" DI TUTTI I COLORI" - CON NOE' DAL DILUVIO ALL'ARCOBALENO - ACImola

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" DI TUTTI I COLORI" - CON NOE' DAL DILUVIO ALL'ARCOBALENO - ACImola
DIocesi di Imola                    Commissione Campi Anno 2014/2015

      “… DI TUTTI I COLORI”
             CON NOE’ DAL DILUVIO ALL’ARCOBALENO
" DI TUTTI I COLORI" - CON NOE' DAL DILUVIO ALL'ARCOBALENO - ACImola
PRESENTAZIONE: La Storia di Noè

Il presente campo sulla storia di Noè è stato pensato facendo alcune scelte di
interpretazione e di lettura del racconto biblico; non che sia l’unica possibilità, ma si
raccomanda di esserne consapevoli, per cogliere in profondità alcune decisioni che
si sono fatte. Ogni cambiamento quindi andrà fatto sulla base di altri criteri di
interpretazione, oppure non creando contraddizione con l’impianto interpretativo.
Dichiariamo anche che questa impostazione si discosta in parte da quella del
sussidio nazionale, per cui guida e mediazione non sono semplicemente
sovrapponibili.
I criteri che ci hanno guidato nella stesura di questa mediazione sono:
    1. Il legame con la creazione. La storia di Noè è strettamente legata alla
        creazione, e quindi ai primi capitoli della Genesi. In un certo senso la storia ci
        dice che Dio vuole rimanere fedele alla creazione che ha fatto, nonostante il
        peccato dell’uomo: sta qui il senso dell’alleanza, in cui Dio si impegna a
        custodire la creazione e l’uomo. Qui si vede il volto di Dio, buono ,
        misericordioso e salvatore.
    2. Il simbolo dell’acqua. L’acqua può essere simbolo di varie cose, nella bibbia,
        ed è importante tenerne conto. La scelta che abbiamo fatto è quella di
        guardare all’acqua come simbolo di morte. Perché? Perché nell’acqua non si
        respira, e quindi se siamo immersi nell’acqua, o, come capita nella storia di
        Noè, l’acqua ci invade, moriamo. In questo modo le conseguenze sono tre:
             Il ruolo dell’acqua nella creazione. Nel primo racconto della creazione
               (capitolo 1 di Genesi) all’inizio la terra era informe e deserta, e tutto era
               ricoperto dall’acqua: il caos è un luogo indistinto, pieno di tenebra e
               acqua, e quindi di morte. Dio interviene distinguendo e permettendo la
               vita: i primi tre giorni crea gli spazi, e cioè separa la luce dalle tenebre
               (primo giorno), le acque di sopra (si pensava che sopra il cielo ci fosse
               una grande cisterna d’acqua, che faceva sì che il cielo fosse blu; quando
               Dio voleva far piovere, apriva la cisterna e faceva uscire un po’ d’acqua,
               quello di cui c’era bisogno) da quelle di sotto, cioè il mare (secondo
               giorno), il mare dalla terraferma (terzo giorno). I successivi tre giorni
               Dio riempie quegli spazi: sole e luna (quarto giorno), pesci e uccelli
               (quinto giorno), animali e uomo (sesto giorno). In questo modo si vede
               che Dio crea mettendo al suo posto l’acqua, permettendo uno spazio
               abitabile per l’uomo.
             Il diluvio. Dopo il peccato di Adamo, e poi quello di Caino, l’uomo si
               perverte sempre più, e il peccato, che è ribellione alla volontà e alla
               parola di Dio, si dilata. Ecco allora il senso del diluvio: se la creazione sta
               in piedi per la parola di Dio (che crea uno spazio nell’acqua che pervade
               tutto), andare contro la parola di Dio significa far saltare tutto il
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progetto della creazione; ecco che allora il peccato è l’anticreazione, e
            segno di questo diventa il diluvio, che fa sì che l’acqua ritorni a ricoprire
            tutto il mondo. Il diluvio è il dilagare del peccato nel mondo, che crea
            morte e distruzione.
          Diluvio e Pasqua. In questo modo la storia di Noè anticipa la storia
            pasquale, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento. Il popolo degli
            ebrei infatti è chiamato a passare attraverso l’acqua del Mar Rosso, che
            salva gli ebrei e fa morire gli egiziani; nello stesso tempo Gesù, che si
            immerge nel peccato degli uomini con la sua morte di croce, ne esce
            risorgendo e instaurando la vita nuova (e il legno dell’arca è stato
            paragonato al legno della croce). Così il cristiano nel giorno del
            battesimo si immerge nella morte di Cristo per risorgere a vita nuova, e
            il peccato così viene sconfitto.
  3. Un Dio cattivo? Nella storia di Noè si legge più volte che Dio, vedendo l’uomo
     peccatore, si pente e vuole distruggere tutto. Come è possibile? Nella
     mentalità biblica, non è ammissibile che succeda qualcosa senza che Dio non
     lo faccia, altrimenti Dio non è potente, ma c’è qualcosa più forte di Dio. Ecco
     perché nel linguaggio biblico dell’Antico Testamento spesso Dio è causa non
     solo del bene, ma anche del male. Se il diluvio è il peccato che sconvolge la
     creazione, bisogna, nella mentalità biblica, che lo mandi il Signore, altrimenti il
     male è più forte di Dio. Ecco perché si dice che Dio vuole il diluvio. Leggendo
     con questo avvertimento, abbiamo dato importanza invece al fatto che Dio
     vuole salvare qualcuno dal diluvio. Altrimenti non si capisce perché Dio vuole
     distruggere tutto e salvare Noè allo stesso tempo!
  4. Noè. In questa prospettiva abbiamo accentuato il fatto che Noè trovi grazia
     presso Dio. La scelta di Dio di salvare Noè non è tanto perché Noè è bravo
     (anche se indubbiamente si dice che Noè osservava il comandamento di Dio),
     ma perché Dio è buono. Sottolineare la grazia invece che le opere fa sì che si
     possa custodire il primato dell’iniziativa di Dio; altrimenti sembra che ci si salvi
     da sé, che la salvezza sia dovuta, invece è sempre una grazia. E’ per questo
     motivo che abbiamo rimesso al centro il peccato di Noè dopo il diluvio, che la
     guida nazionale aveva saltato; in questo modo si sottolinea che Dio è
     misericordioso verso l’uomo peccatore.
  5. Fare due volte la stessa cosa. Nella bibbia per sottolineare che Dio vuole
     proprio quella cosa, fa vedere che la fa due volte (o più). La nuova alleanza
     dopo il diluvio allora è come una nuova creazione: Dio vuole proprio creare e
     rimanere fedele a questo uomo peccatore. La storia di Noè allora conferma il
     volere di Dio che ha creato il mondo con la sua parola, e cerca di portarla ad
     un avvenire di salvezza!

Buon lavoro!                                                           Don Walter
                                                                                       3
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Qualche suggerimento utile per fare sì che il Caposcuola divenga un’esperienza
bellissima per i ragazzi e per gli educatori!

Da “Uffa che bello” di Don Tonino Lasconi

Il CAMPOSCUOLA
Il Camposcuola è sempre un’occasione eccezionale. […] Per Vivere un Camposcuola
in modo che esso sia una sintesi di esperienze simbolo, possono
essere di aiuto i consigli scherzosamente dati qui di seguito. Proviamo prima
a riassumere in uno schema alcuni criteri essenziali.

