BARBARA MINGHETTI INTERVISTA ESCLUSIVA A - OperaLife

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BARBARA MINGHETTI INTERVISTA ESCLUSIVA A - OperaLife
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                                                    IN QUESTO NUMERO
                                                    INTERVISTA ESCLUSIVA A
                                                    DANIELA BARCELLONA
                                                    ROSA FEOLA
                       INTERVISTA ESCLUSIVA A       MARIANGELA SICILIA

                       BARBARA                      Intervista esclusiva
                       MINGHETTI                    alla prima ballerina
                                                    del Teatro alla Scala
  Ph. Fabio Parenzan

                       Commissione Artistica
                       del Teatro Sociale di Como   VIRNA TOPPI
BARBARA MINGHETTI INTERVISTA ESCLUSIVA A - OperaLife
2   OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
BARBARA MINGHETTI INTERVISTA ESCLUSIVA A - OperaLife
Lettera dai collaboratori:
                                                      Miriam Bissanti

                                                     Cosa dire? Mi sento una persona normalissima,
                                                     che ama profondamente l’Arte, a tal punto da averla
                                                     resa unico scopo della propria Vita.
                                                     Da quando ne ho memoria, sono sempre stata
                                                     circondata da due cose apparentemente distanti
                                                     ma che, in realtà, non lo sono affatto: Musica (per
                                                     essere più precisi, tutta l’Arte in genere) e Scienza.
                                                     Nella mia memoria infantile risuonano chiare le
                                                     note del Barbiere di Siviglia, dove troviamo Maria
                                                     Callas nei panni di Rosina, opera ed edizione
                                                     preferita da mia madre, le note struggenti de
                                                     La Traviata, della Tosca; ma, da un’altra parte,
                                                     risuonano tanto le grandi Sinfonie di Beethoven
                                                     quanto la poesia di De André o le sonorità, ai tempi
                                                     così moderne, di band storiche come Genesis,
                                                     Deep Purple e Pink Floyd.
                                                     Insomma, non si potrebbe di certo dire che i miei
                                                     genitori (e mio fratello) non abbiano contribuito
enormemente alla mia cultura musicale e ai miei variopinti interessi e gusti in quest’ambito (e non
solo). La mia passione per la musica nasce come un istinto naturale: già a 6 anni sentii l’esigenza, il
bisogno, di muovere le mie piccole dita su dei tasti di un pianoforte, affascinata com’ero da quello
strumento e da quel mondo. Ricordo ancora la mia volontà ferrea nonostante la titubanza iniziale da
parte della mia famiglia sulla mia predisposizione in ambito musicale (in realtà il musicista di famiglia,
da sempre, è stato palesemente mio fratello).
Nonostante i tanti ostacoli e le vicissitudini personali, l’Arte ha comunque sempre fatto parte della
mia vita in qualunque forma, per poi aver preso un posto fondamentale e primario nella mia esistenza,
portandomi a decidere di intraprendere lo studio del Canto Lirico e, recentemente, di Musicoterapia.
Sono sempre stata, al tempo stesso, un’accanita lettrice ed una grande curiosa, cosa che mi ha portato,
in un primo tempo, a fare molte ricerche e a scrivere dei piccoli articoli per un blog personale e delle
piccole collaborazioni con delle webzine, finché, come i nostri lettori potranno immaginare, non sono
arrivata a conoscere questa realtà così bella che è OperaLife, come lettrice, per poi ritrovarmi ad avere
l’opportunità di far parte attivamente di questa grande famiglia.
Sono doppia per via del mio segno, e doppia è la mia vita, divisa tra l’amore per un mondo classico, da
conservare, da ricordare ed onorare; ed un mondo moderno, innovativo, su cui sperimentare e creare,
per lasciare un nuovo messaggio.
Nella vita di tutti i giorni sono un Soprano, insegnante per i più piccoli e futura musicoterapeuta a
tempo pieno (ma giuro: riesco ad avere anche una vita sociale e sentimentale stabile, nonostante la
pandemia). Amo l’odore della carta stampata. Mi affascinano le storie di un tempo, tutto ciò che ha
un significato nascosto, una chiave di lettura quasi criptata. Amo la fotografia, catturare quegli attimi
di vita apparentemente così banali, ma che restano eterni nella nostra memoria, riguardando i nostri
volti stampati. Direi che non c’è molto da aggiungere: vi aspetto ogni mese con la rubrica “L’Opera per
tutti - Consigli”.

Miriam Bissanti
                                                                       OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021          3
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IN QUESTO NUMERO

                                     SPECIALE TEATRI
                                     PG 12 Intervista a Barbara
                                     Minghetti, Commissione Artistica
                                     Teatro Sociale di Como

                                     MUSICA E TEATRO
                                     PG 18 “Don Giovanni”:
                                            un’opera culinaria
                                     PG 22 Amicizie spettacolari
                                     PG 56 Le stagioni secondo Vivaldi

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CURIOSITÀ
                                    PG 21 Piccola Bio: Maria Cristina
                                          Bellantuono
                                    PG 37 Piccola Bio: Patricia Fodor

                                    PARTNER
                                    PG 38 Opera fanpage:
                                           Perché amiamo l’opera?
                                    PG 42 Intervista ai Piccoli
                                           Pomeriggi Musicali

STORIA
PG 46 Suore, rivoluzione e Opera
PG 48 I miti del passato

CULTURA
PG 24 Lucia, amore e follia nella
      musica di Donizetti.
PG 58 Giugno. La felicità,
     tra il mare e il sole.
PG 60 Storia della danza:
      modern dance

                                    ARTE E FOTOGRAFIA
                                    PG 70 Make-up and Hair:
                                          prima di una Prima

                                    BEAUTY
                                    PG 84 Make up no Make up

                                    A TU PER TU
                                    PG 86 Manrico

                                              OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021   5
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OperaLife
                               community

6   OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
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La nostra community continua a crescere e ad ogni incontro idee
stimolanti vengono messe a confronto. Ah, non sai che cos’è la
nostra community? Semplice!
Un luogo dove tutti gli appassionati dell’opera e della musica
classica si ritrovano per condividere la loro esperienza, il loro punto
di vista o le loro curiosità.

A proposito, i prossimi incontri tratteranno le seguenti tematiche:

• Modi alternativi o indiretti per far conoscere la classica;
• Educazione iniziale alla musica;
• Situazione teatrale;
• Storia dell’opera, focus opera;
• Piattaforme social;
• Musica antica;
• Cosa funziona all’estero e qui no? Diversità tra le realtà nazionali ed internazionali;
• Musica e cinema.

Perché voler far parte della community di OperaLife?

Quando sei parte della community la tua voce viene ascoltata e nascono
discussioni costruttive. Hai inoltre modo di conoscere giovani che condividono
le tue stesse passioni. Il confronto e la crescita sono i nostri obiettivi, dicci anche
tu la tua!

Se hai un’idea, un nuovo concept o semplicemente vuoi esprimere il tuo parere
su un argomento, la nostra community è lo spazio giusto per raccontarcelo!

Per entrare a far parte della nostra community scrivici in direct sulla nostra
pagina IG oppure scrivici ad operalifeit@gmail.com e scopri come farne parte…
ci rivediamo lì!

A cura di Patricia Fodor

                                                           OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021    7
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INTERVISTE
                                          ESCLUSIVE

                                    “L’arte e l’Opera non possono morire
                                    perché concorrono a formare quella
                                    che chiamiamo “Cultura”, ed è solo
                                    questa che ci insegna a ricercare la
                                    bellezza in ogni piccola cosa...”

