CHIESE RURALI "MADONNA DELLE GRAZIE" - n 59

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CHIESE RURALI "MADONNA DELLE GRAZIE" - n 59
n°59
    CHIESE RURALI
“MADONNA DELLE GRAZIE”

                                        CHIESA “MADONNA DELLE GRAZIE”

                         Nelle vicinanze della chiesa sono stati fatti importanti ritrovamenti
                         archeologici.
                         La chiesa è una costruzione rinascimentale della seconda metà del
                         Cinquecento che è sorta sui resti di una costruzione religiosa precedente.
                         L’edificazione della facciata terminò nel 1577, come indicato dalla data
                         posta sulla porta minore, La chiesa esternamente ha mantenuto i caratteri
                         puramente rinascimentali, facilmente riconoscibili dalla facciata principale
                         formata da conci regolari di pietra calcarea.
                         La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                         AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa
                         AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione della chiesa rurale
CHIESE RURALI "MADONNA DELLE GRAZIE" - n 59
CHIESE RURALI "MADONNA DELLE GRAZIE" - n 59
NOTE
                                       estratto da:
CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di
Rutigliano,
pp.151-158 - intervento di GIOVANNI IAFFALDANO, La chiesa della Madonna delle Grazie

Nella zona suburbana più ricca e fertile sorge la chiesa della Madonna delle
Grazie. L’area risulta ininterrottamente frequentata da tempo immemorabile tanto
che nelle vicinanze sono stati fatti importanti ritrovamenti archeologici. (…)
La chiesa è una costruzione rinascimentale della seconda metà del Cinquecento
che è sorta sui resti di una costruzione religiosa precedente. L’edificazione della
facciata terminò nel 1577, come indicato dalla data posta sulla porta minore,
mentre l’arredo attuale è il frutto della ristrutturazione settecentesca favorita dalla
grande ricchezza derivante dalle rendite della Masseria della Madonna delle
Grazie. (…)
Al secolo scorso risalgono opere di modificazioni come la sostituzione del solaio
di copertura con un sistema putrella – voltina e la realizzazione dell’attuale
pavimento, a seguito dell’architetto Gassi, il quale nel 1912 aveva previsto la
realizzazione, mai eseguita, di arcate per ogni campata, al secondo ordine
interno e sulla parete frontale alle spalle dell’altare maggiore.
La chiesa esternamente ha mantenuto i caratteri puramente rinascimentali,
facilmente riconoscibili dalla facciata principale formata da conci regolari di pietra
calcarea.
Il primo e più grande dei tre ordini sovrapposti di facciata, che ben rispecchiano
l’impianto ad unica navata della chiesa, è costituito da due coppie, con sezioni
diverse, di pilastri murali, sovrastate da trabeazione, con interposto il portale di
ingresso alla chiesa; il secondo invece è formato da due coppie di piccole
colonne scanalate, complete di piedistalli e capitelli compositi arricchiti da teste
umane, tra le quali trovano posto due nicchie, aventi la semicupola decorata con
elementi scultorei, e reggenti la cornice che si interrompe in corrispondenza del
rosone, mentre esili pilastrini (lesene) concludono la facciata che termina con
una cornice sovrastata sulla campata centrale, da un timpano, probabilmente di
epoca successiva.
La facciata laterale di sinistra, godibile per la sua interezza a differenza dell’altra
alla quale furono addossate altre costruzioni, è fatta quasi interamente da ricorsi
irregolari di conci sbozzati in pietra, (…) le uniche interruzioni in detta facciata
sono costituite dalla porta minore, ad oggi tamponata, e dalle due monofore,
corrispondenti alle campate interne e ornate rispettivamente da una testina
d’angelo e da una croce monogrammata.
L’impianto, costituito da un’unica navata, suddivisa in due campate a doppia