   1. Partire sempre dai bisogni dei ragazzi, non dalle nostre esigenze o da quelle
      del programma. Questo comporta imparare ad ascoltare i ragazzi.
   2. Organizzare l’esperienza con la massima cura; avere chiaro il messaggio e
      scegliere i segni e i simboli più adeguati per trasmetterlo: prepararsi,
      prepararsi, prepararsi tutti il più possibile su tutto.

   3. Fare in modo che la nostra proposta sia davvero “vissuta” e non subita dai
      ragazzi. Ciò significa essere attenti che quello che proponiamo sia a misura di
      ragazzo.
   4. Finché è possibile, lasciare sempre qualche oggetto “simbolo” in mano ai
      ragazzi, capace di risvegliare l’esperienza fatta.

                           24 ORE PER UN SOGNO

Vivere 8 giorni con i ragazzi tutti per sé è il sogno di ogni buon educatore.
Questo sogno si può realizzare nel Camposcuola estivo. Ma i bei sogni costano cari.
Quanti educatori devono sacrificare le loro ferie litigando con genitori e dolci metà!
Come fare allora perché questo magnifico sogno venga coronato dal successo? Ci
vorrebbe veramente un libro… per ora ci limiteremo ad alcuni suggerimenti!
Siccome abbiamo paragonato il Camposcuola ad un bel sogno, scorriamo insieme le
ore in cui bisogna non dormire ma stare bene svegli… per sognare bene.

ORE ZERO: Preparazione contenutistica
Molto tempo prima gli educatori devono decidere il contenuto. Stabilito il tema, gli
educatori devono impegnarsi nella comprensione “contenutistica” del tema. Esso
deve essere posseduto, “mangiato”. L’educatore non è, né può essere, un liturgista,
biblista, teologo, però non potrà evitare argomenti che tocchino questi settori. Per

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evitare di raccontare ai ragazzi delle stupidaggini, non c’è altro rimedio che una
buona preparazione, ci vuole tempo, sapere il più possibile sull’argomento.
ORE 1: La Mediazione
“Sappiamo benissimo quale sia la storia dell’Arca. Potremmo partire ora!” E no, non
è così semplice. Se ci si ferma qui si rischierà di ripetere ai ragazzini le “fortissime”
conferenze che l’amico “esperto” ci ha somministrato su Noè. Il Camposcuola non
deve essere una serie di lezioni; il Camposcuola deve essere un’esperienza. Nasce qui
il bisogno della mediazione: come presenteremo questo contenuto ai ragazzi in
modo che per essi sia un’esperienza? Allora via alla ricerca dei “media” più graditi,
vicini ai ragazzi ed efficaci. Quindi adopereremo foto, video, proiettore, mimi,
animazioni teatrali, musica… I media per essere efficaci richiedono conoscenza,
pratica, accuratezza.

ORE 2: L’organizzazione
È il momento di prendere in mano gli 8 giorni per stendere il contenuto su di essi,
come la cioccolata sul pane. Soltanto così le giornate saranno equilibrate e piene.
C’è da stabilire chi sarà l’amministratore, per scongiurare il pericolo che tutti diano
ordini. Ci deve essere uno che in maniera democratica sia il punto di riferimento.
Altrimenti chi dirà fischi, chi dirà fiaschi e i ragazzi faranno il comodo loro. Ci saranno
poi i “buoni” che si faranno belli con i ragazzi addossando la colpa degli ordini
antipatici agli educatori “cattivi”. Una sottolineatura a parte merita l’organizzazione
dei giochi. Se partirete con l’idea che i ragazzi si arrangeranno con il pallone e le
ragazze a fare il tifo, allora… fate pure. Ma non sarà una grande idea.
Se invece siete convinti che il gioco dovrà essere un momento privilegiato,
eccezionale, per stare con i ragazzi, allora i giochi dovranno essere accuratamente
preparati prima.

ORE 3: Preparazione psicologica
Coloro che vengono al campo per la prima volta saranno stati informati dai loro
amici. Se voi non preparate il clima, troverete al campo dei delusi: la realtà è sempre
al disotto dei sogni. E anche i “veterani” cominceranno a frignare che “l’anno scorso
era meglio!”. Le novità faranno bene anche agli educatori che rischiano di partire
convinti che basterà ripetere tutto quello che è stato fatto negli anni precedenti.

ORE 4: L’invito
È importante preparare un invito scritto con l’idea centrale del campo. L’invito non
dovrà essere uno scialbo foglio ciclostilato ma una “cosina” geniale e personalizzata.
L’educatore farà bene a fare un giro nelle famiglie per parlare con i genitori. Per
molti genitori non è facile affidare a occhi chiusi il proprio figlio ad un’esperienza che
non conoscono. Altri genitori invece tendono a sbarcare il figlio per “respirare”
qualche giorno (per questi la visita a domicilio è doppiamente necessaria.
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ORE 5: L’arrivo
Finalmente arriviamo al campo. Ai ragazzi non sembrerà vero di essere fuori dalla
tutela dei genitori. Per questo, appena possibile, dovranno essere radunati in modo
che il responsabile del campo presenti loro i punti fondamentali dell’esperienza.
Poche leggi ma chiare: il rispetto dell’orario, il silenzio, l’attenzione al luogo, evitare
lo spreco nel mangiare, la pulizia del luogo e l’igiene personale, cercare di allargare il
cerchio delle amicizie… Per non dover rincorrere i ragazzi uno per uno ogni volta che
devono riunirsi, è opportuno trovare un sistema rumoroso e pratico.

ORE 6: La prima serata
La prima serata è un momento difficile. I ragazzi sono eccitati per la novità; molti
soffrono di nostalgia. Speriamo che gli educatori abbiano pensato ad organizzare un
intrattenimento che rassereni i ragazzi e li getti subito nel clima comunitario del
campo. Poi viene l’ora di andare a nanna e cominciano i guai. Non ci sarà verso di
farli dormire. Eppure bisogna riuscire a farli dormire il prima possibile: è urgente che
i ragazzi capiscano che per lavorare bene bisogna dormire. Ci sono educatori che
fanno resistenza a capire una cosa così semplice, anzi, credono di ottenere
popolarità contribuendo a far perdere sonno ai ragazzi… purtroppo in molti campi si
assiste a scene di stupidità e irresponsabilità. Se in un Camposcuola non si dorme
significa che non si lavora seriamente.

ORE 7: I servizi
Non bisogna cercare alberghi di prima categoria. È meglio un luogo semplice ma
pulito dove tutto sia affidato alle mani dei ragazzi: la pulizia dei bagni, delle camere,
dello spazio esterno, delle sale di riunione, del servizio a refettorio.
Il lavoro comune è una esperienza privilegiata. State pur sicuri che dopo 8 giorni i
ragazzi non ricordano un’acca delle vostre prediche; ciò che rimarrà in loro per anni
saranno i servizi, i giochi, le preghiere… i fatti.

