Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova

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Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
G                                                ALILEO
                                                  Rivista di informazione, attualità e cultura degli Ingegneri di Padova
                                                  Fondata nel 1989
                                                  Direttore responsabile
                                                  ENZO SIVIERO
                                                                                        www.collegioingegneripadova.it

                                                                                          duecentocinquantuno

        1 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                                                      

N. 251, Marzo 2021. Anno XXXIII. Copia Omaggio. ISSN 1122-9160. Contiene I.P e I.R.
Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
2 • Galileo 251 • Marzo 2021
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3 • Galileo 251 • Marzo 2021
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Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
Ricciardello Costruzioni, sin dalla sua fondazione nel 1966, progetta e
realizza grandi infrastrutture, quali ferrovie, strade, autostrade, porti,
aeroporti, edifici civili e industriali, reti di distribuzione, raccolta e
trattamento delle acque, conseguendo un elevato know how nella
costruzione di grandi strutture: ponti e viadotti in calcestruzzo armato e
in acciaio, gallerie, consolidamenti e fondazioni speciali, opere di
protezione idraulica e difesa ambientale.

Ha conseguito le certificazioni di settore rilasciate dai seguenti istituti:

Ricciardello Costruzioni S.r.l.

Sede legale:                                        Sede Amministrativa:
Via Poli, 29 - 00187 ROMA                           Loc. Ponte Naso - 98074 NASO (ME)
Tel.: +39 06 6781331                                Tel.: +39 0941 961555/961640
Fax : +39 06 69292801                               Fax : +39 0941 961600
web: www.ricciardellocostruzioni.com                email: info@ricciardello.com
                                                                                        4 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                                          
Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
Anno XXXIII
                                           n. 251                                 Contenuti
                                           Marzo 2021

                                           In copertina: volumetria               Editoriale
                                           schematica del progetto
                                           definitivo di Nuova pedia-             Un mio pensiero a margine
                                           tria (Padova). Rendering               del libro di Giuseppe Zaccaria
                                           eseguito nel 2021 (simula-
                                           zione di A.Sabbadin), con              “Lasciare un’impronta”
                                           altezze e dimensioni reali,            Enzo Siviero                              6
                                           dedotte dal progetto pre-
                                           sentato ai VV.F. nella Con-
                                           ferenza dei Servizi del 21             L’impronta di Giuseppe Zaccaria
                                           agosto 2020.                           Ivo Rossi                                  7

   Direttore responsabile Enzo Siviero • Condirettore Giuliano Marel-             La città postpandemica
   la • Vicedirettore, Michele Culatti • Editore Collegio degli Ingegne-          Qualche riflessione
   ri della Provincia di Padova, Piazza G. Salvemini 2, 35131 Padova,             Giuseppe Zaccaria                         8
   tel-fax 0498756160, e-mail segreteria@collegioingegneripadova.it,
   www.collegioingegneripadova.it, P.IVA: 01507860284. Presidente
   Jessica Khoury • Stampa Berchet. Ingegneria di stampa - Padova- Via            Discorrendo di Padova
   Scrovegni, 27 - 35131 •La rivista è pubblicata on-line nel sito: www.          Paolo Giaretta                            11
   collegioingegneripadova.it • Autorizzazione Tribunale di Padova n.
   1118 del 15 marzo 1989 • Comitato di redazione Adriano Bisello,
   Alessia Mangialardo, Valentina Antoniucci, Rubina Canesi • Coor-
                                                                                  Giustinianeo, San Lazzaro,
   dinamento editoriale Rinaldo Pietrogrande • Corrispondente da                  Nuova Pediatria e Parco delle Mura
   Roma Patrizia Bernadette Berardi • Avvertenze La Direzione non si              esteso al territorio
   assume alcuna responsabilità per eventuali danni causati da informa-
   zioni errate. Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore e
                                                                                  Lettera aperta al Presidente
   non impegnano in alcun modo né l’editore né la redazione •Tutela               della Regione Veneto, al Sindaco
   della privacy i nominativi inseriti nella nostra mailing list sono utiliz-     di Padova e al Rettore dell’Universita’
   zati esclusivamente per l’invio delle nostre comunicazioni e non sarà
                                                                                  degli Studi di Padova
   ceduto ad altri in virtù del nuovo regolamento UE sulla Privacy N.
   2016/679. Qualora non si desideri ricevere in futuro altre informazio-         Padova, 18 marzo 2021
   ni, si può far richiesta all’editore, Colleglio degli Ingegneri di Padova,     Vittorio Spigai                           15
   scrivendo a: segreteria@collegioingegneripadova.it
   __________________________________________________________
   • Norme generali e informazioni per gli autori: Galileo pubblica artico-       Pediatria: la maledizione
   li di ingegneria, architettura, legislazione e normativa tecnica, attualità,   della cinta muraria
   redazionali promozionali •Rivista scientifica ai fini dell’Abilitazione
   Scientifica Nazionale per le aree CUN 08 e 11. Referenti Aree CUN              cinquecentesca
   Francesca Sciarretta (Area 08), Marco Teti (Area 10), Enrico Landoni e         pronta a essere sacrificata
   Martina Pantarotto (Area 11), Carlo Alberto Giusti (Area 12)
   •Note autori: i testi degli articoli forniti in formato digitale non im-
                                                                                  Ivo Rossi                                 23
   paginato e privi di immagini devono contenente: titolo dell’articolo;
   sottotitolo; abstract sintetico; nome e cognome dell’autore/i; titoli ac-      Recensione di Enzo Siviero
   cademici/carica/ruolo/affiliazione e eventuale breve Curriculum pro-
   fessionale dell’autore/i (max 60 parole); note a piè di pagina; indica-
                                                                                  “Microcosmo Sicilia”
   zione nel testo della posizione dell’immagine; bibliografia (eventuale).       di Salvo Guglielmino                      24
   Didascalie delle immagini in formato digitale con file separato. Per
   gli articoli il numero orientativo di battute (compresi gli spazi) è circa
   15.000 ma può essere concordato. Le immagini, numerate, vanno for-             Ricordo del “magnifico”
   nite in file singoli separati dal testo in .jpg con definizione 300 dpi con    Marcello Cresti
   base 21 cm; non coperte da Copyright, con libera licenza o diversa-
   mente, accompagnate da liberatoria e in ogni caso con citazione della          Camillo Bianchi                           26
   fonte. Trasmissione: gli articoli vanno trasmessi michele_culatti@fa-
   stwebnet.it e a enzo.siviero@esap.it e se il materiale supera i 10MB si
   chiede di trasmetterlo agli stessi indirizzi con strumenti di trasmissione     L’ex Macello di via Cornaro a Padova
   telematica che consentano il download di file di grandi dimensioni. Le         Il restauro magistrale della
   bozze di stampa vanno confermate entro tre giorni dall’invio.
   L’approvazione per la stampa spetta al Direttore che si riserva la facol-
                                                                                  Sala di macellazione
   tà di modificare il testo nella forma per uniformarlo alle caratteristiche     e la sua vocazione multifunzionale
   e agli scopi della Rivista dandone informazione all’Autore. La proprie-        Vittorio Dal Piaz                         27
   tà letteraria e la responsabilità sono dell’Autore. Gli articoli accettati
   sono pubblicati gratuitamente.
   • Iscrizione annuale al Collegio, aperta anche ai non ingegneri: 10,00
   € per gli studenti di Ingegneria, 20,00 € per i colleghi fino a 35 anni di
   età e 35,00 € per tutti gli altri. Il pagamento può essere effettuato con
   bonifico sul c/c IBAN IT86J0760112100 000010766350 o in contanti
   in segreteria.•

5 • Galileo 251 • Marzo 2021
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Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
Il 9 e 30 marzo abbiamo iniziato un forum per riprendere un dialogo con la città così come sin dal
primo numero di Galileo nel lontano 1989 avevamo auspicato. Pubblichiamo ora alcuni interventi
di quei due appuntamenti. In particolare, l’intervento di Giuseppe Zaccaria ex rettore dell’Università
di Padova nel riferimento il suo libro, mi ha indotto a richiamare alcuni miei ricordi che qui riporto
come editoriale.