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arcata, fu fortemente modificato nel periodo barocco, presentandosi, ad oggi, con
le superfici laterali decorate con stucchi semplici conclusi da una cornice che
corre ininterrottamente sulle pareti laterali e su quella di ingresso e che
costituisce la separazione tra i due ordini interni.
La parete di fondo, priva di decorazioni in stucco, accoglie l’imponente altare
principale ligneo, datato attorno 1772, come riportato nella tela, e che, misurando
mt. 7,57 X 5,18, occupa una superficie complessiva di circa 80 mq. Due coppie
di colonne tortili con capitelli compositi, al di sopra del paliotto finemente
decorato con elementi floreali, reggono la trabeazione, sovrastata da un timpano
curvilineo con angeli seduti in adorazione interrotto da uno sfarzoso cartiglio
centrale.
Oltre all’altare principale, due altari in pietra di gusto rococò, oggetto di una
discutibile dipintura avvenuta negli anni negli anni ’60, arricchiscono con il loro
aggetto dalle pareti le seconde arcate laterali di entrambe le prime campate.
Il soffitto in perfetto stile barocco era costituito da un cassettonato ligneo ornato
da fregi intagliati e dorati mentre oggi è visibile la copertura in putrelle in ferro e
voltine, di recente consolidata e realizzata probabilmente insieme alla odierna
pavimentazione formata da marmette di cemento a tonalità di grigio degli anni
‘50/’60, e quasi sicuramente sovrapposta alla precedente pavimentazione, così
come evidenziato dalla diversa alzata, (più bassa) del primo scalino dell’altare
maggiore e di quelli laterali.
La decorazione barocca era completata dalle tele, che oltre a quella dell’altare
principale adornano la chiesa, come le opere dell’artista Domenico Carella da
Francavilla “Il martirio di Santo Stefano” e “San Marco Evangelista” (1767),
unica non ritrovata dopo il furto, collocate all’interno delle cornici con volute in
stucco sopra gli altari laterali, e gli otto dipinti raffiguranti “Le scene di Maria “ del
medesimo artista, poste in cornici modanate in stucco sulle pareti laterali, e che
ad oggi sono custodite presso la parrocchia matrice.
L’edificio è in discreto stato di conservazione dal punto di vista strutturale, in tal
senso si veda la ricucitura delle lesioni della muratura della facciata laterale
eseguita mediante anche l’inserimento di alcuni conci lapidei, mentre è in
condizioni più precarie per quanto attiene al degrado dell’apparato decorativo
(altare ligneo e tele) tanto che nel 1992 un’ordinanza del Sindaco a seguito del
distacco di intonaci dal soffitto, impose di provvedere d’urgenza ad una serie di
lavori (rimozione degli intonaci dal soffitto, protezioni da ulteriori infiltrazioni di
acque, ridipintura interna dell’apparato decorativo in stucco.
Intervento fondamentale, mai realizzato per mancanza di finanziamenti rimano il
consolidamento e il restauro del grande altare ligneo
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n°60
CHIESE RURALI
“SAN LORENZO”

                                     CHIESA “SAN LORENZO”

                A poca distanza dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, su una strada
                secondaria che conduce alla vicina Noicattaro, è situata la Chiesa di San
                Lorenzo, forse eretta già nel XVI secolo. Da diversi decenni abbandonata e
                completamente depredata, mostra la sua facciata principale riedificata nella
                seconda metà del XIX secolo su iniziativa del canonico Angelo Lauletta.
                La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto
                AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione delle partt. vincolate
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NOTE
                                       estratto da:
CARDASSI LORENZO, Rutigliano in rapporto agli avvenimenti più notevoli della
Provincia e del Regno – sua origine e vicende
pp. 317 -318

(…) questa è una bellissima Cappella rurale e anche antichissima.
In essa si venera una bella Statua in legno del Santo Titolare, San Lorenzo
martire (…)

