Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

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                                    NOEMI BISIO
                         Le donne bangladesi a Roma:
                        come si trasforma una comunità

     Premessa

    26.900 circa:1 tante sono le donne bangladesi oggi in Italia
                                  2
                                    Quasi invisibili, silenziose, sono
la nuova faccia della comunità proveniente dal Bangladesh: la prima
collettività musulmana della Capitale in termini numerici, passata

una migrazione di popolamento.
                                                                         -
ni uomini in cerca di fortuna, negli ultimi anni si è registrato, infatti,
                                                                         -

famiglia nel Paese di residenza del coniuge. Questo fenomeno sta
trasformando profondamente la collettività bangladese che, arric-
chita di nuovi soggetti e di nuove prospettive a lungo termine è oggi
portata a uscire dalla chiusura intraetnica e a interagire sempre più
con il contesto di residenza dialogando e negoziando nuovi spazi,
nuovi servizi e nuovi valori.
    Il presente lavoro ha lo scopo di indagare questa trasformazio-
ne dal punto di vista delle donne bangladesi prendendo in consi-
derazione soprattutto le implicazioni in ambito sociale, culturale e
religioso.

     1
        Dati Istat 2011.
     2
        Osservatorio romano sulle migrazioni                             -
ni, 2012.

Storia delle donne, 9 (2013) 
ISSN 1826-7505 ©2013 FirenzeUniversity Press
50                            Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

tesi di laurea magistrale in Storia contemporanea, discussa nel luglio
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culturali, religiose e sociali tradizionali e il contesto italiano. Con il

nel corso della ricerca, si sono rivelati essere i più dinamici e i più com-
plessi: le donne. Questa prospettiva, ad oggi piuttosto inedita soprat-
                                                                           -

scolastico, è volta a restituire e riconoscere alle donne bangladesi un

     Considerate spesso come soggetti meramente passivi della migra-
zione, perché giunte al seguito dei mariti per interpretare soprattutto
il ruolo di mogli e madri senza alcuna aspirazione in ambito lavorati-
vo, le migranti bangladesi una volta arrivate in Italia vengono scara-
ventate in una realtà completamente nuova che invero sollecita loro,
ancor più degli uomini, a confrontarsi con diversi costumi e categorie

della prole, infatti, le donne bangladesi sono costrette a uscire di casa
e ad interagire con istituzioni e famiglie italiane allo scopo di parteci-

non avere conseguenze sulla collettività bangladese residente in Ita-
lia, ma anche sulla società di residenza e su quella di appartenenza.
     Per indagare al meglio questo fenomeno ho preferito, come già

                                                                      Al           3

                                                                        -
mento è stato inoltre necessario intrecciare diverse discipline a partire
dalla storia e dal diritto musulmano, contemplando anche interventi
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fasi di lavoro prettamente compilative a momenti di vera e propria
                                                                 -

interviste e attraverso una partecipazione diretta alle attività sociali

     3
                                                                                  -
tera Provincia, un dato che attesta la collettività proveniente dal Bangladesh come
                                      Ibidem, p. 44 e 141).

                     Storia delle donne, 9 (2013)
NOEMI BISIO                                                                                 51

della collettività oggetto di studio nel periodo tra febbraio e ottobre
2012. Il contatto con la comunità è avvenuto sia tramite iniziative
personali, sia attraverso la mediazione del professor Francesco Pom-
peo4 e del dottor Andrea Priori5

                                                                       -
goli soggetti.
    I risultati emersi dalla nostra ricerca non hanno la pretesa di af-
                                                                       -
logi sopraccitati, dalle quali il presente lavoro ha tratto fondamentali
linee guida, in quanto decisamente differente è la padronanza della

periodo entro il quale si è mossa la ricerca non ha inoltre permesso
                                                                     -
turato atto a raccogliere informazioni statisticamente più precise. Il

del processo di integrazione della collettività bangladese romana, con

un viaggio di ricerca in Bangladesh, intrapreso nel novembre 2012
al seguito di un mediatore, che ha permesso di approfondire il con-
testo di origine dei bangladesi romani ampliando le prospettive della
nostra indagine, nonché di sperimentare in prima persona gli assetti
sociali e le relazioni di genere vigenti nel Paese e di constatarne le

                                                                       -
nibilità hanno reso possibile la realizzazione di questa ricerca, i nomi
delle persone verranno omessi o sistematicamente alterati, insieme
alle informazioni che potrebbero portare facilmente al loro ricono-
scimento.

