IL VERO ONOMASTICO DI DON BOSCO - Affinità e devozione all'apostolo Giovanni

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IL VERO ONOMASTICO DI DON BOSCO
             Affinità e devozione all’apostolo Giovanni

                               Morand Wirth

                                                         Salesianum 80 (2018) 87-108

    Nomen omen, dicevano i romani per indicare che il nome dice qualcosa
della persona e del suo futuro destino. Il nome è un presagio, potremmo
dire. Il fatto che don Bosco si chiamasse Giovanni potrebbe essere inter-
pretato in questa chiave simbolica e anche agiografica, dal momento che
stiamo parlando di santi della Chiesa, anche se molto lontani nel tempo e
nell’ufficio, ma vicini in un certo qual modo dal punto di vista della perso-
nalità spirituale e del carisma. Ma di quale san Giovanni del primo secolo
stiamo parlando: di san Giovanni Battista o di san Giovanni apostolo ed
evangelista?
    In questo piccolo saggio vogliamo chiarire subito il vero onomastico di
don Bosco, poi evidenziare le affinità spirituali che lo legava a san Giovanni
apostolo ed evangelista. Alla fine ricorderemo due iniziative sue in onore del
suo vero Patrono.

1. Don Bosco si chiamava Giovanni

   Quando l’ultimo figlio di Francesco Bosco e di Margherita Occhiena fu
battezzato il 17 agosto 1815 ‒ un giorno dopo la sua nascita ‒ nella chiesa
parrocchiale di Castelnuovo d’Asti, gli imposero il nome di Giovanni Mel-
chiorre. Se guardiamo agli ascendenti del bambino, si registrano parecchi
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Giovanni dal lato paterno. Un Giovanni Bosco si sposò a Chieri nel 1627.
Tra i figli di lui c’è un Giovanni Francesco, il quale avrà un figlio Giovanni
Pietro, trisavolo di don Bosco, e padre di un altro Giovanni Francesco.1 Dal
lato materno troviamo un bisnonno chiamato Giovanni Michele Occhiena
(1727-1798), padre di Melchior Marco, nonno di don Bosco. Una sorella di
Margherita Occhiena si chiamava Giovanna Maria (nominata Marianna), e
un fratello Giovanni Michele morto piccolo un anno prima della nascita di
Margherita.2 Se il primogenito di Margherita, seconda moglie di Francesco
Bosco, fu chiamato Giuseppe, suo fratello minore fu Giovanni, futuro don
Bosco.
   Dopo aver chiarito il vero onomastico di don Bosco ci chiediamo qual
era secondo lui il significato del suo nome.

1.1. La questione dell’onomastico di don Bosco

   Il 27 dicembre 1889, festa di san Giovanni apostolo ed evangelista, don
Michele Rua iniziava la sua lettera circolare ai suoi “carissimi figli in Gesù
Cristo” scrivendo: «Oggi, festa dell’apostolo della carità e onomastico dell’a-
mato nostro padre…».3 Ovviamente l’affermazione del più stretto collabo-
ratore durante la vita di don Bosco, e suo immediato successore, ha un forte
valore di prova circa il vero patrono del santo dei giovani.
   Perché allora si festeggiava l’onomastico di don Bosco il 24 giugno, gior-
no della natività di san Giovanni Battista? Lo spiega il suo biografo don
Giovanni Battista Lemoyne nel secondo volume delle Memorie biografiche
di don Giovanni Bosco:

     A don Bosco era stato imposto nel battesimo, il nome di san Giovanni l’apo-
     stolo; ma siccome in Torino era popolarissima la festa del Precursore di Gesù
     Cristo e onorata con grande falò e con scariche di fucileria dalle truppe schie-
     rate, così i giovani incominciarono ad inneggiare, applaudire e ad offrirgli fiori

    1
      Vedi S. Caselle, Cascinali e contadini in Monferrato. I Bosco di Chieri nel secolo XVII,
LAS, Roma 1975.
    2
      Vedi A.J. Lenti, Don Bosco. History and Spirit. I. Don Bosco’s Formative Years in histori-
cal Context (edited by A. Giraudo), LAS, Roma, 2007, 183.
    3
      Lettere circolari di Don Michele Rua ai Salesiani, Direzione Generale delle Opere Sa-
lesiane, Torino 1965, 42.
Il vero onomastico di don Bosco    89

   in questo giorno, credendo che fosse il suo onomastico. Don Bosco lasciò fare,
   e così continuossi per tutto il corso della sua vita.4

    Soltanto nell’ultimo anno della sua vita si volle ricordare pubblicamente
il suo vero onomastico. Tra i vari eventi dell’anno 1887 raccontati nel vo-
lume XVIII delle Memorie biografiche, don Ceria ricorda questo fatto par-
ticolare: «Dopo Natale accadde nell’Oratorio una novità. Nel giorno di san
Giovanni evangelista per la prima volta tutti gli artigiani si accordarono per
celebrare il vero onomastico di don Bosco; quindi ogni laboratorio gli man-
dò il suo indirizzo firmato dai singoli giovani, non che dai rispettivi capi e
assistenti».5
    Anche i biografi moderni concordano: «il vero onomastico era san Gio-
vanni evangelista», assicura Pietro Braido.6

2.2. Un figlio “pieno di grazia”

   Quale significato aveva per don Bosco il nome di Giovanni? Nella Vita
di S. Giovanni Battista, opera anonima pubblicata da lui nelle sue Letture
cattoliche e possibilmente riveduta da lui, troviamo la seguente interpreta-
zione: «Questo figliuolo si chiamerà Giovanni, o pieno di grazia».7 Un po’
più avanti si legge che il nome di Giovanni significa «grazia e misericordia»,
e che «dopo i nomi santissimi di Gesù e di Maria, quello di Giovanni è il
più degno d’ammirazione».8 Mentre Maria fu salutata dall’angelo Gabriele
con il nome di Kekharitomene (piena di grazia), il precursore ricevette quello
di “pieno di grazia”.
   Che ci siano anche delle affinità tra Giovanni Bosco e la figura di Gio-
vanni Battista, la cosa è stata messa in rilievo particolarmente dal cardinale

    4
      G.B. Lemoyne, Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco, vol. II, 491-492 (= MB
II 491-492).
    5
      MB XVIII 270.
    6
      P. Braido, Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, vol. II, LAS, Roma 2003,
215.
    7
      Vita di S. Giovanni Battista, Tip. dell’Oratorio di S. Franc. di Sales, Torino 1868, 8-9.
Vedi la ristampa anastatica in G. Bosco, Opere edite, a cura del Centro Studi Don Bosco,
vol. XX. LAS, Roma, 386-387 (= OE XX 386-387).
    8
      Ibid., 18 (= OE XX 396).
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Gaetano Alimonda, arcivescovo di Torino, in occasione della festa del 24
giugno 1884:

