Persone importanti (prima parte) - Sambruson, Storia

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Persone importanti (prima parte) - Sambruson, Storia
Persone importanti ( 1° parte)
Giovedì 08 Maggio 2014 15:00 - Ultimo aggiornamento Martedì 05 Marzo 2019 18:14

Persone importanti (prima parte)
  Vengono presentate in questo articolo Persone significative e rilevanti che ricorrono di
frequente nella memoria e nella rappresentazione degli abitanti di Sambruson, per le
qualità umane, per operosità nelle attività sociali, per alti livelli raggiunti nella politica,
nello sport, o per dedizione e costanza nella loro attività professionale.
  Sono sindaci, insegnanti, preti, medici, politici, studiosi, inventori, scrittori, sportivi.
  Alcuni sono già molto presenti e rappresentati nei vari articoli di questo sito internet.
  Altri non sono nati a Sambruson, ma vi sono vissuti per lunghi periodi adottandolo
come loro paese.
  Altri ancora, nativi di Sambruson, hanno vissuto fuori dal paese nativo.
  Ci scusiamo se qualche nome non compare per nostra non conoscenza o
dimenticanza, perciò sono richiesti ai lettori di questo articolo, e saranno bene accolti e
graditi, suggerimenti e ulteriori proposte.
  Le note biografiche e la documentazione, per alcune delle personalità presentate, sono
scarse perché di difficile reperimento ma l’articolo sarà sempre in working progress e
perciò sempre con possibilità di interventi, modifiche, incremento.
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  Seguono i nomi nell’ordine in cui sono presenti negli articoli
  1° parte e 2° parte.

 Sindaco Riccardo Meneghelli
 Sindaco Orlando Minchio
 Don Luigi Rimano
 Don Israele Bozza
 Don Giovanni Guerra
 Ins. Don Bruno Busetto
 Ins. Orazio di Rosa
 Dott. Lino Vanuzzo, Archeologo, Poeta
 Alfonso Bernardo Colloredo Mels
 Dott. Antonio Bortolazzi e altri medici
 Dott. Franco Fante Senatore
 Luigi Baldan, operaio, militare, scrittore
 Frantisek Hruska, inventore
 Manuela Levorato, sportiva olimpionica
 Mattia Nalesso, sportivo olimpionico
 Ambrosiani, Patrioti da ricordare
 2° parte

 Padre Renato Zilio, missionario, scrittore, giornalista
 Prof. Luciano Zarotti, pittore, scultore, cattedratico
 Ins. Andrea Zilio, sindaco, scrittore, poeta
 Dott.ssa Nada Levorato, prima donna laureata di Sambruson

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 Riccardo Meneghelli

Persona alla quale gli abitanti di Sambruson riconoscono ancora, a 30 anni dalla morte, doti e
virtù.

Nato a Castagnole (TV) il 16 Maggio 1899, a pochi mesi di età venne ad abitare a Sambruson
dove il papà, di origini trentine, aveva comperato una fabbrica di raccolta e lavorazione di pelli
grezze e di grassi animali. Il giovane Riccardo assorbì dal padre - da giovane condannato a
morte perché si era rifiutato di arruolarsi nell'esercito austriaco - gli ideali di libertà e di amor di
patria intensamente vissuti.

Durante la prima guerra mondiale servi l'Italia sul fronte del Piave, come "ragazzo del '99" poi,
già padre di tre figli, combattè sul fronte della Croazia dal 1941 al 1943. Furono esperienze
dolorose che ne segnarono il carattere di profonda umanità.

Negli anni '20, dopo la morte del padre, iniziò l'attività di imprenditore proseguita fino al 1970
lasciandone la conduzione ai figli.

Furono anni difficili allora. La crisi economica del 1929, la confisca dell'azienda nel periodo
fascista, la seconda guerra mondiale, lo obbligarono più volte a ripartire da zero. Fu lavoratore
instancabile, imprenditore tenace, coraggioso, capace di moderne intuizioni. Negli anni '60,
quando il concetto di Ecologia ancora non esisteva, capì che era necessario smaltire i rifiuti
animali e fondò la Salgaim a Campagna Lupia, azienda leader di settore nel nord Italia. Creò
posti di lavoro producendo benessere per diverse famiglie del nostro paese. L'onestà dei
comportamenti gli valse la stima del vasto ambiente commerciale e industriale che frequentava.
Era settimanalmente alla Borsa di Milano, cosa quasi incredibile date le modeste origini e la
mancanza di adeguato titolo di studio.

Aperto ai problemi sociali, mise le sue doti a servizio della Comunità di Dolo, con particolare
attenzione per la frazione di Sambruson. Fu vice podestà tra le due guerre e presidente della

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Latteria sociale di Sambruson dal 1935 al 1944.

Nel 1958 divenne sindaco di Dolo dedicandosi a risolvere le gravi difficoltà in cui versavano i
cittadini del nostro territorio. Con il sostegno popolare rimase sindaco per tre mandati fino alle
sue spontanee dimissioni quando, per motivi di salute, non fu più in grado di reggere ai gravosi
impegni pubblici.

Il primo impegno fu quello di portare l'elettricità in tutte le case di Dolo: intere borgate erano
ancora senza luce, specie nelle frazioni. Migliorò la viabilità costruendo strade e ponti,
compreso quello su Naviglio del Brenta in sostituzione dell'antica "passerella" pedonale. Fondò
l'Acquedotto del Mirese, di cui fu il primo presidente allargando la rete idrica potabile al vasto
territorio di ben 8 comuni. Seguiva personalmente l'iter dei lavori, dai finanziamenti alla posa
delle tubature. Sapeva instaurare un rapporto umano con tutti " per fare le cose presto e bene"
come era solito ripetere.

Inaugurò la scuola elementare di Sambruson nel 1960. Potenziò e ricostruì la Pretura del
Mandamento. Viene da chiedersi come si sia procurato, dato il misero bilancio comunale, le
ingenti risorse per queste opere, non essendo un vero politico. Con infaticabile impegno si recò
a Roma decine di volte cercando di ottenere dal Governo gli stanziamenti per il suo comune.
Aveva modi e capacità nel chiedere per cui molti lo aiutarono. Lo spingeva il desiderio di
migliorare le condizioni di vita dei cittadini, conscio che queste opere avrebbero prodotto
benessere e sviluppo. Tuttavia l'aspetto privato, lo stile di vita semplice, l'umanità del
comportamento, il rispetto per il dolore e le difficoltà altrui, chiariscono meglio la forza morale
che lo guidava. Devolveva i compensi della cariche pubbliche alle opere assistenziali o ai poveri
che spesso aiutava di tasca propria. Riceveva chiunque avesse un problema, a qualsiasi ora,
anche in casa propria dove le porte erano sempre aperte a tutti indistintamente. Le visite alla
Casa di Riposo comunale erano passi obbligati della sua giornata, col proposito di portare
risorse e conforto umano a chi ne aveva bisogno. Dalle conversazioni con gli anziani abbiamo
avuto modo di venire a conoscenza di numerosi atti di cristiana solidarietà da lui compiuti.