     Il fenomeno migratorio bangladese

                                                                                             -

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     4
           Francesco Pompeo,
una periferia storica romana,
     5
          Andrea Priori, Romer probashira. Reti sociali e itinerari transnazionali bangladesi a
Roma,

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si migratori provenienti dal Bangladesh.6 Inizialmente, infatti, nei
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                                                                 e una
legislazione favorevole aveva attirato nel
                       8
                                                                     -
ti in maniera pressoché esclusiva da giovani uomini soli in cerca di
fortuna e riscatto sociale, dotati di un grado di istruzione superiore
alla media: una base che si sarebbe progressivamente allargata verso
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intrecciando sempre più la migrazione con la sopravvivenza e il mi-
glioramento concreto della qualità della propria vita e della propria
famiglia.9
               probashi10

collocandosi nei segmenti inferiori del mercato, facendo proprie le
occupazioni lasciate libere dagli autoctoni, anche se non collimavano
con le aspettative iniziali, e accontentandosi di quel trattamento dif-
ferenziale spesso riservato agli stranieri.11

in nero di stanze e posti letto caratterizzato da una certa tendenza
al sovraffollamento.12 Nella nostra indagine, abbiamo potuto consta-

    6
         Il Bangladesh, settimo paese più popoloso del pianeta con una densità
superiore ai 1.000 abitanti per km², presenta una popolazione molto giovane in

lavoro enormemente in eccesso rispetto alle possibilità di assorbimento del povero
                                                  World Health Report 2005, World
Wealth Organization <                                            >).
     7
                                                                                 -

nord occidentale, luogo di più vecchia immigrazione, a erigere barriere legislative
nei confronti dei nuovi arrivi.
     8

                                                               Asia-Italia, scenari migratori,
     9
                                            Bangladeshis in Rome. A case of migratory oppor-
tunism,                                            Population migrations and changing world
order
     10
         Termine della lingua bangla che viene utilizzato nei confronti dei bangla-
                                                 pro, estensione e bashi, le persone che
sono partite alla ricerca di un futuro migliore.
     11
         Enrico Pugliese, L’Italia fra migrazioni internazionali e migrazioni interne, Bolo-
gna, Il Mulino, 2002.
     12

                       Storia delle donne, 9 (2013)
NOEMI BISIO                                                                      53

tare, attraverso interviste in ambito domestico, come molte famiglie

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    La maggior parte insediamenti abitativi e commerciali dei pro-
bashi romani sono concentrati in pochi quartieri, quali Esquilino, Pi-
gneto, Torpignattara e Centocelle,13 un fenomeno che è da ricondursi

“catene migratorie”: reti informali di relazioni sociali formate sul-
la base di parentela, appartenenza clanica, provenienza comune o
amicizia che legano migranti, migranti precedenti e non migranti
tramite aspettative e obblighi reciproci e, così facendo, favoriscono

abitativo e lavorativo.14

    L’arrivo delle probashi

    Solo a partire dal 2007 i dati sui permessi di soggiorno ricono-

degli ingressi di donne per motivi di ricongiungimento familiare: un
cambiamento che ha cominciato a plasmare la comunità probashi ro-
mana.
                                                                       -
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detti permessi spesso non siano andati tanto a ricomporre nuclei fa-
miliari preesistenti la migrazione, quanto a sancire la creazione di
nuove famiglie nate a distanza attraverso il fenomeno molto diffuso
delle “mogli per corrispondenza”.
    La tendenza dei probashi
bangladesi nubili in età da matrimonio sul territorio italiano hanno,
infatti, spinto i bangladesi, ormai regolarizzatisi e desiderosi formare
una famiglia, a rivolgersi a mediatori residenti in Bangladesh, tipi-
camente membri della famiglia o del clan di riferimento, per trova-
re una moglie adatta in patria, con la prospettiva di conoscerla in

                               Pigneto-Banglatown, p. 60).
    13

Osservatorio romano sulle migrazioni, 2012, pp. 386-387).
     14
          Maurizio Ambrosini, Sociologia delle migrazioni, Bologna, il Mulino, 2005,
p. 80.

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seguito di persona.15 Questo meccanismo ha permesso e permette

moglie in Italia grazie appunto allo strumento del ricongiungimen-
to familiare.16
imam del quartiere di Tropignattara ci hanno confermato che, an-
cora oggi, oltre il 90% dei matrimoni celebrati dopo la migrazione
segue questo meccanismo.17 La pervasività di questo fenomeno va

legami clanici e parentali per i probashi, comprensibili solo se raf-
frontati ai costumi sociali tuttora in uso in Bangladesh e derivanti
                                                                      -
me sharaitiche.18 Nonostante diversi interventi legislativi dello Stato
bangladese, resistono, infatti, nel Paese residui del sistema castale
indù, nonché la prassi del matrimonio combinato anche in giovane

   Per comprendere appieno il successo di questo meccanismo
occorre puntualizzare che il matrimonio con un probashi gode, nel

sproporzionata se paragonata alle reali condizioni di vita dei bangla-

situazione lavorativa ed abitativa non certo rosea per i bangladesi

in patria attraverso i probashi è molto differente. In una società ten-
                                                                        -
zazione sociale prevede una serie di reciproche evitazioni, non solo
matrimoniali, fra appartenenti a diversi insiemi, la collocazione so-
ciale derivante dal proprio tenore di vita e dal tipo di lavoro svolto ha
                                                                        -

     15
         Un percorso che viene descritto con delicatezza nel lungometraggio di
                 Le ferie di Licu del 2006.
     16
         Previsto nel D.Lgs n. 5, 8 gennaio 2007, Attuazione della direttiva 2003/86/
CE relativa al diritto di ricongiungimento familiare.
     17
         Anche se sarebbero in aumento i matrimoni, sempre combinati, con gio-
vani donne bangladesi residenti in Italia, come abbiamo potuto constatare nel par-
     18
          È importante ricordare che il Bangladesh è un Paese a maggioranza mu-

nel quale persistono anche norme consuetudinarie legate alla sharia e alla tradizio-
ne indù.