Editoriale                                                   ta in tanti momenti della nostra vita, e ora spinta a partecipare
Un mio pensiero a margine                                    insieme a tanti altri, al dibattito sul futuro della città promosso nel
                                                             FORUM di Galileo e del Collegio degli ingegneri di Padova. In
del libro di Giuseppe Zaccaria                               questa occasione l’amico Zaccaria mi ha fatto dono del suo bel
LASCIARE UN’IMPRONTA                                         libro che già nel titolo è indicativo di un modo di interpretare la
                                                             propria presenza in questo mondo. LASCIARE UN’IMPRONTA.
Enzo Siviero                                                 Per chi se non per coloro che verranno dopo di noi? Ecco il mes-
                                                             saggio per i giovani, per i nostri giovani. Conoscere la storia e la
                                                             cronaca. Interpretare il presente per affrontare il futuro. Compren-

V    orrei iniziare questa mia testimonianza ricordando      dere che senza una gerarchia della conoscenza, ogni passaggio
     che nel 1963, ormai quasi sessant’anni fa, allor-       è spericolato e foriero di disastri. Lascio al lettore la curiosità di
ché mi iscrissi alla facoltà di ingegneria dell’Università   esplorare i sei anni di rettorato di Giuseppe Zaccaria che nei suoi
di Padova, “regnavano” tre figure di assoluto rilievo.       scritti esprime tutto il suo pensiero-azione basato su impegno eti-
Il Vescovo Bortignon, il sindaco Crescente e natural-        co, assiduo studio e comprensione del pensiero altrui. Ecco quindi
mente il rettore Ferro da noi considerato ill “magnifi-      che dal suo sapere accademico, figlio di quella filosofia del diritto
co” Guido! Erano anni incredibili, uscita da meno di         trasmessagli dal suo maestro a sua volta rettore Enrico Opocher,
vent’anni da una guerra rovinosa e devastante , l’Italia     Zaccaria ha tratto il giusto modo di fare da regista in una pièce
stava diventando una potenza mondiale e ne eravamo           teatrale (straordinariamente reale) ove i molti “personaggi in cer-
orgogliosamente consapevoli. Prima della conclusio-          ca di autore” vengono accompagnati a comprendere che la vita,
ne dei miei studi, fu eletto rettore Enrico Opocher (la      soprattutto quella accademica, non è né commedia né tragedia,
cui firma compare nel mio diploma di laurea) mae-            ma semplicemente il tentativo costante di far avanzare l’umanità.
stro, come vedremo , del nostro Giuseppe Zaccaria .          Per chi avrà il piacere di una lettura molto densa e articolata, vi
Fu poi la volta di Luciano Merigliano, mio professore        troverà come nei molti momenti di travaglio, Zaccaria abbia sa-
di elettrotecnica, cui succedette Marcello Cresti pure       puto governare la complessità uscendone vincitore. Dalla legge
mio professore di Fisica, e via via a seguire, Mario         Gelmini, la cui gestazione io stesso ho vissuto, talvolta trauma-
Bonsembiante, fondatore di Agripolis, Gilberto Mura-         tizzato talvolta speranzoso e comunque partecipe, pur senza una
ro fondatore della facoltà di Economia, con il quale         vera possibilità di incidervi essendo il CUN chiamato unicamente
pubblicammo uno speciale IL BO’ DI GALILEO. Fu               a esprimere il proprio parere, troppo spesso ahimè pressoché ina-
poi la volta dell’ingegnere Giovanni Marchesini, la cui      scoltato... Alla pesante e progressiva riduzione del finanziamento
statura di oltre 1.90 sovrastava chiunque, e ancora          ministeriale che ha messo l’intero sistema universitario nazionale
Vincenzo Milanesi altro filosofo, fino ad arrivare al        in fortissime difficoltà. Con una fortissima crisi economica in atto.
giurista Giuseppe Zaccaria e attualmente allo scien-         Il rettore Zaccaria si è cimentato da ottimo nocchiero di una “nave
ziato Rosario Rizzuto (ormai a fine mandato). Questa         in gran tempesta” portando in salvo l’Ateneo, anzi rafforzandone
mia breve carrellata “storica” è solo per ricordare che      le radici per produrre eccellenze ormai acclarate in molti settori.
in questo più di mezzo secolo l’università di Padova         Al pari o forse più dei rettori che lo hanno preceduto Giuseppe
è cresciuta enormemente. E mi piace qui riprendere           Zaccaria ha reso ancora più forte in tutti noi l’orgoglio di essere
anche il motto che sin dalla goliardia noi studenti de-      parte del nostro Ateneo e questo suo volume ne è preziosa te-
clamavamo a gran voce: Universa Universis Patavina           stimonianza. Si caro Giuseppe, affettuosamente e patavinamente
Libertas. La nostra università è sempre stata nel nostro     “Bepi” l’impronta l’hai davvero lasciata.•
cuore tanto da darne ampio spazio negli oltre 30 anni
di vita della nostra rivista anche ricordandone alcuni
maestri.

E veniamo a noi.

La mia frequentazione con Giuseppe Zaccaria risa-
le ai lontani anni ‘60 quando nel fermento culturale
che animava Padova ci si trovava ricorrentemente da
studenti all’Antonianum sede di incontri e dibattiti sui
temi più svariati. Un grande arricchimento che, indub-
biamente ci ha accompagnato per una intera vita. In
fondo le comuni radici culturali ci hanno consentito di
mantenere un filo conduttore che mai si è interrotto,
fino a farci ritrovare dopo intensi impegni accademi-
ci istituzionali con esiti molto simili. Giuseppe prima
Prorettore vicariò e poi rettore dell’Università di Pado-
va. Io vicepresidente del CUN e, attualmente rettore
dell’Universita eCAMPUS. Mi sento dunque accomu-
nato a Giuseppe da un’amicizia ormai storica sanci-

                                                                                                  6 • Galileo 251 • Marzo 2021
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Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
L’impronta di Giuseppe Zaccaria