                                    DANIELA BARCELLONA

                                                pg. 26
                                          “Il talento premia, magari non
                                          subito, tuttavia non si può spegnere
                                          un fuoco artistico, ma bisogna
                                          alimentarlo con immenso impegno
                                          e dedizione.”

                                          MARIANGELA SICILIA

                           pg. 64
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BARBARA MINGHETTI INTERVISTA ESCLUSIVA A - OperaLife
“In tutti i teatri dove ho cantato
ho lasciato una parte di me,...”

            ROSA FEOLA

                                     pg. 50
                                      “...mi reputo ottimista e positiva, e
                                      sui social cerco sempre di far vedere
                                      quelle cose che più mi fanno stare
                                      bene...”

                                      VIRNA TOPPI

                                     pg. 78

                                                   OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021   9
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                                                                   Concorsi lirici del 2021
                                                                   Qui di seguito riportiamo le date di scadenza per
                                                                   le iscrizioni dei diversi concorsi che si terranno nel 2021.

                                                                   •   Concorso lirico Tullio Serafin (Vicenza). Scadenza
                                                                       10 Aprile.
                                                                   •   XXIX Edizione Premio di Studio Musicale “Marco
                                                                       Koliqi” (Milano). Scadenza 23 Aprile.
                                                                   •   Concorso Vincerò I Edizione Assoluta 2021
                                                                       (Napoli). Scadenza 20 Maggio.
                                                                   •   XXVII edizione del Concorso Internazionale per
                                                                       giovani cantanti lirici RICCARDO ZANDONAI (Riva
                                                                       del Garda – Trento). Scadenza 20 Maggio.
                                                                   •   26° CONCORSO INTERNAZIONALE per CANTANTI
                                                                       LIRICI “SPAZIO MUSICA” (Orvieto – Terni).
                                                                       Scadenza 30 Giugno.
                                                                   •   9° Concorso Internazionale per Direttori d’Opera

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                                                                       “Luigi Mancinelli” (Orvieto – Terni).
                                                                       Scadenza 20 Luglio.

                           Riccardo Chailly resterà
                           direttore musicale della Scala

                             È una delle notizie comunicate
                             dal sovrintendente del Teatro alla
                             Scala Dominique Meyer durante
      l’assemblea del consiglio di amministrazione: Riccardo
      Chailly, dal 2017 direttore musicale del teatro, è stato
      confermato nella sua posizione fino al 2025, con
      possibilità di rinnovo del contratto.
      Chailly, nato nel 1953 a Milano in una famiglia di
      musicisti, ha esordito come direttore d’orchestra
      nel 1974 con Madama Butterfly a Chicago, a cui
      sono seguite esibizioni nei maggiori teatri lirici del
      mondo, come il Metropolitan Opera House di New
      York ed il Covent Garden di Londra. Ha inoltre diretto
      numerosissime orchestre sinfoniche, come l’Orchestra
      di Filadelfia e la Berliner Philharmoniker, prima di
      approdare alla Scala come direttore principale della
      Filarmonica della Scala nel 2015.
      Oltre al rinnovo del contratto, Chailly ha anche
      annunciato l’ingresso nei soci fondatori privati
      permanenti, al fianco di Fondazione Cariplo, Pirelli
      ed Eni, della società Esselunga S.p.A., che porterà
      nelle casse del teatro 6 milioni di euro, assicurando
      così il pareggio in bilancio, ed ha presentato il piano
      per l’innovazione tecnologica del teatro e per la
      ecosostenibilità. Tra le novità il rinnovamento dei
      sistemi informatici e l’installazione di pannelli solari e
      telecamere fisse per lo streaming.

10 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
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A piedi nudi sul palco: la storia di Lucienne

È stata definita dal Corriere della Sera la “Sandie Shaw
della tromba”

Parliamo di Lucienne Renaudin Vary, la trombettista
francese, nata nel 1999, che calca i palcoscenici di tutto
il mondo, rigorosamente scalza. “Per meglio sentire
le vibrazioni della musica” racconta, “trasmesse fino a
terra”. Indipendentemente dal tempo e dalle stagioni.
Dal 2014 si esibisce nei maggiori teatri e concorsi,
collezionando premi e riconoscimenti, come quello
come Rivelazione dell’anno 2016 alla Folle Journée di
Nantes, premio che le ha fruttato anche il primo di
una serie di contratti con la Warner Classics. Grande
appassionata di musica jazz e lirica, in primis delle
opere di Bizet, e di cinema, con una predilezione per i
film di Woody Allen, ha tra i suoi idoli coloro che hanno
vissuto a cavallo tra questi mondi, come Julie Andrews
e George Gershwin.
Una carriera proficua ma non facile, con uno strumento
come la tromba, di “quelli che qualcuno ha decretato
come “maschili”, perché richiedono più forza” e che,
in questo periodo di pandemia, risultano più difficili
da trovare nelle orchestre e negli spettacoli in quanto
ritenuti pericolosi, in quanto a fiato e quindi dispersori
di saliva.
Un periodo che non vediamo l’ora che finisca, per poter
assistere ad uno spettacolo dal vivo di Lucienne!

4       Aprile sarà il mese de La Traviata

        Diverse le iniziative dedicate all’opera verdiana che
        vedranno la luce in questo mese.
        L’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la
        collaborazione del regista Saverio Marconi,
        permetterà ai propri studenti di realizzare le
        scenografie e i costumi di un adattamento dell’opera,
        che verranno poi riprodotti in un modellino in scala
        e resi disponibili per future produzioni. L’iniziativa,
        preceduta da una serie di lezioni sul repertorio
        verdiano tenute dal regista e musicista Mariano
        Bauduin e dal professor Augusto Faggioli del
        conservatorio di Trento, ha lo scopo di concretizzare
        l’esperienza di studio degli studenti in vista del loro percorso lavorativo. “La Traviata in musical”, questo
        il nome del progetto, verrà supervisionato da tre docenti dell’Accademia: Enzo Gagliardi, Zaira De
        Vincentiis e Luigi Ferrigno.
        Su Rai 3 andrà in onda il 9 aprile l’adattamento cinematografico dell’opera, firmato dal regista e
        sceneggiatore Mario Martone. Girato presso il Teatro dell’Opera di Roma, presenta un connubio tra le
        anime del teatro, del cinema e della lirica, con lo stile di ripresa aspro e veloce tipico di Martone che
        si affiancherà alla conduzione dell’orchestra di Daniele Gatti. Sparsi nel teatro e sul palcoscenico, per
        rispettare le norme anti covid, il Coro dell’Opera di Roma, diretto dal maestro Roberto Gabbiani, e il
        Corpo di Ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, accompagneranno gli attori, tra i quali ricordiamo Lisette
        Oropesa, Saimir Pirgu e Roberto Frontali. Numerose inoltre dovrebbero essere le rappresentazioni
        de La Traviata nei vari teatri, prima fra tutti l’Arena di Verona che ha in progetto un allestimento
        completamente nuovo e rinnovato rispetto al passato, ma l’incertezza per la situazione dei contagi al
        momento della redazione di questo articolo ne ha messo in dubbio le realizzazioni. Vi invitiamo a seguire
        i nostri canali social per eventuali aggiornamenti.