Fu stimato da tutti: dalle persone più umili alle più alte autorità incontrate. Sempre rispettoso ed
affabile sapeva trasferire entusiasmo ai suoi operai in fabbrica ricevendo in cambio stima e
sostegno. Ricevette le onorificenze di Cavaliere nel 1960, di Commendatore al Merito della
Repubblica Italiana nel 1977; fu anche insignito nel titolo di Cavaliere di Vittorio Veneto per
meriti di guerra.

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Il 6 maggio 1978 Riccardo Meneghelli morì serenamente nella casa di Sambruson nel cui
camposanto riposa. La cerimonia funebre fu accompagnata da una enorme manifestazione di
affetto; il nostro paese era gremito di persone provenienti da ogni dove, anche dall'estero.

A molti anni dalla morte, permane viva la sua memoria nel paese.

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 *Orlando Minchio

Servizio del giornalista Lino Perini, tratto dal sito "Dolo Sport".

DOLO. 12 luglio. L'emozione è stata enorme sia per lui che per i tantissimi che hanno riempito
la sala del circolo culturale 'Trovemose' dove si è svolto l'incontro. Presenti il Sindaco di Dolo
Antonio Gaspari, numerosi assessori, consiglieri comunali di oggi ma anche del passato oltre a
tanti amici dell'ex Sindaco e Presidente della Provincia di Venezia e, non va dimenticato, anche
presidente del calcio Dolo.

Scavato in volto, molto dimagrito e costretto su una sedia a rotelle, Minchio ha raccontato con
dignità la sua odissea. Presentato da Andrea Zilio, l'ex sindaco dolese ha ricordato alcuni dei
momenti più difficili degli ultimi quattro anni che lo hanno visto più volte trovarsi in pericolo di
vita.

Dalle sue parole si è colto quanta voglia di vivere abbia nonostante si sia definito 'mezzo uomo',
per le condizioni fisiche in cui si trova ora. Un esempio di coraggio e di rispetto. Ma con lucidità
e grande conoscenza si è dibattuto anche su temi politici e sociali di grande attualità
dimostrando di conoscere e seguire con grande attenzione le vicende del territorio dove è
cresciuto e vissuto sino a pochi anni fa quando per potersi curare si è trasferito a Ponte di
Brenta. Si è soffermato anche sulle storture e sui modelli sbagliati della società attuale
dimostrando un attaccamento speciale al suo territorio e definendo la Riviera del Brenta come
uno dei paesaggi più incantevoli ed affascinanti del mondo con le sue ville antiche. Davvero
un'occasione importante per tanti di riconoscere e scoprire l'importanza della vita e la fortuna di
chi gode di buona salute e magari non vive la gioia del suo stato perché annebbiato dai ritmi del

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suo vivere. Una lezione da non dimenticare.

Lino Perini

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Testata: Il Gazzettino Data: 09/02/2012 Autore: Elisio Trevisan

Minchio, un addio in punta di piedi.

DOLO Scomparso a 69 anni l’ex sindaco e presidente dell’Ulss e della Provincia di
Venezia

E’ morto qualche giorno fa Orlando Minchio. I funerali si sono svolti in forma privata lunedì
scorso a Ponte di Brenta, dove viveva da qualche anno assieme alla famiglia.

Aveva 69 anni ed era stato un personaggio politico di spicco della Dc tra gli anni Settanta e
Novanta del secolo scorso.

Un amministratore pubblico molto conosciuto.

Giovane amministratore, abitante a Sambruson, fu protagonista della ricostruzione del paese
dopo il tornado del 1970, sindaco di Dolo, presidente della Provincia di Venezia dal 1985 al
1988, presidente del Calcio Dolo e presidente dell'Ulss della Riviera.

Da anni, ormai, si era ritirato dalla vita pubblica; l'ultima sua apparizione risale al 2009 in

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occasione dei festeggiamenti per il centenario della squadra di calcio. Viveva la malattia, che lo
aveva costretto su una sedia a rotelle, con dignità e riservatezza. Nel novembre del 2012
interruppe il suo silenzio con una lettera al nostro giornale. Firmandosi Orlando Minchio, ex
sindaco di Dolo. Con poche righe aveva criticato la classe politica attuale che, ormai, non
riusciva piu a riconoscere: Il messaggio proveniente dalla classe dirigente politica del
nostro paese, in questi ultimi tempi, ha superato il limite della decenza. Il linguaggio
usato è quasi sempre offensivo nei riguardi della gente comune e soprattutto degli umili
e dei deboli……..L'uso della menzogna e delle false promesse è talmente diffuso……. Il
tutto mi porta ad una considerazione e ad una richiesta che, da persona anziana e
disabile, non avrei mai pensato di sentire il bisogno di fare, e cioè di gridare forte e
chiaro: "Vorrei morire in un paese normale"».

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Dalla provincia di Venezia

La presidente della Provincia di Venezia ha inviato un telegramma per esprimere le
condoglianze alla famiglia dell’ex presidente della Provincia di Venezia ed ex sindaco del
Comune di Dolo Orlando Minchio. Nel testo si legge:

Vi siamo vicini in questo momento di cordoglio, assieme alla Giunta, al Consiglio e al
Personale della Provincia di Venezia. Il ricordo della figura e dell’opera del Presidente
Orlando Minchio resterà vivo nella storia dell’Ente, e del territorio Veneziano che tanto ha
amato.

E' grazie a uomini politici come Minchio se le amministrazioni provinciali hanno avuto un
ruolo forte e radicato nel territorio. Senza dimenticare l’impegno e la progettualità che
hanno contribuito alla crescita e allo sviluppo della realtà veneziana.

Il ricordo della figura e dell'opera del Presidente Orlando Minchio resterà vivo nella storia
dell'Ente, e del territorio Veneziano che tanto ha amato.

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A SAMBRUSON

E' stato restaurato da un gruppo di “amici di Orlando Minchio” il capitello votivo dedicato
all’Immacolata in via Brusaura davanti alla chiesa di Sant’Ambrogio. La proposta è arrivata da
Gianni Deppieri che ha coinvolto molte persone che hanno lavorato per il restauro e nel
contempo per commemorare Orlando Minchio, ex sindaco di Dolo scomparso pochi mesi fa,
con una targa posta nel muretto a fianco del capitello.

Con tale iniziativa si è voluto ricordare il politico che ha ben operato per il proprio paese, prima
come Sindaco di Dolo, poi come presidente della Amministrazione Provinciale di Venezia,
additandolo ad esempio per quanti sono chiamati ad operare come amministratori pubblici.

