Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell'Arte Contemporanea a.a. 2019 2020 - Dott.ssa Francesca Andrea Mercanti

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Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell'Arte Contemporanea a.a. 2019 2020 - Dott.ssa Francesca Andrea Mercanti
Università della Terza Età
Cinisello Balsamo

Storia dell’Arte Contemporanea
a.a. 2019 – 2020

Dott.ssa Francesca Andrea Mercanti
Università della Terza Età Cinisello Balsamo Storia dell'Arte Contemporanea a.a. 2019 2020 - Dott.ssa Francesca Andrea Mercanti
4. Autocelebrazione e arte:
       Salvador Dalì
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Salvador Dalí nacque a Figueres, una piccola cittadina parte della comarca dell'Empordà, nella
provincia di Girona (in Catalogna), geograficamente assai prossima al confine francese, l'11 maggio
del 1904 da una benestante famiglia borghese. Suo fratello maggiore, anch'egli di nome Salvador
(nato il 12 ottobre 1901), era morto di meningite nove mesi prima, il 1 agosto del 1903. Il padre,
Salvador Rafael Aniceto Dalí i Cusi, fu un avvocato e notaio, affetto da una forte rigidità
nell'applicazione della disciplina, temperata dalla moglie, Felipa Domènech i Ferrés, che incoraggiò le
aspirazioni artistiche del figlio. All'età di cinque anni, Dalí fu condotto sulla tomba del fratello dai
genitori, i quali gli fecero credere di esserne la reincarnazione, delirio del quale si convinse e che lo
fece impazzire. Di suo fratello Dalí disse: "Ci somigliavamo come due gocce d'acqua, ma rilasciavamo
riflessi diversi. Probabilmente lui era una prima versione di me, ma concepito in termini assoluti". Dalì
era talmente afflitto dalla morte di suo fratello che alcune notti andava alla tomba a pregare per ore.
A questa congiuntura familiare che lo trasformerà in un sostituto e affiderà a lui il compito di vivere
anche per l'altro, lo stesso pittore nella sua Autobiografia fa risalire la causa del suo egocentrismo:
«Nascendo ho messo i piedi sui passi di un morto adorato che continuavano ad amare attraverso
me. [...] Tutte le mie eccentricità conseguenti, tutte le mie esibizioni incoerenti sono state la costante
tragica della mia vita: dovevo provare a me stesso che non ero il fratello morto, ma quello vivo. Così
come è avvenuto nel mito di Castore e Polluce, uccidendo dentro me stesso mio fratello ho
conquistato la mia immortalità permanente».
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La famiglia Dalì nel 1910: dall'alto a
sinistra, la zia Maria Teresa, la
madre Felipa, il padre Salvador,
Salvador, la zia Caterina, che
diverrà la seconda moglie del
padre, la sorella Anna Maria e la
nonna Maria Ana
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Il suo narcisismo, da arroganza diviene
progressivamente vero e proprio fanatismo
persino il suo aspetto fisico e il suo ab-
bigliamento alimentano una nuova moda.
Con le sue azioni stravaganti e soprattutto
appariscenti, Dalì dimostra di sapersi servire
di ogni mezzo per scandalizzare e di
conoscere i meccanismi della nascente
pubblicità. Attorno alla sua figura ruota
infatti un numero incredibile di aneddoti,
molti dei quali falsi, ma divulgati apposi-
tamente dall'artista.
Per il suo gusto di stupire e per
l'ostentazione esaltata di sé verrà definito
genio, ma anche folle o megalomane. A
sottolineare il carattere consapevole e
intenzionale delle sue provocazioni, Dalì af-
ferma che «L'unica differenza tra me e un
pazzo è che io non sono pazzo!» e non a caso
intitola la sua autobiografia Diario di un
genio.
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Dalí aveva anche una sorella, Ana María che nel 1949 pubblicò un libro sul fratello, Dalí visto da sua sorella. Tra i
suoi amici d'infanzia vi erano i futuri calciatori del Barcellona Emilio Sagi Liñán, detto Sagi-Barba, e Josep
Samitier.
Dalí frequentò una scuola d'arte e nel 1919 durante una vacanza a Cadaqués con la famiglia di Ramon Pichot, un
artista locale che faceva regolarmente viaggi a Parigi, scoprì la pittura moderna. L'anno seguente il padre di Dalí
organizzò nella residenza di famiglia una mostra dei suoi disegni a carboncino, ma la prima vera esposizione
pubblica si era tenuta nel 1919 al Teatro Municipale di Figueres.

Nel febbraio del 1921 la madre di Dalí morì di tumore. Dalí aveva sedici anni; in seguito disse che la morte della
madre «è stata la disgrazia più grande che mi sia capitata nella vita. La adoravo... Non potevo rassegnarmi alla
perdita di una persona su cui contavo per rendere invisibili le inevitabili imperfezioni della mia anima.» Poco
dopo il padre sposò la sorella della moglie morta. Dalí non si risentì per le nuove nozze, perché amava e
rispettava molto la zia.

Nel 1922 Dalí andò a vivere nella Residencia de Estudiantes di Madrid e studiò all'Academia de San Fernando
(Accademia di belle arti). Dalí attirava già interesse su di sé con i suoi modi da eccentrico dandy: portava i capelli
e le basette lunghe, si vestiva con giacche, calze lunghe e calzoni alla zuava come gli esteti britannici della fine
del XIX secolo. Erano però i suoi dipinti, nei quali mostrava di accostarsi al cubismo, a guadagnargli l'attenzione
dei suoi compagni di corso. Nei suoi primi lavori Dalí probabilmente non aveva ancora compreso pienamente i
concetti del movimento cubista, poiché all'epoca a Madrid non esistevano aderenti al movimento, e le uniche
informazioni di cui disponeva provenivano da articoli di giornale e da un catalogo datogli da Ramon Pichot.
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Dalí si accostò anche al movimento dadaista, che lo influenzò per tutta la sua vita. Alla Residencia diventò
intimo amico di Pepín Bello, di Luis Buñuel e di Federico García Lorca, la cui amicizia era un autentico trasporto
amoroso reciproco, anche se Dalí respinse vigorosamente gli approcci erotici del poeta.

