Il Sangue e le sue funzioni - supportodidattico.it

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Prof. Paolo Marchesi                                                                     Chimica, Biologia, Astronomia, Scienze della terra

                                   Il Sangue e le sue funzioni
                                    …..non divulgare questo materiale senza il consenso dell’autore, grazie…..

Sommario
Caratteristiche generali del sangue ..............................................................................2
Le componenti del sangue ...........................................................................................3
Origine delle cellule del sangue ..................................................................................5
L’emostasi ...................................................................................................................5
Placca aterosclerotica e conseguenze ..........................................................................7

Formazione a distanza-marzo 2020                                                …..non divulgare questo materiale senza il consenso dell’autore, grazie…..
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Caratteristiche generali del sangue
Per la comprensione del sistema circolatorio è essenziale conoscere anche le funzioni principali del sangue.
Esso può essere metaforicamente rappresentato come un autostrada da cui partono e arrivano delle sostanze, da
e verso i tessuti del nostro corpo. La schematizzazione in figura riguarda solo le principali sostanze.

       Polmoni        App. Digerente         App. Endocrino              Fegato                                           Tutti i tessuti del corpo

 CO2                          H2O                                                                                                          O2
                              Biomolecole organiche    Ormoni          glucosio    Rifiuti                         H2O biomolecole                   CO2
              O2              Ioni                                    Proteine     Azotati Urea                     Ioni, Ormoni,cellule             Rifiuti
                                                                     Plasmatiche                                 cellule difesa immunitaria          azotati

                                                                     SANGUE
                   Ca, P,           Urea              H2O                ferro e altre     Globuli rossi
Cellule del        lipidi                             Sali               biomolecole       invecchiati
sangue                                                                   riciclate

         Scheletro                     Rene e altri                            Milza e altri
                                       organi escretori                        organi emolitici

Figura 1: Sostanze in entrata e uscita dal sangue. Le frecce doppie indicano che una o più sostanze possono
entrare o uscire dal sangue da e verso un organo. La figura riporta solo le principali sostanze scambiate.

Il sangue è un tessuto connettivo, come tale è formato da una parte di cellule (elementi figurati) e una parte di
matrice extracellulare (plasma). La maggior parte delle cellule è costituita principalmente dai globuli rossi
(chiamati anche eritrociti) le unità deputate al trasporto dell’ossigeno, mentre gli altri tipi di cellule
costituiscono circa l’1% del sangue. Si definisce rapporto ematocrito (o semplicemente ematocrito) il
rapporto fra il volume totale di un campione di sangue e il volume dei soli globuli rossi. Questo rapporto viene
in genere espresso in percentuale. Ad esempio un rapporto ematocrito di 0,45 (che può essere espresso
moltiplicandolo per 100 come 45% o semplicemente 45) sta ad indicare che su un ipotetico volume di 100ml di
sangue sono presenti 45ml di soli globuli rossi. Poiché il volume delle altre cellule è abbastanza trascurabile,
spesso si definisce l’ematocrito come il rapporto fra il volume delle sole cellule (tutte, non solo i globuli rossi) e
il volume totale del sangue. Questa approssimazione è comunque molto usata. La frazione non cellulare del
sangue (in pratica la matrice di questo t. connettivo) è detta plasma. In un campione di sangue il plasma si
ottiene aggiungendo anticoagulante al sangue di una provetta per poi centrifugarlo. Se non si aggiunge
anticoagulante e si lascia coagulare il sangue, da esso si separerà una frazione liquida molto simile al plasma
chiamata siero. L’ematocrito deve restare entro valori ottimali. Se troppo basso l’efficienza respiratoria
diminuisce (pochi globuli rossi, poco ossigeno trasportato) se al contrario è troppo alto il sangue rischia di
essere troppo viscoso e provocare più facilmente incidenti circolatori come ictus e infarto. I valori ottimali del
rapporto ematocrito sono indicati nei manuali di medicina, variano in funzione del sesso (nelle donne è
inferiore) e del periodo della vita (alto nei neonati, basso in vecchiaia). Per un soggetto sano varia da 42% a
52% (37% e 47% nelle donne). L’allenamento alla fatica e l’attività in zone dove l’ossigeno è meno abbondante
tendono ad innalzare l’ematocrito, per questo motivo molti atleti effettuano l’allenamento in montagna prima
dell’inizio delle competizioni. E’ anche possibile aumentare l’ematocrito attraverso l’uso di una sostanza
dopante illecita (ormone eritropoietina chiamato anche EPO). Molte federazioni sportive come quelle del
ciclismo, fissano un limite massimo di ematocrito oltre il quale si presume che l’atleta abbia fatto doping.

