LA MAJA VESTIDA E LA MAJA DESNUDA di FRANCISCO GOYA

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LA MAJA VESTIDA E LA MAJA DESNUDA di FRANCISCO GOYA
ISTITUTO “GIOVANNI PAOLO II”
                                  LIDO DI OSTIA (ROMA)
                                   STORIA DELL’ARTE
LA MAJA VESTIDA E LA MAJA DESNUDA di FRANCISCO GOYA
La Maja vestida e la Maja desnuda sono, senza dubbio, tra i dipinti più celebri dell'intera produzione del
Goya.
Dovrebbero essere stati realizzati tra il 1800 e il 1803, anche se alcuni studiosi anticipano di qualche anno la
datazione della Maja vestida (forse 1796-1799).
Contrariamente a quanto l'apparente uguaglianza e la quasi contemporaneità dei dipinti farebbe supporre, a
un'analisi più attenta essi risultano assolutamente differenti. Anche le modelle scelte, infatti, sono diverse:

      quella della Maja vestida è alta e slanciata

      quella della Maja desnuda è di statura inferiore e di corporatura più minuta

Entrambe, comunque, sono due classiche bellezze spagnole, con gli occhi scuri e lo sguardo intenso.
Adagiate su due grandi cuscini e volutamente collocate nella stessa posizione, le due majas assumono un
atteggiamento vagamente artefatto e innaturale. Ciò, comunque, è riscattato dall'intensità dei volti, nei quali
spiccano due occhi vivi e mobili, puntati, quasi con sfrontatezza, verso chi osserva il dipinto.

La Maja desnuda (Olio su tela, 95 x 190, Madrid, Museo del Prado)

Nella cultura occidentale, fino a Goya, la rappresentazione del corpo nudo femminile ha sempre dovuto
ricorrere a vari sotterfugi (ad esempio, i temi mitologici). Nella Maja desnuda, invece, la donna è reale,
E’, cioè, il ritratto di una donna nuda sdraiata fra lenzuola stropicciate, che espone la propria sessualità
per attrarre lo spettatore. Il volto è affilato e sottile, i capelli sono morbidi e arricciati. La luminosità del
corpo crea un forte contrasto con il resto dell'ambiente.
Particolarmente interessante è il damascato del divano, attraversato da un sottile reticolo, ottenuto grazie
ad un minuzioso gioco di verdi, che contrasta col bianco rosato dell'incarnato. In questo modo la Maja
sembra brillare di luce propria, sospesa nello spazio oscuro che la circonda.

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LA MAJA VESTIDA E LA MAJA DESNUDA di FRANCISCO GOYA
ISTITUTO “GIOVANNI PAOLO II”
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                                   STORIA DELL’ARTE
La Maja vestida (Olio su tela, 95 x 190, Madrid, Museo del Prado)

Il velo bianco della Maja vestida stringe talmente alla figura, in particolare ai fianchi e al seno, da farla
sembrare quasi più nuda dell'altra. La fascia ai fianchi è di seta luminosa, il corpetto giallo e nero non è il
classico bolero, e le sue scarpe, dalla punta lunga e affusolata, sono più tipiche delle ricche signore che
delle majas. Ciò fa pensare che il pittore abbia voluto ritrarre una donna aristocratica che amava vestirsi
come le giovani popolane
La tecnica, infine, fa presagire la grande rivoluzione goyesca degli anni successivi. Notiamo ad
esempio, le maniche del corpetto giallo-oro: sono riccamente lavorate e realizzate con pennellate di
giallo, che si intrecciano a quelle di ocra e di bruno, secondo una sensibilità pienamente romantica. Il
risultato che ne scaturisce è quello di un'atmosfera luminosa e serena, nella quale tutto contribuisce a
mettere in rilievo la vitale femminilità della giovane donna.

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LE FUCILAZIONI DEL 3 MAGGIO DI FRANCISCO GOYA
Il 2 maggio del 1808 il generale Gioacchino Murat dette l’ordine di catturare e uccidere
tutti i popolani e i contadini, che si erano ribellati all’invasione francese. Le fucilazioni
ebbero luogo all’alba del giorno successivo.

Sei anni dopo, Goya decise di ricordare il dramma della rivolta antinapoleonica, realizzando
un grandioso dipinto.

La tela costituisce una straordinaria novità nel panorama artistico del tempo. In essa, infatti,
vengono riprodotti, per la prima volta, avvenimenti contemporanei. Questo segna la fine
della regola accademica, secondo la quale solo il mondo dell'antichità classica e i
personaggi mitologici potevano avere la dignità di essere rappresentati.