Anno scolastico1970-71 Il sindaco riceve insegnanti e studenti di Sambruson

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 Ins. Andrea Zilio, Sindaco, Scrittore
  articolo in working _________________________________
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 Don Luigi Rimano

Tra i sacerdoti che Sambruson ha avuto, uno in particolare è ricordato con stima e
riconoscenza: don Luigi Rimano. A lui sono state unanimemente riconosciute doti eccezionali di
pastore d'anime.

Nato il 26 gennaio 1895 a Borgoforte - Comune di Anguillara Veneta nella Bassa Padovana,
 studiò in seminario a Padova; fu cappellano per 10 anni a Cittadella e poi a Masi, sulla riva
sinistra dell'Adige.

Quando don Nicolo Munari, parroco del nostro paese, si ammalò, chiese ed ottenne dal
Vescovo di Padova il trasferimento del giovane sacerdote come suo coadiutore. Alla morte del
Munari, avvenuta alcuni mesi dopo (1 aprile 1935), don Luigi divenne parroco.

Era di carattere austero, ma buono e generoso. Aiutava indistintamente chiunque ne avesse
bisogno, prestandosi anche a chiedere sostegno economico ai benestanti del paese. Si metteva
a servizio dei più umili scrivendo per le persone analfabete lettere ai figli militari in tutti i fronti;
faceva del bene con discrezione e portava conforto e sostegno a chi era colpito da lutti e
disgrazie: in tempo di guerra i casi erano purtroppo molto frequenti!

Si dedicò in particolare alla formazione dei giovani con una serie di iniziative, quali il
potenziamento dell'Azione Cattolica, la creazione della filodrammatica maschile e femminile,
curò il canto corale, avviò il cinema parrocchiale fin dagli anni '40 coadiuvato dai cappellani don
Mario Galena e don Fortunato Gambin.

Appassionato musicista, era affascinato in particolare dalla musica del Perosi; suonava egli
stesso l'organo; sostituì il vecchio e malandato Callido con uno nuovo elettrificato.

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Persona colta, profondo nelle prediche, interpretò ed attuò concretamente il messaggio
evangelico. Operò a favore dell'asilo parrocchiale, potenziandone la struttura. L'amicizia e la
stima reciproche con Ettore Tito favorirono l'abbellimento della chiesa con gli affreschi che noi
oggi possiamo ammirare.

Dopo l'8 settembre del 1943, non mancò di proteggere i suoi parrocchiani dalla barbarie nazista
mettendo a repentaglio anche la propria vita. Quando nel 1951 fu trasferito a Dolo, tutti furono
dispiaciuti ed a nulla valsero alcuni tentativi presso il Vescovo di trattenerlo. Ancor oggi gli
anziani esclamano: "Ha tirato su Sambruson", "Troppo grande per Sambruson", "Meritava di
assurgere a...". Il grande pittore Ettore Tito era solito dire: "E so prediche, i so catechismi xe da
vescovo!'''.
Rimase per 18 anni a Dolo dove fu nominato monsignore.

Ritiratesi nella sua casa di Borgoforte, per raggiunti limiti di età, trascorse gli ultimi anni di vita
amorevolmente assistito da una nipote. Morì il 4 ottobre 1972 e riposa nel camposanto di
Sambruson nella tomba dei sacerdoti.

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 Don Israele Bozza

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  Un ricordo importante soprattutto per noi ”tosi” degli anni 50 , ora vecchi, riguarda Don
Israele Bozza, cappellano a Sambruson negli anni 1955/56.
  Il “ricordo” per Don Israele, mi è stato sollecitato da molti che scorrendo il nostro sito,
ne hanno denunciato la mancanza tra le “persone” da ricordare, segno evidente che
nonostante la breve sua permanenza a Sambruson, solo due anni, questo uomo ha
lasciato una impronta forte e indelebile nel paese.

Nato a S. Angelo di Sala il 10 maggio 1922, dopo gli studi del Seminario divenne sacerdote il 1
luglio 1945. Vicerettore del Collegio Vescovile di Este fino al 1952. Diventa Cappellano di
Pontevigodarzere fino al 1955. A settembre diventa cappellano a Sambruson fino all’anno
successivo.

Nel 1956 è chiamato a prestare il suo servizio nella Diocesi di Bologna. Dal 1958 al 1968 è
parroco di Chiesanuova di Poggio Renatico. Dal 1968 al 1973 Parroco di Stanghella e Vicario
Foraneo.

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Dal 1973 al 15 luglio 1979 è parroco di S. Carlo. Dal 1979 al 2000 è Parroco di S. Stefano,
protomartire, in Piovene. Successivamente viene nominato Penitenziere al Duomo di Thiene
fino alla morte che sopraggiunge il 23 dicembre 2009.

Aggiungo una testimonianza di A. Zilio.

Venne don Israele, aveva il naso rotto per una caduta in Lambretta contro un paracarro. Voce
tonante, sguardo fulminante, entusiasta e severo ad un tempo. Ci calamitò tutti e costruimmo la
corte da bocce. Il massimo per il momento. Campo da calcio? Non ancora. Impossibile anche a
pensarci. Ci voleva una fase propedeutica. E fu questa. La strada era stata aperta. Il calcio a
Sambruson cominciò con lui, aprì la strada: muovendosi per far sostituire le inutili colture
agricole della Curia. Almeno da come l’ho vista io. Per me è un grande ricordo. Perché? Perché
ci trasmise entusiasmo, voglia di fare da noi stessi … qualcosa per noi. Ad avere dei progetti, a
impegnarci a realizzarli. A non avvilirci, ma fare, provare, guardare avanti.

Ecco l’uomo, il prete, il maestro.

Fu mandato a Bologna “la rossa”. Anni durissimi per i “bianchi”, allora. Andammo in corriera a
trovarlo. Poi ci perdemmo di vista. E’ morto a Piovene, da qualche tempo, dove ha lasciato un
grande ricordo di magistero. E’ giusto che anche noi ci ricordiamo di lui.

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In gita da Sambruson a Bologna nel 1957
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 Don Giovanni Guerra

Il Testo seguente è stato preparato a nome del “gruppo fondatori Ambrosiana” per dare
una testimonianza su Don Giovanni Guerra, da parte di chi l’ha conosciuto ed ha
collaborato con lui durante la sua missione a Sambruson in qualità di cappellano della
parrocchia dal 1956 al 1964

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Don Giovanni Guerra Cappellano a Sambruson dal 1956 al 1964. Principale artefice nella
costruzione del campo sportivo, nel reperimento di fondi per i primi lavori e attrezzature,
necessari per poter dare inizio al campionato C.S.I. della Provincia di Padova.

