I DIRITTI DEI BAMBINI DI BIBBIANO E I DIRITTI DEI BAMBINI MIGRANTI - matteoderrico

Pagina creata da Erika Carta
 
CONTINUA A LEGGERE
I DIRITTI DEI BAMBINI DI BIBBIANO E I DIRITTI DEI BAMBINI MIGRANTI - matteoderrico
I DIRITTI DEI BAMBINI DI
BIBBIANO E I DIRITTI DEI
BAMBINI MIGRANTI
                                       La   violenza     delle
                                       parole è peggio di
                                       quella fisica, anche
                                       perché per esercitare
                                       quella faccia a faccia
                                       ci vuole coraggio e
                                       preparazione,    mentre
                                       quella delle parole sui
                                       social è su misura per
                                       vigliacchi     che   si
                                       nascondono dietro un
                                       profilo.

Tanto è facile celarsi dietro espressioni vaneggianti che
sgorgano dal sentito dire, quanto è difficile sostenere un
ragionamento de visu. Se questo è il rapporto, sostenere
apertamente davanti a un microfono – racconta Angelo Santoro
su Avantionline.it – che i bambini vengono ogni giorno
seviziati nei campi profughi libici è qualcosa di
complicatissimo.

Il nostro Paese va in frantumi e le due parti che recitano la
commedia dell’arte si sbranano scegliendo come campo di
battaglia Bibbiano, vicenda su cui politici a caccia di onde
da surfare si contendono la pentolaccia della cuccagna.
È utile sapere se “I bambini non si toccano” sia uno slogan
riguardante alcuni bambini e non altri.    È utile sapere se le
violenza subite dai bambini italiani siano più gravi di quelle
subite nei campi libici… se tutti i minori hanno gli stessi
diritti di essere protetti da parte della comunità
internazionale.

Accade invece che nel mentre sussurriamo – aggiungendo mille
I DIRITTI DEI BAMBINI DI BIBBIANO E I DIRITTI DEI BAMBINI MIGRANTI - matteoderrico
cavilli e milioni di “se” e “ma” alla discussione – il diritto
alla vita per i bambini migranti, ci indigniamo per lo
scandalo di Bibbiano, oggetto di strumentalizzazione politica
da ogni parte, con la sinistra che mostra una laconica
prudenza sui fatti e una destra a caccia di giustizialismo e
di imputati “politici”, più che di giustizia. Il che fa
tornare prepotente alla memoria la canzone di Giorgio Gaber
“Ma cos’è la Destra?… cos’è la Sinistra!?”

Sta di fatto che, dei diritti dei minori, quando non c’è
nessun campo da utilizzare strumentalmente per fini politici,
non frega nulla a nessuno. Altrimenti, perché non una parola
viene spesa su quanto avviene nei campi libici? Eppure,
Amnesty International, Save the Children, l’Onu, l’Unicef (non
proprio i blog delle fake news, insomma…) sono anni che fanno
luce sul problema. Possibile che, a meno che non ci sia una
scandalo che riguardi il Pd o la Lega, di quanto avviene al di
là del proprio naso non importa a nessuno?

Si parla di accoglienza o di porti chiusi, delle navi della
Sea-Watch che rifiutano – giustamente, aggiungerei! – di
riportare i migranti indietro nelle coste libiche, ma si
continuano ad omettere le condizioni da cui scappano i
migranti con tanti bambini al seguito, che non sono solo
guerra e fame, bensì quelle di una guerra strisciante per la
sopravvivenza nei campi libici, in cui privazione della
libertà, sevizie, torture, stupri e violenze di ogni genere
sono all’ordine del giorno.

Per favore, basta strumentalizzazioni! Che intervenga l’Onu e
la comunità internazionale! Quanto a noi, dovremmo ricordarci
che sulla vita dei bambini – bianchi, neri, gialli, à pois che
siano – non si scherza, e fare due pesi due misure è da
vigliacchi, oltre che da ipocriti imbecilli!
DIVIETO DI SOLIDARIETÀ
                                    È il provvedimento sul
                                    quale si è misurata la
                                    tenuta          della
                                    maggioranza. Criticato
                                    da Unhcr, centro studi
                                    della         Camera,
                                    organizzazioni     non
                                    profit e tanti altri.
                                    Eppure, il decreto –
                                    d’urgenza – “sicurezza
                                    bis”, convertito in
legge con il voto definitivo in Senato, riguarda alla fine
poco meno di 250 migranti.

Tanti sono quelli sbarcati in Italia, dall’inizio dell’anno a
oggi, tramite le navi delle ong, sulle quali il provvedimento
si concentra sanzionando il soccorso e gli sbarchi nei porti
italiani. Ma oltre il 90% dei 3.950 migranti – scrive il sito
Linkiesta.it è arrivato sulle nostre coste con altri mezzi:
autonomamente, tramite i cosiddetti “sbarchi fantasma”, o
perché salvato dalle imbarcazioni della Guardia Costiera e
della Finanza. «Il numero delle persone sbarcate in Italia è
talmente basso che un provvedimento legislativo d’urgenza su
questi argomenti è inopportuno. La questione è di ordine
politico», spiega Dario Belluccio, avvocato dell’Associazione
studi giuridici sull’immigrazione (Asgi).

