Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Stato di Attuazione - 2/2023 Note e Studi

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Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza Stato di Attuazione - 2/2023 Note e Studi
2/2023

                                                                              Note e Studi

                                    Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

                                              Stato di Attuazione
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Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                                  2/2023

                                      Gli impegni per il secondo semestre 2022
                                      Il 30 dicembre, a seguito del raggiungimento dei 55 traguardi e obiettivi previsti per il secondo
                                      semestre 2022, il Governo ha presentato alla Commissione europea la richiesta relativa
                                      all’erogazione della terza rata dei fondi del PNRR (€19 miliardi, al netto del prefinanziamento
                                      già riscosso ad agosto 2021). L’erogazione del contributo finanziario all'Italia avverrà una volta
                                      acquisiti il parere della Commissione sull’idoneità del rispetto degli impegni assunti (previsto nei
                                      prossimi mesi) e il successivo parere degli stati membri all’interno del Comitato economico e
                                      finanziario. Ricordiamo che a seguito dell’erogazione a novembre della seconda rata dei fondi
                                      del PNRR (€21 miliardi) da parte della Commissione europea, le risorse trasferite all’Italia
                                      dall’avvio del piano superano i €66 miliardi (Tabella 1).

                                                                Tabella 1. Scadenze e obiettivi delle rate del PNRR
                                          N° Rata        semestre          anno          N° Obiettivi   Importo   Al netto del prefinanziamento
                                                                                                         (mld€)           del 13% (mld€)
                                      Prima rata          II           2021            51                  24,1                 21,0
                                      Seconda rata         I           2022            45                  24,1                 21,0
                                      Terza rata          II           2022            55                  21,8                 19,0
                                      Quarta rata          I           2023            27                  18,4                 16,0
                                      Quinta rata         II           2023            69                  20,7                 18,0
                                      Sesta rata           I           2024            31                  12,6                 11,0
                                      Settima rata        II           2024            58                  21,3                 18,5
                                      Ottava rata          I           2025            20                  12,6                 11,0
                                      Nona rata           II           2025            51                  14,9                 13,0
                                      Decima rata          I           2026           120                  20,8                 18,1
                                                       Totale                         527                 191,5
                                      Fonte: Audizione Ministro dell’Economia, 22 febbraio 2022.
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                                      Sintetizziamo di seguito i principali obiettivi raggiunti lo scorso semestre.
                                      In tema di infrastrutture, sono state semplificate le procedure per il processo di pianificazione
                                      strategica in ambito portuale e di autorizzazione per gli impianti di “Cold Ironing”, ovvero il
                                      sistema di alimentazione elettrica delle navi ormeggiate; sono stati inoltre aggiudicati gli appalti
                                      per la progettazione e realizzazione del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario
                                      (ERTMS). È stato adottato il nuovo regolamento per la riforma delle concessioni portuali e sono
                                      stati aggiudicati gli appalti per la costruzione delle linee di alta velocità Napoli-Bari e Palermo-
                                      Catania.
                                      Per la transizione ecologica, è stato adottato il piano per riqualificare le aree industriali
                                      abbandonate (“siti orfani”); è stata approvata la graduatoria dei progetti per consentire la
                                      transizione energetica delle 19 isole minori non interconnesse; sono entrati in vigore il decreto
                                      che stabilisce criteri ambientali minimi per eventi culturali e la riforma per garantire la piena
                                      capacità gestionale per i servizi idrici integrati. Tra gli appalti aggiudicati lo scorso semestre,
                                      ricordiamo quello per l'aumento della capacità di rete per la distribuzione di energia rinnovabile
                                      e l'elettrificazione dei consumi energetici – smart grid. Secondo la relazione del Ministero
                                      dell’ambiente e della sicurezza energetica, nel 2022 sono stati aggiudicati progetti per oltre €6
                                      miliardi.
                                      Per la trasformazione digitale, gli obiettivi del secondo semestre 2022 si sono concentrati

                                                                                                                                              1
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                                2/2023