                                   estratto da:
CAPOTORTO GIANNI, Puglia in tasca – 10, Rutigliano
p. 66

A poca distanza dalla Chiesa della Madonna delle Grazie, su una strada
secondaria che conduce alla vicina Noicattaro, è situata la Chiesa di San
Lorenzo, forse eretta già nel XVI secolo. Da diversi decenni abbandonata e
completamente depredata, mostra la sua facciata principale riedificata nella
seconda metà del XIX secolo su iniziativa del canonico Angelo Lauletta.
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n°61
CHIESE RURALI
“MATER DOMINI”

                                      CHIESA “MATER DOMINI”

                 Situata lungo la vecchia via per Casamassima, la chiesa è stata edificata
                 nel XVII secolo. Conserva una seicentesca tempera murale che raffigura la
                 Madonna col Bambino tra San Nicola di Bari e San Leonardo, racchiusa da
                 un altare ligneo del 1751.
                 La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                 AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale e particelle vincolate con Declaratoria
                 AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione della chiesa rurale
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NOTE
                                    estratto da:
CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di
Rutigliano,
 pp. 43 - intervento di FRANCESCO DICARLO, Rutigliano: storie di una Città e del suo
territorio

Ad un diffuso atteggiamento si sfiducia verso lo strumento del vincolo diretto è
corrisposta la tendenza da parte del Ministero, a non favorire l’apposizione di tali
vincoli, tant’è che solo nel 1995 viene emessa e sarà l’ultima la declaratoria per
tutelare le chiesa rurale della Mater Domini.

                                       estratto da:
CARDASSI LORENZO, Rutigliano in rapporto agli avvenimenti più notevoli della
Provincia e del Regno – sua origine e vicende
p. 318

Circa la fondazione di questa antichissima Cappella rurale ci è dato alcuno
storico documento; (…) l’antico quadro della Beata Vergine sotto il titolo di Mater
Domini è dipinto sullo stile di quello che rappresenta la Madonna delle Grazie.

                                   estratto da:
CAPOTORTO GIANNI, Puglia in tasca – 10, Rutigliano
p. 61

La chiesa della Mater Domini sorge sulla vecchia via per Casamassima, ed è
sempre stata oggetto di fervente devozione da parte degli abitanti di Rutigliano
che non hanno mai abbandonato questo luogo di culto. La chiesa è stata
edificata nel XVII secolo. Conserva una seicentesca tempera murale che
raffigura la Madonna col Bambino tra San Nicola di Bari e San Leonardo,
racchiusa da un altare ligneo del 1751.
n°62
CHIESE RURALI
“L’ANNUNZIATA”

                                       CHIESA “L’ANNUNZIATA”