                         (Olio su tela, cm 2,66 x m. 3,45, Museo del Prado, Madrid)

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ISTITUTO “GIOVANNI PAOLO II”
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L’opera “Le fucilazioni del 3 maggio” raffigura una delle tante esecuzioni sommarie
effettuate dalle truppe napoleoniche.

                                   A destra è schierato il plotone di esecuzione, formato da soldati
                                   senza volto, con uniformi indefinite, tutti uguali come se fossero
                                   degli automi, che rispondono meccanicamente all’ordine ricevuto.
                                   Le canne dei fucili brillano e si staccano nettamente nel chiarore
                                   dei fuochi, accesi per illuminare i condannati.

                                   Davanti al plotone si ammucchiano i cadaveri, il cui sangue
                                   rappresenta una nota macabra tra i colori giallognoli del suolo.

                                   Al lato dei cadaveri vi sono altri contadini completamente
                                   illuminati, che stanno per essere fucilati. Il patriota con la camicia
                                   bianca leva le braccia al cielo, in un gesto che è di disperazione, di
                                   rabbia e di paura. Nel suo volto dai tipici tratti spagnoli, si legge con
                                   impressionante crudezza il tumultuare dei sentimenti. Ciò è evidente
                                   anche nelle espressioni dei compagni che gli si stringono attorno: in
                                   tutti vi è la disperata paura della morte, quella che non abbiamo mai
                                   visto negli impassibili eroi della pittura neoclassica.

 In lontananza i colori diventano più
 cupi, perdendosi nel cielo nerastro. In
 secondo piano si scorgono le case e le
 chiese di Madrid, addormentata nella
 notte della vendetta.

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La tecnica pittorica
La cupezza dei toni ha il duplice significato di rispecchiare:
      sia la tetra ambientazione notturna
      sia l'angoscia soffocante della scena

           ► La frammentarietà della pennellata

           ► l'espressività dei personaggi

           ► la volontà di cogliere e di bloccare l'attimo irripetibile

….. sono indizi di una tecnica pittorica, che anticipa quelle che, nel giro di un sessantennio, saranno le
nuove tematiche impressioniste.

NOTA BENE
Questo quadro ispirò Manet per le sue versioni sulla fucilazione in Messico dell’imperatore
Massimiliano, ma senza raggiungere l’intensità drammatica dell’insieme, né il realismo tragico dei
personaggi di Goya.

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LA ZATTERA DELLA MEDUSA DI THEODORE GERICAULT

Per questa tela Gericault si ispirò a un tragico fatto di cronaca: il naufragio della Medusa,
avvenuto il 2 luglio 1816. La nave trasportava soldati e civili verso la colonia del Senegal,
al largo dell'Africa Occidentale.
In seguito al naufragio, 150 persone salirono su una zattera, che, per diversi giorni andò
alla deriva, tanto che alla fine la nave Argus, giunta a prestare soccorso, recuperò solo una
quindicina di superstiti.

Per realizzare questa imponente opera, Gericault si documentò in maniera approfondita e
intervistò anche molti superstiti, ma fu a lungo indeciso su quale aspetto della vicenda
rappresentare. Alla fine scelse uno dei momenti più sconvolgenti dal punto di vista
emotivo: il primo avvistamento dell’Argus da parte dei naufraghi.
Nel groviglio dei corpi, Gericault rappresenta un graduale crescendo di emozioni, che
vanno dalla disperazione alla falsa speranza.

                         (olio su tela, m 4,91 × m 7,16, Museo del Louvre, Parigi)

                               In primo piano un vecchio padre siede, trattenendo il cadavere del
                               figlio
                                                                                               6
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                           Dietro di lui, alcuni sopravvissuti, in piedi, rivolgono la propria
                           attenzione verso il punto all’orizzonte, che un compagno sta loro
                           indicando

                           Altri, che giacciono a terra, si girano, l’uno dopo l’altro, tentando a
                           fatica di rialzarsi

                           Altri aiutano un nero a salire su un barile, affinché sventoli la camicia
                           più in alto, per chiedere soccorso all’equipaggio dell’Argus in
                           lontananza.

Gericault, dunque, usa un episodio di cronaca quotidiana per esprimere un contenuto
preciso: la vita umana in bilico tra speranza e disperazione.

