OSSERVATORI DABC DISABILITÀ E RESILIENZA DELL'AMBIENTE COSTRUITO - OSSERVATORI ...

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DIPARTIMENTO D I ARCHITETTURA,
         INGEGNERIA DELLE C OSTRUZIONI
         E AMBIENTE COSTRUITO

OSSERVATORI DABC
DISABILITÀ E RESILIENZA
DELL’AMBIENTE COSTRUITO

Via Ponzio 31 - 20133 Milano (MI)         Stefano Capolongo
tel. 02 2399 6237                         Direttore Dip. ABC
website www.abc.polimi.it                 direttore.abc@polimi.it
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Osservatori Dipartimento ABC

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DIPARTIMENTO D I ARCHITETTURA,
           INGEGNERIA DELLE C OSTRUZIONI
           E AMBIENTE COSTRUITO

OSSERVATORI DABC
DISABILITÀ E RESILIENZA
DELL’AMBIENTE COSTRUITO

Gli Osservatori DABC post-COVID19 nascono da un’iniziativa promossa dal Dipartimento ABC del Politecnico di
Milano (Direttore Prof. Stefano Capolongo) in rappresentanza della multi-disciplinarietà dei diversi Settori Scientifico
Disciplinari presenti all’interno del Dipartimento. Gli Osservatori esprimono linee di indirizzo programmatiche sotto
forma di “decalogo/manifesto” sui temi dell’Architettura, Città, Salute e Benessere, ovvero della progettazione e gestione
dell’ambiente costruito, quali sistemi resilienti e adattivi alla pandemia.

Copyright © Politecnico di Milano
Dipartimento di Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito (ABC) 2020. Tutti i diritti sono riservati.

Via Ponzio 31 - 20133 Milano (MI)           Stefano Capolongo
tel. 02 2399 6237                           Direttore Dip. ABC
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    INQUADRAMENTO DEL TEMA
    Il carattere trasversale e la complessità legati al mondo della disabilità possono impattare pro-
    fondamente sulla progettazione e la gestione dell’ambiente costruito per quanto riguarda gli
    aspetti legati alla flessibilità e all’accessibilità per il superamento delle barriere fisiche e senso-
    riali, ma non solo. Le azioni messe in campo in questa direzione non possono non essere sorrette
    da un’infrastruttura più ampia, finalizzata all’attivazione e alla costruzione di percorsi di inclusio-
    ne sociale, attraverso quell’approccio transdisciplinare ritenuto necessario e irrinunciabile per un
    progetto che tocchi il tema dell’accompagnamento a percorsi di autonomia [ove possibile] delle
    persone disabili. Questo manifesto rappresenta l’esito dell’interlocuzione in corso con l’Ufficio
    per le politiche in favore delle persone con disabilità e con l’Osservatorio nazionale sulla
    condizione delle persone con disabilità istituiti presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri,
    oltre che con l’Istituto Superiore di Sanità [ISS] attraverso il ruolo ricoperto dal Comitato Officina
    Dopo Di Noi, nato nel 2017 con l’obiettivo di monitorare, supportare e diffondere l’implementa-
    zione della Legge 112/2016 sul «Dopo di Noi» nella sua trasformazione attuativa del bisogno
    in diritto. Il Comitato ha siglato nel 2018 una convenzione quadro di Ateneo, vede nei propri or-
    gani la presenza di docenti del DABC e nell’ottica di avviare percorsi di ricerca, ha cofinanziato
    una specifica borsa di dottorato di ricerca, presso il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano,
    a sostegno del Progetto Officina.net – Piattaforma di dialogo e progettazione. Un’infrastruttura
    per la disabilità «durante e dopo di noi» – attraverso il supporto di due principali fondazioni
    bancarie: Fondazione Cariplo e Fondazione Compagnia di San Paolo. Ulteriori finanziamenti sono
    all’esame di altre fondazioni bancarie [p.e. Cariparo] allo scopo di generare una rete nazionale.
    A causa dell’attuale epidemia da Covid-19, emerge oggi più che mai l’esigenza di costruire un’in-
    frastruttura per la disabilità che deve rendersi resiliente rispetto a eventi di tale portata. Infatti,
    il diritto all’inclusione sociale, espresso dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disa-
    bilità, è stato avvalorato dal senso di disorientamento rispetto all’isolamento sociale che le per-
    sone disabili si sono trovate a dover affrontare. È stato un drastico stravolgimento della loro vita
    che, soprattutto nelle condizioni di disabilità intellettiva, è caratterizzata da piccoli ma essenziali
    programmi quotidiani, che permettono di orientarsi nel tempo e nello spazio all’interno della quo-
    tidianità stessa. Il lockdown ha provocato l’interruzione degli schemi abitudinari che, per esempio
    nel caso di ragazzi con disturbi dello spettro autistico, rappresentano stabilità e protezione. In
    molti casi, la condizione delle persone con disabilità gravissima ad alto carico assistenziale e dei
    loro caregiver si è rivelata al di sopra della sostenibilità e talvolta anche della capacità «fisica»
    di resistere, condizione potenzialmente in grado di sfociare in un’emergenza sanitaria all’interno
    dell’epidemia stessa. Tale situazione ha reso evidente come la necessità di costruire un’infrastruttu-
    ra resiliente si rifletta inevitabilmente nell’importanza di creare progetti individuali e contestualiz-
    zati in grado di investire la vita della persona nella sua interezza, negli aspetti legati alla salute,
    alla casa e laddove possibile, all’accompagnamento all’autonomia, attraverso la formazione,
    l’inclusione scolastica, l’inserimento lavorativo e la creazione di reti collaborative. Condizione
    fondamentale è che tali progetti siano caratterizzati da una notevole flessibilità che permetta
    rapide rimodulazioni qualora situazioni impreviste o emergenziali lo richiedano. In questo scena-
    rio l’inclusione sociale è condizione essenziale per realizzare progetti fondati sul principio della
    comunità resiliente che rispetta e accoglie le condizioni di fragilità, interpretandole come risorsa
    e valore da condividere. Rispetto a tale principio infatti l’emancipazione dalle famiglie trova
    concretezza in progetti personalizzati per l’accrescimento della consapevolezza, l’abilitazione e

