ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU INCREMENTO FONDO RISORSE DECENTRATE PER PROMOZIONE MADE IN ITALY E CONTRASTO ITALIAN SOUNDING - Agricolae

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ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU INCREMENTO FONDO RISORSE DECENTRATE PER PROMOZIONE MADE IN ITALY E CONTRASTO ITALIAN SOUNDING - Agricolae
ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU
INCREMENTO   FONDO   RISORSE
DECENTRATE PER PROMOZIONE
MADE IN ITALY E CONTRASTO
ITALIAN SOUNDING
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Ordine del Giorno 9/02325-AR/019

presentato da

DE CARLO Luca

testo di

Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307

La Camera,

premesso che:
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il decreto-legge in esame detta disposizioni urgenti in
materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione
delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione
tecnologica, coinvolgendo una pluralità di settori tra cui si
inseriscono anche disposizioni urgenti per il rafforzamento
dei controlli a tutela del made in Italy agroalimentare;

considerati i problemi sempre più attuali legati al fenomeno
dell’« Italian Sounding», vale a dire alla diffusione di
prodotti che non hanno nulla di italiano, né gli ingredienti o
i materiali utilizzati, né il luogo di produzione, così come
avviene con il greenwashing che interessa prodotti che solo
apparentemente, grazie a furbissime operazioni di marketing,
sembrano naturali o addirittura ecologici e che invece
inquinano e danneggiano la salute;

tutto ciò causa enormi danni al vero Made in Italy, che
andrebbe tutelato e difeso con strumenti più efficaci, e rende
improcrastinabile la necessità di un’implementazione di
politiche di contrasto all’Italian sounding attraverso una
lotta efficace alla contraffazione che si nutre di parole,
colori, località e immagini false che danneggiano non solo il
made in Italy, ma anche la salute delle persone che sono
nell’impossibilità di conoscere la         reale   origine   e
composizione dei prodotti comprati;

tenuto conto dei nuovi incrementali adempimenti per la
elaborazione e il coordinamento delle linee della politica
agricola, agroalimentare, forestale, per la pesca e per il
settore ippico a livello nazionale, europeo ed internazionale,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di intraprendere ogni necessaria
iniziativa, anche attraverso provvedimenti di prossima
emanazione, volta ad incrementare il Fondo risorse decentrate
di cui all’articolo 76 del contratto collettivo nazionale di
lavoro del comparto funzioni centrali 2016-2018 relativo al
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Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al
fine di incentivare, rafforzare ed incrementare le maggiori
attività rese nella tutela del made in Italy e nel contrasto
all’Italian sounding.

9/2325-AR/19. Luca De Carlo, Ciaburro, Caretta.

ODG, NOJA IV CAMERA, SU
ESCLUSIONE OLI MINERALI DA
APPLICAZIONE NUOVE NORME IN
MATERIA DI ACCISE
                                         Atto Camera

Ordine del Giorno 9/02325-AR/149

presentato da

NOJA Lisa

testo di
ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU INCREMENTO FONDO RISORSE DECENTRATE PER PROMOZIONE MADE IN ITALY E CONTRASTO ITALIAN SOUNDING - Agricolae
Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307

La Camera,

premesso che:

l’articolo 10 del provvedimento reca un complesso di proroghe
nelle materie di competenza del Ministero delle politiche
agricole, alimentari e forestali; all’articolo 5 del decreto-
legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito con modificazioni
dalla legge 19 dicembre 2019, n. 157, sono contenute
disposizioni di contrasto alle frodi in materia di accisa; in
particolare, al comma 2 introduce nuovi adempimenti a cui sono
tenuti gli esercenti di depositi ed impianti di carburante ad
uso privato, industriale ed agricolo; tali nuove disposizioni
rappresentano per il settore agricolo, con particolare
riferimento ai piccoli imprenditori, un onere burocratico
considerato che le imprese agricole sono già sottoposte a
specifiche procedure per il rilascio e la gestione degli oli
minerali ai sensi del decreto ministeriale 454 del 2001. Tali
disposizioni prevedono già la contabilizzazione del carburante
in un apposito registro di carico e scarico, e precise
disposizioni sulla vigilanza ed il controllo da parte delle
Regioni e dell’Agenzia delle Dogane;

sarebbe pertanto opportuno valutare un ulteriore aggiornamento
normativo, al fine di evitare duplicazioni ed escludere dalle
nuove disposizioni gli oli minerali impiegati nei lavori
agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e
piscicoltura e nella florovivaistica di cui al decreto
ministeriale 454 del 2001, nonché a concedere tempi adeguati
alle imprese agricole per adeguarsi a tali adempimenti,

impegna il Governo

a valutare l’opportunità, con futuri provvedimenti normativi,
di escludere gli oli minerali impiegati nei lavori agricoli,
orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e
nella florovivaistica di cui al decreto ministeriale 454 del
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2001 dall’ambito di applicazione delle nuove norme in materia
di accise sui depositi commerciali di prodotti energetici
introdotte dall’articolo 5 del cosiddetto decreto fiscale,
richiamato in premessa, al fine di evitare eventuali
duplicazioni di adempimenti e tenere conto delle peculiarità
del comparto agricolo.