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tuazione lavorativa e le proprie condizioni di vita ai congiunti rimasti

    Come abbiamo potuto constatare anche nel nostro viaggio in
Bangladesh, grazie alla pratica sistematica di una vera e propria
“menzogna collettiva”19 da parte dei probashi, quanti sono rimasti in
patria possono vedere solo i risultati materiali del soggiorno euro-
peo senza essere a conoscenza del modo in cui quei beni sono stati

notare forti discrepanze tra le reali condizioni di vita di molti dei
migranti da noi intervistati e le immagini pubblicate dagli stessi sulle
proprie pagine Facebook, che li ritraevano, ad esempio, appoggiati
a macchine di lusso dando a intendere che fossero di loro proprietà.
Tale mancanza di sincerità contribuisce alla costruzione in patria
                                                                                          20

che ha forti ripercussioni sulle future mogli, tanto da permettere ai
probashi di congiungersi facilmente anche con donne di rango eco-
nomico e sociale superiore al proprio.
    Come ci è stato riferito da operatori del settore e da diverse pro-
bashi
arrivate in Italia convinte di entrare a far parte del sogno di successo
dipinto dal marito, ma la realtà della situazione nella Capitale ha

condizioni molto diverse da quelle che erano state loro prospettate e,
a volte, persino peggiori di quelle di partenza, costrette dalle scarse

condividere esigui appartamenti con altri uomini o altre famiglie.
Bloccate in una condizione di isolamento e fragilità, le giovani ban-
gladesi hanno visto inoltre svanire ben presto ogni prospettiva di
inserimento lavorativo e sociale nonostante il loro livello, spesso buo-
no, di istruzione.

     La vita delle probashi romane

     La quotidianità delle probashi
                                                                                          -

      19
          Abdelmalek Sayad, La doppia assenza. Dalle illusioni dell’emigrato alle sofferenze
dell’immigrato
      20
          Katy Gardner, International migration and the rural context in Sylhet, «Journal of
Ethnic and Migration Studies», 18, 1992, n. 4, p. 586.

Storia delle donne, 9 (2013)
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mo poiché raramente viene permesso alle donne di lavorare.21 Il
lavoro femminile al di fuori delle mura domestiche, pur essendo
ormai piuttosto comune in Bangladesh,22 in Italia è decisamente
raro, in quanto il mercato del lavoro non sembra offrire posizioni
in ambienti abbastanza garantiti, almeno dal punto di vista bangla-
dese. I probashi, infatti, auspicherebbero per le donne impieghi da

il pubblico fosse minimo, in modo da non mettere in discussione la
rispettabilità della famiglia. Nel mercato lavorativo italiano, invece,
le mansioni tipicamente dedicate alla manodopera femminile stra-
niera sarebbero quelle di cura e assistenza agli anziani, che però
non rispondono alle caratteristiche desiderate dai bangladesi.

per le probashi                                                                        -

accesso ai servizi pubblici di asilo nido, i costi proibitivi di quelli
privati e alcuni fattori culturali obbligano, infatti, le donne a rima-

della famiglia, o del capo famiglia, coerentemente con una linea di
pensiero piuttosto precisa. È, infatti, piuttosto diffusa nella comu-
nità probashi

diversi imam del territorio romano.23
    Sradicate dal loro contesto familiare, senza contatti o punti di ri-
ferimento leciti, spesso timorose di avventurarsi in una città che non
conoscono e di cui non padroneggiano la lingua, le probashi, specie

     21
          Nonostante le probashi rappresentino il 33% della comunità bangladese

                                                                                    -
bigliamento tradizionale rivolti a una clientela femminile o esercizi di parrucchiere
o estetiste, spesso assieme al marito o sotto la sua supervisione e comunque inseriti
nei quartieri ove la presenza della comunità bangladese è predominante, Osservatorio
romano sulle migrazioni, 2012.
     22
                                                                                    -
colo, che nelle aree rurali presenta una maggiore divisione dei compiti tra i generi,
merita un discorso a parte, cfr. Naila Kabeer, The power to choose. Bangladeshi women
and labour market decisions in London and Dhaka,
     23
           In realtà il Corano
a una balia.

                     Storia delle donne, 9 (2013)
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le nuove arrivate, passano le loro giornate da sole in casa. Si trat-

presenta delle componenti di volontarietà sia da parte della donna,
spiazzata dalla nuova realtà e conscia di dovere rispetto e ubbidienza