                                      prevalentemente sulle misure per migliorare i sistemi di cybersecurity, con la piena operatività
                                      dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale e sulla implementazione della Piattaforma digitale
                                      per la gestione interoperabile dei dati della PA (Piattaforma digitale nazionale dati), la
                                      costituzione della nuova società 3i S.p.A. che radunerà le competenze digitali del mondo del
                                      welfare (INPS, INAlL e ISTAT), il completamento delle assunzioni del Digital Transformation
                                      Office per il supporto alle PA locali. È stata infine completata la realizzazione dell’infrastruttura
                                      del cloud nazionale (Polo strategico nazionale) destinata ad ospitare i dati strategici della PA
                                      non appena verranno predisposti e validati i piani di migrazione. A fine 2022 sono stati
                                      aggiudicati appalti e progetti per circa €7 miliardi.
                                      Quanto alle politiche attive del lavoro, nell’ambito del programma Garanzia di occupabilità dei
                                      lavoratori (GOL) sono stati adottati tutti i piani regionali per l'attuazione del programma e sono
                                      stati presi in carico oltre 300 mila disoccupati su cui si potranno finalmente attivare le attività di
                                      profilatura e gestione nei Centri per l’impiego. Sono state adottate le misure previste per il
                                      potenziamento dei Centri per l’impiego ed è stato adottato il Piano nazionale contro il lavoro
                                      sommerso. In tema di istruzione ricordiamo, in particolare, la riforma degli istituti tecnici e
                                      professionali (ITS) che mira a rendere strutturale la connessione tra istruzione secondaria e
                                      terziaria e a ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto nei settori
                                      dell’innovazione e della sostenibilità ambientale.
                                      Nell’ambito della riforma della giustizia, è entrata già in vigore la riforma della giustizia tributaria,
                                      che mira alla professionalizzazione dei componenti delle Commissioni tributarie e a ridurre il
                                      contenzioso e gli arretrati. Sono entrati, inoltre, in vigore i decreti legislativi per l’attuazione delle
                                      leggi di delega per la riforma del processo civile e per l’attuazione dell’Ufficio per il processo con
                                      la conclusione delle relative assunzioni. Dopo il rinvio dal 1° novembre 2022 al 30 dicembre
                                      2022, è entrato in vigore anche il decreto di attuazione della legge delega per la riforma del
                                      processo penale. Tale rinvio era stato disposto al fine di approntare misure attuative adeguate
                                      a garantire un ottimale impatto della riforma sull'organizzazione degli uffici, nonché per
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                                      consentire un'analisi delle nuove disposizioni normative, agevolando l'individuazione di prassi
                                      applicative uniformi.
                                      Ad agosto, in ottemperanza degli impegni previsti nel PNRR di assicurare la cadenza annuale
                                      della legge per il mercato e la concorrenza, è entrata in vigore la legge annuale per il mercato
                                      e la concorrenza 2021 (legge n. 118/2022). Rispetto agli obiettivi PNRR da raggiungere entro
                                      il 31 dicembre 2022, la questione più importante ha riguardato l’attuazione della delega sul
                                      riordino della normativa sui servizi pubblici locali. Il decreto legislativo è stato approvato in
                                      via definitiva dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 dicembre. L’altra delega, contenuta nella
                                      legge concorrenza, che costituiva un traguardo PNRR da raggiungere entro il 31 dicembre 2022,
                                      riguarda il riordino del sistema di vigilanza del mercato e di controllo sulla conformità delle merci
                                      il cui decreto attuativo è stato adottato con il d. lgs. n. 157/2022. Tra le altre deleghe previste
                                      dalla legge concorrenza 2021, che non rientrano tra gli impegni PNRR, vi è quella sul riordino
                                      della disciplina delle concessioni balneari il cui dossier è stato recentemente assegnato al
                                      Ministro per la protezione civile e le politiche del mare.

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                                      Per una illustrazione completa delle misure completate lo scorso semestre, suddivise tra
                                      investimenti e riforme e con l’indicazione dell’amministrazione preposta al raggiungimento del
                                      target, si rimanda all’Allegato 1.

                                      Gli obiettivi PNRR per il 2023
                                      Per il 2023, il PNRR prevede il raggiungimento di 96 tra traguardi e obiettivi, di cui 27 nel primo
                                      semestre e 69 nel secondo, al cui conseguimento sarà legata l’erogazione della quarta e quinta
                                      rata di finanziamento rispettivamente di €16 e €18 miliardi, al netto del prefinanziamento (cfr.
                                      Tabella 1 e l’Allegato 2 e l’Allegato 3).
                                      Tra gli interventi più rilevanti da completare nel primo semestre 2023 si segnala la riforma del
                                      processo civile e penale e quella del pubblico impiego per cui dovranno essere adottati i
                                      regolamenti e i decreti necessari per la piena attuazione delle nuove regole e l’attuazione, entro
                                      marzo 2023, della legge delega per la revisione del Codice dei contratti pubblici (per un
                                      approfondimento si veda il Box 1); il nuovo Codice sarà operativo a partire dal 1° luglio 2023.

                                                                Box 1. La riforma del Codice dei contratti pubblici
                                      L’azione di riforma del Codice dei contratti pubblici è volta a semplificare la normativa in materia
                                      di appalti pubblici e concessioni al fine di assicurarne un’efficiente realizzazione.
                                      Il 16 dicembre 2022 il Consiglio dei ministri ha approvato in via preliminare uno schema di
                                      Codice, predisposto dal Consiglio di Stato in attuazione della delega legislativa (articolo 1, legge
                                      n. 78/2020). Il testo è stato trasmesso alle commissioni parlamentari per il parere di propria
                                      competenza che dovrà essere reso entro l’8 febbraio. Previa acquisizione del parere della
                                      Conferenza unificata, lo schema di decreto legislativo dovrà essere definitivamente approvato
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                                      dal Consiglio dei ministri entro il 31 marzo 2023. Il nuovo Codice diventerà operativo a partire
                                      dal 1° luglio 2023. Per favorire l’applicazione delle nuove norme da parte delle pubbliche
                                      amministrazioni, per il primo anno di operatività del Codice, è istituito uno sportello unico di
                                      supporto. È prevista una fase transitoria durante la quale le disposizioni del vecchio codice
                                      continuano ad applicarsi ai procedimenti in corso, salvaguardando così i contratti in esecuzione.
                                      Una previsione ad hoc è stata introdotta pe le procedure di affidamento e i contratti relativi a
                                      investimenti pubblici finanziati con le risorse PNRR e PNC. Questi casi restano disciplinati dalle
                                      disposizioni del d.l n. 77/2021 (decreto semplificazioni) anche dopo il 1° luglio 2023.
                                      Il nuovo Codice interviene sull’eccesso delle norme che regolano il settore dei contratti pubblici
                                      sostituendo il rinvio a successivi provvedimenti attuativi con l’adozione di allegati che
                                      costituiscono parte integrante del Codice e che rendono la disciplina immediatamente auto
                                      esecutiva. Inoltre, al fine di assicurare norme chiare e ridurre contenziosi viene individuata una
                                      serie di principi generali alla luce dei quali deve essere interpretata la disciplina. Ad esempio,
                                      alcuni passi in avanti sono stati fatti al fine di favorire e valorizzare l’autonomia decisionale dei
                                      funzionari pubblici, definendo le ipotesi di responsabilità amministrativa e punendo solo la
                                      palese violazione di regole di prudenza, perizia e diligenza.
                                      Lo schema di Codice stabilizza molte disposizioni introdotte in via d’urgenza dai decreti-legge
                                      n. 76/2020 (decreto semplificazioni Covid-19) e n. 77/2021 (decreto semplificazioni per le opere
                                      PNRR), ad esempio: le norme sull’appalto integrato sulle clausole di revisione dei prezzi e sui

