Numero 433 26 marzo 2019 - Telefono d'Argento

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Numero 433 26 marzo 2019 - Telefono d'Argento
Numero 433
26 marzo 2019
Numero 433 26 marzo 2019 - Telefono d'Argento
n. 433 – 26 marzo 2019
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             .   Abbandonare un gruppo Whatsapp
Per lasciare un gruppo a cui si sta partecipando in Whatsapp
   - aprire la chat del gruppo
   - toccare sul titolo per entrare nelle Info Gruppo,
   - scorrere la schermata verso il basso e toccare su Abbandona
      gruppo.
Chiaramente se si abbandona il gruppo, non c'è alcun modo di
                                                     nasconderlo agli altri ed
                                                     apparirà a tutti il
                                                     messaggio che
                                                     "Pincopallino ha
                                                     abbandonato"
                                                     Non c'è modo di
                                                     abbandonare un gruppo
                                                     momentaneamente,
                                                     anche se si può sempre
                                                     chiedere un nuovo
                                                     invito all'amministratore
                                                     e dire che
                                                     ci si è sbagliati.

Tutto chiaro?
In caso, schiarisciti con 331 66 82 579.

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Sfidando l'arrivo del Presidente cinese, giovedì 21 marzo - primo
giorno di primavera - ci siamo ritrovati al nostro amato cinema, ma
eravamo solo in otto.
Abbiamo          allora
deciso di vedere un
film intero per non
creare problemi agli
assenti il     giovedì
della         settimana
successiva.
Accompagnati         da
Cantuccini di Prato e
da una buona Torta
della Nonna portata

                           da Emilia,

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abbiamo visto il film "Due sotto il burqa",

storia dell'amore di Leila e Armand che studiano a Scienze Politiche
a Parigi. I genitori di lui sono iraniani che hanno lasciato la patria
dopo l'avvento di Khomeini. Lei invece si vede piombare in casa il
fratello Mahmoud, reduce dallo Yemen dove ha aderito al radicalismo
islamico. Una delle sue prime imposizioni è quella di impedire alla
sorella di incontrare Armand, il quale però trova una soluzione.
Indossa l'abito integrale che lascia scoperti solo gli occhi e si presenta
a casa di Leila come una fanciulla di nome Sheherazade bisognosa di
lezioni. La 'studentessa' attrae però l'attenzione amorosa di Mahmoud
e questo complica non poco le cose. Mahmoud vuole imporre a Leila
la sua volontà attraverso frasi fatte derivate dalla sua solo pretesa
conoscenza del Corano, che, difatti, inizia a comprendere meglio
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quando Armand/Sheherazade si trova costretto a documentarsi in
materia per reggere il gioco e, di conseguenza, attraendone una focosa
attenzione. Passando da Maometto a Victor Hugo si consuma la
possibilità di una deradicalizzazione di un giovane uomo che ha visto
la moschea affermarsi come l'unico luogo in cui poter socializzare in
Francia. Leila ha imboccato una strada diversa e ha trovato l'amore (e
un possibile futuro alle Nazioni Unite) in un Armand che deve
fronteggiare le memorie barricadiere dei genitori e, in particolare,
della madre ancor oggi disposta a gesti eclatanti pur di poter sostenere
idee libertarie. Tutto ciò sostenuto dal gioco del travestimento con
tutte le varianti farsesche che possono derivarne ma che sono sempre
tenute sotto controllo.
Complessivamente il film è piaciuto: leggero, ma ricco di spunti di
riflessione    sull'integrazione,      sui    diritti    delle     donne,      sui
fondamentalismi di ogni colore, religioso e femminista/barricadero,
sulle tante contraddizioni, come quella che inizialmente porta la
madre di Armand, femminista convinta, a voler imporre al figlio una
moglie "giusta", esattamente come il fratello di Leila, apparentemente
fondamentalista islamico, quindi ai suoi antipodi e coerente fino
all'estremo con i principi del suo credo, pretendeva di avere diritto di
veto sulle scelte della sorella.
Una mattinata piacevole, nel tepore di una bella giornata di inizio
primavera, che ripeteremo giovedì prossimo 28 marzo, sempre alle
10:30 a via Frescobaldi 22. Vi aspettiamo!
Barbara
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                          CONDIVIDI CON NOI
RIPARTE UN NUOVO CAMPO ESTIVO ….. ANZI DUE