9/2325-AR/149. Noja, Gadda.

INTERROGAZIONE,   DE  BONIS
MISTO SENATO, SU SCHEMA DI
CONVENZIONE OP AGEA-CAA CON
RISCHIO RESTRIZIONE DELLA
CONCORRENZA
                                                                A
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ODG, DE CARLO FDI CAMERA, SU INCREMENTO FONDO RISORSE DECENTRATE PER PROMOZIONE MADE IN ITALY E CONTRASTO ITALIAN SOUNDING - Agricolae
Interrogazione a risposta scritta 4-02931

presentata da

SAVERIO DE BONIS

mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n.193

DE BONIS, DE FALCO, MARTELLI, NUGNES, BUCCARELLA – Al Ministro
delle politiche agricole alimentari e forestali. – Premesso
che:

i CAA, centri di assistenza agricola, sono soggetti privati ai
quali AGEA, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, delega
compiti di istruttoria dei fascicoli aziendali, disciplinati
dal decreto ministeriale 27 marzo 2001 e successivamente dal
decreto ministeriale 27 marzo 2008 recante “Riforma dei Centri
autorizzati di assistenza agricola”;

l’AGEA, attraverso AGECONTROL (l’agenzia pubblica per i
controlli e le azioni comunitarie per conto del Ministero
delle politiche agricole alimentari e forestali), vigila sui
soggetti delegati, sia per quanto riguarda la parte
dell’organizzazione e il funzionamento, sia per quanto
riguarda la gestione dei fascicoli e delle domande di accesso
agli aiuti finanziari;

le numerose funzioni che AGEA delega ai CAA, vengono stabilite
sulla base di apposite convenzioni che, tra le altre cose,
consentono ai tecnici agricoli liberi professionisti di
collaborare con i CAA. I tecnici agricoli liberi
professionisti (agrotecnici ed agrotecnici laureati, dottori
agronomi e forestali, periti agrari, laureati in scienze
ambientali) integrati da altre specifiche professionalità
(consulenti del lavoro, geometri, dottori, commercialisti,
ragionieri ed esperti fiscali) sono, quindi, da diversi anni
impegnati nell’assistenza tecnica indipendente ai produttori
agricoli di tutta Italia;
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da fine 2019 circolano vari schemi di convenzione OP
(organismo pagatore) AGEA-CAA con la volontà di vincolare i
centri di assistenza agricola a utilizzare solo lavoratori
tecnici dipendenti, quindi niente più liberi professionisti
esterni. l’ultimo schema di convenzione OP per il 2020,
inviato ai CAA da Agea e pubblicato dal giornale on line
“Agricolae.eu”, modifica una caratteristica che potrebbe
cambiare in maniera sostanziale l’operatività dei centri di
assistenza agricola, soprattutto per le organizzazioni
agricole che si avvalgono di professionisti esterni;

si legge, infatti, all’articolo 4, comma 3 dello schema di
convenzione OP: “Entro il 30 settembre 2020 tutti gli
operatori titolari abilitati ad accedere ed operare nei
sistemi informativi dell’Organismo pagatore devono essere
lavoratori dipendenti del CAA o delle società con esso
convenzionate. L’accesso degli stessi ai sistemi informativi
deve essere effettuato esclusivamente tramite SPID”;

tale disposizione ha, di fatto, allarmato il collegio degli
agrotecnici e tutti gli altri liberi professionisti, i quali
hanno evidenziato che se venisse approvata definitivamente
questa nuova convenzione, si avrebbe una “grave distorsione
della concorrenza” sia per quanto riguarda la prestazione dei
servizi professionali, sia nei confronti dei (piccoli) CAA.
Tali misure “capestro” avrebbero come effetto immediato quello
di far chiudere la maggior parte dei CAA, già da tempo
radicati sul territorio nazionale, in particolare sarebbero
duramente penalizzati i CAA gestiti da liberi professionisti
(agrotecnici, agronomi e periti agrari) che, impostando i loro
servizi su un criterio qualitativo anziché quantitativo, si
rivolgono per loro natura a un limitato numero di imprese. Il
tutto a favore dei CAA di grandi dimensioni numeriche, che
sarebbero così messi in condizioni di creare un oligopolio,
fare concorrenza sleale ai piccoli CAA e, di conseguenza,
controllare il prezzo dei servizi;