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Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                                2/2023

                                      tempi massimi delle procedure di appalto. Un aspetto innovativo è rappresentato dalla
                                      valorizzazione della digitalizzazione, intesa non più come strumento di accelerazione delle
                                      procedure di aggiudicazione, ma come fulcro intorno al quale ripensare l’intero ciclo di vita del
                                      contratto (dalla programmazione all’esecuzione), creando un ecosistema nazionale di
                                      approvvigionamento digitale. Altre novità riguardano: il project financing, la cui iniziativa è estesa
                                      anche agli investitori istituzionali, e sul cui utilizzo da parte di molti enti locali non sembrano
                                      essere stati approntati adeguati meccanismi di controllo per garantirne la corretta imputazione
                                      fuori bilancio; il subappalto con l’introduzione del subappalto a cascata; gli affidamenti in house.
                                      A riguardo lo schema di riforma del Codice ne rende più semplice il ricorso, in quanto per i
                                      servizi strumentali considera sufficientemente motivato anche il provvedimento che dà conto dei
                                      vantaggi in termini di celerità rispetto alla gara. In tal modo si rischia di ampliare gli spazi dell’in
                                      house con la conseguenza di ridurre il confronto competitivo tra gli operatori del mercato che
                                      invece è funzionale a garantire un’elevata qualità dei servizi erogati. Viene inoltre eliminato
                                      l’elenco delle stazioni appaltanti che operano mediante affidamenti diretti nei confronti di proprie
                                      società in house.
                                      Un tema ancora critico rimane la qualificazione delle stazioni appaltanti sul quale la bozza non
                                      interviene direttamente (salvo individuare le soglie entro cui le stazioni appaltanti possono
                                      operare solo se qualificate). Ad esempio, per ovviare alla mancanza di competenza viene
                                      prevista la possibilità che il RUP (che da responsabile unico del procedimento diventa
                                      responsabile unico del progetto) sia affiancato da una struttura di supporto.
                                      Va infine considerato che le modifiche normative hanno spesso causato un blocco nell’avvio
                                      delle procedure: questo immobilismo del mercato è un costo che vale la pena sopportare, solo
                                      se porta miglioramenti e benefici per il settore.

                                      In tema di infrastrutture, nel 2023 dovranno essere aggiudicati un numero significativo di
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                                      appalti e avviate diverse opere su tutto il territorio nazionale. Si tratta, in particolare, degli appalti
                                      relativi agli interventi per la gestione del rischio alluvione e la riduzione del rischio idrogeologico,
                                      per la realizzazione di piste ciclabili, metropolitane, filovie e funivie in aree metropolitane e quelli
                                      per il potenziamento, l’elettrificazione e l’aumento della resilienza delle ferrovie per il
                                      Mezzogiorno; l’aggiudicazione di appalti per la costruzione di 2.500 colonnine di ricarica elettrica
                                      sulle autostrade e altre 4.000 nei centri urbani, nonché l’aggiudicazione dei contratti di lavori per
                                      la costruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza di asili nido e scuole per l’infanzia e
                                      quelli per gli interventi di investimento sulle reti idriche.
                                      Desta qualche preoccupazione la realizzazione dei progetti legati alla sperimentazione
                                      dell’idrogeno verde nei trasporti: per il 2023 il PNRR prevede di assegnare risorse per
                                      realizzare 9 linee ferroviarie sperimentali e 40 stazioni di rifornimento sulla rete stradale, obiettivi
                                      che al momento appaiono difficili da conseguire.
                                      Tra le altre scadenze previste, per il 2023, ricordiamo anche l’entrata in vigore delle nuove
                                      norme per ridurre i tempi dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni agli operatori
                                      economici, la digitalizzazione dei parchi nazionali, l’ordinamento delle professioni delle guide
                                      turistiche, la digitalizzazione del sistema giudiziario, la definizione e validazione dei piani di
                                      migrazione al cloud di tutte le PA centrali e locali, l’aggiudicazione di tutti gli appalti pubblici
                                      per le reti fognarie e la depurazione e l’assegnazione, entro fine marzo, di tutti i bandi dell’ESA
                                      e dell’ASI sulle infrastrutture satellitari e le tecnologie spaziali.