     Il Battista predicava nel deserto e sulle rive del Giordano la penitenza, l’odio
     al peccato, la pratica della virtù; il Battista preparava la mente e il cuore delle
     turbe a conoscere ed amare Gesù Cristo; il Battista insegnava chi fosse Gesù e
     lo mostrava dicendo: Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie i peccati del mon-
     do. E a lui conduceva le anime. Orbene, se a quel deserto può paragonarsi la
     società presente, ecco che in questo deserto e sulle rive del Po e della Dora, don
     Giovanni Bosco imita l’esempio di san Giovanni Battista e si fa precursore. Sì,
     anche don Bosco fa conoscere ed amare Gesù Cristo; lo fa conoscere ed amare
     negli oratori e negli ospizi; lo fa conoscere con la parola e con gli scritti; lo fa
     conoscere ed amare nelle città e nelle campagne, e per mezzo dei suoi salesiani
     lo fa conoscere ed amare anche nelle più lontane parti del mondo. A san Gio-
     vanni Battista accorrevano le turbe per udirlo; e qui altre turbe accorrono pure
     intorno a don Bosco. Queste turbe bene avventurate siete specialmente voi,
     miei carissimi figliuoli. Deh! ascoltatelo sempre questo precursore, fate quello
     che vi dice, ed egli vi condurrà a quel Gesù, che solo può rendervi felici nel
     tempo e nell’eternità.9

   Se il cardinale Alimonda ha potuto fare un paragone tra il prete dei gio-
vani e il Battista, il nostro scopo qui è di tentare un confronto tra san Gio-
vanni Bosco e san Giovanni apostolo ed evangelista, cercando di mettere in
luce le loro affinità e caratteristiche comuni.

2. Affinità spirituali tra i due Giovanni

   Vogliamo evidenziare sette caratteristiche comuni ai due santi servendoci
principalmente degli stessi scritti di don Bosco. Di Giovanni apostolo e di
Giovanni Bosco, infatti, si potrebbe dire che ognuno di loro è: discepolo di
Gesù, figlio adottivo di Maria, amico di Pietro, apostolo della carità, difen-
sore della verità, veggente-profeta, e infine martire di Gesù Cristo.

     9
         MB XVII 168-169.
Il vero onomastico di don Bosco    91

2.1. Discepolo di Gesù

    Nei suoi scritti don Bosco si compiace nel rilevare l’amicizia tra Gesù e
il discepolo Giovanni, anzi la predilezione di Gesù nei confronti di questo
apostolo. In una predica di ottobre 1858 egli passava in rassegna alcuni se-
gni di questa predilezione:
   Ascende al monte Tabor per trasfigurarsi? Conduce per testimonio san Giovan-
   ni. Vuole andare a pescare cogli apostoli? Preferisce di montare sulla barca di
   Giovanni. Nell’ultima cena lascia che Giovanni declini il suo capo sovra il suo
   petto, lo vuole compagno nell’orto di Getsemani, lo vuole suo testimonio sul
   monte Calvario. Confitto in croce si rivolge a Giovanni e dice: Figlio, ecco qui
   tua madre; donna ecco qui tuo figlio. A Giovanni viene affidata da Gesù sua
   madre, la più grande creatura che sia mai uscita dalle mani di Dio e simile alla
   quale nessuna giammai uscirà.

    Ma perché tanta preferenza e predilezione? chiedeva don Bosco ai suoi
“cari giovani”. Ed ecco la risposta: «San Giovanni aveva un titolo speciale
all’affetto di Gesù per la sua verginale purità. E questo amore di predilezione
di Gesù verso di lui era tale da destare gelosia negli altri apostoli, sicché già
credevano che Giovanni non avesse a morire, avendo Gesù detto a Pietro: E
se volessi che costui vivesse finché io venga, a te che importa?».10
    Oltre alla purità c’era in Giovanni anche la carità e lo zelo che lo rende-
vano caro al Maestro. Pensando al santo che voleva dare ai soci della Com-
pagnia dell’Immacolata per animarli non soltanto alla purità ma anche alla
carità verso i compagni, don Bosco propose come modello san Giovanni
evangelista, «il quale aveva meritato per la sua innocenza e per il suo zelo di
ricevere in custodia Maria Santissima».11
    Oltre alle virtù dell’apostolo Giovanni c’era anche la ragione della sua
giovinezza che lo fece amare da Gesù. Nella Storia sacra don Bosco scrive
che Giovanni fu chiamato alla sequela di Cristo «in molto giovanile età».12
Anche nel manuale per le giovani dal titolo La figlia cristiana provveduta, si

   10
       MB VI 65.
   11
       MB VI 15.
    12
       Vedi Storia Sacra per uso delle scuole e specialmente delle classi elementari secondo il
programma del Ministero della pubblica istruzione utile ad ogni stato di persone arricchita di
analoghe incisioni e di una carta della Terra santa. Edizione decima, Tipografia e libreria
salesiana, Torino 1876, 147 (= OE XXVII 353).
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legge che «tra i dodici apostoli ve ne ha uno che è amato di amor peculiare,
quem diligebat Iesus, ed è il più giovane, l’apostolo san Giovanni».13 In realtà,
il Vangelo non dice che Giovanni era il più giovane dei Dodici, ma che era
più giovane di Giacomo, suo fratello più grande.
    Non soltanto Gesù aveva un affetto particolare per Giovanni, ma questo
affetto era ricambiato dall’apostolo. Quando si sentì chiamato da Gesù la-
sciò la barca e il padre: Gesù «tolse Giovanni a Zebedeo e trasformò il suo
amore»,14 ciò significa che l’amore per Gesù diventò più forte dell’amore
per il padre, oppure che Gesù prese il posto del padre. Nel suo libro dal
titolo Il pontificato di san Sisto II e le glorie di san Lorenzo martire, don Bosco
paragonando l’affetto di Lorenzo per il papa con quello di Giovanni per
Gesù, afferma che «san Giovanni evangelista provava le più grandi delizie
nell’ascoltare le parole del Salvatore, specchiandosi nel suo volto divino e
riposandosi sul medesimo suo seno». Di Lorenzo nei confronti del papa si
può dire quello che si dice di Giovanni nei confronti di Gesù: «Le sue parole
erano per lui un balsamo, ogni sguardo un conforto, ogni conversazione era
una sublime istruzione».15
    La prova più significativa dell’amore di Giovanni per Gesù si ebbe du-
rante l’ultima cena. Si legge nella Vita de’ sommi pontefici S. Lino, S. Cleto,
S. Clemente, che era «infiammato di quel fuoco divino, di cui era stato ri-
colmo il suo cuore, quando nell’ultima cena riposò nel seno stesso del divin
Salvatore».16 Infatti, «chi può esprimere la piena di gaudio che provò san
Giovanni nell’ultima cena ‒ scrive ancora don Bosco nel libro Nove giorni
consacrati all’augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice ‒
allorché in compagnia di Gesù, anzi a Lui più vicino, poté posare il suo capo
sopra il divin suo petto, come il bambino in seno alla madre?».17