Ivo Rossi

A     pochi mesi dal voto per le elezioni del nuovo rettore,
      chiamato a guidare l’Università di Padova a ottocento
anni dalla sua fondazione, è da poco uscita la pubblicazione
                                                                       collaborazione e di ricerca delle migliori soluzioni
                                                                       nel comune interesse, non solo sul piano formale
                                                                       o della cortesia istituzionale, a caratterizzare il
sul rettorato di Giuseppe Zaccaria che riannoda, attraverso un         rettorato di Zaccaria.Nuovo ospedale, giardino della
appassionato racconto, i sei anni vissuti al Bo dal 2009 al 2015.      biodiversità, realizzazione di nuove sedi integrate nel
In una stagione caratterizzata da tagli generati dalla crisi           contesto della città (il Parco d’Europa con il ponte
economica e dall’avvio della più vasta riforma dell’assetto            pedonale che lega città e di istituti universitari), sono
organizzativo, Zaccaria, al timone di una delle più importanti         diventati argomenti e luoghi riconosciuti dalla città,
comunità universitarie, descrive senza reticenze le non poche          in particolare per i riflessi sul tessuto urbano e sulla
difficoltà incontrate durante la sua gestione. Difficoltà che, come    socialità ed economia delle zone interessate. Una
lui ricorda, si trasformarono anche in opportunità di innovazione.     sensibilità che non sempre è appartenuta a chi ha
Il titolo del volume, Lasciare un’impronta (Marsilio editore),         coperto lo stesso ruolo negli ultimi anni e i cui effetti
rimanda a una duplice lettura: quella di chi assume la                 sul tessuto cittadino (vedasi le cliniche costruite sui
responsabilità della guida di un’istituzione e nello svolgere il       bastioni e sulle mura) rimangono testimonianze di
servizio lascia un segno destinato a diventare preziosa eredità        errori ed estraneità.
per chi gli succederà, e la forza che, di quelle tracce, rimarrà       Quei sei anni entreranno a far parte della storia di
nel giudizio non solo della comunità accademica ma dell’intera         un’istituzione che ha saputo rinnovare il suo patto
città, in una sorta di passaggio dalla cronaca alla storia.            con Padova, la città che nel 1222 accolse studenti e
È un testo che ha il pregio di mostrare la costante interlocuzione     professori alla ricerca di un luogo in cui poter coltivare,
con una molteplicità di attori sociali attraverso una sequenza di      nella libertà, lo studio e il sapere. È un vincolo che
fotogrammi, che fissano le innumerevoli tappe del percorso e           si riscrive continuamente e che, in occasione delle
che restituisce i processi che hanno riguardato l’Ateneo in quel       prossime elezioni, dovrà non solo indicare nuove
difficile periodo. L’università, nella sua rivendicata autonomia e     tracce in un mondo in grande cambiamento, ma
nella sua ribadita libertà, si conferma a pieno titolo protagonista    misurarsi con le solide impronte lasciate.•
nello studio e nella vita della società, smentendo così la
vulgata che talvolta purtroppo la vuole caratterizzata da alteri
atteggiamenti accademici, come si trattasse di un’enclave avulsa
dal contesto territoriale e sociale della città che la ospita, e non
invece parte integrante.Si tratta di una testimonianza importante,
diversa da quelle che hanno riguardato i predecessori di Zaccaria
perché, pur mantenendo una certa modalità asciutta e rigorosa,
abbandona l’accademismo mostrando invece la contaminazione
permanente con la realtà sociale che ha caratterizzato la
sua stagione. Non è un racconto di maniera e usa parole
nette nei giudizi quando in gioco sono i valori fondanti o gli
interessi dell’università e dei saperi, come in occasione delle
celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia quando riafferma
a un ambiguo presidente della Regione l’importanza dei simboli,
o come quando il sindaco in carica, autonomamente e senza
giustificazione plausibile, straccia l’accordo di programma per
il nuovo ospedale sottoscritto con Università e Regione nel
2013.Anche la scelta originale di corredare il testo con estratti
dalla stampa rende più vivo il racconto: i fatti filtrati dagli
osservatori consentono così al lettore di riannodare la trama di
una navigazione durata sei anni e che non ha mai conosciuto
bonacce. Ci si ritrova così immersi in una grande avventura
collettiva in cui attorno al rettore gioca una squadra motivata,
vero strumento per il raggiungimento di traguardi non a caso
riconosciuti dall’ANVUR quando per la prima volta vengono
valutate le università italiane, collocando al primo posto quella      Ivo Rossi. Laureato in scienze politiche, è stato dirigente
di Padova su metà degli indicatori, mentre sui restanti si colloca     della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento
                                                                       per gli affari regionali e le autonomie. Sindaco di Pado-
fra la seconda e la terza posizione. Ma accanto al lavoro e ai
                                                                       va dal 2013 al 2014, Consigliere della Regione Veneto dal
molti risultati conseguiti, emerge un’università dalle solide radici   1990 al 2000, Assessore e vicesindaco di Padova con dele-
diramate nella città, divenuta quasi il suo campus naturale. Ed        ghe alla mobilità, all’urbanistica, alla Città metropolitana e
è proprio il rapporto con le istituzioni cittadine, fatto di leale     al verde pubblico dal 2004 al 2013.

7 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                               
Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
La città postpandemica.
Qualche riflessione

Giuseppe Zaccaria

D     esidero innanzitutto esprimere al Collegio degli
      Ingegneri di Padova la mia gratitudine per l’invi-
to a partecipare a questo incontro, occasionato dal
                                                              Verso una trasformazione radicale

                                                               Iniziavo la mia Introduzione nel libretto sopra citato con queste
bel saggio di Ivo Rossi “Appunti sul futuro di Padova
                                                              parole: “Il virus ha agito nei diversi Paesi come un pettine im-
ed il suo piano degli interventi”. Non essendo né un
                                                              pietoso, in modi differenziati in relazione alle diverse capacità
ingegnere, né un architetto o un urbanista, mi sono
                                                              di risposta, e ha evidenziato la necessità di misurarsi con una
chiesto perché fossi stato invitato; e l’unica risposta
                                                              serie di nodi e di problemi troppo a lungo colpevolmente tra-
che ho trovato sta nel fatto che nei primi mesi del
                                                              scurati; ma contemporaneamente esso ha operato come un forte
2020, nel corso della prima fase della pandemia, ho
                                                              acceleratore storico di processi sociali ed economici che oggi si
curato per la Padova University Press un libretto dal
                                                              ripresentano sotto il segno drammatico dell’urgenza e dell’incer-
titolo Dopo l’emergenza. Dieci tesi sull’era post-pan-
                                                              tezza”. Ad un anno di distanza, questa diagnosi mi pare ancora
demica, che oltre alla mia Introduzione (appunto le
                                                              corretta anche se non si sa - è onesto riconoscerlo - se quello
Dieci tesi) e Postfazione, conteneva 10 brevi scritti
                                                              che affermiamo sarà ancora sostenibile tra alcuni mesi, ma quel
di qualificati esperti interlocutori, tra cui Ivo Rossi e
                                                              che è certo è che la radicalità e l’ampiezza della pandemia han-
Paolo Giaretta, che anche oggi figurano tra i relato-
                                                              no determinato un punto di svolta tale da far precipitare l’inte-
ri del nostro incontro. Purtroppo, benché il libretto
                                                              ra scala dei valori occidentali e da pregiudicare le stesse idee
abbia avuto una certa fortuna, il titolo Dopo l’emer-
                                                              di cambiamento, di progresso, di innovazione, di città come le
genza non si è rivelato affatto profetico, nel senso,
                                                              avevamo prima di essa concepite e praticate. Tutti i nostri modi
come ben sappiamo, che la pandemia è ben lungi
                                                              di vivere e di agire hanno subito, e ancor più subiranno, una
dall’essere conclusa. Peraltro, dopo essere interve-
                                                              trasformazione radicale. In questo senso il virus ha funzionato
nuto “a caldo”, anche per l’emozione di un evento
                                                              come un reagente chimico, esaltando, accentuando e facendo
traumatico globale e radicale, nei mesi successivi ho
                                                              emergere i nostri vizi e i nostri limiti, in particolare la capaci-
preferito tacere, convinto come sono che al cospetto
                                                              tà dell’uomo di deteriorare in modo irrimediabile l’ambiente in
di una realtà così straniante occorra in primo luogo
                                                              cui vive e quindi di autodistruggersi. C’è poco da fare: se vo-
attivare una sorta di distacco, una presa di distanza,
                                                              gliamo assicurare all’umanità un futuro che non sia più segnato
indispensabile per tentare di cogliere il senso di ciò
                                                              da apocalissi come questa, dobbiamo radicalmente cambiare il
che sta accadendo.
                                                              nostro modello di sviluppo, lineare e progressivo, caratterizzato
Ma, se possibile, il fenomeno pandemia e la profon-
                                                              dalla credenza di poterci espandere illimitatamente, da un uso
dità delle ferite che ci ha inferto si sono presto rivelate
                                                              abnorme delle risorse naturali e della stessa atmosfera, un uso
ancor più sconvolgenti di quanto in origine si pensas-
                                                              abnorme che ha profondamente alterato gli equilibri del pianeta
se sia per il mondo intero, sia per il nostro Paese, sia
                                                              e ha scatenato in esso fenomeni mai fronteggiati in precedenza.
per la nostra vita individuale; e dal momento in cui
                                                              La formula dello sviluppo sostenibile, già delineato nella Laudato
abbiamo realizzato che il futuro dipende certo dai
                                                              Sì di papa Francesco, e purtroppo divenuta un termine scontato
nostri governanti, ma non dipende meno da ciascu-
                                                              e abitudinario, diventa invece non un’espressione retorica, ma
no di noi, occorre provare ad insistere sull’elemen-
                                                              una drammatica necessità. Uno sviluppo sostenibile non solo
to della speranza, che si alimenta con la creatività
                                                              ambientale, ma anche sociale, che riduca la forbice delle dise-
dell’analisi e dell’intelligenza politica, ma anche con
                                                              guaglianze e contenga le asimmetrie di opportunità, con tutte
il disinteresse della passione civica. Il contrario della
                                                              le implicazioni che questo ha nel lavoro e nelle imprese, nelle
speranza è non attendersi più nulla dal futuro. La
                                                              città, negli ambienti di vita, nella protezione dei deboli.
speranza non solo si radica biologicamente nel no-
                                                              Un concetto ed un valore ritornano assolutamente centrali,
stro istinto di vita, ma è anche movimento verso l’ol-
                                                              quello di eguaglianza. È fin troppo evidente infatti che gli effetti
tre. Questo è un tempo propizio per progettare, per
                                                              della crisi pandemica hanno introdotto impoverimento e nuove,
aprire nuove prospettive, per ripartire con soluzioni
                                                              clamorose diseguaglianze. Citiamone due soltanto. Gli anziani
creative e innovative. In una parola, come abbiamo
                                                              innanzitutto, decimati dal virus - come ha scritto efficacemente
appena detto, per tornare a sperare, a crescere, dopo
                                                              Giuseppe De Rita - nelle case di accoglienza, con un numero
il tempo della difesa e del tener duro.
                                                              di morti statisticamente impressionante, e divenuti metafora del-
Eccoci dunque al mio breve intervento, che articole-
                                                              lo “scarto”. Quando sentiamo qualche presidente di Regione e
rò in due parti, la prima relativa a qualche riflessio-
                                                              qualche sedicente esperto di vaccinazioni sostenere che occorre
ne sollecitata dal prolungarsi della crisi pandemica
                                                              dare assoluta priorità a chi è in grado di “produrre” e che i pa-
e dalla conseguente necessità sempre più impellente
                                                              zienti molto anziani “non sono indispensabili allo sforzo produt-
di proporre una visione per il dopo, la seconda rela-
                                                              tivo del Paese”, c’è davvero da rabbrividire, se solo si pensa che
tiva al contributo sul Piano degli Interventi di Padova
                                                              queste idee, più diffuse di quel che si pensi, colpiscono la dignità
pubblicato sulla rivista Galileo n.249.
                                                              e i diritti fondamentali delle persone anziane, che hanno il diritto
                                                              di essere considerate “persone” fino alla loro morte. Ma questa
                                                              mentalità è diffusa più ampiamente, se solo si considera che i

