Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova

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Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Suffragette italiane
verso la cittadinanza
1861-1946
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Immagini:
    Provengono dall’Archivio Storico di
         Unione Femminile Nazionale
         Fondazione Anna Kuliscioff
 e la loro pubblicazione è stata autorizzata
         con concessione n° 2/2018

          Realizzazione grafica:
               Carlo Micheli

              Allestimento:
         Francesco Alberto Butera

                 Stampa:
           Paolo Etturi - Mantova

 organizzazione della mostra a Mantova
                   a cura di
         Gruppo7-Donne per la Pace
           con la collaborazione di
Istituto Mantovano di Storia Contemporanea
              Donne degli Horti

                in copertina:
 Florence Hope Luscomb (1887–1985), attivista
  del movimento suffragista del Massachusetts
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Casa di Rigoletto

Suffragette italiane verso la cittadinanza
               (1861- 1946)

        Mostra storico/fotografica
                   a cura di

              Concetta Brigadeci
               Marina Cattaneo
                Eleonora Cirant
               Giuliana Franchini

     Mantova, 24 febbraio/16 marzo 2018
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
La Casa di Rigoletto ospita fino
                                                                                al 16 marzo, un’interessantissima
                                                                                mostra, realizzata con immagini e
                                                                                documenti provenienti dagli archivi
                                                                                dell’Unione Femminile Nazionale e
                                                                                della Fondazione Anna Kuliscioff.
                                                                                Raccontano le vicende del movi-
                                                                                mento per il suffragio femminile in
                                                                                Italia e nel contesto internaziona-
                                                                                le in un arco di tempo che va dal
                                                                                1861, anno dell’Unità d’Italia, al
                                                                                1946, data delle prime elezioni a
                                                                                suffragio universale. Un percorso
                                                                                avvincente che sembra scorrere
                                                                                parallelamente alla storiografia uf-
                                                                                ficiale -che di fatto ne ignora qua-
                                                                                si l’esistenza- e che parla di un
                                                                                passato, non così remoto, in cui
                                                                                si credeva che il voto alle donne
                                                                                fosse addirittura cosa “contro na-
                                                                                tura”. Una mostra che ci permette
                                                                                di cogliere l’importanza di quelle
                                                                                lotte condotte per il suffragio, per
                                                                                l’emancipazione femminile, ma
                                                                                anche, e soprattutto, per una cre-
                                                                                scita etica e culturale dell’intera
                                                                                società civile. Femminicidio e vio-
                                                                                lenza di genere, mostri quotidiani
                                                                                dei nostri tempi, sono i bersagli
                                                                                contro cui ingaggiare le prossime
                                                                                sfide, che dovranno vedere la par-
                                                                                tecipazione di tutte le componenti
                                                                                sociali, a sostegno di una batta-
                                                                                glia che i movimenti femminili non
                                                                                hanno mai smesso di combattere.