se è infatti vero che l’AGEA gode di un certo grado di
discrezionalità      ed   autonomia    nella    definizione
dell’ordinamento dei propri territori, è altrettanto vero che
questo potere deve essere utilizzato ai fini di tutelare
l’interesse comune e non certo per favorire, direttamente od
indirettamente che sia, un’organizzazione piuttosto che
un’altra. Ad esempio, nella convenzione di coordinamento,
vigente negli anni dal 2016 al 2018, l’art. 5, punto e),
prevedeva: “il CAA coordinatore è in possesso dei requisiti
minimi richiesti per la sottoscrizione della presente
convenzione in quanto rappresenta almeno quattro CAA
territoriali che rispettano i requisiti di cui al DM
27.03.2008 ed è in grado di garantire l’operatività in tutte
le Regioni”;

nella Convenzione 2019, il punto e) delle premesse recita: “il
CAA coordinatore è in possesso dei requisiti minimi richiesti
per la sottoscrizione della presente convenzione in quanto
rappresenta almeno 80 mila fascicoli riconosciuti validi e
detiene in tutte le Regioni una o più strutture operative,
oppure rappresenta quattro CAA territoriali che rispettano i
requisiti di cui al DM 27.03.2008 ed è in grado di garantire
in tal modo l’operatività richiesta in tutte le Regioni”;

vengono, quindi, stabiliti due requisiti minimi, prima
inesistenti, per la sottoscrizione della convenzione: 1) il
possesso di almeno 80.000 fascicoli riconosciuti validi; 2) la
presenza in tutte le regioni di una o più strutture operative
(comprese quelle dove non è richiesta l’esistenza dei CAA
coordinatori). Tali requisiti rappresentano sicuramente una
barriera restrittiva per l’accesso al mercato rispetto alla
precedente convenzione 2016-2018, in più pregiudicano le somme
già incassate o da incassare e mirano a favorire alcuni CAA
rispetto ad altri;

nell’analizzare specificamente l’attività dei CAA, l’Autorità
garante della concorrenza e del mercato si è pronunciata più
volte sulla normativa nazionale di riferimento, in alcune
occasioni riscontrando restrizioni della concorrenza. La
previsione di requisiti particolarmente rigidi non solo può
determinare una restrizione ingiustificata all’accesso al
mercato, ma può al contempo favorire ingiustificatamente gli
operatori già attivi nel settore attraverso la preventiva
individuazione di specifiche prerogative unicamente o
prevalentemente ad essi riferibili;

infatti, già nel 2000 l’Autorità garante della concorrenza e
del mercato (Parere AS200 dell’8 giugno 2000, Boll. n. 21/00)
ha rilevato l’illegittimità di norme volte a “restringere la
concorrenza del mercato dei servizi alle imprese agricole”,
che nella fattispecie consistevano nella possibilità di
costituire CAA connessi solo a determinati soggetti;

è citato nel parere AS200 “Ove esigenze di carattere generale
impongano di limitare il numero dei soggetti ammessi alla
costituzione di un CAA, tale limitazione potrebbe essere
stabilita non in ragione di un criterio soggettivo, basato
fondamentalmente sull’individuazione preventiva di talune
organizzazioni professionali, ma piuttosto tramite criteri
oggettivi di selezione applicati a tutti gli operatori
professionali. In particolare, potrebbero essere presi in
considerazione requisiti quali le sostanziali caratteristiche
tecnico-professionali, i mezzi a disposizione, nonché un
numero minimo di domande evase. Tali requisiti garantirebbero
una selezione fondata su criteri di efficienza e produrrebbero
l’effetto di consentire anche ad operatori diversi dalle
organizzazioni di categoria, come i liberi professionisti, la
possibilità di essere ammessi alla costituzione di un CAA”;

appare sleale da parte di alcune organizzazioni il tentativo
di escludere dal servizio di assistenza i piccoli CAA;

appare altresì ingiustificato intensificare i controlli       di
secondo livello solo sui piccoli CAA, a maggior ragione       se
questi hanno provveduto a denunciare irregolarità o ipotesi   di
reati in assenza di alcuna obiettiva giustificazione           e
proporzionalità,
si chiede di sapere:

se e quali urgenti iniziative il Ministro in indirizzo intenda
assumere affinché la nuova convenzione OP di AGEA e la nuova
convezione di coordinamento rechino disposizioni conformi a
quanto illustrato in premessa, ove occorra, anche attraverso
la richiesta di un nuovo parere all’AGCM;

se non sia del parere, conformemente a quanto più volte
espresso dall’Antitrust, che i centri di assistenza agricola
condotti da organizzazioni meno ramificate e di dimensioni più
piccole non vengano messi in condizione di non poter più
operare;

se voglia riferire in Parlamento circa i dettagli del piano di
azioni attualmente in corso sui controlli di secondo livello
ai CAA, compreso il numero dei fascicoli estratti a controllo
per singola sede e il numero di ispettori inviati per singola
sede.