                                                                                                 8 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                                
Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
grandi anziani sono molto spesso consegnati alle case di acco-           di ripetere gli stessi errori del passato.
glienza da una logica dell’abbandono, diffusa anche in molte             Su di un’idea occorrerà lavorare nel postpandemia,
famiglie, che si cura di sostenerne economicamente il costo, ma          quella di ricomporre le separatezze e l’incomunicabi-
non si preoccupa del rapidissimo crollo psicologico dell’anzia-          lità delle diverse città che convivono in Padova (la città
no, sradicato dal suo consueto ambiente vitale.                          del commercio, la città degli studenti e dell’università,
Poi le donne. Già penalizzate prima del Covid, come anche i              la città del terziario e dei servizi, la città della sanità, la
giovani e i lavoratori precari, le donne rischiano di pagare un          città degli stranieri) con una visione complessiva che
prezzo ancor più pesante, sia sul piano delle condizioni di la-          tenga conto delle relazioni interpersonali, dei senti-
voro, sia per la presenza sempre più essenziale in famiglia, sia         menti, delle competenze, della solidarietà, che metta
per la didattica a distanza dei figli, che grava molto sulle loro        in campo fiducia. L’uomo ha bisogno della relazione.
spalle. Il rischio, anche dietro i magniloquenti slogan dello smart      In fondo non è da dimenticare la profetica intuizione
working, è quello di tornare ad un modello familiar-femminile            che già Albert Camus aveva fissato nei suoi Taccuini:
anni Cinquanta e di causare un’ulteriore, gravissima caduta del          “Ciò che mi sembra caratterizzare meglio questa epo-
numero delle nascite e del tasso di natalità.                            ca è la separazione. Tutti vennero separati dal resto del
                                                                         mondo, da coloro che amavano e dalle proprie abitu-
                                                                         dini. E in questa solitudine furono costretti, quelli che
Sul Piano degli Interventi di Padova                                     lo potevano, a meditare, gli altri a vivere come animali
                                                                         braccati”.
E veniamo alla seconda parte del mio intervento, quella relativa
                                                                         È fin troppo ovvio che al centro di questa strategia di
alla discussione del Piano degli Interventi di Padova, sul quale le
                                                                         uscita dalla crisi saranno l’aspetto sanitario e la tutela
indicazioni provenienti dai primi documenti che sono stati pro-
                                                                         della salute delle persone, che hanno mostrato tutta la
dotti peccano ancora di una certa genericità. Qui dovrò limitarmi
                                                                         loro vulnerabilità. La salute è sempre e comunque il
ad alcune osservazioni riguardanti da un lato il nuovo Ospedale e
                                                                         bene più prezioso, ma dalla pandemia è emerso anche
dall’altro il ruolo dell’università e dei suoi insediamenti nello svi-
                                                                         chiaramente il legame strettissimo tra istruzione, sanità
luppo della città. Lo scritto di Ivo è peraltro ricchissimo di spunti
                                                                         ed economia. Se solo pensiamo che negli anni Ottanta
e di stimoli anche nel ricordarci puntualmente la serie di tentativi
                                                                         del secolo scorso la Medical School di Harvard e quel-
istituzionali, purtroppo falliti, che nel corso di più di due decenni
                                                                         la dell’Università di Yale avevano chiuso i loro dipar-
sono stati effettuati per cercare di ragionare (con la Città Metropo-
                                                                         timenti di Malattie infettive, sostenendo che la guerra
litana, la Grande Padova, la Comunità metropolitana di Padova)
                                                                         contro le malattie infettive era ormai vinta, è evidente
in un’ottica larga di area vasta. Ma occorrerebbe un dibattito ap-
                                                                         il grande bagno di umiltà di cui tutti abbiamo biso-
posito e questa non ne è l’occasione.
                                                                         gno. In questa chiave il nuovo Ospedale di Padova,
Ha ragione Ivo nel sottolineare che l’impatto della pandemia ha
                                                                         sia in chiave assistenziale e di ricerca (dunque come
tracciato un solco ed uno spartiacque profondo tra un prima e un
                                                                         struttura d’eccellenza, tecnologicamente avanzata in
dopo, sollevando interrogativi cruciali sul futuro dei centri urba-
                                                                         grado di affrontare situazioni di alta specializzazione,
ni. A causa dell’enorme riduzione della presenza quotidiana nei
                                                                         di esplorare nuovi sentieri e di aprire nuove possibilità
centri urbani (didattica a distanza, smart working , svuotamento
                                                                         produttive), sia anche in chiave simbolica, è destina-
degli uffici) c’è una crisi profonda dello spazio pubblico, ma an-
                                                                         to a giocare un ruolo essenziale. Non possiamo certo
che la necessità di un ripensamento radicale degli spazi privati e
                                                                         dimenticare, almeno noi che in parte siamo stati pro-
dell’abitare e di ritrovare un equilibrio completamente nuovo tra
                                                                         tagonisti di questa vicenda, le defatiganti lentezze e in-
l’abitare privato e gli spazi condivisi. Ad esempio è probabile che
                                                                         certezze della politica e l’irresponsabile volontà di fare
svanisca, o che comunque si attenui la distinzione novecentesca
                                                                         tabula rasa di un lungo lavoro che era culminato nella
tra aree residenziali e aree per uffici: gli uffici non spariranno, ma
                                                                         sottoscrizione dell’Accordo di programma del luglio
si restringeranno (Financial Times, 19.03.2021). Le case cambie-
                                                                         2013 tra Regione, Comune, Provincia e Ateneo per la
ranno, più ecologiche, più ampie, con spazi verdi. In altre parole,
                                                                         localizzazione e la realizzazione del nuovo ospedale,
diventano improcrastinabili una riconversione degli edifici e un
                                                                         accordo poi stracciato dall’Amministrazione Bitonci.
cambiamento dello stile di vita delle città in una molteplicità di
                                                                         Abbiamo dovuto penosamente passare attraverso pro-
ambiti (urbanistico, di organizzazione dell’istruzione e del lavo-
                                                                         clami di adeguamento del vecchio polo ospedaliero di
ro, dei trasporti, del commercio, del tempo libero). Da come si
                                                                         via Giustiniani per approdare finalmente ad una scelta
realizzeranno la trasformazione urbana e la riprogettazione degli
                                                                         diversa, con una localizzazione sicuramente infelice,
spazi dipenderanno il nuovo ruolo che le città potranno assumere
                                                                         in un’area già intasata da attività commerciali, ma che
e la loro vitalità, in una parola come si organizzerà il rinnovato
                                                                         almeno consente, sia pure in una dimensione più ri-
modello di città che lasceremo alle prossime generazioni. La de-
                                                                         dotta, lo sviluppo in termini nuovi dell’assistenza, del-
materializzazione dei rapporti umani e delle relazioni interper-
                                                                         la formazione e della ricerca. Abbiamo la speranza, o
sonali potranno forse insidiare la rinnovata domanda di città che
                                                                         forse la presunzione, di confidare che tanto impegno e
l’esperienza di confinamento pandemico ha posto sul tavolo. Cer-
                                                                         tanta passione spesi nel passato non siano stati inutili,
to, le città possiedono la flessibilità necessaria per trasformazioni
                                                                         ma che abbiano contribuito a far maturare una nuova
anche radicali, e in questo senso le dimensioni di una città come
                                                                         consapevolezza. E tuttavia la riflessione su come verrà
Padova la rendono un laboratorio ideale per sperimentare nuove
                                                                         a configurarsi l’area di Padova Est manca ancora di
forme di cambiamento sociale e di riqualificazione urbana; ma la
                                                                         concretezza e di una visione complessiva, che leghi
sopravvivenza di vecchi modelli organizzativi rischia di pregiudi-
                                                                         insieme le varie funzioni che vi si insedieranno e che
carne in concreto la possibilità. Il “modello dell’alluvione”, quello
                                                                         coordini in un progetto unitario l’intera filiera della sa-
che attende che l’acqua rientri nell’alveo del fiume, limitandosi a
                                                                         nità, dall’assistenza alla ricerca, al biomedicale.
rinforzarne un po’ gli argini, ma poi continuando nel business as
usual”, è destinato al fallimento. Puntare tutto sul “tutto come pri-
ma” non è certo una buona idea: ci si esporrebbe alla possibilità