The Suffragette, organo ufficiale dell’Unione Politica e Sociale delle Donne,                           Il Sindaco
edito da Christabel Pankhurst. 17 ottobre 1913                                                       Mattia Palazzi
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Mantova ospita la mostra “Suffragette italiane verso la cittadinanza (1861-1946)”, curata dall’Unione
Femminile Nazionale insieme alla Fondazione Anna Kuliscioff, inaugurata a Milano nel 2016 e generosa-
mente messa a disposizione come mostra itinerante. I materiali esposti, provenienti in gran parte dagli
archivi delle due organizzazioni milanesi, ci narrano quanto sia stata lunga e sofferta la battaglia delle
donne italiane scese in campo per rivendicare il suffragio, insieme a una definitiva parità di diritti civili.
La versione mantovana della mostra è promossa dal Gruppo7-Donne per la Pace, insieme alle Donne
degli Horti ed è sostenuta dal Comune di Mantova e dall’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea.
La parabola del movimento suffragista italiano si snoda attraverso la lotta coraggiosa delle donne per
ottenere il diritto di voto: un lungo percorso che parte dal 1861, anno dell’Unità d’Italia, e si conclude
soltanto nel 1946, anno delle prime elezioni a suffragio universale (ricordiamo che l’Inghilterra aveva ot-
tenuto il voto amministrativo già nel 1918, proprio grazie alla tenace militanza dei movimenti femminili).
Manoscritti, fotografie, volantini, giornali, vignette satiriche, restituiscono il clima e i contenuti di quel-
la intensa vicenda della politica italiana che vede nascere il movimento emancipazionista a Mi-
lano, dove le condizioni culturali, economiche, sociali e politiche ne favoriscono lo sviluppo. Sul
finire dell’Ottocento nasce, infatti, nel capoluogo lombardo l’Unione femminile che si batte per l’eman-
cipazione giuridica e politica delle donne, ma anche per un programma di tutela delle lavoratrici, per
affermare e difendere il valore della maternità e dell’infanzia, l’istruzione e la formazione professiona-
le. Ben presto il movimento si organizza in tutta Italia e nei rapporti con l’estero, costituendo comita-
ti confluiti nel 1906 nel Comitato Nazionale Pro Suffragio, di cui fanno parte Anna Maria Mozzoni, Lin-
da Malnati, Carlotta Clerici e molte altre, tra le quali le mantovane Ada e Beatrice (Bice) Sacchi.
La mostra è supportata dal corso di formazione per insegnanti “La cittadinanza femmini-
le dal suffragismo alla Costituzione”, organizzato dall’Istituto Mantovano di Storia Contempo-
ranea e curato da Nicoletta Azzi, Fernanda Goffetti e Maria Teresa Rabitti, articolato in cinque
incontri (dal 26 febbraio al 23 marzo 2018); esso fa seguito a un altro ciclo di incontri, dal titolo “Co-
stituzione e genere”, svolto nei mesi di novembre e dicembre 2017, sulle tematiche della partecipa-
zione politica femminile nel Novecento, sul lavoro femminile, sulle donne all’Assemblea Costituente.
Ci si augura, dunque, che queste attività possano contribuire a dimostrare quanto sia costato e quale valore
abbia la grande conquista del voto alle donne, che oggi sembra essere scontata, soprattutto per le giova-
ni generazioni. E ci si augura che proprio le giovani e i giovani possano trarne beneficio e insegnamento.