    13
       La figlia cristiana provveduta per la pratica dei suoi doveri negli esercizi di cristiana pietà
per la recita dell’Uffizio della B.V. de’ Vespri di tutto l’anno e dell’Uffizio dei Morti coll’aggiunta
di una scelta di Laudi sacre. Quarta edizione, Tipografia e libreria salesiana, Torino 1883, 9
(= OE XXXIII 187).
    14
        La perla nascosta di S.E. il cardinale Wiseman arcivescovo di Westminster, Tip.
dell’Oratorio di S. Franc. di Sales, Torino 1866, 9 (= OE XVII 33).
    15
       Il pontificato di san Sisto II e le glorie di san Lorenzo martire per cura del Sacerdote
Bosco Giovanni, Tip. G.B. Paravia e Comp., Torino 1860, 13-14 (= OE XII 281-282).
    16
       Vita de’ sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente per cura del Sac. Bosco Giovan-
ni, Tip. di G.B. Paravia e Comp., Torino 1857, 103 (= OE IX 439).
    17
       Vedi l’ottavo giorno: «Onorare Gesù Sacramentato nelle solennità, nelle processioni,
Il vero onomastico di don Bosco     93

    L’amore reciproco crea l’amicizia e l’amicizia crea la confidenza, che con-
siste nel non avere segreti l’uno per l’altro. Tracciando il ritratto del vero
imitatore di Cristo, don Bosco scrive nella Chiave del paradiso: «Il buon cri-
stiano deve essere coi suoi amici, siccome era Gesù Cristo con san Giovanni
e san Lazzaro. Egli li deve amare nel Signore e per amor di Dio, loro confida
cordialmente i segreti del suo cuore».18
    Come si può già intravedere, le affinità di don Bosco con l’apostolo sono
abbastanza evidenti. Come l’evangelista, Giovanni Bosco è il più giovane
della sua famiglia. Nel racconto del sogno dei nove anni nel quale, parlando
dell’«uomo venerando in virile età» che gli era apparso, egli scrive queste
parole di sapore biblico ed evangelico: «Egli mi chiamò per nome».19 Ini-
zia così un “discepolato” e un’amicizia tra Gesù e Giovanni Bosco ricca di
confidenza. Don Bosco si è sentito sempre come uno che è stato chiamato a
seguire Gesù in modo tutto particolare.

2.2. Figlio adottivo di Maria

    Nella vita già citata dei papi Lino, Cleto e Clemente, don Bosco scrive
a proposito dell’apostolo Giovanni: «Egli fu a questo discepolo vergine che
il divin Salvatore prima di spirare affidò l’assistenza della Beata Vergine sua
madre, dandola così madre di lui e nel tempo stesso madre nostra e di tutto
il genere umano».20 Così Giovanni è divenuto il figlio adottivo di Maria. E
come figlio prese cura premurosa di sua madre. Nella conferenza tenuta il
venerdì santo del 1876 nell’accademia dell’Arcadia a Roma sulle sette parole
di Gesù in croce, don Bosco assicura che «san Giovanni seguì fedelmente il
desiderio di Gesù e prese di Maria cura veramente figliale. La tenne in sua
casa, finché dimorò in Palestina, seco la condusse in Efeso, e come figlio
affettuoso l’assistette fino agli ultimi momenti di vita».21

nell’accompagnamento del s. Viatico e nelle visite alle chiese», in Nove giorni consacrati
all’augusta Madre del Salvatore sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Tip. dell’Oratorio di S.
Francesco di Sales, Torino 1870, 79 (= OE XXII 331).
     18
        La chiave del paradiso in mano al cattolico che pratica i doveri di buon cristiano, Tip.
Paravia e Comp., Torino 1856, 22 (= OE VIII 22).
     19
        Memorie dell’Oratorio di S. Francesco di Sales dal 1815 al 1855. Saggio introduttivo e
note storiche a cura di A. Giraudo, LAS, Roma 2011, 62 (= MO 62).
     20
        Vita de’ sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente, 104 (= OE IX 440).
     21
        MB XII 635.
94   Morand Wirth

    Con molta chiarezza don Bosco nelle Maraviglie della Madre di Dio invo-
cata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice ha messo in evidenza con i santi Padri
tre grandi verità: «1° che san Giovanni successe in tutto e per tutto a Gesù
come figliuolo di Maria; 2° che perciò tutti gli uffizi di maternità che Maria
esercitava sopra Gesù passarono in favore del nuovo figliuolo Giovanni; 3°
che nella persona di Giovanni Gesù ha inteso di comprendere tutto il genere
umano».22 Di conseguenza, ogni discepolo di Gesù, anzi ogni essere umano,
diventa figlio adottivo di Maria.
    Questa figliolanza adottiva diventa più profonda ed espressiva in quelli
che decidono di fare un atto speciale di affidamento o consacrazione alla
Madonna. Nell’Associazione de’ divoti di Maria Ausiliatrice ognuno era in-
vitato a pronunziare un “atto di figliazione” con cui prendeva per madre
Maria Vergine con questa formula: «Signor mio Gesù Cristo, […] vi sup-
plico di rinnovare in favor mio quel misterioso amorevole testamento, che
avete fatto sulla croce, dando al prediletto apostolo san Giovanni la qualità
ed il titolo di figliuolo della vostra madre Maria. […] Fatemi grazia di poter
appartenere a lei come figliuolo, e di averla per madre in tutto il tempo della
mia vita mortale su questa terra».23
    La tenerezza della nostra Madre continua oggi per ciascuno di noi in un
modo quasi incomprensibile. Don Bosco nel primo dei Nove giorni consa-
crati all’augusta madre del Salvatore sotto al titolo di Maria Ausiliatrice affer-
ma: «Tuttora ella si ricorda che in sul monte Calvario Gesù la fece nostra
madre: Mulier, ecce filius tuus, e poi al prediletto discepolo: Ecce mater tua.
In quel momento Gesù le toccò sifattamente il cuore, e di tanta tenerezza
per noi glielo riempì, che immaginar non si può da mente umana».24
    Parlando della devozione di Pio IX a Maria, don Bosco ricorda nei Fatti
ameni della vita di Pio IX che questo papa aveva ricevuto al battesimo i nomi
di Giovanni e di Maria e che sua madre l’aveva consacrato a Maria con
queste parole: «O Maria, degnati di adottarlo come adottasti il discepolo
prediletto: A te lo consacro, a te l’abbandono».25

    22
       Maraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, Tip. dell’O-
ratorio di S. Franc. di Sales, -Torino 1868, 38 (= OE XX 230).
    23
       Associazione de’ divoti di Maria Ausiliatrice canonicamente eretta nella chiesa a lei dedi-
cata in Torino con ragguaglio storico su questo titolo, Tip. dell’Oratorio di S. Franc. di Sales,
Torino 1869, 57-58 (= OE XXI 395-396).
    24
       Nove giorni consacrati all’augusta Madre del Salvatore, 9-10 (= OE XXII 261-262).
    25
       Fatti ameni della vita di Pio IX raccolti da pubblici documenti, Tip. dell’Oratorio di S.
Il vero onomastico di don Bosco    95

    Per Maria essere madre non è soltanto un titolo ma una realtà attuale
e operante, che don Bosco non si stanca di ricordare. Nel suo libro Maria
Ausiliatrice col racconto di alcune grazie egli afferma ancora: «Quando poi
Gesù dall’alto della croce ci consegnò a lei come figli nella persona di Gio-
vanni, essa, accettando di diventar nostra madre, non accettò il solo titolo,
ma anche tutti i doveri, tutti gli uffizi di una madre, primo dei quali si è
il difendere e aiutare i propri figli».26 Per tutta la vita Giovanni Bosco non
soltanto si è considerato figlio di Maria, ma ha insegnato ai giovani e a tutti
che siamo figli di Maria. Già nel sogno dei nove anni Maria era apparsa
come maestra e madre. Quando nel 1856 morì sua madre Margherita, si
recò nel santuario della Consolata dove si fermò a pregare davanti all’imma-
gine di Maria, dicendo: «O pietosissima Vergine, io ed i miei figliuoli siamo
ora senza madre quaggiù; deh! siate voi per lo innanzi in particolar modo la
madre mia e la madre loro».27 Prima di morire pronunziò più volte i nomi
di Maria e di Madre.