9 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                                 
Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
L’Università e la città                                     zare il volto di Padova, in un quadrante davvero strategico. Per
                                                            non dire del Giardino della Biodiversità, che ha vinto la difficile
E veniamo all’ultimo aspetto di questa seconda parte
                                                            sfida di riscrivere un sito storico prestigioso con un bene che
del mio intervento, non certo ultimo per rilevanza,
                                                            può essere trasmesso anche in futuro, o della progettazione del
quello del ruolo dell’università nelle trasformazioni
                                                            Complesso Beato Pellegrino, che ha contribuito a ridefinire il
della città. È fin troppo pleonastico sottolineare come
                                                            quadrante collocato tra la Stazione e il centro storico. Realizza-
l’Università di Padova, con 2000 docenti, altrettanti
                                                            zioni diverse, ma un’idea unitaria: quella del ruolo centrale della
tecnici amministrativi e 60.000 studenti, rappresenti
                                                            cultura e dei luoghi della scienza per la missione di Padova, una
il più grande centro di competenze intellettuali del
                                                            città che deve dare maggiore spazio alla creatività dei giovani.
Nord Est. Essa quindi incide profondamente sull’ur-
                                                            Non posso che augurarmi che questa prospettiva si mantenga
banistica, sull’architettura e sulla stessa economia di
                                                            anche nel futuro, nella consapevolezza che pur in una città po-
una città, che con l’intera cintura conta circa 300.000
                                                            licentrica e nella quale quartieri come l’Arcella richiedono giu-
abitanti. Così è sempre stato, negli otto secoli di sto-
                                                            stamente autosufficienza e riconoscimento, si deve mantenere
ria del rapporto università-città, così è ancor oggi,
                                                            fermo l’obiettivo dell’attrattività del centro storico; e mi doman-
quando siamo alla ricerca di una nuova socialità,
                                                            do a questo proposito se alcuni progetti che prevedono gran-
pur dopo l’esperienza spettrale di una città in gran
                                                            di insediamenti nell’area ovest della città, a ridosso del centro
parte priva di studenti e nella quale anche i giovani
                                                            storico, non sbaglino nel desertificare, spostando numeri ingenti
devono mantenere le distanze fisiche. Chiediamo-
                                                            di professori e di studenti, vie centralissime come via Cesarotti
ci, con tutta l’urgenza che la domanda implica, se
                                                            e via del Santo e alleggerendo sensibilmente la presenza nello
il prevedibile ridimensionamento della presenza fisi-
                                                            stesso Bo, pensando di destinare ad uffici gli spazi oggi occu-
ca degli studenti in città, coniugato con lo squilibrio
                                                            pati dalla didattica e dai dipartimenti. C’è un aspetto identitario
demografico causato dal tracollo delle nascite, non
                                                            e simbolico che abbandonare alcuni nostri insediamenti storici
possa indebolire una risorsa essenziale per il futu-
                                                            può comportare. Non vorrei che si ripetesse la vicenda di Fi-
ro di Padova che, senza la capacità di attrarre e di
                                                            renze, dove l’università ha spostato Giurisprudenza e Scienze
formare talenti, rischierebbe di rimanere fortemente
                                                            politiche in una zona periferica in edifici nei quali ha perso la
impoverita. Il rischio di Padova è di diventare una
                                                            consapevolezza del proprio passato, finendo per pentirsi della
città anziana, che pensa solo agli anziani. Quel che
                                                            scelta fatta. L’identità dei luoghi non è qualcosa di banale. Nel
è certo, comunque, è che ciò che conferisce vitali-
                                                            caso di Oxford, solo per fare un esempio, l’identità dei luoghi è
tà alla nostra Padova è l’istruzione e la vita cultura-
                                                            una delle armi più potenti di reputazione, di forza e di attrazio-
le, mortificate da un insegnamento a distanza non
                                                            ne, è un vero e proprio marchio.
sempre indispensabile e dalla chiusura degli spazi
                                                            È questo uno soltanto, ma non certo il meno rilevante, degli ele-
museali e per la musica ed il teatro. Il pericolo che
                                                            menti di quell’idea del rapporto università-città come sistema,
una situazione di forte sottodimensionamento della
                                                            che, se vuole mantenere la funzione strategica che ha avuto in
presenza di studenti in città per banali motivi di co-
                                                            passato, non tollera decisioni e scelte unilaterali ed esige co-
modità e di inerzia si cronicizzi, anche quando sarà
                                                            stante consapevolezza di quanto l’Ateneo possa costituire anche
superato il picco della pandemia, va assolutamente
                                                            nel futuro uno straordinario motore per offrire una direzione allo
scongiurato, anche con iniziative di attrazione della
                                                            sviluppo della città.•
presenza studentesca, che si può consolidare solo in
una città accogliente, dotata di servizi e vivace, che
abbia chiaro nella cultura il suo valore strategico. Se
gli studenti si iscrivono a Padova, è perché vogliono
vivere la città, una città dove si vive bene e si respira
l’aria della libera ricerca e del libero insegnamento.
Il mantenimento nel tempo di un modello di “univer-
sità a distanza” favorirebbe l’isolamento e l’omologa-
zione dei comportamenti e narcotizzerebbe la città,
impedendo il confronto e lo scambio. La vita della
nostra città è prima di tutto relazione, tessuto di rico-
noscimento etico e politico.
Nei miei sei anni di rettorato, sulla cui esperienza
ho scritto per Marsilio il volume Lasciare un’impron-
ta, l’Ateneo si è molto impegnato a rafforzare questo
elemento di identità che connota Padova e a portare
avanti delle realizzazioni che creassero poli edilizi
con una certa consistenza di dimensioni, in una logi-
ca cioè di razionalità dell’insediamento dell’Ateneo
nella città. Non solo: ma che tali poli fossero fedeli
all’esigenza che le progettazioni architettoniche ri-
spondessero a criteri di qualità estetica e sostanziale.
                                                            Giuseppe Zaccaria. Professore Emerito di Teoria Generale del Di-
Parlo del nuovo Dipartimento di Geoscienze in via           ritto nell’Università di Padova. Ha insegnato nelle Università di Sassari,
Gradenigo, del “Fiore di Botta”, immerso nel verde          Bocconi di Milano, Ferrara e Padova. Preside della Facoltà di Scienze
del parco d’Europa, della Casa dello Studente e del         Politiche dell’Università di Padova (1992-2001), dal 2009 al 2015 è
nuovo edificio per la Psicologia, al centro dell’area       Rettore dell’Università di Padova. È socio dell’Accademia dei Lincei e
di via Venezia e via del Pescarotto: edifici tutti che      laureato honoris causa nelle Università di Arad (Romania) e Alicante
credo abbiano contribuito a modificare e moderniz-          (Spagna). È Presidente dell’Ente Nazionale Francesco Petrarca.