                                                                                             Daniela Ferrari
                                                    Presidente Istituto Mantovano di Storia Contemporanea
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Siamo orgogliose e grate di esporre
                                        a Mantova, nella sede prestigiosa
                                        della Casa di Rigoletto, la mostra
                                        Suffragette italiane verso la citta-
                                        dinanza (1861-1946), realizzata da
                                        Unione femminile nazionale e Fon-
                                        dazione Kuliscioff. Ringraziamo,
                                        dunque, il Comune di Mantova per
                                        l’ospitalità in questo luogo storico
                                        e tutte le istituzioni organizzatrici
                                        per l’invito a noi così gradito. Ci fa
                                        molto piacere far conoscere a tut-
                                        ta la cittadinanza e, in particolare,
                                        a insegnanti, studentesse/studenti
                                        e alle giovani generazioni il lungo
                                        cammino di emancipazione per-
                                        corso dalle donne già all’indomani
                                        dell’Unità d’Italia. Sapienza, en-
                                        tusiasmo e valori condivisi hanno
                                        consentito la creazione di un movi-
                                        mento femminile e femminista forte
                                        e unitario al di là delle differenze di
                                        classe e di orientamento politico,
                                        incrinato solo dalle divisioni interne
                                        di fronte alla I guerra mondiale e in-
                                        fine spezzato dal fascismo. Cono-
                                        scere la lotta per la rappresentan-
                                        za politica femminile è importante,
                                        perché è una storia che parla di noi,
                                        delle nostre radici e di un passa-
                                        to in cui si credeva che il voto alle
                                        donne fosse “contro natura”. Essa
                                        ci aiuta a leggere tra le righe di un
                                        presente ancora segnato da stereo-
                                        tipi e pregiudizi nei confronti del-
                                        l’educazione di genere nelle scuole
                                        e dalla violenza nei confronti delle
                                        alterità, donne, omosessuali, immi-
Manifesto dell’Unione Femminile, 1899   grati, appartenenti ad altre culture.
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Questa mostra, nata all’interno          cartoline, fotografie, volantini).     l’Ufficio di collocamento per il
delle celebrazioni dei Settanta          L’Unione femminile si costituisce a    personale femminile di servizio e
anni del voto alle donne, non vuo-       Milano nel dicembre del 1899, su       nel 1906 istituisce nella propria
le essere solo commemorativa ma          iniziativa di un gruppo di donne,      casa un Dormitorio - pensione
un tentativo di dare voce a una          come Ersilia Bronzini Majno, Nina      per domestiche e impiegate. Nel
storia dimenticata del movimen-          Rignano Sullam, con l’intento di       1905 crea una Cassa di maternità
to politico delle donne le quali in      riunire in una Casa le associazioni    milanese, aperta anche alle non
Italia, già ai primi del Novecento,      esistenti e tutte le donne senza di-   operaie e nel 1910 acquista con
si autodefinivano “femministe”.          stinzioni religiose e di classe, per   una raccolta di fondi la Casa del-
Esse lottavano per un mondo mi-          l’elevazione morale e l’istruzio-      l’Unione in corso di Porta Nuova.
gliore, più giusto, di reale ugua-       ne femminile e, in generale, per       Pubblica dal 1901 al 1905 la rivista
glianza tra le classi e tra gli uomini   la conquista dei diritti giuridici,    mensile “Unione Femminile”, di-
e le donne. Dai nostri archivi ab-       politici e sociali delle donne. Vi     retta da Ersilia Majno, su cui apre
biamo portato alla luce documen-         aderiscono associazioni operaie        un’inchiesta sul voto alle donne a
ti che testimoniano questa storia        femminili e donne di differenti ceti   sostegno della battaglia suffragi-
appassionante, affinchè le nuove         sociali. Da subito, nel 1900, apre     sta. Durante la I guerra mondiale si