ORE 8: Lo start
Fatti i servizi, la giornata comincia. Il modo migliore è iniziarla con una preghiera.
Non intendiamo la formuletta scaccia-sonno, ma una attività di gruppo che metta i
ragazzi di fronte ad una “Parola” ben scelta, ben preparata, ben presentata. Questa
“Parola” sarà continuamente ripresa durante il giorno e ne costituirà il perno. È
fondamentale quindi, che lo start non sia qualcosa di passivo, di noioso, ma attivo,
dinamico, penetrante.

ORE 9: Avviso agli educatori
Attenzione alla tentazione di fare gruppo a sé lasciando i ragazzi al loro destino. È
un’eventualità comunissima soprattutto dal secondo giorno in poi, quando la
stanchezza comincia ad affiorare.
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ORE 10: L’attività
Durante l’anno il tempo è tiranno ma qui al Camposcuola si possono inventare cose
folli. Perché accontentarsi dei bla bla bla...cioè di lezioni fredde e lontane?
Il Camposcuola non deve essere un indottrinamento intensivo ma
un’esperienza di vita.

ORE 11: Il gioco
Arriviamo così al gioco che è secondo noi il momento privilegiato per fare del
Camposcuola un’esperienza di vita. Diciamo subito che è una buonissima cosa far
digiuno di calcio, basket, pallavolo, calcio-balilla… Il gioco non deve essere
l’intervallo fra una lezione e l’altra, passato dai ragazzi a tirare calci o a fare la lotta;
dalle ragazze a imparare a truccarsi; dagli educatori a fare le moine, sotto l’ombra di
un albero alle educatrici. Il tempo del gioco deve essere un tempo organizzato come
la preghiera. Nel gioco infatti i ragazzi manifestano il proprio carattere senza freni, si
conoscono fra di loro e si fanno conoscere. Nell’inventare e preparare i giochi per i
ragazzi (…e per gli educatori) è bene ricordarsi di queste idee forza:

   1. Giochi che “tutti” possano fare.
   2. Giochi che liberino la fantasia e la creatività.
   3. Giochi non fissi e congelati ma continuamente rinnovati, adattati, modificati.
   4. Giochi fatti per vivacizzare i gruppi e i singoli.
   5. Giochi nei quali tutti i ragazzi devono essere protagonisti.
   6. Giochi che spronino anche i più timidi e paciocconi
   7. Giochi che sprigionino l’allegria e la gioia di stare insieme, costringendo a tirar
      fuori le capacità nascoste.
   8. Giochi che non richiedano attrezzature costose.
   9. Giochi che facciano sperimentare come il buon Dio ci ha fatto diversi e a
      distruggere la mania di modellarci sul primo della classe.
   10. Giochi che insegnino a vivere la vita come un gioco… giochi che si possono
      fare sempre.

E come si fa? Studio, ricerca, fantasia, creatività, preparazione. Un’ultima nota: il
gioco è “festa” quando non si gioca per vincere una medaglia. Però questo non
vuole dire che non si debba sapere chi ha vinto o chi ha perso: il premio sarà quello
di riuscire a vincere o perdere con onore.

ORE 12: Il pranzo
Soltanto tre urgenze.
1. Impedire subito e sempre comportamenti da osteria.
2. Evitare lo spreco. Gli occhi dei ragazzi sono più grandi del loro stomaco.

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3. Salvo in caso di malattia, evitare differenze di trattamento. Anche gli educatori
mangiano assolutamente come i ragazzi… quantità a parte.

ORE 13: Avviso per gli educatori
Come riuscire a fare un campo così “tirato” senza che sembri un gulag? Con
due mezzi:
1. Puntare sempre sulla convinzione e non sull’imposizione; sui ragionamenti e non
sulle urla.
2.Gli educatori non esigano mai dai ragazzi quello che essi stessi non compiono per
primi.
Se l’educatore ha preso un bel piatto di spaghetti, poi, dopo due forchettate lo
allontana schizzinosamente, come potrà esigere dai ragazzi di evitare lo spreco? Se
l’educatore si sdraia sul letto a leggere, come può pretendere che i ragazzi
puliscano? Se gli educatori di notte amano “preparare il campo”, ridendo e
scherzando con le educatrici, come potranno convincere i ragazzi a dormire?

ORE 14: Il dopo pranzo
Il dopo pranzo è un altro dei momenti difficili. La cosa più semplice è comandare:
“Adesso a riposare”; oppure “Coloro che hanno bisogno vanno a riposare e
dormono, gli altri non devono andare nelle camere”. Ciò non funzionerà. La
soluzione migliore è organizzare gruppi di interesse: se per ogni gruppo ci saranno
educatori disponibili non a controllare ma a partecipare, potrebbe funzionare. Di
questo momento si dovrà anche approfittare per preparare la serata. È questo il
momento della giornata in cui gli educatori dedicheranno una mezz’oretta a stare
insieme e a raccontarsi sulle cose da fare.

ORE 15: Gli educatori giovani
Nel Camposcuola ci sono sempre dei giovincelli che stanno a mezzo tra i ragazzi e gli
educatori. La cosa è buona perché gli educatori devono prepararsi una discendenza.
Bisogna però essere vigilanti su eventuali inconvenienti. Dato che i ragazzi non li
rispettano, i maschi possono essere tentati ad adoperare le mani, mentre le
signorine a fare combutta con le ragazze, criticando le educatrici più grandi e il
campo in generale.

ORE 16: Il termometro
I ragazzi sono portati a non riflettere su quello che fanno. Il Camposcuola è una
buona occasione per aiutarli ad imparare a fare “esame di coscienza”. Il problema è
quello di trovare una tecnica capace di farli esaminare giocando. Potrebbe andare
bene il termometro. Nel pomeriggio i gruppi si riuniscono. All’interno del gruppo
ogni ragazzo è invitato a valutare il proprio impegno nelle varie attività del campo
con un punteggio. Quando tutti i ragazzi si saranno espressi, saranno chiamati a fare
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una media dei loro punteggi per elaborare il punteggio del gruppo. In un momento
successivo i ragazzi diranno all’assemblea il loro punteggio per vedere insieme come
il Camposcuola sta proseguendo (si potrebbero presentare alcuni inconvenienti
dovuti all’egoismo; la sapienza dell’educatore sarà un antidoto sufficiente.

ORE 17: La monotonia
Le giornate del campo non devono essere tutte uguali. Bisogna variare all’interno
delle giornate, sia lavorando sulla diversità dei luoghi, sia con giornate diverse.

ORE 18: La liturgia penitenziale
Nell’economia del Camposcuola una bella liturgia penitenziale proprio ci vuole. Non
direi di collocarla alla fine del campo per chiedere perdono dei peccati commessi… è
molto meglio prevenirli che pentirsene! Va molto bene invece nei primissimi giorni,
per disporre gli animi. Il sacramento della riconciliazione inserito nella liturgia darà ai
ragazzi la forza di vivere nell’amore. Perché aspettare che gran parte del
Camposcuola sia trascorso per offrire ai ragazzi un salto di qualità? Senza poi
considerare che i ragazzi, non confessandosi molto spesso, non farebbero per gran
parte del campo la comunione!

ORE 19: Avviso agli educatori
Ci sono, dicono!, educatori che si confessano da Camposcuola a Camposcuola. Cosa
dire? Sbrighiamo la faccenda: “O sono superficiali o sono incoscienti!”. Anche agli
“educatori” che non sono caduti tanto in basso consigliamo di celebrare il
sacramento della riconciliazione all’inizio del campo, se proprio non hanno avuto la
possibilità di pensarci prima come preparazione spirituale ad esso.