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lo sviluppo delle competenze e per consentire la gestione della vita quotidiana con il maggior
livello di autonomia possibile. L’emergenza ha evidenziato quanto le persone con disabilità siano
strettamente legate nelle loro vite all’ambito dei servizi, evidenziando con chiarezza quanto a
qualsiasi livello, i servizi di cittadinanza rappresentino quella possibilità di emancipazione fonda-
mentale per ogni essere umano. «Il diritto al riconoscimento dell’uguaglianza di fronte alla legge
di una persona con disabilità intellettiva o relazionale impone il superamento di forme di tutela
e sostegno tradizionali e obbliga gli Stati a garantire l’accompagnamento nelle scelte che la
persona può compiere da sola, e in ogni caso tutela i suoi diritti umani [l’amministratore di soste-
gno, però con modalità maggiori di tutela dei diritti]. Il cambiamento culturale della Convenzione
ONU implica che le persone devono essere sostenute nei loro diritti e conseguire uguaglianza di
opportunità, superando ogni discriminazione fondata sulla disabilità. Le associazioni, come tutta
la società, devono collaborare in rete per promuovere i diritti umani, la dignità delle persone,
le pari opportunità perché tutti i cittadini, ciascuno con le sue caratteristiche, con le sue peculiari
modalità di funzionamento, sono titolari di questi diritti. Lo Stato deve intervenire a garanzia. La
persona con disabilità non è una persona incapace, malata, bensì è una persona discriminata a
causa di ostacoli e barriere e trattamenti differenti senza giustificazione. Altrimenti i suoi diritti
sono violati. Cambia anche l’intervento, il trattamento. Oggi lo scenario degli interventi è in ge-
nere limitato alla diagnosi medica [spesso inesatta], alla terapia [spesso solo farmacologica],
all’assistenza. Invece non basta la diagnosi, non basta il trattamento tradizionale, soprattutto non
bastano le «soluzioni di custodia e di parcheggio». Il ruolo delle associazioni è quello di riven-
dicare la pienezza dei diritti per tutti. Con una tutela della persona di natura giuridica, politica
e culturale. Attraverso l’empowerment delle persone con disabilità. Uno strumento importante è
la valorizzazione delle narrazioni delle famiglie e delle stesse persone con disabilità, delle loro
storie di vita da cui partire per individuare quali comportamenti e quali sostegni possano aiutare
le persone con disabilità intellettiva e relazionale a conseguire e tutelare i loro diritti, le loro aspi-
razioni» [G. Griffo, 2020]. L’interlocuzione in atto con Giampiero Griffo della task force per la
«Fase 2» della lotta al coronavirus, avvalora l’importanza di studiare progetti individuali nonché
di sperimentare e avviare percorsi incentrati sulle «autonomie possibili» non come azioni isolate,
ma nell’ottica di costruire un’infrastruttura sociale resiliente per la disabilità intesa nell’accezione
di «diversa abilità», ovvero come risorsa. Ciò è possibile quando tra istituzioni, ricerca e servizi di
welfare si opera secondo un approccio olistico, sinergico e in rete.

OBIETTIVO
Lo scenario delineato ha reso evidente come, nella situazione di emergenza sanitaria dovuta
all’epidemia da Covid-19, l’inclusione sociale quale diritto fondamentale per l’equilibrio attuale
e la costruzione del futuro delle persone con disabilità rappresenti una condizione essenziale
in grado di concretizzarsi attraverso la realizzazione di percorsi individuali e contestualizzati.
L’obiettivo è quello di mettere in luce sotto forma di «decalogo», le istanze e le esigenze osser-
vate durante l’emergenza, nonché alcune linee di indirizzo che possano supportare la creazione
di percorsi di inclusione sociale, anche attraverso la costruzione di una rete generativa di reti, in
ottica di welfare generativo e di comunità.