generazioni sappiano quanto sia          l’Ufficio indicazioni ed assistenza,   impegna nell’assistenza ai soldati,
costata la nostra libertà, ne faccia-    per dare agli indigenti i mezzi per    ai bambini e alle donne disoccu-
no buon uso ed escano dall’indif-        accedere all’assistenza pubblica.      pate ma sarà sciolta dal regime
ferenza nei confronti della politica.    Nel 1901 presenta una mozione          fascista nel 1939. Nel secondo
L’auspicio è che gustino il genui-       a sostegno della legge sul lavoro      dopoguerra la Casa dell’Unione
no sapore che rende veramente            delle donne e dei bambini, firmata     riprende le sue battaglie per i dirit-
cittadine e sappiano cos’è agire         da cinquemila persone. Contem-         ti politici, civili e sociali. Dagli anni
politicamente nello spazio pub-          poraneamente promuove la costi-        ‘90 apre una biblioteca e conserva
blico che appartiene a tutti sen-        tuzione di un Comitato contro la       importanti archivi di donne e di as-
za esclusioni. Chi sono i soggetti       tratta delle bianche che fonderà       sociazioni che intende valorizzare
che hanno organizzato la mostra?         l’Asilo Mariuccia, un rifugio per      e far conoscere attraverso mostre,
La Fondazione Anna Kuliscioff na-        minorenni a rischio di prostituzio-    video e laboratori con le scuole.
sce nel 1993 e conserva materiale        ne. Nel 1902 l’Unione e la Camera
documentario proveniente dalla           del lavoro sostengono lo sciope-             Unione Femminile Nazionale
biblioteca e dalla collezione priva-     ro di 400 piscinine, bambine di 9
ta di Giulio Polotti, che ne è anche     anni, lavoranti di sartoria, per le
il fondatore. L’intento è quello di      quali l’Unione fonda il Ricreato-
valorizzare il patrimonio librario e     rio “La Fraterna” e una Scuola di
documentario esistente e di rac-         disegno professionale. Nel 1905
cogliere e conservare documenti          si costituisce in cooperativa ano-
sul movimento operaio, sociali-          nima con il nome di Unione fem-
sta, femminile e libertario (libri,      minile nazionale. In collaborazione
opuscoli, audiovisivi, manifesti,        con la Società Umanitaria, apre
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
«La Domenica del Corriere»,
10-17 ottobre 1909.
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Ancora una mostra (se pure importata dall’Unione Femminile Nazionale che l’ha organizzata con la Fon-
dazione Kuliscioff) per il Gruppo 7- Donne per la pace, quasi a conferma dell’andamento carsico che ha,
negli ultimi anni, caratterizzato la sua attività espositiva. Questa volta non si tratta di arte, ma della pro-
posta di un momento fondamentale nella storia delle donne e in questo caso anche di donne mantovane:
perché per noi del Gruppo, che siamo state in prevalenza insegnanti, è motivo di non secondario interesse
lo sguardo storico sul passato e insieme la possibilità della sua divulgazione, la trasmissione -rivolta alla
cittadinanza tutta, ma in particolare alle scuole- delle esperienze più significative del nostro percorso di
emancipazione. Non solo un percorso nella memoria, ma un invito alle giovani donne a valutare le lotte
condotte dalle nostri ‘madri’ per la conquista dei diritti, e in particolare il diritto al voto in un momento
storico, il nostro, in cui le giovani generazioni pare si disinteressino alla politica e l’idea dell’astensioni-
smo aleggia come inevitabile risposta al disimpegno. Non a caso la mostra, ricca di materiali illustrativi,
si accompagna ad un corso di formazione per insegnanti, che vede confrontarsi alcune storiche italiane
sul tema del voto politico alle donne. E per presentare infine il Gruppo stesso, cosa dire della sua storia
e dellla sua fisionomia? Che nasce negli anni ‘70, inizialmente come Gruppo 7, per la decisione ‘politica’
di alcune di noi -che già si incontravano liberamente in un giorno fisso della settimana- di organizzarsi in
una forma più riconoscibile: constatato che, nonostante le diversità di percorsi, di provenienza sociale, di
formazione culturale, potevamo riconoscerci prima di tutto come genere. A partire dalla guerra del Golfo
del 1991 il Gruppo 7, con l’apporto prezioso di donne di altra provenienza politica che testimoniavano
come noi la loro volontà di pace in manifestazioni pubbliche, diventa Gruppo 7 - Donne per la pace: per
dire No alla guerra come modalità maschile di risolvere i conflitti. E prendono allora vita le iniziative lega-
te al confronto donne-guerra, che si accompagnano alla riflessione sui temi della soggettività femminile
e ultimamente all’analisi del rapporto memoria-storia. Così come si sono organizzati dibattiti su temi di
attualità, recensioni pubbliche di libri di donne, presentazioni di mostre d’arte con protagoniste contempo-
ranee: alla ricerca di occasioni e di incroci. Come è avvenuto per esempio con le Donne degli Horti e l’Isti-
tuto Mantovano di Storia Contemporanea, con cui spesso, così come in questa occasione, collaboriamo.