2.3. Amico di Pietro

    Nella sua Vita di san Pietro don Bosco scrive che Pietro e Giovanni «era-
no stretti tra di loro dai vincoli di specialissima amicizia, della quale il mede-
simo Redentore mostrò di compiacersi perché era fondata sulla virtù». Non
si stanca di ricordare tutti gli episodi in cui appare questo legame personale
e in qualche modo istituzionale.
    Durante l’ultima cena «Giovanni appagò il desiderio del suo amico Pie-
tro» chiedendo a Gesù il nome del traditore.28 Dopo l’annuncio della risur-
rezione Pietro si mise a correre verso il sepolcro «in compagnia dell’amico
Giovanni».29 Scrive ancora don Bosco nella Vita di san Pietro:

Franc. di Sales, Torino 1871, 35-36 (= OE XXIII 85-86).
    26
       Maria Ausiliatrice col racconto di alcune grazie ottenute nel primo settennio della con-
sacrazione della Chiesa a Lei dedicata in Torino, Tipografia e Libreria dell’Oratorio di S.
Francesco di Sales, Torino 1875, 8 (= OE XXVI 312).
    27
       MB V 566.
    28
       Vedi la Vita di san Pietro principe degli apostoli, primo papa dopo Gesù Cristo, Tip. di
G.B. Paravia e Comp., Torino 1856, 42-44 (= OE VIII 334-336).
    29
       Ibid., 53-54 (= OE VIII 345-346).
96        Morand Wirth

     Pietro vedendo che dava a lui un’autorità suprema ed a lui solo prediceva il
     martirio, si dimostrò sollecito di dimandare che ne sarebbe stato del suo amico
     Giovanni, e disse: Di costui che ne sarà? Cui Gesù rispose: Che importa a te di
     costui; tu fa’ quel che ti dico e seguimi. Allora Pietro adorò i decreti del Salva-
     tore, né più osò di fare interrogazione su tale proposito.30

     Dopo la Pentecoste «Pietro e il suo amico Giovanni» andavano insieme al
tempio dove incontrarono un uomo storpio che Pietro guarì.31 Più tardi fu-
rono chiamati in Samaria tutti e due: «Pietro perché come capo della Chiesa
ricevesse in grembo di essa quella straniera nazione e unisse i Samaritani ai
Giudei; Giovanni poi come speciale amico di san Pietro e chiaro fra gli altri
per miracoli e santità».32
     Come l’apostolo Giovanni era l’amico di Pietro, primo papa, allo stesso
modo Giovanni Bosco ebbe grande affetto filiale per i successori di Pietro
del suo tempo, in particolare per Pio IX, di cui fu l’amico e il confidente, il
consigliere e il consolatore, il veggente e il profeta. In omaggio a lui scrisse
il libro Fatti ameni della vita di Pio IX e costruì una chiesa in onore di san
Giovanni evangelista, santo patrono di loro due. Da Pio IX ricevette molti
favori e ottenne l’approvazione della congregazione salesiana.
     I rapporti con Leone XIII all’inizio furono meno facili, ma don Bosco
divenne in seguito suo consigliere. Il successore di Pio IX accettò di essere
il primo cooperatore salesiano. Leone XIII trattò sempre il fondatore dei
salesiani con cordialità, cosa insolita in quel papa, piuttosto grave e poco
espansivo. Si deve a lui se nel 1884 furono concessi alla Società Salesia-
na molti privilegi che si solevano concedere soltanto dopo molti anni di
meriti e di lavoro. Leone XIII eresse il primo vicariato apostolico affidato
ai salesiani, nominando il primo vescovo salesiano nella persona di mons.
Cagliero.
     Va notato infine che se don Bosco scrisse la vita di san Pietro e le vite dei
primi papi, lo fece coll’intento di «calmare l’odio e l’avversione che in questi
tristi tempi taluno manifesta contro ai papi e contro alla loro autorità».33

     30
        Ibid., 60 (= OE VIII 352).
     31
        Ibid., 72-73 (= OE VIII 364-365).
     32
        Ibid., 92-94 (= OE VIII 384-386).
     33
        Ibid., 3 (= OE VIII 295).
Il vero onomastico di don Bosco    97

2.4. Apostolo della carità

    Nella sua Vita de’ sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente don Bosco
dedica un capitolo alle ultime azioni di san Giovanni.34 Scrive che l’apostolo
aveva allora novant’anni, ma tanta età non gl’impediva di continuare il suo
apostolato e di fondare nuove chiese.
    In una di queste visite «avvenne un fatto commoventissimo, che dipinge
al vivo l’ardore della sua carità». E qui, basandosi su una tradizione che risale
a san Clemente d’Alessandria,35 don Bosco racconta la storia di un giovane
molto vivace e attento che l’apostolo san Giovanni affidò al vescovo della
città. Il vescovo ammaestrò il giovane e lo preparò a ricevere i sacramenti,
dopodiché cessò di vigilare sopra di lui. Allora l’inesperto giovane ebbe la
disgrazia di fare amicizia con alcuni cattivi compagni, si lasciò trascinare nei
vizi e nei delitti, e diventando alla fine capo di assassini si nascose su una
montagna con i suoi compagni. Quando l’apostolo seppe di tutto questo, si
mise alla ricerca di questo figlio traviato. Appena questi lo riconobbe si die-
de alla fuga. Allora l’apostolo Giovanni, dimentico della debolezza propria
della sua età, si mise a corrergli dietro gridando:

   E perché mi fuggì, o figliuolo? perché fuggi dal tuo padre, da un vecchio senz’ar-
   mi? Mio figlio, abbi pietà di me, non temere, avvi ancora speranza di perdono,
   io mi offro mediatore fra te e Gesù Cristo, darò volentieri la mia vita per te,
   come Gesù Cristo ha dato la sua per noi. Fermati, credimi, è Gesù stesso che
   mi ha mandalo in traccia di te.