Nel 1926 Dalí fu espulso dall'Academia poco prima di sostenere gli esami finali, poiché aveva affermato che
nessuno nell'istituto era abbastanza competente da esaminare uno come lui. La sua maestria nella pittura era
già evidente dal notevole realismo del Cestino di pane, dipinto in quello stesso anno. Sempre in quell'anno
visitò per la prima volta Parigi, dove incontrò Pablo Picasso, che ammirava profondamente. Picasso aveva già
sentito parlare molto bene di Dalí da Joan Miró. Negli anni successivi, mentre sviluppava un proprio stile, Dalí
realizzò diverse opere fortemente influenzate dall'arte di Picasso e di Miró.

Nelle opere di Dalí alcune tendenze, che rimarranno costanti nel corso degli anni, erano già evidenti negli anni
venti. Egli assorbì influssi da moltissimi stili, dalla pittura classica all'avanguardia più estrema. Nelle sue prime
opere ci fu l'impronta di Rafael Barradas. Tra le influenze in stile classico artisti come Raffaello, Bronzino,
Francisco de Zurbarán, Vermeer e Velázquez. Si serviva sia di tecniche classiche che moderne, talvolta
impiegandole di volta in volta in opere singole, talvolta usandole tutte nello stesso dipinto. A Barcellona le
esposizioni delle sue opere attrassero attenzione, e i critici si divisero tra entusiasti e parecchio perplessi.

Per dare ulteriore forma concreta al personaggio che si stava creando, Dalí si fece crescere vistosi baffi, ispirati
a quelli del grande maestro del Seicento spagnolo Diego Velázquez, e finirono per diventare un tratto
inconfondibile e caratteristico del suo aspetto per il resto della vita.
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Autoritratto cubista, 1923,
tempera e collage su cartone,
Madrid, Museo Nacional
Centro de Arte Reina Sofía
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Ritratto di mia sorella e
figura picassiana
contrapposta, 1923 – 1924,
olio su tela, St. Petersburg,
Salvador Dalí Museum

La tela mostra due volti
contrapposti: in alto la sorella Aña,
al cui volto si contrappone quello
più geometrico tipicamente
picassiano della cugina Monserrat.
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Ritratto di Luis Buñuel, 1924, olio
su tela, Madrid, Museo Nacional
Centro de Arte Reina Sofía
L’opera è influenzata dalla metafisica di De
Chirico e dal clima del «ritorno all'ordine»
del dopoguerra, quando alla rivoluzione delle
avanguardie subentra un riflusso realista.
Dalì conosce Luis Buñuel all'Accademia di
Madrid e con lui realizza due film – Un chien
andalou per cui l’artista scrisse la
sceneggiatura e L'âge d’or – che
appartengono all’avanguardia
cinematografica surrealista.
L'uomo è ritratto di tre quarti, con lo sguardo
rivolto verso la sinistra della tela:
l'espressione è severa, gli occhi chiari grandi
ed espressivi, i lineamenti decisi e la
capigliatura ben curata. Indossa una giacca
scura il cui cromatismo ben si sposa con il
nero corvino dei capelli ed il cielo bigio.
Dietro le sue spalle si intravede un paesaggio
cittadino tra il metafisico ed il surrealista.
Ragazza alla finestra, 1925, olio su tela,
Madrid, Museo Nacional Centro de Arte
Reina Sofía
Dalì ritrae in questo quadro la sorella Ana Maria, affascinato dal rapporto tra
la figura di spalle che osserva e il paesaggio. L’opera è ancora suggestionata
dal realismo del Ritorno all’ordine degli anni Venti. Il pittore introduce qui
una tavolozza chiara e brillante, la cui luminosità rimane inalterata nella
produzione seguente.
I colori predominanti sono sulle tonalità del blu: la ragazza, mora, è ripresa di
spalle, e di fronte a lei si apre il panorama della riviera. In questo modo, Dalí
pone l'attenzione dell'osservatore non solo al soggetto pittorico
rappresentato dalla sorella, ma soprattutto al paesaggio che lei osserva, in
parte nascosto alla vista dall'interno domestico che lo incornicia.
Venere e amorini,
1925, olio su tela,
collezione privata
La donna di schiena è la dea
Venere, intorno a lei sono
raffigurati alcuni putti
intenti a giocare tra loro.
L'amorino che porge una
conchiglia alla dea ha i tratti
di Picasso.
Cestino di pane, 1926, olio su tavola, St.   Cestino di pane, 1926, olio su tela,
  Petersburg, Salvador Dalí Museum               Figueres, Fondazione Dalì
Nell'agosto del 1929 i rapporti tra il pittore e il padre erano vicini alla rottura: Don Salvador Dalí y Cusí riteneva
che la sua vicinanza ai surrealisti avesse un pessimo effetto sul suo senso morale. Lo strappo definitivo avvenne
quando Don Salvador lesse su un quotidiano di Barcellona che a Parigi il figlio aveva appena esposto un disegno
del "Sacro Cuore di Gesù Cristo" insieme ad una scritta provocatoria .
Indignato, Don Salvador pretese che il figlio smentisse pubblicamente. Dalí rifiutò, forse per timore di essere
allontanato dai surrealisti, e il 28 dicembre 1929 fu cacciato a forza dalla casa paterna. Il padre gli disse che
intendeva diseredarlo e gli intimò di non mettere mai più piede a Cadaqués. In seguito Dalí sostenne che, in
risposta, mise in mano al padre un preservativo contenente il suo sperma dicendogli "Tieni. Ora non ti devo più
nulla!". L'estate successiva Dalí e Gala affittarono un piccolo capanno di pescatori in una baia nei pressi di Port
Lligat. In seguito lo acquistò, e nel corso degli anni lo fece ingrandire trasformandolo poco a poco nella sua
adorata villa sul mare.