                                                                                  OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 11
INTERVISTA ESCLUSIVA

           Barbara
           Minghetti
                 COMMISSIONE ARTISTICA
         TEATRO SOCIALE DI COMO

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OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 13
SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE
Come sta affrontando il Teatro Sociale di Como questo difficile momento?
    Il Teatro Sociale di Como vive di progettualità, costantemente cerchiamo con un
    forte lavoro di squadra di creare nuovi progetti. Purtroppo anche le tournées che
    avevamo programmate all’estero (le più importanti in Cina e Oman) sono state
    bloccate a causa Covid. In questo tempo ci siamo soffermati anche nell’ideare
    nuovi contenuti ma soprattutto nuovi contenitori per Opera Education portando
    on demand un’opera film realizzato OLO creative farm rendendolo la produzione
    interattiva e immersiva, per classi e famiglie. Abbiamo cercato di continuare a
    mantenere le relazioni che abbiamo con il nostro pubblico, mettendo a disposizione
    due opere in streaming, Werther di Jules Massenet e Zaine di Mozart/ Calvino, la
    prima con un cast formato dai giovani vincitori del concorso AsLiCo. In questi mesi
    ci siamo davvero mai fermati.

    Pensate che il Teatro sia un luogo sicuro? Come può il Teatro tutelare il suo pubblico?
    Partiamo dal presupposto che vogliamo stare aperti perché siamo certi di riuscire
    a far rispettare le regole, ma crediamo inoltre che al Teatro non sia stato riservato lo
    stesso trattamento di altri settori, o si apre tutto o si chiude tutto. È importante riaprire
    perché si parla di posti di lavoro; inoltre, la comunità ne ha bisogno specialmente
    in un momento come questo. Il Teatro è la casa della cultura della nostra comunità
    cittadina e il pubblico vuole tornare perché si sente al sicuro; d’altronde è un luogo
    sicuro dove si possono garantire entrate ed uscite separate, l’uso delle mascherine,
    gel e dispositivi di protezione, con il distanziamento richiesto, ecc.

                                                                              ph:alessia santambrogio

14 SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
ph:alessia santambrogio

Voi avete creato un progetto che nasce venticinque anni fa, Opera Education,
mi racconti di che cosa si occupa.
Opera Education nasce dalla voglia di parlare del fantastico mondo dell’opera ai più
piccoli, quindi abbiamo creato un progetto che coinvolge le scuole e gli insegnanti,
preparando loro a degli spettacoli divertenti e interattivi. La prima frangia di
Opera Education a partire fu Opera Domani, che consiste nel preparare docenti di
scuole primario e secondario, con formatori altamente specializzati in pedagogia
musicale, per formare classi di ogni ordine e grado con laboratori di canto e di
costruzione di oggetti scenici, perché poi questo pubblico di giovani possa fruire
dell’opera in maniera consapevole e interattiva, ovviamente in una produzione
‘ridotta’. Lo scopo non è solo quello di fare avvicinare i più giovani a questo mondo,
ma utilizziamo l’opera e le sue tematiche come elemento di riflessione, toccando
sempre importanti temi di attualità. Questo progetto ha base qui a Como ma lo
portiamo ovunque e questa è la sua forza, avviciniamo più di 150.000 bambini
l’anno, in 4 mesi di tournées che contemplano 140/ 150 alzate di sipario in tutta
Italia e varie mete europee.

Il Teatro Sociale di Como è anche cornice di un concorso molto importante: il
Concorso AsLiCo, che vede candidati da tutto il mondo. Mi racconti di questa

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esperienza che i giovani cantanti possono fare.
    I candidati, come lei diceva, vengono da tutto il mondo per partecipare al nostro
    concorso, giunto nel 2021 alla 72° edizione. Mi sorprendo spesso dell’energie con
    cui questi ragazzi affrontano le selezioni. Abbiamo tanti progetti dedicati a loro,
    infatti il Concorso, che ha per premi ruoli e scritture per i mesi a seguire, permette
    loro di crescere come artisti tramite Concerti organizzati per loro e masterclass in
    sede AsLiCo, all’interno dell’AsLiCo Academy, che li segue per circa un anno fino al
    debutto, la stagione a seguire in uno o più titoli della stagione d’opera nel circuito
    di Opera Lombardia.

    Cosa cercate in un giovane artista che si presenta al Concorso?
    Cerchiamo un artista completo, quindi che non sia solo preparato dal punto di vista
    tecnico ma che sia anche attore, o abbia le potenzialità per diventarlo, che riesca
    a creare empatia e ovviamente con una buona presenza scenica; insomma un
    artista a tutto tondo. Non cerchiamo la perfezione perché comunque diamo loro
    un percorso formativo, ma cerchiamo potenzialità che potranno crescere.

    Che consigli si sente di dare loro?
    Consiglio di essere aperti, di non avere preconcetti sui tipi di spettacoli o sulle
    occasioni, che incontrano nel loro cammino perché ogni spettacolo ha il suo valore
    e. perché no, devono essere disposti a mettere in scena il titolo importante come il
    flash mob; la parola chiave è mettersi in discussione.

    In questo momento così particolare è importante affiancarsi ad altre realtà
    come il vostro lavoro con il Circuito di Opera Lombardia; quanto è importante
    secondo voi creare ponti con altre realtà?
    Noi nasciamo storicamente come compagnia di giro per giovani cantanti; quindi la
    condivisione è nella nostra indole. Portare “in giro” le nostre produzioni, anche al di
    fuori del Circuito di Opera Lombardia, è fondamentale perché la rete è virtuosa e
    questo ci permette altresì anche di entrare in contesti internazionali.

    Qual è Barbara l’insegnamento più grande che la musica e il Teatro le hanno
    trasmesso?
    Mi hanno insegnato la curiosità, la ricerca della stessa in tante sfaccettature anche
    attraverso la vita degli artisti. L’arte ha cambiato il mio modo di vivere perché è
    l’emblema dell’infinito della vita. Un’altra cosa che mi ha insegnato è l’umanità,
    che purtroppo rischia di passare in secondo piano negli aspetti gestionali, ma è
    fondamentale per l’arte stessa.

    È importante credere nelle nuove generazioni?
    Credo che sia fondamentale, proprio per questo ci dedichiamo con attenzione
    ai bambini ma anche ai giovani artisti. I giovani sono il pubblico del domani e
    dobbiamo creare per loro sempre nuovi progetti, per poter suscitare in loro la curiosità
    e la passione.

16 SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
Il Teatro non può morire perché…
Perché il Teatro è il luogo della comunità, il luogo dove
l’uomo si riflette e si emoziona.
Le persone hanno bisogno di far leva su un senso civico, che rispetta ed innalza la
consapevolezza e la cultura; l’individuo ha bisogno di relazione, cosa che avviene a
Teatro, uno scambio tra lo spettatore e l’insieme attorno a lui, orchestra, coro, artisti
di qualsiasi disciplina. Abbiamo bisogno di riunirci forse oggi come non mai. Far
ripartire i Teatri significa anche far ripartire la collettività.

Ringraziamo Barbara per averci raccontato le bellissime attività del Teatro
Sociale di Como / AsLiCo.
Non perdetevi le loro bellissime novità.

A presto.