    A queste parole il capo di assassini si arresta, cade ginocchioni ai suoi
piedi. Lui lo abbraccia con tenerezza e lo innalza promettendo di ottenergli
perdono delle sue colpe. Intanto lo riconduce alla chiesa, prega per lui, di-
giuna con lui, lo trattiene con santi discorsi e non lo lascia, finché non gli ha
fatto ricevere i santi sacramenti, restituendolo così in grazia di Dio.
    Per don Bosco san Giovanni è l’apostolo che fino all’ultimo giorno della
sua vita non cessa di ripetere l’insegnamento di Gesù sull’amore fraterno:

    34
       Vedi il capitolo “Ultime azioni di S. Giovanni Evangelista” in: Vita de’ sommi pontefici
S. Lino, S. Cleto, S. Clemente, 98-104 (= OE IX 434-440).
    35
       Clemente d’Alessandria, Quale ricco si salverà?, 42.
98        Morand Wirth

     Verso il fine dei suoi giorni non potendo più andare sopra la cattedra, ovvero
     sul pulpito a predicare, vi si faceva portare a braccia. Siccome poi le gravi fatiche
     sostenute, la sua debolezza e la sua grande età l’impedivano di fare lunghi di-
     scorsi, egli soleva spesso ripetere queste parole: Figliuoli miei, amatevi a vicen-
     da, e adempirete la legge di Gesù Cristo. A udirlo così sovente a ripetere la stessa
     massima, i suoi discepoli annoiati gli risposero: Maestro, voi ci dite sempre le
     medesime cose. Rispose il santo: Ve lo dico in verità, amatevi scambievolmente,
     e se avrete la vera carità, adempirete tutta la legge di Gesù Cristo.

    Anche nei suoi scritti, sia nel suo Vangelo sia nelle sue tre lettere, l’amore
occupa il primo posto. A proposito delle lettere di san Giovanni, don Bosco
afferma che «spirano ad ogni parola la più tenera carità».
    Sulla scia dell’apostolo don Bosco mette l’amore alla base del suo sistema
educativo e della sua spiritualità. Il metodo educativo di don Bosco, infatti,
è basato sulla carità. Leggiamo nelle Memorie biografiche queste espressioni
di don Bosco durante una delle “buone notti” ai suoi giovani nel mese di
gennaio 1864:

     Stassera vi dirò una sola parola e poi vi lascio in libertà. Ricordatevi dell’avviso
     che dava san Giovanni Evangelista ai suoi discepoli: Diligite alterutrum. Que-
     sto amore non è semplice consiglio; è un comando, e perciò, pecca chi non
     l’osserva. Quindi mai ci siano fra voi parole ingiuriose, risse, invidie, vendette,
     scherni, malignità. Fatevi del bene l’un l’altro e sarà prova che vi amate tutti a
     vicenda come fratelli. Oh! che bel paradiso terrestre sarebbe questa nostra casa,
     quanti atti virtuosi si ammirerebbero dagli angioli, quante benedizioni di più il
     Signore invierebbe sui nostri capi, quale sarebbe la consolazione di Maria san-
     tissima se tutti ci mettessimo d’impegno nel compatirci, aiutarci, sopportare,
     perdonare perché trionfasse sempre la carità.36

    D’altra parte, la carità tende all’unione, perché chi ama cerca di unirsi
alla persona amata, di fare “congregazione”. Nell’introduzione al «Piano di
regolamento per l’Oratorio maschile di S. Francesco di Sales in Torino nel-
la regione Valdocco», don Bosco inizia con questo versetto del Vangelo di
Giovanni per definire lo scopo dell’Oratorio: Ut filios Dei, qui erant dispersi,
congregaret in unum. Poi commenta:

     36
          MB VII 601.
Il vero onomastico di don Bosco    99

   Le parole del santo Vangelo che ci fanno conoscere essere il divin Salvatore ve-
   nuto dal cielo per radunare insieme tutti i figli di Dio, dispersi nelle varie parti
   della terra, parmi che si possano letteralmente applicare alla gioventù dei nostri
   giorni. […] Questi giovani hanno veramente bisogno di una mano benefica,
   che prende cura di loro, li coltivi, li guidi alla virtù, li allontani dal vizio. La
   difficoltà consiste nel trovar modo di radunarli, loro poter parlare, moralizzarli.
   Questa fu la missione del figliuolo di Dio; questo può solamente fare la santa
   sua religione.

   Fra i mezzi per diffondere lo spirito del Vangelo nei cuori dei giovani
abbandonati a se stessi ci sono gli oratori, «in cui si trattiene la gioventù in
piacevole ed onesta ricreazione, dopo di aver assistito alle sacre funzioni di
chiesa».37

2.5. Difensore della verità

    Carità e verità sono legate l’una all’altra. La carità non può prescindere
dalla verità. Scrive don Bosco nella sua Storia sacra a proposito del Vangelo
di Giovanni: «Mosso da divina inspirazione e dalle preghiere dei fedeli, negli
ultimi anni di vita scrisse il suo vangelo contro ad alcuni eretici, che nega-
vano la divinità di Gesù Cristo. Di fatto egli si sofferma di preferenza ad
esporre quelle azioni del Salvatore, che lo fanno conoscere per vero Dio».38
E nella sua Vita de’ sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente scrive con
più precisione a proposito dei suoi avversari: «Nel suo vangelo egli parla spe-
cialmente dei fatti che fanno conoscere Gesù Cristo vero figliuolo di Dio,
e ciò per combattere gli errori di Ebione, di Cerinto e di vari altri eretici».39
    Ad imitazione del suo santo patrono don Bosco ha scritto vari libri e
opuscoli contro gli “eretici” nello spirito polemico del suo tempo. Il titolo
di un pamphlet del 1850 rivela chiaramente le sue intenzioni: La Chiesa
cattolica-apostolica-romana è la sola vera Chiesa di Gesù Cristo. Il sottoti-
tolo, intitolato Avvisi ai cattolici, è seguito da questa considerazione: «I

    37
       Vedi P. Braido (ed.), Don Bosco educatore. Scritti e testimonianze. Terza edizione ac-
cresciuta con la collaborazione di A. da Silva Ferreira, F. Motto, J.M. Prellezo, LAS, Roma
2005, 108-110.
    38
       Vedi Storia Sacra, 147 (= OE XXVII 353).
    39
       Vita de’ Sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente, 102-103 (= OE IX 438-439).
100    Morand Wirth

nostri pastori ci uniscono al Papa, il Papa ci unisce con Dio».40 È il primo
scritto di una serie di cui basterà ricordare soltanto alcuni titoli: Il catto-
lico istruito nella sua religione, Una disputa tra un avvocato ed un ministro
protestante, Vita infelice di un novello apostata, Conversione di una valdese,
Due conferenze tra due ministri protestanti ed un prete cattolico intorno al
purgatorio, Massimino ossia incontro di un giovanetto con un ministro prote-
stante sul Campidoglio.
    Nell’opuscolo Chi è D. Ambrogio?! Dialogo tra un barbiere ed un teologo,
l’apostolo di Valdocco mette in bocca al barbiere questa domanda a pro-
posito di questo prete disgraziato: «E se andassi un po’ a sentirlo per sola
curiosità, senza dar credito a quel che dice, anzi riderne ora che lo conosco
per quel che è?». Risponde il teologo: «No, schivarlo per più ragioni. Se
alcuno viene da voi, e non porta questa dottrina, nol ricevete in casa e nol
salutate». «Per quali ragioni?», chiede il barbiere. Risponde il teologo: «La
seconda [ragione] si è per ubbidire a san Giovanni che ci comanda di starne
lontani». Riprende il barbiere: «Dunque fuggirlo don Ambrogio e non far
niente». Conclude il teologo: «Fuggirlo, schivarlo e pregare per lui, affinché
voglia rimettersi sulla buona strada, e Dio gli usi misericordia».41
    Parlando dell’eresia nel suo opuscolo su La Chiesa cattolica e la sua gerar-
chia, don Bosco ripete: «L’evangelista san Giovanni sebbene fosse l’apostolo
della carità e della benignità, tuttavia trattandosi dell’eretico vuole che nem-
meno lo si saluti».42 Infatti, leggiamo nella seconda lettera di san Giovanni:
«Se qualcuno viene a voi e non porta questo insegnamento, non ricevetelo
in casa e non salutatelo, perché chi lo saluta partecipa alle sue opere malva-
gie» (2Gv 10-11).
    Dire la verità e pubblicarla negli scritti non è facile e può costare molto.
Don Bosco chiedendo ad un amico, professore e giornalista, di scrivere un
articolo a favore della costruzione della chiesa di S. Giovanni Evangelista in
onore di Pio IX, lo incoraggiava con questi termini: «Questa impresa la deve
in modo speciale interessare perché si tratta di un suo collega, voglio dire di