Dalí fu presentato negli Stati Uniti nel 1934 dal mercante d'arte Julian Levy: la sua esposizione di New York, che
includeva La persistenza della memoria, creò subito scalpore e interesse e l'alta società lo accolse organizzando
uno speciale "Ballo in onore di Dalí", al quale presenziò portando sul petto una scatola di vetro contenente
un reggiseno.
Dalí e Gala parteciparono anche ad una festa mascherata a New York, organizzata per loro dall'ereditiera Caresse
Crosby: come costume scelsero di vestirsi come il figlioletto di Lindbergh e il suo rapitore. La conseguente
reazione scandalizzata della stampa fu tale che Dalí dovette scusarsi.
Nello stesso 1929 conosce la sua principale musa ispiratrice: Gala. Da questo incontro la sua personalità
estremamente insicura trova in lei un compenso alle proprie debolezze. La donna, figlia dell'avvocato russo
Diakonoff, ha trentacinque anni, dieci anni più del pittore e possiede un carattere forte, deciso, stravagante.
Colpito dalla sua bellezza sofisticata, rispetto a cui lui e solo un giovane di provincia, Dalì le affida le redini della
propria creatività e della propria vita, fino a esserne completamente soggiogato e condizionato in ogni azione.

A causa di Gala giunge alla rottura con la sua famiglia ancor prima del matrimonio, celebrato nel1934. La don-
na infatti è sposata dal 1917 con il poeta surrealista Paul Eluard e quando a Parigi conosce Dalì è l'amante del
pittore surrealista Max Ernst. Ha una personalità volitiva, ritenuta spregiudicata perchè riesce ad appagare
ogni suo desiderio. Gala diventa la musa dell'artista, la sua compagna, il suo manager, il suo sostegno, la sua
ossessione: con lei Dalì da libero sfogo alla sua sessualità morbosa e torbida e la trasforma in avido oggetto
del desiderio, come quando la ritrae con delle cotolette sulla spalla, a indicare la brama di morderla. AI
contempo la innalza con la sua adorazione fino a livelli angelici e non a caso la ritrae spesso nei panni mistici
della Madonna.

Con la comparsa di Gala sulla scena ha inizio la fase aurea dell'opera di Dalì, quasi si sentisse finalmente sicuro
delle sue stravaganze. Sia come dettaglio secondario sia come insieme, il volto della donna figura sempre più
spesso nelle tele, a sancire la dipendenza dell'ispirazione di Dalì dalla moglie. Il pittore giunge a intrecciare la
sua firma con il nome di lei, a dimostrazione dell'avvenuta fusione delle loro anime e Gala è veramente la sua
anima gemella. Seppure inseparabili, all'invadenza appariscente di Dalì risponde l'atteggiamento riservato di
Gala, che lo sostiene pubblicamente e con veemenza, ma vive piuttosto nell'ombra.
Leda atomica, 1949, olio su tela,   Madonna de Portlligat, 1949, olio su tela,
Figueres, Fondazione Dalì           Milwaukee, Haggerty Museum of Art
Madonna de Portlligat, 1950, olio su   Galatea con sfere, 1952, olio su tela,
tela, Tokio, Minami Art Museum         Figueres, Fondazione Dalì
Dalí nudo in contemplazione davanti a cinque corpi         Gala guarda il mar Mediterraneo che a venti
regolari metamorfizzati in corpuscoli, nei quali appare    metri si trasforma in ritratto di Abramo Lincoln ,
improvvisamente Leda di Leonardo cromosomatizzata          1975, olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì
nel viso di Gala, 1952, olio su tela, collezione privata
Nella sua evoluzione Dalì passa al setaccio la tradizione e non si sottrae al confronto
con le tendenze a lui contemporanee ma sovverte tali apporti culturali con lo stile
surrealista, che raggiunge il suo apice tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta. In
seguito la sua originalità cede ad una ossessiva ripetizione di temi e forme con toni
che sfiorano il kitsch e il grottesco, e subisce al contempo una conversione religiosa
che esplode nelle monumentali tele degli anni Cinquanta.
Quando seguendo il pensiero di Freud e degli amici Federico Garcia Lorca e Luis
Buñuel approda infine all'estetica surrealista, Dalì mantiene inalterato il riferimento al
dato naturale, ma alimenta uno spaesamento psichico che stravolge il reale:
accostamenti stravaganti e allucinazioni trascrivono fedelmente i suoi sogni.
Il maggior contributo di Dalì al Surrealismo è costituito dall'invenzione del metodo
paranoico-critico, con cui risponde all'automatismo proclamato dai colleghi. E lo
stesso artista che ne spiega il significato: «E’ il metodo spontaneo di conoscenza
irrazionale basato sull'associazione interpretativo-critica del fenomeno del delirio». In
sintesi egli propone una pittura visionaria che fonde in figure multiple realtà e sogno,
uomo e natura: cosi ogni immagine può celarne un'altra.
Primi giorni di
primavera, 1929, olio e
collage su tavola, St.
Petersburg, Salvador
Dalí Museum
Alloggi di
desiderio,
1929, olio
su tela,
Figueres,
Fondazione
Dalì
Il grande masturbatore, 1929, olio su tela,   L’Enigma del desiderio – Mia madre, mia
Madrid, Museo Nacional Centro de Arte         madre, mia madre, 1929, olio su tela,
Reina Sofía                                   Monaco, Pinacoteca di Arte Moderna
L’Angelus, 1932, olio su tavola, Figueres,   Jean-François Millet, L’Angelus, 1857 –
Fondazione Dalì                              1859, olio su tela, Parigi, Museo d'Orsay
Coppia con testa piena di nubi, 1936,olio
L’enigma di Guglielmo Tell, 1933, olio su   su tela, Rotterdam, Museum Boijmans
tela, Figueres, Fondazione Dalì             Van Beuningen
Donna con testa di rose, 1935, olio su
tela, Figueres, Fondazione Dalì          Sedia Leda, 1935, ottone
Venere di Milo con cassetti, 1936, gesso dipinto   Shirley Temple, il più giovane mostro sacro del
con pon pon, Chicago, The Art Institute of         cinema, 1939, gouache, pastello e collage su carta,
Chicago                                            Rotterdam, Museo Boijmans Van Beuningen
Quando tornò a Parigi i surrealisti lo rimproverarono di aver tradito la loro causa e, mentre la maggior parte dei
surrealisti tendeva ad assumere posizioni di sinistra, Dalí si mantenne ambiguo sul giusto rapporto tra politica e
arte. André Breton, uno dei capofila del surrealismo, lo accusò di difendere il "nuovo" e l'"irrazionale" del
"fenomeno Hitler", ma Dalí respinse queste affermazioni dicendo: "Non sono un seguace di Hitler né nei fatti né
nelle intenzioni". Al dittatore tedesco ispirò tre dipinti: L'enigma di Hitler (1939), Metamorfosi di Hitler in un
paesaggio al chiaro di luna (1958) e Hitler si masturba (1973).