                 In corrispondenza della biforcazione della Lama San Giorgio, su uno
                 sperone di roccia calcarea, sorge la Chiesa dell’Annunziata con dimensioni
                 ben proporzionate, strutture essenziali e semplicità dei materiali costruttivi.
                 Le ricerche sull’area dell’Annunziata hanno rilevato la presenza fin
                 dall’antichità di preesistenze, purtroppo oggi completamente distrutte. La
                 pianta originaria della chiesa ha pianta rettangolare a navata unica divisa in
                 tre campate. Su antichi documenti e sulla carta topografica del 1620, questo
                 luogo era denominato con il nome di Santa Maria del Castello,
                 La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                 AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto
                 AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione delle partt. vincolate
NOTE                                            L’aggiunta di un secondo corpo alla fabbrica principale è perfettamente
                                                                                    visibile dai prospetti laterali e ha sicuramente contribuito al degrado
                                  estratto da:                                      dell’originaria struttura, così come si può evincere dalle profonde fessure
CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di
                                                                                    presenti all’esterno e all’interno della chiesa. Il secondo corpo,
Rutigliano,
pp.179-186 - intervento di FRANCESCA FRASCOLLA, Chiesa dell’Annunziata, già         probabilmente risalente all’anno 1727, è a due livelli e in origine ospitava la
Santa Maria di Castello                                                             sacrestia al piano inferiore, la stanza dell’eremita che doveva occuparsi
                                                                                    della custodia della chiesa e il fienile al piano superiore. L’accesso a
                                                                                    queste stanze era assicurato dalla presenza di due ingressi, oggi murati,
Il territorio di Rutigliano, posto sui primi rialzi della Murgia barese,è solcato   posti a sud e a nord di questo corpo.
da due lame: Lama San Giorgio e Lama Giotta, che attraversandolo si                 Un crollo ha seriamente compromesso questa parte della fabbrica, anche
dirigono verso il mare. La prima attraversa l’agro di Rutigliano a sud del          se rimangono ancora visibili i resti della copertura ad una falda e il tavolato
suo abitato, dove si biforca in due rami: il Lamone e ancora più a monte, la        ligneo che costituiva il sottostante solaio.
Lama Diumo.                                                                         La pianta originaria della chiesa ha pianta rettangolare a navata unica
E’ proprio in corrispondenza di questa biforcazione che, su uno sperone di          divisa in tre campate: la prima e l’ultima sono coperte da una volta a botte
roccia calcarea, sorge la Chiesa dell’Annunziata con dimensioni ben                 con lunette su cui si aprono delle finestre strombate, mentre quella centrale
proporzionate, strutture essenziali e semplicità dei materiali costruttivi.         è coperta a vela con lanterna centrale, purtroppo oggi resa cieca.
Le ricerche sull’area dell’Annunziata hanno quindi rilevato la presenza fin         Il portale principale, sormontato da un timpano spezzato accoglieva, prima
dall’antichità di preesistenze, purtroppo oggi completamente distrutte. (…)         di essere trafugato nel 1986, il singolare stemma prelatizio dell’Abate
 La breve altura, determinata dall’erosione delle due lame alla loro                Innico Martino Caracciolo.
confluenza era infatti circondata da un muro a secco. La struttura aveva            Le ripartizioni laterali della fabbrica, arricchite da paraste aggettanti,
nella parte più alta del pianoro uno spessore ridotto, ma man mano che              inquadravano gli altari laterali in pietra, sovrastati da immagini sacre, così
scendeva, diveniva sempre più imponente fino ad assumere le                         come per l’altare centrale.
caratteristiche di una muraglia con evidenti funzioni difensive. Questo luogo       Affacciandosi all’interno della chiesa la visione odierna non è minimamente
fortificato, più o meno naturalmente, era quindi un “castellum” diminutivo          paragonabile a quella che doveva essere in origine. (…)
di castrum. Su antichi documenti e sulla carta topografica del 1620, questo         Le efflorescenze e le erbe infestanti coprono gran parte della muratura.
luogo era infatti presente con il nome di Santa Maria del Castello, in luogo        All’interno la quasi totale mancanza di infissi, oltre a quella di
dell’odierno toponimo.                                                              impermeabilizzazione, ha gravemente compromesso la struttura.
Di rilevante importanza per la ricostruzione della storia della Chiesa della        Lo stato di abbandono della chiesa ne peggiora la situazione; essa
SS. Annunziata è, inoltre, la menzione di questo luogo in uno dei                   necessita infatti di immediati interventi di restauro che possano renderne
documenti più antichi della chiesa, la Platea, redatta nel 1576. (…)                nuovamente fruibile la straordinaria bellezza restituendola alla collettività.
Successivamente in uno scritto che documento la Santa Visita avvenuta
nel 1630 del vescovo Martinelli si afferma che la chiesa versava in uno
stato di totale abbandono e ne veniva ordinata l’immediata riparazione. (…)
La storia della chiesa è sempre stata caratterizzata da un continuo e d
inarrestabile degrado strutturale.
La facciata cuspidata della chiesa è costituita nella parte inferiore, fin quasi
a metà, da un bugnato di pietra a filari regolari, mentre la restante parte
come si evince dall’osservazione diretta in origine doveva essere del tutto
intonacata.
Sui prospetti laterali è oggi possibile leggere la tessitura muraria dei
paramenti, composta da filari di pietra sbozzata, regolarizzati da filari di
chiancarelle e malta.
n°63
      CHIESE RURALI
“SANTA MARIA DEL PALAZZO”

