituzionale o, in subordine, di
rinviare al Parlamento auspicando “una rivisitazione” della legge
Merlin, se possibile partendo dalle 12 proposte di legge sulla
legalizzazione della prostituzione già depositate alle Camere.
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Nel corso degli interventi della difesa i tre legali degli imputati
Tarantini e Verdoscia hanno richiamato in più passaggi la recente
decisione della Consulta sulla vicenda Cappato-dj Fabo, in materia di
suicidio assistito, invitando la Consulta a tener conto della libertà
dell’individuo di autodeterminarsi e della necessità di valutare la
specificità del singolo caso. Di parere opposto l’ Avv. Gabriella
Palmieri dell’ Avvocatura dello Stato , la quale in rappresentanza
della Presidenza del Consiglioha chiesto l’inammissibilità della
questione di legittimità costituzionale: “Il caso di dj Fabo ha ben
pochi punti di sovrapponibilità con quello in discussione“, ha
argomentato l’ Avv. Palmieri, ritenendo che sia piuttosto da valutare
“il profilo fondamentale della dignità della persona, e parlo
volutamente di persone e non di donne” – ha precisato – perché lo
sfruttamento non è questione di genere. “Non una questione di
buoncostume quanto piuttosto del      rischio che un vuoto normativo
produca un vuoto di tutela” a danno di soggetti più deboli.

L’Avvocato dello Stato ha anche messo l’accento su un altro punto: è
difficile, ha spiegato, “individuare il confine labile della
volontarietà” di chi è coinvolto nel mercato del sesso a pagamento. A
suo parere, i giudici del processo di specie avrebbero potuto dirimere
la questione, senza adire la Consulta. Tuttavia, ha concluso, potrebbe
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essere auspicabile “un’interpretazione evolutiva della legge Merlin
che permetta al giudice di valutare il caso specifico e di ipotizzare
l’insussistenza del reato“.

La Corte ha respinto tutte le eccezioni ed ha ritenuto che il reato di
favoreggiamento della prostituzionenon contrasta con il principio di
determinatezza e tassativita’ della fattispecie penale.

Questa la decisione della Consulta:

Consulta_Legge Merlin

Processo Berlusconi & escort: oggi
la Consulta valuterà se la legge
Merlin è incostituzionale

                                           ROMA – I giudici della
Corte Costituzionale sono chiamati oggi a discutere e dirimere la
questione relativa alla incostituzionalità della legge Merlin,
sollevata dagli avvocati Niccolò Ghedini e Francesco Paolo Sisto,
difensori di Silvio Berlusconi, nel processo barese sulle escort
portate tra il 2008 e il 2009 dall’imprenditore Gianpaolo
Tarantini nelle residenze estive dell’ex presidente del Consiglio dei
ministri, Berlusconi, proprio mentre il vicepremier Matteo
Salvini tornava a parlare nei giorni scorsi di modifica della legge
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Merlin per la riapertura delle case chiuse,

Il sostituto procuratore generale Emanuele De Maria si era opposto
all’eccezione di anticostituzionalità: “è un lavoro che fa soffrire
chi lo esercita – aveva detto – per questo, che lo di eserciti in
locali di lusso o per strada, la sostanza non cambia“. Secondo il
magistrato chi si prostituisce, di fatto, rinuncia alla libertà di
scegliere.

                                           Berlusconi    era   stato
rinviato a giudizio lo scorso 16 novembre dalla giudice Rosa Anna
Depalo, secondo la quale “Il più delle volte al pagamento delle
prestazioni” sessuali delle escort reclutate da Gianpaolo Tarantini
“provvedeva lo stesso Berlusconi: e ciò non era propriamente
indifferente per la reputazione interna ed internazionale di un
presidente del Consiglio”. È questo il motivo per cui Silvio
Berlusconi avrebbe mantenuto e pagato Tarantini inducendolo a mentire
ai pm baresi che indagavano sulle escort.