ORE 20: La Messa
Senza pretendere di dettare soluzioni definitive, offriamo questi suggerimenti. Se la
Messa al campo sarà una ripetizione di una stanca Messa domenicale, allora
risulterà pesante. Ma se si approfitterà del Camposcuola, per fare un’educazione alla
Messa, allora va bene tutti i giorni. Se ci sarà un gruppo liturgico, se si impareranno
canti nuovi, se le varie parti della Messa saranno stagliate ad evidenziate se… Se, in
poche parole, la Messa sarà quello che dovrebbe essere sempre, allora per i ragazzi
sarà una scoperta ed un rifornimento spirituale. In calce: si spera che l’Assistente del
campo abbia partecipato a tutta la partecipazione del campo! Se per mancanza di
tempo non avesse potuto, gli educatori dovranno avere l’avvertenza di spiegargli i
contenuti e l’organizzazione. Altrimenti le messe o le celebrazioni cadranno come
meteore sul ritmo dei ragazzi.

Ore 21: La serata
Il tempo del campo è prezioso e bisogna sfruttarlo fino in fondo. Dopo cena è
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il tempo della serata, dell’intrattenimento festoso e giocoso. È fondamentale evitare
la sciatteria e la banalità. Sarà opportuno preparare, prima del campo, almeno i
canovacci di alcune serate. Tutto serve se preparato con cura evitando le lungaggini,
i tempi morti e facendo in modo che tutti siano il più possibile protagonista. Il gioco
notturno costituisce un’ottima alternativa: l’avventura piace. Ovviamente, se
occorre preparazione per una serata dentro una stanza, ce ne vorrà il doppio per un
bel gioco all’aperto e per di più al buio… Se il gioco sarà organizzato come si deve i
ragazzi ne parleranno per un bel pezzo…

ORE 22: Gli scherzi
Qualcuno a questo punto penserà che noi stiamo descrivendo un campo serio e
barboso. Niente di più falso. Crediamo di dover combattere con tutti i mezzi gli
scherzi cretini, che si accaniscono sempre contro i più deboli. Ma esiste uno scherzo
intelligente? Sì. È quello che, dopo un attimo di disappunto, diverte sia chi lo ha
organizzato, sia chi lo ha subito. La preoccupazione primaria dovrà esser quella di
non puntarli mai sui “deboli”, su quelli che sembrano fatti apposta per essere
sbeffeggiati, ma sui forti, su coloro che non se li aspettano e che hanno energie
sufficienti per reagire… e per controbattere.

ORE: 23 L’assemblea
È molto importante educare i ragazzi ad essere protagonisti, partecipanti e
corresponsabili. Suggeriamo perciò di organizzare l’assemblea generale
sull’andamento del Camposcuola. Non si dovrà mettere l’intero campo in
discussione tutto in una volta. Si dovrà procedere per blocchi: breve giro di pareri,
breve sintesi; quindi si riparte. L’altra cosa importante è che quello che i ragazzi
dicono, se è saggio e possibile, venga preso in seria considerazione, poi eseguito.
Quando qualcosa non può essere accolta, non si dovrà aver paura di spiegare il
perché del rifiuto.

ORE 24: Il falò
Un grande fuoco con i ragazzi in cerchio, qualche lacrima, canti, saluti, stanchezza.
Ormai avrete capito che dall’improvvisazione non fiorisce niente… Ci permettiamo
un altro suggerimento:

    non accanitevi con i ragazzi per far promettere loro che ormai verranno per
  sempre, che saranno fedelissimi alla vita di gruppo, che si impegneranno, che…
  lasciateli godere la fiamma che sale verso l’alto: l’uomo propone, Dio dispone.
                  Fate una bella preghiera e passate a lui la palla.

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PRIMO GIORNO
BRANO: Gen 5, 1-33.
BRANO N.T.: Lc 3, 23-38.
TEMA: La genealogia di Noè.
OBIETTIVO: Guardare alla propria storia come ad un evento di Salvezza;
conoscere la propria storia per capire ciò che Dio vuole da me.
ATTEGGIAMENTO: Ricordare e fare memoria.
OGGETTO: Registro dell’anagrafe/del Battesimo o album fotografico.

ESPERIENZA:
  • Regole (fatte dai ragazzi, con la guida degli educatori);
  • Rito dell’Eccomi (strutturato come l’atto di registrazione ad un convegno
     di scienziati);
  • Albero genealogico di ogni ragazzo, per sottolineare che la loro vita
     fa parte della storia della Salvezza (nel caso vi siano situazioni delicate,
     meglio sostituirlo con la linea del tempo);
  • Breve passeggiata per esplorare il luogo.

MOMENTO FORTE: Veglia alle stelle.

                             SECONDO GIORNO
BRANO: Gen 6, 8-12.
BRANO N.T.: Mt 1, 18-24.
TEMA: Noè trova Grazia (non è un uomo perfetto).
OBIETTIVO: Ricordare come Dio mi ha fatto grazia; riconoscere i doni di Dio e
la Sua presenza nella nostra vita.
ATTEGGIAMENTO: Accoglienza.
OGGETTO: Vetro pulito e vetro sporco.

ESPERIENZA: Presentare molte frasi, in vari modi (per esempio scritte
al contrario, recitate, proiettate...), in un unico ambiente. Mischiate a tali
frasi casuali ve ne saranno alcune provenienti dal brano del giorno, che i
ragazzi dovranno cercare e riconoscere in mezzo alla confusione di altre
frasi, che non c’entrano nulla. Infine riflettere tutti insieme su quanto sia
difficile orientarsi e mettersi in ascolto, in presenza di input così disparati,
e su quanto sia difficile riconoscere la voce di Dio nella nostra storia.

                                                                                   11
MOMENTO FORTE: Messa e Celebrazione Penitenziale, con possibilità
di Confessarsi.
                             TERZO GIORNO
BRANO: Gen 6, 13-22.
BRANO N.T.: Mc 5, 21-43.
TEMA: L’Arca.
OBIETTIVO: Avere Fede e andare controcorrente.
ATTEGGIAMENTO: Coraggio che parte dall’ascolto di Dio.
OGGETTO: Arca (vorremmo puntate l’accento sul fatto che l’Arca, come la
Croce, è fatta di legno e su come quel legno ci salvi).

ESPERIENZA:
   • Passeggiata;
   • Decorare un disegno dell’Arca con oggetti raccolti durante la
      passeggiata; prendersi poi un impegno per vivere bene il campo, da
      scrivere o disegnare o attaccare nei pezzi che andranno a formare l’Arca
      stessa, a simboleggiare la nostra disponibilità a spenderci attivamente
      per “costruire” un bel campo.
MOMENTO FORTE: Deserto nella pausa della passeggiata oppure itinerante (è
più complesso da gestire).

                            QUARTO GIORNO
BRANO: Gen 7, 17-24.
BRANO N.T.: Mt 14, 22-33.
TEMA: Il diluvio.
OBIETTIVO: Comprendere come la Salvezza passi attraverso la Croce e
superare le difficoltà grazie alla Fiducia in un progetto buono.
ATTEGGIAMENTO: Fede e fiducia.
OGGETTO: Bilancia a due bracci, per simboleggiare che o si è nella vita
(nella vita di Dio) o si è nella morte (nel peccato).