                                                          Per dare il          24

segno di tale isolamento possiamo sottolineare che, sebbene durante
la nostra ricerca siamo riusciti ad interagire con un campione molto
variegato di donne, è stato pressoché impossibile incontrare anche
solo una delle nuove arrivate.
    La mutata condizione delle probashi                             -
rigine può essere osservata anche al di fuori delle mura domestiche

scena pubblica: primo fra tutti il velo.
                                                      purdah, non usano
                                                  hijab, il niqab o il burqa,
preferendo una specie di saari, di tessuto leggero e colorato alla foggia
delle donne indù, dotato di una sorta di scialle che cade morbida-
mente sui capelli senza nasconderli del tutto e che può facilmente

del testo coranico che vede nel termine hijab
“velo” come copricapo, ma soprattutto quello di “separazione spa-
ziale e visuale”, di “protezione”, di una cortina posta a dividere lo
spazio pubblico da quello privato.25                     purdah, quindi,
per le donne bangladesi non passa tanto dalla scelta di coprire il capo
o il volto, quanto da un atteggiamento più generale di modestia e di
autolimitazione a livello sociale entro la sfera privata.26 Per questo
motivo in Bangladesh la vita delle donne è incentrata sulla Bai, la cer-
chia familiare, considerata uno spazio privato entro il quale la deroga
                                                                                    27

       24
            Come ci ha riferito una delle nostre interlocutrici «la donna bangla ha due

il marito».
       25
                              Tra veli e turbanti, rituali sociali e vita privata nei mondi dell’I-
slam
   26
        Fatima Mernissi, Donne del profeta. La condizione femminile nell’Islam, Genova,
ECIG, 1992, p. 111.
   27
       Corano

sposarsi.

Storia delle donne, 9 (2013)
58                               Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

    Nonostante ciò si è potuto notare, negli ultimi anni, come, una
volta giunte in Italia, le probashi tendano talvolta a mutare questa tra-
                                                               hijab. Nel
ricercare le motivazioni di tale scelta possiamo evidenziare innanzi-
                                                                        -

                                             umma                -
contro con donne musulmane di diversa provenienza, e quindi legate
a differenti costumi sociali,28                                  -

sulle condotte di vita considerate rispettabili. In questo caso pare che
                                                                         -
vanza più stretta del purdah a livello estetico. Durante i colloqui, ad
esempio, un gruppo di giovani donne bangladesi ci ha riferito episodi
di incidenti culturali avvenuti nella Grande Moschea, dove alcune
di loro sono state stigmatizzate da altre fedeli di diversa nazionalità
perché indossavano vestiti che lasciavano le braccia e il collo scoperti.
    Tra le cause della riscoperta del velo da parte delle probashi non
può poi essere trascurata la volontà, da parte dei mariti, di tutelare
le mogli dai pericoli della società italiana e dai rischi legati alla fre-
quentazione di spazi pubblici comuni a migranti di altra origine. Il
velo in questo caso, come ci ha riferito uno degli imam più liberal
del panorama probashi, sarebbe quindi vissuto come una difesa della
sessualità femminile e uno strumento che dovrebbe permettere alle
donne di entrare più liberamente nello spazio pubblico.
                                                                         -
zazione in atto nella comunità migrante romana, motivato da un
atteggiamento naturale di maggiore attaccamento alle proprie tradi-
zioni come difesa della propria identità in un contesto culturale così
estraneo.29 Un processo rilevabile attraverso la diffusione nel terri-
torio di movimenti islamisti radicali, come il Movimento Tabligh, i
                             hijab alle donne presentandolo come un
inderogabile obbligo religioso e sostenendo che le donne non velate

     Nelle parole delle donne bangladesi che fanno questa scelta, al-

     28
          Non prevedendo una struttura centrale, la religione islamica ha permesso

                                   Il velo nell’Islam,
     29
        Stefano Allievi, Islam italiano. Viaggio nella seconda religione del Paese, Torino,
Einaudi, 2003.

                       Storia delle donne, 9 (2013)
NOEMI BISIO                                                                        59

del velo è quasi sempre dipinta come frutto di una libera decisione e
                                                                    -
tirsi parte di una comunità musulmana transnazionale.30

    Tensioni coniugali e divorzi

     Dalle interviste effettuate nel corso della nostra ricerca è emerso
un generale senso di allarme per la stabilità delle unioni nella comu-
nità bangladese romana: sarebbero, infatti, in netto aumento i casi
di divorzio o di separazione informale.31
     Tra le tante ipotesi che vengono espresse circa le motivazioni che
sottenderebbero a questo fenomeno sembra avere particolare consi-
stenza il disagio provocato dal tradimento delle aspettative costruite
dalla “grande bugia” della migrazione, nonché la precarietà della
situazione abitativa e lavorativa delle nuove famiglie bangladesi. La
delusione provata dalle probashi nel constatare, una volta giunte in
Italia, di essere state ingannate da false promesse di benessere può
essere, infatti, motivo di forti screzi tra i coniugi e causa di una di-
saffezione di fondo che andrebbe minare alla base il rapporto. La
condizione di sovraffollamento vissuta negli appartamenti condivisi
porta inoltre a una certa promiscuità o, per lo meno, ad una minor
tutela della privacy, soprattutto nei casi di famiglie che condivido-

imam intervistati, la principale causa dei divorzi sarebbe la convi-
venza delle donne con altri uomini, spesso nemmeno imparentati.
   Sempre dal punto di vista di alcuni leader religiosi, non sareb-

italiana, in cui il divorzio è quasi una regola e in cui, ai loro occhi,
sarebbe in atto una vera e propria destrutturazione sociale.
     A nostro parere, invece, tra i motivi di crisi risulta molto più ri-
levante                                                                 -
canza che pone la coppia bangladese, e soprattutto la donna, in una
situazione di ulteriore isolamento, privandola di importanti sostegni
morali e psicologici.