                                                                                Gruppo 7 - Donne per la Pace
Suffragette italiane verso la cittadinanza 1861-1946 - Turismo Mantova
Pellegrina Pirani, Ersilia Majno Bronzini, Elisa Boschetti, Anna Celli, 1905
Ancora la semina è lontana. Si vedono                      La comunità filosofica di Diotima e il pensie-
terreni inzuppati di pioggia e stelle di marzo.            ro della differenza che da là si delineava han-
Nella formula di pensieri infecondi                        no fornito scoperte alla nostra ricerca e han-
si configura l’universo seguendo l’esempio                 no dato parole e pratiche alla nostra vita.
della luce, che non sfiora la neve.                        Molte di noi sono entrate nell’Ordine della Sorori-
                                                           tà, fondato da Ivana Ceresa a Mantova nel 1998,
Sotto la neve ci sarà anche polvere                        ispirato proprio alla differenza femminile, conti-
e, non disfatto, il futuro nutrimento                      nuando a frequentare gli incontri degli Horti e
della polvere. Il vento che si leva!                       portando nel cuore dello scambio l’idea di liber-
Altri aratri dirompono l’oscurità.                         tà, anche religiosa, che interagisce con il femmi-
Le giornate tendono a farsi più lunghe.                    nismo e prova a mostrarne varianti e complessità.
                                                           Parliamo con altre donne che hanno interesse per
Nelle lunghe giornate, non richieste,
                                                           i temi che ci stanno a cuore e, con cadenza qua-
veniamo seminate entro quei solchi storti
                                                           si annuale, ci ritroviamo a dialogare su politica, mi-
e diritti, e si eclissano le stelle. Nei campi
                                                           stica, autorità femminile, a organizzare mostre, in-
prosperiamo o ci corrompiamo a caso,
                                                           contri, occasioni di scambio. Ci siamo accorte nel
docili alla pioggia, e infine anche alla luce.
                                                           tempo, intermittente e discontinuo, del nostro sta-
                                                           re insieme, che il valore che si attiva nella relazione
		                 Ingeborg Bachmann, “Stelle di marzo
                                                           non è regolato da parità o reciprocità, ma piuttosto
                                                           dalla consistenza dispari dell’amore e dell’affida-
                                                           mento. E, in questa periferia che ci è capitata come
                                                           luogo della vita, zona di confine, di lontananze e
                                                           di silenzi, abbiamo privilegiato un passo distan-
                                                           te dalle manifestazioni corali, convinte che la ricer
                                                           ca di contrappesi e antidoti ai fenomeni del nostro
Ci siamo date questo nome, alla latina, per indicare
                                                           tempo possa soprattutto realizzarsi nella pratica di
non solo l’orto della terra in cui tutte noi siamo abi-
                                                           vita e nell’incontro con donne che ci sono maestre.
tuate a mettere le mani ma il giardino, un luogo che
                                                           Riconosciamo pienamente il grande debito nei con-
accoglie, che fa stare bene perché apre alle storie.
                                                           fronti delle Suffragette che hanno aperto orizzonti,
Abitiamo in paesi piccoli, segnati dal fiu-
                                                           compiendo anche per noi lotte estreme. Portiamo
me e dalla nebbia, e abbiamo case grandi, con
                                                           il tesoro di conquiste che ci hanno donato come
le porte che si aprono sullo spazio intorno.
                                                           ricchezza irrinunciabile, sentiamo la loro forte pre-
Nei primissimi anni ‘90 è cominciata la nostra sto-
                                                           senza accanto alla presenza di altre maestre, al
ria, con gli scambi di letture e di esperienze, le fre-
                                                           trasformarsi progressivo del pensiero che ricono-
quentazioni e gli incontri. Il lavoro nella scuola, e il
                                                           sce un’autorità femminile circolante che porta luce
desiderio di scioglierlo dalle briglie dei formalismi,
                                                           e intelligenza al mondo comune di donne e uomini.
ci ha viste frequentemente intorno a un tavolo a
                                                           La mostra avvia alla comprensione di un momen-
pensare e studiare, a inventare modalià di relazio-
                                                           to storico originario che è necessario conoscere.
ne sempre più vicine a quel’universo di corrispon-
denze e affinità che si stava costruendo tra noi.                                              Donne degli Horti
National women’s social, 1903
«La donna», 5 maggio 1908,
periodico,
«La Domenica del Corriere»,
       10-17 maggio 1908
«La Domenica del Corriere»,
27 ottobre-3 novembre 1907
Aletta-Eva Jacobs tenta Adamo Cort con
la mela del suffragio femminile.
In: «De nieuwe Amsterdammer», 6 no-
vembre 1915, periodico, UFN