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Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                           2/2023

                                      Possibilità di modificare il PNRR
                                      Se, da una parte, i traguardi e gli obiettivi del PNRR previsti per lo scorso anno sono stati
                                      raggiunti nei tempi previsti, dall’altra emergono alcune incertezze legate al rispetto delle
                                      tempistiche e alla fattibilità economica di diversi investimenti programmati per il 2023. Per
                                      questo motivo, fin dal suo insediamento, il nuovo Governo ha più volte dichiarato l’intenzione di
                                      modificare il PNRR, aggiornando gli obiettivi considerati non più attuali alla luce delle mutate
                                      condizioni rispetto a quelle in cui il piano era stato definito.
                                      Sono attesi per fine gennaio i risultati di un monitoraggio dettagliato del Governo sullo stato di
                                      attuazione delle singole opere previste dal PNRR che mira a individuare quelle ritenute più
                                      difficili da realizzare, al fine di concordare con la Commissione europea eventuali modifiche.
                                      Anche nel resto dell’UE è diffusa la consapevolezza che le condizioni attuali, diverse da quelle
                                      che hanno dato vita alla Recovery and Resilience Facility (RRF), stiano producendo risultati
                                      inferiori alle attese (soprattutto in termini di progresso della spesa per investimenti) e tempi più
                                      lunghi; pertanto, è probabile che in questi mesi diversi stati membri presentino delle richieste di
                                      modifica ai rispettivi piani nazionali (quelle di Germania e Lussemburgo sono già arrivate). In
                                      proposito, i commissari europei Dombrovskis e Gentiloni hanno sottolineato in diverse occasioni
                                      che possibili modifiche dovranno essere limitate e non comportare una revisione complessiva
                                      dei piani. Ciò sembra dunque aprire a possibili adeguamenti, se necessari, sui costi di specifici
                                      progetti purché non si riduca il livello di ambizione del piano e il sentiero delle riforme, che
                                      rimangono un elemento cruciale dell’intero programma nonché un impegno politico.
                                      Quanto alla concreta possibilità di modificare in modo significativo il PNRR, il regolamento sulla
                                      RRF prevede esplicitamente una procedura formale di revisione dei suoi contenuti, attivabile
                                      previa condivisione con la Commissione europea e soggetta all’approvazione da parte del
                                      Consiglio dell’Unione europea a maggioranza qualificata e solo in presenza di “circostanze
                                      oggettive” – tra cui l’inflazione e la crisi energetica – che incidono in maniera significativa sulla
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                                      reale capacità di conseguimento degli obiettivi.
                                      Revisioni e limitate modifiche sono dunque possibili se circoscritte e ben motivate e, molto
                                      spesso, possono essere affrontate e risolte attraverso un dialogo a livello tecnico gestito
                                      sottotraccia fra il Governo e le strutture della Commissione (DG Recover). Modifiche e revisioni
                                      più profonde e strutturali richiedono passaggi di approvazione sicuramente più formalizzati e
                                      necessitano soprattutto di un ampio consenso e di un clima politico favorevole in seno al
                                      Consiglio UE.
                                      Nel caso dell’Italia, la revisione non potrà comportare aumenti di risorse sulla RRF poiché sono
                                      state impegnate tutte quelle disponibili, tuttavia si è già presa in considerazione la possibilità di
                                      destinare i cospicui risparmi di spesa verificatisi nell'assegnazione di molti bandi di opere PNRR
                                      per far fronte agli incrementi dovuti all'inflazione. Occorre inoltre considerare che finché non
                                      sarà approvata una richiesta di modifica del Piano – e dunque anche durante il processo di
                                      revisione – lo Stato dovrà conseguire gli impegni previsti dal Piano originario per poter richiedere
                                      le rate semestrali di finanziamento.
                                      Altre proposte circolate nelle ultime settimane prevedono un allungamento dei tempi entro i quali
                                      realizzare i progetti. Rispetto ai tempi di realizzazione, il regolamento RRF prevede la possibilità
                                      di richiedere un posticipo delle scadenze, ma limitato nel tempo e a patto che la richiesta sia
                                      concordata con la Commissione. L’estensione delle scadenze del PNRR oltre il 2026 è stata,
                                      invece, esclusa esplicitamente dalla Commissione europea.

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Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                              2/2023