La giudice Depalo prima di disporre il rinvio a giudizio aveva
affrontato le questioni relative alla competenza del Tribunale dei
ministri e all’incompetenza territoriale, escludendo la prima e
ribadendo la seconda. Dal procedimento giudiziario in corso era stata
già stralciata e trasmessa per competenza alla Procura di Napoli, la
posizione di Valter Lavitola, il quale – secondo i pm baresi – avrebbe
fatto da tramite tra Berlusconi e Tarantini. I difensori di Berlusconi
erano convinti che il giudice avrebbe tenuto conto dell’impegno
politico del presidente , sostenendo “che questo processo non durerà
molto e sarà un processo tranquillo, finalizzato al l’esclusivo
accertamento della verità“., dimenticando che la Legge è e deve essere
uguale per tutti. Anche per chi li ha portati in Parlamento.
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la Corte Costituzionale

La   Corte    Costituzionale      dovrà    quindi    valutare    oggi
l’incostituzionalità della legge nella parte in cui punisce coloro che
reclutano ragazze che hanno deciso di prostituirsi liberamente. Si
sono costituite in giudizio contro tale ipotesi otto associazioni
femministe e persino la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il processo d’appello a Bari nei confronti dei quattro imputati già
condannati in primo grado per reclutamento e favoreggiamento della
prostituzione: Gianpaolo Tarantini, condannato a 7 anni e 10 mesi,
accusato di aver portato 26 giovani donne affinché si prostituissero
al leader di Forza Italia, Sabina Began un anno e 4 mesi , ‘l’ape
regina’ dei party berlusconiani, Massimiliano Verdoscia (3 anni e sei
mesi)   e il pr milanese Peter Faraone (due anni e sei mesi) ,
entrambi amici di ‘Gianpi‘, ì è stato infatti sospeso in attesa che
la Corte Costituzionale si pronunci sulla questione.

                                          I giudici del Tribunale di
Bari avevano trasmesso gli atti alla procura perchè valutasse la
posizione di Silvio Berlusconi sull’ipotesi che abbia messo in atto
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azioni per intralcio alla giustizia. Atti in procura anche per
valutare l’ipotesi di reato di falsa testimonianza nei confronti di
alcune delle ragazze portate da Gianpaolo Tarantini nelle ville di
Silvio Berlusconi affinché si prostituissero.

Sulla ipotesi che Berlusconi abbia poi pagato Tarantini perché
fornisse una falsa testimonianza ai magistrati baresi che indagavano
sulla vicenda delle escort, pende dinanzi al Tribunale di Bari un
altro processo nei confronti dell’ex premier Berlusconi, imputato per
induzione rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Il
processo rinviato su richiesta della difesa di Silvio Berlusconi a
dopo le elezioni Europee, inizierà il prossimo 17 giugno. Si tratta
di Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone, Roberta Nigro, Ioana Visan,
Barbara Montereale e Dino Mastromarco, quest’ultimo ex autista di
Gianpaolo Tarantini. Due di loro, Patrizia D’Addario e Terry De
Nicolo, si sono costitute parti civili. In primo grado infatti i
giudici non avevano riconosciuto loro alcun risarcimento.

Processo escort, Berlusconi
rinviato a giudizio a Bari

                                          BARI –      Il gup del
Tribunale di Bari dr.ssa Rosa Anna Depalo ha rinviato a giudizio
Silvio Berlusconi per il reato di induzione a rendere false
dichiarazioni all’autorità giudiziaria sulla vicenda escort. Il
processo inizierà il 4 febbraio 2019. Al termine dell’udienza
preliminare il giudice ha dichiarato inoltre la propria incompetenza
territoriale nei confronti di Valter Lavitola l’ex direttore de
L’Avanti , disponendo la trasmissione degli atti ai magistrati di
Napoli. Nel procedimento contro Berlusconi è costituita parte civile
la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha rilevato il danno
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d’immagine causato dalle condotte dell’ex premier, accusato di aver
pagato le bugie di Tarantini.

Secondo l’ ipotesi accusatoria avanzata dai pm Pasquale Drago e
Eugenia Pontassuglia, Berlusconi, all’epoca dei fatti presidente del
Consiglio in carico, avrebbe fornito un lavoro e centinaia di migliaia
di euro in denaro all’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini,
attraverso il tramite di Lavitola, affinchè mentisse ai magistrati
baresi che indagavano sulle escort pugliesi portate nelle residenze
estive dell’ex premier fra il 2008 e il 2009 e sui suoi manifestati
desideri di entrare a fare affari con     Finmeccanica (ora Leonardo
s.p.a.).

                                            “Siamo tranquilli che a
dibattimento in tempi rapidi il presidente Berlusconi sarà
completamente assolto“, ha dichiarato l’avvocato Nicolò Ghedini,
insieme con il collega barese Francesco Paolo Sisto (entrambi
parlamentari “nominati”) e difensori di Silvio Berlusconi , a margine
dell’udienza preliminare che si è conclusa con il rinvio a giudizio
dell’ex premier Silvio Berlusconi, accusato di aver pagato Tarantini
perché mentisse sulle escort. Proprio a causa degli impegni in
parlamento dei due legali, l’udienza preliminare barese di Berlusconi
probabilmente batterè ogni record: era in piedi dal 14 novembre 2014.