(4-02931)

ODG VIVIANI LEGA CAMERA, SU
ESONERO SCONTRINO ELETTRONICO
PER LA PESCA
Atto
                                                     Camera

Ordine del Giorno 9/02325-AR/185

presentato da

VIVIANI Lorenzo

testo di

Mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n. 307

La Camera,

premesso che:

nonostante il provvedimento in esame debba essere considerato
come un atto di completamento della manovra economica per il
2020, esso non contiene alcune misure fondamentali e da tempo
attese per il comparto agricolo e quelle previste appaiono
assolutamente prive di una visione strategica per il settore;

dal 1o gennaio 2020 è entrato in vigore il decreto
ministeriale che impone l’obbligo dello scontrino elettronico
per tutti i negozi ed esercizi commerciali;

con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del
10/05/2019 vengono individuate alcune categorie che sono
esonerate dall’applicazione del decreto; sono «le operazioni
non soggette all’obbligo di certificazione dei corrispettivi»
e la cessione di prodotti agricoli effettuati dai produttori
agricoli cui si applica il regime speciale previsto
dall’articolo 34, comma 1 del decreto del Presidente della
Repubblica 26/10/1972 n. 63, ovvero «I produttori agricoli che
nell’anno solare precedente hanno realizzato o, in caso di
inizio di attività prevedono di realizzare, un volume d’affari
non superiore a 7.000 euro, costituito per almeno due terzi da
cessioni di prodotti di cui al comma 1, sono esonerati dal
versamento dell’imposta e da tutti gli obblighi…»;

per prodotti agricoli si intendono «i prodotti del suolo,
dell’allevamento e della pesca, come pure i prodotti di prima
trasformazione che sono in diretta connessione con tali
prodotti»;

l’imprenditore ittico è il titolare della licenza di pesca, e
la vendita diretta che consente all’imprenditore ittico di
valorizzare la propria produzione, viene considerata parte
delle normali attività degli imprenditori ittici e in quanto
tale non soggetta ai requisiti che si applicano alle attività
di vendita di prodotti alimentati, pur nel rispetto di
normative precise in materia igienico-sanitaria e
tracciabilità;

l’esonero dallo scontrino elettronico per la pesca, in
particolare per i pescherecci inferiori alle 10 TSL, è anche
legato alle caratteristiche stesse dell’attività a bordo del
peschereccio: nella vendita diretta si opera o
dall’imbarcazione stessa o appena arrivati in porto sulla
banchina, luoghi dove ben difficilmente potrebbero trovare
collocazione strumenti elettronici di registrazione. Inoltre,
in un’ottica di semplificazione, si punta ad evitare un’altra
incombenza al pescatore, già preso da una serie lunghissima di
adempimenti per la tracciabilità del pescato,

impegna il Governo

a valutare l’opportunità di adottare ulteriori iniziative
normative volte a prevedere un differimento dell’obbligo di
emissione elettronica dello scontrino per gli imprenditori
ittici fin quando non sarà prevista una disposizione che
preveda una revisione delle esenzioni comprendendo anche i
suddetti soggetti, ferma restando la disposizione generale
dell’emissione cartacea, come è stato fatto sinora, al fine di
evitare disparità di trattamento tra agricoltori (in regime
IVA speciale o in regime di esonero) e pescatori in regime
assicurativo di cui alle 250/58.

9/2325-AR/185. Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Golinelli, Liuni,
Lolini, Loss, Manzato, Patassini.

INTERROGAZIONE, MEINHARD SVP-
PATT SENATO, SU DIFFORMITÀ
TRA NUMERO CAPI DICHIARATO E
ACCERTATI SETTORE BOVINO
A
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Interrogazione a risposta orale 3-01408

presentata da

MEINHARD DURNWALDER

mercoledì 19 febbraio 2020, seduta n.193

DURNWALDER, UNTERBERGER, STEGER, LANIECE – Al Ministro delle
politiche agricole alimentari e forestali. – Premesso che:

la riforma della politica agricola comune (PAC) 2014-2020 ha
introdotto un sistema di pagamenti diretti che, a partire dal
1° gennaio 2015, ha sostituito il regime di pagamento unico
(RPU);

il nuovo sistema ha previsto un’impostazione “a pacchetto”,
con l’articolazione in 7 componenti di aiuto, di cui tre
devono essere obbligatoriamente previste dallo Stato membro
(pagamento di base, pagamento verde e pagamento per i giovani
agricoltori) mentre le restanti quattro (aiuto ridistributivo
per i primi ettari, aiuto per le aree con vincoli naturali,
sostegno accoppiato e pagamenti per i piccoli agricoltori)
sono facoltative;