                                         CHIESA “SANTA MARIA DEL PALAZZO”

                            Il Convento di Madonna del Palazzo venne costruito in più fasi a partire dal
                            1630 quando al suo posto vi era una piccola struttura sacra composta
                            probabilmente da una cappella dedicata alla Vergine.
                            La chiesa conventuale ha il suo asse longitudinale orientato in direzione est-
                            ovest, con ingresso ad ovest. Esternamente la struttura presenta una facciata
                            in pietra a conci finemente lavorati. Internamente la copertura a capanna, con
                            capriata lignea, della struttura pone in risalto la semplicità distributiva.
                            La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                            AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto
                            AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione delle partt. vincolate
NOTE                                             l’ingresso rivolto ad ovest; l’abside a est; il chiostro in posizione baricentrica; il
                                                                                     refettorio e la canova ad oriente.
                                   estratto da:                                      La chiesa conventuale ha il suo asse longitudinale orientato in direzione est-
CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di         ovest, con ingresso ad ovest. Esternamente la struttura presenta una facciata
Rutigliano,                                                                          in pietra a conci finemente lavorati, mentre le murature laterali presentano
pp.167-178 - intervento di GIUSEPPE GIANNINI, Madonna del Palazzo                    un’apparecchiatura più grossolana realizzata in pietra a conci molto irregolari
                                                                                     frammisti a intonaco. La facciata principale era scialbata con motivi policromi
Il Convento di Madonna del Palazzo venne costruito in più fasi a partire dal         simulanti le pariture architettoniche di primo ordine (finte paraste nei cantonali)
1630 quando al suo posto vi era una piccola struttura sacra composta                 che ne risaltano i fondi, le nicchie e le due finte finestre.
probabilmente da una cappella dedicata alla Vergine.                                 La facciata mantiene una leggibilità diretta verso quella che è l’organizzazione
E’ probabile che all’interno della chiesa fosse custodita la icona su tavola         interna della struttura. Infatti ritroviamo un solo ingresso in asse, con timpano
della Vergine, poi trasferita all’interno del tabernacolo dell’altare principale     interrotto volutamente perché racchiudesse lo stemma dell’Ordine
della chiesa conventuale.                                                            francescano, attualmente asportato, sormontato da un rosone, con ghiera
A seguito di una “santa visita” occorsa nel 1630 (…) la cappella ed                  scolpita in pietra, con sovrastante finestra in prossimità del sottotetto.
ambienti annessi costituita da almeno due camere venne ampliata in                   La stessa copertura a capanna, con capriata lignea, della struttura pone in
direzione della strada. (…)                                                          risalto la semplicità distributiva interna. In facciata però sono presenti anche
I due ambienti posti lungo il corridoio che conduce alla sagrestia, coperti          quadrangolari all’altezza dei matronei interni e nicchie semicircolari dalle
con volte a padiglione, due piccole finestre oggi prospicienti il corridoio          forme più slanciate, poste all’altezza del rosone, che con la loro appena
stesso recano le tracce delle inferriate rimosse: un tempo quei due vani             accennata profondità accentuano la passività globale della facciata.
affacciavano direttamente all’esterno. Ciò dimostra inconfutabilmente che
le due dette camere erano isolate, quindi precedenti alla costruzione del
convento. Il muro del corridoio non sarebbe che l’allungamento delle due
camere stimato in ml. 2,63 ordinato dal vescovo Martinelli nel 1630. Nel
1634 Giovanni Felice De Ponti di Napoli donò alla chiesa due vignali di
terreno lungo la strada di Turi. Pochi mesi dopo, sotto la cura e il lavoro di
P. Lorenzo da Rutigliano venne avviata la costruzione del Convento.
La recente istituzione della Famiglia Osservante ha bisogno di nuovi loci.
Pertanto, in alcuni casi si ricorre al riadattamento di edifici già esistenti, in
altri casi a nuove edificazioni. Il progetto di trasformazione dei loci ereditati,
prevedeva l’aumento del numero di celle, (ai dormitori comuni si