Nel corso degli anni è stata rinviata prima per le elezioni del
Presidente della Repubblica, poi per esaminare le intercettazioni
telefoniche e le testimonianze delle ragazze, dopodichè per i motivi
di salute dell’ex premier. Infatti la richiesta di rinvio a
giudizio era stata avanzata dalla procura di Bari giò quattro anni fa.
Negli ultimi mesi, peraltro il procedimento è stato rinviato più
volte per la situazione di emergenza che sta vivendo la giustizia
barese, costretta in una tendopoli dopo la dichiarazione di
inagibilità del Tribunale di via Nazariantz.
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Resta in piedi parallelamente anche l’altro processo per il caso
escort, quello in appello relativo alle          donne accompagnate
da Gianpaolo Tarantini fra il 2008 e il 2009 nelle dimore dell’allora
presidente del Consiglio. Lo scorso 6 febbraio, dopo che l’ istanza
era stata rigettata nel processo di primo grado la III sezione
della Corte di Appello di Bari ha accolto la richiesta della difesa di
inviare gli atti alla Corte costituzionale: per la prima volta a 60
anni dall’approvazione della legge Merlin del 1958, la Consulta è
chiamata a esprimersi sulla incostituzionalità di alcune norme in essa
contenute. I giudici costituzionali dovranno decidere nello speficico
sull’attuale costituzionalità della pena per chi recluta donne che
volontariamente si prostituiscono. .

“Il rinvio a giudizio è giustificato dall’imponente materiale che
legittima, secondo il giudice, l’esperimento dibattimentale. – ha
sostenuto l’ avv. Sisto – La necessità di approfondimento del
materiale probatorio è propria del dibattimento e non del giudizio di
prognosi del gup. Comunque è stata una udienza preliminare in cui c’è
stato ampio spazio per tutti, in cui i diritti sono stati ampiamente
rispettati. Il dibattimento – ha concluso Sisto – sarà la fotografia
di una difesa che secondo noi è più che sufficiente per ottenere
l’assoluzione del presidente Berlusconi“,
Processo Ruby bis: lieve riduzione
in appello delle condanne per
Emilio Fede e Nicole Minetti
ROMA – La Corte d’appello di Milano ha lievemente ridotto oggi le
condanne inflitte nel processo di primo grado nei confronti dell’ ex-
direttore del TG4 Emilio Fede e per l’ex igienista dentale diventata
poi consigliera regionale lombarda Nicole Minetti, rispettivamente a 4
anni e 7 mesi e a 2 anni e 10 mesi, per il processo d’appello “bis”
sul caso Ruby bis, rispondendo dell’accusa di “favoreggiamento della
prostituzione” per le serate organizzate e trascorse a Villa San
Martino ad Arcore, residenza di Silvio Berlusconi.

Respinte le richieste di assoluzione da parte delle difese di entrambi
gli imputati. Durante l’udienza, l’avvocato Pasquale Pantano, uno dei
difensori della Minetti, ha incredibilmente paragonato la situazione
della sua assistita a quanto avvenuto nel caso di Marco Cappato con dj
Fabo: “Fu una questione di libertà“, come nel caso di Fabiano
Antoniani che decise per il suicidio assistito.

Secondo la difesa della Minetti l’ex consigliera lombarda ha solo dato
un aiuto alle giovani ospiti alle serate di Silvio Berlusconi ad
Arcore “nell’esercizio libero della prostituzione”, che rientra anche
questo nella “libertà di autodeterminarsi” , paragandola al diritto
dell’esponente dei Radicali e dell’Associazione Luca Coscioni che ha
aiutato Fabiano Antoniani, morto in una clinica svizzera con il
suicidio assistito, nell’esercizio “di un diritto“, ossia la “libertà
di decidere della propria vita“. Gli avvocati di Emilio Fede e
Nicole Minetti avevano posto anche la questione di illegittimità
costituzionale della legge Merlin, e chiesto in prima battuta
l’assoluzione per i loro assistiti e in subordine hanno sollevato la
questione di incostituzionalità del favoreggiamento della
prostituzione quando “non c’è costrizione ma libero esercizio“.