Aletta Henriëtte Jacobs (1854-1929),
femminista olandese, prima
donna a laurearsi in medicina nel suo
paese, pioniera nel campo della pianifica-
zione familiare. Fondatrice e
presidente della Vereniging voor Vrou-
wenkiesrecht (Associazione per il suffra-
gio femminile), promotrice della conferen-
za di pace delle donne a L’Aia nel 1915.
“Ti prego Vittoria, fermati o farai tardi alla riunione delle donne oppresse». In: «L’assiette au Beurre»,
                rivsta francese di satira politica e sociale della Belle Époque (1901-1912), 1908, UFN
Alle donne d’Italia, opuscolo di propaganda per raccolta fondi
            da destinare alle spese militari,1918.
Maria Teresa S

      Maria Teresa Sega
Ada e Beatrice Sacchi
Ada (Mantova 1874) e Beatrice (Mantova 1878), figlie di Achille Sacchi e Elena Casati, crescono in una famiglia
di forti sentimenti risorgimentali, in un crocevia di scambi intellettuali e politici. Nel clima postrisorgimentale
le sorelle portano avanti gli ideali repubblicani nella compiuta concezione democratica di una cittadinanza
che riconosce pari diritti e doveri a uomini e donne. Al raggiungimento di questo obiettivo dedicano le loro
complementari energie, come naturale prosecuzione dell’educazione ricevuta e della stessa storia famiglia-
re. Studiano insieme a Bologna, poi le loro mete si dividono: Ada, laureatasi in lettere a Genova, vince il posto
di direttrice della biblioteca di Mantova, che dirige dal 1902 al 1925. Per avvicinare il popolo alla lettura nel
1911 apre una Biblioteca popolare.Beatrice, laureatasi in materie scientifiche, diventa insegnante di mate-
matica nella Scuola normale a Roma. Nella capitale frequenta gli ambienti mazziniani e socialisti, vive anni
intensi di lavoro, di studio, di impegno politico ed entra nei circoli femministi che si stanno impegnando per
i diritti delle donne. Aderisce all’Associazione per la donna, assieme alle più note personalità dell’emanci-
pazionismo democratico, come Anna Maria Mozzoni, Maria Montessori, Virginia Nathan, Elisa Agnini Lollini,
Tersa Labriola. Quando l’Associazione diventa nazionale e promuove varie associazioni locali, Ada fonda
la sezione mantovana (1909), che diventa uno dei centri di quel “femminismo pratico” eminentemente lom-
bardo. Ne sono un esempio concreto il ricreatorio-scuola, intitolato a Elena Casati, e una scuola serale per
lavoratrici con una sezione giovanile per ragazze. Possiamo dire che le due sorelle, diverse per carattere,
rappresentano le due tendenze del femminismo che si affermano nel primo Novecento: quello pratico di Ada,
più propenso a privilegiare la battaglia delle idee attraverso la stampa e l’azione pubblica quello di Beatrice.
Contemporaneamente sono impegnate nel movimento suffragista, che nei primi del Novecento vede la na-
scita di organizzazioni nazionali e internazionali e intensifica la sua azione per ottenere il voto. Nel 1906, dal
momento che la legge elettorale politica del 28 marzo 1895 non esclude esplicitamente la donna, Beatrice
chiede l’iscrizione nelle liste elettorali del Comune di Mantova. Il suo gesto, divulgato dal giornale nazionale
“La vita”, diventa “esemplare”, molte donne in tutta Italia chiedono l’iscrizione. A smorzare gli entusiasmi
giungono le sentenze delle varie Corti d’Appello, che annullano le iscrizioni dalle liste ove fossero state
accolte. Nel maggio la Commissione elettorale provinciale di Mantova cancella dalla lista comunale il
nome della Sacchi con la motivazione: “allo stato attuale della legislazione le donne non godono dei diritti
politici”. In questi anni le Sacchi si avvicinano al Partito socialista, condividendone il progetto di una giu-
stizia sociale come compimento della democrazia mazziniana. Più coerente il rapporto di Ada coi socialisti
mantovani, mentre Bice mantiene un rapporto dialettico che diventa talvolta polemico, tanto da opporre
un netto rifiuto quando, nel 1903, le viene offerta una candidatura simbolica al collegio elettorale di Budrio.
E’ critica nei confronti della teoria politica dei due tempi, che rinvia l’emancipazione della donna all’avven-
to del socialismo; per lei la questione dei diritti civili riguarda il presente e attraversa ogni società; si deve
quindi equiparare la condizione giuridica degli uomini e delle donne mentre si persegue l’obiettivo di una
rivoluzione sociale nella quale la parità tra i sessi dovrà essere riconosciuta. In vista della convocazione del
Congresso internazionale dell’International Women suffrage association (IWSA) a Copenaghen nel 1906, il
Comitato romano pro suffragio dà vita al Comitato nazionale, supremo sforzo di unità al quale aderiscono
cattoliche, laiche, socialiste. Bice Sacchi, delineando il profilo del Comitato, sostiene che questo debba
essere unitario ma non unanime e la convivenza di differenze sociali, culturali e politiche considerata un
valore, un apprendistato alla democrazia. All’interno del Comitato sta emergendo però un conflitto, tra la
componente moderata e la componente radicale, in preparazione del I Congresso nazionale delle donne
italiane, che si tiene a Roma nell’aprile 1908. Con l’obiettivo di favorire l’adesione di socialiste, cattoliche,
liberali e democratiche il Comitato pro suffragio dichiara la propria apoliticità. Il Congresso si propone