                                                                 Alessandra Gambino

                                                                            ph:alessia santambrogio

                                              SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 17
“Don Giovanni”:
                                un’opera culinaria
                                di Marta Masola

  I
        l Don Giovanni di Mozart e Da Ponte è stato           vecchie e zitelle. Ma Don Giovanni, che dopo questo
        composto nel 1787 per la città di Praga. È una        canto popolare si presenta alla festa, vede Zerlina e
        delle opere più famose del compositore che            decide che deve essere proprio lei la sua prossima
        racconta la storia di un uomo in grado di sedurre     conquista, così ordina di organizzare una grande
    qualsiasi donna, di ogni ceto, età e Paese. Come ci       festa nel suo palazzo dove sono tutti invitati, tutti
    spiega Leporello, fido servitore del protagonista         compreso Masetto, proprio per poter tenere lontani
    nella sua famosissima aria del catalogo, Don              i contadini dalla sua Zerlinetta e dal casinetto nel
    Giovanni è un cavaliere che ha i mezzi economici          quale vuole portarla. Dice a Leporello di procurarsi
    per potersi spostare da una città all’altra e così        “cioccolatte, caffè, vini e prosciutti”, ovvero pietanze
    fa con l’unico scopo di aggiungere più donne              che i contadini non possono permettersi poiché
    possibili alla sua lista. Nel libretto è come se Da       costosi e quindi reperibili solo dagli appartenenti
    Ponte paragonasse la voglia di donne di Don               ad un alto ceto sociale, per essere sicuro che tutti
    Giovanni ad una fame insaziabile, anche se lo             ne approfittino e si trattengano a casa sua così che
    stesso protagonista sostiene che le donne “son            lui possa avere “il via libera”; il suo piano però non
    necessarie più del pan che mangio, più dell’aria          funziona perché arriva all’improvviso Donna Elvira
    che spiro!” e quindi ancora più importanti del cibo,      che trascina Zerlina alla festa. Successivamente,
    questo senso di insaziabilità lo si ritrova soprattutto   dopo alcune peripezie, anche Don Giovanni torna
    nell’aria del protagonista “Fin ch’han dal vino”, dove
    Don Giovanni ordina a Leporello di organizzare
    una grande festa e di far ubriacare gli invitati. Il
    protagonista canta talmente veloce e talmente
    sillabato, in stile opera buffa, che sembra si mangi
    le parole tanto che spesso non si capiscono; è
    importante per Mozart che la musica caratterizzi
    un Don Giovanni ingordo di donne, di feste e di vita
    (che per lui in fondo sono tutte la stessa cosa). Nel
    corso dell’opera ci sono davvero tanti riferimenti
    culinari che vanno dai semplici nomi di pietanze a
    verbi legati all’alimentazione: il primo riferimento
    che si trova è proprio all’inizio, nell’aria di sortita
    di Leporello che si lamenta poiché, oltre alle tante
    cose che deve fare per compiacere il suo padrone, è
    anche costretto a “mangiar male”. Il secondo verbo
    legato al mondo della cucina lo pronuncia Zerlina
    mentre festeggia con gli amici il suo matrimonio
    con Masetto, lei infatti decide di spiegare alle
    contadine che “se nel seno vi bulica (bolle) il core”
    il rimedio è proprio il matrimonio, meglio che si
    sposino come ha fatto lei per evitare di diventare

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a palazzo e ordina a Leporello di organizzare una         “marzimino”, riesce a rubargli un “pezzo di fagiano”;
festa ancora più grande e di invitare più gente           in queste pagine del libretto sono presenti molti
possibile come dice nella sua “Fin ch’han dal             termini legati alla cucina come “mangiare, mensa,
vino”, perché prima della mattina ha intenzione di        tavola, mangi, mangia, vino” che si ritrovano più
aggiungere almeno dieci donne al suo catalogo;            volte. Le frasi più famose che pronuncia la statua
questa volta però vuole che tutti si spostino nella       del Commendatore dopo il suo arrivo alla cena
sala da ballo dove possono trovare dei “rinfreschi”       contengono tutte termini legati all’alimentazione:
con “caffè, cioccolatte, sorbetti e confettini”. Con      “Don Giovanni! a cenar teco m’invitasti, e son
la festa si conclude il primo atto, Don Giovanni è        venuto”, “Non si pasce di cibo mortale chi si pasce
accusato da Donna Anna, Don Ottavio e Donna               di cibo celeste”, “Tu m’invitasti a cena: il tuo dover
Elvira di aver ucciso il Commendatore e di aver           or sai. Rispondimi: verrai tu a cenar meco?”. La
portato con la forza Zerlina in un’altra stanza. Anche    statua del Commendatore quindi a sua volta invita
se il cavaliere dà la colpa a Leporello, hanno tutti      Don Giovanni a cenare con lui poiché, non essendo
capito che non è solo un semplice cavaliere ma è          umano, non ha bisogno di mangiare del cibo
un seduttore seriale e ora anche assassino. Non si        “mortale”, il cavaliere ovviamente accetta senza
sa come ma Don Giovanni riesce a scappare dalla           pensare alle conseguenze ossia di dover cenare
festa e il secondo atto, proprio come il primo, si        negli inferi e quindi di dover morire, dando la mano
apre con delle lamentele di Leporello che non vuole       alla statua si condanna da solo, si apre un varco
più lavorare per lui. Don Giovanni non vuole sentire      nella terra e sprofonda nell’oltretomba. La seconda
ragioni e lo obbliga a fare uno scambio di vestiti        versione dell’opera, ossia quella viennese, termina
per non spaventare la cameriera di Donna Elvira e         con un grido di disperazione da parte di Leporello
poterla conquistare tranquillamente grazie ad una         e di Don Giovanni, invece nella versione originale,
serenata. Anche qui Da Ponte sceglie una frase            quella di Praga, Da Ponte, prima di far pronunciare
legata al mondo culinario “ed ho pensato, giacché         ai sei personaggi rimanenti (Leporello, Donna
siam verso sera, per aguzzarle meglio l’appetito,         Elvira, Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto,)
di presentarmi a lei con il tuo vestito”, sfruttando il   “l’antichissima canzon” ossia la morale conclusiva
doppio significato del termine “appetito” che può         dell’opera, fa spiegare al servo cos’è successo a Don
essere legato sia all’avvicinarsi dell’ora di cena ma     Giovanni e invece di utilizzare il verbo “sprofondare”
soprattutto all’appetito sessuale che ha il cavaliere,    predilige il verbo “trangugiare” (“Giusto là il diavolo
indipendentemente dall’orario, e che si aspetta che       sel trangugiò”) sicuramente per sottolineare ancora
tutte le donne abbiano nei suoi confronti. Durante        una volta quanto la vita di Don Giovanni fosse
il resto dell’atto Da Ponte non inserisce particolari     ingorda di cibo, sia inteso come pietanza ma anche
riferimenti culinari fino al finale, ovvero la cena che   come donna.
Don Giovanni organizza a casa sua per la statua
del Commendatore; prima dell’arrivo dell’ospite                                                     Marta Masola
Leporello però si lamenta del suo “barbaro appetito”
guardando i “bocconi da gigante” del suo padrone,
che ovviamente non condivide con lui, ma mentre
è distratto da un vino molto pregiato, ossia il

                                                                                       fonte: frammentirivista.it

                                                                             OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 19
20 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
PICCOLA BIO
MARIA CRISTINA
BELLANTUONO
soprano
                 FORMAZIONE
                 Laureata al biennio di Canto Lirico con 110, lode e menzione
                 d’onore del Direttore presso il
                 Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli nel 2016.
                 Studia tecnica vocale con Elizabeth Norberg-Schulz e
                 prassi esecutiva con Onofrio Della Rosa.
                 Dopo aver conseguito una borsa di studio per la frequenza
                 dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” di
                 Martina Franca ha frequentato le masterclass di
                 Luciana D’Intino e Michele D’Elia.