sostituivano le celle) ma conservava il carattere di assoluta semplicità. In
alcuni casi essi venivano resi più solidi rispetto ai precedenti mediante la
costruzione di volte in muratura lungo semplici tettoie. I loci di nuova
edificazione, invece, mostrano un chiara libertà progettuale.
Il Convento di Madonna del Palazzo costituisce uno dei primi conventi
dell’Osservanza nato ex novo e giunto ai nostri tempi con la sua
stratificazione storica, integra e perfettamente leggibile.
II primitivo convento era costituito dalla chiesa, dal refettorio, dal chiostro,
cucina, canova, dalle officine, e dalle stalle. Al primo piano erano situate
poche celle prevalentemente prospicienti il chiostro.
Quasi tutti gli ambienti, chiesa compresa, erano coperti da tetti in legno,
segno di provvisorietà e caducità.
Il primitivo complesso conventuale di Madonna del Palazzo (1634) mostra i
principi generali del tipo architettonico conventuale: la chiesa con il fianco a
nord per proteggere la zona residenziale dal freddo e
Fino al 1659 la struttura mantiene questa semplice impostazione a                   Nel 1830 vennero eseguiti alcuni lavori nel lato a mezzogiorno, che consistettero
navata unica direttamente illuminata dal rosone e da finestre laterali, con         nella costruzione di un intero vano a botte lungo quanto tutto il prospetto sud.
il core coperto da volte a botte.                                                   Tale vano a botte poggiava sul muro seicentesco da un lato e su pilastri e
La metà del XVII secolo fu un periodo floridissimo per la storia del                arcate dall’altro. Nei pilastri dell’ala sud, di circa un metro quadrato di base,
complesso religioso. Il convento di Madonna del Palazzo, prima del 1659,            sono visibili delle lesioni di schiacciamento.
era dotato di dodici celle. Gli interventi della metà del seicento ne aumentò       In seguito alla legge Rattazzi del 1866 (soppressione degli ordini conventuali)
il numero delle celle che passò a ventiquattro. In quegli anni, l’intero            i frati dovettero abbandonare il convento di Madonna del Palazzo.
complesso venne reso più solido e perse quasi totalmente il precedente              Dopo essere stato incamerato nel Regio Demanio, il convento venne
carattere di precarietà francescana pur rimanendo essenziale nelle linee e          riacquistato nel 1889 dall’Ente Ecclesiastico Provinciale di Foggia.
nelle forme architettoniche.
Le modifiche riguardarono la chiesa la quale, pur non perdendo le
caratteristiche della chiesa a fienile , venne dotata di cappelle laterali
ottenute a seguito della costruzione della volta a botte su pilastri.
L’allargamento dei muri è stimato in quattro palmi napoletani. Esso viene
prodotto interamente dalla parte interna della navata. Pertanto la larghezza
si riduce di circa due metri ma la realizzazione di archi trasversali poggianti
su pilastri, permette la realizzazione di cappelle laterali. Al di sopra degli
archi delle cappelle, al livello della trabeazione che funge da parapetto,
vengono svuotati rinfianchi permettendo la realizzazione di pseudo-
matronei o più semplicemente di camminamenti laterali. (…)
I nuovi muri interni, precisamente quello sinistro della chiesa, occludono
due finestre che rimangono ancora oggi visibili all’esterno, il che
rappresenta un chiaro indizio della trasformazione avvenuta nel seicento.
Sempre negli stessi anni, venne costruita la volta in tufo di tipo leccese a
spigoli al di sopra del coro. Ciò comporta una modificazione dei percorsi
interni. Si tratta di una struttura realizzata interamente in tufo, materiale che
permette una lavorazione relativamente agile, con una geometria di volta
derivante dalla volta a vela.
Due volte a botte ogivali identiche a doppio centro di curvatura, ortogonali
tra loro, determinano una volta a crociera nello spazio interno ai loro punti
di intersezione. La geometria si completa con una volta a crociera che
penetra in una volta a vela maggiore, che scompone ogni costola di
crociera in altre due che dipartono dallo spigolo e, anziché dirigersi nel
baricentro della volta, curvano verso l’alto creando delle unghie di botte.
Tale accorgimento viene definito in gergo reguglio o sovrassesto.
Durante il XVIII secolo il dinamismo economico di Rutigliano, dovuto alla
importante Fiera di San Giacomo, influenzò la vita conventuale. Vennero
edificate al piano terra le stalle e la neviera, al piano di sopra grandi stanze
sul lato di ponente del convento, in posizione ideale per sostare con i
cavalli e approntare delle prime esposizioni per i forestieri.
Questa nuova vigoria economica portò ad una nuova fase culminata con gli
affreschi del chiostro raffiguranti la vita di S. Francesco e di S. Domenico e
del Refettorio anch’esso affrescato con un elegante dipinto raffigurante
l’ultima cena.
n°64
    CHIESE RURALI
“MADONNA DELLA STELLA”