tra le componenti facoltative, il sostegno accoppiato, di cui
all’articolo 52 del regolamento (UE) n. 1307/2013, riguarda
comparti specifici di produzione agricola ed è mirato a
sostenerne l’attività, potendo “essere concesso esclusivamente
a quei settori o a quelle regioni di uno Stato membro in cui
determinati tipi di agricoltura o determinati settori agricoli
che rivestono particolare importanza per ragioni economiche,
sociali o ambientali, si trovano in difficoltà”;

in Italia, con particolare riferimento al settore bovino, si è
deciso di concedere un sostegno accoppiato (sotto forma di un
pagamento annuale per ettaro ammissibile o per capo animale
ammissibile) per le produzioni di latte bovino, per le vacche
nutrici e per la macellazione;

a tal fine, le aziende agricole presentano, attraverso i
centri di assistenza agricola (CAA) e sempre all’interno della
domanda unica, anche l’apposita richiesta;

per   l’erogazione   del   pagamento   accoppiato,   l’AGEA   (o
l’organismo pagatore regionale) prende in considerazione il
reale patrimonio zootecnico con riferimento all’anno (dal 1°
gennaio al 31 dicembre) per il quale l’agricoltore ha
presentato apposita domanda, e controlla, attraverso la banca
dati nazionale (BDN), la reale registrazione e movimentazione
dei capi;

considerato altresì che:

nel territorio della provincia autonoma di Bolzano, è in uso
una banca dati provinciale (VET), che concorre a costituire, a
sua volta, la banca dati nazionale (BDN), all’interno della
quale, al momento della nascita di ciascun nuovo capo, il
“marcatore” provvede ad inserirvi i relativi dati;
a causa dell’inserimento tardivo da parte del “marcatore” o
per problemi comunicativi tra le due banche dati, è avvenuto
che, in sede di controllo da parte dell’organismo pagatore per
la provincia autonoma di Bolzano, siano in molti casi emerse
delle difformità tra il numero di capi dichiarati e quello
correttamente accertato, con percentuali che, in taluni casi,
superano il 50 per cento per cento del totale;

l’AGEA, all’interno del documento tecnico di calcolo per la
verifica delle condizioni di ammissibilità dei capi al
sostegno zootecnico di cui all’articolo 52 del regolamento
(prot. n. 0044753 del 20 maggio 2019), nel riassumere le
disposizioni e i rilievi europei, ha evidenziato che i servizi
della   Commissione,     riscontrando     ritardi    notevoli
nell’aggiornamento della base dati (la cui responsabilità,
nella stragrande maggioranza dei casi, sarebbe da addebitarsi
alle associazioni di agricoltori APA o ai servizi veterinari
locali delle ASL), oltre a ribadire che essi compromettono
l’affidabilità dei controlli incrociati effettuati nella banca
dati, avrebbero concluso che “è opportuno che le sanzioni
siano applicate anche se l’agricoltore ha provveduto a
comunicare in tempo, poiché egli è l’ultimo soggetto
responsabile della notifica dei movimenti”;

alle aziende agricole alle quali è stata contestata tale
difformità tra i capi, non solo sono state revocate
parzialmente le domande presentate, ma è stata altresì
applicata una sanzione corrispondente ad una volta la
differenza riscontrata, così come stabilito dall’articolo 31
del regolamento (UE) 640/2014, pari quindi a importi che per
le piccole aziende si aggirano intorno ad alcune centinaia di
euro e che non dovranno essere versati, ma saranno recuperati
direttamente tramite compensazione su eventuali futuri
pagamenti entro i prossimi 3 anni;

in relazione ai controlli sul primo pilastro della PAC, la UE
ha recentemente ribadito che deve essere presa in
considerazione esclusivamente la banca dati nazionale,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a
conoscenza della situazione che va a colpire duramente le
aziende agricole di alta montagna, peraltro in alcun modo
responsabili degli errori rilevati, e se non intenda
intervenire per verificare le reali responsabilità in capo ai
soggetti coinvolti.

(3-01408)