Struttura del dipinto

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La zattera della Medusa è realizzata secondo il classico sviluppo piramidale. C’è da notare, però, che
nel quadro le piramidi sono due (due triangoli), ed esprimono due direzioni:

      che si incrociano tra loro

      e che si oppongono

                                                                 La prima piramide, che parte
                                                                 dall’uomo morto in basso a sinistra,
                                                                 è determinata dagli uomini legati fra
                                                                 loro dalle braccia che si toccano, e
                                                                 culmina con il personaggio che
                                                                 sventola un panno bianco e rosso in
                                                                 primo piano. È la direzione umana
                                                                 cha va dalla disperazione di coloro
                                                                 che sono morti, alla speranza di chi
                                                                 ha ancora la forza di agitarsi, con la
                                                                 speranza di essere visto da qualcuno
                                                                 che vada a salvarli.

                                                                 Una seconda zattera è disegnata
                                                                 dalle funi, che tengono l'albero, che
                                                                 sorregge una vela di fortuna. Da
                                                                                                     8
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                                                                     protendono verso l’Argus, il mare li
                                                                     allontana dalle loro speranza. Le
                                                                     vele, infatti, indicano che il vento
                                                                     soffia in direzione opposta al luogo
                                                                     in cui si trova l’Argus . E’ proprio la
                                                                     tensione tra due forze opposte a dare
                                                                     un tratto drammatico alla scena.

In quest’opera, di altissima tensione drammatica, Gericault usa più riferimenti alla storia
dell’arte:

2. Le figure sono classiche e non realistiche. Infatti:

      i corpi non appaiono emaciati, ma imponenti e simili a statue colpite da una luce, che dà loro
       solidità

                                   in basso a destra, un cadavere è coperto da un drappo, che ricorda
                                      il lenzuolo funebre degli antichi

                                   a sinistra, un giovane morto, è sorretto da un vecchio ammantato di
                                      rosso e dal nobile volto pensoso, che, nella dignità, è simile a un
                                      eroe omerico

2. Nel quandro vi sono anche elementi romantici. L,’opera, infatti, nonostante il suo realismo, è
   romantica, come suggeriscono:

      la luce vivida e drammatica

                                                                                                          9
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       ed il sollevarsi della zattera da una parte e il contrapposto gonfiarsi della vela dall'altro, che
        denotano due spinte:
                  a) la spinta verso l’Argus (a destra) di quelli, che sperano ancora di salvarsi
                  b) la spinta opposta del vento e dei flutti del mare (a sinistra), che allontana i naufraghi
                     dall’Argus e, dunque, dalla possibilità di essere tratti in salvo

3. Infine, una nota di realismo è data dai calzini che indossa il giovane morto, sorretto dal vecchio

Conclusione

Per la prima volta lo stile classico e le vaste dimensioni della tela, sino allora riservati alla pittura di storia
e ai temi grandiosi, vengono usati per rappresentare le sofferenze della gente comune.

.

ALIENATA CON LA MONOMANIA DEL GIOCO di THEODORE
GERICAULT
L'Alienata con la monomania del gioco è un dipinto ad olio su tela, realizzato da Gericault tra il 1822 e
il 1823. Attualmente, si trova presso il Museo del Louvre di Parigi.
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Quest'opera fa parte della serie di dieci Ritratti di alienati, in cui l'artista raffigura dieci ospiti di un
manicomio, distaccandosi dalla produzione contemporanea dei suoi colleghi. Géricault ama, infatti,
rappresentare tutto ciò che è fuori dagli schemi e non si fa condizionare dalle mode e dai soggetti più in
voga.
Con lui, la pittura assume, quindi, il valore di un documento. Egli, infatti:

      rifiuta le deformazioni grottesche che nei secoli precedenti avevano contrassegnato i malati di
       mente

      ed offre una descrizione realistica di questi sfortunati individui

….. perché vuole denunciare un aspetto doloroso della natura umana. Il pittore si sofferma, così, a
riprendere attraverso la mimica facciale e attraverso la contrazione dei muscoli del volto alcune forme di
monomania, ovvero di paranoia provocata dalla concentrazione per un’idea fissa (la grandezza
militare, il gioco, l’invidia).
                             (olio su tela, 77 cm × 64,5 cm, Museo del Louvre, Parigi)

In Alienata con la monomania del gioco, Géricault affida ad un sapiente gioco di tonalità di grigio,
usate per caratterizzare le vesti e le ciocche di capelli, la capacità di penetrare lo stato di infermità della
donna.
Osservando il ritratto, notiamo che la vecchia ha gli occhi incavati e le palpebre arrossate, mentre la
fronte è solcata da profonde rughe e dai capelli corti, che fuoriescono dalla cuffia scomposta. Il suo
sguardo, perso nel vuoto, sottolinea l’estraneamento del personaggio dalla vita reale.