ESPERIENZA:
  • Giochi d’Acqua;
  • Incontro con testimoni (meglio se in carne ed ossa, altrimenti vanno
     benissimo storie di Santi e di Martiri) che hanno superato o affrontato
     esperienze negative, ponendo la loro speranza in Cristo; per i più piccoli

                                                                              12
proponiamo una storia, sempre sul tema dell’affidamento a Dio nelle
      difficoltà e della Speranza.

MOMENTO FORTE: Adorazione della Croce e Via Lucis.

                             QUINTO GIORNO
BRANO: Gen 8, 1-19.
BRANO N.T.: Mc 5,1-20.
TEMA: La nuova creazione.
OBIETTIVO: Sentirsi amati, riflettere su ciò che ci fa ritornare da Dio e scegliere
consapevolmente.
ATTEGGIAMENTO: Contemplazione.
OGGETTO: Ramoscello d’ulivo.

ESPERIENZA:
  • Affettività per le medie;
  • Per le elementari attività sulla natura, magari per imparare a conoscere il
     bosco, e per comprendere l’importanza di prenderci cura del creato che
     ci è stato affidato da Dio.

MOMENTO FORTE: Affettività.

                              SESTO GIORNO
BRANO: da Gen 8, 20 a 9, 17.
BRANO N.T.: Lc 22, 19-20.
TEMA: L’Alleanza.
OBIETTIVO: Imparare a fare dono di sè.
ATTEGGIAMENTO: Gratitudine.
OGGETTO: Arcobaleno.

ESPERIENZA:
  • I ragazzi ricevono una lettera da Dio, con la quale Egli si impegna in una
     nuova Alleanza con ciascuno di loro; a partire da ciò i ragazzi riscoprono
     la gratitudine nei confronti di un Dio che non ti lascia mai solo e che è
     sempre pronto al loro fianco. Ogni lettera sarà listata con un colore
     diverso dell’arcobaleno in modo che, durante la celebrazione, esse
                                                                                 13
possano essere disposte in modo tale da formare, per l’appunto,
    l’arcobaleno di fronte all’altare;
  • Ogni ragazzo è invitato a creare un proprio simbolo personale, che possa
    rappresentarlo.
MOMENTO FORTE: Messa.

                            SETTIMO GIORNO
BRANO: Gen 9, 18-21.
BRANO N.T.: Gv 8, 1-4.
TEMA: Il peccato di Noè (La Creazione ricomincia col peccato, ma Dio non
torna indietro nelle cose che ha fatto: è un Dio fedele).
OBIETTIVO: Sperimentare e riconoscere la fedeltà di Dio verso di noi.
ATTEGGIAMENTO: Pentimento.
OGGETTO: Bottiglia di vino e vesti.

ESPERIENZA:
  • Possibilità di Confessarsi per chi ancora non l’ha fatto;
  • Verifica del campo (per le elementari sarebbe bello associare ad ogni
     animale caricato sull’Arca un atteggiamento specifico, e, da lì, valutare
     come ogni ragazzo ha vissuto il campo);
  • Tempo per l’eventuale corrida o per preparare la festa.

MOMENTO FORTE: Confessioni

                            OTTAVO GIORNO
BRANO: Da Gen 9,28 a 10,32 (operare una selezione di passi).
BRANO N.T.: Mt 28, 16-20.
TEMA: La strada da percorrere.
OBIETTIVO: Mandato.
ATTEGGIAMENTO: Discernere e responsabilità verso gli altri e il creato.
OGGETTO: Foto e Laurea Amoris Causa.

ESPERIENZA: Messa col mandato, al termine della quale viene consegnata loro
la laurea amori causa, per significare che il viaggio intrapreso al campo non è
finito, ma appena cominciato.
MOMENTO FORTE: Messa e Saluti

                                                                                 14
ULTIMI AVVERTIMENTI

Prima di salutarvi, ci piace scrivere quelli che, secondo noi, sono alcuni
avvertimenti utili ed importanti per la buona riuscita di una campo:

   • Pensare tutto ciò che si fa con lo scopo di coinvolgere tutti i ragazzi, con
     particolare attenzione ai più timidi; valorizzare i carismi e le qualità di
     ogni ragazzo, non puntare sempre sui più simpatici;
   • Valorizzare anche i ragazzi più “problematici”: probabilmente ci vorrà
     molta pazienza, ma, al termine del campo, essi stessi potrebbero
     sorprendervi;
   • Ogni educatore -e, se riesce, anche l’assistente!- dovrebbe partecipare
     attivamente alla preparazione del campo;
   • Preparare il campo in modo meticoloso, non lasciando nulla al caso;
   • Capacità di lasciarsi stupire: il campo va sì preparato, ma anche noi
     educatori dobbiamo lasciarci guidare da ciò che accade e da ciò che
     accade, giorno dopo giorno, nel Camposcuola;
   • Credere in prima persona alle attività proposte, affinché i ragazzi, anche
     attraverso di noi, siano più facili da coinvolgere;
   • CONOSCERE i ragazzi che si portano al campo;
   • Avere anche noi un abbigliamento adeguato alla montagna, altrimenti
     rischiamo di non essere credibili.

Grazie a tutti,
Buon Campo scuola!!!!

              La CoCa: Don Walter, Giulia Bonfant, Anna Castellari, Giulia Conti,
                            Mauro Pinardi, Lorenzo Tubertini, Valentina Zardi.

                                                                               15
SCHEDA 1

                                                                           Le vie per giungere a Dio sono molte.
                                                                              Una passa attraverso la montagna.
                                                                          (Reinold Stecher, vescovo di Innsbruck)

                                            LA MONTAGNA
                                                                                             Di Angelo Visani

RIFLESSIONI MONTANARE
Fare i campi scuola in montagna è una “scelta educativa” perché nel progetto generale, l’ambiente ha
la sua parte ben definita.
Scegliere la montagna non vuol dire “rifiutare” il mare, la collina, la pianura, ecc., ma puntare su alcune
caratteristiche ambientali che facilitano la riflessione e la concentrazione. Non si tratta quindi di
trasferire lo “stile” abituale di gioco e di vita ma di concentrarsi su alcuni punti che la montagna porta
in sé. Proviamo a vederli insieme:

       la SOLIDARIETÀ: particolarmente nelle passeggiate /escursioni, uno aiuta l’altro l’altro/l’altra
        nei punti impegnativi e difficili - in montagna si saluta tutti - porto lo zaino dell’altro se è in
        difficoltà - ecc.;
       la CONDIVISIONE: si divide il cibo, il bere, ecc. - se serve anche gli indumenti - l’amicizia con
        tutti;
       la CONTEMPLAZIONE: fermarsi a “contemplare” il panorama, un fiore, un albero, un’aquila che
        vola in altro, … tutto questo avvicina a Dio. In una parola vedere Dio nella natura: «Alzo gli
        occhi verso i monti… il mio aiuto viene dal Signore…»;
       il SILENZIO: è nel silenzio che posso “ascoltare”, riflettere con me stesso, guardarmi dentro,
        non distrarmi e non distrarre gli altri. No telefonini e altre distrazioni!!!
       il CAMMINARE “lento e regolare”, senza fretta, ci dà l’occasione di cogliere i particolari, di
        ammirare, ascoltare, “coltivare le amicizia”, prendere appunti, ecc.;
       Se volete una parola sola per dire “montagna”, dite, vivete l’AMORE… per la montagna. Anzi
        l’AMORE per la vita e tutto ciò che offre = lo studio, il lavoro, i genitori, gli amici, la Chiesa, l’AC,
        … insomma tutto! Senza amore non c’è vita.