OLIO: RINNOVATO IL QUADRO
SANZIONATORIO NEL DISEGNO DI
LEGGE     SUGLI     ILLECITI
AGROALIMENTARI
Con ogni probabilità approderà nel prossimo Consiglio dei
Ministri il disegno di legge sugli illeciti agroalimentari che
si pone come obiettivo l’aggiornare le attuali norme,
risalenti anche agli inizi del ‘900. All’interno del testo
contro le agromafie saranno incluse, all’articolo 12, le norme
di revisione del quadro sanzionatorio sulla contraffazione nel
comparto dell’olio d’oliva. L’attuale classificazione degli
olii d’oliva, infatti, è stabilita dalla regolamentazione
dell’Ue che ha introdotto, relativamente alle caratteristiche
che devono possedere le diverse categorie di olio, elementi
non previsti all’epoca in cui fu emanata la legge italiana
inerente le sanzioni, ovvero la legge 1407 del 1960
attualmente in vigore. Ad esempio le caratteristiche
organolettiche o quelle legate all’evoluzione analitico-
scientifica. Inoltre, non vengono previste alcune tipologie di
esame per la classificazione degli olii di oliva.
“Per questo – dichiara il Sottosegretario alle Politiche
Agricole, Giuseppe L’Abbate – già da componente della
Commissione Agricoltura della Camera ho presentato una
proposta di legge per integrare il decreto legislativo 23
maggio 2016, n. 103 con disposizioni che consentano di
adeguare il sistema sanzionatorio alle nuove disposizioni
comunitarie, creando una sorta di ‘testo unico’ sanzionatorio.
Norme che ora approdano all’interno del ddl sugli illeciti
agroalimentari che mi auguro venga licenziato quanto prima dal
Consiglio dei Ministri per poi aprirsi al doveroso confronto
parlamentare. L’obiettivo – prosegue Giuseppe L’Abbate – è
quello di far sì che strumenti, tecniche e caratteristiche
divenute scientificamente obiettive per stabilire le diverse
tipologie e qualità di olio di oliva siano utilizzabili per
legge, sostenendo e agevolando il già ottimo lavoro
dell’Icqrf, rassicurando i consumatori sull’olio d’oliva che
stanno acquistando nonché tutelando i produttori di qualità”.

Vengono, dunque, superati tutti i dubbi interpretativi che in
diverse controversie giudiziarie hanno vanificato il lavoro di
controllo dell’Ispettorato centrale repressione frodi.
Divengono sanzionabili olii classificati come extravergine di
oliva ma risultati vergine di oliva all’esame organolettico.
Inoltre, ad esempio, si sanziona il cosiddetto olio
“deodorato” venduto come olio extravergine di oliva, e
conforme a tale categoria a livello di requisiti intrinseci,
ma ottenuto in maniera illecita con l’ausilio di un processo
di deodorazione che invece caratterizza l’ottenimento degli
olii raffinati e non degli olii vergini di oliva.
DISTRETTI       PRODUTTIVI,
DISTRETTO AGRUMI: BENE IL
DECRETO     DELL’ASSESSORE,
ADESSO PRONTI A LAVORARE
«Finalmente, è il caso di dire, il Distretto produttivo Agrumi
di Sicilia ha ottenuto il rinnovo del riconoscimento da parte
dell’Assessorato Attività produttive. L’assessore Turano ha
firmato oggi il decreto che attendevamo da oltre due anni e
mezzo e non possiamo che essere soddisfatti per lo sblocco
delle istanze presentate a suo tempo». È quanto afferma
Federica Argentati, presidente del Distretto produttivo Agrumi
di Sicilia. «Cogliamo positivamente – continua Argentati –
l’accelerazione che l’Assessorato ha impresso negli ultimi
mesi all’iter dei Distretti che avevano già presentato
richiesta di rinnovo – quello degli Agrumi di Sicilia e quello
della Pesca – e delle parole dell’assessore quando afferma di
volere “lavorare a dare nuova vitalità ai distretti puntando
ad una collaborazione più stretta imperniata sulla
condivisione delle scelte strategiche regionali in ordine
anche alla prossima programmazione comunitaria 2021/2027”. Una
dichiarazione che va nella direzione delle richieste già
avanzate più volte dal Distretto produttivo Agrumi di Sicilia
che da tempo, anche in vista della nuova Pac, chiede di
includere tra i beneficiari dei bandi relativi ai fondi
europei anche i Distretti produttivi, sino ad oggi
praticamente esclusi dalla possibilità di accedervi».

«Adesso – continua Argentati – lavoreremo al fianco
dell’Assessorato per conseguire questo obiettivo, pronti a
fare la nostra parte. I Distretti produttivi rappresentano
aggregazioni importanti delle filiere produttive e vanno
valorizzati, potenziati e messi in grado di operare al massimo
delle loro potenzialità. In tal senso, auspichiamo che si dia
il giusto valore alla loro capacità di rappresentare la
filiera, quella agrumicola nel nostro caso, come strumenti di
raccordo e valorizzazione delle tante realtà presenti e che ne
fanno parte».