Parlare di Don Giovanni Guerra è arduo, anche perché si corre il rischio di eccedere nell’elenco
delle sue virtù, per spiegare a chi non lo conosceva, chi era e il ricordo che ci ha lasciato.

Di Don Giovanni, della sua umiltà, della sua dedizione, della sua solidarietà verso i più
diseredati, della sua obbedienza ai superiori, della sua attività a favore dei giovani, del suo
correre a destra e manca per incontrare parrocchiani bisognosi di una parola di conforto, del
suo fervore religioso, è rimasto, a Sambruson, un ricordo ancora vivo in tanti, allora giovani, che
hanno avuto l’occasione di conoscerlo e stimarlo. Ma non si interessava solo dei giovani. Era
aperto a tutti e il suo passaggio a Sambruson ha lasciato un segno indelebile; un profumo di
buone azioni e di insegnamenti che molti, in parrocchia sentono ancora. Era un Sacerdote che
riusciva a mettere in pratica tutti i propositi e i traguardi, sicuramente progettati sin dal momento
della vocazione. Svolgeva instancabile la sua missione lasciando dietro di sé un’impronta
tangibile.

Nella memoria di chi l’ha conosciuto e apprezzato, rimane il ricordo di un Sacerdote che
riusciva a spiegarti e a farti capire che il patronato, il gioco del calcio ed altri passatempi che la
parrocchia ti offriva, non ti esimevano dall’impegno cristiano che ti avrebbe formato per
affrontare la vita da adulto maturo, responsabile e aperto agli altri.

Non si può prescindere dalla valutazione delle condizioni ambientali e dello stato di disagio in
cui vivevamo quando nel 1956 Don Giovanni iniziò la sua missione nella nostra parrocchia.

Il testo su Don Givanni Guerra continua in questo sito internet cliccando negli articoli:

8. G.S. Ambrosiana Fondatori
(IL PERIODO STORICO RECENTE /REALTA' ATTUALI)

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 Don Bruno Busetto
 Veneziano. Insegnante alle Scuole Elementari di Sambruson, poi
Sacerdote.

Chi merita una citazione particolare, come insegnante a Sambruson ma anche come amico di
molte persone che tuttora ne conservano un vivo ricordo, è Bruno Busetto.

Proveniente da Venezia, per prestare servizio a Sambruson, si serviva di tre mezzi: il
vaporetto, il bus fino al Casello 12 e poi il motorino, qualsiasi fosse il tempo.

Ricco di energie positive e di particolari doti di umanità.

Giovane uomo sempre disponibile, gioviale, estroverso, dotato di doti intellettuali e di cultura
superiori. Insegnava a modo suo e, istruendoli, divertiva i suoi alunni.

Amico di tutti, dei contadini, dei politici, degli alti prelati; un giorno, alla fine delle lezioni, si
attardò con alcuni genitori, accomiatandosi dai quali si scusò poi, per non potersi trattenere
ancora: aveva nel corso della serata un appuntamento nientemeno che col Patriarca di
Venezia, Cardinale Roncalli.

Lo avrebbe sicuramente atteso un grande avvenire politico, già iniziato prima dei vent’anni
come segretario provinciale giovanile di un grande partito politico. Riusciva a tenere riunioni e
comizi pubblici spontaneamente, senza nessuna preparazione preventiva.

Era sempre tranquillo e rilassato; per uno come lui, passare dall'una all'altra circostanza era
una cosa normalissima, naturale, e tale da non creargli nessuna forma di ansia o di particolare
agitazione.

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Aveva un grande senso dell’ospitalità. Invitava gli amici a casa sua, a Venezia, nel sestiere di
Cannaregio; gli presentava alla sua mamma sottolineandone qualche virtù e dopo cena, gli
faceva dormire nella sua stanza.

Non criticava mai nessuno ed ispirava a tutti un grande senso di amicizia.

Nonostante la giovane età era conosciutissimo a Venezia, quasi celebre.

Era facile affezionarsene.

Ma tradì tutti, o piuttosto volle amarli a modo suo, facendosi prete e per celebrare la sua prima
messa scelse proprio la chiesa di Sambruson, località dove aveva per tanti anni insegnato;
Venezia era la sua città ma Sambruson era il suo paese. Fu una cerimonia densa per tutti di
un'atmosfera di indicibile commozione.

Sacerdote, fu tra gli operai di Marghera dove volle vivere la sua missione, e più tardi tra i
detenuti, scegliendo di esercitare la funzione di cappellano nelle carceri della sua città.

A Sambruson ha lasciato un ricordo indelebile ai suoi alunni, ai tanti amici, a tutta la
popolazione.

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Ordinazione Sacerdotale di Don Bruno Busetto maestro a Sambruson
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
 Chiesa in lutto, morto don Busetto
 Punto di riferimento per studenti, missionario: venerdì i funerali
con il Patriarca

Un lutto ha colpito la chiesa ve­neziana. Don Bruno Busetto (nella foto) si è spento
serena­mente lunedì mattina al Centro Nazaret di Zelarino dov'era assi­stente religioso. Era
nato a Vene­zia e il prossimo 29 settembre avrebbe compiuto 85 anni.

Don Bruno fu ordinato sacerdote nel giugno 1961 dal patriarca Urba­ni, dopo essersi laureato in
pedagogia e psicologia. Svolse il mini­stero pastorale collaborando co­me vicario parrocchiale a
Jesolo -dal 1961 al 1963- e a San Marco di Mestre - dal 1964 ai 1972 - con brevi periodi di
presenza anche nella parrocchia mestrina di San Giuseppe. Dal 1973 al 1979 è stato rettore di
San Barnaba nel centro storico e poi vicario par­rocchiale a Santo Stefano, dove è rimasto fino
al 2003 quando è passato al Centro Nazaret.

Tra i vari in­carichi il sacer­dote fu docen­te di religione al liceo scientifico di Mestre, prima al

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Franchetti poi al Giordano Bru­no dal 1964 al 1972 e assistente ecclesiastico del Movimento
ecclesiale impe­gno culturale di Mestre, della Fuci maschile e dei maestri cattoli­ci di Mestre.
Dal 1972 al 1989 don Bruno ha diretto il Centro di riabilitazione dei subnormali di Venezia
mentre dal 1975 al 1989 è stato cappellano del carcere femminile della Giudecca. Inol­tre dal
1982 al 1989 è stato anche assistente ecclesiastico della Conferenza femminile della San
Vincenzo de' Paoli di Venezia e, quasi nello stesso periodo, mem­bro della Consulta Caritas.
Nel 1989 ha vissuto un'esperienza da missionario nelle Filippine. I funerali del presbitero si
svolge­ranno venerdì 26 settembre, alle 11, nella chiesa della Madonna dell'Orto, sua
parrocchia d'origi­ne. Li presiederà il patriarca Francesco Moraglia.