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    1        DISABILITÀ E EMERGENZA COVID-19
             Durante l’emergenza dovuta al Covid-19, le persone con disabilità e i loro caregiver si sono
             trovate a dover far fronte a una situazione straordinaria che ha stravolto drasticamente le loro
             vite. Come sostenuto dal Gruppo di riferimento dell’Inter-Agency Standing Committee [IASC]
             sulla salute mentale e il supporto psicosociale in situazioni di emergenza, le persone con disabi-
             lità hanno dovuto affrontare barriere che hanno minato l’accesso alle cure e alle informazioni
             essenziali per ridurre il rischio durante l’epidemia. A livello ambientale molti centri sanitari
             e sistemi di trasporto pubblico si sono rivelati inaccessibili alle disabilità fisiche impedendo
             l’accesso all’assistenza sanitaria nelle strutture. Allo stesso modo informazioni non sviluppate e
             condivise in maniera inclusiva per le disabilità sensoriali, intellettuali, cognitive e psicosociali,
             hanno impedito un’efficace comunicazione del rischio, condizione essenziale per promuovere
             la salute, prevenire la diffusione dell’infezione e ridurre lo stress nella popolazione. A livello
             istituzionale sono mancati protocolli stabiliti per la cura delle persone disabili in quarantena e
             l’elevato costo dell’assistenza sanitaria ha impedito a molti di accedere ai servizi essenziali.
             A livello attitudinale le barriere si sono celate dietro pregiudizi e discriminazioni che in alcuni
             casi hanno fatto prevalere la convinzione per cui le persone con disabilità non possano contri-
             buire alla risposta all’epidemia o prendere decisioni proprie. Queste barriere hanno causato
             uno stress aggravato dal fatto che le persone disabili hanno vissuto un distacco dalle relazioni
             con gli operatori socio-sanitari e con gli educatori, costruite nel tempo sulla base di un patto
             di fiducia consolidato nella relazione quotidiana: un ponte per l’inclusione sociale venuto meno
             drasticamente. È fondamentale includere le voci e le esigenze delle persone con disabilità e
             dei loro caregiver in tutte le fasi di pianificazione e di risposta alle emergenze attraverso
             una programmazione preventiva degli interventi in caso di situazioni simili, per evitare che
             l’«abbandono» si ripeta negli stessi termini. Duante una pandemia è difficile garantire i Livelli
             Essenziali di Assistenza [LEA] in maniera ottimale, ma è possibile pensare a modalità che ga-
             rantiscano continuità all’assistenza e alla riabilitazione, impostando protocolli che ammortizzino
             l’impatto di nuove chiusure sulle vite delle persone disabili e dei loro caregiver, il cui equilibrio
             è già in bilico in condizioni di cosiddetta normalità. Una azione «compensativa» per evitare la
             crisi progressiva degli ETS, rete di supporto fondamentale, e per allentare la tensione dell’iso-
             lamento, è quella di garantire l’assistenza domiciliare in massima sicurezza evitando la com-
             pleta interruzione di percorsi riabilitativi. L’isolamento dovuto al Decreto «Io resto a casa» ha
             portato a condizioni di tensione poiché le persone disabili avrebbero avuto bisogno di essere
             tranquillizzate osservando in prima persona la chiusura dei luoghi della loro vita. Perciò è fon-
             damentale che in situazioni emergenziali sia garantita la continuazione delle attività dei centri
             diurni attraverso l’utilizzo di piattaforme digitali sul modello della didattica a distanza, anche
             per testare l’apporto che le nuove tecnologie potrebbero offrire nella costruzione di progetti
             orientati all’inclusione sociale. Un’ultima riflessione portata alla luce dall’emergenza riguarda
             l’eventuale ricovero ospedaliero di un disabile grave. Il personale triage non è sempre forma-
             to rispetto a questa specifica presa in carico. All’Ospedale Luigi Sacco di Milano se mamme
             e bambini sono entrambi affetti da coronavirus è possibile stare insieme, perché personale
             sanitario ben formato ha pensato ai disabili gravi e alle loro famiglie e il reparto di Infettivo-
             logia pediatrica è stato allestito per accoglierli nella stessa stanza. Un modello di ricovero per
             «cluster familiare» in cui i pazienti ricevono un supporto psicologico che potrebbe essere re-
             plicato per rispondere a una esigenza specifica e immutabile di nuclei familiari che necessitino
             di tenere insieme i caregiver con i disabili. Durante la fase emergenziale l’Istituto Superiore di
             Sanità [ISS] ha curato la redazione di un rapporto contenente linee di indirizzo per il sostegno
             alle persone con disabilità intellettiva durante l’epidemia. In questo contesto si è attivata una
             fattiva collaborazione a supporto dell’Istituto per la stesura del documento.

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2   IL PROGETTO DI VITA [PdV]
    NEL DURANTE E DOPO DI NOI
    La costruzione di un percorso individuale per la realizzazione della piena integrazione delle
    persone con disabilità si configura nel c.d. «Progetto di Vita», il quale rappresenta l’elemento
    di garanzia del rispetto dei diritti e della Qualità della Vita. La Legge 112/2016, meglio nota
    come Legge sul «Dopo di Noi», individua nel «Progetto di Vita» del «durante e dopo di noi»
    il principio per attivare percorsi volti a favorire il benessere, l’inclusione sociale e l’autonomia
    delle persone con disabilità in un processo di deistituzionalizzazione da realizzarsi in collabo-
    razione con le famiglie, i soggetti giuridici pubblici e privati e gli enti assistenziali per mezzo di
    strumenti che agiscano in modo sinergico in un’ottica di sussidiarietà. Tale progetto è in grado di
    individuare modelli ammissibili per accompagnare la persona a un «nuovo vivere» in un sistema
    in cui un maggiore grado di autonomia è raggiunto attraverso un processo di maggiore inclu-
    sione sociale. In esso risiede l’enorme potenzialità di porre al centro la persona, non solo come
    destinataria di cure, ma come soggetto che collabora, partecipa e sceglie il suo percorso di
    vita, anche laddove la gravità del quadro clinico fosse rilevante. L’elaborazione del «Progetto
    di Vita» spinge a conoscere la storia della persona e a individuarne le fragilità e le priorità
    del momento, portando a riconoscere capacità e abilità che potrebbero essere sviluppate. Esso
    non deve rivelarsi un mero atto amministrativo, ma un percorso educativo finalizzato alla Qua-
    lità della Vita e all’autodeterminazione, come un processo dinamico che si adatti alle necessità
    delle persone che mutano nelle diverse fasi della vita, garantendo continuità nei processi.