Il calcolo lo ha fatto Matteo Villa, esperto di immigrazione
dell’Ispi: dall’inizio dell’anno a inizio luglio, soltanto 248
migranti sono arrivati a bordo delle navi delle ong, circa
l’8%. Se si rifà il calcolo con gli ultimi dati del Viminale
aggiornati al 5 agosto, la percentuale scende al 6%.
Dall’inizio dell’anno le ong hanno compiuto sette missioni per
soli 31 giorni di attività. Per molto tempo, il Mediterraneo
centrale è rimasto senza la presenza di alcuna nave non
governativa. Eppure gli sbarchi ci sono stati lo stesso: anzi,
sono stati due in più, cioè 34, rispetto ai 32 del periodo in
cui le ong erano presenti.

Tanto più, aggiunge Belluccio, che «dal punto di vista
giuridico il decreto sicurezza bis è inutile, perché richiama
alla Convenzione di Montego Bay, che prevede il divieto di
sbarco di immigrati irregolari. Nei passati casi di scontro
con le ong, non è mai stata verificata una violazione di
questa fattispecie. Non sono navi che sono andate a prendere
persone in un Paese straniero e le hanno portate in italia
senza visto. Si tratta di persone salvate in mare in
condizioni di pericolo delle imbarcazioni, quindi naufraghi,
per i quali si fa riferimento alle convenzioni sulla
salvaguardia della vita in mare e non alla Convenzione di
Montego Bay».

Il testo del decreto “disposizioni urgenti in materia di
ordine e sicurezza pubblica”, entrato in vigore lo scorso 15
giugno, prevede all’articolo 1 che il ministro dell’Interno
“può limitare o vietare l’ingresso il transito o la sosta di
navi nel mare territoriale” per ragioni di ordine e sicurezza,
quando si presuppone che si sia compiuto il reato di
“favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”. Mentre
all’articolo 2 si prevede una sanzione (che va da un minimo di
150mila euro a un massimo di un milione di euro) per il
comandante della nave “in caso di violazione del divieto di
ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”.
Come sanzione aggiuntiva è previsto anche il sequestro della
nave. L’arresto in flagranza per il comandante, invece, scatta
nel caso in cui compia il “delitto di resistenza o violenza
contro nave da guerra”.

Quello che potrebbe    accadere ora, nel caso di un nuovo “caso
Sea Watch”, è che –    spiega Dario Belluccio – «basandosi su un
ordine illegittimo,     le sanzioni potrebbero essere annullate
nel momento in cui     l’armatore o il capitano della nave le
impugnassero davanti   a un giudice italiano».

Il testo del decreto, non a caso, aggiunge la postilla “nel
rispetto degli obblighi internazionali”. L’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i diritti umani, d’altronde, ha già
evidenziato l’incompatibilità del decreto con le Convenzioni
Unclos, Solas e Sar sul diritto internazionale del mare.
L’esistenza di una legge nazionale non cambia il sistema delle
fonti sovranazionali, ratificate dall’Italia. «Potrebbe
verificarsi insomma quello che si è già verificato in passato,
ovvero una situazione in cui il comandante di una nave a suo
insindacabile giudizio ritiene che vi sia situazione pericolo,
entrando nelle acque territoriali italiane per vedersi
assegnato un place of safety, così come la convenzione Sar
impone». Insomma, non cambierebbe nulla rispetto a quanto
accaduto un mese fa nello scontro con Carola Rackete,
comandante della Sea Watch 3. Salvo continuare a innescare
scontri a distanza con tanto di dirette Facebook, bloccare
temporaneamente le navi delle ong e annunciare la vittoria.

«Da un punto di vista pratico, però, queste sanzioni sono
concretamente in grado, per un certo periodo di tempo, di
limitare effettivamente le attività di ricerca e soccorso in
mare», spiega Belluccio. «Questo produce o può produrre una
effettiva lesione di una violazione degli obblighi
internazionali dell’Italia, ai sensi degli articoli 10 e 117
della costituzione. E quindi si prospetta una violazione anche
della nostra Costituzione».

Senza dimenticare il principio del non-refoulement, cioè il
principio di non respingimento dei rifugiati. «Non esistendo
un meccanismo di ingresso legale in Italia, tantomeno per i
richiedenti asilo, se l’ingresso non è reso possibile o
impedito, allora siamo davanti a una violazione dell’articolo
33 della Convenzione di Ginevra», spiega Belluccio. Che
aggiunge: «Le attività di ricerca e soccorso in mare da parte
di ong o navi private si è incrementato nel corso del tempo
perché sono andate a coprire un vuoto lasciato dall’Ue e
dall’Italia nelle attività di ricerca, soccorso e salvataggio.
È arrivato il momento di spostare il luogo delle discussione
sulla redistribuzione dei migranti dalle singole navi
all’Europa, approvando una riforma del regolamento di
Dublino».

Quando il Parlamento europeo approvò la riforma del
regolamento Dublino nel novembre scorso, la Lega si astenne e
i Cinque Stelle votarono contro. Eppure ogni volta che si
presenta una nuova nave al largo delle acque italiane, la
richiesta agli Stati membri è unanime: redistribuire i
migranti tra i Paesi europei. Con la riforma votata a
Strasburgo, bloccata tra Consiglio e Commissione, questa
redistribuzione diventerebbe automatica. Senza più casi Carola
Rackete. «Se il luogo della discussione si sposta dall’Europa
alla singola nave, non può esserci una sana discussione
politica per implementare le norme giuridiche nel tempo, ma
solo una discussione limitata alle singole navi». Molto utile
dal punto di vista propagandistico elettorale, molto meno sul
fronte della gestione dei flussi di migranti. Ed è questo
l’effetto che il decreto sicurezza bis avrà: creare scontri
con le singole navi, senza trovare soluzioni. L’inutilità del
male.
Puoi anche leggere