pertanto di discutere discutere le questioni sulle quali si è raggiunta una posizione comune con le cat-
toliche, lasciando da parte quelle più controverse come il divorzio e l’insegnamento religioso. Beatrice è
tra coloro che ritengono invece che la conciliazione non possa sussistere mentre è in corso un confronto
tra posizioni diverse. Condivide inoltre la scelta strategica delle suffragiste inglesi di un coinvolgimento
diretto nella politica e un sostegno aperto ai partiti e ai candidati favorevoli al voto femminile. In vista
delle elezioni del 7 marzo 1909 si profila all’interno del Comitato romano un dissidio politico tra le “vec-
chie”, che privilegiano un approccio interclassista, e le “giovani” militanti (tra le quali Bice Sacchi) che
sostengono i deputati “amici” e redigono un manifesto Alle donne italiane invitandole a fare altrettanto.
Alla vigilia del voto parlamentare sul suffragio universale il movimento è dunque in una fase critica. C’è
bisogno di raccogliere le forze e unificare le voci. Il Congresso dei Comitati pro suffragio di Torino del
1911 è l’estremo tentativo di conciliare le posizioni classiste delle socialiste con l’ispirazione interclassi-
sta delle suffragiste. Nel suo intervento Bice puntualizza l’importanza di una visione unitaria fondata sul
genere, dal momento che le donne sono tutte ugualmente prive di voto, lasciando in secondo piano le
divergenze politiche. Mentre faticosamente si cerca di arrivare a posizioni condivise, giunge l’annuncio
dell’entrata in guerra dell’Italia contro la Turchia a segnare la rottura tra socialiste e femministe. A ridos-
so della I Guerra Mondiale le donne prendono strade diverse e inconciliabili tra pacifismo, neutralismo e
interventismo. Molte militanti dell’Associazione per la donna - tra loro Beatrice ed Ada Sacchi - sposano
l’interventismo democratico e vedono nella “guerra giusta” contro l’oppressore germanico il compimento
del Risorgimento e il riconoscimento di quel ruolo pubblico a lungo rivendicato per le donne. Con l’entra-
ta in guerra dell’Italia danno vita al Comitato nazionale femminile per l’intervento e pubblicano il giornale
“L’Unità d’Italia”, di cui Bice è direttrice. Il suo pensiero è espresso con chiarezza e appassionata adesio-
ne nello scambio di idee con Anita Dobelli, la quale sostiene le ragioni del pacifismo come connaturato al
femminismo.A Mantova Ada intensifica le iniziative pratiche a favore dei combattenti e delle loro famiglie.
Nel momento dei doveri il tema dei diritti è rimandato. Ma occuparsi di assistenza nel fronte interno non le
basta, rivendica una partecipazione diretta e paritaria. Scrive quindi a al Ministro della guerra una lettera
di richiesta per essere arruolata come volontaria, auspicando una decisione favorevole all’arruolamento
delle donne nell’esercito in tutti i ruoli, non escludendo quello di combattenti. In tal caso l’Associazione
per la donna si offre di raccogliere le iscrizioni di volontarie, soprattutto tra le studentesse universitarie.
“Le donne mostreranno di non essere seconde agli uomini nell’amor di patria”, sono le parole con le quali
chiude la lettera. L’impegno suffragista di Ada e di Bice riprenderà dopo la guerra nella Federazione ita-
liana per il suffragio e i diritti della donna (FISEDD). La speranza di ottenere il voto, seppur parziale, viene
riaccesa dalle promesse di Mussolini nell’intervento di apertura del IX Congresso della Federazione in-
ternazionale, che si tiene a Roma nel 1923. Sembra sia arrivato finalmente il momento di ottenere ciò per
cui tanto si sono impegnate. Bice compie un gesto quasi di sfida, si presenta al seggio per votare chie-
dendo di vedere il testo della legge che l’esclude, gesto che stavolta però cade nel vuoto e nel silenzio.
In questi anni l’atteggiamento nei confronti del regime è ambivalente. Bice si batte contro le limitazioni
imposte alle donne nel lavoro che negano la parità. Ada subisce una decurtazione dello stipendio, fatto
che rappresenta un disconoscimento del suo valore, ed entra in conflitto con l’Amministrazione comunale.
Nello stesso tempo però continuano a lanciare appelli e proposte nell’illusione di ottenere il voto anche
se parziale. Nella rottura tragica della I Guerra mondiale, una parte consistente del femminismo suffragi-
sta accoglie il nazionalismo, non soltanto in termini strategici, ma come elemento fondante di una nuo-
va identità politica. Il «femminismo nazionale» rappresenta anche per Beatrice l’orizzonte ideologico alla
base del progetto di fondazione di un nuovo giornale femminile che vuole intitolare «L’Italiana». Muore a
Torino, dove è andata a propagandarlo, nel 1931, senza riuscire a realizzarlo. Ada continua da sola il suo
impegno come presidente della FISEDD che, oltre a battersi per la tutela dei diritti della donne fortemente
contrastati, raccoglie le firme per una petizione alla Società delle nazioni a favore del disarmo. Nel 1935 il
Governo la rimuove dall’incarico sostituendola con una persona vicina al regime. Muore in Brasile nel 1944.

Ada Sacchi                                                                                      Beatrice Sacchi
25 aprile 1945
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