    Casa Mia. Una casa accogliente per persone con disabilità. Andria Cooperativa di Abitanti

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    3        ASSESSMENT DELLA QUALITÀ DI VITA [QdV]

             Configurandosi come un atto di pianificazione articolato nel tempo il «Progetto di Vita» è in
             grado di configurare percorsi individuali e contestualizzati caratterizzati da interventi che
             devono necessariamente essere coordinati e finalizzati a rispondere in modo complessivo e
             integrato ai bisogni e alle aspirazioni dei beneficiari. Per raggiungere obiettivi di tale por-
             tata è fondamentale che la costruzione di tale progetto abbia inizio dall’identificazione dei
             bisogni, degli interessi, nonché delle aspettative e dai desideri della persona nella sua diversa
             abilità, per permettere di individuare i sostegni e i supporti, sia formali sia informali, capaci
             di garantirle il rispetto dei diritti, la Qualità della Vita e l’inclusione sociale. Per questi motivi
             sta emergendo con forza la necessità di implementare innovative forme di Assessment che si
             collochino alla base della costruzione del «Progetto di Vita» e che non possono prescindere
             da un’approfondita conoscenza della biografia della persona. L’Istituto Superiore di Sanità
             [ISS], su mandato del Ministero della Salute, ha recentemente istituito, nell’ambito del Fondo
             Autismo 2019, uno specifico Gruppo di Lavoro interdisciplinare finalizzato alla stesura di un
             percorso strutturato per la definizione del «Progetto di Vita» della persona nello spettro au-
             tistico. Quest’ultimo viene identificato come elemento in grado di raccogliere tutte le informa-
             zioni indispensabili alla creazione di percorsi in cui la persona, insieme alla propria famiglia,
             possa essere accompagnata e sostenuta nella propria ricerca di una Qualità di Vita [QdV],
             per quanto possibile ricca di opportunità, nella comunità e, in ogni caso, in una rete di rela-
             zioni e all’interno di istituzioni rispettose della dignità e dei diritti inalienabili della persona
             umana. Nel corso del tempo alcune forme integrate e organizzate di intervento hanno assunto,
             nel linguaggio tecnico, una loro progressiva specificazione e nomenclatura [per esempio Piani
             di trattamento, Progetti educativi, Piani assistenziali] ma oggi si rileva sempre più crescente la
             necessità di dare a tutti gli interventi che si sviluppano nel corso dell’esistenza delle persone
             con disturbi dello spettro autistico, una capacità di «accompagnamento al Progetto di Vita»,
             una finalizzazione al raggiungimento di mete e obiettivi di sviluppo che oltre i sintomi, i disturbi
             e le limitazioni dovute alla condizione di salute facciano emergere una traiettoria di sviluppo
             e crescita umana significativa e soddisfacente. Il Gruppo di Lavoro è attualmente impegnato
             proprio nell’identificazione di innovative forme di Assessment, che configurandosi come prima
             fase fondamentale per la formulazione del «Progetto di Vita», è necessario che abbiano origi-
             ne dalla definizione delle preferenze, delle priorità e delle aspettative della persona.

             Il Progetto di Vita del “durante e dopo di noi” per un welfare generativo e di prossimitá [Fonte: Vita.it]

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4   L’APPROCCIO OLISTICO:
    WELFARE, SERVIZI TERRITORIALI E MONITORAGGIO
    Al fine di garantire che tutte le azioni, gli interventi e i percorsi di inclusione sociale messi in
    campo in favore delle persone con disabilità si possano tradurre in progetti di vita sostenuti
    da un’infrastruttura solida e resiliente, l’implementazione di sistemi di monitoraggio per la ri-
    levazione e l’analisi dello stato di implementazione delle norme, che prevedono l’istituzione di
    Fondi nello stato di previsione dei Ministeri e lo stanziamento di risorse a livello regionale in
    favore delle politiche di welfare, si rivela elemento strategico in grado di orientare le famiglie
    e i caregiver verso un approccio olistico nelle politiche di cittadinanza, secondo l’indirizzo di
    Giampiero Griffo, Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico presso l’Osservatorio nazio-
    nale sulla condizione delle persone con disabilità.
    In questo scenario il Comitato Officina Dopo Di Noi nell’ambito del Progetto Officina.net ha
    promosso un’attività di monitoraggio sull’attuazione della Legge 112/2016 sul «Dopo di Noi»,
    approvata nel 2016 e recante «Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone
    con disabilità grave prive di sostegno familiare» con l’obiettivo di costituire un vero e proprio
    «osservatorio» per analizzare da un punto di vista quanti-qualitativo i programmi attuativi
    regionali e studiare il livello di applicazione della norma sul territorio nazionale in un’ottica
    comparativa. Il monitoraggio è stato condotto in collaborazione con il Dipartimento ABC del
    Politecnico di Milano per mezzo della Convenzione Quadro di Ateneo siglata nel 2018 con il
    Comitato Officina Dopo Di Noi. I risultati evidenziano come a quasi quattro anni dalla sua en-
    trata in vigore la legge sia stata attuata con una rilevante eterogeneità da parte delle realtà
    regionali. Infatti, pur offrendo specifici indirizzi e linee guida, la normativa lascia alle Regioni
    un certo grado di autonomia e flessibilità nella realizzazione dei singoli programmi attuativi,
    progettati in relazione alle peculiarità e alle esigenze primarie di ogni contesto regionale. Dal
    punto di vista legislativo e della programmazione, la materia è di competenza esclusivamente
    regionale, salvo la definizione dei livelli essenziali che rimane in capo allo Stato, mentre la
    gestione è affidata ai Comuni, eventualmente in forma associata a livello di Ambiti territoria-
    li. Per questi motivi è fondamentale che attorno alle politiche di welfare si costruiscano solidi
    sistemi per il monitoraggio di dati qualitativi, riguardanti le caratteristiche degli interventi
    finanziabili ammessi a valere sui Fondi istituiti dalle normative, nonché di dati quantitativi rife-
    ribili alla ripartizione delle risorse finanziarie nel tempo. In questa direzione l’Istituto Superiore
    di Sanità [ISS], con cui è in corso una attiva collaborazione nell’ambito del Gruppo di Lavoro
    interdisciplinare per la definizione del «Progetto di Vita» della persona nello spettro autisti-
    co, sta definendo un documento puntuale contenente processi e requisiti che orientino i sistemi
    socio-sanitari regionali alla costruzione di percorsi differenziati relativi alla formulazione del
    «Progetto di Vita» delle persone con disturbo dello spettro autistico e dei loro familiari [con
    particolare attenzione alla fascia d’età dai 16 anni in su]. Tale documento costituirà l’allegato
    tecnico in sede di erogazione delle risorse previste dal Fondo Autismo 2019 alle Regioni, in cui
    verrà definito fin dal principio il sistema di monitoraggio dell’intero processo nonché la valuta-
    zione dei relativi esiti.