                                      Una opportunità di modifica dei PNRR può venire da RepowerEU, il piano proposto dalla
                                      Commissione europea per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e accelerare la
                                      transizione verde, su cui il 14 dicembre è stato raggiunto un accordo provvisorio del Consiglio
                                      e del Parlamento europeo. Il Piano prevede la possibilità di inserire nei piani nazionali un nuovo
                                      capitolo di riforme e investimenti specifici a sostegno degli obiettivi di RepowerEu. Tali interventi
                                      verrebbero finanziati con le risorse disponibili per i prestiti finora non richiesti dagli stati membri
                                      nell’ambito dell’RRF e che potranno essere messi a disposizione degli altri paesi. Ciò vale anche
                                      per gli stati che, come l’Italia, hanno già richiesto il massimo possibile di prestiti (6,8% del reddito
                                      nazionale lordo). Al momento non è possibile quantificare le risorse che potrebbero derivare
                                      dalla redistribuzione di questi fondi poiché gli stati membri avranno 30 giorni di tempo
                                      dall’entrata in vigore del nuovo regolamento per dichiarare l’intenzione di utilizzare la loro quota
                                      di prestiti ancora non utilizzati. La stima iniziale di circa €225 miliardi di prestiti da reindirizzare
                                      a sostegno degli obiettivi di indipendenza energetica dell’UE potrebbe dunque essere ridotta
                                      qualora gli stati membri procedano a richiedere la propria quota di prestiti nell’ambito dell’RRF,
                                      come nel caso della Spagna che, a dicembre, ha presentato la richiesta di poter usufruire di
                                      circa €84 miliardi di prestiti ancora non utilizzati. Tuttavia, è ragionevole ipotizzare che molti
                                      degli stati membri che ad oggi non hanno utilizzato la loro quota di prestiti perché usufruiscono
                                      di condizioni di finanziamento più vantaggiose, possano decidere di continuare a non
                                      avvalersene. Pertanto, sebbene le risorse effettivamente a disposizione e le modalità per la loro
                                      ripartizione verranno definite dalla Commissione europea solo dopo aver raccolto tutte le
                                      richieste, per i paesi con condizioni di finanziamento più onerose, come l’Italia, potrebbero
                                      rendersi disponibili importi significativi.
                                      Fondi addizionali (circa €20 miliardi), da erogare in forma di sovvenzioni deriverebbero dal
                                      Fondo per l'innovazione per il 60% (finanziato dal sistema per lo scambio di quote di emissioni
                                      – ETS) e dai proventi legati all’anticipazione di una parte delle vendite delle quote ETS per il
                                      40%. Tali fondi verrebbero distribuiti agli stati membri tenendo conto del loro tasso di
                                      dipendenza energetica dall'estero, della quota di combustibili fossili nel consumo energetico e
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                                      dal peso degli aumenti di prezzo sugli investimenti. Di questi €20 miliardi (di cui €2,7 miliardi per
                                      l’Italia), il 20% sarà reso rapidamente disponibile come prefinanziamento.
                                      Infine, è prevista maggiore flessibilità in termini di trasferimento di risorse da altri fondi all'RRF:
                                      gli stati membri potranno utilizzare, su base volontaria, fino al 10% delle risorse loro assegnate
                                      ma non spese nell’ambito delle politiche di coesione del periodo 2014-2020 (per l'Italia tali
                                      risorse dovrebbero ammontare a circa €3 miliardi), fino al 7,5% di quelle del periodo 2021-2027
                                      (circa €5 miliardi la quota per l’Italia) e le risorse ancora disponibili nel Fondo di riserva di
                                      adeguamento alla Brexit. In quest’ottica appare condivisibile, per l’Italia, la scelta di concentrare
                                      in un unico ministero con funzioni di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio dei
                                      ministri, la gestione di tutte le risorse europee (PNRR, Piano nazionale complementare e Fondi
                                      di coesione) rendendo in tal modo anche più funzionale e coordinato il rapporto fra la segreteria
                                      tecnica del PNRR presso Palazzo Chigi e la struttura responsabile della rendicontazione dei
                                      progetti del PNRR italiano e dei rapporti con la Commissione istituita al Ministero dell’economia
                                      presso la Ragioneria generale dello Stato. In questo modo si potranno riallocare le risorse tra i
                                      vari fondi in maniera più veloce e flessibile, così da far procedere riforme ed investimenti,
                                      superando eventuali difficoltà politiche, amministrative e procedurali. Destano invece qualche
                                      preoccupazione le notizie in merito ad una più ampia rivisitazione della governance del PNRR

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Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                            2/2023

                                      e, in particolare, di riorganizzazione delle strutture di missione PNRR presso i Ministeri con un
                                      loro assoggettamento allo spoil system. I rischi di creare momenti di inutile discontinuità
                                      amministrativa, con i connessi ritardi nella spesa e nella rendicontazione, vanno tenuti in debita
                                      considerazione.

                                      Le criticità nell’attuazione e le possibili linee di azione
                                      Il rincaro di prezzi delle materie prime e dell’energia, oltre ai tempi di adattamento della PA,
                                      soprattutto ma non solo a livello locale, alle procedure innovative del PNRR, sta provocando
                                      ritardi nella realizzazione delle opere, ritardi che si stanno manifestando nella ridotta capacità
                                      di spesa delle Amministrazioni coinvolte nell’attuazione del Piano. Secondo la Nota di
                                      aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, nel periodo 2020-22 l’ammontare di
                                      risorse che verrà effettivamente speso sarà decisamente inferiore a quanto inizialmente previsto
                                      (secondo la Nota di aggiornamento al DEF si tratta di €20,5 miliardi rispetto ai €43 miliardi
                                      programmati ad aprile 2021 ma stime più recenti, aggiornate a dicembre, riducono tale importo
                                      a circa €13-15 miliardi). La spesa per le mancate attuazioni nel triennio 2020-2022 viene di
                                      conseguenza rinviata agli anni successivi, con un aumento consistente nel biennio 2025-2026,
                                      andandosi a sommare alle risorse già previste per quegli anni. Dei €191,5 miliardi assegnati
                                      all’Italia, restano dunque €170 miliardi da spendere entro il 2026.
                                      Le difficoltà nella capacità di spesa del nostro paese iniziano a essere incorporate anche nelle
                                      stime dell’impatto del Piano sulla crescita italiana. Secondo analisi recenti di Intesa Sanpaolo
                                      e PNRRLab della SDABocconi, quest’ultimo potrebbe ridursi nel 2026 al +2,5% rispetto allo
                                      scenario iniziale del +3,6% calcolato dal Governo e successivamente rivisto al 3,2% nel 2022;
                                      nel breve termine è rivisto al ribasso anche l’impatto sulla crescita per il 2023, che passa da
                                      0,6% ipotizzato ad aprile 2022 a +0,5%.
                                      Un elemento di prudenza nella valutazione di queste stime deriva dal fatto che alcune spese
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                                      potrebbero essere state già realizzate, ma non ancora caricate sul nuovo sistema di
                                      monitoraggio e rendicontazione REGIS, specialmente per i progetti già in essere prima
                                      dell’approvazione del Piano e poi confluiti nel PNRR (come alcuni interventi in materia di mobilità
                                      sostenibile, Transizione 4.0 e le misure di efficientamento energetico), per i quali appare
                                      improbabile che le risorse non siano ancora state spese.
                                      I ritardi accumulati nelle opere legati alla carenza di alcuni materiali e all’aumento dei prezzi
                                      potrebbero pregiudicare il conseguimento degli obiettivi per il 2023, quando, come già
                                      evidenziato, dovranno essere aggiudicate numerose gare e avviate molte opere. Secondo
                                      l’ANCE, dei 23 mila cantieri di opere pubbliche attualmente avviati molti presentano un rischio
                                      crescente di forti rallentamenti, con incrementi di costi di circa il 35% rispetto ai prezzi già
                                      aggiornati a inizio 2022. I problemi non riguardano solo le imprese appaltatrici coinvolte nelle
                                      opere, ma anche le stazioni appaltanti che devono fronteggiare le richieste di adeguamento dei
                                      prezzi da parte delle imprese aggiudicatrici di contratti già avviati o ritardare l’avvio delle
                                      procedure per l’impossibilità di prevedere i necessari aumenti del prezzo a base d’asta.
                                      Per compensare, almeno in parte, i maggiori costi dei materiali da costruzione e dell’energia il
                                      primo decreto Aiuti ha istituito, a favore delle imprese esecutrici, il Fondo per l’avvio di opere
                                      indifferibili, con una dotazione complessiva di €8 miliardi fino al 2026, poi esteso, con il decreto
                                      Aiuti ter, anche agli interventi degli enti locali finanziati con le risorse del “Piano Complementare”
                                      al PNRR. Il 18 novembre scorso è stato definito l’elenco delle opere ammesse al Fondo (la