Dalí insistette sul concetto che il surrealismo può esistere anche in un contesto apolitico e si rifiutò di condannare
esplicitamente il fascismo, uno dei fattori che creò dei problemi con i suoi colleghi. Più tardi, sempre nel 1934,
Dalí fu sottoposto a un "processo" a seguito del quale fu formalmente espulso dal gruppo dei surrealisti. Come
reazione Dalí dichiarò: "Il surrealismo sono io".

In quel periodo il principale mecenate di Dalí è il ricchissimo Edward James, che lo aiuta ad emergere nel mondo
dell'arte acquistando molte sue opere e supportandolo finanziariamente per due anni. I due diventano buoni
amici e il ritratto di James viene anche inserito da Dalí nel dipinto Cigni che riflettono elefanti. Artista e mecenate
collaborano anche nella realizzazione di due delle più celebri icone del movimento surrealista: il Telefono
aragosta e il Divano a forma di labbra di Mae West.
Nel 1939 Breton conia per il pittore spagnolo il denigratorio soprannome di "Avida Dollars", anagramma
di Salvador Dalí che può essere tradotto come bramoso di dollari. Si tratta di un modo per deridere la crescente
commercializzazione delle opere di Dalí e la percezione che Dalí stesso abbia cercato di ingrandire la propria
figura grazie alla fama e al denaro. Alcuni surrealisti da allora in poi parlano di Dalí solo al passato remoto, come
se fosse morto. Il movimento surrealista e alcuni suoi membri continueranno a polemizzare duramente con Dalí
fino al momento della sua reale morte e anche oltre.
L'enigma di Hitler , 1939, olio su tela,   Metamorfosi di Hitler in un paesaggio al
Madrid, Museo Nacional Centro de Arte      chiaro di luna, 1958, olio su tela, collezione
Reina Sofía                                privata
Hitler si masturba,
1973, olio su tela,
St. Petersburg,
Salvador Dalí
Museum
Cigni che
riflettono
elefanti, 1937,
olio su tela
collezione privata
Telefono aragosta (Telefono afrodisiaco),
Telefono aragosta (Telefono afrodisiaco),   1936, polimaterico, Minneapolis,
1936, polimaterico, collezione privata      Minneapolis Institute of Arts
Divano a forma di labbra di
Mae West, 1937,
polimaterico,
Rotterdam Museum
Boijmans Van Beuningen
Tre apparizioni del viso di Gala, 1945,   La tentazione di Sant’Antonio, 1946,
olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì   olio su tela, Bruxelles, Musée Royaux
                                          des Beaux-Arts de Belgique
Cristo di San Juan de la Cruz, 1951, olio su
Ritratto di Katharina Cornell, 1951, olio su   tela, Glasgow, Kelvingrove Art Gallery and
tela, collezione privata                       Museum
In Europa scoppia la seconda guerra mondiale e così i Dalí si trasferiscono negli Stati Uniti, dove vivono per otto
anni. Dopo il trasferimento Dalí si riavvicina alla pratica del Cattolicesimo.
L'anno seguente Dalí imposta il canovaccio di un film per Jean Gabin intitolato Ondata d'amore. Nel 1942 pubblica
la propria autobiografia, La vita segreta di Salvador Dalí. Scrive i cataloghi delle sue esposizioni, come quella alla
Knoedler Gallery di New York del 1943. In quel testo spiega: "Il surrealismo perlomeno sarà servito a fornire la
prova sperimentale che la completa sterilità e i tentativi di automatizzazione si sono spinti troppo in là e hanno
condotto ad un sistema totalitario. ... La pigrizia dei nostri giorni e la totale mancanza di tecnica hanno raggiunto il
loro parossismo nel valore psicologico dell'attuale uso che si fa del collage." Scrive anche un romanzo, pubblicato
nel 1944, che parla di un salone di moda per automobili.
Nel 1948 visita il Parco dei mostri di Bomarzo, il quale parco ha evidenti richiami simbolico esoterici. Dalì ripreso
dalle telecamere dell'Istituto Luce si mostra in posa davanti ai principali monumenti.