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Le componenti del sangue
Il sangue dunque è formato da una parte cellulare (gli elementi figurati) e il plasma.

Figura 2 componenti del sangue

 Il plasma è costituito principalmente da acqua, ioni, glucosio, lipidi (ad esempio il colesterolo) e proteine. Fra
queste le principali e più importanti sono il fibrinogeno (importante per la coagulazione del sangue) le
globuline (proteine ad alto peso molecolare come ad esempio gli anticorpi, coinvolti nella difesa
dell’organismo) e l’ albumina coinvolta in numerose funzioni di trasporto e regolazione osmotica e del pH del
plasma. Fra gli ioni è importante ricordare quelli più abbondanti (Ca++,Na+,K+, Cl- , Ferro ecc.) e lo ione HCO3- ,
chiamato ione bicarbonato, questo ione rappresenta la forma di trasporto della CO2 da parte del plasma: La CO2
infatti tende a sciogliersi in acqua formando appunto lo ione bicarbonato. Questa reazione è facilitata dalla
presenza di un enzima, l’anidrasi carbonica, che si trova sulla superficie dei globuli rossi che quindi favoriscono
il trasporto della CO2 anche se non sono loro stessi ad effettuarlo. I globuli rossi sono invece coinvolti in prima
persona nel trasporto dell’ossigeno. Sono cellule che nella fase matura perdono il nucleo e altre strutture non
necessarie alla loro funzione. La loro vita risulta così ridotta e vengono ricambiati di continuo (in media ogni
120 giorni). I più vecchi vengono distrutti principalmente nella milza (in misura minore anche nel fegato e nel
midollo osseo) e ne vengono creati dei nuovi nel midollo osseo rosso. La loro capacità di trasporto
dell’ossigeno è dovuta all’emoglobina contenuta al loro interno, una metallo proteina (ha un gruppo eme
formato da ferro) capace di legarsi in modo reversibile all’ossigeno. Contrariamente all’anidride carbonica
(trasportata dal plasma) l’ossigeno è poco solubile nel plasma e per il suo trasporto sono pertanto necessari i
globuli rossi. Per quanto riguarda gli altri elementi figurati, una prima suddivisione è fra globuli rossi (già
descritti) con funzione di trasporto ossigeno, globuli bianchi (o leucociti) deputati alla difesa immunitaria e
piastrine (o trombociti). Queste ultime sono grossi frammenti cellulari dotati di una propria membrana e
responsabili dei processi di riparazione dei danni ai vasi. I globuli bianchi possono essere ulteriormente
suddivisi in base a come si presenta il loro interno in agranulociti e granulociti. Questi ultimi vengono poi
suddivisi in base al tipo di colorante a cui sono sensibili (colorante basico, neutro oppure l’eosina) in neutrofili,
basofili ed eosinofili. Le cellule non granulari invece sono suddivise in monociti e linfociti (B, T e NK)
La figura 3 riassume questa suddivisione.

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Figura 3: tipi di globuli bianchi

La tabella seguente riassume le principali attività delle cellule del sangue:

 Cellula                            Funzione
 Granulociti basofili               Coinvolti nelle reazioni allergiche e nelle risposte infiammatorie.
                                    Producono istamina, una sostanza in grado di regolare la dilatazione e la
                                    costrizione dei vasi sanguigni
 Granulociti neutrofili             Cellule in grado di fagocitare microrganismi estranei come eventuali batteri
                                    presenti nel sangue
 Granulociti eosinofili             Attivi contro parassiti del sangue (es malaria) e nelle risposte
                                    infiammatorie
 Monociti                           Cellule in grado di uscire dai vasi e invadere i tessuti dove si trasformano
                                    in macrofagi (o in altre cellule fagocitarie chiamate dendritiche) ovvero
                                    cellule in grado di fagocitare microorganismi invasori direttamente nei
                                    tessuti
 Linfociti B                        Prodotti nel midollo osseo poi migrano nei linfonodi e nella milza dove
                                    maturano. Producono anticorpi ovvero proteine in grado di legarsi a
                                    molecole estranee all’organismo (tossine prodotte dai batteri e altre
                                    molecole estranee, recettori superficiali di virus e batteri ecc.) e di
                                    provocarne poi la distruzione (in genere per fagocitosi da parte di altre
                                    cellule del sistema immunitario. Una qualsiasi molecola in grado di
                                    provocare la risposta anticorpale è detta antigene. Nelle cellule batteriche e
                                    in molti virus alcune molecole antigeniche sono esposte sulla loro
                                    superficie e vengono pertanto chiamate antigeni di superficie.
 Linfociti T                        Prodotti nel midollo osseo, migrano nel Timo (un piccolo organo linfoide
                                    posto dietro lo sterno) dove poi maturano. Producono sostanze citotossiche
                                    (contro cellule estranee), Facilitano il funzionamento del linfociti B e
                                    memorizzano gli antigeni già sconfitti in passato facilitando la risposta
                                    immunitaria in caso di nuova infezione (cellule della memoria)
 Linfociti NK (natural killer)      Specializzati nel riconoscimento e nella distruzione di cellule pericolose
                                    per l’organismo come cellule tumorali e cellule infettate da virus.
 Globuli rossi (eritrociti)         Trasporto ossigeno
 Piastrine (trombociti)             Non si tratta di vere e proprie cellule ma di frammenti cellulari dotati di
                                    membrane e compartimenti interni e che contengono importanti enzimi
                                    necessari alla riparazione danno tissutale (dei tessuti dei vasi). Sono
                                    prodotti da cellule madri chiamate megacariociti. L’arresto della
                                    fuoriuscita di sangue è detto emostasi.