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     5        AUTONOMIE POSSIBILI E INCLUSIONE SOCIALE:
              LA CASA
              L’isolamento nelle abitazioni sperimentato durante l’emergenza ha reso evidente come il con-
              trasto alla segregazione abitativa richieda l’implementazione di innovativi modelli di abitare
              inclusivo. Luoghi come la casa e il quartiere sono leve in grado di sperimentare l’appartenenza
              collettiva, la costruzione di progetti di vita e la creazione di un welfare abitativo. L’housing
              sociale che rientra in questa categoria solo se connotato da un percorso di accompagnamento
              all’abitare mirato all’inclusione sociale, realizzabile attraverso la c.d. gestione sociale, dimo-
              stra in molti casi come persone «fragili» abbiano trovato in una comunità organizzata secondo
              regole di capacitazione e sussidiarietà una migliore Qualità di Vita e una «ragion d’essere»,
              rispetto alla modalità «assistita». In questi casi la risposta a una richiesta abitativa composita
              per il mix sociale [e complessa rispetto ai target] non solo è stata garanzia di inclusione, ma ha
              fattivamente supportato percorsi di consapevolezza e di empowerment delle categorie fragili
              attraverso la costruzione di reti collaborative. Finora il modello è stato attuato solo attraverso la
              gestione sociale delle comunità di abitanti, operata per lo più da Fondazioni di partecipazione
              e da Cooperative di Abitanti in partenariato con ETS e Cooperative sociali. Dare continuità a
              questo modello è un fattore prioritario oltreché per favorire il diritto alla casa, per favorire
              il diritto alla Qualità di Vita: sociale, attraverso i servizi all’abitare e individuale, attraverso i
              servizi alla persona. L’accompagnamento all’abitare può traghettare le persone da una conce-
              zione individualistica a un approccio collettivo e partecipativo alla vita della comunità, anche
              sviluppando quel senso di appartenenza e di «presa in carico» dell’altro [«il mio vicino come
              risorsa»], che consente alle persone di sentirsi parte di un gruppo, quindi di una comunità. Esi-
              stono molti progetti che hanno implementato innovativi modelli di abitare inclusivo per la pro-
              mozione dell’autonomia e la costruzione di welfare abitativo, tra questi due casi emblematici.
              Il primo è «Casa Mia» un progetto promosso dalla Fondazione «Dopo di Noi» di Correggio e
              attuato dalla Cooperativa di Abitanti «Andria» che vede la realizzazione di una residenza in
              cui andranno a convivere giovani con disabilità per loro libera e consapevole scelta. Il progetto
              interpreta perfettamente la Legge 112/2016, avendo coinvolto fin dall’inizio i futuri abitanti
              e una rete di diversi attori tra istituzioni, Cooperative di Abitanti e ETS e assume una valenza
              strategica poiché presenta caratteri di scalabilità nella sua ideazione, costruzione, nel metodo
              e nella valutazione dell’impatto sociale prodotto. Il secondo progetto è «Condividere gli spazi,
              includere le differenze» e vede tra i soggetti attuatori la Cooperativa di Abitanti «Giuseppe
              Di Vittorio». Esso consiste nella realizzazione di alloggi di housing sociale dedicati alle persone
              con disabilità motoria, con lesioni midollari e patologie neurovegetative. Gli appartamenti con
              soluzioni ergonomiche per disabili permetteranno agli inquilini di condurre una vita il più auto-
              noma possibile, connotata da un forte carattere di inclusione. Verranno realizzati spazi comuni
              per attività rieducativa e assistenza psicologica, isole tecnologiche per laboratori e luoghi col-
              lettivi di relazione. Al fine di tratteggiare i criteri fondamentali per la definizione di modelli di
              abitare inclusivo, il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano, attraverso la Convenzione Qua-
              dro di Ateneo siglata con il Comitato Officina Dopo Di Noi nel 2018, sta collaborando ad un
              progetto di ricerca condotto con la Fondazione Housing Sociale [FHS], nell’ambito del Progetto
              Officina.net promosso dal Comitato. La casa è uno dei luoghi in cui trova concretezza il «Pro-
              getto di Vita». La ricerca indaga il tema dell’abitare attraverso una analisi di casi studio dai
              quali estrarre parametri di riferimento che, a seguito di una fase di test e validazione condotta
              coinvolgendo un completo scenario di attori, possano costituire uno strumento di valutazione ex
              post di progetti già esistenti nonchè un modello di validazione ex ante per interventi futuri, che
              evidenzino elementi d’attenzione di progetti generati da un’ottica inclusiva.