    40
       La Chiesa cattolica-apostolica-romana è la sola vera Chiesa di Gesù Cristo. Avvisi ai
cattolici, Tipografia Speirani e Ferrero, Torino 1850, 1 (= OE IV 121).
    41
       Chi è D. Ambrogio?! Dialogo tra un barbiere ed un teologo, Tip. dell’Orat. di S. Franc.
di Sales, Torino 1866, 13-14 (= OE XVII 257-258).
    42
       La Chiesa cattolica e la sua gerarchia, Tip. dell’Orat. di S. Franc. di Sales, Torino 1869,
39-40 (= OE XXI 223-224).
Il vero onomastico di don Bosco      101

uno scrittore coraggioso che non tacque la verità malgrado l’esilio e l’olio
bollente in cui fu gettato».43
   Inoltre, nella terza lettera di san Giovanni don Bosco leggeva questo
invito di san Giovanni ad accogliere i veri portatori del Vangelo: «Noi
dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità»
(3Gv 8). Questa raccomandazione dell’apostolo gli serviva per animare i
suoi cooperatori e benefattori a collaborare con i loro fratelli salesiani per
diffondere la verità mediante i catechismi, le istruzioni e la stampa. Infatti,
sulla copertina del Bollettino salesiano troviamo, a partire dal primo nume-
ro del secondo anno del periodico e al primo posto tra le altre citazioni,
questa frase, che sembrava voler mettere in bocca ai suoi lettori: «Noi
dobbiamo aiutare i fratelli (i salesiani?) a fine di cooperare alla diffusione
della verità».44

2.6. Veggente e profeta

   San Giovanni, scrive don Bosco nella sua Storia ecclesiastica, «fu rele-
gato da Domiziano a Patmos, isola dell’arcipelago, dove nel silenzio della
solitudine ebbe maravigliose rivelazioni, che egli scrisse e formano il libro
dell’Apocalissi».45 Ora ci sembra che nei sogni e nelle visioni di Giovanni
Bosco si possano rilevare molte immagini, concetti, modi di parlare di tipo
profetico e apocalittico. Diamo qui soltanto alcuni esempi.46
   Il sogno dei nove anni di Giovannino ricalca la visione del Figlio d’uo-
mo dell’Apocalisse. Leggiamo nelle sue Memorie dell’Oratorio: «Apparve un
uomo venerando in virile età nobilmente vestito. Un manto bianco gli co-
priva tutta la persona; ma la sua faccia era così luminosa, che io non poteva
rimirarlo».47 La donna «vestita di sole» (Ap 12,1) è descritta nello stesso
sogno come «una donna di maestoso aspetto, vestita di un manto, che ri-

    43
       Vedi la lettera di don Bosco al cavaliere Tommaso Vallauri in: G. Bosco, Epistolario.
Introduzione, testi critici e note, a cura di F. Motto, vol. III, LAS, Roma 1999, 278.
    44
       Vedi la prima pagina del Bollettino Salesiano, anno II (gennaio 1878) 1.
    45
       Storia ecclesiastica ad uso delle scuole utile per ogni ceto di persone, Tipografia Speirani e
Ferrero, Torino 1845, 58 (= OE I 216).
    46
       Vedi le pagine consacrate al libro dell’Apocalisse in: M. Wirth, La Bibbia con don
Bosco. Vol. III: Atti, Lettere, Apocalisse, LAS, Roma 2012, 536-582.
    47
       MO 36-37.
102        Morand Wirth

splendeva da tutte parti, come se ogni punto di quello fosse una fulgidissima
stella».48
    Il mostro visto in un sogno del 1871, che aveva secondo i casi tre o cin-
que o dieci corna, tre o cinque o sette teste,49 ricorda il drago rosso «con
sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi» (Ap 12,3). Il serpente
che vomita un fiume d’acqua dietro alla donna (Ap 12,15), ha forse ispi-
rato il sogno dell’inondazione e della zattera, nel quale però è Maria che
salva dalle acque del peccato. La bestia che san Giovanni vide era simile a
una pantera «con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella
di un leone» (Ap 13,2), mentre nel sogno del 1876 don Bosco vide un
gigantesco leone che aveva l’aspetto di un orso pronto a divorare la gente
in un boccone.50 I giovani che si mantengono puri canteranno un canto
speciale (Ap 14,4), ma mentre nella Bibbia sono spesso chiamati vergini
coloro che non si sono macchiati con l’idolatria, don Bosco attribuisce
questo nome in senso proprio ai giovani che si sono mantenuti puri. La
tortura del fuoco di cui parla san Giovanni (Ap 14,10), don Bosco ha
dovuto sperimentarla un poco durante un sogno sull’inferno.51 Mentre i
canti che sente nei sogni sul paradiso sono quelli meravigliosi delle visioni
di san Giovanni (Ap 19,1-2).
    In don Bosco non mancano neanche le profezie nello stile apocalittico
simile a quello dell’Apocalisse, come per esempio nel sogno che fece alla vi-
gilia dell’Epifania del 1870 sui destini della Francia, dell’Italia e di Roma.52
Sulla Francia e Parigi, la nuova Babilonia, si esprime in questi termini: «Le
leggi di Francia non riconoscono più il Creatore, ed il Creatore si farà cono-
scere e la visiterà tre volte colla verga del suo furore». Seguono queste pre-
cise minacce: «I tuoi nemici ti metteranno nelle angustie, nella fame, nello
spavento, e nell’abominio delle nazioni. Ma guai a te se non riconoscerai la
mano che ti percuote!». In seguito, si rivolge al papa alle prese con il concilio
Vaticano I che sta discutendo dell’infallibilità pontificia:

      MO 37.
      48

      G. Bosco, Epistolario, vol. III, 308-309.
      49

   50
      MB XII 350.
   51
      MB IX 166).
   52
      Vedi C. Romero, I sogni di don Bosco. Edizione critica, Elle Di Ci, Leumann (Torino)
1978, 20-24.
Il vero onomastico di don Bosco   103

   Ora la voce del Cielo è al Pastore dei pastori. Tu sei nella grande conferenza coi
   tuoi assessori; ma il nemico del bene non ista un istante in quiete; egli studia e
   pratica tutte le arti contro di te. Seminerà discordia tra i tuoi assessori; susciterà
   nemici tra i figli miei. […] Se sarai nelle angustie, non arrestarti, ma continua
   finché non sia troncato il capo dell’idra dell’errore. Questo colpo farà tremare
   la terra e l’inferno.[…] La gran Regina sarà sempre il tuo aiuto.