Concludo con un piccolo “detto alpino”: «TASI E                “santelle/tribuline” (così le chiamano in quelle zone) che
  TIRA» che tradotto vuol dire: «Fai silenzio e              sono piccole “cappelline” dedicate quasi esclusivamente alla
                                                              Madonna. Ne ho censite 19. In Romagna usiamo i pilastrini,
                 cammina!».
                                                             in Toscana ci sono le maestà. Sono tutte forme di devozione
  NB. Nella zona di Oltre il Colle - Bergamo lungo le
                                                                  e occasioni per una preghiera a Dio e alla Vergine.
     mulattiere/sentieri di montagna ci sono le

                                                                                                                   16
Commissione Campi anno 2014-2015

COME ANDARE IN MONTAGNA

Osservazioni generali
- Avere un rapporto di rispetto per la natura (flora e fauna)
- Ogni pianta è protetta, non solo le stelle alpine
- La montagna va affrontata con preparazione fisica e mentale, perché è educazione alla fatica, alla
solidarietà alla silenzio e all’ascolto, …
- Tener conto che in poche ore (4/5 si va da quota 0 (Imola è 46,94 metri slm, Lugo è 12 metri slm) ad
oltre 1000 metri. Quindi sono opportuni alcuni giorni di acclimatamento. È conveniente fare piccole
passeggiate di “ossigenazione”. Noi andiamo in una zona (oltre il Colle, prealpi Orobiche) che viene
considerata zona di bassa quota (200/3000metri) [da Enciclopedia della montagna].

Passeggiate/escursioni
 In montagna si cammina, non si corre - Si procede sempre in fila per 1 (uno) - Non si
lanciano/rotolano sassi MAI – si sta sempre INSIEME.
 Se il passaggio è difficoltoso ci si aiuta – il bastone (picozza) si tiene sempre dal lato della montagna,
mai a valle.
 Se c’è pericolo di fare rotolare sassi ci si muove a gruppi.
 In montagna non c’è una classifica per chi arriva primo, secondo, ecc. ma il gruppo/la cordata/la
spedizione… è arrivata!
 Le soste devono essere ritmate, cioè a tempo fisso (15’-20’- 30’, ecc) e se possibile in piedi. Tutti
devono arrivare e poter riposare.
 Passo lento e regolare, mantenendo la distanza fissa tra i vari componenti - non fare la
fisarmonica… l’ultimo si demoralizzerebbe.

Abbigliamento
 Pantaloni/pantaloncini per le ragazze, non portare gonne.
 È consigliabile sempre avere gli scarponcini da trekking (leggeri). Possono andar bene anche scarpe
da ginnastica con un po’ di fondo. Calzettoni/tubolari: il piede deve essere comodo e protetto.
 In passeggiata: zainetto personale con marsupio, giacca a vento leggera, pantaloni, maglioncino,
cappello, occhiali da sole, crema protettiva, borraccia. Ovviamente dipenda dove si va.

Alimentazione
 Se si sta fuori per qualche ora non è necessario nulla di particolare.
 Se si rimane fuori per la giornata: borraccia piena di acqua, succo di frutta, biscotti, cioccolato,
frutta, oltre ai panini che vengono forniti dalla casa.
 Non mangiare camminando, ma alla sosta centrale sulla vetta. Bere a piccoli sorsi dalla propria
borraccia che deve bastare per la giornata.

Pulizia
 I rifiuti prodotti vanno sempre raccolti e portati a valle nei cassonetti! Rispetta la natura; colui che
ama la montagna la tiene pulita.

Vipere
Possono essere sotto i sassi o muretti a secco, quindi prima di sedersi, battere con un bastone. In
genere nei sentieri fugge quando sente rumore.

                                                                                                         17
Commissione Campi anno 2014-2015

                                                 SCHEDA 2

        LA PREGHIERA CON I RAGAZZI AL CAMPOSCUOLA
                                                                      A cura di Don Matteo Casadio

La preghiera del mattino e della sera
Sarebbe bello che la preghiera del mattino fosse la prima cosa nella giornata, appena alzati. Questo ha
un significato simbolico importante: dopo la notte, all’inizio di un nuovo giorno, i primi gesti, le prime
parole, i primi pensieri sono dedicati al Signore.
La preghiera potrebbe essere molto semplice, simile alla quella che i ragazzi possono fare a casa. Si
potrebbe recitare il “Ti adoro” o un’invocazione allo Spirito o un breve salmo e poi il Padre Nostro…
Sono preghiere brevi e ricche, che la tradizione della Chiesa ci consegna e che facilmente si imparano a
memoria.

Allo stesso modo la preghiera della sera è il momento in cui consegniamo a Dio le ultime parole e con
esse tutta la giornata, perché tutto ciò che abbiamo fatto, buono o cattivo che sia, può trovare
significato solo in Lui. Per questo è bene dare gli avvisi primi della preghiera.

La preghiera potrebbe essere composta di un piccolo esame di coscienza, in cui ripenso brevemente
alla giornata, chiedo perdono per il male fatto, ringrazio il Signore per i doni ricevuti da Lui e gli offro
tutto.

Il brano biblico del Giorno
Si può affrontare il brano biblico del giorno, dedicando un tempo dopo la colazione oppure anche in
altri momenti della giornata. Lo si legge con calma e lo si commenta, riprendendo il filo dei giorni
precedenti in modo da tracciare a grandi linee la storia.
I ragazzi portano la loro Bibbia (o il Vangelo con gli Atti degli apostoli) da casa e con essa seguono tutti
i momenti in cui si attinge alle Sacre Scritture. Non diamo loro fogli con i brani, ma cerchiamo di
educarli/iniziarli all’uso della loro Bibbia, così che diventi un oggetto a loro familiare. Così sia anche per
noi educatori! Non deve destare preoccupazione il fatto che ci siano traduzioni diverse o il tempo che è
richiesto per prendere confidenza e per usare questo libro (non è fatica vana).

                                                                                                               18
Commissione Campi anno 2014-2015

Alla lettura e al commento del brano biblico seguono la drammatizzazione e la presentazione
dell’oggetto-simbolo. Entrambi possono richiamare l’attenzione dei bambini/ragazzi su alcuni aspetti
del brano che sono stati sottolineati e, nello stesso tempo, fare da ponte per il lancio di altre attività. Si
possono proporre anche in un altro momento della giornata, ma sempre dopo il contatto diretto con la
Scrittura.