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                                      dotazione complessiva è risultata sufficiente a soddisfare il fabbisogno finanziario delle
                                      preassegnazioni agli enti locali attuatori e delle istanze presentate dalle Amministrazioni
                                      centrali) e si attende ora l’avvio delle gare e delle procedure di affidamento degli interventi. Sono
                                      tempi estremamente stretti che dovrebbero riguardare, secondo le stime del CRISME, oltre
                                      1.400 opere per circa €20 miliardi.
                                      Con la legge di bilancio per il 2023, il Fondo viene incrementato nel periodo 2023-2027, per un
                                      ammontare di €10 miliardi. Tale ammontare verrà distribuito in maniera crescente nel periodo
                                      di riferimento, con una maggiore concentrazione negli ultimi anni, ma per il 2023 le risorse
                                      potrebbero risultare limitate rispetto ai fabbisogni. Oltre a ciò, va sottolineato che le imprese
                                      interessate hanno lamentato tempi molto stretti per le domande e modalità complesse per
                                      l’accesso alle risorse, che in molto casi coprirebbero solo in parte gli effettivi aumenti dei costi.
                                      Per evitare di mettere a rischio la realizzazione delle opere occorre dunque favorire l’accesso
                                      ad ulteriori risorse per le imprese interessate.
                                      Nel caso di imprese grandi e con una maggiore capacità finanziaria, i maggiori costi possono
                                      essere anticipati dall’impresa stessa. È questo il caso di RFI, titolare di numerosi progetti PNRR,
                                      che ha deciso di avviare comunque le procedure per l’affidamento delle opere ricorrendo a
                                      proprie anticipazioni finanziarie, in attesa dei finanziamenti previsti dalle misure adottate dal
                                      Governo. Ciò ha consentito di avviare nel 2022 283 nuove gare, per circa €21 miliardi, di cui
                                      oltre €10 miliardi di opere PNRR e di aggiudicare appalti per €10 miliardi, di cui la metà PNRR,
                                      con una forte accelerazione nel mese di dicembre.
                                      Vi è poi il caso di TIM e Open Fiber, incaricate della realizzazione del piano di cablatura “Italia
                                      a 1 Giga”, che risultano in ritardo rispetto al target di copertura previsto per la fine dell’anno
                                      scorso, ritardo imputabile non solo all’aumento dei costi, ma anche alle difficoltà nell’ottenere i
                                      permessi per le opere di cablatura e di reperire le necessarie maestranze. Tali criticità, se non
                                      adeguatamente affrontate anche sotto il profilo regolatorio, rischiano di compromettere la
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                                      realizzazione delle opere di scavo e di posa della fibra per le aree grigie nei tempi previsti.
                                      Sempre nell’ottica di compensare i maggiori costi, è condivisibile l’intenzione del Governo di
                                      impiegare le risorse non assegnate a valle dell’aggiudicazione dei bandi per gli appalti per i
                                      progetti relativi alle connessioni internet veloci del piano "Italia a 1 Giga" e del piano "Italia 5G”
                                      (circa €1,2 miliardi) per coprire in parte gli extra costi.
                                      Per le imprese che incontrano difficoltà nel reperimento di nuova finanza, in particolare le piccole
                                      e medie imprese, vanno valutate soluzioni alternative quali le garanzie pubbliche che
                                      favoriscano l’accesso ai finanziamenti. Una estensione, ad esempio, della operatività del Fondo
                                      centrale di Garanzia per le PMI o di SACE alle operazioni di factoring, reverse factoring e
                                      confirming, attualmente non coperte dai loro interventi, sarebbe auspicabile almeno per dare
                                      copertura alle imprese capo-filiera coinvolte nei progetti PNRR. Questa estensione potrebbe
                                      attivare importanti strumenti di supply chain finance e sostenere fornitori strategici e imprese
                                      sub appaltatrici che diversamente in molti ambiti fanno fatica a fare fronte al capitale circolante
                                      necessario per soddisfare commesse e lavori straordinari derivanti proprio dagli investimenti del
                                      PNRR.
                                      Per rafforzare la capacità tecnica delle amministrazioni pubbliche, che devono occuparsi
                                      della concreta realizzazione degli interventi previsti dal PNRR e della gestione di ingenti risorse,
                                      si è intervenuti su vari fronti: con l’inserimento di tecnici nella PA, la creazione di strutture
                                      decisionali dedicate al PNRR e l’istituzione di task force specifiche, come il Digital
                                      Transformation Office istituito presso il Dipartimento per la trasformazione digitale, composto