A partire dal 1951 Dalí tornò a vivere nella sua amata Catalogna. La scelta di vivere in Spagna mentre questa era
ancora governata da Franco gli attirò critiche da parte dei progressisti e pure da diversi altri artisti. È anche
probabile che il diffuso rifiuto delle ultime opere di Dalí da parte di alcuni surrealisti e critici d'arte sia in parte da
attribuirsi a ragioni politiche più che ad una valutazione artistica delle opere stesse.
Nel 1954 è ospite della città di Roma dove organizza uno spettacolo facendo trasportare per le strade della capitale
un cubo pitagorico, infine con un ricevimento al Palazzo Pallavicini pronuncia un discorso in latino con cui inaugura
così una sua mostra con illustrazione della Divina Commedia.
Nel 1959 André Breton organizza una mostra chiamata Omaggio al surrealismo, fatta per celebrare il quarantesimo
anniversario del movimento, che comprende opere di Dalí, Joan Miró, Enrique Tábara e Eugenio Granell. L'anno
seguente però, Breton si batté con forza contro l'inserimento della Madonna Sistina di Dalí nell'Esposizione
internazionale surrealista di New York.
Salvador Dalì visita il Parco
dei mostri di Bomarzo
(Viterbo), fotogramma delle
riprese dell’Istituto Luce
Illustrazioni per la Divina Commedia, 1954, acquerello su carta, Figueres, Fondazione Dalì
             Il congedo di Virgilio da Dante (Pg. XXVII)
                                                                L'angelo caduto (Inf. III)
              Non aspettar mio dir più né mio cenno;
                                                           Mischiate sono a quel cattivo coro
                libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
                                                            de li angeli che non furon ribelli
                 e fallo fora non fare a suo senno:
                                                           né fur fedeli a Dio, ma per sé fuoro
               per ch’io te sovra te corono e mitrio.
Caronte (Inf. III)                    I simoniaci (Inf. XIX)
Caron dimonio, con occhi di bragia,    Fuor de la bocca a ciascun soperchiava
loro accennando, tutte le raccoglie;     d’un peccator li piedi e de le gambe
batte col remo qualunque s’adagia.     infino al grosso, e l’altro dentro stava.
Gerione (Inf. XVII)

Come la navicella esce di loco
in dietro in dietro, sì quindi si tolse;
e poi ch’al tutto si sentì a gioco,
là ’v’era ’l petto, la coda rivolse,
e quella tesa, come anguilla, mosse,
e con le branche l’aere a sé raccolse.
I superbi (Pg. X)

Come per sostentar solaio o tetto,
per mensola talvolta una figura
si vede giugner le ginocchia al petto,
la qual fa del non ver vera rancura
nascere ‘n chi la vede; così fatti
vid’io color, quando puosi ben cura.
Vero è che più e meno eran contratti
secondo ch’avien più e meno a dosso;
e qual più pazienza avea ne li atti,
piangendo parea dicer: ‘Più non posso’.
I golosi (Pg. XXIII)

Tutta esta gente che piangendo canta
per seguitar la gola oltra misura,
in fame e ‘n sete qui si rifà santa.
Di bere e di mangiar n’accende cura
l’odor ch’esce del pomo e de lo sprazzo
che si distende su per sua verdura.
L'angelo nocchiero (Pg. II)

Poi, come più e più verso noi venne
l’uccel divino, più chiaro appariva:
per che l’occhio da presso nol sostenne,
ma chinail giuso; e quei sen venne a riva
con un vasello snelletto e leggero,
tanto che l’acqua nulla ne ‘nghiottiva.
Da poppa stava il celestial nocchiero,
tal che faria beato pur descripto;
e più di cento spirti entro sediero.
L'apparizione di Cacciaguida (Par. XV)

Quale per li seren tranquilli e puri
discorre ad ora ad or sùbito foco,
movendo li occhi che stavan sicuri,
e pare stella che tramuti loco,
se non che da la parte ond’e’ s’accende
nulla sen perde, ed esso dura poco:
tale dal corno che ‘n destro si stende
a piè di quella croce corse un astro
de la costellazion che lì resplende;
né si partì la gemma dal suo nastro,
ma per la lista radial trascorse,
che parve foco dietro ad alabastro.
Lo scaleo d'oro (Par. XXI)

Dentro al cristallo che ‘l vocabol porta,
cerchiando il mondo, del suo caro duce
sotto cui giacque ogne malizia morta,
di color d’oro in che raggio traluce
vid’io uno scaleo eretto in suso
tanto, che nol seguiva la mia luce.
Madonna Sistina, 1958, olio su tela, New   Raffaello, Madonna Sistina, 1513 – 1514,
York, MET Museum                           olio su tela, Dresda, Gemäldegalerie
Il fiore vivente, 1959, oro 18 kt,
Dagli anni Cinquanta,      diamanti e malachite nera,
                           Figueres, Fondazione Dalì
Dalì inizia a ideare e a
creare gioielli.
Cuore regale, 1953, oro 18 kt, rubini,    Girocollo coreografico, 1964, oro 18 kt,
zaffiri, smeraldi, acquamarina e perle,   ametista, zaffiri e diamanti, Figueres,
Figueres, Fondazione Dalì                 Fondazione Dalì
L’occhio del tempo, 1949, platino, rubini,
Labbra rubino, 1949, oro 18 kt, rubini e   diamanti e smalto, Figueres, Fondazione
perle, Figueres, Fondazione Dalì           Dalì
In questa parte della sua carriera Dalí non si limita ad esprimersi con la pittura, ma sperimenta anche nuove
tecniche artistiche e di comunicazione mediatica: realizza opere sviluppando macchie d'inchiostro casuali
lanciate sulla tela ed è tra i primi artisti a servirsi di olografie. Molte delle sue opere comprendono illusioni
ottiche. Nei suoi ultimi anni, giovani artisti come Andy Warhol definiscono Dalí una delle più importanti
influenze sulla Pop art. Dalí si interessa molto anche di scienze naturali e di matematica. Quest'interesse si vede
in diversi dei suoi dipinti, specialmente quelli degli anni cinquanta, in cui dipinge i propri soggetti come se
fossero composti da corni di rinoceronte. Secondo Dalí il corno di rinoceronte rappresenta la geometria divina
perché cresce secondo una spirale logaritmica. Dalí è affascinato anche dal DNA e dall'ipercubo (un cubo a
quattro dimensioni); uno sviluppo dell'ipercubo è ben visibile nel dipinto Crocefissione (Corpus Hypercubus).