LA LIBERTA’ CHE GUIDA IL POPOLO di EUGENE DELACROIX

La Libertà che guida il popolo è un dipinto di Eugène Delacroix, ad olio su tela,
conservata al Museo del Louvre di Parigi.
Nel 1829 il re di Francia Carlo X aveva insediato un governo reazionario, che aveva
sciolto il parlamento, sospeso la libertà di stampa e modificato il sistema elettorale a suo
vantaggio.
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ISTITUTO “GIOVANNI PAOLO II”
                                 LIDO DI OSTIA (ROMA)
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Dal 27 al 29 luglio 1830 (le cosiddette “tre gloriose giornate”), il popolo di Parigi insorse
contro queste disposizioni, obbligando il re ad allontanare il capo di governo ed a revocare
le ordinanze emesse.
La Libertà che guida il popolo è l’opera che Delacroix realizzò in quello stesso anno, per
ricordare ed esaltare la lotta per la libertà dei parigini.

                             (olio su tela, m 2,60 × m 3, 25, Museo del Louvre, Parigi)

La tecnica
Ne La libertà che guida il popolo sono innegabili i riferimenti a Gericault, specie:

       nella composizione piramidale simile a quella della Zattera della Medusa

       nella disposizione dei due uomini in primo piano riversati a terra

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        fino al particolare macabro ma realistico del calzino del caduto a sinistra

Però, tra le due opere, esistono anche delle differenze:

 innanzitutto, ne La libertà che guida il popolo è diverso il movimento. Infatti:

       mentre i personaggi della Medusa indietreggiano rispetto all’osservatore
       nella Libertà avanzano con impeto, come a reclamare la partecipazione all’avvenimento

 in secondo luogo:

   alla perfezione anatomica di Gericault, che conferisce importanza a ciascuno dei personaggi della
    zattera
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   si sostituisce la massa indistinta del popolo, in cui le classi sociali si mescolano (il popolano, il militare
    e il borghese) , senza connotazioni fisiche particolari

NOTA BENE
Benché la rivolta del 1830 sia stata una rivoluzione prettamente borghese, l'autore inserisce nel dipinto
tutte le classi sociali: il borghese con il cilindro (probabile autoritratto di Delacroix), il proletario, il
soldato, il bambino

La forma e il contenuto
Il fumo degli incendi e la polvere sollevata dagli insorti lasciano immaginare che esistano altre situazioni
e altri eroi là dove ci è impedito di vedere.

Le torri gemelle della cattedrale di Nôtre Dame, sulla destra, suggeriscono la collocazione geografica
dell’avvenimento.

Al centro, sulle barricate, una donna avanza sicura a seno scoperto. Il suo viso è rivolto indietro, verso i
compagni che stanno combattendo: è la Libertà, che tiene unito il popolo e lo incita a seguirla. Essa
sembra venire anche verso di noi, come per invitarci a partecipare.

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La Libertà:

      impugna con la mano sinistra un fucile e con la destra la bandiera nazionale

      indossa, inoltre, un cappello frigio (copricapo morbido con la punta piegata in avanti), usato dai Romani
       come simbolo di libertà per gli schiavi e assunto come simbolo dell’idea repubblicana dai
       rivoluzionari del 1789

È molto probabile che la fonte iconografica a cui Delacroix si ispirò per la fanciulla a seno nudo fosse la
statua ellenica della Venere di Milo, scoperta proprio in quegli anni.

C'è da sottolineare che il personaggio principale del racconto pittorico di Delacroix costituisce il primo
tentativo di proporre un nudo femminile in abiti contemporanei. I nudi venivano solitamente accettati dal
pubblico e dalla critica, solo perché filtrati attraverso rappresentazioni mitologiche o della storia antica.
Ma Delacroix superò il problema, attribuendo alla fanciulla una funzione allegorica, quella, appunto, della
Libertà.

Infine, un riferimento all’uso del colore:

I colori scuri sono resi più vivaci da quelli brillanti della bandiera della Francia repubblicana, colori che si
ripetono negli abiti della figura ai piedi dalla Libertà.

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