   Poi la profezia sull’Italia: «Ma tu, Italia, terra di benedizioni, chi ti ha
immersa nella desolazione?». Si rivolge poi a Roma con questa veemente
apostrofe: «E di te, o Roma, che sarà? Roma ingrata, Roma effeminata,
Roma superba! Tu sei giunta a tale che non cerchi altro, né altro ammiri
nel tuo sovrano, se non il lusso, dimenticando che la tua e sua gloria sta sul
Golgota». Seguono anche qui le minacce: «Il tuo sangue ed il sangue dei figli
tuoi laveranno le macchie che tu fai alla legge del tuo Dio».

2.7. Martire di Gesù Cristo

    Nella sua Vita de’ sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente don Bo-
sco descrive il martirio ‒ non la morte ‒ di san Giovanni a Roma, davanti
alla porta Latina. Basandosi su una tradizione antica, racconta che Giovan-
ni «comparve davanti al tiranno colla modestia e coll’aria di dolcezza e di
santità, che fu sempre il carattere distintivo di questo caro discepolo del
Salvatore». Poi prosegue:

   Il santo apostolo fu spogliato e crudelmente battuto secondo le leggi romane,
   che ordinavano questo supplizio a tutti quelli che erano condannati a morte.
   Dopochè ebbe il corpo tutto lacero e tutto grondante di sangue fu preso e attuf-
   fato nella caldaia bollente. Il Signore però voleva dare al suo servo la gloria del
   martirio, come aveva predetto, ma voleva conservarlo pel bisogno della Chiesa
   con nuovo miracolo […]. Quell’olio bollente divenne pel santo un bagno rin-
   frescante che guarì sul momento tutte le sue piaghe.53

   Così l’apostolo di Cristo meritò la gloria del martirio senza aver cono-
sciuto la morte. A questo fatto alludeva forse la parola misteriosa di Gesù a
Pietro: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

   53
        Vita de’ Sommi pontefici S. Lino, S. Cleto, S. Clemente, 58-59 (= OE IX 394-395).
104        Morand Wirth

   La stessa cosa si è potuto dire di don Bosco, martire del lavoro a servizio
di Dio e della gioventù. In occasione della sua beatificazione Pio XI affer-
mava:

      Ecco una vita che fu un vero, proprio e grande martirio: una vita di lavoro
      colossale che dava l’impressione dell’oppressione anche solo a vederlo, il Servo
      di Dio; una vita di pazienza inalterata, inesauribile, di vera e propria carità, sì
      da aver sempre egli un resto della propria persona, della mente, del cuore, per
      l’ultimo venuto ed in qualunque ora fosse arrivato e dopo qualunque lavoro:
      un vero continuo martirio nelle durezze della vita mortificata, fragile, che sem-
      brava frutto d’un continuo digiunare. Ecco perciò il beato don Bosco rientrare
      perfettamente al proprio posto fra questi campioni della fortezza cristiana, pro-
      fessata sino al martirio.54

   E dopo la sua canonizzazione lo stesso papa ripeteva: «È stato un vero
martire della sua benefica carità, che è la carità della Chiesa; un uomo a cui
non furono risparmiati difficoltà ed ostacoli di ogni sorta, ma che però, e
noi ne abbiamo avuta testimonianza personale, era sempre fiducioso e tran-
quillo, poiché sapeva e sempre proclamava di lavorare per Iddio, e sapeva
che Iddio era sempre con lui».55

3. Devozione di don Bosco a san Giovanni apostolo ed evangelista

   Oltre alle affinità tra l’apostolo e il prete dei giovani, ci sono due prove
speciali della propria devozione verso il suo santo patrono: la costruzione di
una chiesa in suo onore e la redazione di una vita dell’apostolo ad opera del
suo segretario e futuro biografo, don Giovanni Battista Lemoyne.

3.1. La costruzione di una chiesa dedicata a san Giovanni Evangelista

   In una circolare del 12 ottobre 1870 don Bosco sollecitava i cattolici
di Torino a partecipare alla costruzione di una chiesa nel Viale del Re in

      54
           MB XIX 250.
      55
           MB XIX 309-310.
Il vero onomastico di don Bosco     105

Torino, precisando che «la chiesa è dedicata a san Giovanni Evangelista,
e l’ancona rappresenterebbe il Salvatore che dalla croce affida la sua Ma-
dre santissima al prediletto apostolo san Giovanni, siccome sta esposto nel
santo Vangelo».56 La benedizione della prima pietra di questa chiesa, che si
voleva erigere «in onore del compianto Pio IX», il cui nome di battesimo era
appunto Giovanni, si poté fare soltanto il 14 agosto del 1878. In quell’occa-
sione l’arcivescovo Gastaldi mise in evidenza tre caratteristiche dell’apostolo
Giovanni, rappresentanti i tre poli della fede cattolica in piena sintonia con
il pensiero di don Bosco:
   Io adunque esulto che s’innalzi un tempio in questo luogo, e ad onore di un
   apostolo sì caro a Gesù Cristo, sì divoto a Maria, sì rispettoso alla cattedra di
   Pietro. Oh! la vista di questa chiesa ci riscaldi ognor più il cuore della divozio-
   ne di Gesù in Sacramento e a Maria Santissima, e ci renda figliuoli ognor più
   affezionati e devoti al Papa.57

    Il 25 aprile 1882 si procedette al collocamento della statua di Pio IX
nella chiesa e il 28 ottobre dello stesso anno si fece la consacrazione solenne.
Il popolo la chiamerà San Giovannino, per distinguerla dalla cattedrale,
dedicata a san Giovanni Battista.
    La decorazione esterna ed interna si ispira abbondantemente a san Gio-
vanni e ai suoi scritti.58 Nel timpano della porta principale un mosaico raf-
figura il Redentore assiso in cattedra; ai lati l’alfa e l’omega come san Gio-
vanni tre volte lo chiama nell’Apocalisse. Nell’abside si ammira la scena del
Calvario in cui Gesù dalla croce affida sua madre al discepolo prediletto.
Le cinque rose sottostanti alla mezza calotta dell’abside e dipinte a vetro,
rappresentano al centro la figura di san Giovanni evangelista, avendo a fian-
co san Pietro, san Paolo, san Giacomo e sant’Andrea. Sulle pareti laterali
e sopra la porta centrale sette medaglioni raffigurano i sette vescovi delle
chiese dell’Apocalisse: Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e
Laodicea. Nella volta sopra il presbiterio sono dipinti l’Agnello e due gruppi
di angeli: l’Agnello di Dio, Gesù Cristo, rompe i sigilli che chiudevano il
libro contenente i futuri destini della Chiesa, mentre i cori angelici cantano
un inno di lode e di vittoria.