     30
         Una comunità dalle cui attività rituali sono però spesso escluse: le ridotte
dimensioni delle sale di preghiera romane impediscono la delimitazione di aree
separate dedicate alle donne, ostacolandone la partecipazione.
     31
         In alcuni casi, nonostante non avvenga un atto formale di divorzio, la mo-
glie decide di tornare in patria per allontanarsi dal marito e di rimettersi nuovamen-

attendibili in grado di confermare questo fenomeno.

Storia delle donne, 9 (2013)
60                             Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

     Gli uomini, infatti, tentano di sostituire la Bai attraverso una
                                                                    -

la paura dei probashi

di residenza. Un timore che, a volte, può condurre gli uomini a com-
portamenti ossessivi nei confronti delle proprie consorti, come, ad
esempio, telefonate continue, divieti di uscire di casa e controlli a
sorpresa, che portano la situazione al limite della segregazione. In
questi casi estremi non sono rari gli episodi di violenza domestica,
volti a frenare eventuali impulsi di ribellione di quelle donne che,
confrontando la propria situazione con quella di altre connazionali
e soprattutto con le donne italiane, si rendono conto di trovarsi in
una situazione di privazione della libertà. Come è immaginabile,
                                                                    -
no denunciate alle autorità competenti per paura e per vergogna.32
Fortunatamente fanno eccezione alcuni casi, come quello di A. una
nostra testimone picchiata dal marito, su sollecitazione del clan di
appartenenza, proprio nel periodo nella nostra indagine perché

di denunciare il cognato presso le autorità italiane e di allontanare la
sorella dalla casa coniugale.33
    Nonostante il divorzio sia consentito34 e regolato da norme pre-
cise sia nel diritto musulmano classico,35 sia nella legislazione del
Bangladesh, alla quale sono sottoposti i coniugi per quanto riguarda
lo statuto personale, si può facilmente notare come questo istituto
sia praticato con estrema cautela, soprattutto nel contesto italiano.
    La motivazione è da ricercarsi innanzitutto nel fatto che, a causa
dei vincoli imposti dalla legislazione italiana in materia di immigra-
zione, la separazione dal coniuge diviene molto svantaggiosa per le

     32
                                                                                   -
tri anti-violenza del territorio è emerso che la percentuale di donne bangladesi sul
totale delle utenti è decisamente bassa.
     33
           Da notarsi comunque come, anche nel caso da noi citato, la scelta della
probashi sia sempre legata e dipendente da una forma di tutela maschile.
     34
          A differenze del matrimonio cristiano, quello musulmano non è un sacra-

sciolto, sebbene a determinate condizioni, Francesco Castro, Il modello islamico, a
cura di Gian Maria Piccinelli, Torino, Giappichelli, 2007, pp. 40-43.
     35
          Corano

                     Storia delle donne, 9 (2013)
NOEMI BISIO                                                                      61

donne, soprattutto per quante non abbiano ancora ottenuto la cit-

loro soggiorno in Italia. In caso di separazione, infatti, la donna be-
                                                                      -
liare ha, secondo la normativa vigente, sei mesi di tempo per trovare

«permesso per motivi di lavoro».36

fronteggiare in questo percorso una donna bangladese, abituata a
vivere in casa, con una scarsa conoscenza della lingua italiana e sen-
za alcuna esperienza lavorativa precedente. Se a ciò si aggiunge la

diffusa in Bangladesh nei confronti del divorzio, i dati esigui sulle
separazioni dei probashi divengono facilmente comprensibili.
    Da queste brevi osservazioni appare chiaramente la centralità
                                                                    -
                                                                    -
tutto economica, in grado non solo di garantire un livello di vita

uscita in caso di matrimoni infelici. Si può sottolineare come, nei rari
casi di donne bangladesi occupate nel mercato italiano del lavoro,
il raggiungimento di questa autonomia sia andato a scardinare gli
                                                                       -
game tra mantenimento, garantito dal marito, e obbedienza dovuta
dalla moglie che sottende al matrimonio musulmano classico e che
sancisce il dominio maschile sulla donna,37 contribuendo così alla
nascita di un nuovo tipo di donna in grado di emanciparsi autono-
                                                                  38

     Emancipazione ed                      : le probashi come transfer culturali

                                                                   -
ne delle probashi dalla loro condizione di isolamento avvenga, nella

     36
          Art. 30 comma 5 T.U. e Decisione n. 767 del 2005 del Consiglio di Stato.
     37

mantiene, Corano
     38

                                                                          Il modello
islamico, p. 36.