«A tal proposito – conclude Argentati – auspichiamo anche un
maggiore raccordo con i Distretti del Cibo, all’interno dei
quali i Distretti produttivi possono e devono svolgere un
ruolo importante e di traino quando effettivamente
rappresentativi di filiere strutturate e riconosciute». Il
Distretto produttivo Agrumi di Sicilia, proprio come strumento
rappresentativo di una filiera ampia, strutturata e
riconosciuta, è entrato a far parte del “Distretto delle
Filiere e dei Territori di Sicilia in rete” e in
rappresentanza della filiera agrumicola il presidente del
Distretto produttivo Agrumi di Sicilia siede nella governance.
Una scelta ben precisa operata in sede assembleare due giorni
fa che rafforza anche i rapporti di collaborazione tra filiere
strutturate come il Distretto della Pesca anch’esso fresco di
rinnovo e facente parte del Distretto delle Filiere e dei
Territori di Sicilia in rete, unico Distretto del cibo a base
regionale come le filiere che ne fanno parte. Adesso, il
Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in rete,
presieduto da Angelo Barone, avrà maggiore forza nel
partecipare all’avviso del Ministero per l’Agricoltura per
accedere alle agevolazioni previste dal D.M. n. 7775 del
22.07.2019 e nel confrontarsi con la Regione siciliana insieme
agli altri distretti del cibo per ottenere un cofinanziamento
ulteriore alla quota del 40% coperta dal bando ministeriale
sui progetti che verranno presentati».
GLI EUROPARLAMENTARI DELLO
SPAZIO ALPINO FANNO SQUADRA
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spazio alpino fanno squadra per difendere questa realtà.
L’iniziativa “Friends of EUSALP”, ovvero “Amici della
strategia europea per lo spazio alpino” è stata rilanciata
ieri a Bruxelles, sotto la guida dell’europarlamentare
sudtirolese Herbert Dorfmann.

Con questa iniziativa, Dorfmann e altri dieci europarlamentari
si impegnano a lavorare insieme per fare in modo che la
regione alpina e le sue particolari condizioni geografiche
vengano prese debitamente in considerazione nel processo
legislativo europeo.

“In Parlamento europeo vengono discussi temi, come
l’agricoltura di montagna o il traffico transfrontaliero, che
interessano da vicino lo spazio alpino. Grazie all’iniziativa
Friends of EUSALP possiamo fare massa critica e rafforzare la
nostra capacità di rappresentare la regione alpina in
Parlamento”, dichiara Dorfmann.

La strategia EUSALP copre un territorio molto vasto, che
comprende tra l’altro le regioni alpine della Baviera e della
Lombardia, nonché stati non membri dell’Ue, come Svizzera e
Liechtenstein Da un lato, questo territorio è a tutti gli
effetti del motore dell’economia europea. Dall’altro, vanno
notate le numerose sfide ecologiche, economiche e sociali che
attendono questa realtà e che possono essere affrontate al
meglio solo attraverso la cooperazione.

Tra i temi che vengono discussi in questo periodo all’interno
della cornice di EUSALP ci sono: le misure contro lo
spopolamento delle zone montane, la protezione della
biodiversità, la mobilità sostenibile, lo sviluppo di
innovazione ed energie rinnovabili e, infine, l’armonizzazione
delle opportunità di formazione.

Quest’anno la presidenza di EUSALP passa dall’Italia alla
Francia, che ha posto l’accento sul cambiamento climatico e la
conversione ecologica. A questo proposito, Dorfmann ha
discusso ieri con il presidente della Regione francese
Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Renaud Muselier, che si è detto
aperto a una futura cooperazione.

MCDONALD’S: 700MILA SPREMUTE
CON ARANCIA ROSSA DI SICILIA
IGP
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Arancia Rossa di Sicilia IGP acquistate da produttori locali,
per un totale di oltre 700.000 spremute servite nei McCafé di
tutta Italia: continua l’impegno di McDonald’s nel valorizzare
gli ingredienti Made in Italy e in particolare una vera
eccellenza della Sicilia, grazie alla collaborazione con
l’azienda catanese Oranfrizer, leader in Italia per la
distribuzione di agrumi, che si approvvigiona da coltivatori
locali aderenti al Consorzio di Tutela Arancia Rossa di
Sicilia IGP.

L’iniziativa è stata comunicata nell’ambito di un evento
organizzato a Catania, nel ristorante McDonald’s di piazza
Stesicoro, alla presenza di Giorgia Favaro, Direttore
Marketing di McDonald’s Italia, Nello Alba, Amministratore
Unico di Oranfrizer, Salvo Laudani, Marketing Manager di
Oranfrizer, Edgardo Bandiera, Assessore all’Agricoltura della
Regione Sicilia e Giovanni Selvaggi, Presidente del Consorzio
di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. Ospite speciale la
giovane ginnasta catanese Carlotta Ferlito.
“La scelta di McDonald’s di inserire all’interno dell’offerta
di McCafé una vera eccellenza del Made in Italy come l’Arancia
Rossa di Sicilia IGP rafforza il nostro legame con il
territorio siciliano, e rientra nel più ampio impegno
dell’azienda per la promozione del comparto agroalimentare
italiano. È una nuova e importante tappa del lungo percorso
che abbiamo intrapreso oltre 10 anni fa con i Consorzi di
Tutela delle materie prime DOP e IGP” – ha dichiarato Giorgia
Favaro, Direttore Marketing di McDonald’s Italia – Grazie alla
collaborazione con i produttori siciliani e in particolare con
Oranfrizer, nostro fornitore esclusivo e partner dal 2009,
arriveremo ad acquistare quasi 500 tonnellate di Arancia Rossa
di Sicilia IGP, con le quali realizzeremo spremute, preparate
al momento e servite in tutti i McCafé d’Italia. Possiamo
affermare con orgoglio che il nostro McCafé diventa ancora più
italiano e ancora più buono.”