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Origine delle cellule del sangue
Tutte le cellule del sangue si originano dal midollo osseo, anche se alcune completano la maturazione in altri
organi. Tutto ha origine dalle cellule staminali ematopoietiche (chiamate anche staminali totipotenti) le quali
ad un certo punto, possono dare origine a tipi di cellule differenti a seconda dei geni vengono attivati/disattivati.
Tale differenziazione può avvenire secondo due principali linee cellulari, la linea mieloide e la linea linfoide.
Dalla linea mieloide discendono tutti i tipi di granulociti e monociti, i globuli rossi, i megacariociti (e quindi le
piastrine). Dalla linea linfoide si originano invece i linfociti. La figura 4 riporta uno schema completo del
processo. Questo schema è riportato solo per completezza d’informazione, non viene richiesta la
memorizzazione dei nomi e dei percorsi indicati nelle figure, ma solo quelli riportati nel testo precedente.

Figura 4: processo emopoiesi

L’emostasi
Con il termine emostasi si definisce l’arresto di una fuoriuscita di sangue dai vasi. Essa si realizza attraverso
una serie di passaggi molto complessi che riassumiamo in modo schematico e semplificato, riportando solo i
principali eventi che fanno seguito alla rottura di un vaso

Fase 1: Vasocostrizione
       Il danno alla superficie interna del vaso sanguigno provoca il rilascio, da parte delle cellule del tessuto
       leso, di alcuni fattori chiamati endoteline che agiscono da potenti vasocostrittori sulla muscolatura liscia

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         del vaso che si contrae immediatamente nel cosiddetto spasmo vascolare. La vasocostrizione ha anche
         origine nervosa, dovuta ai riflessi avviati dai recettori del dolore

Figura 5: vasocostrizione

Fase 2: formazione del tappo piastrinico (o trombo bianco)
       La vasocostrizione provoca due effetti: espone verso l’interno, cioè verso il sangue, il collagene presente
       sull’esterno del vaso e modifica le caratteristiche di una molecola normalmente presente sulla superficie
       delle cellule dell’endotelio (fattore di Von Willebrand o semplicemente vWF). Questa modifica
       (indotta dall’aumento di velocità del sangue dovuto alla vasocostrizione) fa si che il fattore si attacchi
       alla superficie delle piastrine e funziona così da “adesivo” fra le piastrine e l’endotelio nella zona del
       danno. Le piastrine “incollate” dal vWF poi emettono serotonina (provoca ulteriori spasmi nel vaso) e
       delle molecole segnale che attirano verso il sito altre piastrine. Le piastrine che fuoriescono dal vaso
       invece aderiscono al collagene e ne restano intrappolate. L’ammasso di piastrine dentro e fuori dal vaso
       in prossimità della ferita è detto trombo bianco o tappo piastrinico
Fase 3: formazione del trombo rosso
       Sulla superficie delle cellule dei tessuti attorno al vaso è presente una sostanza chiamata fattore
       tissutale (FT) in grado di interagire con le piastrine. È importante sottolineare come tale fattore sia
       presente solo all’esterno dei vasi e non al suo interno (altrimenti il sangue potrebbe formare dei trombi
       anche in assenza di ferite). Il contatto con il fattore tissutale provoca la liberazione da parte delle
       piastrine di ulteriori molecole che causano una serie di reazioni a cascata chiamate via estrinseca. Una
       seconda serie di reazioni, chiamate via intrinseca, sono provocate da altri fattori, liberati sempre dalle
       piastrine che vengono stimolate anche stimolate dal cambiamento della rugosità dei vasi provocato dalla
       lesione. Le reazioni finali delle due vie sono le stesse (via comune) e al termine di queste si ha prima
       l’attivazione di un enzima presente nel sangue, la protrombina, che in forma attivata assume il nome di
       trombina, questa a sua volta catalizza la reazione per la trasformazione di una proteina presente nel
       sangue, il fibrinogeno, in proteina insolubile, la fibrina. Se una proteina solubile, ovvero disciolta in
       acqua, diventa insolubile, tenderà a depositarsi in forma solida separandosi dal liquido. Oltretutto la
       fibrina ha anche un aspetto fibroso e questo fa si che la fibrina insolubile, formatasi solo nei pressi della
       lesione del vaso, tenderà a fuoriuscire dalla lesione (spinta dal sangue che fuoriesce dal vaso) ma
       essendo fibrosa e insolubile formerà una rete che tende a ostruire il foro stesso. In questa rete
       rimarranno poi intrappolati alcuni globuli rossi che completeranno la chiusura del vaso con quello che
       viene definito il trombo rosso. Una volta ultimata la formazione del trombo rosso la perdita di sangue si
       arresterà e le cellule epiteliali del vaso cominceranno a rigenerarsi. Lentamente il trombo rosso verrà poi
       rimosso fino a completa guarigione della lesione. Le figure 6 e 7 e lo schema in figura 8 riassumono i
       concetti sopra descritti.