L ‘avvocato Pantano nella sua arringa ha detto: “Non si comprende come
possa essere criminologicamente rilevante aiutare qualcuno
nell’esercizio libero della prostituzione, in una società che si è
evoluta rispetto alla prostituzione degli anni ’40 a cui si riferisce
la legge Merlin. All’epoca non c’erano le escort che oggi si offrono
liberamente”. Ed aggiunto: “Se non c’è violazione della sfera di
libertà, come avviene invece nella tratta delle prostitute ‘schiave’,
non c’è reato”. Per sostenere la propria tesi il legale si era
richiamato anche all’ordinanza della Corte d’appello di Bari che ha
deciso di inviare gli atti alla Corte Costituzionale sulla Legge
Merlin nel processo d’appello sulle escort portate, tra il 2008 e il
2009, dall’imprenditore Gianpaolo Tarantini nelle residenze
dell’allora presidente del Consiglio.

Nella scorsa udienza il sostituto Daniela Meliota della Procura
Generale di Milano, aveva insistito sulla tesi del “sistema
prostitutivo” per chiedere sia di respingere la questione di
illegittimità costituzionale che la conferma delle condanne per Emilio
Fede e Nicole Minetti, rispettivamente a 4 anni e 10 mesi e a 3 anni.
Il nuovo procedimento d’appello “bis” è conseguito alla sentenza della
Cassazione del settembre 2015 che ha deciso di di rinviare gli atti ad
un altro giudizio di secondo grado per colmare alcune “lacune
motivazionali” della sentenza.

Fede voleva “guadagnarci”. Il pg nel suo intervento ha spiegato che
Fede (accusato anche di tentata induzione), favorendo la prostituzione
per l’ex Cavaliere, voleva “guadagnarci” in termini economici e di
“posizione” ed aveva il compito di portare “merce nuova” a villa San
Martino. La Minetti, invece, aveva il ruolo “fondamentale” di fornire
“abitazioni” a Milano per le ragazze.

Le serate ad Arcore e il ruolo di Fede. Emilio Fede secondo il Pg,
“aveva un preciso scopo per favorire la prostituzione selezionando” le
ragazze da portare ad Arcore e che provenivano “dall’agenzia di Lele
Mora“, già condannato in via definitiva in questo procedimento.
Secondo il giudice, il giornalista “voleva mantenere la sua posizione
di direttore del Tg4 e la sua autorevolezza che gli derivava dal suo
rapporto con Berlusconi, anche perché stava perdendo colpi e voleva
ancora gloria e guadagni“.

Il sostituto Procuratore Generale ha pure ricordato l’episodio del
prestito milionario chiesto da Emilio Fede e Lele Mora all’ex premier
e del quale il giornalista avrebbe poi trattenuto una parte. La
Cassazione, ha ricordato il Pg, ha chiesto di approfondire gli
elementi probatori relativi alla tentata induzione e al
favoreggiamento della prostituzione di 6 ragazze (“sulle 33 totali“).
Il magistrato ha parlato di quella “fase del bunga-bunga nella quale
c’era un’atmosfera suadente e accattivante che influiva sulla
fragilità delle ragazze, alcune appena 18enni“.

Un altro legale dell’ex consigliera regionale Nicole Minetti, Paolo
Righi, in un passaggio della sua arringa difensiva, ha detto che le
ragazze che partecipavano alle serate di Arcore erano delle “aspiranti
mantenute”. Sostenendo che avevano esclusivamente interesse a
conoscere il presidente del Consiglio per fare carriera. “La legge
Merlin – ha detto il legale – deve continuare a sanzionare giustamente
la tratta delle schiave e non casi come questo“. Anche l’
avvocato Righi ha illustrato l’intenzione della difesa di sollevare
davanti alla Consulta la questione di illegittimità costituzionale
delle norme sul favoreggiamento della prostituzione nell’ambito del
processo d’appello ‘bis’ sul caso Ruby bis.

La difesa dell’ex consigliera regionale della Minetti aveva chiesto
l’assoluzione,, in prima battuta, sostenendo che la “Minetti,
occupandosi delle bollette e delle case delle ragazze, non ha favorito
la prostituzione, ma ha favorito l’allora premier, gli ha fatto solo
una cortesia“. Gli appartamenti delle cosiddette ‘olgettine‘, ha
aggiunto il legale, “non c’entravano niente con l’attività
prostitutiva, che a nostro parere nemmeno c’era, perché erano le
ragazze a voler partecipare a quel ‘format‘ ad Arcore e lo facevano
liberamente“.