Sono centinaia gli studenti di allora, inseriti nella politica e nelle professioni oggi, che lo hanno
conosciuto e apprezzato nelle aule, allora percorse dalle contestazioni. Don Bruno non aveva
mai rifiutato il dialogo, in­vitava i giovani di allora, anche quelli in prima linea, a riflettere e ad
approfondire temi e letture. Con alcuni professori del liceo era diventato un punto dì riferi­mento
per molti di loro, anche per chi era già lontano dalla chiesa. Nel decennio preceden­te, invece,
era stato punto di rife­rimento per gli universitari cat­tolici veneziani.

da "la Nuova" di Giovedì 25 settembre 2014

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 Don Bruno Busetto non è più tra noi.
 L’evento addolora tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
 Lo ricordiamo sempre paziente con il suo grande sorriso aperto.
 Era una persona intellettualmente forte, disciplinata, preparata, sincera.
 Insegnava con l’esempio il dovere dell’autocontrollo, della pazienza, del
dovere di chinarsi sui più deboli per tirali su. Così ha fatto nella sua vita di
maestro, sacerdote, missionario.
 Ti teniamo nella nostra memoria con grande simpatia e profondo
rimpianto, Bruno, grande maestro.

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 Ins. Orazio di Rosa

Insegnante alle Scuole Elementari di Sambruson

Nato a Modica, dopo la "FERMATA A SAMBRUSON", si è stabilito a Noto.

"Modicanità" e "Netinità", sofferte "condizioni dell'anima", mai completamente fuse, per una
continua intima schermaglia, hanno generato un "ibrido" di non facile lettura.

Una leggera vena poetica: "SENZA RIME" - 1981 - e la collaborazione su periodici locali con
articoli di varia cultura.

Già direttore didattico in Friuli e in provincia di Siracusa, offre la disponibilità a ARCHEOCLUB,
UNITRE e UNUCI, nella convinzione che "vivere è significarsi".

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Alla "Modicanità" e "Netinità" aggiungo un altro aggettivo che Orazio Di Rosa si è guadagnato e
strameritato:

“Ambrosianità”

perché Orazio ha dedicato a Sambruson, anzi, agli amici di Sambruson un suo libro,
“FERMATA A SAMBRUSON”, eleggendo il nostro paese, a suo paese. Perché la sua dote
principale è sempre stata una tenace, quasi pervicace ricerca e salvaguardia dell’amicizia, in
particolare per la gente di Sambruson. Per capire quanto lui persegua l’amicizia, riporto un
paragrafo del suo libro nel quale si capisce come, a distanza di parecchi decenni, ricordi nomi e
famiglie :

……...... Le famiglie Zampieri, Reato, Ferraresso, Babato, Martellato: conoscenza solo
nell'ambito scolastico?                                                               Non direi,
sicuramente qualcosa di pi
ù, spe­cie con gli Zampieri: Anna, Margherita, Luigino e papa e mamma furono persone che
contarono non poco nella trama di cordiali e affettuosi rapporti intrecciati in quel perìodo. Reato,
un caso singolare: amorevo­le e particolarmente assiduo era l'interessamento verso il figliolo
Dante da parte della mamma…………

 L’amicizia era sacra per Di Rosa e lo ha dimostrato ulteriormente con un altro suo libro
appunto:

UOMINI: AMICI

nel quale ricorda parecchi amici di Sambruson e dintorni e del quale voglio riportare la sua
premessa.

PREMESSA

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Prima che la memoria si appanni, prima che sbiadiscano nella notte dell'oblìo, contorni e
membranze delle persone che nel corso dei miei ultimi settant'anni ho incontrato e con me
hanno interagito, voglio fissare nelle pagine che seguono, episodi, aneddoti, vicende umane,
curiosità, stili di ita di ognuno, descrivendo il tutto con assoluta sincerità e benevolenza. Certo, il
grado e l'intensità di un'amicizia che si istaura tra due individui si diversificano per le mille
variabili che una psiche presenta e porta a corredo, ma è per questo che tale sentimento,
sempre messo alla prova da un continuo confronto, che non può essere mai invidia, porta ad un
miglioramento del sé; che è giusto ed onesto che si consideri l'altro, se SÌ tratta di individuo che
merita la nostra amicizia, sempre migliore di noi. E se non è detto che una amicizia "antica" sia
più vera e sentita di una più recente, bisogna pur dire che di alcune resta solo i! ricordo e la
presenza di un vuoto, spesso difficile da colmare, poiché tanti amici anzi tempo se ne sono
andati.

Ben venga, allora, come in tutte le cose umane, la linfa di un naturale ricambio, poiché sarebbe
condannata, la vita, in assenza di amici, ad una solitudine tanto più perniciosa ed arida perché
vissuta nel rammarico di un "bene" non più presente, e avvilita dall'assenza del conforto
vivificante che solo un amico vero ci può arrecare.

Autunno 2011 Orazio Di Rosa

Sambruson è dunque molto importante per Orazio di Rosa e lui è, per questo, fra la gente
importante di Sambruson.

Riporto anche la sua emblematica prefazione del libro

FERMATA A SAMBRUSON.

PREFAZIONE

Avevo da molti, moltissimi anni, in mente il titolo di questo volumetto che raccoglie le mie riflessi
oni su un accadimento che segn
ò

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un cam­biamento radicale della mia esistenza e ne avevo
tracciato, una ventina d'anni fa, un breve ini­zio. Ebbene, in cos
ì
lungo periodo non ho avuto, non ho trovato la forza mentale di proseguire, di concludere, pur
conservando gelosamente quel­le due paginette gi
à
quasi ingiallite e sbiadite.
- Ora, mi son detto, o continuo o lascio perde
re. Non ho lasciato perdere, ma debbo confessa­
re che
è
stato difficile; che
è
difficile inol­
trarsi in un'avventura del genere. Dubbi sulla struttura di ogni singola frase, incertezze sulla
scelta del lessico, perplessit
à
sulla capacit
à
di
far s
ì
che il testo risultasse nelle sue parti coe­
rente e coeso.

E' andata; ho cambiato, ho aggiunto, ho tolto; sono arrivato alla fine e, come quando si crea qu
alcosa, qualsiasi cosa, ci si affeziona ad
essa come ad una creatura che
è
quasi parte di
noi stessi, mi sono innamorato di questo mio
lavoro. Lo terr
ò
caro e ne far
ò
dono solo ai miei pi
ù
cari compagni di vita: parenti o amici,
specie quelli di questi che ancora mi ricordano a Sambruson e a Dolo. Qualcuno dei pi
ù
vecchi se ne
è
gi
à

                                                                                             21 / 65
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andato. Sento il rimorso di non poter­
glielo pi
ù
donare!