Già da alcuni anni Gianfranco Proietti, ben noto ai lettori della Pillola
per la sua attività di psicoterapeuta e di animatore dei Corsi Aperta
Mente, promuove in estate settimane di soggiorno residenziale
denominate “Campi Estivi” per il loro carattere comunitario con
attività di gioco e di relazione.

La località scelta per l’incontro di quest’anno è L’Oasi Francescana
(Vicovaro Mandela) un antico convento completamente ristrutturato a
meno di un’ora da Roma e con uno splendido parco.
Data la richiesta di partecipazione da parte degli amici del Telefono
d’Argento si è pensato di organizzare quest’anno due settimane : la
prima a partire da sabato 29 giugno al 6 luglio e la seconda dal 6
luglio al 13 luglio.

Il Telefono d’Argento ha predisposto un “pacchetto” comprendente il
trasporto, il soggiorno in pensione completa e l’organizzazione delle
attività con la presenza costante, oltre che degli animatori, anche di
alcuni volontari.

Per informazioni e prenotazioni: Marisa 06 8557858
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               PARLIAMO DI PRENDERSI CURA
“Cura, una parola del nostro tempo”, è l’ultimo libro scritto dal
prof. Marco Trabucchi ordinario nell’università di Tor Vergata, e
verrà presentato martedì 16 aprile alle ore17 presso la sede di via
Frescobaldi 22.
Marco Trabucchi oltre ad essere un grande geriatra è anche un grande
comunicatore : non mancate

   Via Frescobaldi 22 è qui

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Come sempre, ricordiamo che questo spazio è aperto al contributo di
tutti. Se avete una storia che ha lasciato un ricordo non esitate ad
inviarcene una copia: i contributi di tutti faranno crescere la qualità
della pillola.

LA TORTORELLA
Era la metà del mese di settembre e le giornate si alternavano tra
calore afoso e pluviale, ricco di piogge da far paura. Rientravo in casa
camminando sul marciapiede rasente il muro dello stabile dove
abitavo e vidi una specie di gomitolo schiacciato grigiastro per terra…
Incuriosita mi avvicinai, lo presi in mano e subito spuntò il beccuccio
di un uccello piccolo che, forse, cercava un buco nel muro per
ripararsi. Era una Tortorella di pochi giorni, gli occhietti ancora
chiusi. Senza peso, come un fiore, e più la accarezzavo più si faceva
piccolo cercando rifugio.
Lo sistemai in una scatoletta di carta adagiata sul piatto doccia del
bagno. Dovevo dargli da mangiare ma non sapevo che cosa mangiava.
Uscii recandomi da un animalista al quale chiedere consiglio. Mi
disse di prendere una bustina contenente un tipo di farina con la quale,
con un po' di acqua, fare delle piccole palline.
Ero felice! Dopo alcuni giorni l'uccellino veniva a mangiare e a bere
nelle mie mani.
I giorni trascorsero, pochi in verità, ma la mia felicità aumentava
sempre più. Iniziò a svolazzare per il bagno, sentivo il suo cinguettio
ed ero felice: io ero la sua benefattrice e lei svolazzava sulla
specchiera, sul lume centrale.
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Sapevo che un giorno, la finestra sempre aperta del bagno l'avrebbe
superata, ma la felicità di averlo salvato mi sarebbe rimasta.
L'uccellino che avevo salvato meritava, anche lui, di vivere la sua vita
volando libero nel cielo.
Un giorno rientrando in casa lo vidi posato in bilico su un vasetto sito
sulla specchiera…. La paura che potesse cadere e il vasetto di vetro
battere nel lavabo mi indusse a prenderlo con le mani, salendo su uno
sgabello.
Allungando la mano per prenderlo lui si spaventò e spiccò un balzo.
Scivolò lungo la mia mano e, nel trattenerlo, chiusi il pugno. Bloccai
una sua aletta, Dio mio, perché l'ho fatto? Nel trattenerlo gli avevo
rotto l'ossicino dell'aletta. Rabbia, dolore, amarezza, pentimento mi
colsero, mio Dio, gli ho fatto male.
Una goccia di sangue cadde sulle mie mani. Lo avvolsi in un panno,
di corsa mi avviai al pronto soccorso per animali stanziato al Giardino
Zoologico. Mi dissero di stare tranquilla, tra una decina di giorni
avrebbe ripreso a volare, ma non potevano restituirmelo.
Tortorella mia bella
Ti ho voluto bene, ti ho salvato.
Ricorderai la mia casa? Lo so, ti ho fatto male!
Tornerai mai un giorno da me?