L’Arancia Rossa di Sicilia IGP è un frutto unico al mondo per
colore e gusto. Mentre la leggenda vuole che sia il soffio
dell’Etna a determinare le sue straordinarie caratteristiche,
sappiamo che è il particolare microclima tipico del territorio
dove viene coltivata a renderla così speciale. Alle pendici
dell’Etna, infatti, è la forte escursione termica, assieme al
freddo notturno, che determina la pigmentazione delle
abbondanti antocianine che conferiscono il tipico colore rosso
alla polpa; all’eccezionale colore si abbinano anche il
delizioso sapore e la succosità dell’Arancia Rossa di Sicilia
IGP, alla quale l’Europa ha riconosciuto l’Identificazione
Geografica Protetta già nel 1996.

“Siamo davvero orgogliosi della relazione che ci lega da oltre
dieci anni a McDonald’s. Quella con i McCafé – precisa Nello
Alba, Amministratore Unico di Oranfrizer –          è l’unica
esperienza continuativa con il mondo della ristorazione/horeca
intrapresa da Oranfrizer in quasi sessant’anni di storia. Con
risultati crescenti, basati su una soluzione di business di
successo, dove la qualità delle materie prime e della gestione
dei servizi è davvero centrata sulla soddisfazione del
consumatore finale”.

“La crescita continua della richiesta di spremuta d’arancia
nei McCafé – spiega il Marketing Manager di Oranfrizer, Salvo
Laudani – ci dimostra che esistono strade alternative al
consumo di frutta. I nuovi consumi, specie tra i millennials,
non sostituiscono ma incrementano quelli tradizionali;
avvengono in più momenti della giornata, ma soprattutto a
colazione e pranzo, che sono quelli più indicati per gustare
un prodotto preparato sempre al momento, di alta qualità, con
un prezzo corretto. Tutto quello che serve per un’esperienza
piacevole”.

“Non si può che essere felici del fatto che le arance rosse
del nostro splendido territorio siano protagoniste di questo
lancio – ha detto Giovanni Selvaggi, presidente Consorzio di
Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP. Per il consorzio e per i
suoi associati si tratta di un’opportunità importante sia in
termini di visibilità sia dal punto di vista commerciale.
Questa iniziativa, che ci auguriamo possa continuare per molto
tempo ancora, aiuta sicuramente i nostri produttori ad
aumentare la quota di arance destinate alla premitura e
permette di far conoscere sempre di più le nostre rosse su
tutto il territorio nazionale”.

“Oggi in Sicilia compiamo un importante passo in avanti per
un’eccellenza siciliana, l’Arancia Rossa di Sicilia IGP, che
entra nei McDonald’s, e si fa ulteriormente conoscere e
apprezzare dal maggior numero possibile di consumatori –
afferma l’Assessore regionale per l’Agricoltura Edy Bandiera –
È nota per la sua accentuata pigmentazione, è sana, è succosa;
la “Rossa di Sicilia” conquista questo nuovo e interessante
spazio di mercato perché è unica, il suo gusto è in perfetto
equilibrio tra dolce e agro, vanta proprietà benefiche e
antiossidanti, utili perfino per la prevenzione. Valorizziamo
così un vero e proprio tesoro agroalimentare, il suo colore e
il suo sapore fanno rima con salute”.

Oltre che in Sicilia, McDonald’s collabora con i produttori
locali in tutta Italia da oltre 10 anni, e solo quest’anno
arriverà ad acquistare un totale di oltre 1.000 tonnellate di
ingredienti DOP e IGP.

Complessivamente, McDonald’s si rivolge a fornitori per l’84%
italiani, acquistando ogni anno 94.000 tonnellate di materie
prime nostrane, per un investimento nel comparto
agroalimentare italiano di 200 milioni di euro.

NOMINATO     DALLA    REGIONE
PIEMONTE IL NUOVO CONSIGLIO
DI   GESTIONE    DELLE   AREE
PROTETTE DELLE ALPI MARITTIME
Il presidente della Regione Piemonte, d’intesa con il
vicepresidente e assessore ai Parchi, ha firmato il decreto
che dispone la composizione del consiglio di gestione delle
aree protette delle Alpi Marittime.

Il consiglio avrà come presidente Piermario Giordano e come
altri componenti Andrea Bodino, Federico Lemuth, Massimiliano
Fantino (in rappresentanza del Comune di Entracque), Valeria
Marrone (per il Comune di Valdieri), Franco Parola (per le
associazioni agricole) e Armando Paolo Erbì (per le
associazioni ambientaliste).
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