Storia delle donne, 9 (2013)
62                         Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

e soprattutto il loro inserimento scolastico, fanno sorgere, infatti, per
le famiglie bangladesi, e soprattutto per le donne, nuove esigenze di
interazione con il contesto di residenza a cui non si possono sottrarre.
     In questa nuova esperienza le probashi si scontrano spesso con le

lingua italiana.
    Negli ultimi anni molteplici iniziative sono state messe in atto in
                                                                      -

Come nella scuola Di Donato del quartiere Esquilino, dove il corso
di italiano rivolto alle mamme straniere, soprattutto bangladesi, è

italiana, i quali si occupano anche delle lezioni. Progetti analoghi
                                                                   -

servizio di ascolto.
     Gli operatori del settore fanno notare come la frequentazione di
un corso di lingua italiana permetta alle donne non solo di uscire dal
silenzio imposto dalle barriere linguistiche, ma anche di rompere la
loro condizione di isolamento, ritrovando una dimensione di sociali-
tà, non più legata alla cerchia familiare ma ad una rete amicale. Inol-
tre questa attività permette alle bangladesi di riappropriarsi di una
certa libertà di movimento, nonostante siano spesso accompagnate
dai mariti negli spostamenti o monitorate tramite costanti telefona-
te, accedendo ad uno spazio esclusivamente loro, che contribuisce a
creare una sorta di comunità parallela di donne in grado di sottrarsi,
almeno in parte, al controllo degli uomini. Un quadro dipinto per-

con chi parlare, mi mancavano le mie sorelle e le mie cugine, ora ho
queste nuove amiche, tutte mamme come me, anche italiane: come
donne noi ci capiamo anche se parliamo male la lingua».

rappresenta poi, per le probashi, una delle occasioni più importanti

gli italiani. Nonostante i bangladesi rappresentino una delle anime

                                                                                   -

                  Storia delle donne, 9 (2013)
NOEMI BISIO                                                                      63

gladesi e italiane al di fuori degli spazi dedicati dalla scuola. La pro-
blematica principale sarebbe rappresentata dalla scelta dello spazio
extrascolastico in cui mantenere le relazioni amicali tra i bambini
e, di conseguenza, tra gli adulti. La precaria situazione abitativa di
molte famiglie bangladesi, infatti, ne inibisce la disponibilità a rice-
vere visite in casa;39                         probashi affrontano diver-

essere accompagnate dai propri mariti; esse, infatti, non sarebbero a
loro agio da sole in presenza di un altro uomo. Emblematico il caso
riferito da un papà italiano costretto a pagare ore extra alla baby-
sitter e ad inventarsi impegni che lo trattenessero fuori casa in modo

in presenza della madre.

delle bangladesi di interagire costantemente con il contesto italiano
in una posizione di parità e non più di inferiorità, come accade al
contrario a molti dei probashi nei contesti lavorativi, sta lentamente
portando proprio le donne ad assumere un nuovo ruolo di transfer

     Le nuove esperienze, in particolare il confronto, tramite le scuole
                                                                       -
nate da una medesima condizione, nonché le relazioni con donne
italiane, stanno portando alcune probashi a profonde rivalutazioni
delle proprie convinzioni e decisioni circa la propria situazione, non-

     Questa inedita apertura alla novità, combinata con condizioni
                                                                      -
pio, alcune donne bangladesi a valutare la possibilità di un proprio
inserimento lavorativo. Non si tratta, però, di un percorso facile in
quanto ostacolato non solo dalle resistenze dei mariti, ma anche dal-
la indisponibilità delle probashi ad accettare impieghi che non rispon-
dano a determinati requisiti; da non tralasciarsi poi il problema della
                                                                      -
de totalmente sulle donne, le quali, avendo lasciato la maggior parte

    39
         Come riferisce T.: «come faccio a far venire bambini italiani in casa? Dove

Storia delle donne, 9 (2013)
64                            Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

di associazioni del Terzo Settore tra cui, ad esempio, quella della
Sartoria Solidale presso la Casa del Parco delle Energie-ex Snia;40
questi piccoli progetti non riescono, invero, a soddisfare pienamente

intervento da parte delle istituzioni cittadine e nazionali, che proba-
bilmente non hanno ancora saputo cogliere la portata del fenomeno.
    Ai suddetti progetti si aggiungono anche le esperienze di una
piccola minoranza di donne che, partendo con un maggiore baga-
glio cognitivo e una particolare predisposizione personale, decide di
intraprendere strade diverse ed autonome, magari anche con il so-
stegno dei propri coniugi. La nostra indagine ha rilevato come però

di “stampo occidentale” o al di fuori dei canoni considerati accettabi-
li dai probashi, venga spesso osteggiata dalla comunità bangladese che
arriva spesso ad esercitare forti pressioni sui mariti perché “mettano
                                                                        -
lare alla testimonianza diretta di una coppia, da noi intervistata, coin-
volta in un episodio del genere a causa della decisione della donna di
lavorare in un negozio di abbigliamento gestito da romani e di vestirsi

appoggiare la scelta della compagna, il marito si è ritrovato isolato,
ostracizzato dalla comunità probashi, mentre la moglie è stata addita-
ta, anche da molte altre donne, come una “poco di buono”.
     È purtroppo evidente come nella collettività probashi           -
ano presenti, ad oggi, sopratutto due tipi di donne: da una parte la
brava moglie musulmana, rispettosa delle tradizioni, devota al ma-

la donna deviata che si è lasciata assimilare dalla cultura occidentale
abbandonando i costumi tradizionali e rinnegando la propria co-
munità. Nonostante le diverse aperture già citate, non sembra es-
sersi ancora affermata una via di mezzo che consenta alle donne di
mantenere contemporaneamente autonomia e rispettabilità sociale,

                                                      probashi
associazioni intraetniche.