                                                                                                 10 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                              
Discorrendo di Padova

Paolo Giaretta

L  a Rivista Galileo e il Collegio degli Ingegneri meritoriamen-
   te hanno promosso una riflessione sull’importante saggio di
Ivo Rossi “Appunti sul futuro di Padova ed il suo piano degli
                                                                        schio di un ulteriore ripiegamento individualistico e
                                                                        securitario, la città delle chiusure, di comunità recin-
                                                                        tate e protette, in cui almeno nel racconto dei media
interventi”. La redazione del Piano degli Interventi del Comune         sembra che la dimensione prevalente degli spazi ur-
di Padova al di là del suo significato giuridico/amministrativo         bani debba essere l’avventura della movida. Nel frat-
dovrebbe essere l’occasione di un discorso pubblico sul futuro          tempo la pervasività delle nuove tecnologie consente
della città di Padova. Pensiamo all’intensità del dibattito cittadi-    un controllo sociale del tutto nuovo: non solo teleca-
no che accompagnò quasi mezzo secolo fa l’adozione della Va-            mere e droni a sorvegliare la città, ma il big data ca-
riante generale al Piano Regolatore, eravamo nel 1975: l’Ordine         pace di conoscere tutto dei cittadini: abitudini, gusti,
degli Architetti dedicò un numero speciale della nuova rivista          spostamenti, stato di salute, ecc.
dell’Ordine, assumendo anche un ruolo di coordinamento per              Insieme tuttavia ci sarà una domanda crescente di cit-
la presentazione delle osservazioni. Il saggio di Rossi ci presenta     tà. L’esperienza del confinamento pandemico obbli-
una accurata rassegna degli strumenti in atto e prospettati per         ga ad un ripensamento della organizzazione spaziale
una gestione del territorio di area vasta, dall’aspirazione alla        e temporale della convivenza sociale. In sostanza è
Grande Padova tradotta nel Pati alla sovrastruttura barocca cre-        sopravvissuto nelle nostre città un modello organiz-
ata con le città metropolitane. Ci invita poi a riflettere su due       zativo erede della città manifatturiera del Novecento
aspetti cruciali:                                                       che vede una netta separazione tra le funzioni dell’a-
a. i cambiamenti che hanno subito e subiranno le città con la           bitare e del produrre, tra zone residenziali, produtti-
     stagione della pandemia;                                           ve, direzionali, con un sovraccarico di conseguenti
b. il ruolo che Padova è chiamata a svolgere, in un futuro che          spostamenti fisici. Si affaccia un modello possibile,
     può contemplare contradditori processi di ascesa e declino.        diverso, che richiede tuttavia capacità progettuale, ri-
                                                                        organizzazione degli spazi, relazioni sociali da rian-
                                                                        nodare. Conterà molto la qualità degli spazi pubblici,
Arriva la pandemia, lascia cambiata la città                            se saranno minori le occasioni di relazione sul luogo
Sul primo punto è evidente un cambiamento nell’uso degli spazi          del lavoro, ci sarà una domanda di relazione che do-
urbani, conseguente alle regole che si sono via via succedute.          vrà essere adeguatamente soddisfatta, cambierà an-
Una parte di questo cambiamento resterà, perché la pandemia             che l’organizzazione domestica, se una parte della
è stato un acceleratore di processi già in atto. Questo vale par-       casa deve anche essere destinata ad attività lavorative
ticolarmente per quegli usi legati alle funzioni terziarie, quelle      in remoto. Dovrebbe cambiare l’offerta abitativa, con
che più fortemente saranno rivoluzionate dall’espansione dello          il rischio della crescita di diseguaglianze abitative, tra
smart working. Da un lato si confermerà una sovrabbondanza              luoghi e dentro i luoghi abitativi. Crescerà la doman-
degli spazi fisici (il tanto direzionale invenduto), con una razio-     da di una ecologia della città, e vale in particolare per
nalizzazione e restrizione delle superfici necessarie, dall’altro vi    una città come Padova che per motivi geografici ha
sarà un ridimensionamento di parte delle attività connesse alla         una qualità dell’aria tra le peggiori. Gli investimenti
presenza di uffici, quali ristorazione, caffetteria, ecc. Che in par-   previdenti fatti sulla mobilità dolce (pedonabile, ci-
te si riconvertiranno in parte non troveranno più un mercato,           clabile, tram), a suo tempo accompagnati da proteste
con pesanti conseguenze anche sociali. L’espansione già in atto         imprevidenti, indicano la direzione giusta che va per-
dell’e-commerce ha avuto una forte impennata: nel 2020 vi è             seguita con continuità.
stata in Italia una crescita per le transazioni online del 15,4%,
con il 36,4% dei consumatori totali che ha acquistato da casa
                                                                        Una città di solitudini?
anche quei prodotti che solitamente prendeva fisicamente in ne-
gozio. È un rapido cambiamento di abitudini che resteranno e            Se la città non è fatta di pietre e torri ma di cittadini,
che pongono una enorme pressione sulla rete del piccolo com-            come ci insegnavano i saggi del passato, dovremmo
mercio: cambiare o sparire, con conseguente negativa desertifi-         anche chiederci chi siano oggi i cittadini, perché la
cazione di spazi urbani. Subirà conseguenze anche l’ipertro-            città dei cittadini è profondamente cambiata. Que-
fica presenza di grandi strutture di vendita, favorita da una           sto è un tema completamente rimosso dal dibattito
troppo generosa legislazione regionale, che ha portato ad               pubblico, eppure la demografia offre scenari inquie-
un dissennato consumo di suolo urbano.                                  tanti. Un quarto dei padovani ha più di 65 anni ma
Possiamo pensare alle conseguenze per la città fisica ma pensia-        gli ultraottantenni sono già il 10%. I giovani adulti,
mo anche alla città immateriale, fatta di sentimenti, di relazioni      quelli tra i 20 e i 39 anni sono solo il 21% dei re-
interpersonali, ecc. Se lo stress della pandemia ha fatto emergere      sidenti, e quasi un terzo di questi sono stranieri. In
valori positivi, quali sentimenti solidali, riconoscimento del va-      dieci anni questa classe di età è diminuita del 27%.
lore delle competenze, riscoperta di senso civico, dall’altro vi è      Il 45% delle famiglie padovane sono famiglie uniper-
stata anche una accumulazione di possibili rancori, di tentazioni       sonali: un single in attesa, un single per vocazione,
di disobbedienza civile, di un sentimento di insicurezza di fronte      tante vedovanze. Una città delle solitudini si affaccia
al rischio.                                                             con prepotenza, nella inconsapevolezza degli attori.
Dunque possibili conseguenze ambivalenti, da governare: il ri-          Il 10% delle famiglie è fatto da un solo genitore con un