                 OPERA
                 Il suo debutto nell’Opera è nel ruolo di Luigia ne Le
                 convenienze ed inconvenienze teatrali di G.Donizetti con la
                 regia di Giovanni Guarino, in scena nella prima stagione lirica
                 del restaurato Teatro Mercadante di Altamura (BA).
                 Nel 2016 è di Melissa nell’opera Il Cavaliere errante di
                 Tommaso Traetta al Teatro Traetta di Bitonto (BA) con
                 l’Orchestra Sinfonica I.C.O. della Città Metropolitana di Bari
                 diretta da Vito Clemente.
                 Nel marzo 2019 è Turandot nell’omonima opera di Giacomo
                 Puccini al Teatro San Carlo di Napoli, Teatro alla Pergola di
                 Firenze, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Eliseo e Teatro
                 Argentina di Roma, per EuropaIncanto con la direzione di
                 Germano Neri, per la regia di Lisa Capaccioli.
                 Risultata prima nella graduatoria di idoneità, sarà Turandot
                 nell’ambito del tour europeo 2021 di EuropaIncanto.
                 Nel Novembre 2019 è cover di Miah Persson per il ruolo di
                 Elettra ne Idomeneo re di Creta di W.A. Mozart al Teatro
                 dell’Opera di Roma con la direzione di Michele Mariotti e la
                 regia di Robert Carsen.

                 ATTIVITÀ CONCERTISTICA
                 Nel 2013 è solista nel Magnificat di A. Vivaldi diretto da
                 Manfredo Di Crescenzo e Francesco Aliberti e nei Sei
                 notturni per voci e corni di bassetto di W. A. Mozart
                 nel Salone degli Specchi di Taranto.
                 Per l’inaugurazione di Notti Sacre 2014, è solista nello Stabat
                 Mater di F. J. Haydn diretto da Filippo
                 Maria Bressan nella Cattedrale di Bari.
                 Nel 2015, per la regia di Michele Suozzo, debutta ne L’isola
                         disabitata di Pietro Metastasio con musiche di W. A.
                         Mozart, in scena al Teatro di Villa Torlonia a Roma.
                         Nel 2017 interpreta in concerto e incide su
                         commissione del Traetta Opera Festival alcune
                         liriche da camera di Niccolò Van Westerhout nel
                         disco monografico curato da Vito Clemente, Maurizio
                         Pellegrini e Silvestro Sabatelli in collaborazione con
                         DiGressione Music, Idea Press (USA) e Tokyo Academy
                         of Music (Japan).Ha tenuto concerti da solista per
                         diverse stagioni concertistiche (Ad Libitum, Polignano
                         a Mare - Legature, Gioia del Colle – Agìmus, Mola di
                         Bari) esibendosi sia nel repertorio operistico che in
                         produzioni sacre (Stabat Mater di G.B. Pergolesi).
                         Nel giugno 2019 è impegnata in un
                         recital presso il Merker Kunstsalon di Vienna.

                                             OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 21
Amicizie spettacolari
   di Samuele Peruzzi

   L
          e opere liriche a cui assistiamo a teatro
          possono essere molto diverse tra di loro:
          differiscono in genere drammatico, stile
    musicale, tipi di vocalità e strumentazione, resa
    scenica, regia, scenografia, luci, colori. Insomma, le
    variabili sono davvero tante. Eppure l’opera riesce
    sempre a mantenere una particolare aderenza con
    la realtà e con le emozioni del pubblico. L’emotività
    dei personaggi si intreccia con la sensibilità dello
    spettatore, facendo leva su sentimenti comuni
    all’intera collettività. Fra questi sicuramente vi
    è l’affetto, che, declinato in innumerevoli forme,
    diventa elemento imprescindibile dell’opera lirica. Il
    teatro sembra provare la necessità di rappresentare
    l’affetto, probabilmente l’emozione più complessa e
    potente dell’animo umano. Esso assume diverse e
    molteplici forme: tra queste sicuramente le più care
    al mondo dell’opera lirica sono l’amore, l’erotismo,
    l’affetto parentale e l’amicizia.
    In particolare quest’ultima tende a passare
    inosservata, pur avendo in numerose composizioni
    una grande centralità. Siamo sicuramente più
    abituati all’affetto fatto di potenti impulsi amorosi,
    all’immenso amore che una madre prova per il figlio,
    alla sensualità come arma di seduzione. Tuttavia,
    l’amicizia è spesso un punto focale dell’opera e in
    particolare dell’opera buffa.
    Un esempio su tutti? Figaro. Figaro è il celeberrimo
    barbiere di Siviglia, factotum e sempre indaffarato
    di qua e di là, di su e di giù. Ma all’interno dell’opera
    di Rossini lui è anche il fido compagno e amico
    del Conte d’Almaviva. Certo, la sua alleanza viene
    comprata a peso d’oro dallo stesso Conte, ma Figaro
    dimostra per tutta la durata dell’opera di essere un
    degno amico, che non solo aiuta il nobile, ma anche
    la giovane Rosina, che ripone in lui così tanta fiducia
    da dichiarargli il suo sincero amore per Lindoro,
    alter ego di Almaviva. Figaro è sicuramente il caso
    più famoso ed evidente dei valori dell’amicizia,
    ma non è l’unico: anche Dandini e Ramiro nella
    Cenerentola rossiniana portano in scena il legame
    della amicizia. Le dinamiche sono simili: anche in
    questo caso il cameriere Dandini aiuta con una
    spassosa frizzantezza il proprio Principe a cercar
    moglie. Tra scherzi, messinscene, piccole bugie e
    simpatici escamotages, il sempliciotto cameriere
    si dimostra un preziosissimo alleato di Ramiro,
    costretto a fare un passo indietro e agire nascosto
    per trovare una moglie buona e d’animo nobile.