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Figura 6: formazione del trombo rosso                                                         Figura 7 : trombo rosso visto al microscopio elettronico

    Stimolazione delle                                                                      Stimolazione delle
    piastrine dovuta alla                                                                   piastrine dovuta al
    rugosità del vaso                                                                       fattore tissutale

              Serie di reazioni della                               serie di reazioni della
                       via intrinseca                                 via estrinseca

                                            reazioni della
                                             via comune

                                   Protrombina          trombina

                                        Fibrinogeno (solubile)     fibrina (insolubile)

Figura 8: reazioni della coagulazione, sono riassunti solo i passaggi principali, ogni via è costituita da diverse reazioni in cascata fra di loro (per
brevità, qui non riportate)

Placca aterosclerotica e conseguenze
Nel paragrafo precedente si è insistito su un punto importante: se il vaso è integro le reazioni che portano alla
formazione dei trombi NON possono avvenire. Se il vaso non è particolarmente deformato e se non espone il
fattore tissutale, le reazioni della via intrinseca e estrinseca non possono attivarsi. Tuttavia con
l’invecchiamento nei vasi possono formarsi degli ispessimenti chiamati ateromi o placche aterosclerotiche
(principalmente causati da depositi lipidici, fra cui il colesterolo) che provocano una perdita di elasticità dei
vasi e ne riducono il lume. Il deposito della placca può essere favorito da diversi fattori (predisposizione
genetica, vita sedentaria, alimentazione troppo ricca di grassi) mentre altri, come il fumo, ne possono aggravare
le conseguenze. Un'arteria infarcita di materiale lipidico perde elasticità e resistenza, risulta più suscettibile alla
rottura e riduce il proprio lume interno ostacolando il flusso sanguigno. Un aspetto particolarmente pericoloso è
rappresentato da una eventuale rottura della placca (che per sua natura è poco elastica e tende a rompersi)
Formazione a distanza-marzo 2020                                                          …..non divulgare questo materiale senza il consenso dell’autore, grazie…..
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Prof. Paolo Marchesi                                                                     Chimica, Biologia, Astronomia, Scienze della terra

perché uno o più frammenti di essa potrebbero staccarsi verso l’interno del vaso. Su questi frammenti, che
esporrebbero verso l’interno del vaso anche il fattore tissutale, si avvierebbero le reazioni di coagulazione che
porterebbero alla formazione di un grumo di fibrina e globuli rossi, chiamato trombo o embolo trombotico,
che, trasportato dal flusso di sangue, potrebbe provocare l’occlusione di vasi più piccoli che si trovano a valle
del suo punto di origine (embolia trombotica). La formazione del grumo è detta trombosi. Anche nel punto di
origine poi i processi riparativi potrebbero ulteriormente chiudere il lume del vaso già ridotto dalla placca e
provocare ulteriori occlusioni. Se un vaso arterioso si chiude e se non vi sono sufficienti anastomosi, la zona
vascolarizzata dal vaso potrebbe andare incontro ad anossia (mancanza di ossigeno) con morte delle cellule
interessate. Il mancato afflusso sanguigno chiamato ischemia e a seconda di dove avviene e se si tratta di un
fatto transitorio o durevole, può provocare gravi malattie come l’ictus a livello cerebrale e l’angina pectoris e
l’infarto del miocardio a livello cardiaco.

Figura 9: embolo trombotico                                         figura 10 e 11 formazione della placca aterosclerotica

                                                         Globuli bianchi

Figura 12 esempio di formazione della placca e rottura del tessuto in una arteria coronarica.

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