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Osservatori Dipartimento ABC

6   AUTONOMIE POSSIBILI E INCLUSIONE SOCIALE:
    LA SCUOLA
    La scuola rappresenta il primo luogo fisico e sociale in cui il Progetto di Vita del «durante e
    dopo di noi» viene calato nella comunità rappresentando la leva in grado di sperimentare
    percorsi di inclusione sociale trasmettendo un approccio formativo inclusivo. «Va detto che la
    scuola italiana è la scuola più inclusiva del mondo anche se recentemente è in affanno non per
    i problemi di risorse, ma soprattutto per un abbassamento della consapevolezza pubblica sul
    significato dell’inclusione scolastica. Gli alunni con disabilità sono ancora ospiti. Per questo, piut-
    tosto che aumentare le ore degli insegnanti di sostegno, dovrebbe essere potenziato il ruolo
    dell’insegnante curriculare, attraverso la formazione di specifiche competenze verso gli allievi
    con disabilità. È centrale il ruolo delle famiglie, che devono aprirsi a raccontare la vita e la
    propria esperienza, costruire la loro percezione e trasferirla all’esterno, agli altri, alle istitu-
    zioni e alla società che deve mettere a disposizione sostegni appropriati per tutelare diritti. Si
    tratta di quell’abilitazione che rafforza e offre opportunità e che Amartya Sen – premio Nobel
    per l’economia – rende con il termine di «fioritura» della persona» [G. Griffo, 2020]. Il tema
    dell’integrazione scolastica è estremamente attuale rispetto al momento storico che l’emergen-
    za sanitaria sta delineando. L’accesso e il diritto all’istruzione e la riflessione su come gli spazi
    scolastici debbano essere riprogettati per essere fruibili e a servizio di una didattica inclusiva
    e «in sicurezza» si stanno rivelando priorità dominanti e universalmente condivise per tutti gli
    studenti. Come sottolineato dall’attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, Prof. Giuseppe
    Conte la frequenza scolastica è in grado di rappresentare un potente presidio di inclusione e
    risulta condivisibile l’urgenza di ripensare gli spazi educativi attraverso nuove progettualità.
    In questo scenario particolare attenzione andrà riservata agli alunni con diverse abilità sia in
    termini di accessibilità per il superamento delle barriere fisiche e sensoriali, attraverso l’appli-
    cazione dei principi del design for all e alla luce delle linee guida sanitarie legate all’epidemia
    da Covid-19, sia in termini di costruzione di percorsi individuali che diano concretezza al diritto
    all’autodeterminazione dell’alunno con disabilità, attraverso la redazione di Piani Educativi
    Individualizzati [PEI] insieme ai genitori e all’intera comunità scolastica coinvolta nei processi di
    inclusione. Questi valori trovano concretezza in due modelli emblematici. Il primo riguarda tutte
    le scuole che si caratterizzano per l’adozione del c.d. «Reggio Children Approach», una filoso-
    fia educativa fondata sull’immagine di un bambino con forti potenzialità di sviluppo e soggetto
    di diritti, che apprende attraverso i cento linguaggi appartenenti a tutti gli esseri umani e che
    cresce nella relazione con gli altri. Il secondo caso riguarda il modello attuato dalla «Scuola
    Media Statale per Ciechi di Via Vivaio». A Milano nel 1976, anticipando la Legge 517/1977
    che sanciva il principio dell’integrazione scolastica, la scuola [ospitata all’interno dell’Istituto dei
    Ciechi] si è aperta a tutti, scommettendo sul valore dell’integrazione. Da allora alunni normodo-
    tati si affiancano a compagni con minorazione visiva o altre disabilità, all’interno di un progetto
    di didattica basato sul principio che la normalità sta nel fatto che tutti siamo diversi. La scuola
    è divenuta centro di aggregazione, generatore e amplificatore della cultura del diritto delle
    persone con disabilità, non solo nei confronti dei propri allievi, ma come esperienza concreta in
    grado di incidere nel tessuto sociale cittadino.

                                                                                                          11
Osservatori Dipartimento ABC

     7        AUTONOMIE POSSIBILI E INCLUSIONE SOCIALE:
              I LUOGHI DI LAVORO
              Il «Progetto di Vita» finalizzato alla piena integrazione delle persone con diverse abilità
              nell’ambito della vita familiare e sociale comprende tra i suoi principi l’implementazione di
              percorsi di inclusione in campo professionale di inserimento nel mondo del lavoro. Il «Program-
              ma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabi-
              lità» adottato dal Governo Italiano nel 2013 comprende tra le sue aree prioritarie verso cui
              orientare le azioni e gli interventi per la promozione e la tutela dei diritti delle persone con
              disabilità la linea di azione dedicata al lavoro e all’occupazione così come a livello interna-
              zionale la «Strategia europea sulla disabilità 2010-2020», individua tra i settori chiave per
              l’implementazione di azioni congiunte all’interno dell’Unione europea, quello dedicato al tema
              dell’occupazione, prevedendo una migliore accessibilità ai posti di lavoro. In questo scenario
              si rivela estremamente significativo il modello implementato da diversi anni dalla Cooperativa
              Sociale Bes4work di Milano finalizzato alla realizzazione di progetti di inclusione socio-lavora-
              tiva dedicati a persone con diagnosi di autismo ad alto funzionamento. Essa si occupa di offrire
              servizi e soluzioni informatiche di alto valore grazie all’inserimento lavorativo di persone con
              diverse abilità creando per queste ultime un ambiente di lavoro in linea con il proprio profilo
              professionale. L’innovazione che distingue Bes4work risiede proprio nella sua mission poiché
              attraverso la formazione e l’inclusione aiuta a creare le condizioni per la creazione di percorsi
              individuali e contestualizzati in ambito professionali unendo competenze, motivazioni e abilità
              differenti. Il Dipartimento ABC del Politecnico di Milano ha attivato una collaborazione con
              la Cooperativa Sociale Bes4work per mezzo della Convezione Quadro di Ateneo siglata nel
              2018 con il Comitato Officina Dopo Di Noi. Quest’ultimo infatti ha coinvolto la Cooperativa in
              un progetto finalizzato alla trasformazione del monitoraggio condotto sulla Legge «Dopo di
              Noi» in un database relazionale [Relational database management system RDBM] per rendere
              fruibile a tutti l’accesso ai dati contenuti nell’osservatorio costituito dal Comitato sullo stato di
              attuazione della normativa.