                                                                                                                                         8
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                                         2/2023

                                      da quasi 300 esperti con il compito di fornire assistenza informativa e tecnica alle
                                      amministrazioni locali e fornitori IT della PA, per velocizzare le scelte e l’implementazione dei
                                      programmi di digital transformation. A giugno 2022 è stata inoltre istituita, presso Cassa Depositi
                                      e Prestiti, Capacity Italy, la struttura per il supporto e l’assistenza tecnica agli enti impegnati
                                      nell’attuazione del PNRR. Ciò sembra non essere del tutto sufficiente. Da un lato, come
                                      ipotizzato dal PNRR Lab della SDABocconi, la piattaforma Capacity Italy potrebbe essere
                                      ulteriormente potenziata e coordinata con il nuovo programma operativo Capacità per la
                                      Coesione, la linea di finanziamento istituita nell’ambito del nuovo Accordo di partenariato 2021-
                                      2027 per rafforzare la capacità amministrativa per l’attuazione delle politiche di sviluppo e
                                      coesione. Dall’altro lato, occorre potenziare il personale qualificato necessario per l’attuazione
                                      del PNRR per poter incidere realmente sulla capacità del paese di progettare e spendere in
                                      maniera efficiente le risorse a disposizione, soprattutto a livello locale. Pesa su questo aspetto
                                      anche la scarsa appetibilità delle posizioni offerte per i tecnici ed esperti, spesso a tempo
                                      determinato.
                                      Inoltre, man mano che ci si muove verso la concreta attuazione dei progetti si riscontra un
                                      allungamento dei tempi per il completamento dei procedimenti, non compatibile con le
                                      tempistiche previste dal PNRR, nonostante le misure per accelerare le procedure e assicurare
                                      il rispetto dei tempi. Ostacoli burocratici di varia natura e regolamentazioni eccessivamente
                                      restrittive in alcuni ambiti continuano infatti a impedire o ritardare la realizzazione degli
                                      interventi sul territorio. Gli esempi sono numerosi; dal complesso rilascio delle autorizzazioni
                                      paesaggistiche che vengono negate nell’88% dei casi secondo stime del Ministero dell'ambiente
                                      e della sicurezza energetica, alle prescrizioni ambientali contrastanti. Oltre il 50% di progetti
                                      valutati positivamente dalla Commissione di Valutazione Impatto Ambientale (VIA) per i progetti
                                      PNRR-PNIEC1, non ottiene il parere favorevole del direttore generale del Ministero della cultura
                                      necessario per l’adozione del provvedimento di VIA. Inoltre, anche nei casi in cui il parere
                                      favorevole viene accordato, sono numerosissimi gli interventi delle Sovrintendenze ai beni
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                                      culturali che bloccano i procedimenti autorizzatori. O ancora, un esempio di regolamentazione
                                      restrittiva riguarda il mantenimento di limiti eccessivamente prudenziali sull’inquinamento
                                      elettromagnetico che rende assai più costoso l’investimento nelle reti di telecomunicazione
                                      mobile. È dunque necessario agire in maniera decisa per una ulteriore semplificazione delle
                                      procedure, come suggerito anche dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, con uno sforzo di
                                      liberalizzazione e di riduzione dei poteri di interdizione.
                                      Infine, sulla capacità di realizzare gli obiettivi del PNRR incide anche la carenza di alcune
                                      figure professionali. Molte imprese che operano nei comparti maggiormente coinvolti nella
                                      realizzazione del PNRR hanno difficoltà a reperire il personale qualificato necessario per
                                      l’attuazione del piano (in particolare, edilizia, elettronica, ottica e telecomunicazioni, settore
                                      quest’ultimo in cui a novembre mancavano, secondo le indicazioni di Open Fiber, oltre 15.000
                                      profili professionali specializzati). Secondo le stime dell’Osservatorio Unioncamere ANPAL
                                      Excelsior si registreranno, a gennaio 2023, difficoltà di reperimento per il 46% delle posizioni
                                      disponibili (rispetto al 39% dello scorso anno e al 20% nel 2017), con punte del 62% per gli
                                      operai specializzati, del 52% per le professioni tecniche, del 49% per conduttori di impianti. Tra

                                      1 Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. Sul punto cfr. Paparo S. e F. Bassanini (2023), “Per accelerare
                                      la transizione energetica: proposte urgenti di ulteriore semplificazione e delle procedure amministrative”, Paper
                                      Astrid n. 89.

