Ho perdonato a tutti quelli che perdono la testa per questa città ... non sarà mai del tutto infelice chi può ritornare, col pensiero, a Napoli ...

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‘   Ho perdonato a tutti quelli che
    perdono la testa per questa città ...
    non sarà mai del tutto infelice
    chi può ritornare, col pensiero,
    a Napoli.
    [Johann Wolfgang Goethe, 1787]
dieter richter

 goethe
 a napoli
traduzione               in collaborazione con
                                   Antonio Mileo
coordinamento editoriale
maria sapio                        referenze fotografiche
                                   archivi
redazione                          Dieter Richter
paola rivazio                      Klaus Wagenbach
                                   arte’m
art director
enrica d’aguanno

impaginazione
franco grieco

in copertina
Giovan Battista Lusieri                                     il volume è stato stampato con
Napoli da Pizzofalcone                                      il contributo per la traduzione
Malibu, The J. Paul Getty Museum                            del Goethe Institut di Napoli

titolo originale
Goethe in Neapel
© 2012 Klaus Wagenbach Verlag
GmbH, Berlin

arte’m
è un marchio registrato
prismi
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ISO 9001: 2008
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stampato in italia
printed in italy
© copyright 2012 by
prismi
editrice politecnica napoli srl
tutti i diritti riservati
all rights reserved
Sommario

6    Presentazione
     Ursula Bongaerts, Maria Carmen Morese

9    Premessa

11   La felicità di immaginarsi a Napoli

17   Il viaggio nel viaggio

27   La grande città

39   La plaga più bella del mondo

49   Il Vesuvio

58   L’antico mondo sconosciuto

63   Incontri

73   Erotica napoletana. Nella scuola delle passioni

85   Memorabilia. Goethe nella memoria di Napoli

89   Epilogo

91   Fonti

93   Riferimenti bibliografici
Presentazione

“A Roma si va per santità, a Napoli per allegria”. Così recitava un bon mot del
Settecento, che Dieter Richter ricorda all’inizio di questo saggio, a illustrare il
differente ruolo esercitato dalle due città nella biografia di Johann Wolfgang von
Goethe.
Roma e Napoli rappresentano due mondi diamentralmente opposti: “Se a Roma
si studia con piacere, a Napoli non si vuole che vivere” annota Goethe nel Viag-
gio in Italia. Napoli viene a costituire una sorta di spartiacque nella vita del più
famoso dei poeti tedeschi. Il soggiorno nella stupenda Parthenope è paragonabile
a un cambio di paradigmi, delimita il ‘prima’ e il ‘dopo’. Mentre a Roma – solo
per fare un esempio – Goethe aveva vissuto in incognito evitando i salotti e qual-
siasi impegno mondano, qui, nella capitale del Regno delle Due Sicilie, egli non
ha più paura di farsi riconoscere come l’autore del Werther.
È questa profonda differenza tra le due metropoli nella vita e nell’opera goe-
thiana che ha generato il desiderio delle nostre istituzioni – della Casa di Goe-
the di Roma e del Goethe-Institut di Napoli – di presentare insieme questo li-
bro al lettore italiano. Per una circostanza fortunata la traduzione italiana di Goe-
the in Neapel viene ad essere pubblicata in un momento speciale della storia del-
le nostre istituzioni. Il Museo tedesco Casa di Goethe, che è situato in via del
Corso a Roma, nell’edificio in cui Johann Wolfgang von Goethe soggiornò in-
sieme ad altri artisti dal 1786 al 1788, amplia i suoi ambienti aprendo al pub-
blico, dopo un intenso restauro, un secondo piano con sala di lettura e biblio-
teca. E il Goethe-Institut, nell’anno del suo cinquantesimo anniversario a Na-
poli, si trasferisce in quello che fu nel Settecento l’appartamento di Sir William
Hamilton, lo stesso appartamento che Goethe ebbe nel 1787 l’opportunità di vi-
sitare più volte. Fu qui che Goethe assistette alle “Attitudes” dell’affascinante
e giovane amante di Sir William, Emma Hart.
Il lettore di questa presentazione perdonerà un termine forse oggi abusato, ma
davvero questo saggio si legge alla stregua di un ‘giallo’. Il ‘detective’ Dieter Ri-
chter ha condotto ricerche approfondite negli archivi e nelle biblioteche napo-
letane, trovando importanti spunti in documenti fin ora non utilizzati; egli cita
infatti fonti non note, confrontandole con i diari, le lettere, le opere di Goethe
per ricostruire, in una scrittura chiara e gradevolmente leggibile, l’immagine di
Goethe che proprio a Napoli trova ciò che andava anelando.