Orazio Di Rosa Noto

autunno 2001

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 Dott. Lino Vanuzzo, Archeologo, Poeta

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 L'uomo Lino Vanuzzo
 per mettere le cose al giusto posto
 Da "TROVEMOSE AL MUSEO" di A.Zilio.

Chi era Lino Vanuzzo (1907-1986)?

  Si era laureato, aveva insegnato matematica alla scuola media “Reginaldo Giuliani” di
Dolo. Di lui, oggi, non si ricorderebbe nessuno. Non aveva figli. Le parentele con gli anni
si allargano, si allentano, sfumano. E’ normale.
  Lino Vanuzzo, è a tutti noto, scriveva più volentieri una poesia a un giovinetto piuttosto
che a una giovinetta. Non per scelta, ma per sua natura. Di lui non ho trovato storie
torbide, da cronaca sgradita, ma solo barzellette, allusioni, battutine infelici, sorrisini.
Stavamo alla larga. Ci era stato raccomandato, ordinato. Orribile abbastanza per chi
subiva una simile quarantena preventiva. Attorno a lui cominciò a crearsi il vuoto, a
crescere il silenzio, la solitudine. La solitudine, se non è scelta come fa l’eremita, è il
maggiore tormento per l’uomo. La solitudine è bella, è prolifica se è parziale, se è
occasionale, se è un bisogno. Se ti è imposta è una prigione.
Lino Vanuzzo, in un certo senso, era un prigioniero in questo nostro buon paese di
Sambruson.
  Per valutare, per capire i suoi comportamenti, il suo attaccamento alle sue scoperte non
si può prescindere dalla sua natura umana. Non potremmo mai capire nel suo
significato più profondo e recondito “La cavallina storna” se non conoscessimo la storia
personale, familiare e sociale di Giovanni Pascoli.
  “Erano altri tempi!” Che giustificazione è mai questa?
  Quella fu l’unica vita che lui ebbe. E quello fu il luogo e il tempo assegnatigli dal
destino. Le scoperte archeologiche furono l’occasione unica, originale di attrarre
l’attenzione del paese e del mondo della cultura su di sé. Se avesse fatto solo il
geometra, sarebbe stato sempre in coda.                  La scoperta lo esaltò, lo innalzò.
Credette, in parte gli fu fatto credere, di avere pareggiato i conti con la società che lo
accoglieva, mai sorridente, ma sempre con saccenza.
A questa nuova posizione sociale, una volta lusingatosi di avere pareggiato i gradini del
dislivello, non volle mai più rinunciare. Inseguì follemente i suoi reperti, perché
significavano oltre. Oltre il valore artistico, storico, scientifico che tutti attribuivano agli
scavi. Significavano l’ingresso nei consueti rapporti, scoprì di essere ricercato da
giornalisti e cineasti, di avere ragazzi pronti a lavorare per lui, per niente. Bastavano una
sigaretta e un bicchiere di vino. Si scoprì a livello.
Con lui, in quei giorni, si parlava seriamente, si ragionava. Non ne approfittò mai. Non
salì mai in scanno.
Non manca lettera, e in 36 anni ne scrisse molte, in cui, presentandosi, non citi le sue
scoperte archeologiche. Mi sono venute a noia a forza di leggerle! A scuola parlava e
informava delle sue tombe, delle anfore, delle palafitte, delle antefisse Si presenta come
scopritore, sicuro di distinguersi, di tirarsi su, di attrarre l’attenzione dell’uditore, che,
altrimenti, a prima vista, sarebbe scivolata via.
  Qualunque altro si sarebbe scoraggiato, avrebbe abbandonato. Lui non poteva. Non

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poteva perdere l’ancoraggio che gli permetteva di stare autorevolmente aggrappato alla
società del suo tempo, a fronte alta, certo di essere ascoltato, accolto.
  Non mi risulta facesse parte di associazioni, di partiti, di club, di congreghe. Queste
partecipazioni avvengono per comunanza di idee, di interessi, di obiettivi, ma anche
perché ti fanno sentire a tuo agio, ti fanno sentire nel tuo habitat, nel tuo “brodo”
accogliente. Per la comunanza di interessi, di gusti, di aspettative, di vizi, di libertà di
usare linguaggi arditi e osceni dopo le inevitabili cene di amiconi, di famiglie bene… Lui
non poteva esserci. Non poteva dileggiare, offendere. Era lui l’oggetto dell’offesa.
  Ci sono persone, simboli, difetti e debolezze umane, argomenti degni di rispetto che
vengono dissacrati volutamente nella grassa canea dei dopo cena, al termine di
impegnativi dibattiti culturali, di convivi politici e sindacali, quando i riflessi si
appannano e appari al naturale… quando chissà perché! per tirarti su… getti ancora più
sotto, con linguaggio scurrile, chi, non per sua volontà, già vi è.
  Sono comportamenti che, nella massa, si accettano, ti mimetizzano, ti autorizzano.
Sono gli stessi atteggiamenti che ho scorto in persone per bene su una tribuna di calcio
intabarrate, intruppate, eccitate nell’anonimato della folla, inveire sguaiatamente contro
l’arbitro, cioè, in quel momento, la legge. Il buio e la massa servono a molte persone
composte ad essere scomposte. Gratis. A lui non è mai successo. Non mi risulta. Ma non
perché fosse immune da gesti maleducati possibili, ma perché, forse, non gli era mai
offerta, o non ha cercato, occasione.
  Questa non è una santificazione, ma una semplice, banale verità.
  La sua presenza ad un incontro, non di affari, tra amici, avrebbe rovinato tutto, avrebbe
impedito qualunque discorso sconcio, qualunque maleducazione che, in veste ufficiale,
esercitando una professione, eviti, controlli. Ma di cui hai maledetto bisogno per sfogarti,
per liberarti. Purché tu non sia solo. Colpendo, inabissando altri ti illudi di tirarti su… Ci
sono tanti modi di buttarsi giù!
  Lino Vanuzzo aveva un enorme bisogno, per la sua posizione nella cultura locale?
macché! come persona, come uomo, come individuo… di elevarsi non in superbia, non
oltre, ma… alla pari. Vanuzzo i modi per emergere li trovava nei suoi scavi, nelle sue
palafitte, perché gli permettevano di parlare, di scrivere, di farsi ascoltare alla pari.
Finito? Tornava nella sua solitudine.
  Credo che non si possano evitare queste osservazioni, parlando degli scavi di
Sambruson.
  Credo che servano per mettere le cose al giusto posto. Che non sarà mai pari al livello
d’amore che il protagonista ha loro dedicato. E al nostro paese.
  Come trasuda dalle sue carte.
  Le cose che abbiamo in museo sono scintille. Le scintille illuminano.
  Ti fanno intuire la bellezza della luce.
  Per noi sono molto.
  Stando vicini al piccolo museo, da noi recuperato, stiamo pagando un debito.
  °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
  Come archeologo Vanuzzo è ampiamente presente in svariati articoli di questo sito
internet che vi presentiamo in sequenza, con possibilità di scelta diretta con un clic:
  3. Associazione Trovemose
(IL PERIODO STORICO RECENTE /REALTA' ATTUALI)
   4. Sambruson sito 24 Via Annia

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(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/LA VIA ANNIA E SAMBRUSON) ... d
ell'Antiquarium di Sambruson di Dolo provengono dai recuperi effettuati negli anni
Cinquanta del secolo scorso
da Lino Vanuzzo
, appassionato ricercatore locale, nell'ambito del territorio comu­nale di ...