L’Eucaristia e altri momenti forti
Non è bene fare ai ragazzi una proposta di preghiera troppo impegnativa. È vero che il campo è
un’esperienza straordinaria. È anche vero che non deve essere sopra le loro reali possibilità. Occorre
che preghiera e vita procedano sempre insieme, perché il rapporto col Signore non sia qualcosa di
astratto, fatto con la testa.
Curiamo questi momenti e viviamoli nel modo più semplice possibile, facendo attenzione al loro valore
spirituale reale e non ricercando un impatto emotivo sui bambini/ragazzi (approccio che normalmente
scegliamo). Sarà importante che questi momenti si integrino bene nella giornata, tra le altre cose. Per
questo sarà importante anche curare il gioco, il mangiare insieme, il camminare … affinché non
vengano vissuti con uno spirito diverso da quello della preghiera e della liturgia.

Per quanto riguarda l’Eucaristia, cuore della vita ecclesiale, ci sembra opportuno scegliere alcuni giorni
(non molti) in cui convocare tutti i bambini/ragazzi. Negli altri giorni ci potrebbe essere un momento
(ad esempio prima di cena) in cui il sacerdote con alcuni educatori si ritrova per la celebrazione della
Messa e ai bambini/ragazzi è lasciata la possibilità di aderire. Ai bambini/ragazzi fa bene sapere che,
comunque, l’Eucaristia viene celebrata e che qualcuno vi partecipa!

La celebrazione dell’Eucaristia dovrà essere curata, ma non trasformata in un’esperienza straordinaria.
Deve essere quella Messa che i bambini/ragazzi trovano anche a casa. È molto importante lasciare la
celebrazione nella sua semplicità e non mettere in ombra i segni della Liturgia con l’aggiunta di altri
segni superflui o talvolta anche in contraddizione con essa.

La preghiera degli educatori
È bene che gli educatori abbiano un momento di preghiera insieme, ad esempio la celebrazione delle
Lodi al mattino, quando i bambini/ragazzi sono ancora a dormire.
Per gli educatori è altrettanto importante anche trovare, durante il giorno, qualche piccolo momento
di preghiera personale, anche solo pochi minuti durante una pausa o mentre si cammina. È molto
faticoso – lo sappiamo – ma è necessario: dobbiamo imparare a riportare a Dio ogni cosa (bella o
brutta) che viviamo e vediamo nei nostri bambini/ragazzi. Questo è il compito primo di un educatore
ed è la cartina al tornasole dello spirito con cui si vive il campo, il quale non è nostro, bensì di Dio.
Quando si prega con i bambini/ragazzi, poi, si prega sul serio e non semplicemente si fa pregare. Non
è possibile educare alla preghiera se non pregando noi per primi.

                                                                                                           19
Commissione Campi anno 2014-2015

                                             SCHEDA 3

                                                            «Nel gioco si manifesta lo slancio vitale della
                                                          personalità che domanda di darsi e costituirsi,
                                                        l’intero mondo interiore del bambino con i suoi
                                                     bisogni, le sue tendenze, le sue idee e sentimenti…
                                                               mediante il gioco il bambino si muove e si
                                                                                                 compie».
                                                                           (Friedrich Fröbel, pedagogista)

                                           IL GIOCO
                                                                               Di Stefano Garbuglia

Quando si gioca lo scopo non sempre è quello di superare un avversario, si può giocare contro il
tempo per esempio, ma sempre l'obiettivo deve essere quello del divertimento; per farlo ogni
ragazzo deve mettere in campo le sue capacità, si deve relazionare con gli altri, deve rispettare
delle regole.

Nel preparare un gioco bisogna considerare diversi aspetti:

1 - Il gioco può essere dinamico o statico. Se il gioco è DINAMICO, sicuramente ci saranno ragazzi
che non vorranno giocare per un motivo o per un altro (rifugiandosi il più delle volte in pseudo
operazioni o distorsioni avute da pochi giorni); bisogna pensare ad un ruolo anche per loro.

2 - Considerare lo spazio che si ha a disposizione per svolgere il gioco è IMPORTANTISSIMO! Non
possiamo fare un gioco di corse o a tempo su un terreno in forte pendenza, con rocce o tronchi
sparsi qua e là (meno che mai nel gioco notturno).

3 - Attenzione particolare al gioco notturno. Considerare il fatto che qualche ragazzo può aver
paura del buio per traumi magari pregressi, quindi sarebbe meglio far girare i ragazzi almeno a
coppie ed evitare traumi (spaventi) che non hanno niente a che fare con il giocare puro e semplice.

4 - Un gioco può essere INDIVIDUALE o DI SQUADRA. Una semplice staffetta può sembrare solo un
gioco di squadra, ma è fatta da tante individualità; l'attenzione deve riguardare il tempo di attesa,
l'ideale sarebbe fare un percorso più corto ma da ripetere più volte tra tutti i componenti della
squadra, piuttosto che un percorso lunghissimo in cui i tempi di attesa dell'ultimo giocatore vanno
oltre il minuto (per fare un esempio - lo prendo dall'atletica leggera - meglio fare un 4x100 che una
4x400).

5 - Nei giochi all'interno bisogna considerare che la staticità a volte limita il divertimento, ma lo
può esaltare se ogni ragazzo può esprimersi in quello che sa fare meglio (ad esempio cantare,

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Commissione Campi anno 2014-2015

ballare, disegnare, recitare, mimare, cultura generale ecc.).

6 - Non esasperare la competizione tra le squadre. Se alla fine del campo non ricordano la
classifica delle squadre, avranno spostato l'attenzione alla bellezza dello stare insieme ed al
divertimento, quindi obiettivo centrato.

7 - Una cosa che fa molto piacere ai ragazzi è competere e provare a superare gli educatori, li fa
sentire molto uniti tra di loro, e se, anche solo una volta vincono i ragazzi (magari li facciamo
volontariamente vincere), questo aumenterà la loro autostima e compattezza. Provateci!

8 - Ultimo aspetto riguarda prevalentemente gli educatori. È bello e giusto partecipare ai giochi
insieme ai ragazzi, ma l'atteggiamento deve essere quello di far emergere le qualità dei ragazzi e
far sì che il loro impegno sia sempre massimo, per potersi divertire di più. In poche parole, ci
devono vedere come la figura di riferimento che li fa ragionare, divertire, tirar fuori la grinta e la
voglia di fare gruppo per provare a raggiungere un traguardo. Il nostro atteggiamento quindi deve
essere sempre molto sportivo, imparziale e obiettivo (non fazioso, cioè che conta solo la mia
squadra). NON VINCE UNA SOLA SQUADRA, MA VINCONO TUTTI. Ricordatevi che in tv i ragazzi
vedono solo esempi che esasperano il concetto di sport come gioco (soprattutto nei gesti). Se
certi gesti di scherno o derisione li facciamo anche noi educatori, come possiamo poi pretendere
che non li facciano loro?

                                                                  «Quando vedete un ragazzo che si
                                                                     apparta dal gioco, che rifiuta di
                                                                    giocare, preoccupatevi di lui; c’è
                                                                 qualcosa che non va, nel fisico o nel
                                                                      morale». (San Giovanni Bosco)

                                                                                                    21
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                                                 SCHEDA 4

                          LA RICERCA DELLA FELICITA'
                        SOGNI, AMICIZIE E AFFETTIVITA'

La felicità è il fine ultimo che cerchiamo e che ci guida nelle nostre scelte, più o meno consapevolmente.
Noi cerchiamo la felicità in tanti ambiti diversi, in tante situazioni della nostra vita, anche se non sempre
sappiamo COME poterla ottenere, e per questo motivo compiamo scelte che ci indirizzano verso una
felicità debole, una felicità che non è piena ed appagata. Il campo scuola è occasione privilegiata per
accompagnare i preadolescenti in questa ricerca, che ci porta in ultima istanza a riconoscere chi è Gesù, con
il suo invito a seguirlo ogni giorno, perché ci dona una Felicità e gioia piena!