Il periodo di Dalí successivo alla seconda guerra mondiale si caratterizza per il suo virtuosismo tecnico e per
l'interesse per le illusioni ottiche, la scienza e la religione. La sua devozione per la religione cattolica aumenta e,
allo stesso tempo, rimane profondamente impressionato da quanto successo ad Hiroshima e dalla nascita
dell'"era atomica". Di conseguenza Dalí definisce questo periodo come quello del misticismo nucleare. In dipinti
come Corpus Hypercubus (1954) Dalí cerca di sintetizzare l'iconografia cristiana con immagini di disintegrazione
materiale ispirate dalla fisica nucleare.
Incontrò più volte papa Pio XII e papa Giovanni XXIII e dopo la proclamazione del dogma dell'assunzione di
Maria da parte di papa Pacelli e l'incontro privato col pontefice nel 1954, dipinse i due quadri Assunta
antiprotonica e Assunta Canaveral (1956)
Crocifissione (Corpus Hypercubus),
1954, olio su tela, New York, MoMA
Il titolo della tela fa riferimento al fatto che la figura di Cristo non è
inchiodata all'usuale croce, ma è magicamente sospesa nell'aria,
accostata ad una struttura fatta da otto cubi che simulano la forma
della croce, ma che in realtà esprimono la rappresentazione dello
sviluppo, nello spazio tridimensionale, di un solido che si studia nella
geometria della "quarta dimensione": il tesseratto, ossia
un ipercubo quadridimensionale.
Si tratta di un solido (avente come "facce" otto cubi) che non è
possibile vedere, essendoci preclusa la quarta dimensione, ma solo
intuire. L'analogia con lo sviluppo delle facce di cubo su di un piano,
può aiutare a comprendere la raffigurazione.
Si tratta di una delle diverse opere in cui l'artista catalano si accosta
ai temi dell'arte sacra e, contemporaneamente, si avvale della
fascinazione enigmatica di strutture geometriche.
Il linguaggio pittorico surreale si esprime attraverso la figura
della Madonna che ci appare in primo piano con un'acconciatura
moderna dei capelli (probabilmente Gala), con lussuosi mantelli
dalle tinte metalliche, mentre sullo sfondo di uno sterminato
pavimento a scacchiera si intravede un cupo paesaggio notturno;
tutto questo porta ad un modo inconsueto e suggestivo di
rappresentare lo straordinario evento della morte di Cristo, evento
che subito ci appare, nello stesso tempo, umano e metafisico.
La croce, data dalla dispiegazione tridimensionale di un ipercubo, si
staglia in alto nel buio del cielo, proiettando la sua ombra sopra la
fredda geometria del pavimento, quasi a sottolineare, assieme alla
irriducibilità delle diverse dimensioni spaziali, la inintelligibile
distanza tra il naturale ed il soprannaturale.
Crocifissione, 1954, olio su tela, Città
del Vaticano, Musei Vaticani
                                           Ultima cena, 1955, olio su tela,
                                           Washington, National Gallery of Art
Cranio Zurbaran, 1956, olio su tela,   Ascensione, 1958, olio su tela, Figueres,
Washington, Hirschhorn Museum          Fondazione Dalì
Assunta antiprotonica, 1956, olio su   Assunta Canaveral, 1956, olio su tela,
tela, collezione privata               collezione privata
Assunta corpuscularia
lapislazulina, 1952, olio su
tela, Oviedo, Collezione
Masaveu
Questa assunta rappresenta il precedente più
diretto per la realizzazione delle due tele del
1956.
Nel periodo del Misticismo nucleare si inseriscono anche lavori notevoli come La stazione di Perpignan (1965)
e Torero allucinogeno (1968-70).

Nel 1968 Dalí realizza un filmato pubblicitario per la televisione per conto della cioccolata Lanvin e l'anno
successivo disegna il logo dei celebri lecca lecca Chupa Chups. Sempre nel 1969 è responsabile della campagna
pubblicitaria dell'Eurofestival e crea una grande scultura metallica che viene posta sul palco del Teatro Real
di Madrid dove si svolge la manifestazione canora.