     40

si propone di far esplorare alle donne bangladesi le tecniche sartoriali su modelli
occidentali, in prospettiva di un inserimento lavorativo; nel frattempo i prodotti
realizzati vengono venduti presso la Bottega Solidale di via Macerata fornendo un
piccolo guadagno alle utenti

                     Storia delle donne, 9 (2013)
NOEMI BISIO                                                                     65

                        intraetnico

                                                                     -
                                               probashi non passi solo
                                                                     -
zione di un ruolo più attivo delle donne nella realtà intraetnica.
    È interessante notare come, però, sia sempre la maternità ad ap-

delle donne bangladesi. La stabilizzazione dei probashi, la nascita dei

infatti, portato alla luce una nuova esigenza della collettività: la tra-
smissione del capitale simbolico e dei valori condivisi della comunità
bangladese che rischiano di andare persi in una completa assimila-
zione con la società italiana.
    Per favorire la trasmissione della religione musulmana, della lin-
gua e della cultura bangladese sono quindi nate diverse iniziative

promuovere corsi di formazione integrativi per piccoli probashi, non-
ché di creare maggiori spazi di socializzazione comunitaria entro i

comune.41
    Spesso tali progetti sono portati avanti nella quotidianità dalla
componente femminile della comunità, coordinata dalla dirigenza,
prevalentemente maschile, delle associazioni etniche bangladesi. Fa
                                                                     -
senta un comitato di gestione misto formato da probashi uomini e
donne, ma anche da alcuni italiani.42
                                                                     -
piono il “tempo vuoto” che solitamente caratterizza la loro quo-
tidianità, come riferisce una giovane insegnante, ma acquisiscono
un prestigio sociale presso la collettività attraverso le famiglie dei
propri alunni; inoltre la conquista di una libertà di movimento ine-
dita consente loro di instaurare relazioni femminili elettive, non

    41

                                                                                  -
zione Comunista in via Bordoni a Torpignattara. Si tratta di una scuola di lingua e
                                   probashi: un progetto educativo che, negli anni,
ha coinvolto quasi 250 bambini.
    42
        Il numero di queste scuole nel territorio romano è in costante crescita. Si

Storia delle donne, 9 (2013)
66                               Le donne bangladesi a Roma: come si trasforma una comunità

vincolate dalla parentela, diverse da quelle che avrebbero coltivato
in patria.
    Le scuole di cultura bangladese sono anche uno spazio sociale
nel quale il ruolo educativo genitoriale accede a una dimensione
pubblica e collettivamente condivisa, uscendo così da quella mera-

    La possibilità di poter seguire e comprendere pienamente i per-
                                                                      -
ne, sia maschile che femminile, a molte attività extra-scolastiche e
occasioni di socialità quali feste, saggi, gite fuori porta, organizza-
te dalla suddette scuole, attività che rappresentano vere e proprie

“carnascialesco”, gli uomini sono più o meno completamente a di-

cui sono soliti muoversi.43
    La riproduzione culturale promossa da queste agenzie educa-

alle tradizioni familiari, ma tende anche a rinsaldare il legame dei
probashi e delle probashi
le proprie usanze in un contesto comunitario condiviso.44
    La nostra ricerca ha evidenziato come le scuole etniche siano ad
                                                                   -
dese romana, spazi sociali che stanno acquisendo sempre maggiore
importanza nel processo di emancipazione delle probashi. Non solo,
infatti, costituiscono un contesto garantito in cui le donne possono

anche, in alcuni casi, un laboratorio di sperimentazione di socia-
lizzazione e di un nuovo equilibrio tra i generi. Il fatto che si tratti
di esperienze autonome, promosse direttamente da esponenti della
comunità senza intermediazioni o sollecitazioni di istituzioni locali,
non può che accrescerne la rilevanza.

     Seconda generazione e prospettive future

                                                                 -
tore della comunità bangladese promotore di dialogo con la società

di una seconda generazione, infatti, pone sulla scena nuovi attori in

     43
          Priori, Romer probashira, cit. p. 261.
     44
          Pompeo, Pigneto-Banglatown, p.99.

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NOEMI BISIO                                                                          67

grado di rielaborare i tratti culturali e religiosi tradizionali alla luce
del proprio biculturalismo: i bambini, e soprattutto le bambine, nati
e/o cresciuti in Italia.
    A differenza delle loro madri le bimbe probashi sono inserite nella

percorso scolastico: una società di cui comprendono presto non solo

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studio dei precetti islamici in madrasa. Oggetto di un vero e pro-
prio processo di “acculturazione selettiva”,45 le bambine bangladesi
rischiano di venire profondamente confuse da messaggi spesso con-
trastanti e non coordinati tra loro dalle diverse agenzie educative.46
    La giovane età dei minori probashi nati in Italia o trasferitisi nei
primi anni di vita ha per ora messo al riparo i nuclei familiari bangla-

si può comunque evidenziare una condizione di tensione latente,

esercitarsi secondo codici normativi ispirati ai valori tradizionali di
stampo patriarcale e il confronto con la società italiana che propone
valori egualitari e processi di emancipazione femminile.