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Osservatori Dipartimento ABC

8   DISABILITÀ E RETI GENERATIVE

    Come sottolinea Marco Rasconi, Presidente di UILDM, la costruzione del «Progetto di Vita» non
    è mai fatta da una persona sola, ma è il frutto di un’interazione fra più individui, in primis la
    persona con disabilità, la sua famiglia e chi l’ha in carico. Per questo motivo esso sarà carat-
    terizzato da aspetti espressi, aspetti rilevati e condivisi. Il Gruppo di Lavoro interdisciplinare
    istituito dall’Istituto Superiore di Sanità [ISS] nell’ambito del Fondo Autismo 2019 evidenzia
    le potenzialità che risiedono nel dialogo tra molteplici stakeholder per stimolare un confronto
    sui valori finalizzato alla costruzione di progetti orientati alla Qualità di Vita. In un’ottica di
    continuità di relazione e di accompagnamento del «Progetto di Vita» è fondamentale l’azione
    coordinata e combinata di servizi sanitari e sociali insieme al Terzo Settore e alle diverse pro-
    fessionalità che operano nel campo. Oggi più che mai una piattaforma resiliente per la disabi-
    lità non può che essere costruita e sostenuta da una rete generativa partecipata da molteplici
    stakeholder, che durante la situazione emergenziale si è rivelata l’indispensabile infrastruttura
    sociale di compensazione delle fragilità. La crisi che seguirà non dovrà minarne la stabilità
    ma, al contrario, la rete stessa sarà chiamata a rafforzarsi e ridefinirsi nell’organizzazione dei
    servizi, delle competenze, dei metodi di lavoro e degli strumenti di programmazione e moni-
    toraggio. La mission del Comitato Officina Dopo di Noi, in collaborazione con il Dipartimento
    ABC del Politecnico di Milano per mezzo della Convenzione Quadro di Ateneo, si basa proprio
    sul concetto di rete generativa intesa come legame tra enti istituzionali, Terzo Settore, volonta-
    riato, famiglie e cittadinanza attiva. Il Comitato agisce come aggregatore di soggetti per la
    costruzione di un sistema di rete capillare sul territorio nazionale in un’ottica di trasversalità e
    multidisciplinarietà.

    «Un alunno con disabilità su tre è escluso dalla Didattica a Distanza» [Fonte: Vita.it]

                                                                                                                     13
Osservatori Dipartimento ABC

     9        DISABILITÀ E POLITICHE DI CITTADINANZA

              La Legge 112/2016 prevede misure che permettano ai genitori di affrontare il tema del fu-
              turo dei propri figli quando non potranno più essere loro vicini, il c.d. «dopo di noi». In questo
              scenario l’inclusione sociale si rivela ancora una volta il principio di un percorso finalizzato
              alla realizzazione del «Progetto di Vita» del «dopo di noi» che deve necessariamente essere
              ideato a partire dal c.d. «durante noi». La condizione emergenziale che ha costretto all’iso-
              lamento e al distanziamento sociale ha reso ancora più problematica e difficoltosa la visione
              del «dopo di noi» e ha sollecitato con forza la convinzione per cui il «durante noi» sia fonda-
              mentale per la costruzione dell’identità sociale di ogni persona. Da questa riflessione scaturisce
              l’idea per cui le reti digitali e le nuove tecnologie potrebbero rivelarsi supporti fondamentali
              per la costruzione del «Progetto di Vita» del «durante e dopo di noi». In questa direzione il
              Comitato Officina Dopo Di Noi ha individuato nella piattaforma digitale di Citizen Relationship
              Management ideata da Gastone CRM Italia uno strumento strategico per la promozione della
              trasparenza e delle pari opportunità di accesso all’informazione. Il Citizen Relationship Mana-
              gement è uno strumento di E-Governance che permette la gestione delle relazioni con i cittadini
              a tutti i livelli di governo. Serve a rispondere rapidamente e in modo preciso alle richieste dei
              cittadini dando informazioni generali su politiche, pratiche e procedure e, nel contempo, serve
              a «mappare i bisogni diffusi». Il Citizen Relationship Management [CRM] ha lo stesso acronimo
              del Customer Relationship Management [CRM], ma rappresenta un’estensione dell’applicazione
              nata per la gestione delle relazioni con i clienti e la sua rete di azione è più ampia e tesa a
              creare sensibilizzazione da parte di enti pubblici e associazioni, oltre che partecipazione atti-
              va dei cittadini. La piattaforma Gastone CRM Italia è uno strumento mutuato nell’ambito della
              gestione delle emergenze da parte della Protezione Civile per il raggiungimento del maggior
              numero di utenti e la democratizzazione dell’accesso all’informazione. Nell’utilizzo delle nuove
              tecnologie risiedono altre innumerevoli potenzialità come per esempio la possibilità di valoriz-
              zare e rendere monetizzabile l’impegno e il lavoro profuso quotidianamente da genitori, vo-
              lontari e caregiver a supporto delle persone con disabilità, a vario titolo attivi nell’ambito del
              «Progetto di Vita», attraverso formule riconducibili alla c.d. «tokenizzazione» e che rientrano
              nella macro-famiglia delle criptovalute o «token». Allo stesso modo lo studio e la ricerca fina-
              lizzata all’implementazione e la messa in campo di tecnologie blockchain, nonché di strumenti
              finanziari innovativi collegati alla gestione dei patrimoni immobiliari nell’ambito dei progetti di
              vita si rivelano frontiere estremamente promettenti.
              Ma tutti questi strumenti supportati dalle reti digitali e dalle nuove tecnologie trovano senso
              e concretezza se finalizzati alla realizzazione di un’infrastruttura digitale più ampia capace
              di integrarsi e trasformarsi in continuo divenire con il «Progetto di Vita» del «durante e dopo
              di noi». Un’infrastruttura che racchiuda in sé la potenzialità di conservare la biografia di ogni
              persona, quale bagaglio fondamentale per il «dopo di noi» e di essere a servizio e a supporto
              del «Progetto di Vita» integrandosi all’integrità stessa della persona e al suo percorso durante
              tutte le fasi della vita. Un sistema capace di connettersi all’intera rete generativa partecipata
              da una molteplicità di stakeholder, per sostenere la persona nella sua vita autonoma adulta,
              promuovendo per esempio l’equità di accesso al sistema dei servizi. Un’infrastruttura digitale a
              supporto del «Progetto di Vita» del «durante e dopo di noi» nella misura in cui rappresenti la
              garanzia del rispetto dei diritti, della Qualità della Vita e dell’inclusione sociale delle persone
              con diverse abilità al fine di dare piena attuazione alle politiche di cittadinanza.