Nel 1980 la salute di Dalí riceve un colpo durissimo; la moglie Gala, colpita da una forma
lieve di demenza senile, probabilmente gli somministra un pericoloso cocktail di medicinali senza che gli
fossero prescritti, danneggiandogli il sistema nervoso e provocando la precoce fine delle sue capacità
artistiche. All'età di 76 anni Dalí è ridotto a un relitto e la sua mano destra trema in maniera terribile in preda
a sintomi molto simili a quelli della malattia di Parkinson.
La stazione di
Perpignan, 1965,
olio su tela,
Colonia, Museo
Ludwig
Torero allucinogeno, 1968 – 1970, olio su
tela, St. Petersburg, Salvador Dalí Museum
Questo dipinto può essere considerato una completa retrospettiva
dell'intera opera di Dalí, in quanto vi compaiono molte delle immagini
preferite dall'artista: elementi della tradizione spagnola, le sue credenze
mistiche, l'interesse per l'arte classica, luoghi e persone importanti della sua
vita. Tutte queste immagini risultano poi intrecciate e sovrapposte in un
gioco di molteplici allusioni, tipico del suo periodo definito della Mistica
nucleare, caratterizzato dalla scelta di soggetti classici scomposti e indagati
scientificamente al fine di darne una più profonda interpretazione mistica.
In questo complesso groviglio di doppie immagini si possono scorgere in
particolare il volto profondamente triste di Gala, sua amata moglie che
detestava le corride, la figura dell'artista bambino vestito da marinaretto, e
la Venere di Milo rappresentata molteplici volte in primo piano e da diverse
angolazioni, in modo che le ombre dei loro busti formino l'immagine del
torero menzionato nel titolo. Il viso inclinato del toreador appare sopra la
Venere di sinistra, con le labbra all'altezza del suo addome e il naso
ravvisabile nel suo seno destro. Il vestito verde della dea diventa una
cravatta, mentre il suo ventre si trasforma nel mento del torero, il cui
mantello è costituito da una moltitudine di punti e mosche. Il drappo rosso
che cinge i fianchi della Venere di destra sembra invece alludere alla muleta,
ossia il panno color vermiglio con cui si eccita il toro durante la corrida.
L'arena in alto, costellata da altre immagini della già citata statua greca,
forma il cappello del toreador e appare illuminata dalle luci di un sole
pomeridiano, momento della giornata in cui si svolgono le corride.
L'immagine crepuscolare del toro morente è invece riconoscibile in basso a
sinistra e sembra emergere dalle peculiari rocce dell'Ampurdán, luogo che
diede i natali all'artista, originario della città di Figueras. All'amato Port
Lligat, dove Dalí trascorreva spesso l'estate e a cui dedicò diverse sue opere,
rinvia la baia cristallina rappresentata più sotto, che incorpora anche
l'immagine di un piccolo bagnante che galleggia sulle sue acque.
Fotogrammi dello spot pubblicitario per la cioccolata Lanvin, 1968
Lo spot recitava “Sono pazzo del cioccolato Lanvin” e, con
Beethoven come colonna sonora e alcune montagne innevate
sullo sfondo, l’azione del pittore sembra quasi un deliberato atto
di ribellione alla tradizione.
Logo del lecca lecca
Chupa Chups, 1969

Quando fu lanciato per la
prima volta, il logo era
accompagnato dallo slogan "És
rodó i dura molt, Chupa
Chups" che, tradotto
dal catalano, significa "È
rotondo e dura molto, Chupa
Chups."
Campagna pubblicitaria dell’
Eurovision Song Contest del
1969

L’edizione del 1969 si contraddistinse per la
proclamazione quattro paesi vincitori su i sedici
partecipanti: Francia col brano Un jour, un
enfant interpretato da Frida Boccara, la Spagna
con Vivo cantando di Salomé (Maria Rosa
Marco), i Paesi Bassi con De Troubador eseguito
da Lenny Kuhr e il Regno Unito con Lulù che
interpretò Boom bang-a-bang. Questi quattro
paesi ottennero tutti 18 punti e dato che il
regolamento non prevedeva nessuna soluzione
per questo problema, tutti e quattro i paesi
furono dichiarati vincitori.
Nel 1960 Dalí aveva iniziato a lavorare al Teatro-Museo Dalí nella sua cittadina natale di Figueres; si tratta
del suo progetto più grande e richiede la maggior parte delle sue energie fino al 1974. Continuerà poi a fare
altre occasionali aggiunte fino alla metà degli anni ottanta.

Nel 1982 re Juan Carlos I di Spagna concede a Dalí il titolo di Marchese di Púbol, che più tardi il pittore
ripagherà donando al re un disegno (che sarà anche il suo ultimo) quando il re gli farà visita sul letto di
morte.
La moglie Gala morì il 10 giugno 1982. Dopo la sua morte, perse la maggior parte della voglia di vivere. Si
lasciò deliberatamente disidratare, forse un tentativo di suicidio. Si trasferì da Figueres al Castello di Púbol,
che aveva comprato per Gala e dove lei era morta.
Nel 1984, in circostanze non del tutto chiare, scoppiò un incendio nella sua camera da letto: forse si trattava
di un altro tentativo di suicidio di Dalí o forse semplicemente una negligenza del personale. In ogni caso Dalí
fu salvato e tornò a Figueres, dove un gruppo di suoi amici, protettori e colleghi artisti ritenevano fosse
meglio trascorrere i suoi ultimi anni, nel suo Teatro-museo.
Nel novembre 1988 Dalí fu ricoverato in ospedale per un attacco di cuore e il 5 dicembre ricevette la visita
di re Juan Carlos che rivelò di essere sempre stato un suo grande ammiratore.
Il 23 gennaio 1989, mentre ascoltava il suo disco preferito, Tristano e Isotta di Wagner, morì per un altro
attacco di cuore. Aveva 84 anni. Fu sepolto all'interno del suo Teatro-Museo di Figueres, dall'altro lato della
strada rispetto alla chiesa in cui era stato battezzato e dove si svolse il suo funerale, e solo a tre isolati dalla
casa in cui era nato.
Michelangelo Buonarroti, Pietà, 1497 –
Pietà, 1982, olio su tela, Figueres,   1499, marmo bianco di Carrara, Città del
Fondazione Dalì                        Vaticano, Basilica di San Pietro in Vaticano
Teatro – Museo Dalí, 1961 -1974,
 Figueres
Salvador Dalí definí il suo museo come un labirinto e
soprattutto come "un museo assolutamente teatrale",
ed effettivamente il museo sorge sulle rovine di quello
che era l'antico teatro municipale della città, distrutto
in un incendio nel 1939, alla fine della guerra civile
spagnola. Sui resti dell'antico teatro, che aveva
ospitato la prima mostra pubblica di opere del pittore
quando ancora era un bambino, Dalí decise di
disegnare e costruire quello che sarebbe diventato il
più grande oggetto surrealista del mondo e il più
importante centro espositivo delle proprie opere.
Il museo si inaugura il 28 settembre 1974 con una
celebrazione che coinvolge tutta la città di Figueres.
Durante gli anni successivi il museo continua a
crescere e a modificarsi come un organismo vivente
sotto la direzione del suo creatore che lavora a questo
grande progetto fino al 1989, anno della sua morte.
Al progetto lavorarono numerosi architetti tra cui
Emilio Pérez Piñero (autore della grandiosa cupola
geodetica) e Oscar Tusquets che disegnò con Dalí la
Sala Mae West.
Cortile
Questo impressionante giardino a cielo
aperto occupa il posto dell'antica platea del
Teatro-Municipale di Figueres. Spicca
l'installazione verticale con
l'imponente Cadillac che si trova nel centro
dello spazio conosciuta con il nome
di Cadillac Piovoso.
Sulle pareti che delimitano l'antico teatro, dei
manichini dorati danno il benvenuto ai
visitanti. Dei mostri grotteschi, che ricordano
l'atmosfera del Giardino dei mostri
di Bomarzo, e dei lavandini metafisici che
somigliano ad angeli decorano le parti
dell'antico teatro e introducono lo spettatore
al mondo onirico di Salvador Dalí. Gala, la
musa di Dalí è presente in questo Giardino
nelle quattro aiuole a forma di "G" che
circondano il Cadillac.
Sala della Cupola
Sala del tesoro