Questa traccia pensata per i campi scuola propone di mettere al centro proprio il desiderio di felicità
percepito dai ragazzi, incentrandoci soprattutto su tre ambiti che ci sembrano particolarmente adatti all’età
e alle esperienze che vivono i ragazzi/e.
1)       Sogni & Felicità
2)       Amicizia & Felicità
3)       Affettività/sessualità e Felicità

                                           SOGNI & FELICITÀ
- Prendiamo sul serio i desideri e i sogni dei ragazzi/e, cerchiamo di farli emergere, non sminuiamoli se
ancora “immaturi” ma aiutiamoli a comprenderne il valore e successivamente a distinguere quelli veri da
quelli che non portano pienezza.

- Ai desideri sono spesso legate scelte da compiere e le conseguenti paure (di non farcela, di cambiare
rispetto al passato, di sbagliare su questo aspetto noi educatori dobbiamo affiancare i ragazzi/e. Ad
esempio, con i quattordicenni emerge con forza il tema della scuola superiore che si andrà ad affrontare.
Per questo motivo, in occasione della tradizionale visita dei Gvss/msacchini cogliamo l’occasione
(preparandola insieme prima della partenza) di non renderla solo una presentazione delle future attività
(liste d’istituto, incontri diocesani e nazionali, feste etc..) ma una vera occasione per mostrare ai
quattordicenni che, al ritorno a scuola, incontreranno altri ragazzi, poco più grandi di loro, che hanno
vissuto le stesse difficoltà e che proprio per questo sono pronti ad accoglierli nelle nuove scuole, non
lasciandoli soli di fronte ai cambiamenti di compagni, materie, città etc..

                                          AMICIZIA & FELICITÀ
Crescere nell’amicizia per camminare alla ricerca della felicità vera vuole dire imparare, sullo stile di Gesù a
donarsi nelle relazioni, con piccoli gesti concreti di ascolto, condivisione, attenzione. In particolare
suggeriamo, in un contesto in cui i predolescenti (e anche noi educatori d’altronde) esprimono sempre più
il loro bisogno di relazioni attraverso i social network, di recuperare soprattutto la differenza tra
CONDIVISIONE E CONSUMO nelle relazioni di amicizia, virtuali o reali che siano.

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                               AFFETTIVITÀ/SESSUALITÀ & FELICITÀ
FINALITÀ

-I ragazzi si confrontano con la consapevolezza di sé: cioè capiscono che prima di amare un’altra persona
devono amare se stessi e rispettarsi. Amare se stessi significa accettarsi con i propri talenti e i propri limiti,
non inseguire modelli irraggiungibili e distorti… ma anche, in questa fase evolutiva, iniziare a conoscersi
interiormente (se accompagnati da figure educative, possono incominciare a guardare in profondità i propri
desideri e paure affettive, e a orientarli verso la felicità piena);

-capiscono inoltre che “volere bene” vuol dire “volere il bene dell’altro”;

-si confrontano con la paura di non essere accettati o di essere giudicati, timore che, spesso, può portare ad
intraprendere comportamenti sbagliati (per esempio si possono invitare le ragazze più grandi a riflettere sul
PERCHE’ assumono certi atteggiamenti nella relazione a due, se cioè quello che fanno col fidanzato lo fanno
liberamente o per paura di perderlo o di non sembrare abbastanza innamorate…).

MODALITÀ

-        Per questa attività si consiglia vivamente di separare i ragazzi dalle ragazze e di affrontare in
maniera differenziata le domande. Inoltre Ogni gruppo educatori, valuti, a seconda della maturità, se
suddividersi ulteriormente in “SVEGLI” e “ADDORMENTATI”, perché le domande saranno diverse e non è
giusto che un ragazzo un po’ più indietro nello sviluppo sia catapultato in argomenti non ancora suoi, come
al tempo stesso non è giusto che un ragazzo/a sveglio non possa affrontare gli argomenti che gli premono
per non urtare la sensibilità dei più piccoli.
-        L’educatore inizia a parlare per primo per rompere il ghiaccio, cercando di incentivare la
partecipazione e l’interesse, mostrando però che l’argomento è importante per la loro vita e che va
affrontato seriamente.
-        Per rompere il ghiaccio ci possono essere tante modalità. Per esempio alle ragazze può essere utile
fare un disegno in cui devono rappresentare come si vedono OGGI; ai ragazzi invece si può proporre di fare
un collage con le immagini di riviste varie, in cui ognuno deve rappresentarsi per come si immagina tra 3/4
anni. Si può iniziare/concludere leggendo una poesia oppure un brano significativo che stimoli la
discussione.
-        Al di là delle modalità utilizzate, è importante che venga affrontato il tema
dell’affettività/sessualità: si aiuterà i ragazzi a capire che una vera felicità si ottiene imparando a vivere la
sessualità/affettività come un dono e non come un istinto e possesso (si consiglia di prepararsi leggendo la
prima parte delll’Enciclica “Deus Caritas Est” o altri brani tratti dai titoli presenti nella bibliografia)
-        Questa attività serve anche per far capire ai ragazzi/e che all’ACR si parla della loro vita e loro
possono portare tutte le esperienze/domande che stanno vivendo, anche più personali. Per questo non
bisogna spaventarsi e sviare le domande, anche quelle più provocatorie, ma affrontarle insieme. Ad
esempio:
        Pornografia
        Masturbazione
        I primi rapporti sessuali
        Le relazioni affettive virtuali e non, e l’utilizzo dei social network
        Le trasformazioni fisiche che avvengono in questa età
        Le prime relazioni affettive

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-       In questa attività, forse più delle altre, è chiamata in causa la responsabilità degli educatori: per
questo, se l’educatore non se la sente di rispondere a domande personali, è giusto che non lo faccia. Un
consiglio è confrontarsi su questi temi, con l’assistente e prima del campo, per arrivare preparati ma anche
con una linea educativa condivisa con il gruppo educatori e l’assistente.

-       È infine importante non limitarsi ad affrontare il tema dell’affettività nei momenti specificatamente
dedicati ad essa: di affettività si parla anche e soprattutto nelle camere e nelle chiacchiere durante i
momenti liberi, perché è proprio in quei frangenti che magari i ragazzi sono più inclini alle confidenze e al
confronto con gli educatori.

PER APPROFONDIRE (…trovate tutti i testi in Centro Diocesano, chiedendo a Sara Folli)

Per il cammino personale degli educatori:
- “E’ l’Amore…”, Romanzo di Luca Bortoli a cura del Settore Giovani AC

Per affrontare le tematiche con i ragazzi:
- L’amore spiega l’amore… il sacramento del matrimonio presentato ai ragazzi – AVE
- E ci credo! Storie giovani di vita e di fede oggi – C. Finocchietti, M. Iasevoli, V. Piccinonna
- Educare all’affettività, un percorso per tutta la vita – AVE
- Facciamo Movimento, la proposta del MSAC – A cura del Movimento Studenti e Settore GV

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