Uno dei legali della difesa di Emilio Fede, l’avvocato Salvatore Pino
del foro di Milano, aveva chiesto che venisse assolto dalle accuse di
tentata induzione di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil
(parti civili) e dal favoreggiamento di altre tre ragazze (tra loro
Roberta Bonasia “la prediletta di Berlusconi“), tra cui la stessa Ruby
(“episodio questo, tra l’altro, prescritto“) mentre il collega Avv.
Maurizio Paniz, sempre della difesa di Fede ha chiarito che in questo
processo “abbiamo avuto la prova provata solo del nulla e intanto il
direttore ci ha perso anni della sua vita“.
Giampi Tarantini condannato dalla
Cassazione per i “Coca-party”

                              ROMA – La Corte di Cassazione ha
confermato le condanne nei confronti di Gianpaolo Tarantini,
Massimiliano Verdoscia ed Alessandro Mannarini, accusati di cessione
di droga mentre Verdoscia e Mannarini anche di trasporto di sostanze
stupefacenti. I fatti si riferiscono all’estate 2008, quella dei coca-
party in Sardegna e delle feste con escort nelle residenze di Silvio
Berlusconi.

I giudici della Suprema Corte hanno rigettato i ricorsi degli imputati
rendendo definitive la condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione per
Tarantini, a 4 anni e 4 mesi per gli altri due. Nell’ambito di questa
vicenda hanno patteggiato negli anni scorsi i due fornitori dello
stupefacente, gli spacciatori baresi Onofrio Spilotros (1 anno e 8
mesi di reclusione) e Nico De Palma (3 anni di reclusione).
Sabina Began

Con le condanne diventate definitive le pene andranno in esecuzione ma
tutti e tre gli imputati potranno evitare il carcere. Tarantini sta
scontando una condanna definitiva per bancarotta con l’affidamento ai
servizi sociali e la nuova pena (20 mesi di cui 8 già scontati),
sommata alla precedente (2 anni e 11 mesi) non supera comunque il
limite massimo previsto per ottenere la misura alternativa. Anche
Mannarini e Verdoscia, che avevano già trascorso circa 6 mesi tra
carcere e domiciliari, potranno scontare la pena residua fuori dal
carcere.   Una recente sentenza della Corte Costituzionale estende
infatti a 4 anni (rispetto ai 3 precedentemente previsti) il limite di
condanna per ottenere la sospensione dell’ordine di carcerazione e
chiedere una misura alternativa.

Barbara Montereale

Il processo di secondo grado sul caso delle escort portate nelle
dimore dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è però
un’altra storia . Lo scorso febbraio la III sezione della Corte di
Appello di Bari ha accolto l’istanza presentata dai difensori
e sospeso il processo, rinviando gli atti alla Consulta affinché, a 60
anni dall’approvazione della legge Merlin, stabilisca se sia ancora
oggi costituzionale punire chi recluta donne che volontariamente
si prostituiscono.

I giudici dell’appello hanno ritenuto non manifestamente infondata e
rilevante ai fini del processo sulle escort spacciate come “eleganti
ospiti” la presunta illegittimità costituzionale della legge nella
parte in cui prevede come reato il reclutamento ai fini della
prostituzione anche quando si tratta di escort          che   scelgono
liberamente e volontariamente di prostituirsi.

Nel processo sono imputati per il reato di reclutamento e
favoreggiamento della prostituzione quattro persone: oltre
all’immancabile faccendiere barese Tarantini, che portò nelle
residenze dell’ex cavaliere 26 giovani donne ed escort, anche Sabina
Began, ‘l’ape regina’ dei party berlusconiani, Verdoscia e il pr
milanese Peter Faraone, entrambi amici di Tarantini. Attraverso questo
link di RAIPLAY (vedi QUI) potrete vedere la puntata del programma “Un
Giorno in Pretura” dedicata alla vicenda processuale.

Per quanto riguarda la posizione di Silvio Berlusconi il gup Rosa
Anna Depalo lo scorso 26 gennaio ha accolto l’istanza di rinvio
presentata dall’avvocato Francesco Paolo Sisto difensore dell’ex
presidente del Consiglio (premiato con un seggio in parlamento)
concedendo che il Tribunale di Bari decidesse dopo il voto del 4 marzo
sul rinvio a giudizio. La prossima udienza fissata per il prossimo 11
maggio è dedicata alle repliche dell’accusa. Berlusconi e Valter
Lavitola, ex direttore del quotidiano L’Avanti, rischiano un processo
per induzione a rendere false dichiarazioni all’autorità giudiziaria.
L’ex premier infatti, secondo la Procura di Bari, avrebbe pagato
Tarantini per il tramite di Lavitola, perché mentisse ai pm baresi
che indagavano sulle escort portate nelle residenze dell’ex premier
fra il 2008 e il 2009.
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