22 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
I casi sono tanti e Rossini non si è inventato nulla. Anche nello singspiel mozartiano Die Zauberflöte
l’amicizia viene portata in scena grazie al buffo personaggio di Papageno. Sicuramente non il personaggio
più coraggioso e audace del mondo dell’opera, ma con il suo animo divertente e comico, dà una bellissima
rappresentazione dell’amicizia e della bontà d’animo.
Diversa tuttavia, appare l’amicizia fra donne.
Se l’amicizia fra due uomini viene spesso descritta con toni agitati, briosi e frizzanti, improntati a una chiara
esternazione del carattere buffo di un’opera, l’amicizia fra due donne sembra avere una natura più intima
e privata.
Proviamo a prendere un esempio: il legame che c’è fra Susanna e la Contessa Rosina nelle Nozze di
Figaro di Mozart ci suggerisce sicuramente una grande solidarietà femminile per far fronte alle avversità
provocate dagli uomini. La vivacità tipica dell’amicizia all’interno dell’opera buffa lascia quindi il posto
a un atteggiamento più sottile e delicato, che viene ripreso anche musicalmente. Nonostante i toni
leggermente più pacati del duo femminile, Susanna e la Contessa creano un’intesa comune, rappresentata
magistralmente anche dall’unione delle loro vocalità. Le due donne, pur appartenendo a ceti sociali molto
diversi sono avvicinate da un atteggiamento di comprensione e solidarietà, rappresentando più che una
nobile e la sua donna di compagnia, due sorelle.
Certo, nell’opera seria il legame di amicizia, spesso caratterizzato proprio da spensieratezza e leggerezza
trova meno spazio. I protagonisti delle opere serie sono spesso condannati a risultare soli e isolati dal resto
dei personaggi, come in un esilio sociale e psicologico. Tuttavia, anche nei casi più sfortunati è possibile
individuare una spalla amica: magari la dama di compagnia del soprano o il compagno d’armi del tenore,
pronti a dare ascolto, consigli e conforto alle anime tormentate dei personaggi principali.
Insomma, l’amicizia è un elemento così intrinseco nell’animo umano, spontaneamente solidale, che
anche il teatro sente la necessità di rappresentarlo. E ancora una volta, com’è solito dell’opera lirica, lo fa
accentuandone le caratteristiche, esagerandone alcuni aspetti e trasformandone altri, ma finisce sempre
con il trasmettere al proprio pubblico un’idea concreta ed emblematica in cui lo spettatore si rispecchia.
Perché il teatro non è estraneo alle relazioni sociali, alle amicizie e agli amori: questi si trovano tutti i
giorni anche dietro al sipario, dietro ai leggii dell’orchestra, dietro la gestione dell’impianto tecnico e
nell’amministrazione del teatro stesso. Una bellissima ragnatela di contatti sociali, di stima e di amicizia. Il
teatro è anche questo.

                                                                                              Samuele Peruzzi

                                                                                               fonte: robertomaietta.com

                                                                             OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 23
Lucia
   Amore e follia nella
   musica di Donizetti.

    Gli anni Trenta dell’800 videro nascere quei preziosissimi gioielli del melodramma Romantico italiano
    racchiusi tra “Anna Bolena” e “Nabucco”. Di tale preziosità risplende anche la donizettiana “Lucia
    di Lammermoor”, andata in scena al San Carlo di Napoli nel settembre del 1835. Erano, quelli, anni di
    transizione verso una nuova forma, anche se il problema di fondo con il quale i compositori si scontravano
    restava sempre la “convenzione”. Gli autori dovevano scontrarsi contro un’architettura del melodramma
    costituita da una ripetizione quasi rituale di episodi e nella distribuzione dei ruoli fra i celebri cantanti
    ingaggiati. Se a questo aggiungiamo tutta una serie di libretti che spesso e volentieri erano materiale già
    usato e consumato non restava altro che sperare ed affidarsi alla creatività e alla bellezza della musica.
    Spesso capitava, fortunatamente, che qualche poeta riuscisse a stendere testi che facilitavano il lavoro
    dei compositori per l’intensità del sentimento di cui erano permeati. È il caso del libretto che Salvatore
    Cammarano redasse per Donizetti partendo dall’opera di Sir Walter Scott “The bride of Lammermoor”.
    Lontananza, solitudine, dovere familiare, inganno sono le parole chiave della “Lucia”. Abbiamo in
    quest’opera una summa della donizettiana opera d’eroine, con il suo incredibile fascino, il suo alone di
    immensa solitudine, la pazzia, il tutto costruito su quelle sequenze convenzionali tanto amate dal pubblico
    dell’epoca. Il fascino di quest’opera risiede probabilmente proprio in questa simbiosi tra convenzione e
    rottura. L’amore, la follia e, la conseguente morte, sono qui celebrati insieme poiché nell’amore è insito
    quel germe folle che, se acceso, porta inevitabilmente al dramma. La stessa Lucia muore consumata dal

24 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
delirio più che dai voluttuosi vocalizzi della sua ultima cabaletta. Il momento che segna l’apice morale della
vicenda è il Quadro II del I Atto: è il momento in cui, firmato il contratto di nozze con Arturo, irrompe sulla
scena l’amato Edgardo che impreca e maledice la fanciulla. È in quel preciso istante che la morte e la pazzia
si impadroniscono di una donna tradita, ingannata, abbandonata e ripudiata. Come però sì immaginava la
pazzia nell’800? La serie degli “Alienati” del pittore Géricault ne è un perfetto esempio: le sue sono figure
smarrite, piangenti, scarmigliate, isteriche, bizzarre. Sono questi gli aspetti che identificavano lo stereotipo
della donna preda della follia, tanto nel senso comune quanto nel melodramma. Qui vi era una particolare
attenzione e convenzione per queste scene: la pazzia poteva essere funerea (come appunto in Lucia),
drammatica (come in Semiramide) o addirittura ipnotica (come nel caso della crudelmente meravigliosa
Lady Macbeth verdiana). Presentatasi sulla scena in vesti ed aspetto completamente alienato la donna
in questione esegue un recitativo in cui è sempre presente un fantasma, seguito da una cantilena che
descrive scene immaginarie, totale adesione al folle delirio. La scena della pazzia, sempre secondo le
convenzioni ottocentesche, doveva chiudersi con una cabaletta che doveva tradurre, in canto e musica, gli
spasmi d’isteria con una serie di vocalizzi che portavano la primadonna a destreggiarsi in una dimensione
quasi ultraterrena che aveva del patologico. Lucia non fa eccezione in nulla. Tutto si svolge sotto il segno
di alcuni riferimenti che quasi soffocano il respiro della ragazza: il silenzio assordante, la notte, l’ombra,
la mano esanime, il sangue. Ogni cosa fa di lei un personaggio dai contorni quasi gotici. In ultima analisi
è da dire che, prima che inizi la grande scena della follia, sappiamo che Lucia si è macchiata di omicidio,
atto che ai nostri occhi non ha nulla di colpevole quanto di giusto e liberatorio. Perorando la sua causa si
potrebbe ammettere che ella era già morta nell’istante in cui aveva firmato il contratto nuziale (non a caso
ella stessa ammetterà: “…la mia condanna ho scritta!”) quindi le si giustifica quell’omicidio come atto di
rivincita su quegli uomini che fin dall’inizio avevano deciso della sua vita e di quel destino al quale non si
poteva opporre. Un drammatico, sublime gesto di rivincita è quello di Lucia. La sua follia è un’esplosione
di risentimento represso per dovere, condizione sociale ed umana. È una donna e la sua voce non aveva
alcun valore se non proprio su quel palcoscenico che ce la presenta in tutta la sua umana interezza,
melanconicamente rappresentata dall’oboe nel colloquio con il fratello, dolente sul suono dei violoncelli
prima delle nozze con Arturo e delirante, infine, sulla scia di quel flauto che traduce in suoni una allucinante
ed allucinata realtà.

                                                                                            Maurizio Meandro

                                                                                           fonte: luukmagazine

                                                                            OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 25
INTERVISTA ESCLUSIV

                                                                Ph. Fabio Parenzan

      26 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
Daniela
Barcellona
A cura di Andrea Camilla Mambretti

Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di
OperaLife, il mezzosoprano Daniela Barcellona. Dopo aver vinto prestigiosi
concorsi internazionali come l’“Adriano Belli” di Spoleto, l’“Iris Adami
Corradetti” di Padova e la “Pavarotti International Voice Competition” di
Filadelfia, debutta come protagonista nel Tancredi al Rossini Opera Festival
di Pesaro nel 1999. Da allora si afferma come interprete di riferimento dei
ruoli “en travesti”, che la vedono protagonista dei più prestigiosi teatri al
mondo, dal Metropolitan Opera di New York al Teatro alla Scala di Milano,
dalla Royal Opera House di Londra al Théâtre des Champs Elysées di
Parigi, dalla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera al Teatro Real di
Madrid, dal Festival di Salisburgo al Gran Teatre del Liceu di Barcellona,
solo per citarne alcuni. Insignita del “Premio Abbiati”, ha collaborato con i
direttori d’orchestra più famosi al mondo.