   56
      G. Bosco, Epistolario, vol. III, 262.
   57
      Citato in P. Braido, Don Bosco prete dei giovani nel secolo delle libertà, vol. II, 361.
   58
      Vedi la descrizione della chiesa in MB XV 367-375.
106     Morand Wirth

   Non mancano alcune scene provenienti dalle antiche tradizioni extra-
bibliche giù citate. Nel primo affresco dalla parte del Vangelo l’apostolo
davanti all’assemblea dei fedeli pieni di riverenza verso la sua veneranda
persona consegna al vescovo di Smirne un giovane destinato al servizio divi-
no; nel quadro di fronte san Giovanni raggiunge e stringe al seno il povero
ragazzo, che, divenuto perverso, capitanava una banda di briganti. Nelle
due scene il pittore voleva certamente adombrare l’opera salesiana a favore
della gioventù a rischio.
   Accanto alle altre tre chiese da lui costruite in onore del Sacro Cuore di
Gesù, di Maria Ausiliatrice e di san Francesco di Sales, quella dedicata a
san Giovanni apostolo ed evangelista riassume in qualche modo l’essenziale
della spiritualità del santo dei giovani.

3.2. La redazione di un libro sull’apostolo Giovanni

   La seconda iniziativa è stata quella di chiedere a don Giovanni Battista
Lemoyne, suo futuro biografo, di scrivere un libro su san Giovanni. Il libro
uscì nel 1882 nella collana “Letture Cattoliche” in diversi fascicoli col titolo:
L’Apostolo San Giovanni e la Chiesa primitiva.59
   Nella presentazione del libro l’autore svela “al benevolo lettore” l’origi-
ne della sua fatica dicendo: «Non avrei osato dar opera ad argomento così
sublime, se una voce autorevole non me l’avesse imposto».60 Ovviamente
la voce autorevole era quella di don Bosco. Poi spiega anche che l’origine
di questo libro è direttamente legata alla costruzione della chiesa torinese
dedicata all’apostolo:
      L’ho scritto perché serva di memoria alla consecrazione della Chiesa di S. Gio-
      vanni Evangelista in Torino. È dessa il monumento all’angelico Pio IX, che i
      Cooperatori e le Cooperatrici salesiane innalzarono a questo grande pontefice,
      il quale per nome, per dignità, per virtù, per amore a Maria, per combattimenti
      sostenuti, per verità bandite, per gerarchie ecclesiastiche rimesse o fondate ben
      si poté dire l’immagine vivente del santo apostolo.61

    59
       G.B. Lemoyne, L’Apostolo San Giovanni e la Chiesa primitiva. Narrazioni, vol. I: “Let-
ture Cattoliche” 30, 4-6, 1-371; vol. II: “Letture Cattoliche” 30, 7-8, 1-341, Tipografia e
libreria salesiana, Torino 1882.
    60
       G.B. Lemoyne, L’Apostolo San Giovanni e la Chiesa primitiva, vol. I, III.
    61
       Ibid., vol. I, VIII.
Il vero onomastico di don Bosco   107

    Il libro è diviso in cinque parti. Nella parte prima intitolata «San Gio-
vanni alla scuola di Gesù», l’autore presenta Giovanni, seguace prima del
Battista, poi discepolo di Gesù e eletto apostolo, mandato con gli altri ad
annunziare la sua venuta. Gesù lo volle testimone privilegiato con Pietro e il
fratello Giacomo di alcuni momenti più importanti della sua vita: la risur-
rezione della figlia di Giairo, la trasfigurazione, la preparazione con Pietro
della cena pasquale, l’agonia nell’orto, la sua morte sulla croce e la sua ri-
surrezione. L’autore non tace gli ammonimenti di Gesù a Giovanni tentato
dall’invidia nei confronti di Pietro, dalla violenza contro i Samaritani ostili,
e dalla ricerca dei primi posti.
    La seconda parte, dal titolo «S. Giovanni figlio adottivo di Maria SS.»,
comincia nel cenacolo dove sono riuniti gli apostoli e i discepoli con Maria
in attesa della Pentecoste. Lo Spirito Santo discende su tutti e Maria riceve
anche lei il dono delle lingue. Giovanni sale al tempio con Pietro, che gua-
risce lo storpio. Con Pietro e gli altri apostoli Giovanni è messo in carcere
e liberato da un angelo. Con Pietro si reca in Samaria. Per narrare poi le
vicende di Giovanni con Maria, don Lemoyne ha utilizzato anche alcune
tradizioni antiche che riferiscono: l’abitazione sul monte Sion, la partenza
con Maria per l’Asia Minore, l’apostolato a Efeso, il ritorno di loro due a
Gerusalemme, la partecipazione di Giovanni al concilio di Gerusalemme, la
morte di Maria a Gerusalemme e la scoperta della sua tomba vuota.
    La terza parte è dedicata all’apostolato di san Giovanni a Efeso, dove è
ritornato dopo la morte della Madonna, e nelle nuove chiese dell’Asia Mi-
nore: Smirne, Pergamo, Magnesia, Troade, Lampsaco, Tralli, Tiatira, Sardi,
Filadelfia, Laodicea e Colossi. L’autore racconta anche il suo viaggio mis-
sionario tra i Parti, vicino al mar Caspio e al lago Aral. Giovanni combatte
le eresie di Cerinto, Ebione, Menandro e Nicolao, e sconfigge l’orgoglioso
maestro Apollonio di Tiana.
    Nella quarta parte l’autore racconta la persecuzione di Domiziano e il
martirio di Giovanni gettato nell’olio bollente a Roma con il miracolo del-
la sua guarigione. Mandato in esilio a Patmos, scrisse l’Apocalisse, «il più
oscuro e difficile fra tutti i libri della sacra Scrittura», destinato a sostenere il
coraggio dei fedeli durante la persecuzione. Poi l’autore si accinge ad esporre
la sua «fedele descrizione di ciò che l’Apocalisse contiene». L’ultimo capitolo
narra la fine della persecuzione e la liberazione di Giovanni dall’esilio.
    La parte quinta è intitolata «San Giovanni evangelista». Dopo il suo ri-
torno a Efeso, l’apostolo riprende il suo apostolato, e scrive il suo Vangelo
108   Morand Wirth

per dimostrare la divinità di Cristo contro i negatori del tempo, chiamati
gnostici, e completare le testimonianze degli altri evangelisti. Dopo il Van-
gelo l’autore espone anche le tre lettere. Don Lemoyne conclude la sua ope-
ra con il racconto delle ultime fatiche e morte dell’apostolo.
   Come si vede, l’autore sembra riprodurre fedelmente l’immagine stessa
che don Bosco aveva del suo santo patrono.

Conclusione

    Non c’è dubbio: il vero onomastico di don Bosco è san Giovanni apo-
stolo ed evangelista, le affinità tra loro sono numerose, la sua devozione per
l’apostolo è conosciuta.
    Don Bosco era festeggiato il 24 giugno, festa di san Giovanni Battista
a Torino, come del resto si fa ancora oggi per i suoi successori. I giovani
hanno voluto così e lui ha lasciato fare. Ma dimenticare il suo vero patrono,
l’apostolo ed evangelista Giovanni, ci farebbe perdere molti tratti della sua
personalità spirituale e dei suoi carismi.
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