11 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                                
figlio. Nell’ultimo anno 330 matrimoni e 5 unioni civili    Luoghi di declino e rinascita
(doveva essere una conquista sociale…) a fronte di
                                                            Qui deve esercitarsi una riflessione attenta. Le città possono
160 tra divorzi e separazioni. I bambini fino a 5 anni
                                                            crescere o declinare, in conseguenza di funzioni che possono
sono solo il 4,5% della popolazione, di questi quasi
                                                            assolvere a servizio di una area vasta. Ci sono anche i luoghi
un terzo stranieri. Una città con questa composizio-
                                                            della trasformazione che possono essere occasione di rilancio
ne demografica ha domande sociali diverse da quelle
                                                            o di declino, a seconda dell’impostazione che si riesce a dare.
già conosciute, domande che condizionerebbero an-
                                                            Il Piano degli Interventi può essere occasione di questa riflessio-
che la forma della città. Sono dati di una demografia
                                                            ne, anche se l’ambito solo comunale pone dei forti limiti. Al di
decadente che sono tuttavia in parte corretti dalla
                                                            là dell’assolvimento degli obblighi giuridico/amministrativi resta
presenza di coorti di studenti universitari, risorsa non
                                                            l’opportunità di chiamare la città ad una riflessione su sé stessa.
ancora sufficientemente percepita come valore per il
                                                            È presto per dare un giudizio sui primissimi documenti prodotti, vi è
futuro della città. Questione giovanile ridotta alla po-
                                                            sempre il rischio di una certa genericità prima di entrare nel meri-
litica degli spritz? Oppure risorsa da coltivare per un
                                                            to. Le indicazioni contenute sono del resto in linea con la carat-
investimento sul futuro?
                                                            terizzazione delle politiche amministrative perseguite: restrizio-
                                                            ne nel consumo del suolo, mobilità dolce, rigenerazione urbana,
Le giuste e necessarie ambizioni                            valorizzazione del verde ecc. Il problema è che, preso atto della
                                                            fine del comunismo, si possa passare al luogocomunismo. Bi-
Importanti sono le suggestioni offerte dal saggio di        sognerà vedere come si passa dai principi generali alla pratica
Ivo Rossi sul possibile ruolo di Padova. Ragioniamo         previsione di politica amministrativa. Ad esempio la suggestione
necessariamente sul ruolo di una città media collo-         di Padova città dei 15 minuti non è che sia proprio originale. È
cata nel reticolo delle città del Nord Est, se non nella    uno degli obiettivi fissati da Anne Hidalgo Sindaco di Parigi al
suggestione del pentagono offerto dalla Fondazione          suo secondo mandato, trasformare Parigi in una città verde dei
Nord Est, con riferimento alla vasta area nord orienta-     15 minuti, dove tutti i residenti possono raggiungere a piedi o in
le che include anche l’Emilia Romagna. Con gli occhi        biciletta tutti i servizi di cui hanno bisogno. Proposta ripresa da
rivolti all’Europa naturalmente, come è sempre stato        Beppe Sala come pezzo forte della sua campagna elettorale a
nella storia veneta, come richiede il sistema delle re-     Milano, poi possiamo arrivare a Padova, con una scala di gran-
lazioni produttive e culturali che danno significato e      dezza affatto diversa.
futuro al territorio veneto.                                Cito a titolo d’esempio alcuni luoghi da rigenerare: dal se e dal
Mi sto occupando di musica ed in occasione del              come avverrà la trasformazione dipenderà il ruolo della città,
250esimo anniversario del viaggio del giovane Mo-           perciò il benessere dei cittadini, la vitalità della comunità urba-
zart a Padova ho riletto una lettera in cui Gian Maria      na.
Ortes, erudito di una certa fama che accompagna la          C’è la seconda Padova dell’Arcella, segnata dalla rapida ricostru-
famiglia Mozart nel suo soggiorno veneziano, così           zione dopo i bombardamenti distruttivi della guerra mondiale,
raffigura la capacità attrattiva di Padova: “io non du-     soddisfacendo un impellente bisogno di abitazioni anche per i
biterei di preferir Padova ad ogni altra per la vicinanza   ceti medi e popolari, oggi con un forte insediamento di popola-
alla capitale e l’accesso e la comunicazione più facile     zione straniera, con fenomeni di degrado ma anche di potenzia-
per poche ore di viaggio per acqua che fa sì che vi         lità interessanti. In fondo potrebbe essere l’asse nord della città
si partecipino di quei comodi che d’altronde più ab-        che lega il Brenta al circuito delle acque interne. Boulevard per
bondano nella capitali che fuori di esse” e dopo aver       funzioni nobili o direttrice di impoverimento urbano? L’assessore
lodato la salubrità del clima così conclude “osservo        Andrea Colasio ha annunciato una operazione di rigenerazione
per pratica che ogni disgustato qui dalle irregolarità di   che coinvolgerebbe Piazza Azzurri d’Italia e gli stabili ex Coni
Venezia si ritira sempre a Padova e non mai a Treviso       ed ex Configliachi (di quanti ex è ricca Padova…) con la realiz-
a Vicenza o a Verona”. Siamo nel 1771 e, a parte i          zazione di strutture a valenza culturale (mediateca, museo del
disgustati e la salubrità del clima, è stato largamente     design, studentato). Potrebbe essere un generatore di funzioni
così almeno fino alla fine del Novecento. Poi nel giro di   ricche che darebbero una nuova centralità al quartiere. Decisivi
una sola generazione si sono appannate vocazioni            saranno gli orientamenti sulla riorganizzazione dell’area della
specifiche di Padova che la hanno qualificata nella         Stazione in conseguenza delle decisioni sull’Alta Velocità, o più
seconda metà del Novecento come centro di servizio          propriamente Alta capacità. Una occasione per trattare un tema
pressoché esclusivo in alcuni campi. Potrei citare la       delicato, una possibile sutura delle due città e un risanamento
finanza, che vedeva la presenza di tre primari istituti     delle aree di degrado, oppure una occasione persa se dovessero
di credito, equamente distribuiti tra finanza laica e fi-   prevalere le esigenze speculative con un ulteriore ampliamento
nanza cattolica, la Fiera, seconda fiera internazionale     di aree commerciali.
in Italia dopo Milano, un grande polo manifatturiero        C’è l’area di Padova Est, una delle porte di Padova, sfigurata da
con la Zona Industriale, la seconda in Veneto dopo          insediamenti commerciali, in parte ancora da attuare, caricata
Marghera, l’Università, per molto tempo coincidente         del peso e dall’opportunità del nuovo ospedale, con una zona
con il territorio comunale di Padova, prima dell’am-        industriale in declino, per la quale non basta la soppressione
pio decentramento delle sedi. In anni più recenti una       dell’ente giuridico che fin qui la ha governata. È un decimo della
vocazione nella logistica, che arricchiva con l’Inter-      superficie urbana di Padova. Anch’essa un’area di potenziali tra-
porto il polo preesistente costituito dai Magazzini         sformazioni positive ma anche di possibile degrado, un territorio
Generali e dal Mercato Ortofrutticolo, insieme ad un        strategico, che non può essere segnato da una sommatoria di
polo nazionale dell’informatica con la Cerved, poi          funzioni slegate da una visione complessiva.
Infocamere. Una parte di queste vocazioni ci sono           Infine interventi di ridefinizione d’uso di importanti settori del
ancora, altre si sono diluite, altre sono sparite.          centro storico. L’acquisizione al patrimonio comunale dell’area
                                                            della caserma Prandina e il progetto di utilizzo a fini universitari