                                        CHIESA “MADONNA DELLA STELLA”

                         Lungo l’antica via che da Rutigliano conduceva all’abbazia di san Vito, nei
                         pressi di Polignano a Mare, si trova la chiesetta di Madonna della Stella,
                         edificata nel 1735. E’ un piccolo edificio attualmente di proprietà privata,
                         oggetto di una recente riscoperta e recupero. L’edificio è segnalato nel
                         paesaggio da un alto cipresso.
                         La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                         AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa
                         AREA ANNESSA: 50 metri dalla localizzazione della chiesa rurale
NOTE
                                    estratto da:
CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di
Rutigliano,
 pp. 46 - intervento di FRANCESCO DICARLO, Rutigliano: storie di una Città e del suo
territorio

La Chiesa di Madonna della Stella, è un piccolo edificio attualmente di proprietà
privata, che rappresenta comunque patrimonio della comunità, in quanto
appartenente alla chiesa locale (…). E’ situata in posizione esterna all’abitato e
fortunatamente è stata oggetto di una recente riscoperta e recupero.
E’ segnalata nel paesaggio da un alto cipresso.

                                   estratto da:
CAPOTORTO GIANNI, Puglia in tasca – 10, Rutigliano
p. 64

Lungo l’antica via che da Rutigliano conduceva all’abbazia di san Vito, nei pressi
di Polignano a Mare, si trova la chiesetta di Madonna della Stella, edificata nel
1735. Sulla facciata principale si aprono due acquasantiere in passato utilizzate
dai pellegrini che a piedi o sui carri trainati dai muli si recavano al santuario
polignanese.
n°65
  CHIESE RURALI
“SANT’APOLLINARE”

                                    CHIESA “SANT’APOLLINARE”

                    La chiesa sorge isolata in prossimità della strada provinciale Rutigliano-
                    Turi, nell’attuale contrada Purgatorio, su un’area di rilevante interesse
                    archeologico, per il rinvenimento negli anni ’70 del XX secolo, di tombe
                    tardomedievali e di una vasta necropoli databile tra il VII e il III secolo a.C.,
                    nonché di alcuni nuclei abitativi di età classico-ellenistica.
                    La chiesa, di piccole dimensioni, è orientata canonicamente con l’abside
                    semicircolare ad est,di forma irregolare, ha un impianto ad aula ed è
                    scandita internamente in due campate da un arco centrale a sesto ribassato.
                    La chiesa rurale è segnalata negli atlanti del P.U.T.T.
                    AREA DI PERTINENZA: chiesa rurale stessa e particelle vincolate con decreto
                    AREA ANNESSA: non prevista
NOTE
                                     estratto da:
CARABELLESE, DICARLO (a cura di), Conoscere per conservare l’architettura di
Rutigliano,
pp.141-150 - intervento di ROSSELLA DE CADILHAC, La chiesa di Sant’Apollinare