                              OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 27
1- Come si è avvicinata al mondo dell’opera       più recenti, l’Aida col M° Maazel a Valencia
    lirica?                                           e “Le Troyens” di Berlioz con il M° Pappano,
    Quando ero piccola, accendendo la radio           sempre alla Scala. Ho dei bellissimi ricordi
    o il televisore, era facilissimo imbattersi       del M° Abbado, col quale ho cantato una
    in un’opera, un concerto sinfonico o da           delle mie prime “Italiana in Algeri” e con
    camera (il mio primo “Barbiere di Siviglia” lo    il quale ho anche inciso il Requiem di
    vidi proprio così); avevo anche la fortuna di     Verdi. Sono molto affezionata anche al
    avere dei genitori che, sensibili alla cultura,   monumentale Don Carlo che ho debuttato
    mi portavano al Teatro Verdi di Trieste           a Torino, col M° Noseda ed Hugo de Ana...
    ad assistere alle operette, genere più            In ambito sinfonico, ho nel cuore l’ultimo
    leggero rispetto all’opera e dalle melodie        Requiem di Verdi che ho cantato col M°
    affascinanti che mi restavano nelle orecchie      Muti e la Chicago Symphony Orchestra al
    per giorni (ed aggiungo che la stagione           Musikverein di Vienna lo scorso gennaio
    delle operette di Trieste era veramente ad        ed il primissimo, a Dresda col M° Gelmetti
    un livello altissimo, cosa assolutamente          nel 1999. È difficile scegliere solo un ricordo
    non secondaria e che ha contribuito in            fra le produzioni alle quali ho avuto la
    modo determinante ad accendere la mia             fortuna ed il piacere di partecipare a New
    passione per questo mondo): da lì, il passo       York, Tokyo, Roma, Milano, Londra, Madrid,
    verso il melodramma è stato semplice.             Barcellona, Bilbao... Mi sembrerebbe di fare
                                                      torto alle altre.
    2- Ci può raccontare il suo primo debutto?
    Com’è stato?                                      4- Lei, triestina purosangue, a Trieste ha
    A parte le primissime esperienze come             cantato pochissimo. Perché?
    vincitrice di concorsi, il mio debutto da         Questo è stato un problema con molti teatri
    professionista è stato con la Cenerentola         italiani, e non solo con Trieste, a causa della
    di Rossini al Teatro Carlo Felice di Genova,      loro difficoltà a programmare le stagioni
    diretta dal M° Gelmetti per la regia di           con largo anticipo: purtroppo, quando mi
    Roberto De Simone. Ruolo difficilissimo e         veniva proposto un contratto, ero ormai
    regia splendida quanto complicata: non vi         già impegnata da tempo per lo stesso
    dico la tensione alla mia prima recita, per       periodo. Qualche altra volta, sempre per
    quanto fossi in seconda compagnia. Ma             problemi di programmazione o di budget,
    ne serbo un ricordo splendido, soprattutto        le produzioni venivano cancellate. Vediamo
    delle prove di sala col M° Gelmetti che, da       un po’ cosa succederà in futuro e speriamo
    grande direttore, si assunse l’onere di far       per il meglio.
    debuttare questa ragazzina terrorizzata,
    impartendogli delle lezioni su Rossini che,       5- È diversa la preparazione tra un ruolo
    ancora oggi, formano la base della mia            rossiniano e un ruolo verdiano?
    preparazione.                                     Assolutamente sì. Un ruolo rossiniano
                                                      richiede una muscolatura “veloce” e
    3- Quale recita e quale allestimento italiano     scattante per affrontare le parti con molte
    e oltreoceano, ai quali ha partecipato, ricorda   “agilità”, mentre un ruolo verdiano predilige
    particolarmente?                                  il legato e le note tenute: preparare il fisico
    Ce ne sono stati molti. Soprattutto all’inizio,   ad affrontare l’uno o l’altro necessita di
    ma anche in tempi recenti, ho avuto la            un approccio diverso al lavoro quotidiano,
    fortuna di lavorare con grandissimi direttori     soprattutto      per     quanto     concerne
    e registi ed ogni produzione firmata da loro      l’allenamento del fiato. Diversifico anche la
    era un evento. Ricordo la Semiramide di           scelta dei vocalizzi a seconda del repertorio:
    Ginevra, col M° Gelmetti ed Hugo de Ana,          note rapide e leggere con Rossini (i famosi
    le tante “Donna del lago” col M° Zedda,           “rossiniani”) e più lente e tenute per altri
    naturalmente il “Tancredi” del 1999 a Pesaro,     repertori.
    sempre col M° Gelmetti e Pierluigi Pizzi, i 7
    dicembre alla Scala col M° Muti e, in tempi       6- I due stili vocali richiedono anche un