Ruggiero Lavorata

Condividi anche tu la tua storia a questo indirizzo:
telefonodargento@gmail.com
Se invece preferisci raccontare la tua storia, noi la scriveremo per
te; chiama il numero 333        17 72 038.
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La pillola del Cardinale
L'Archivio del giornale AVVENIRE rappresenta un inestimabile
fonte degli articoli scritti dal Cardinal Gianfranco Ravasi nella rubrica
“Il mattutino”.

Di seguito ne condividiamo uno particolarmente significativo.

Se il fare fosse facile come il sapere quello che è bene fare, le
cappelle sarebbero cattedrali e le casupole dei poveri sarebbero
palazzi di principi.

Questa considerazione è suggerita dalla ricca Porzia corteggiata dallo
spiantato nobile veneziano Bassanio nella celebre commedia di
Shakespeare Il mercante di Venezia (atto, I, scena II). Essa è una
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variante del tradizionale proverbio secondo il quale tra il dire e il fare
c'è di mezzo il mare. È, infatti, piuttosto facile riuscire a «sapere
quello che è bene fare», cioè conoscere la verità, la giustizia, la
generosità. Tutt'altra cosa è imboccare quella strada e perseguirla con
coerenza e costanza. Ci si accontenta piuttosto delle vie di mezzo,
delle proposte modeste, degli esiti meno impegnativi. È così che
abbiamo cappelle dove ci potevano essere capolavori di architettura e
squallidi condomini dove si potevano erigere palazzi.

Fuor di metafora, la pigrizia e il gretto egoismo ci fanno accontentare
di piccole mete e di mediocri progetti. Anzi, in molti casi a ciò che è
bene fare si sostituisce il male più disponibile e meno arduo. Vorrei,
però, aggiungere una piccola osservazione a margine della frase di
Shakespeare. Ci dev'essere, certo, l'impegno a fare il bene ma spesso
non si bada a fare bene il bene. Si dirà che è solo questione di stile o
di forma. In realtà, non di rado la forma è sostanza: un atto di
generosità compiuto con freddezza o, peggio, supponenza ne ferisce il
valore. Un'opera eseguita con approssimazione, uno studio senza
accuratezza e così via ne ridimensionano di molto il significato.
Occorre, dunque, fare bene il bene.
Cardinale Gianfranco Ravasi - Dalla rubrica Il Mattutino – Avvenire

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                   domenica 25 marzo 1945 (74 anni fa)

   Debutta Napoli milionaria di De Filippo

«Poche settimane dopo la liberazione mi affacciai al balcone della
mia casa di Parco Grifeo, e detti uno sguardo al panorama di questa
città martoriata: allora mi venne in mente in embrione la commedia e
la scrissi tutta d'un fiato, come un lungo articolo sulla guerra e le sue
deleterie conseguenze.»
(Eduardo)
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Attimo ed eternità
La fotografia ha il potere di immortalare un momento che dura per
sempre.
Questa foto ne è un esempio

9 luglio 2006 - L'episodio della testata rifilata da Zinedine Zidane a
Marco Materazzi nella notte di Berlino che assegnò il quarto titolo
mondiale all'Italia rimarrà per sempre nella storia del calcio

Hai qualche scatto da condividere con noi?