il tema della crisi economica che sta investendo non solo gli autocto-
ni ma anche i residenti stranieri e li sta spingendo a valutare nuove
strategie per sviluppare il proprio progetto migratorio. La maggior
parte dei soggiornanti di lungo periodo provenienti dal Bangladesh,
infatti, dimostra ad oggi di non voler invecchiare in Italia, ma di spe-
rare di godersi i frutti del proprio lavoro in patria, dove spesso ha già
fatto importanti investimenti e dove il costo della vita è decisamente

     45
                                                                                    -
rivo, continuano a rispettare norme, valori e legami derivanti dal contesto familiare
                             Sociologia delle migrazioni, pp. 147-176).
    46

probashi così confusa da chiedere alla maestra se il ballo fosse da considerarsi proibi-
to, visto che così le era stato detto in madrasa, e come mai allora nella scuola bangla

stessa aveva partecipato.

Storia delle donne, 9 (2013)
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il legame affettivo e di responsabilità nei confronti della famiglia e
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sentano alcuni dei fattori che potrebbero spingere nei prossimi anni
molti probashi

fanno del Bangladesh, a differenza di altri Stati a forte pressione
migratoria, un paese in cui è plausibile voler fare ritorno.
   Il nostro viaggio in Bangladesh ci ha permesso di confrontare

     In questa prospettiva sembra interessante immaginare come si
rapporteranno le probashi romane ad un ennesimo cambiamento di
modelli culturali in caso di un ritorno in patria: assumeranno ancora
il ruolo di transfer culturali divenendo fonte di rinnovamento per il
loro paese o semplicemente si adegueranno nuovamente alla situa-
zione corrente?
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ne e delle sue scelte future: viene da chiedersi se ragazze e ragazzi
nati e cresciuti in Italia, che hanno ormai assimilato gusti, aspirazio-
ni, modelli di consumo propri dei loro coetanei, vorranno trasferirsi
in un Paese così diverso da quello in cui vivono ora.
     Non avendo risposte certe a questi quesiti, possiamo solo conclu-
dere con le parole di A., una giovane insegnante di una delle scuole
etniche da noi visitate: «Appena arrivata vivevo una vita sospesa,
non mia, in attesa che mio marito tornasse dal lavoro, in attesa di
rimanere incinta, in attesa di ricevere notizie dei miei genitori. Ora
faccio i programmi delle lezioni per gli studenti, mi incontro con le
mie amiche bangla e italiane, mio marito mi rispetta e sono diventa-
ta un membro importante e stimato nella mia comunità: questa ora
è la mia vita, quella che io mi sono scelta, e mi rende felice».

     Abstract: Il presente lavoro intende approfondire l’analisi sul ruolo delle donne
nelle migrazioni odierne analizzando la comunità bangladese residente a Roma, tale
prospettiva è volta a restituire alle donne bangladesi un ruolo di primo piano quali
motori dell’evoluzione della loro comunità e nell’attuale percorso di creazione di
una nuova cittadinanza. Considerate spesso come soggetti passivi della migrazione,
le migranti bangladesi in Italia vengono scaraventate in una realtà completamente
nuova che invero sollecita loro, ancor più degli uomini, a confrontarsi con diverse
categorie di pensiero. Grazie all’esperienza della maternità le donne bangladesi

                     Storia delle donne, 9 (2013)
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sono costrette a uscire di casa e ad interagire con istituzioni e famiglie italiane allo
scopo di partecipare alla formazione dei propri figli. Un cambiamento che ha impor-
tanti conseguenze sulla collettività bangladese residente in Italia, ma anche sulla
società di residenza e su quella di appartenenza.

     This paper aims to deepen the analysis on women role in migration today
observing the Bangladeshi community resident in Rome. This perspective wants to
return Bangladeshi women a leading role as engine of evolution for their community
and in the current process new citizenship’s creation. Often considered to be passive
subjects of migration, the Bangladeshi woman are hurled into a completely new real-
ity that indeed calls them, even more than men, to deal with different customs and
categories of thought. Thanks to the experience of motherhood, Bangladeshi women
are forced to leave the house and interact with institutions and Italian families in
order to participate in the training of their children. A change that has important
impact on Bangladeshi community resident in Italy, but also on the society of resi-
dence and that of belonging.

     Keywords: Bangladesh, donne e nuova cittadinanza, emancipazione, dialogo
interculturale, Islam, diritto musulmano; women and new citizenship, empower-
ment, intercultural dialogue, Islam, Muslim law.

     Biodata: Noemi Bisio ha conseguito la laurea specialistica in Storia e Società,
indirizzo Storia, politiche e cooperazione presso l’Università di Roma Tre nel 2012
con una tesi in Diritto musulmano incentrata sulla comunità bangladese residente a
Roma. Attualmente sta portando avanti un progetto di cooperazione per la valoriz-
zazione culturale e la comunicazione turistica del Bangladesh in Italia promosso da
diverse associazioni bangladesi (noemi.bisio@gmail.com).

Storia delle donne, 9 (2013)
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     Storia delle donne, 9 (2013)
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