5.
 Sambruson e i siti vicini
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/LA MANSIO MAIO MEDUACO)
  ... sono dedicati alle due zone di Sambruson. Per la zona A il testo riporta la scoperta di
tombe a cappuccina da parte del Vanuzzo, il ritrovamento di monete di Claudio e di
fibule oggi disperse, di grande ...                                                6. Descri
 zione dei reperti
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/I REPERTI ARCHEOLOGICI ) ... di
questo territorio, influenzate in modo diverso dalle importazioni o produzioni ad esempio
di ceramica attica o vernice nera. La ceramica grigia rinvenuta dal
Vanuzzo
durante il recupero del 1950 consta ...

7.
 Il catalogo dei reperti
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/I REPERTI ARCHEOLOGICI ) ... In
esso sono contenuti i materiali oggetto di studio. E stato realizzato, infatti, il catalogo di
tutto il materiale ceramico di epoca romana2 rinvenuto dal dott.
Vanuzzo
durante i suoi scavi nel 1950. ...

8.
 I reperti archeologici di Sambruson
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/I REPERTI ARCHEOLOGICI ) 9. I
 reperti archeologici di Sambruson
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/I REPERTI ARCHEOLOGICI ) ... no
minati dal
Vanuzzo
nel suo Resoconto degli scavi e oggi perduti. Per quanto riguarda le anfore, si registra la
presenza nell'Antiquarium di un frammento di anfora con collo a imbuto. Osservando
attentamente ...

10.
 Sambruson e il territorio circostante
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/L'INTERVENTO ROMANO NELLA
VENETIA)... di Sambruson. Per la zona A il testo riporta la scoperta di tombe a
cappuccina da parte del Vanuzzo, il ritrovamento di monete di Claudio e di fibule oggi
disperse, di grande quantità di frammenti ceramici, ...

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11.
 Le monete Romane.
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/IL MUSEO)LE MONETE ROMANE D
ue sono le monete che sono state rinvenute nel 1950 a Sambruson e che il
Vanuzzo
scrive fossero databili all'epoca di Claudio e di Vespasiano. Dalla foto, unica
testimonianza visiva ...

12.
 Il Museo del 1950. I reperti allora,oggi.
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/IL MUSEO)IL MUSEO DEL 1950 : I REPERTI ALLORA, I REPERTI OGGI Nel
Resoconto del Vanuzzo, non esiste un'elencazione ordinata e precisa dei reperti. Molto utili si sono rivelati due elenchi, stilati da
funzionari ...

13.
 Le foto aeree
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/GLI SCAVI ARCHEOLOGICI) ... vari, avvenuti durante gli scavi delle fondamenta
per la costruzione delle loro abitazioni. I reperti rinvenuti dal Vanuzzo non fanno pensare ad un contesto funerario; nulla toglie che in
altre aree del ...                                                                                         14. La storia dei rinvenimenti
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/GLI SCAVI ARCHEOLOGICI) ... fu affidato al Prof. Vanuzzo dalla Soprintendenza
alle Antichità l'incarico di restaurare un monumento (foto alla tav. I, 2), posto nella località "Al Ponte" di Sambruson5 (pianta alla tav.
XVII). Durante ...                                                                                          15. Premessa allo studio dei
 rinvenimenti
(SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA/GLI SCAVI ARCHEOLOGICI) ... tra i paesi di Mira e Dolo sulla provinciale
Dolo-Chioggia, nel 1950 è stato effettuato uno scavo archeologico condotto dal prof. Lino Vanuzzo e uno scavo sovrinteso dallo
stesso Vanuzzo, ...                                                                                          __________________________
__________________________________________________________________________________

    Dott. Antonio Bortolazzi
 e altri Medici

I medici che hanno operato nel territorio di Sambruson

Fino alla fine dell'Ottocento non si hanno notizie di medici a Sambruson. Ne abbiamo conferma
da documenti conservati nell'archivio Storico della Parrocchia di Sambruson, poiché, in
occasione della visita pastorale del vescovo di Padova mons. Modesto Farina, nell'anno 1822,
l'allora parroco don Michele Vinera riferiva che in caso di necessità le persone si potevano
rivolgere al dott. Nicolai di Dolo o al dott Sarto a Mira.

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Abbiamo notizie di un dott. Luigi Rampazzo, che abbandonò il nostro paese non riuscendo a
sostenersi economicamente poiché si trattava di una zona povera.

II primo medico condotto, di cui abbiamo sicure, notizie è il dott. Alessandro Pugnali che ha
lavorato nel nostro territorio a partire dal 1885. Siamo venuti a conoscenza dell'esistenza di
questo medico dalla lettura di alcuni documenti trovati nell'Archivio storico del Comune di Dolo.
Infatti, in seguito ad una petizione popolare di alcune decine di capifamiglia ambrosiani
dell'ottobre 1884, il consiglio comunale di Dolo approvò il 30 gennaio 1885 una delibera per
l'acquisto di una casa alloggio dalla ditta Berno e Zanchi da mettere a disposizione del medico
condotto, previa autorizzazione del re Umberto I. Il sovrano, in data 18 ottobre 1885, con
apposito decreto ne autorizzò l'acquisto. La costruzione sita in Via Villa è stata da allora
utilizzata dai vari medici che hanno lavorato a Sambruson.

Nel dopoguerra prestò la propria opera il dott. Amedeo Cobau, istriano. Successivamente egli
lasciò Sambruson e divenne Direttore Sanitario presso l'Ospedale di Dolo.

Dagli primi anni 50 prestarono la loro opera i dottori Giovanni Mioni e Giuseppe Gallo.

Verso il 1890 ha iniziato a prestare la propria opera il

 dott. Antonio Bortolazzi

nato a Bassano del Grappa il 17 marzo 1853 e morto a Sambruson il primo Agosto 1931.
Rimase in paese per 40 anni.

Di questo medico resta ancora vivo il ricordo fra i più anziani di Sambruson.

Fu sostituito, nel periodo antecedente la seconda guerra mondiale, dal figlio dott. Diego
che, per varie traversie, divenuto medico militare, partecip
ò al secondo conflitto mondiale. Questo medico visse l'ultima parte della sua vita a
Ferrara.
Ambedue svolsero la propria attività nell'ambulatorio situato in Via Villa.