In questa sala dalle pareti
interamente tappezzate di velluto
rosso, sono conservati i dipinti
cardine della produzione di Dalì e a
cui l’artista era maggiormente
affezionato.
Raffaello Sanzio, La Fornarina, 1518 – 1519,
Galarina, 1945, olio su tela, Figueres,   olio su tavola, Roma, Galleria Nazionale
Fondazione Dalì                           d'Arte Antica
Ritratto di Pablo Picasso nel XXI secolo (Uno di
                                                una serie di ritratti di geni: Omero, Dalí, Freud,
                                                Cristoforo Colombo, Guglielmo Tell, ecc,) 1947,
          Sala delle pescherie                  olio su tela, Figueres, Fondazione Dalì

Il nome di questa sala proviene dal fatto
che durante un certo periodo, mentre il
Teatro Municipale era in rovina, un ampio
spazio che includeva questa sala veniva
utilizzato come mercato del pesce di
Figueres.
Anche qui, come nella sala del Tesoro, lo
spettatore si ritrova di fronte a un insieme
di opere che risalgono a diverse epoche
della carriera artistica del pittore, sebbene
prevalgano quelle del primo e dell'ultimo
periodo.
Nella parte centrale della sala, di fronte al
ritratto allegorico di Picasso, si espone il
conosciuto Autoritratto molle con pancetta
fritta, del 1941, nel quale Dalí si
rappresenta con un volto amorfo sorretto
da stampelle.
Autoritratto molle con
pancetta fritta, 1941, olio su
tela, Figueres, Fondazione
Dalì
Ritratto di Mae West che può essere usato
                come appartamento, 1935, olio su tela,
                Figueres, Fondazione Dalì
Sala Mae West
Palazzo del vento
Salvador Dalí aveva una predilezione particolare per questo luogo dato che fu qui che nel 1919, a soli 14 anni, espose per la prima volta le sue opere in una mostra collettiva
che riscosse molto successo nella stampa locale.
Il nome di questa sala viene dal titolo dell'impressionante soffitto dipinto che la presiede. Dalí definisce quest'opera come un paradosso, perché quando la gente guarda
verso l'alto vede delle nuvole, il cielo e due figure sospese, Dalí e Gala, ma che in realtà al posto del cielo c'è la terra e al posto della terra c'è il mare.
La persistenza della memoria, 1931, olio su tela, New York, MoMA
L’opera raffigura un paesaggio costiero della costa Brava, nei pressi di Port Lligat, dominato da un cielo con delle sfumature
gialle e celesti. La scena, disabitata e scevra di ogni vegetazione, è popolata da diversi oggetti: un parallelepipedo color terra, un
ulivo senza foglie (forse senza vita) che sorge su quest'ultimo, un occhio dalle lunghe ciglia addormentato e un plinto blu sullo
sfondo, che fa pendant con il mare retrostante.
L'attenzione dell'osservatore, tuttavia, è catturata dai tre orologi molli, quasi liquefatti, che di fatto sono i protagonisti della
scena. Squagliandosi, questi assumono la foggia dei loro sostegni: il primo ha una mosca su di esso e scivola oltre il bordo del
volume squadrato collocato in primo piano, il secondo è sospeso sull'unico ramo dell'albero secco appoggiato sul
parallelepipedo, e il terzo è avvolto a spirale sulla timida figura embrionale colante sul suolo. Un quarto orologio, l'unico ad
essere rimasto allo stato solido, è collocato sempre sul parallelepipedo ed è ricoperto di formiche nere brulicanti; l'artista
catalano ha da sempre nutrito una fobia verso questi insetti, sin da quando ancora bambino li vide divorare un coleottero.

Necessaria premessa a qualsiasi analisi dell’opera è la filosofia.
Nel 1896 il filosofo francese Henri Bergson aveva esposto il concetto di tempo duplice: da un lato esisteva il tempo soggettivo,
individuale e diverso da individuo a individuo, e dall’altro il tempo oggettivo, determinato e misurabile. Indagato ora nella sua
dimensione interiore, contrapposta a quella sancita dal le leggi fisiche, nel 1906 il concetto di tempo subisce una rivoluzione
anche in ambito scientifico: con la teoria di Einstein perde assolutezza e diventa un grandezza che varia, come lo spazio, in
relazione alla posizione dell'osservatore.

Il sottotitolo del quadro: Alti e bassi della memoria, spiega la presenza di una sagoma simile a un volto con le ciglia abbassate,
come nel sonno. Infatti, se l'orologio rigido individua l'attività della mente lucida, quelli fluidi (molli) descrivono lo stato della
memoria quando è confusa, come avviene soprattutto durante la fase onirica che la figura rappresenta: questo processo di
liquefazione che accomuna le forme dipinte nel quadri di Dalì e ne dissolve l'identità, le riporta al loro stato primordiale.
La persistenza della
memoria, 1949, oro 18 kt,
diamanti e smalto nero,
Figueres, Fondazione Dalì
Fotogramma
della serie tv
La casa di
carta (2017)
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