6 PRESENTAZIONE
L’esperienza del ‘perturbamento’ e della ‘metamorfosi’ costituisce il filo rosso
del volume. Richter ricorda che fin dal primo giorno, Goethe è consapevole di
trovarsi in una dimensione nuova e sconosciuta in cui egli fatica a riconoscere
se stesso: “Entweder warst du sonst toll, oder du bist es jetzt”. “Ieri mi dicevo:
o sei stato folle fin qui o lo sei adesso”. Altrove il poeta annota: “Ho perdona-
to a tutti quelli che perdono la testa per questa città”.
Probabilmente è per questo motivo che Goethe, dopo un periodo di intensi sva-
ghi e visite archeologiche, decide, nel giugno del 1787, di lasciare Napoli che
in tutto e per tutto gli appare come un paradiso, il luogo in cui egli ha per la pri-
ma volta messo gli occhi consapevolmente su se stesso, ma anche un luogo “in
cui si dimentica se stessi e l’universo”.
Un caloroso e sincero ringraziamento alle edizioni arte’m che hanno messo mol-
to consapevolmente gli occhi su questo volume accogliendo subito con passione
l’idea della pubblicazione italiana.
Ora non resta che attenerci alla famosa massima di renderci il più possibile in-
visibili, augurando ai lettori ‘buon viaggio’ alla scoperta di un periodo felice,
forse il più felice e complesso dell’esistenza di Goethe.

Ursula Bongaerts                           Maria Carmen Morese
Casa di Goethe, Roma                       Goethe-Institut, Napoli

                                                                        PRESENTAZIONE 7
Johann Heinrich Wilhelm
Tischbein
Goethe a Napoli

8 PREMESSA
Premessa

Se Roma è il centro, Napoli è l’epicentro dell’Italia di Goethe: la metropoli del
Sud, grande ed esotica, si contrappone alle esperienze vissute fino a quel mo-
mento lungo tutto il viaggio e mette in subbuglio la “mentalità tedesca” del poe-
ta, facendolo vacillare. “Non mi riconosco quasi più, mi sembra d’essere un al-
tr’uomo”1, osserva il poeta nelle pagine napoletane del Viaggio in Italia. “Ieri mi
dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso”. Il poeta di Weimar non ha mai
calpestato un suolo che fosse per lui più straniero di questo e non si è mai sen-
tito forestiero come in questa città, eppure si è fermato a Napoli per quasi due
mesi. Ciò non dipende soltanto dalla città – la più grande che egli abbia mai vi-
sitato nell’arco della sua vita – bensì anche dall’esperienza complessiva dell’Italia
mediterranea, vale a dire della sua vegetazione, del suo paesaggio e certamente
anche dei suoi monumenti antichi. “Mi vedevo in un mondo affatto nuovo”2:
queste parole, annotate nel momento in cui il poeta rivolge un primo sguardo
ai templi greci di Paestum, simboleggiano la sua esperienza al Sud.
Com’è noto, Goethe pubblicò il racconto del viaggio italiano molti anni più tar-
di. I brani relativi al soggiorno in Italia vennero dati alle stampe nel 1817 come
parte della autobiografia Aus meinem Leben; in seguito l’autore bruciò i diari, le
lettere e in pratica tutti gli appunti corrispondenti a questa sezione dell’opera.
Si solleva, pertanto, con particolare insistenza per questa parte del viaggio, un’an-
tica questione: quanto c’è di vero nella narrazione di Goethe? Dobbiamo con-
siderare il Viaggio in Italia un racconto di vita, un “romanzo autobiografico”
(Hanns-Josef Ortheil, 2009), oppure abbiamo a che fare piuttosto con il “sogno
di un viaggio rappresentato attraverso uno scenario reale soltanto immagina-
to” (Wilhelm E. Mühlmann, 1976)? Già Goethe si è divertito ad attirare i suoi
lettori in un sentiero irto di interpretazioni controverse: nel 1815, accingendo-
si alla stesura dell’opera, il poeta comunica all’amico Zelter che avrebbe “scrit-
to una storia nello stesso tempo vera e affascinante come una favola”. Ogni let-
tore è invitato, dunque, a lasciar fluire i propri pensieri, a interrogarsi e a in-
terpretare l’opera attraverso una personale chiave di lettura.
Quanto a me, io leggo il Viaggio in Italia di Goethe come il racconto di un viag-
gio che si colloca nella tradizione del Grand Tour e, dunque, in quel filone del-
la letteratura scaturito dall’esperienza che gli europei di quel tempo hanno del-
l’Italia. Nell’opera di Goethe sono compresi numerosi riferimenti alla tradizione

                                                                            PREMESSA 9
letteraria e a Napoli, sfondo storico della vicenda, “città incomparabile”3 che si
distende nella “plaga più bella del mondo”4. Lo stesso Goethe si è riconosciu-
to, d’altra parte, nel solco di questa tradizione, “precursore”5 e “epigono”6 di
altri viaggiatori. È stato un piacere per me, dopo due secoli di studi filologici
sull’opera letteraria di Goethe, rinnovare la ricerca e accostarmi ancora una vol-
ta a questo autore, le cui esperienze mediterranee hanno inciso sotto moltepli-
ci aspetti sulla sua produzione scientifica come su quella poetica. Il Viaggio in
Italia di Goethe ha plasmato, del resto, profondamente la percezione che i te-
deschi hanno del Sud.
1
  Per questa citazione e per quella
successiva, cfr. J.W. von Goethe, Viag-
gio in Italia (1786-1788), intr. e com-
mento L. Rega, trad. E. Zaniboni, Mi-
lano 201014, p. 213.
2
  Ivi, p. 226.
3
  Ivi, p. 354.
4
  Ivi, p. 228.
5
  Ivi, p. 257.
6
  Ivi, p. 283.

10 PREMESSA
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