                                                                                              12 • Galileo 251 • Marzo 2021
                                                              
della ex Caserma Piave costituiscono una importante occasione                non si è tuttora riusciti a concludere alcunché, dopo
di riqualificazione del centro, di cambiamento delle modalità                l’avventuroso concorso che ne prevedeva la realiz-
d’uso. Finora i progetti procedono in modo separato, né vi è                 zazione a Piazzale Boschetti e la successiva ottima
stata una valutazione approfondita del riuso del comparto via                ipotesi di una collocazione in Piazza Eremitani, con
del Santo – via Cesarotti. È una importante occasione di ridefini-           la realizzazione di una insula culturale integrata, tra
zione ed arricchimento delle funzioni del centro storico da con-             Musei Civici e Centro San Gaetano, anche questa
siderare in modo unitario, con la possibilità di un ampliamen-               non tradotta in realtà.
to delle zone pedonalizzate. Sotto questo profilo è esemplare                Non si può pensare alla città del futuro senza una
l’intervento di riconversione dell’ex Ospedale Geriatrico tra via            ambiziosa soluzione di questo nodo. Padova è una
Beato Pellegrino e via Vendramin, che ha costituito in aggiunta              città che attira sempre di più un turismo colto, attratto
agli spazi più propriamente universitari un complesso di corti               dai suoi luoghi monumentali e museali, ma sempre di
e di passaggi porticati aperto a tutti i cittadini, riqualificando il        più il turismo richiede esperienze plurime, che inclu-
contesto urbano.                                                             dono la qualità dell’ospitalità e una offerta culturale
                                                                             integrata, in cui teatro e musica sono complementi
                                                                             necessari.
La cultura motore necessario
Dobbiamo fare i conti con le profonde trasformazioni planeta-
                                                                             La Fiera rigenerata nel nome della cultura
rie che hanno segnato l’avvento del nuovo secolo (cambiamenti
anche traumatici nella geopolitica, shock finanziari che hanno               La Fiera come l’abbiamo conosciuta, motore per l’e-
sconvolto le economie occidentali, fino all’attuale pandemia) e              conomia e l’immagine internazionale della città, vive
che impattano anche sulla possibile missione di una città come               una crisi al di là del disastroso bilancio portato dalla
Padova. Che deve contare sulle sue risorse potenziali da far                 pandemia. È un quartiere che è il lascito di genera-
esprimere pienamente, all’interno di una visione condivisa tra               zioni di padovani. Basta ricordare che dopo i gra-
gli attori pubblici e privati e sentita come propria dai cittadini.          vissimi danneggiamenti subiti con i bombardamenti
Risorse evidenti: tutta la filiera sanitaria (ricerca, cura, biome-          della seconda guerra mondiale già nel 1946 la Fiera
dicale, ecc.), il ruolo plurimo dell’Università e le sue possibili           riprendeva la sua attività, tornando nel quartiere fie-
integrazioni a sostegno del sistema produttivo del Nord est, con             ristico riedificato già nel 1949, visitata dal presidente
la frontiera della ricerca applicata, la sua capacità di attrarre ta-        del Consiglio Alcide De Gasperi nel 1950 e dal pre-
lenti e di formarne di nuovi, ancora la logistica ed i servizi, il           sidente della Repubblica Luigi Einaudi l’anno dopo.
significato di una centralità da non perdere nel campo del digi-             Tanta era il ruolo che i gruppi dirigenti attribuivano al
tale…Funzioni che possono segnare positivamente processi di                  motore della Fiera.
trasformazione urbana.                                                       Si tratta di una area strategica alle soglie del centro
Segnalo il ruolo strategico della cultura. Asset fondamentale per            storico. Se è finita quella Fiera se ne prenda atto ma
una città che voglia appunto essere capace di offrire la buona               si rigeneri quell’area con funzioni pubbliche all’al-
vita, la vita sobria di cui ci ha parlato Alvise Cornaro insieme agli        tezza di quella eredità. Esiste ora un Centro Congres-
umanisti del Cinquecento, che reputavano Padova il luogo ove                 si; si è persa l’occasione di dare al complesso una
vi si rinviene la sapienza raccolta in una sola città come in una            maggiore flessibilità, per consentire anche l’ospitalità
casa, dove Pallade informi ad ogni arte.                                     di eventi musicali e teatrali. Esisterà ancora dopo la
Non sono mancati interventi positivi di arricchimento di luoghi              pandemia uno spazio reale per la congressualità di
della cultura: pensiamo al Giardino della biodiversità, che ha               grandi dimensioni? C’è una espansione dei quartieri
implementato la grande tradizione dell’Orto Botanico, al Museo               universitari, cosa in sé positiva, sperando sempre che
della Medicina, al rinnovato Museo di Geologia e Paleontologia               anche in questo caso la demografia non dia torto ad
a Palazzo Cavalli, al Museo dell’Insetto a Brusegana, cui possia-            ambiziosi progetti di crescita edilizia. Ora è stato pre-
mo aggiungere la decisiva restituzione ormai prossima del Ca-                sentato da parte di Geox un rendering per un possibi-
stello Carrarese interamente risanato ad una fruizione collettiva            le auditorium da 12.000 posti in Fiera, per la musica
come grande motore culturale (posso anche ricordare che tutte                pop. Servirebbe una maggiore riflessione però. Siamo
queste opere sono state finanziate con interventi ad hoc nelle               certi che portare alle soglie del centro storico un at-
diverse leggi finanziarie statali, grazie a interventi specifici di          trattore da 12.000 persone sia una scelta opportuna?
parlamentari padovani). È stata ora avanzata l’idea di un parco              Si è decentrato lo stadio trent’anni fa ora si riporta in
didattico per la scienza all’ex Macello.                                     centro un attrattore di pari dimensioni.
È rimasto tuttavia del tutto irrisolto il tema di luoghi per lo spettacolo   Si è parlato di un distretto per una soft city come pivot
dal vivo all’altezza delle ambizioni che deve avere una città come           di una generazione delle funzioni della città sull’asse
Padova. Una città dove nella seconda metà del 700 Giuseppe                   via Venezia/Stanga. La Camera di Commercio sotto
Tartini, un istriano fattosi padovano, fondava il violinismo mo-             la presidenza di Fernando Ziglio aveva molto puntato
derno, intitolando non a caso la sua scuola “Scuola delle nazio-             in questa direzione.
ni”, Padova scuola per le nazioni, come testimonia del resto la              Bisogna superare una visione frammentata. Il quar-
sua gloriosa Università, ospitale luogo per le nationes studente-            tiere fieristico non può diventare una sorta di spez-
sche.                                                                        zatino, in cui collocare funzioni in modo casuale.
Il Teatro Verdi è un lascito dei padovani dell’Ottocento. Impor-             Diamogli una caratteristica definita: un grande spa-
tanti interventi di restauro sono stati effettuati, ma la struttura è        zio per rafforzare le funzioni urbane nel campo della
quella di allora, con vincoli fisici, modestia degli spazi accesso-          cultura e dello spettacolo dal vivo in particolare con
ri, accessibilità complicata. Per l’Auditorium per la musica, in             il progetto ambizioso di un Nuovo Teatro, erede di
una città che ospita uno dei maggiori conservatori italiani e due            quell’idea di un Teatro Nuovo che i padovani seppe-
complessi musicali di primario livello e un pubblico generoso,               ro portare a compimento nel 1751. Ne ha parlato il

13 • Galileo 251 • Marzo 2021
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