Manda la tua foto su WhatsApp al numero 331                  66 82 579

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Non si può capire Roma e la sua cultura senza visitarne le chiese
principali: dalle grandi basiliche patriarcali, agli antichi templi pagani
convertiti in edifici di culto cattolico, alle numerose chiese romaniche
e medievali.
Padre Andrea Meschi, parroco della Basilica di Santa Croce a via
Flaminia, esperto appassionato delle chiese meno conosciute,                    ci
invita a perderci tra le vie del centro storico alla scoperta dei suoi
tesori, a ritirarsi tra le mura di cappelle, chiesette e basiliche che
maestosamente si affacciano sul caotico via vai cittadino.
 Padre Andrea questa settimana ci suggerisce di visitare la chiesa di
                                San Celsino

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Questo piccolo oratorio è dedicato a S.Celso, martire ad Antiochia nel
302 d.C., ma è conosciuto con il diminutivo di "S.Celsino" per
distinguerlo dalla vicina chiesa dei Ss.Celso e Giuliano. L'oratorio,
situato su vicolo di S.Celso, era officiato dall'Arciconfraternita del
Santissimo Sacramento, istituita da papa Pio V per incoraggiare il
culto dell'Eucarestia.

La chiesa di San Celso fu restaurata con un intervento conclusosi nel
2002. Oggi essa si apre sul vicolo del pesce con un piccolo portoncino
di legno, nel muro di recinzione del giardinetto a lato del suo fianco
meridionale, cancelletto sovrastato da una lunetta una volta
probabilmente dipinta a trompe l'œil. Da questo spazio aperto, oltre il
portale, si intravede il fianco meridionale dell'oratorio, su cui si apre
la porta di accesso e una finestrella a monofora. All'interno la parte
absidale è stata completamente ristrutturata, ed in essa è stata tolta la
volta con l'affresco menzionato dal Remondini, sostituita da una
copertura lignea.

La chiesa di San Celsino è una chiesa sconsacrata.

Così scrive l'Armellini:
«Ha un solo altare, sul quale vi è un quadro di buona scuola
rappresentante Gesù che comunica l’apostolo Pietro nel cenacolo.
Sulla volta è rappresentata Maria Assunta in cielo.»

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                  GENIo ITALIANo
                                                 Giovanni Pastrone, noto
                                                 anche con lo pseudonimo di
                                                 Piero      Fosco       (Asti,    13
                                                 settembre 1882 – Torino,
                                                 27 giugno 1959), è stato un
                                                 regista,           sceneggiatore,
                                                 attore, produttore e tecnico
                                                 cinematografico italiano.
                                                 Attivo all'epoca del cinema
                                                 muto       è    considerato      un
                                                 pioniere della settima arte
                                                 dopo aver raggiunto fama a
                                                 livello internazionale per
                                                 aver realizzato, nel 1911, il
                                                 film La caduta di Troia e ,
                                                 nel     1914,         l'imponente
                                                 Cabiria un lungometraggio
                                                 che è passato alla storia
                                                 come il film italiano più
                                                 celebre del cinema muto.

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Quando è stata scattata questa foto?

Se lo ricordi, manda un messaggio Whatsapp su 331                  6682579

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 C’è una vacanza giusta per
   ogni periodo della vita?
L’assaggio di una pausa di qualche settimana dalla realtà quotidiana ,
ha sempre contribuito a rendere i mesi estivi tra i più piacevoli
dell’anno.
Generalmente la scelta del tipo di vacanza varia in base alla
personalità; ma anche in base al periodo storico e sociale che ci
troviamo ad attraversare.
I manifesti visti nella pagine precedenti potrebbero essere ancora di
nostro interesse per la scelta della nostra prossima vacanza?

Oppure…. ci dobbiamo affidare a

    BUONA SETTIMANA DAL TELEFONO D’ARGENTO

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