Le fonti non consentono di stabilire con certezza la data di fondazione della
chiesa di Sant’Apollinare, seppure la storiografia ritiene possa essere collocata
temporalmente tra il IX e il X secolo d.C.
L’emergenza sorge isolata in prossimità della strada provinciale Rutigliano-Turi,
nell’attuale contrada Purgatorio, su un’area di rilevante interesse archeologico,
per il rinvenimento negli anni ’70 del XX secolo, di tombe tardomedievali e di una
vasta necropoli databile tra il VII e il III secolo a.C., nonché di alcuni nuclei
abitativi di età classico-ellenistica.
La chiesa, di piccole dimensioni, è orientata canonicamente con l’abside
semicircolare ad est,di forma irregolare, ha un impianto ad aula ed è scandita
internamente in due campate da un arco centrale a sesto ribassato.
Ciascuna di esse è coperta con cupola a trullo ellissoidale poggiata su quattro
archi e raccordata al rettangolo di base con elementi lapidei triangolari. La cupola
della campata di ingresso risulta interrotta per l’intromissione di una volta a botte
con generatrici parallele alla facciata, mentre quella della parte presbiteriale
esibisce una lacuna muraria causata da un crollo parziale.
I prospetti si presentano come delle compatte superfici, ora lacerate da aperture
in breccia sulla facciata, sulla parete absidale e sulla parete sud, dove si apre
una piccola monofora, e ritmate da paraste interrotte a circa due terzi dell’altezza
totale, di cui due sul prospetto nord e tre sul prospetto sud.
Le murature delle pareti perimetrali, gli archi e le volte sono realizzati in pietra
sbozzata a filari non regolari e sporadici elementi squadrati di reimpiego, dove
sono visibili sia all’esterno che all’interno tracce di intonaco grezzo.
L’attuale piano di calpestio interno è costituito da una soletta in calcestruzzo,
coperta da pietrisco, realizzata durante i lavori di restauro dei primi anni ’80 del
XX secolo. I lavori di scavo e restauro hanno confermato che la chiesa sorge su
un terreno archeologico. (…)
Il primo impianto, databile presumibilmente tra il V e il IV secolo d.C., è di
dimensioni pressoché analoghe a quello dell’edificio attuale con abside
leggermente più ampia e non concentrica con murature longitudinali non
perfettamente coassiali se rapportate a quelle odierne, fondate in parte su terra,
a sud, e in parte su materiale da crollo, a nord.(…)
Risalirebbe al X-XI secolo d.C. una parziale o totale ricostruzione della chiesa
secondo le forme attuali, che hanno comportato una riduzione dell’antica abside,
una edificazione ex novo del muro longitudinale sud, l’attribuzione di un nuovo
ruolo ai pilastri della originaria navata di sinistra, che, inglobati parzialmente nella
muratura di tamponamento, diventano paraste visibili sul lato esterno del muro
nord. (…)
Imprecisato è il momento in cui l’edificio viene abbandonato come luogo di culto;
nel tempo la mancanza di una manutenzione costante ha accelerato il processo
di degrado fino a provocare il dissesto delle cupole a trullo che giungono al
crollo. Trasformato in ricovero agricolo, l’edificio viene sopraelevato in
corrispondenza dei muri laterali, realizzato un superiore piano di calpestio ed
eseguita una copertura a capanna al fine di ricavare nel sottotetto una
colombaia. La cupola sull’ingresso viene ripresa con una volta a botte dove viene
lasciata una botola per la risalita al sottotetto. La cupola sul presbiterio viene
parzialmente ripresa lasciandola comunque aperta per garantire l’areazione nella
stalla sottostante.(…)
Le trasformazioni e l’assenza di manutenzione hanno contribuito al manifestarsi
di un preoccupante quadro fessurativo, e il crollo di parte della muratura della
facciata ha diminuito sensibilmente al capacità di resistenza di quest’ultima.
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