28 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
W.Hoesl

OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 29
MarcoBorrelli

30 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
diverso approccio attoriale?                       al caso, si immerge in profondità nella
Stile vocale e stile attoriale dovrebbero          partitura; non ho mai concluso una prova
sempre aiutarsi a vicenda, avendo come             senza aver imparato qualcosa di nuovo o
denominatore comune la parola: il modo             senza aver ricevuto un prezioso consiglio,
di scolpirla, per renderla espressiva nel          e qualsiasi proposta musicale mi sia stata
modo corretto, richiede una grande                 rivolta è stata sempre giustificata da
sensibilità musicale ed una conoscenza             un’esigenza espressiva: sembrerebbe una
dell’estetica dell’epoca. Il modo enfatico di      cosa ovvia ma, purtroppo, spesso non è
declamare una frase barocca, ad esempio,           così. Quando si arriva all’esecuzione, poi,
presuppone una gestualità quanto più               la preparazione è così profonda che ci si
possibile coerente con quanto pronunciato:         ritrova da soli con la Musica. In breve, un
un gesto corretto, effettuato nel momento          grande Maestro.
giusto, sottolinea ed arricchisce la parola
che sta commentando.                               9- Quali sono i suoi interessi al di fuori del
                                                   canto lirico? Coltiva hobby particolari?
7- Per un cantante lirico al giorno d’oggi         Amo leggere, soprattutto biografie, ed
quanto è importante essere anche un                ascoltare musica pop e rock (sono una
bravo attore?                                      grande fan dei Queen). E poi ho due
Il fine ultimo di qualsiasi cantante, che sia      hobby: il giardinaggio (che, per motivi di
soprattutto un artista, è quello di realizzare     lavoro, purtroppo pratico poco) e la cucina,
un personaggio che doni emozioni:                  soprattutto quella triestina (che, sempre
premesso questo, la voce è sicuramente il          purtroppo, pratico molto)... Mi sa che, al
vettore principale che deve poter toccare          più presto, dovrò aggiungere la corsa per
la sensibilità di chi ascolta ma, proprio per      compensare il mio amore per i fornelli.
quanto sostenuto prima riguardo agli stili,
non deve essere assolutamente slegata              10- Nel 1993 oltre a vincere il concorso dello
dalla recitazione, pena un’incoerenza nella        Sperimentale di Spoleto ha incontrato
resa del proprio ruolo (per essere più chiara,     anche la persona che è poi diventata suo
un bravo cantante che non sia un bravo             marito. Dove vi siete conosciuti?
attore, alla fine, porta in scena solo se stesso   A Trieste, a casa sua, durante una prova.
e non il ruolo che dovrebbe interpretare).         Mi era stato proposto un concerto presso
E questa è una cosa fondamentale, oggi             gli “Amici della Lirica” di Trieste e, in quel
come nel passato.                                  periodo, avevo bisogno sia di un pianista
                                                   che di un insegnante di canto; un caro
8- In Italia ha inaugurato, al Teatro alla         amico, ora purtroppo scomparso, mi aveva
Scala, la storica riapertura del 7 dicembre        consigliato di rivolgermi a questo Maestro
2004 con “Europa riconosciuta” diretta             che, pur essendo molto giovane, aveva
da Riccardo Muti. Era la prima volta che lo        già una grande esperienza ed era molto
incontrava? Cosa le ha comunicato il fare          conosciuto fra i cantanti: detto, fatto. Ho
musica con lui?                                    preparato ed eseguito il concerto con lui, ho
Ho conosciuto il M° Muti alcuni anni prima,        iniziato a migliorare vocalmente grazie alle
in occasione di un Requiem di Verdi a              sue indicazioni e, soprattutto, ho ascoltato
Salisburgo e, prima di quel 7 dicembre,            un suo consiglio riguardo ad un repertorio
avevo già cantato con lui molte altre volte,       che mai mi sarei sognata di affrontare... Il
soprattutto nel repertorio sinfonico (a titolo     suggerimento era pressappoco questo:
di curiosità, partecipai anche al concerto         “Perché non studiamo Rossini? Secondo
di Natale in occasione della chiusura              me, l’Italiana e Tancredi dovrebbero starti
della Scala nel 2001, sempre sotto la sua          molto bene”. All’inizio ero un po’ perplessa,
direzione). Fare musica con lui mi ha fatto        ma per fortuna l’ho ascoltato! E poi l’ho
comprendere cosa significhi collaborare            anche sposato.
con un grande musicista ed un vero
professionista che, non lasciando nulla

                                             OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 31
32 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
“   Senza la capacità di riconoscere
    la bellezza, l’essere umano si
    riduce ad una macchina infelice,
                                                    “
    il cui unico scopo è quello di
    produrre senza alcuna gioia.

                                                           Ph. Studio Amati Bacciardi

         OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 33
11- Ha effettuato alcune masterclass: qual          a terminare questa frase. “L’Arte e l’Opera
    è il suo rapporto con i giovani cantanti? Quali     non possono morire perché...?”
    sono i suggerimenti e i consigli per loro?          ...perché concorrono a formare quella che
    La base su cui mi piace poggiare il rapporto        chiamiamo “Cultura”, ed è solo questa
    insegnante/allievo è quella di uno scambio          che ci insegna a ricercare la bellezza in
    basato sulla fiducia reciproca: se manca questa,    ogni piccola cosa e, come conseguenza,
    manca tutto. L’empatia è fondamentale ma,           a rispettare i nostri simili e tutto ciò che ci
    personalmente, la difficoltà maggiore con           circonda. Senza la capacità di riconoscere
    cui mi scontro è quella di far sviluppare le        la bellezza, l’essere umano si riduce ad una
    caratteristiche individuali del futuro artista      macchina infelice, il cui unico scopo è quello
    che ho davanti. Non esiste una persona              di produrre senza alcuna gioia. Nasciamo
    identica ad un’altra e, quindi, ogni consiglio      per imparare e crescere e, senza la Cultura,
    è soggettivo: la tecnica va “cesellata” sulle       non c’è evoluzione: soprattutto, perdiamo
    caratteristiche fisiche uniche dell’allievo ed      lo strumento più potente in grado di farci
    anche l’interpretazione va ricercata tenendo        aprire gli occhi e ragionare con la nostra
    ben presente la sua personalità; il rischio,        testa. Senza la Cultura non siamo Liberi.
    altrimenti, è quello di creare delle fotocopie      L’Opera in particolare, poi, fa parte della
    di se stessi e, come troppo spesso ho visto         nostra storia e del nostro lascito al mondo
    accadere, di imporre i propri difetti. I consigli   intero; all’estero, Opera e Canto sono
    principali, poi, sono quelli che do a me stessa:    sinonimi di “Italia” e, nei secoli, ci siamo
    studiare sempre, non lasciare nulla al caso,        identificati nelle melodie di Vivaldi, Rossini,
    ricordarsi sempre che la base di tutto è la         Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini, Mascagni...
    partitura e, solamente dopo averla sviscerata       La mia domanda è: possiamo definirci
    ed essersi creati una propria idea, si può          italiani senza la nostra Cultura?
    ascoltare una registrazione. In breve, coltivare
    la propria unicità evitando di diventare la         14- Nonostante questo periodo difficile per
    copia di qualcuno.                                  i teatri di tutto il mondo, quali sono i suoi
                                                        impegni futuri?
    12- Durante il lockdown ha sperimentato             In questo momento sono appena tornata da
    anche una produzione a distanza con                 Parigi, dove è stata cancellata la produzione
    “Alienati” per il Coccia di Novara. Com’è stato     del Trovatore (sarebbe stato il mio debutto,
    lavorare in queste particolari condizioni?          ma speriamo di recuperarlo al più presto).
    Si è trattata di un’esperienza unica nel            Dovrei cantare nel Requiem di Verdi, col M°
    suo genere: le prove le facevo con mio              Metha, a Berlino, nel Falstaff a Lione e ad Aix
    marito al pianoforte, discutevo della regia         en Provence, nella IX Sinfonia di Beethoven
    via Skype, ricevevo gli accessori di scena          all’Arena di Verona ed in un altro Falstaff
    tramite Amazon, creavo la scenografia in            sempre a Berlino. Questo nei prossimi mesi,
    soggiorno e cantavo in cucina... Stranissimo        ma il condizionale è d’obbligo. Poi ci sono
    ma divertente! Soprattutto, è stato creato          tantissime altre proposte a Milano, Parigi,
    un genere di spettacolo “ad hoc” che non            Madrid, Bilbao, Barcellona, Tokyo, Toronto,
    ha mai preteso di sostituirsi all’opera dal         Zurigo, ecc. ma tutte momentaneamente
    vivo. Questo è importante: l’Opera può              in attesa di definizione, visto il particolare
    esistere solo in teatro e con il pubblico che       momento... Speriamo bene.
    partecipa all’evento. Qualsiasi altra forma di
    fruizione crea un filtro che non permette           Ringraziamo      calorosamente        Daniela
    alle emozioni di giungere all’ascoltatore           Barcellona per la gentilezza e la disponibilità.
    nella loro pienezza: una cosa è assistere da        La salutiamo augurandole buona fortuna
    casa ed un’altra è partecipare “in sala”.           per i suoi prossimi appuntamenti.

    13- Visti gli ultimi avvicendamenti nel             Andrea Camilla Mambretti
    settore culturale le chiediamo di aiutarci

34 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
MarcoBorrelli

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OPERASTUDIO
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                                   RIGOLETTO
                                    G.VERDI

36 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
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