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Questa l’iscrizione, tal quale, nella sua tomba a Sambruson

IL NOBILE DOTT. ANTONIO BORTOLAZZI

BASSANESE

MEDICO CONDOTTO A SAMBRUSON

IL PRIMO GIORNO DÌ AGOSTO

LASCIAVA PIAMENTE LA TERRA

TRA IL PROFONDO RIMPIANTO

DELLA DILETTA FAMIGLIA

ED IL CORDOGLIO GENERALE DEL PAESE

CUI AVEVA DATO

CON PRODIGALITA’ GENEROSA

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PER QUARANT’ANNI

I FRUTTI DEL SUO COLTO INGEGNO

L’ATTIVITA’ INDEFESSA DELLA SUA VITA

LE TENEREZZE DEL SUO CUORE

L’ESEMPIO DÌ FEDE CRISTIANA

PROFESSATA FEDELMENTE APERTAMENTE

TESORO IL PIU’ PREZIOSO

QUANDO UNA VANA SCIENZA

PRETENDE SOSTITUIRSI A DIO

ALL’ANIMA SUA BUONA

SIA LARGO IL SIGNORE DEI CIELI

DI PREMIO ETERNO

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 Alfonso Bernardo Colloredo Mels

Alfonso Bernardo Colloredo Mels nato a Udine il 31-03-1872 e morto a Sambruson il 27-4-1935.
Sposò nel 1906 Giuseppina Moroni.

Nonostante la sua nobile origine, era Conte di Colloredo-Mels una delle più grandi e nobili
famiglie feudali friulane, Sambruson lo ricorda per essere stato fondatore e primo presidente
(dal 15-02-1933 al 5-03-1935) della Latteria Sociale di Sambruson.

A lui va il merito principale della promozione di questa idea. Il suo merito, a detta di molti, fu
anzitutto quello di aver pensato non solo ai grandi produttori di latte, ma a tutte le aziende
agricole, in particolare alle più piccole e bisognose di aiuto. Fu così che il 7-10-1932, presso il
notaio Arrigo Mioni di Dolo, fu redatto l’atto costitutivo della Cooperativa della quale fu primo
socio fondatore e successivamente eletto primo Presidente.

Della famiglia dei Colloredo c'è molto nella storia. Per Sambruson c’è che un nobile di grande
casata ha scelto di finire i suoi giorni nelle tranquille campagne nostre mettendo la sua persona
a disposizione del paese e delle istituzioni locali.

Ora, a Sambruson c’è un hotel che conserva lo stesso nome.

Per saperne di più consiglio di vedere: Colloredo Libro d’oro della nobiltà, Enciclopedia
Treccani.

Il paese di Mels è stato insignito della Medaglia d’oro al Merito Civile con la seguente
motivazione:

In occasione di un disastroso terremoto,

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con grande dignità, spirito di sacrificio ed impegno civile,

affrontava la difficile opera di ricostruzione del tessuto abitativo,

nonché della rinascita del proprio futuro sociale, morale ed economico. Splendido esempio di
valore civico ed alto senso del dovere,

meritevole dell’ammirazione e della riconoscenza della Nazione tutta.

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 Dott. Franco Fante Senatore

FRANCO FANTE SENATORE XII Legislatura

 E’ l’unico parlamentare residente o nato a Sambruson

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 · Dati anagrafici e incarichi
 Regione di elezione:Veneto Collegio: 3 (Chioggia Mirano - Mira)
Nato il 22 novembre 1933 a Padova
Residente a Sambruson di Dolo (Venezia)
Professione: Chirurgo ortopedico, aiuto ospedaliero
 · Elezione: 27 marzo 1994
Proclamazione: 1 aprile 1994
Convalida: 3 agosto 1994

Mandati

 · XII Legislatura Senato

 Incarichi e uffici ricoperti nella XII Legislatura
  13ª Commissione permanente (Territorio, ambiente, beni ambientali) :
Membro dal 31 maggio 1994 all'8 maggio 1996

Commissione d'inchiesta sul problema dei rifiuti :
Membro dal 30 gennaio 1996 all'8 maggio 1996

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 Commissione parlamentare per le questioni regionali :
Membro dal 6 luglio 1995 all'8 maggio 1996

 Ciao Franco. Se ti interessa, fammi avere una tua biografia più estesa. Luigi Z.
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 Luigi Baldan, operaio, militare, scrittore,partigiano

Luigi Baldan ( Sambruson , 5 settembre 1917 ) militare e operaio

1 Biografia

1.1 Testimonianza dei lager nazisti

2 Onorificenze

3 Bibliografia

4 Collegamenti esterni

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Luigi Baldan

Biografia

Caposquadra manutenzioni presso la fabbrica Vetrocoke di Marghera - Venezia, è stato
motorista navale nella Regia Marina Militare, Internato Militare Italiano nei lager nazisti.
Medaglia d'onore ai deportati e internati nei lager nazisti nel 2008. Autore del libro di memorie
"Lotta per sopravvivere - La mia Resistenza non armata contro il nazifascismo" 2007, Edizioni
 Cafoscarina
, Venezia. Vive ora a
 Mirano
(
 VE
) e continua la sua opera di testimonianza delle vicende nei lager nazisti.

Testimonianza dei lager nazisti

Nel dopoguerra, nel 1951, inizia a scrivere il manoscritto, raccolta di memorie, "Lotta per
sopravvivere - La mia Resistenza non armata contro il nazifascismo", relativo al periodo
passato nei lager nazisti. Viene poi stampato a Venezia, dalla casa Editrice Cafoscarina , nel
2007, corredato da indicazioni e riferimenti storici a cura del figlio Sandro. Il libro, per la sua
storia di solidarietà verso la popolazione ebraica nel campo nazista di Sackisch Kudowa in
Polonia, tradotto parte in Inglese, è depositato presso lo Yad Vashem di Gerusalemme in
Israele , presso lo United States Holocaust Memorial Museum di Washington negli USA e nel
Museo del Lager di Gross Rosen - Rogoznica in Polonia. È stato tradotto inoltre, in
cecoslovacco, per le sue vicende che lo hanno visto presente durante la Liberazione nella
cittadina di Dvur Kralove in Cecoslovacchia, ed il libro è depositato nella Biblioteca Storica
dell'omonima città. Ha pubblicato numerosi articoli nei quotidiani locali veneziani, per
sensibilizzare la pubblica opinione, in merito alle vicende storiche e al mancato risarcimento
degli ex Internati Militari Italiani.

Onorificenze

Nel 1 maggio 1969, dall'industria Vetrocoke S.p.a. , consegna medaglia d'oro "Premio Gruppo

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