                                                                                                                                                        9
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                            2/2023

                                      le motivazioni indicate dalle imprese della difficoltà di reperire lavoratori, quella prevalente è la
                                      mancanza di candidati (28%), seguita dalla preparazione inadeguata (13,5%) e il tempo
                                      necessario per ricoprire le posizioni di difficile reperimento supera i 4 mesi. Per risolvere il
                                      problema del mancato incontro tra domanda ed offerta di lavoro si potrebbe intervenire su più
                                      fronti con un ventaglio di interventi. Per una illustrazione di alcuni possibili interventi a sostegno
                                      dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro si rimanda al Box 2.

                                                   Box 2. Interventi a sostegno dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro
                                          Qui di seguito si riporta una selezione di proposte:
                                           maggiore integrazione tra sistema educativo e (grandi) imprese, possibilmente
                                            attraverso un tavolo tra università e imprese, coordinato dal Governo, che definisca le
                                            categorie di saperi e competenze di cui le aziende avranno bisogno nel futuro e sulle
                                            quali costruire percorsi accademici ad hoc. L’obiettivo è formare giovani con
                                            caratteristiche utili all’immediato inserimento nel mondo del lavoro e di impegnare le
                                            imprese a mettere a disposizione sull’intero territorio nazionale opportunità
                                            occupazionali certe e quantificabili. Da segnalare in questo contesto, la tendenza
                                            sempre più rilevante da parte di molte imprese di creare delle vere e proprie scuole di
                                            formazione tecnica (Academy), per formare in autonomia quelle figure difficilmente
                                            reperibili nel mercato del lavoro.
                                           rafforzamento degli strumenti di sostegno al re-training dei lavoratori al fine di sostenere
                                            la loro funzione sul luogo di lavoro, anche a fronte di innovazioni tecnologiche che
                                            modificano sostanzialmente le modalità di produzione. Vanno in questa direzione il
                                            recente sblocco della seconda tranche del Fondo Nuove Competenze che consente alle
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                                            imprese di rimodulare – tramite accordi collettivi – l’orario lavorativo dei dipendenti in
                                            un’ottica di aggiornamento professionale, finanziando il costo delle ore trascorse in
                                            formazione, lasciando a carico delle imprese i costi della formazione effettiva (docenti e
                                            aule);
                                           limitati interventi di stimolo della flessibilità in entrata dal mercato del lavoro rivedendo
                                            gli ostacoli al contratto a tempo determinato e la somministrazione, separando il plafond
                                            unico comprensivo dei rapporti diretti a tempo determinato e dei rapporti di
                                            somministrazione a tempo determinato a cui, in base all’attuale normativa e
                                            contrattazione collettiva, le aziende devono riferirsi per l’inserimento dei lavoratori. In
                                            questo modo, il contratto a tempo determinato si porrebbe come primo step della vita
                                            lavorativa; la somministrazione come strumento principe per gestire la fisiologica
                                            flessibilità organizzativa e produttiva delle imprese;
                                           consentire ad imprese private accreditate l’accesso ai dati disponibili nei Centri per
                                            l’impiego, sfruttando, in un’ottica di complementarità rispetto alla riforma per le politiche
                                            attive del mercato del lavoro, l’attività di potenziamento dei Centri per l'impiego prevista
                                            dal PNRR tra il 2021 e il 2023;
                                           facilitare ulteriormente l’ingresso in Italia di forza lavoro di difficile reperibilità da paesi
                                            extra-UE. Sono da valutare positivamente le norme contenute nel c.d. “decreto
                                            semplificazioni fiscali” per velocizzare le procedure di assunzione dei lavoratori extra-

                                                                                                                                         10
Piano nazionale di ripresa e resilienza stato di attuazione                            2/2023

                                               comunitari, ma l’efficacia di tali norme potrà essere realmente apprezzata dalle imprese
                                               solo se verrà efficientato il meccanismo di cui al c.d. “decreto flussi” recentemente
                                               adottato. L’intento del Governo di aumentare le quote e i settori nel nuovo decreto flussi
                                               potrebbe non essere di per sé sufficiente se le imprese non avranno facoltà di pianificare
                                               le assunzioni con la garanzia che al momento della effettiva necessità potranno fare
                                               entrare forza lavoro dall’estero. Pianificazione che potrebbe essere ulteriormente
                                               ostacolata dalla previsione contenuta nel decreto, secondo cui il datore di lavoro che
                                               voglia assumere dall’estero uno straniero dovrà prima verificare presso il Centro per
                                               l’impiego competente “l’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale a
                                               ricoprire il posto di lavoro per il profilo”. Si propone quindi di valutare un meccanismo già
                                               sperimentato con successo da altri paesi (es. Block Visa) che consente alle imprese di
                                               assumere dall’estero professionalità carenti nel proprio mercato del lavoro interno;
                                           avviare semplificazioni regolamentari e razionalizzare gli incentivi esistenti che finiscono
                                            per sovrapporsi e, in ogni caso, impongono alle imprese molte condizioni per
                                            l’ottenimento del beneficio, spesso scoraggiando il ricorso allo strumento agevolativo o
                                            aumentando il rischio di dover restituire l’agevolazione. Il sistema merita oggi più che
                                            mai una profonda riflessione in modo da sfoltire gli strumenti agevolativi al fine di
                                            razionalizzare, rendere più efficaci le risorse pubbliche e dare certezza alle imprese
                                            sull’effettiva applicabilità del beneficio.
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