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Osservatori Dipartimento ABC

10   THINK TANK [DIVERSE ABILITÀ]

     Nel carattere trasversale che contraddistingue l’approccio alle tematiche legate alle «di-
     verse abilità» risiede l’enorme potenzialità di consolidare il dialogo multidisciplinare su
     questo tema all’interno dell’Ateneo attraverso la costituzione di un Think tank in grado di
     intercettare e mettere in relazione competenze trasversali in un’ottica di interdisciplinarietà
     per la creazione di una rete multistakeholder, quale vera infrastruttura sociale per la di-
     sabilità. L’iniziativa consentirebbe di attivare dialoghi e momenti di confronto attraverso i
     quali elaborare idee e proposte finalizzate a contribuire alla realizzazione di progetti di
     vita insieme a tutti i soggetti che operano nel campo grazie alla messa a sistema di azioni
     congiunte a carattere multidisciplinare.

     Adottata da 192 paesi, firmata da 126 e ratificata da 49, con i suoi 50 articoli la Convenzione ONU sui diritti
     delle persone con disabilità rappresenta il primo grande trattato sui diritti umani del nuovo millennio

                                                                                                                  15
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     DECALOGO GRAFICO

     1     DISABILITÀ E EMERGENZA
           COVID-19                      2   IL PROGETTO DI VITA [PdV] NEL
                                             DURANTE E DOPO DI NOI

     3     ASSESSMENT DELLA QUALITÀ
           DI VITA [QdV]                 4   L’APPROCCIO OLISTICO: WELFARE,
                                             SERVIZI TERRITORIALI E MONITORAGGIO

     5     AUTONOMIE POSSIBILI E
           INCLUSIONE SOCIALE: LA CASA   6   AUTONOMIE POSSIBILI E
                                             INCLUSIONE SOCIALE: LA SCUOLA

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7   AUTONOMIE POSSIBILI E INCLUSIONE
    SOCIALE: I LUOGHI DI LAVORO        8    DISABILITÀ
                                            E RETI GENERATIVE

9   DISABILITÀ
    E POLITICHE DI CITTADINANZA        10   THINK TANK
                                            [DIVERSE ABILITÀ]

                                                                              17
Osservatori Dipartimento ABC

     CONCLUSIONI

     La centralità e l’importanza che risiede nella costruzione e nella realizzazione di un «Progetto
     di Vita» e che costituisce il vero elemento innovativo della Legge 112/2016 sul «Dopo di Noi»
     è stata avvalorata dalla condizione emergenziale che le persone con disabilità si sono trovate a
     dover affrontare a causa dell’epidemia da Covid-19. La crisi profonda che, per effetto del lock-
     down ha provocato un drastico stravolgimento che si è concretizzato in una sorta di Big Bang delle
     loro proprie vite, ha mostrato inequivocabilmente quanto le persone con gravi disabilità tengano
     alla loro autonomia e alle loro proprie relazioni esterne. La situazione ha reso così evidente come
     tutti gli interventi e le azioni intraprese nel campo della disabilità trovano un senso solo se ven-
     gono tradotti in progetti individuali e contestualizzati, costruiti e realizzati con il supporto di una
     rete multistakeholder in grado di intercettare trasversalità e multidisciplinarietà nei ruoli e nelle
     competenze e che siano frutto di percorsi di inclusione e di autonomie possibili condivisi all’inter-
     no di una comunità attenta e sensibile. L’inclusione sociale rappresenta la condizione essenziale,
     nonché il punto di partenza per la realizzazione del «Progetto di Vita» del «durante e dopo di
     noi» per la creazione di comunità resilienti, che rispettino e accolgano le condizioni di fragilità in-
     terpretandole come risorsa e valore da condividere. Questa complessità si può tradurre in azioni
     sperimentali e scalabili attraverso cabine di regia regionali, i cui indirizzi siano espressi a livello
     nazionale, al fine di garantire a tutte le persone con «diverse abilità» il diritto a un presente e a
     un futuro in cui esprimere la propria identità e a «godere» della propria vita.

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Osservatori Dipartimento ABC

FONTI

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Osservatori Dipartimento ABC

     GRUPPO DI LAVORO
     Genny Cia

     Marzia Morena

     Alessandro Morganti

     Erica Isa Mosca

     Ilaria Oberti

     Angela Silvia Pavesi

     Cristiana Perego

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